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Sardi (popolazione): differenze tra le versioni

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=== Preistoria ===
=== Preistoria ===
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La Sardegna fu colonizzata per la prima volta in modo stabile durante il [[Paleolitico superiore]] e il [[Mesolitico]] da popolazioni provvenienti dalla [[Penisola iberica]] e dalla [[Penisola italiana]]. Durante il [[Neolitico]] ed il Eneolitico antico, popoli dall'Italia, Spagna e dall'aera del [[Mar Egeo]] si stabilirono in Sardegnaa. Nella tarda [[Età del rame]] e all'inizio di quella del [[Età del bronzo|Bronzo]] la "[[Cultura del vaso campaniforme]]" dalla [[Midi (Francia)|Francia del Sud]], Spagna Nord-Est e poi dalla [[Europa centrale]]<ref>Manlio Brigaglia – Storia della Sardegna, pg. 48-49-50</ref> si stabilirono sull'isola, portando nuove tecniche metallurgiche, stili di ceramica e probabilmente un qualche tipo di lingua [[Lingue indoeuropee|lingua indoeuropea]].<ref>Giovanni Ugas – L'alba dei Nuraghi , pg.22-23-24</ref>
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– D.Angioni-S.Loi-G.Puggioni, La popolazione dei comuni sardi dal 1688 al 1991, CUEC, Cagliari, 1997
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Sardi
Sardi coi loro abiti tradizionali nel 1880
 
Luogo d'origineSardegna
Popolazione1 640 717 [1]
LinguaSardo
ReligioneCattolica [2]
Distribuzione

I Sardi,[3] (in Sardo: Sardos o Sardus; Italiano e Sassarese: Sardi; Gallurese: Saldi), sono la popolazione nativa e gruppo etnico[4][5][6] che prende nome dalla Sardegna, isola e regione autonoma italiana.[7][8]

Etimologia

Rappresentazione del Sardus Pater in una moneta romana (59 A.C.)

L'origine etnica dei sardi non è chiara:[9] l'etnonimo "S(a)rd" appartiene al substrato linquistico preindoeuropeo, e potrebbe derivare dagli iberici che si stabilirono sull'isola.[10][11] La più antica attestata scritta dell'etnonimo è sulla Stele di Nora,dove la parola Šrdn (Shardan[12]) testimonia la sua esistenza originale nel momento in cui i mercanti fenici arrivarono per la prima volta nelle coste sarde.[13][10] Secondo il Timeo, uno dei dialoghi di Platone, la Sardegna ed i suoi abitanti, "Sardonioi" o "Sardianoi" (Σαρδονιοί or Σαρδιανοί), furono sopranominati così dopo "Sardò"[10] (Σαρδώ), una legendaria donna Lide from Sardi (Σάρδεις), nella regione occidentale della Anatolia (attuale Turkia).[14][15][16] Altri autori, come Pausania e Sallustio, indicano invece che i Sardini discendono da un antenato mitologico, un figlio Libico di Ercole o Makeris (dal Berbero imɣur "allevare") riverito come Sardus Pater Babai ("Padre Sardo" o "Padre dei Sardi"), che diede all'isola il suo nome.[17][18][19][20][21][22][9] È stato anche affermato che gli antichi Sardi nuragici fossero associati anche con gli Shardana (šrdn in Egiziano), uno dei Popoli del Mare.[23][24][11][25][26][27][28][9] L'etonimo fu romanizzato nella forma singolare maschile e femminile in sardus and sarda.

