Podestà di Lecco: differenze tra le versioni
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Il '''[[podestà]] di [[Lecco]]''' è un personaggio secondario de [[I Promessi Sposi]]. Compare la prima volta nel quinto capitolo, come commensale di [[Don Rodrigo]] (insieme al dottor [[Azzeccagarbugli]], al [[Conte Attilio]] e ad altri anonimi), partecipe della discussione che precede la comparsa di [[Fra Cristoforo]] al pranzo. Della sua personalità hanno scritto critici illustri come [[Eugenio Donadoni]] (''Personaggi di autorita nei Promessi Sposi'', in ''Studi Danteschi e Manzoniani'', Firenze, La nuova Italia, 1968), o [[Angelandrea Zottoli]] (''Umili e potenti nella poetica del Manzoni'', Roma, C. Tumminelli, 1942). Fondamentale, sul personaggio, il contributo di [[Luigi Russo]] nella voce ''Il Podestà'' del ''Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature'' (XI volume, p. 514), nella quale il critico siciliano scrive: "Il Podestà ha la boria dottrinale dell'uomo istruito, di fronte a nobilotti potenti ma ignoranti. E c'è un'ironia delle cose, implicita nella sua presenza, di cui il Manzoni amaramente si compiace. L'ironia della situazione è complicata anche dall'ironia del carattere. Quel Podestà è tutto infatuato della sua cultura giuridica; una coscienza giuridica di quel genere dovrebbe essere sensibilissima alla giustizia. Macché!...Il Manzoni bada a presentarcelo oratore volubile e saccente...Il Podestà potrebbe apparire un personaggio meramente caricaturale, una macchietta. Ma il Manzoni è al di sopra di cotesto gusto bozzttistico...e il Podestà sparisce come individuo per valere come simbolo trascendentale di tutta una società, una civiltà, un regime, simbolo di una visione della vita". |
Il '''[[podestà]] di [[Lecco]]''' è un personaggio secondario de [[I Promessi Sposi]]. Compare la prima volta nel quinto capitolo, come commensale di [[Don Rodrigo]] (insieme al dottor [[Azzeccagarbugli]], al [[Conte Attilio]] e ad altri anonimi), partecipe della discussione che precede la comparsa di [[Fra Cristoforo]] al pranzo. Della sua personalità hanno scritto critici illustri come [[Eugenio Donadoni]] (''Personaggi di autorita nei Promessi Sposi'', in ''Studi Danteschi e Manzoniani'', Firenze, La nuova Italia, 1968), o [[Angelandrea Zottoli]] (''Umili e potenti nella poetica del Manzoni'', Roma, C. Tumminelli, 1942). Fondamentale, sul personaggio, il contributo di [[Luigi Russo]] nella voce ''Il Podestà'' del ''Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature'' (XI volume, p. 514), nella quale il critico siciliano scrive: "Il Podestà ha la boria dottrinale dell'uomo istruito, di fronte a nobilotti potenti ma ignoranti. E c'è un'ironia delle cose, implicita nella sua presenza, di cui il Manzoni amaramente si compiace. L'ironia della situazione è complicata anche dall'ironia del carattere. Quel Podestà è tutto infatuato della sua cultura giuridica; una coscienza giuridica di quel genere dovrebbe essere sensibilissima alla giustizia. Macché!...Il Manzoni bada a presentarcelo oratore volubile e saccente...Il Podestà potrebbe apparire un personaggio meramente caricaturale, una macchietta. Ma il Manzoni è al di sopra di cotesto gusto bozzttistico...e il Podestà sparisce come individuo per valere come simbolo trascendentale di tutta una società, una civiltà, un regime, simbolo di una visione della vita". |
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Versione delle 19:38, 11 gen 2010
Il podestà di Lecco è un personaggio secondario de I Promessi Sposi. Compare la prima volta nel quinto capitolo, come commensale di Don Rodrigo (insieme al dottor Azzeccagarbugli, al Conte Attilio e ad altri anonimi), partecipe della discussione che precede la comparsa di Fra Cristoforo al pranzo. Della sua personalità hanno scritto critici illustri come Eugenio Donadoni (Personaggi di autorita nei Promessi Sposi, in Studi Danteschi e Manzoniani, Firenze, La nuova Italia, 1968), o Angelandrea Zottoli (Umili e potenti nella poetica del Manzoni, Roma, C. Tumminelli, 1942). Fondamentale, sul personaggio, il contributo di Luigi Russo nella voce Il Podestà del Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature (XI volume, p. 514), nella quale il critico siciliano scrive: "Il Podestà ha la boria dottrinale dell'uomo istruito, di fronte a nobilotti potenti ma ignoranti. E c'è un'ironia delle cose, implicita nella sua presenza, di cui il Manzoni amaramente si compiace. L'ironia della situazione è complicata anche dall'ironia del carattere. Quel Podestà è tutto infatuato della sua cultura giuridica; una coscienza giuridica di quel genere dovrebbe essere sensibilissima alla giustizia. Macché!...Il Manzoni bada a presentarcelo oratore volubile e saccente...Il Podestà potrebbe apparire un personaggio meramente caricaturale, una macchietta. Ma il Manzoni è al di sopra di cotesto gusto bozzttistico...e il Podestà sparisce come individuo per valere come simbolo trascendentale di tutta una società, una civiltà, un regime, simbolo di una visione della vita".
Nella versione televisiva del romanzo, il personaggio è interpretato da Mario Pisu.