Bianchi E - Israele e La Chiesa
Bianchi E - Israele e La Chiesa
Bianchi E - Israele e La Chiesa
Israele e la chiesa*
.
Rabbi Yehudah Loew ben Bezallel di Praga (XVI sec.), il Maha-
ral, in una omelia per Shavu'ot commenta il brano del Talmud Babi-
lonese Berakot 3a, che discute sulla ripartizione della notte in tre ve-
glie e in cui R. Eliezer fissa tre criteri per distinguerle:
«Nella prima veglia raglia l'asino,
nella seconda abbaiano i cani,
nella terza la moglie parla con suo marito e il lattante beve dal seno di sua
madre»
e il lattante beve al seno di sua madre ... Questi sono i segni che il
giorno è vicino, che la notte è alla sua fine». 1
Certamente il Maharal nel XVI secolo calcolava in modo diffe-
rente queste tre tappe e soprattutto si sbagliava pensando che il ten-
tativo di annientamento di Israele fosse un evento da ascrivere al
passato, ma forse noi possiamo dire di essere oggi in questa terza ve-
glia , in questa terza tappa dell'esilio. D 'altronde il Maharal conclu-
deva l'omelia con una speranza paradossale: «Quando il mondo sta
lontano dalla Torah ... allora la luce è vicina». 2
Certamente qualcosa è radicalmente cambiato nella compren-
sione, nel rapporto e nel confronto tra Chiesa e Israele, ma va subito
detto: «A quale prezzo?», e un prezzo pagato dagli ebrei! La shoah,
la catastrofe (non l'olocausto)! E bisogna anche dire che questo dia-
logo, seppur iniziato con la svolta storica della Nostra Aetate, si mo-
stra difficile, duro, ancora pieno di esitazioni da una parte, ma an-
che di ambiguità profonde e ricorrenti dall'altra. Forse non può es-
sere diversamente, perché alle spalle abbiamo almeno sedici secoli
di ripudio e di ostilità da parte cristiana ed ora, secondo l'espressio-
ne del Card. Etchegaray, «siamo appena usciti dall'età della pietra
nel dialogo cristiani-ebrei».3 Ma è pur vero che siamo giunti a un
momento delicatissimo perché si intravede all'orizzo'nte una difficile
congiuntura e già appaiono i segni di reazioni, da una parte e dall'al-
tra , di fronte ad itinerari rapidamente percorsi, ma non sempre ac-
compagnati da una chiarificazione biblica e da un adeguato fonda-
mento teologico.4 Sempre più si fa esigente e urgente oggi una medi-
tazione seria e una ricerca teologica approfondita da ambo le parti
1
Maharal, Derush 'al-ha-Torah , in Sifrey Maharal, (ed. ebr .) Gerusalemme 1960,
48s. Il Maharal, Rabbi Yebudah Loew ben BezalJel , è vissuto nel XVI secolo
(1520?-1609) in Boemia, è stato rabbino di diverse comunità - tra cui quella d~ Pra-
ga - e appare come il precursore del Hassidismo. Su di lui cf. A . Néher, Le J?UltS _d e
l'exil. La ttiéologie dialectique du Maharal de Prague, Paris 1966. Un'attuahzzaz10-
ne di questa omelia del Maharal è stata fatta da M. Cunz, Il dialogo ebraico-
cristiano ieri - oggi - domani , Verona 1987, 7-11.
2 Maharal, Derush ... , 49.
3 Discorso tenuto a Beer Sheva nel 1985. Citazione in M. Cunz, Il dialogo ... , 12.
4
Come presidente del Sidic (Service International de Documentation Judéo-Chré-
tienne) sono testimone del continuo crearsi di tensioni e minacce di rottura del di a-
logo da parte ebraica per espressioni ancora presenti nel magistero della chiesa cat-
tolica e di reazioni cattoliche nei confronti di alcuni equivoci, impazienze e facilo-
nerie da parte di addetti al dialogo cristiano-ebraico. Cf. V . Messori a colloquio
con il cardinale Joseph Ratzinger. Rapporto sulla fede, Roma 1985, 163; E . Wie-
sel, Ebreo e cardinale, «La Stampa», 14 dicembre 1987, 3.