Storia

Preistoria

Lo stesso argomento in dettaglio: Sardegna preistorica, Sardegna megalitica e Sardegna prenuragica.
Frammento di ceramica con figure umane, Cultura di Ozieri

La Sardegna fu colonizzata per la prima volta in modo stabile durante il Paleolitico superiore e il Mesolitico da popolazioni provvenienti dalla Penisola iberica e dalla Penisola italiana. Durante il Neolitico ed il Eneolitico antico, popoli dall'Italia, Spagna e dall'aera del Mar Egeo si stabilirono in Sardegnaa. Nella tarda Età del rame e all'inizio di quella del Bronzo la "Cultura del vaso campaniforme" dalla Francia del Sud, Spagna Nord-Est e poi dalla Europa centrale[29] si stabilirono sull'isola, portando nuove tecniche metallurgiche, stili di ceramica e probabilmente un qualche tipo di lingua lingua indoeuropea.[30]

Composizione delle tribù nuragiche secondo il geografo greco Tolomeo

Civiltà nuragica

Lo stesso argomento in dettaglio: Civiltà nuragica.

La civiltà nuragica sorse nell'età del Bronzo Medio, durante la tarda Cultura di Bonnanaro, che mostrava connessioni con la precedente cultura Beaker e la Cultura di Polada dell'Italia settentrionale. A quel tempo, le grandi identità tribali della Sardegna nuragica erano tre (approssimativamente dal sud al nord): gli Iolei / Iliensi, che abitavano l'area dalla pianura più meridionale alla zona montuosa della Sardegna orientale (in seguito chiamata dai romani Barbaria);[31][32] I Balari, vivevano nell'angolo nord-ovest;[33] e infine i Corsi stazionari in Gallura (e Corsica, dai quali ne deriva il nome).[34] I sardi nuragici sono stati collegati da alcuni studiosi agli Sherden, una tribù dei cosiddetti popoli del mare, la cui presenza è registrata più volte negli registri dell'Antico Egitto.[35]

La lingua (o le lingue) parlata in Sardegna durante l'età del bronzo è sconosciuta, poiché non vi sono registrazioni scritte di tale periodo. Secondo Eduardo Blasco Ferrer, la lingua protosarda era simile al proto-basco e all'antico iberico, mentre altri ritengono che fosse imparentato con l'etrusco. Altri studiosi teorizzano che esistevano in realtà varie aree linguistiche (due o più) nella Sardegna nuragica, forse pre-Indoeuropee e indoeuropee.[36]

Età antica

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna fenicio-punica.
In giallo i territori occupati da Cartagine con le città più importanti

Nel IX secolo a.C., i Fenici fondarono città e porti lungo la costa sud-occidentale, come Karalis, Bithia, Sulki e Tharros.

La parte sud e ovest della Sardegna fu annessa dai Cartaginesi alla fine del VI secolo a.C. e in seguito l'intera isola fu conquistata dai Romani nel III secolo a.C., dopo la prima guerra punica. Sardegna e Corsica furono poi trasformate in un'unica provincia; tuttavia, i Romani impiegarono più di 150 anni per riuscire a sottomettere le tribù nuragiche più bellicose dell'interno.[37]

La Barbaria (in blu) e le regioni controllate dalla romana della Sardegna (in giallo)

La Sardegna, ad eccezione delle zone interne e soprattutto della zona montuosa centrale chiamata Barbagia (Barbaria in latino, a causa del rifiuto degli abitanti di essere assimilati durante il dominio romano), fu pesantemente latinizzata durante il periodo romano, e la moderna lingua sarda è considerata una delle meglio conservate lingue romanze.[38][39][40] Inoltre, durante il dominio romano ci fu un notevole flusso di immigrazione dalla penisola italiana verso l'isola; fonti antiche menzionano diverse popolazioni di probabile origine italica insediate in Sardegna, come i Patulcenses Campani (dalla Campania), i Falisci (provenienti dall'Etruria meridionale), i Buduntini (dalla Puglia) e i Siculenses (dalla Sicilia). Furono costruite colonie romane anche a Porto Torres (Turris Libisonis) e Usellus.[41] Strabone scrisse un breve riassunto sulle tribù montane, che sarebbero poi state chiamate civitates Barbariae, Geographica V Ch.2:

Vi sono quattro nazioni di montanari, i Parati, i Sossinati, i Balari e gli Aconiti. Queste persone abitano nelle caverne. Sebbene abbiano un terreno coltivabile, trascurano la sua coltivazione, preferendo piuttosto saccheggiare ciò che trovano coltivato da altri, sia sull'isola che nel continente, dove fanno incorsioni, specialmente sul Pisatæ. I prefetti inviati [in Sardegna] a volte le resistono, ma altre volte li lasciano soli, poiché costerebbe troppo caro mantenere un esercito sempre a piedi in un posto malsano.

