Location via proxy:   [ UP ]  
[Report a bug]   [Manage cookies]                
Vai al contenuto

Monte Santu Padre

Coordinate: 40°17′47.4″N 8°50′25.3″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Monte Santu Padre
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Sardegna
Provincia  Nuoro
ComuneBortigali
Altezza1 025 m s.l.m.
CatenaCatena del Marghine
Coordinate40°17′47.4″N 8°50′25.3″E
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Sardegna
Monte Santu Padre
Monte Santu Padre

Il monte Santu Padre è una delle cime più elevate della catena del Marghine, con i suoi 1.025 metri sul livello del mare[1]. Si trova in territorio di Bortigali, nella provincia di Nuoro.

Si tratta di un antico vulcano le cui rocce costituenti sono basalto, trachite rosa e verde, andesite e riolite. Dalla vetta si può osservare un paesaggio che abbraccia buona parte della Sardegna centrale e sud-occidentale, dal massiccio del Gennargentu ai monti del Sulcis, dalle colline del Logudoro ai monti delle Baronie, sino al mare di Oristano e Bosa.

Origine e significato del nome

[modifica | modifica wikitesto]

Deve il suo nome ad un'evoluzione dell'antico toponimo "Santu Antipatre", citato nel Condaghe di San Nicolò di Trullas[2][3].

Flora e fauna

[modifica | modifica wikitesto]
Una lucertola del Bedriaga fa capolino dalle pietre della casetta che ospita le vedette.

La flora è costituita da erbe tra le quali risultano osservabili durante la primavera le fioriture di specie come l'orchidea cimicina (Anacamptis coriophora ssp. fragrans), l'orchide cornuta (Orchis longicornu), l'orchidea farfalla (Anacamptis papilionacea) e l'ofride fior di vespa (Ophrys tenthredinifera) e numerose altre specie di piante annuali o biennali come la digitale purpurea (Digitalis purpurea). La flora arborea è rappresentata da roverelle (Quercus pubescens), lecci (Quercus ilex), sughere (Quercus suber), ciliegi selvatici (Prunus avium), meli selvatici (Malus sylvestris), agrifogli (Ilex aquifolium), aceri minori (Acer monspessulanum)[4].

La fauna è rappresentata da specie come il cinghiale (Sus scrofa), la volpe (Vulpes vulpes ichnusae), la donnola (Mustela nivalis), il topo quercino (Eliomys quercinus sardus), la martora (Martes martes) ed il gatto selvatico (Felis lybica sarda). Tra le rocce si può osservare la lucertola di Bedriaga (Archaeolacerta bedriagae), rettile endemico di Sardegna e Corsica segnalato recentemente in quest'area. Tra gli uccelli è possibile avvistare, oltre a quelli comuni di piccola e media taglia, la poiana (Buteo buteo), il nibbio reale (Milvus milvus), il falco pellegrino (Falco peregrinus) e, raramente, il grifone (Gyps fulvus)[4].

Sul pianoro che si trova dietro le rocce che fanno da coronamento alla sua vetta sono visibili le rovine di un'antica chiesa dedicata a san Barnaba[5], il cui simulacro è attualmente custodito nella chiesetta di Sant'Antonio, a Bortigali.

Durante la seconda guerra mondiale la montagna forniva protezione contro eventuali attacchi aerei all'abitato di Bortigali che, anche per questo motivo, venne scelto come sede del Comando supremo delle forze armate della Sardegna[6].

Sulla vetta del monte si trova una postazione di avvistamento antincendio gestita dell'Ente foreste della Sardegna.

Vista dalla strada per Mulargia

Escursionismo e parapendio

[modifica | modifica wikitesto]

La cima del monte è raggiungibile percorrendo un facile sentiero escursionistico che inizia da Bortigali. Il tragitto si sviluppa per una lunghezza di 10,5 km (circa 4 in andata dal versante ovest passando per le località di Cannarza e Mànigos, e i restanti in ritorno, scendendo per il versante est attraverso le località di S'atta 'e Suerzu 'e Pala e S'atta 'e sa Prama), superando un dislivello di 510 metri. Il sentiero è dotato di un sistema di segnalazione[7].

La vetta della montagna è diventata una delle basi più ricercate dagli appassionati di parapendio in Sardegna. Il 21 giugno 2011 è stato effettuato proprio da Bortigali il volo più lungo, con una distanza coperta di 74 chilometri[8].

  1. ^ Vedi Tavoletta I.G.M. - Foglio 498, Sezione II, Silanus
  2. ^ Paolo Merci (a cura di), Il Condaghe di San Nicola di Trullas (PDF), Nuoro, Ilisso edizioni, 2001, pp.84-85, ISBN 88-87825-26-2. URL consultato il 27 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2012).
  3. ^ Italo Bussa, Identificazione dei villaggi abbandonati di Mularza Noa, Sauccu e Gitil nel Marghine, in Quaderni bolotanesi. Rivista sarda di cultura, vol. 2010, n. 36, 2010, pp. pp.257-275.
  4. ^ a b Monte Santu Padre - Aspetti naturalistici ed archeologici [collegamento interrotto], su legambientemacomer.org. URL consultato il 14 ottobre 2010.
  5. ^ Vittorio Angius, Bortigali (PDF), in Luciano Carta (a cura di), Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento: Abbasanta-Guspini, Nuoro, Ilisso edizioni, 2006, pp.191-192, ISBN 978-88-89188-88-0. URL consultato il 27 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  6. ^ Romano Cannas (a cura di), Radio Brada. 8 settembre 1943: dalla Sardegna la prima voce dell'Italia libera. Con DVD, Roma, Rai Eri, 2004, ISBN 978-88-397-1291-2.
  7. ^ Sentiero 3: S'uturu 'e Cannarza, da Bortigali a Monte Santu Padre - Legambiente Macomer, I sentieri del Marghine [collegamento interrotto], su legambientemacomer.org. URL consultato il 14 ottobre 2010.
  8. ^ Volo libero Sardegna-Record di distanza, su vololiberosardegna.it. URL consultato il 2 febbraio 2012.
  • Ignazio Camarda (a cura di), Montagne di Sardegna, Sassari, Carlo Delfino, 1993, p.50, ISBN 88-7138-072-X.
  • Legambiente Macomer (a cura di), I Sentieri del Marghine, Ghilarza, Tipografia ghilarzese, p.37.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]