Israele e la chiesa 79
(non da parte cristiana soltanto) sui temi che pongono la chiesa ac-
canto a Israele, evitando ogni lettura facile, semplicistica ed entusia-
sta che, da parte cristiana, rischia di giudaizzare negando la differen-
za irriducibile di Gesù il Messia o, al contrario, di essere debitrice di
un'ottica politica nei confronti dello Stato di Israele.
Devo dire a questo punto la grande difficoltà trovata nello sten-
dere il presente contributo, a differenza di altri tre miei contributi
paralleli tesi alla lettura della ricezione e della fecondità della Dei
Verbum , della Sacrosanctum Concilium e del Perfectae Caritatis. 5
Difficoltà nata dall'impressione che in questo mio tentativo rischia-
vo di fare una lettura per «gli addetti ai lavori», per quei pochi che
sono impegnati nel dialogo tra cristiani ed ebrei. Anche questo però
è un dato significativo e mostra quanto il nostro tema non abbia avu-
to adeguata ricezione tra i cristiani, per i quali non è certamente sta-
ta fatta una revisione rigorosa dell'atteggiamento secolare verso gli
ebrei a differenti livelli, da quello teologico a quello catechetico e
spirituale. L'itinerario che propongo è dunque questo:
1. La svolta storica costituita dalla Nostra Aetate, 4
2. Il cammmino percorso in questi vent'anni
3. Problemi, ambiguità e prospettive.
5
Per la Dei Verbum cf. E. Bianchi, La centralità della Parola di Dio , in Il Vaticano
II e la chiesa, a cura di G. Alberigo e J.P. Jossua, Brescia 1985, 159-187; per la Sa-
crosanctum Concilium: Id. , A dieci anni dal Concilio. Quello che resta quello che
scompare , Rocca 1 (1976) 47-50; per il Perfectae Caritatis: Id., Vent'anni dal Con-
cilio. Luci e ombre, in La vita consacrata a vent'anni dal Concilio, a cura di L. Guc-
cini, Bologna 1986, 47-68.
80 E. Bianchi
6
L 'accusa di deicidio appare in modo esplicito con Eusebio di Cesarea, Vita Costan-
tini , ID, 17 [325] (cf. F. Lovsky, L'antisémitisme chrétien, Paris 1970, 133) ed è ri-
presa da Gregorio di Nissa , Oratio V: In Christi resurrectionem (PG 46,685) e
quindi generalmente dai Padri fino ·ad entrare nella liturgia greca dove si ritrova
nella IX Ode di Compieta del Grande Lunedì (cf. E . Mercenier, La Prière des
Eglises de Rite byzantin, Chevetogne 1948, II,2, 99). Giovanni Crisostomo torna
sovente sul tema dei giudei con una violentissima polemica: «La si può chiamare
(la Sinagoga) un bordello, un luogo di illegalità, un alloggio di spiriti malvagi , u~
baluardo del demonio , la perdizione delle anime, ripido pendio e baratro fatale d1
ogni sorta di rovina; ma in qualunque modo la si qualifichi non si arriverà ancora
(con tali formulazioni) a definirla come merita» (Adversus Judaeos VI: PG 48,
915). Cf. anche PG 48,847.848.850.852 (Adversus Judaeos I) e PG 55,110-113 (In
Ps VITI). Sull'antisemitismo dei Padri della chiesa si veda: M . Simon, Verus Israel.
Etude sur Jes relations entre Chrétiens e t Juifs dans l'Empire romain (135-425) , Pa-
ris 1948; J . Isaac, Genèse de l'Antisémitisme, Paris 1956; M. Simon-A. Benoit, Le
juda1sme et le christianisme antique, Paris 1968.