Medioevo

Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, la Sardegna fu governata in rapida successione dai Vandali, dai Bizantini, dagli Ostrogoti[42] e di nuovo dai Bizantini.

Durante il Medioevo, l'isola era divisa in quattro Regni indipendenti (conosciuti individualmente in sardo come Judicadu, Giudicau o semplicemente Logu, cioè "luogo"; in italiano: Giudicato); tutti, ad eccezione di Arborea, caddero sotto l'influenza delle repubbliche marinare italiane di Genova e Pisa, così come alcune famiglie nobili delle due città, come i Doria e i Della Gherardesca. I Doria fondarono le città di Alghero e Castelgenovese (oggi Castelsardo), mentre i pisani fondarono Castel di Castro (oggi inglobata a Cagliari) e Terranova (oggi Olbia); il famoso conte Ugolino della Gherardesca, citato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, favorì la nascita della città mineraria di Villa di Chiesa (oggi Iglesias), che divenne un comune medievale italiano insieme a Sassari e Castel di Castro.

In seguito alla conquista aragonese dei territori sardi sotto il dominio pisano, avvenuta tra il 1323 e il 1326, e quindi al lungo conflitto tra il regno aragonese e il Giudicato di Arborea (1353-1420), il neonato Regno di Sardegna divenne uno degli Associati Stati della corona d'Aragona. Gli Aragonesi ripopolarono le città di Castel di Castro e Alghero con spagnoli, principalmente catalani.[43][44] Un dialetto locale catalano è ancora parlato da una minoranza di persone nella città di Alghero.

Storia moderna e contemporanea

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sardegna sabauda e Regno di Sardegna (1720-1861).
Veduta di Cagliari tratta da " Civitates orbis terrarum" (1572)

Nei secoli XVI e XVII, le principali città sarde di Cagliari (la capitale del Regno), Alghero e Sassari appaiono ben posizionate nei mercati del tempo. La composizione cosmopolita del suo popolo ne è la prova: la popolazione non era solo indigena, ma proveniva anche da Spagna, Liguria, Francia e dalla Corsica in particolare.[45][46][47] Soprattutto a Sassari e lungo la striscia di territorio che va dall'Anglona alla Gallura, i corsi divennero la maggioranza della popolazione almeno a partire dal XV secolo.[47] Questa migrazione dall'isola vicina, che probabilmente ha portato alla nascita dei dialetti sassaresi e galluresi dal suono toscano,[47] continuò ininterrottamente fino al XIX secolo.

L'era spagnola terminò nel 1713, quando l'intera isola fu ceduta alla casa austriaca degli Asburgo, seguita con un'altra cessione nel 1718 ai duchi di Savoia, che assunsero il titolo di "Re di Sardegna". Durante questo periodo i coloni liguri, fuggiti da Tabarka, si stabilirono sulle piccole isole di San Pietro e Sant'Antioco (a Carloforte e Calasetta), nella zona sud-occidentale della Sardegna, portando con sé un dialetto gallo-italico chiamato "Tabarchino", ancora ampiamente parlato. In seguito, il regno piemontese di Sardegna annesse l'intera penisola italiana e la Sicilia nel 1861 dopo il Risorgimento, diventando il Regno d'Italia.

Miniera di Montevecchio

Dal 1850, con la riorganizzazione delle miniere sarde, si è verificato un notevole flusso migratorio dalla penisola italiana verso le aree minerarie sarde; questi minatori della terraferma provenivano principalmente da Lombardia, Piemonte, Toscana e Romagna.[48][49] Secondo un censimento del 1882 realizzato dall'ingegnere francese Leon Goüine, nelle miniere sarde sud-occidentali lavoravano 10.000 minatori, un terzo dei quali provenienti dalla terraferma italiana;[50] la maggior parte si stabilì a Iglesias nelle sue frazioni.

