Microplastica: differenze tra le versioni
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[[File:Snap-40.jpg|thumb|Fibre di microplastica identificate in ambiente marino]] |
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Versione delle 03:42, 30 dic 2020
Con microplastica ci si riferisce a piccole particelle di materiale plastico generalmente più piccole di un millimetro fino a livello micrometrico[1][2].
Le microplastiche provengono da diverse fonti tra cui: cosmetica, abbigliamento e processi industriali (il caucciù, ad esempio, pur essendo una gomma naturale, non è concretamente usato di per sé, bensì in forma vulcanizzata e le sue micro particelle, probabilmente prodotte dall'usura degli pneumatici, sono state rinvenute in mare).
Esistono due categorie di microplastica: la primaria è prodotta come risultato diretto dell'uso umano di questi materiali e la secondaria come risultato di frammentazione di rifiuti plastici di più grandi porzioni[3]. È stato riscontrato che entrambe le tipologie persistono nell'ambiente in grandi quantità, soprattutto negli ecosistemi marini ed acquatici. Ciò perché la plastica si deforma ma non si rompe per molti anni, e può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi. L'intero ciclo e movimento delle microplastiche nell'ambiente non è ancora stato studiato approfonditamente soprattutto per la difficoltà di analizzare una miscela di svariati tipi di plastica più o meno inerte. Recenti studi hanno dimostrato che l'inquinamento da parte delle microplastiche ha raggiunto la catena alimentare interessando non solo la fauna marina ma anche alimenti come il sale marino, la birra ed il miele. Nonostante non siano stati condotti studi specifici, c’è anche la possibilità che i frammenti arrivino sulle nostre tavole attraverso la carne; infatti, pollame e suini vengono nutriti anche con farine ricavate da piccoli pesci che possono essere contaminati. L’Istituto tedesco per la valutazione del rischio alimentare (BfR) ha invitato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a indagare per capire quali siano gli effetti della microplastica sulla salute umana.[4]
Secondo un’inchiesta avviata da Orb Media, un’organizzazione non profit di Washington, che ha condiviso con il Guardian in esclusiva i risultati, l’acqua che esce dai rubinetti di tutto il mondo contiene microscopiche fibre di plastica (ovvero microplastiche); il dossier, denominato “Invisibles: The Plastic Inside Us”, rappresenta il primo studio a livello globale sull’inquinamento dell’acqua potabile da parte di microplastiche. Gli Stati Uniti sono stati identificati come il Paese con il tasso di contaminazione più elevato: valori che arrivano fino al 94%, con fibre trovate in acqua di rubinetto campionata anche negli edifici del United States Capitol (Campidoglio a Washington), nella sede dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA – Environmental Protection Agency) e persino nella Trump Tower a New York. A seguire Paesi come il Libano e l'India. Le nazioni europee come il Regno Unito, la Germania e la Francia registrano un tasso di contaminazione più basso, anche se la presenza è stata riscontrata nel 72% dei casi. Per quanto riguarda le concentrazioni rilevate, il numero medio di fibre in mezzo litro varia da 4,8 unità negli Stati Uniti sino a 1,9 in Europa. Si tratta di una contaminazione distribuita più o meno in modo uniforme in ogni parte del globo, indipendentemente dalla sede di approvvigionamento.[5]
Ripercussioni sulla fauna marina
Le microplastiche costituiscono una seria minaccia per i piccoli esseri viventi marini, i quali tendono a nutrirsene scambiandole per plancton. Questi organismi minori vengono a loro volta inseriti nella catena alimentare e venendo ingeriti da esseri viventi più grandi e loro predatori. La catena può continuare sino a raggiungere le nostre tavole. Controllare l’immissione di tali plastiche nell’ambiente significa quindi salvaguardare la fauna marina. Molti animali marini come gabbiani o foche hanno ingerito microplastiche, avendo ripercussioni sulla salute.
Legislazione
Disegno di legge: Divieto del commercio di prodotti cosmetici contenenti microplastiche[6]
Note
- ^ Browne, Mark A, Ingested microscopic plastic translocates to the circulatory system of the mussel, Mytilus edulis (L.), in Environmental Science & Technology, vol. 42, n. 13, 2008, pp. 5026–5031, DOI:10.1021/es800249a.
- ^ Microplastica, il killer silenzioso dei pesci, in repubblica.it, 18 giugno 2016. URL consultato il 18 giugno 2016.
- ^ microplastiche nell'Enciclopedia Treccani, su www.treccani.it. URL consultato il 12 dicembre 2020.
- ^ Micro-plastiche: contaminati pesci, birra, miele e sale da cucina, su www.ilfattoalimentare.it. URL consultato il 15 settembre 2017.
- ^ Microplastiche nell’acqua del rubinetto, studio di Orb Media sulla contaminazione globale,risvolti per la salute sconosciuti e nessuna soluzione - Foltran Luca, Il Fatto Alimentare, su ilfattoalimentare.it.
- ^ senato.it
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su microplastica
Collegamenti esterni
- (EN) NOAA Marine Debris Program
- (EN) Algalita Marine Research Foundation
- (EN) The Great Pacific Garbage Patch su YouTube
- (EN) Capt. Charles Moore on the seas of plastic – video su TED.com
- (EN) International Pellet Watch
- (EN) Amy Lusher, Peter Hollman e Jeremy Mendoza-Hill, Microplastics in fisheries and aquaculture: status of knowledge on their occurrence and implications for aquatic organisms and food safety (PDF), FAO Fisheries and Aquaculture Technical Paper Nr. 615, Roma, Food and Agriculture Organzation (FAO), 2017, ISSN 2070-7010 .
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 76117 · LCCN (EN) sh2016001401 · GND (DE) 117071482X · J9U (EN, HE) 987007396295505171 |
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