7
Canon VIII: «Quod Hebraeos non oporteat recipi , nisi forte ex sincero corde con-
versi fuerint» in Conciliorum Oecumenicorum Decreta, curanti bus J. Alberigo -
J.A. Dossetti - P.P . Joannou - C. Leonardi - P . Prodi, consultante H. Jedin , Bolo-
gna 31972, 145-146.
8
Constitutio LXVIII: «Ut Iudaei discernantur a christianis in habitu» in Concilio-
rum Oecumenicorum Decreta .. . , 266.
°
1
9
«Decretum de ludaeis et neophytis» in Conciliorum Oecumenicorum Decreta ... ,
483-484.
Cf. E .A . Synan, The popes and the Jews in the Middle Ages , New York 1965.
I
Israele e la chiesa 81
reprobat, ita vel maxime damnat odium adversus populum olim a Deo electum ,
odium nempe illud quod vulgo antisemitismi nomine significari solet». Decretum
de Consociatione vulgo «Amici Israel» abolenda (AAS 20 [1928] 103s.).
15
R esoconto dell'udienza in La libre belgique, 14 settembre 1938, pressoché integral-
mente ristampato in La Documentation Catholique 39 (1938) coll. 1459-1460.
16
Per l'atteggiamento del Papato nei confronti del nazismo cf. G. Miccoli, Fra mito
della cristianità e secolarizzazione, Casale Monferrato 1985, 278-332 (con abbon-
dante bibliografia a p . 279, nota 512) , e dello stesso, Aspetti e problemi del pontifi-
cato di Pio XII in Cristianesimo nella storia 9 (1988) 343-425.
17
Cf. U . Righi , Papa Giovanni sulle rive del Bosforo, Padova 1971 , 196-197. Per
questa azione a favore degli ebrei il Delegato apostolico di Istanbul Mons. Roncalli
ricevette in dono dal dr. Weitzmann e dalla Sig.ra Bauer, a nome degli ebrei di Pa-
lestina e altrove il 25 luglio 1943, un prezioso volume contenente le opere di Giu-
seppe Flavio. Un particolare ringraziamento per l'azione di Roncalli in Turchia
verso gli ebrei è venuto il 17 ..ottobre 1960 da parte di 130 delegati dell'United J e-
wish Appeal in udienza in Vaticano. Il ra bbino H . Friedman cosl si rivolse al Papa:
«In un'Europa quasi tutta silenziosa, lei ha protestato contro l'inumanità dell 'anti-
semitismo prodigandosi coi fatti a salvare vite umane». Fu in quell 'occasione che
Giovanni XXIII accolse i delegati dicendo: «Sono Giuseppe, vostro fratello». Gli
ebrei avevano un posto particolare nel cuore di G. Roncalli che dal 1927 ogni Gio-
vedì Santo celebrava la Messa pro Judaeis: questa è certamente una prova della ri-
Israele e fa chiesa 83
23
I testi di questi documenti sono contenuti nella raccolta curata da L. Sestieri-G .
Cereti, Le chiese cristiane e l'ebraismo (1947-1982), Casale Monferrato 1983, 1-3,
4-8, 13-16.
24
J. Isaac consegnò a Giovanni XXIII un memorandum in diciotto punti in cui chie-
deva rispettosamente di mutare «l'insegnamento del disprezzo» e gli domandò se
gli era consentito un briciolo di speranza ricevendo dal Papa la risposta: «Voi avete
diritto a ben più che alla speranza1» (cf. L. Capovilla, Giovanni XXIII e gli Ebrei ,
«Avvenire», 11 aprile 1986, 7). Subito dopo il Papa consegnò il dossier al Card.
Bea con il mandato di studiarlo in vista di una chiarificazione come atto di dovero-
sa giustizia e come contributo alla condanna dell'antisemitismo.
25
SulJ'iter del decreto cf. G.M. -M.Cottier, L'historique de la D éclaration, in Les re-
lations de l'Église avec les religions non chrétiennes, Paris 1966, 37-78; R . Lauren-
tin , L'Église et les Juifs à Vatican II, Tournai 1967, 11-40.