Alla fine del XIX secolo, comunità di pescatori siciliani, Torre del Greco (Campania) e Ponza (Lazio) emigrarono sulle coste orientali dell'isola, nelle città di Arbatax / Tortolì, Siniscola e La Maddalena.

Nel XX secolo, durante il periodo fascista, si verificò un grande flusso migratorio dalla penisola, a seguito di una politica governativa: un certo numero di persone provenienti dal Veneto ma anche dalle Marche, dall'Abruzzo e dalla Sicilia giunsero in Sardegna per popolare l'isola, in particolare la nuova città mineraria di Carbonia e i villaggi della Mussolinia di Sardegna (ora Arborea) e Fertilia; inoltre, dopo la seconda guerra mondiale, i rifugiati italiani istriani furono trasferiti nella regione della Nurra, lungo la costa nord-occidentale. Oggi l'istriano, il veneto e il friulano sono parlati dagli anziani a Fertilia, Tanca Marchese e Arborea.[51] Nello stesso periodo, alcune famiglie italo-tunisine si stabilirono nella scarsamente popolata di Castiadas, a est di Cagliari.[52]

A seguito del miracolo economico italiano, ha avuto luogo un movimento migratorio storico dall'entroterra alle aree costiere e urbane di Cagliari, Sassari, Alghero, Porto Torres e Olbia, che oggi raccolgono la maggior parte della popolazione.

Demografia

Lo stesso argomento in dettaglio: Demografia della Sardegna.


Con una densità di popolazione di 69/km2[53], poco più di un terzo della media nazionale, la Sardegna è la quarta regione meno popolata d'Italia. La distribuzione della popolazione è anomala rispetto a quella di altre regioni italiane che si affacciano sul mare. Infatti, contrariamente alla tendenza generale, l'insediamento urbano non ha avuto luogo principalmente lungo la costa ma verso il centro dell'isola. Motivi storici tra le quali le ripetute incursioni moresche durante il Medioevo (rendendo la costa non sicura), attività pastorali diffuse nell'entroterra e la natura paludosa delle pianure costiere (recuperate solo nel XX secolo). La situazione è stata invertita con l'espansione del turismo balneare; oggi tutti i principali centri urbani della Sardegna si trovano vicino alle coste, mentre l'interno dell'isola è scarsamente popolato.

È la regione italiana con il più basso tasso di fertilità totale[54][55] (1,087 nascite per donna), e la regione con il secondo tasso di natalità più basso;[56] Il tasso di fertilità sarda è in realtà il più basso del mondo.[57] Tuttavia, la popolazione in Sardegna è aumentata negli ultimi anni a causa della massiccia immigrazione, principalmente dal continente italiano, ma anche dall'Europa orientale (in particolare la Romania), dall'Africa e dalla Cina.

Aspettativa di vita e longevità

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia antropometrica della Sardegna.
Schema di indizi longevità nelle principali zone blu

L'aspettativa di vita media è leggermente superiore agli 82 anni (85 per le donne e 79,7 per gli uomini[58]).

La Sardegna è la prima zona blu scoperta, un'area demografica e / o geografica del mondo in cui le persone vivono vite più lunghe in maniera misurabile.[59] I sardi condividono con i Ryukyuani di Okinawa[60][61] (Giappone) il più alto tasso di centenari nel mondo (22 centenari / 100.000 abitanti). I fattori chiave di una così alta concentrazione di centenari sono identificati nella genetica dei sardi,[62][63][64] stile di vita come dieta e nutrizione e struttura sociale.[65]

Indicatori demografici

Evoluzione demografica


Evoluzione demografica
Anno Popolazione ±%
1485 157.578 -
1603 266.676 +12
1688 229.532 -23,3
1728 311.902 +20,4
1751 360.805 +15,7
1771 360.785 -0,0
1776 422.647 +17,1
1781 431.897 +2,2
1821 461.931 +7,0
1824 469.831 +1,7
1838 525.485 +11,8
1844 544.253 +3,6
1848 554.717 +1,9
1857 573.243 +3,3
1861 609.000 +6,2
1871 636.000 +4,4
1881 680.000 +6,9
1901 796.000 +17,1
1911 868,000 +9,0
1921 885.000 +2,0
1931 984.000 +11,2
1936 1.034.000 +5,1
1951 1.276.000 +23,4
1961 1.419.000 +11,2
1971 1.474.000 +3,9
1981 1.594.000 +8,1
1991 1.648.000 +3,4
2001 1.632.000 -1,0
2011 1.639.362 +0,5
Fonte: ISTAT 2011,

– D.Angioni-S.Loi-G.Puggioni, La popolazione dei comuni sardi dal 1688 al 1991, CUEC, Cagliari, 1997

– F. Corridore, Storia documentata della popolazione di Sardegna, Carlo Clausen, Torino, 1902

Divisione per genere e età

Popolazione totale per età

Distribuzione geografica

La maggior parte dei sardi è originaria dell'isola, ma un numero considerevole di persone si è stabilito fuori dalla Sardegna: è stato stimato che, tra il 1955 e il 1971, 308.000 sardi sono emigrati nella terraferma italiana.[75] Considerevoli comunità sarde si trovano in Piemonte, Liguria, Lombardia, Toscana e Lazio.I sardi e i loro discendenti sono numerosi anche in Germania, Francia, Belgio, Svizzera. Quasi tutti i sardi che migrarono nelle Americhe si stabilirono nella parte meridionale del continente, specialmente in Argentina (tra il 1900 e il 1913 circa 12.000 sardi vissero a Buenos Aires e dintorni)[76] e Uruguay (a Montevideo nel 1870 vivevano 12.500 sardi). Tra il 1876 e il 1903, il 92% dei sardi che si spostarono verso le Americhe si stabilirono in Brasile.[77] Tra il 1876 e il 1925 34.190 sardi migrarono in Africa, in particolare verso l'allora Algeria francese e la Tunisia.[77] Piccole comunità con antenati sardi, circa 5000 persone, si trovano anche in Brasile (principalmente nelle città di Belo Horizonte, Rio de Janeiro e São Paulo),[78] il Regno Unito e l'Australia.

La Regione Sardegna tiene un registro dei sardi oltremare che sono riusciti a costituire, nel continente italiano e nel resto del mondo, un certo numero di associazioni culturali: queste sono destinate a fornire al popolo della discendenza sarda, o a coloro che hanno interesse verso Cultura sarda, un'opportunità per godere di una vasta gamma di attività. A partire dal 2012, ci sono 145 club registrati su questo registro.[79]

A differenza del resto dell'emigrazione italiana, dove i migranti erano principalmente maschi, tra il 1953 e il 1974 un uguale numero di donne e uomini emigrò dalla Sardegna verso la terraferma italiana.

Nomi e cognomi

Lo stesso argomento in dettaglio: Cognomi sardi.

I cognomi sardi più comuni, come Sanna (fang[81]), Piras (pere[82]), Pinna (penna[83]) e Melis (miele[84]),[85][86] derivano dalla lingua sarda e si svilupparono nel Medioevo come risultato della registrazione in documenti come i condagi per scopi amministrativi; la maggior parte di essi deriva da nomi di località sarde[87] (es.: Fonnesu "da Fonni",[88] Busincu "da Bosa" etc.), da nomi di animali[87] (es.: Porcu "maiale", Piga "gazza"[89], Cadeddu "cucciolo" etc.) o da mestieri,[90] (es.:. Pittau "dipinto"[91]), tratti distintivi (es.: Mannu "grande"), e filiazione (i cognomi terminano in -eddu che potrebbe rappresentare "figlio di", ad esempio Corbeddu "figlio / figlia di Corbu[91]); alcuni di loro hanno subito l'italianizzazione negli ultimi secoli (es.: Pintori, Scano, Zanfarino, Spano, etc.).[92] Alcuni cognomi locali derivano anche dai termini di Lingua protosarda .[88] La più grande percentuale di cognomi provenienti dall'esterno dell'isola proviene dalla Corsica del Sud[93][94] (come Cossu[95], Cossiga[96], Alivesi e Achenza, originariamente dalle città di Olivese e Quenza rispettivamente[97]), seguto da quelli italiani (specialmente Piedmontesi but also Campani, Siculi e Liguri, a seguitoi della dominazione sabauda e della politica di assimilazione[98]: alcuni sono stati "Sardinizzati", come Accardu, Calzinu, Gambinu, Raggiu, etc.[92]) e Spagnoli (in particolare Catalani) .