Israele e la chiesa 85
26
Laurentin , L'Église ... , 23.
n Cottier, L'historique ... , 78.286.
28
Tra i Padri conciliari Mons. Carli, vescovo di Segni, fu difensore fino alla fine della
tesi del deicidio e contrario al decreto preparato dal Segretariato. Si vedano i suoi
interventi apparsi su Palestra del Clero 44 (1965) 185-203 e 463-476.
29
Cf. la sinossi dei quattro successivi testi della Dichiarazione in Les R.elations .. . ,
287-305.
86 E. Bianchi
30 G . Lercaro, Per la forza dello Spirito. Discorsi conciliari, Bologna 1984, 1~3~10?.
31 Il testo dell'intervento di Mons. Elchinger, vescovo di Strasburgo, è repenb1le m
Laurentin, L'Église ... , 114-1 19. .
32 In: Una svolta nei rapporti fra la chiesa cattolica e gli ebrei?, a cura della Fondazio-
ne ebraica «C. De Levy», Toririo 1964, 9.
33 Sestieri-Cereti, Le chiese ... , 197.
34 A . Bea, La chiesa e il popolo ebraico, Brescia 1966, 11 .
Israele e la chiesa 87
35
Laurentin , L 'Église ... , 117.
36
A . Bea, Discorso al Capitolo generale della Congregazione di N.S. di Sion (15 gen-
naio 1964), 54 (complessivamente 51-62).
37
Interve nto del 4 ottobre 1983. Citazione in J .-M. Garrigues, L'unique Israel de
Dieu , Limoges 1987, 238-240.
38
«L•Osservatore Romano», 15 agosto 1985, 4.
39
J. M . Oesterreicher, «Kommentierende Einleitung» (introduzione e commentario
alla dichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non cristiane), Frei-
burg-Basel-Wien, (LThK, Supp., 2) , 475.
88 E. Bianchi
40
Oltre alla già citata raccolta a cura di L. Sestieri-G. Cereti, Le chiese cristiane e l'e-
braismo (1947-1982) , Casale Monferrato 1983, vanno ricordati i volumi: H . Croner
(ed.), Stepping Stones to Further Jewish-Christian Relations. An Unabrid~ed Col-
lection of Christian Documents, London-New York 1977; Id., More Steppmg Sto-
nes to Jewish-Christian Relations. An Unabridged Collection of Christian Docu-
ments 1975-1983, New York 1985; M .-T. Hoch-B. Dupuy (edd.), Les Églises de-
vant le Judrusme. Documents officiels 1948-1978, Paris 1980; K. Richter (ed .), Die
katholische Kirche und das Judentum . Dokumente von 1945-1982, Freiburg-Basel-
Wien 1982. Fra i documenti meritano particolare attenzione il «Progetto di rappor-
to sulle relazioni fra ebrei e cristiani» elaborato dal Concilio pastorale della chiesa
cattolica olandese (5-8 aprile 1970) (Sestieri-Cereti, Le chiese ... , 131-140) e gli
«Orientamenti pastorali circa l'atteggiamento dei cristiani nei confronti dell 'ebrai-
smo» (1973) del Comitato episcopale francese per le relazioni con l'ebraismo (Se-
stieri-Cereti , Le chiese ... , 179-186). I due documenti , meno teologici e più parene-
tici, della Conferenza episcopale degli Stati Uniti: «Direttorio per le relazioni
ebraico-cristiane» del marzo 1967 (Sestieri-Cereti, Le chiese .. . , 119-124) e «Mes-
saggio pastorale sulle relazioni ebraico-cristiane» del 20 novembre 1975 (Sestieri
Cere ti, Le chiese ... , 232-238), arrivano anche ad accennare al particolare legame
esistente tra popolo ebraico e terra d'Israele .
41
Testo in: Sestieri-Cereti; Le chiese ... , 196-205.
Israele e la chiesa 89
42
Il testo del documento di lavoro è stato pubblicato dall'Institute of Jewish Affairs,
in collegamento con il World Jewish Congress: Christian Attitudes on Jews and Ju-
daism , A Periodica! Survey 10 (1970) 8.