Per quanto riguarda i nomi dati, i sardi hanno adottato quelli italiani, anche se un certo numero di nomi specifici sardi è storicamente attestato ed erano prevalenti tra gli isolani fino all'era contemporanea.

Cultura

Lingue

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua sarda.
Distribuzione geografica delle lingue e dei dialetti tradizionali parlati in Sardegna

L'italiano (italiano) fu introdotto per la prima volta in Sardegna dai Savoia nel luglio del 1760[99][100][101][102] e la sua varietà regionale è la lingua più comunemente parlata oggigiorno, come risultato del cambio di lingua.[103] il Sardo (Sardu) è l'altra lingua più parlata dell'isola ed è stata anche la lingua storica delle genti sarde,[104][105][106] da quando il latino soppiantò il paleo-sardo preindeo-europeo. A causa di un movimento, descritto da alcuni autori come un "risveglio linguistico e culturale" che è decollato nel dopoguerra,[107] il patrimonio culturale dei sardi è stato riconosciuto nel 1999 e costituisce quindi il più grande gruppo etnolinguistico minoritario in Italia, con circa un milione di parlanti sardi.[108][109][110] Tuttavia, a causa di un modello piuttosto rigido del sistema educativo italiano che scoraggiava fortemente i giovani sardi dall'apprendimento e dal parlare la loro lingua,[111] le persone che conservano il sardo sono gradualmente diventate una minoranza nella loro isola. Pertanto, il sardo sta affrontando sfide analoghe ad altre lingue minoritarie in tutta Europa,[112] sia il Logudorese e il Campidanese (le principali varietà sarde, così come definite dalle loro ortografie) sono stati designati come definitivamente in pericolo dall'UNESCO.[113] Le altre lingue parlate in Sardegna, tutte anch'esse in pericolo ma con molti meno parlanti rispetto alla Sardegna, si sono sviluppate dopo il contatto con alcune comunità, vale a dire i corsani, i catalani e gli italiani di Genova e Pisa, stabilendosi in diverse regioni dell'isola negli ultimi secoli;[114] queste includono il Sassarese (sassaresu) e Gallurese (gadduresu), due lingue di origine corsa e toscana lontane ma spesso associate al sardo,[115][116] Algherese Catalano (alguerés), e Tabarchino (tabarchin).

Bandiera della Sardegna

Bandiera

Lo stesso argomento in dettaglio: Bandiera dei quattro mori.

La cosiddetta bandiera dei Quattro Mori è la bandiera storica e ufficiale della Sardegna. La bandiera è composta dalla croce di San Giorgio e da quattro teste di moro che indossano una bandana bianca in ciascun quarto. Le sue origini sono fondamentalmente avvolte nel mistero, ma si presume sia originata in Aragona per simboleggiare la sconfitta degli invasori saraceni nella battaglia di Alcoraz.[117]

Giornata della Sardegna

Lo stesso argomento in dettaglio: Sa die de sa Sardigna.

La festa della Sardegna (Sa die de sa Sardigna in sardo) è una festa celebrata ogni 28 aprile per commemorare la rivolta verificatasi dal 1794 al 1796 contro i privilegi feudali e l'esecuzione o l'espulsione dei funzionari savoia (tra cui il viceré piemontese, Balbiano) dalla Sardegna il 28 aprile 1794. La ribellione fu stimolata dal rifiuto del re di concedere all'isola l'autonomia richiesta dai locali in cambio della sconfitta dei francesi. La festa è stata formalmente riconosciuta dal Consiglio sardo dal 14 settembre 1993. Alcuni eventi pubblici sono tenuti annualmente per commemorare l'episodio, mentre le scuole sono chiuse.

Religione

Basilica di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari

La stragrande maggioranza dei sardi viene battezzata come cattolica romana, tuttavia la frequenza alla chiesa è una delle più basse d'Italia (21,9%).[118] Nostra Signora di Bonaria è la patrona della Sardegna.

Abiti tradizionali

Colorati e di forme diverse e originali, gli abiti tradizionali sardi sono un antico simbolo di appartenenza a specifiche identità collettive, nonché una delle espressioni etniche più genuine del folklore mediterraneo.[119] Sebbene il modello di base sia omogeneo e comune in tutta l'isola, ogni città o villaggio ha il suo abbigliamento tradizionale che lo differenzia dagli altri. I capi tradizionali dei sardi, così come gli articoli di gioielleria con cui vengono accompagnati in particolare gli abiti femminili,[120] sono stati definiti come oggetto di studio in etnografia dalla fine del XIX secolo.[121]

In passato, gli abiti si diversificavano anche all'interno delle comunità, svolgendo una specifica funzione di comunicazione in quanto rendevano immediatamente chiaro lo stato civile e il ruolo di ciascun membro nell'area sociale. Fino alla metà del XX secolo il costume tradizionale rappresentava l'abbigliamento quotidiano in gran parte della Sardegna, ma ancora oggi in varie parti dell'isola è possibile incontrare persone anziane vestite in costume.

I materiali utilizzati per il loro confezionamento sono tra i più vari, spaziando dal tipico tessuto sardo (orbace) alla seta e dal lino alla pelle. I vari componenti dell'abbigliamento femminile sono: il copricapo (mucadore), la camicia (camisa), il corpetto (palas, cossu), la giacca (coritu, gipone), la gonna (unnedda, sauciu), il grembiule (farda, antalena, defentale). Quelli del maschio sono: il copricapo (berritta), la camicia (bentone o camisa), la giacca (gipone), i pantaloni (cartzones o bragas), la gonna (ragas o bragotis), il soprabito (gabbanu, colletu) e la mastruca, una sorta di giacca di pelle di pecora o di agnello senza maniche ("mastrucati latrones" o "ladri con mantelli di lana grezza" era il nome con cui Cicerone denigrava i sardi che si ribellavano al potere romano).

Cucina

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina sarda.

Musica

Lo stesso argomento in dettaglio: Musica della Sardegna.

Genetica

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia genetica della Sardegna.

I sardi, pur essendo parte del pool genetico europeo, sono valori anomali nel panorama genetico europeo[122][123] (insieme ai baschi, ai Sami e agli islandesi[124]) come risultato dell'origine pre-indoeuropea dei sardi[125] e di particolari fenomeni che si trovano spesso in popolazioni isolate, come l'effetto del fondatore e la deriva genetica. I dati sembrano suggerire che l'attuale popolazione sia derivata in gran parte dai coloni dell'età della pietra,[62] oltre al contributo dei colonizzatori storici.[126] I ricercatori hanno scoperto che i baschi sono la popolazione geneticamente più vicina ai sardi e che tale somiglianza non è mediata dall'influenza degli altri spagnoli nei tempi moderni.[127] Diversi studi sono stati condotti sulla genetica della popolazione sarda, alla luce di come tali peculiarità possano anche approfondire la ricerca su alcune patologie a cui i sardi sembrano predisposti,[128][129][130] come il diabete mellito di tipo 1,[131] beta talassemia e favismo,[132] sclerosi multipla e celiachia.