43
Un confronto fra le due stesure degli Orientamenti e una valutazione è stata com-
piuta da R. Fabris, La prudenza degli «Orientamenti» e dei «Suggerimenti» vatica-
ni sugli ebrei, Il Regno-Attualità, 15-3-1975, 130-140.
44
« .. .i legami spirituali e le relazioni storiche che ricollegano la chiesa all'ebraismo
condannano , come avversi allo spirito stesso del cristianesimo, tutte le forme dian-
tisemitismo e di discriminazione .. . » (Sestieri-Cereti, Le chiese ... , 197; corsivo no-
stro).
45
Sestieri-Cereti, Le chiese ... , 197 (corsivo nostro).
90 E. Bianchi
46 Ivi, 198.
47
Ivi , 199.
48 Cf. Ivi, 200-201.
49 Cf. Ivi , 202.
Israele e la chiesa 91
50
Cf. P . De Benedetti, Sull'applicazione della Dichiarazione conciliare «Nostra Ae-
tate», Bibbia e Oriente 18 (1976) 69-74.
51
Pubblicato su «L'Osservatore Romano», 24-25 giugno 1985, 6-7. A p. 7 è riportato
anche il testo della conferenza stampa di presentazione del documento tenuta da
Mons. J . Mejia il giorno stesso della sua pubblicazione.
52
Una valutazione equilibrata e intelligente dei sussidi mi pare quella di Renzo Fa-
bris, Luci ed ombre dei Sussidi vaticani a vent'anni dalla dichiarazione conciliare
sugli ebrei, in Human.itas 10 (1985) 738-752. Valutazioni di ordine soprattutto teo-
logico sono: E .J . Fisher, L'évolution d'une tradition: de «Nostra Aetate» aux «No-
tes», in Istina 2 (1986) 163-180; M. Remaud, Catholiques et Juifs: un nouveau re-
gard , Paris 1985. Una rassegna dei commenti apparsi e delle reazioni suscitate è
stata fatta da P. De Benedetti, «Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei e
dell'ebraismo», in Studi Fatti Ricerche 31 (1985) 12-15.
53
Discorso ai rappresentanti deU' American Jewish Committee del 15 febbraio 1985
(corsivo nostro) . Testo originale inglese su «L'Osservatore Romano», 16 febbraio
1985 . Queste parole sono la ripresa di espressioni già pronunciate da Giovanni
Paolo II in un breve discorso improvvisato davanti ai rappresentanti della comunità
ebraica del Venezuela a Caracas il 27 gennaio 1985 e riportate poi, in italiano, su
«L' Osservatore Romano» del 29 gennaio 1985.
92 E . Bianchi
54
Questa preoccupazione appare particolarmente insistente nel discorso di Giovanni
Paolo II del 6 marzo 1982 ai Delegati delle conferenze episcopali per i rapporti con
l'ebrajsmo (una catechesi oggettiva sugli ebrei e sull'ebraismo, in Sestieri-Cereti,
Le chiese .. . , 338-339). Si veda anche l'articolo di P. Grech , Educare una nuova ge-
nerazione, «L'Osservatore Romano», 24-25 giugno 1985, 7.
55
Sul fenomeno complesso e diversificato costitujto dai giudeo-crist~ani (Ope~a di
San Giacomo, Yehudim Meshichiyim, cioè Giudei Messianici e altn gruppi) s1 ve-
da il contributo di F. Rossi De Gasperis in corso di pubblicazione su questa rivista e
l'articolo dello stesso autore, Israele o la radice santa della nostra fede, Rassegna
di Teologia 1 (1980) 1-15 (prima parte) e 2 (1980) 116-129 (seconda parte). Ma qui
con questa espressione intendo anche quegli ebrei che aderiscono a Gesù il Messia:
mi pare che per questi sia legittimo e doveroso cercare di vivere la fede cristiana
mantenendo la propria appartenenza a Israele e vivendola come figli d ' Israele.