Recenti confronti tra il genoma dei sardi e quello di alcuni individui del Neolitico e del primo Calcolitico, che vivevano nelle regioni alpine (Oetzi), tedesche e ungheresi, mostravano notevoli somiglianze tra le due popolazioni, mentre allo stesso tempo differenze consistenti tra i campioni preistorici e gli attuali abitanti delle stesse aree geografiche sono stati notati.[133] Da ciò si deduce che, mentre l'Europa centrale e settentrionale ha subito significativi cambiamenti demografici a causa delle migrazioni post Neolitiche, presumibilmente dalla periferia orientale dell'Europa (Steppe pontico-caspiche), in particolare l'Europa meridionale e la Sardegna sono state colpite meno; I sardi sembrano essere la popolazione che ha meglio conservato il retaggio neolitico dell'Europa occidentale.[134][135][136][137][138][139][140][141][133][142] Uno studio del 2019 ha stimato che il genoma sardo derivi circa il 61,4% dal Neolitico dell'Anatolia, il 9,5% dai cacciatori raccoglitori occidentali , il 19,1% dall'Iran Ganj Dareh Neolitico e il 10,0% dalle popolazioni di Yamnaya Samara[143]

Tuttavia, i sardi nel loro complesso non sono geneticamente una popolazione omogenea: alcuni studi hanno trovato alcune differenze tra i vari villaggi dell'isola;[144] a questo proposito, l'area montuosa dell'Ogliastra (parte della più ampia regione della Barbagia) è più distante dal resto dell'Europa e dal Mediterraneo rispetto ad altre sottoregioni sarde situate in pianura e nelle aree costiere,[145] in parte perché queste aree più accessibili mostrano, come il resto della maggior parte d'Europa, un moderato afflusso genetico da parte dei pastori della cultura di Yamna, ritenuti portatori di lingue indoeuropee in Europa, mentre l'Ogliastra ha mantenuto inalterate le radici mesolitiche / neolitiche.[146]

Secondo uno studio pubblicato nel 2014, la diversità genetica tra alcuni individui sardi provenienti da diverse regioni dell'isola è tra 7 e 30 volte superiore a quella trovata tra altre etnie europee che vivono a migliaia di chilometri di distanza l'una dall'altra, come spagnoli e rumeni.[147] Un fenomeno simile è comune ad alcune altre popolazioni isolate, come i gruppi ladini che vivono in Veneto e nell'area alpina,[148][149] dove l'orografia locale non ha facilitato le comunicazioni intraregionali.

Tuttavia, mentre è stato rilevato un altissimo grado di differenziazione genetica interindividuale in più occasioni, altri studi hanno anche affermato che tale variabilità non si verifica tra le principali macro-regioni dell'isola: una regione sarda come la Barbagia ha dimostrato di non essere significativamente diverso dalle regioni della costa, come la zona di Cagliari e Oristano.[128] Uno studio di Contu et al. (2008) ha riscontrato un grado relativamente elevato di omogeneità genetica tra individui sardi provenienti da tre diverse regioni dell'isola: l'area più settentrionale (Tempio, Gallura), una zona centrale (Sorgono, Barbagia dei Mandrolisai) e l'area più meridionale (Cagliari, Campidano).[150] Un altro studio, basato sul modello di regressione logistica multinomiale, ha suggerito nuovamente un alto grado di omogeneità all'interno della popolazione sarda.[151]

SardiNIA, studio condotto nel 2015, mostra attraverso l'utilizzo di FST statistica di differenziazione, una chiara differenziazione genetica tra i sardi (sequenza del genoma intero di 2120 individui provenienti da tutta l'isola e in particolare la valle di Lanusei) e le popolazioni italiane (1000 genomi), e ha riportato una differenza ancora maggiore tra i sardi della valle Lanusei e altri europei popolazioni. Questo modello di differenziazione è anche evidente nelle lunghezze per gli aplotipi che circondano loci di varianti rare, con una lunghezza di aplotipo simile per le popolazioni sarde e una minore lunghezza per popolazioni con basso grado di ascendenza comune.[152]

Sardi

Galleria

Vedi anche


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