56
Il discorso del Papa a Magonza, pubblicato in tedesco su «L'Osservatore Roma-
no», 17-18 novembre 1980, è contenuto in italiano in Sestieri-Cereti, Le chiese ... ,
331-334 (citazione a p. 333).
57
Sestieri-Cere ti , Le chiese ... , 337-340 ( citazione a p . 338).
Israele e la chiesa 93
58
Il Card. C .M . Martini in un intervento di alta qualità teologica a Vallombrosa nel
1984 aveva detto : «Il fatto che la Chiesa si sia sempre considerata Verus Israel, non
dovrebbe essere inteso come uno svuotamento dell'antico Israele: se noi cristiani
crediamo di essere in continuità e in comunione con i Patriarchi, i Profeti , le tribù
d'Israele , con gli esuli di Babilonia e con i martiri Maccabei, è necessario che que-
sta comunione si realizzi in tutti i modi possibili anche nei riguardi degli ebrei che a
Yabneh hanno codificato la Mishnah, a Babilonia il Talmud, a Toledo e a Magonza
hanno composto le Selichot, furono perseguitati dai Crociati e processati per infan-
ticidio rituale ... C'è un obiettivo finale: il giorno in cui saremo un unico popolo che
Dio ... benedirà» (C.M. Martini, Un regard sur le Juda:isme , in Sens 12 (1984) 465 .
Si vedano anche i «Sussidi per l'Ecumenismo» della diocesi di Roma che al para-
grafo 137 parlano di «tutto il popolo di Dio, dell'antica e della nuova Alleanza»
(Verso l'unità dei cristiani, Il Regno-Documenti, 1-5-1983, 280).
94 E. Bianchi
59
Fabris, Luci ed ombre ... , 746-747; Remaud , Catholiques et Juifs .. . , 30-32; Fischer,
L 'évolution ... , 175-176.
60
Questa operazione non è semplice, ma è assolutamente necessaria: essa deve pog-
giare su una rigorosa ermeneutica biblica e comunque deve misurarsi sulla ricezio-
ne neJJa grande tradizione della chiesa. Un tentativo classico resta: G. Baum, Les
Juifs et l'Évangile, Paris 1965; cf. anche Antijudaìsmus im Neuen Testament?,
Munchen 1967. Meno accettabile sul piano ermeneutico: L. Schottroff, Antigiudai-
smo nel N .T ., Concilium 5 (1984) 97-111.
Israele e la chiesa 95
61
Vi è qui un riferimento preciso a parole pronunciate da Giovanni Paolo II il 6 mar-
zo 1982 nel discorso ai Delegati delle conferenze episcopali per i rapporti con l'e-
braismo: Sestieri-Cereti, Le chiese ... , 339.
62
Sul problema dello Stato d'Israele si erano espressi con maggiore decisione sia il
Comitato episcopale francese per le relazioni con l'ebraismo (Pasqua 1973): «.. .la
coscienza universale non può rifiutare al popolo ebraico .. . il diritto e i mezzi per
un'esistenza politica propria tra le nazioni» (Sestieri-Cereti, Le chiese ... , 184), sia
Giovanni Paolo II nella lettera apostolica «Redemptionis Anno» del 20 aprile 1984
( «L'Osservatore Romano», 20 aprile 1984, 4).
96 E. Bianchi
63
Conferenza stampa del 24 giugno 1985. Il testo è citato nel recente a rticolo di ~ -
Ne udecker, Chiesa cattolica e popolo e braico, in Vaticano Il: bilancio e prospetti-
ve venticinque anni dopo (1962-1987), II A ssisi 1987, 1320 (complessiva me nte
1300-1334) . .
64
Comunicato stampa del 24 giugno 1985: cf. Christian Life in Israel 17 (1985) 4 ( ci-
tazione in Neudecker, Chiesa cattolica .. . , in Vaticano II ... , 1320).
65
Rome a nd Je rusalem: the religious meaning, in «The Je rusalem Post», 2 sette mbre
1985, 8.
Israele e la chiesa 97
66
CL la presa di posizione di G . Dossetti, Per la vita della città, Bologna 1987, 14. Mi
sembra invece di poter condividere la lettura di Remaud, Catholiques ... , 37-39.
67
Cf. i discorsi del rabbino E . Toaff e di Giovanni Paolo II con la cronaca dell'incon-
tro su «L'Osservatore Romano», 14 aprile 1986. Inoltre: Toaff, Perfidi giudei ... ,
98 E. Bianchi
parole e attraverso quel gesto molti cristiani cui non è giunto il mes-
saggio della NA e dei documenti successivi sono stati cosl toccati
dalle convinzioni conciliari.
Gli effetti di questo evento non si possono ancora valutare in tut-
ta la loro portata, ma certamente tra di essi va inscritto l'incontro di
Assisi di preghiera per la pace con le altre religioni e un' attenzionie
più diffusa nel popolo cristiano nei confronti dell'ebraismo . Occorre
ripetere che siamo solo agli inizi di un dialogo e siamo ben lontani
dal percepirne gli esiti anche prossimi.
3 . Problemi, ambiguità e prospettive
L'itinerario fin qui percorso è stato rapido , ha prestato attenzio-
ne solo al cammino fatto dalla chiesa cattolica e non dalle altre chie-
se, e ai documenti e fatti ufficiali tralasciando di leggere ciò che ac-
caduto, ciò che è mutato nella catechesi e nel vissuto quotidiano dei
cristiani, ma occorreva scegliere per abbozzare un bilancio a venti-
due anni dalla NA. Non mi era possibile, in una relazione limitata
nello spazio, fare altrimenti, ma a conclusione vorrei porre in evi-
denza alcuni nodi che a me paiono essenziali e rilevanti per il cam-
mino futuro. A questi occorre rispondere con una ricerca e con un
atteggiamento che sappia capovolgere l' adversus judaeos. Non di-
mentico certo i numerosi contributi biblici, teologici e spirituali ap-
69 70
parsi in questi vent'anni, dai lavori di Lovsky, 68 Judant, Rema ud,
Garrigues , 71 Refoulé, 72 Dreyfus, 73 Strolz, 74 e altri fino alle teologie
cristiane dell'ebraismo di Mussner75 e Thoma, 76 ma proprio in base a
queste elaborazioni è possibile concentrare l'attenzione su alcune
grandi questioni-domande poste dal dialogo ebraico-cristiano.
233-245.
68 F. Lovsky, La déchirure de J'absence. Essai sur Jes rapports de l'église d~ Christ ~t
du peuple d'lsrael , Paris 1971. Id., Le Royaume divisé: Juifs et chrét1ens, Pans
1987.
69 D. Judant, JaJons pour une théologie chrétienne d 'Israel , Paris 1975.
70 M . Remaud, Chrétiens devant Israel serviteur de Dieu, Paris 1983.
71 J .-M. Garrigues, L'unique Israel de Dieu, Limoges 1987.
n F . Refoulé, « . . . et ainsi tout Israel sera sauvé» Romains 11.25-32, Paris 1984.
73 F. Dreyfus, Le passé et le présent d'lsrael (Rm 9.1-5; 11 .1-24) , in L. De Lorenzi
i . Br. 1974.
75 F . Mussner, Il popolo della promessa, Roma 1982.
76 C . Thoma, Teologia cristiana dell'ebraismo, Casale Monferrato 1983.
Israele e la chiesa 99
n Su questo punto «Gesù e gli ebrei» si veda la rassegna delle posizioni attuali in A.
R o lla , La teologia cristiana dell'ebraismo. Il dibattito attuale, Asprenas 3 (1986)
235-262 (soprattutto 238-243).
78 Articolo apparso sulla rivista del CEC «Current Dialogue» 11 (1986) citato da
Cunz, Il dialogo .. . , 23.
100 E. Bianchi
81
Citato in J .-M . Garrigues, L'unique Israel..., 238-239.
82
W . Herberg, Un ebreo guarda Gesù, in Studi fatti Ricerche 31 (1985) 4 (complessi-
vamente pp. 3-5).
102 E. Bianchi
83 Su questo testo paolino si veda la bibliografia che si trova in RefouJé, « ... et ainsi
tout lsrael... » 227-287. Inoltre: R . Fabris, Il mistero della salvezza d 'Israele secon-
do i capp. IX-XI della lettera ai Romani, in Bollettino di Informazione del Centr?
Universitario ed Ecumenico San Martino di Perugia 14 (1973) 5-32; J.N . AJett:J,
L'argumentation paulinienne en Rm 9, in Biblica 1 (1987) 41-55.
Israele e la chiesa 103
84
J . Mejia, Viva coscienza del patrimonio comune a tutti i livelli, «L'Osservatore Ro-
mano», 24-25 giugno 1985, 7.
as Martini, Un regard ... , 465.
86
Ivi , 465 .
~ Cf. Sestieri-Cereti, Le chiese .. . , 198.
104 E. Bianchi
passati e in realtà non vanno oltre sul tema della missione della chie-
sa nei confronti di Israele, ma proprio per questo noi crediamo che
anche qui occorra fare un passo avanti.
Secondo Rm 11.11 Israele risulta indurito, ha inciampato ed è
caduto, ma provvisoriamente e parz ialmente, in vista del pléroma,
della partecipazione, in vista della integrazione, della pr6slempsis
(Rm 11.15). In questo tempo provvisorio, in cui Israele e chiesa re-
stano separati, c'è un compito missionario della chiesa verso gli
ebrei? Non è facile rispondere a questa domanda perché il termine
missione è troppo ambiguo e troppo carico di pesi provenienti dal
vissuto della missione cristiana soprattutto verso gli ebrei. Tommaso
Federici, allora consultore della Commissione Vaticana per i rap-
porti con l'ebraismo, in un discorso acutissimo e che conserva tutta
la sua attualità in occasione della sesta riunione del Comitato di col-
legamento fra la chiesa cattolica e l'ebraismo mondiale tenutasi a
Venezia nel marzo 1977, occupandosi della missione e della testimo-
nianza cristiana, rifiutava ogni forma di proselitismo indebito, ma in
verità non rispondeva a questa domanda .88 Io credo che proprio a
partire dal Nuovo Testamento, in questo tempo di gelosia, di emula-
zione (cf. Rm 10.19 e 11.11-12), categorie queste purtroppo non me-
ditate anche nei recenti tentativi di teologie cristiane dell'ebrai-
smo,89 la chiesa non ha una missione verso Israele come la possiede
per mandato di Gesù nei confronti delle genti: la chiesa può solo en-
trare nel gioco dell'emulazione stando di fronte a Israele. Nella chie-
sa nascente c'era un proton da rispettare nella missione che riguar-
dava Israele, ma avvenuta la caduta non è più possibile rispettare la
logica del mandato neotestamentario. Il problema non è più per la
chiesa una missione nei confronti di Israele, ma come eccitare la lo-
ro gelosia in vista del pléroma. E in che cosa consiste l'emulazione?
Sta soprattutto nell'atteggiamento spirituale, esemplato in Paolo, di
chi desidera essere anathema a favore di Israele (Rm 9.2-3) e che ha
nel cuore desiderio e preghiera per la loro salvezza (Rm 10.1).
Questo non è solo l'atteggiamento della chiesa che viene a sosti-
tuire la missione, ma è molto antecedente ad ogni rapporto con
Israele. La conversione di Israele dagli idoli è avvenuta a livello di
Enzo Bianchi
Comunità di Bose
13050 Magnano (VC)
90 Citato dal rabbino M. Waxman in una conferenza tenuta in occasione della dodice-
sima riunione del Comitato di collegamento fra la chiesa cattolica e l'lntemational
Jewish Committee for Interreligious Consultations (Roma 28-30 ottobre 1985):
Réflexions sur le dialogue à venir, in lstina 2 (1986) 148-162 (citazione a p. 149).