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Kasha (folklore)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
"Kasha" da Gazu Hyakki Yagyō, di Toriyama Sekien, ca. 1781.
Kasha (火車) disegnato sulBakemono no e (化 物 之 繪, c.1700), collezione speciale di L. Tom Perry, Biblioteca Harold B. Lee, Brigham Young University .

Nella mitologia giapponese il kasha (火車, letteralmente «carro di fuoco») è uno yōkai che trafuga i morti per effetto delle azioni nefaste da loro accumulate durante la vita.[1][2]

Descrizione sommaria

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Il kasha trafuga i cadaveri durante i funerali e dai cimiteri, non è figura uniforme e ne esistono varie rappresentazioni nel paese.[1] In molti casi si identifica in un gatto yōkai; si narra anche che i gatti che giungono a un'età avanzata si mutino in esso e che la loro vera natura sia di nekomata.[1][3] Altre volte il kasha è raffigurato come un oni che trasporta i dannati all'inferno su un carretto.[4]

Per proteggere le spoglie dei defunti, a Kamikuishiki, in un tempio presso il quale si narra che il kasha dimori, il funerale si tiene due volte, collocando una pietra nella bara durante il primo rito funebre perché lo yōkai non possa sottrarlo.[5] A Yawatahama si ritiene efficace per dissuadere il kasha collocare un rasoio in cima al feretro.[6] A Saigō esistono formule da intonare due volte prima del funerale: Baku ni wa kuwasen (バクには食わせん, «Non permetterò al baku di cibarsene») e Kasha ni wa kuwasen (火車には食わせん, «Non permetterò al kasha di cibarsene»).[7] A Kumayaga si ritiene possibile allontanare il kasha suonando il myobachi.[8]

Entità affini

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Sono descritte di seguito entità dello stesso genere del kasha, o identificabili con esso ma chiamate diversamente.[1]

A Tōno, sulla montagna presso il valico che dal paese di Ayaori conduceva a Miyamori, si dice vivesse un'entità chiamata kyasha: essa assumeva le sembianze di una donna che portava un kinchaku (borsetta a cordoncino) legato alla fronte. Si sostiene che si impadronisse dei cadaveri, trafugandoli dalle bare nei funerali o riesumandoli dai cimiteri, e se ne cibasse. Anche a Minamimimaki il demone è chiamato kyasha.[9]

Nella prefettura di Yamagata si tramanda una storia in cui, alla morte di un uomo ricco, apparve un kasha-neko (カシャ猫 o 火車猫) e tentò di sottrarre la salma, ma il monaco di Seigen-ji riuscì a scacciarlo. Quello che, si capì poi, era la sua coda recisa fu presentato al tempio di Hase-kannon come talismano contro gli spiriti maligni, e oggi è visitabile ogni capodanno.[10]

Ad Akihata il mostro divoratore di morti è chiamato tenmaru e obbligava a proteggere i feretri di bambù.[11]

A Himakajima, i kasha sono detti madōkusha e si narra che il gatto centenario si trasformi in yōkai.[12]

Nella regione di Izumi i cosiddetti kimotori si dice appaiano al cimitero dopo i funerali.[3]

Evoluzione del concetto

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Kasha significa letteralmente «carro, cocchio di fuoco». Nel medioevo giapponese e nella prima età moderna, i kasha erano raffigurati come carri infocati che trasportavano i corpi dei defunti all'inferno. Con tali sembianze apparivano sia negli scritti (rokudo-e) sia nei dipinti buddisti (jigoku-zōshi, dove erano raffigurati trainati da demoni e oni).[13][14] La leggenda del kasha era usata dalle guide spirituali buddiste per convincere i fedeli a non commettere peccato.[4]

Si narrava infatti che durante il corteo funebre di un peccatore il kasha sarebbe apparso per prelevare il corpo,[15] accompagnato da nuvole nere e da un vento spaventoso,[4][15] tale da trasportare la bara in cielo strappandola dalle mani di coloro che la portavano in spalla. I portatori avrebbero detto che il corpo era stato «posseduto dal kasha».[16]

Secondo la leggenda, se al corteo avesse presenziato un monaco, il corpo avrebbe potuto essere rivendicato da lui, gettando un rosario sul feretro, recitando una preghiera o appondendo un sigillo sopra la bara.[4] L'antidoto al trafugamento del corpo varia da luogo a luogo, ma in mancanza del monaco feretro e salma sarebbero stati sempre tradotti all'inferno; oppure il corpo sarebbe stato profanato dal kasha, che l'avrebbe selvaggiamente smembrato e appeso su rami d'albero e rocce nei paraggi.[17]

Nel tempo la rappresentazione del kasha si è evoluta da quella del carro di fuoco a quella del gatto diabolico. Non si sa come e quando la figura si è sovrapposta a quella bakeneko, ma essa ha iniziato a essere dipinta come un gatto, spesso avvolto dalle fiamme,[18] così dandosi vita all'immagine moderna del kasha come variante del bakeneko o gatto mostruoso.[18]

C'è una certa discussione sull'origine delle sembianze feline del kasha moderno. Alcuni credono che gli fu dato tale aspetto quando l'antica concezione del kasha acquisì le caratteristiche di un altro yōkai che trafuga cadaveri, il mōryō o wangliang cinese.[19]

In Giappone il gatto era visto come animale dotato di poteri soprannaturali, ed esistono modi di dire come «mai lasciar avvicinare un gatto a un cadavere» o «quando il gatto salta sulla bara, il morto si ridesta». Nella raccolta medievale di racconti setsuwa Uji Shūi Monogatari, un gokusotsu (orco malvagio che tormenta le anime dell'inferno) trascina una ruota di fuoco (hi no kuruma) e si narra che tenti di rapire i cadaveri dei peccatori o i peccatori ancora in vita. Si ritiene perciò che la leggenda del kasha risulti da una mescolanza di leggende sui gatti e sui morti, unite alla leggenda dello hi no kuruma.[1]

Secondo un'altra versione popolare il kasha ricevette le sembianze di un gatto quando fu notato che, in rari casi, i gatti mordevano i cadaveri dei loro padroni.[13] Effettivamente, benché sia un fenomeno raro, esso è attestato in tempi moderni.[20]

Un'ultima teoria ritiene che la leggenda del kappa, che affoga gli uomini e ne manga le interiora, sia influenzata da quella del kasha.[21][22]

Altri significati

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L'espressione giapponese hi no kuruma, lettura alternativa di 火車, significa «trovarsi economicamente in cattive acque» o «essere a corto di soldi» e si lega alle torture che si dice i kasha infliggessero ai morti nel viaggio verso l'inferno.[23][24] Nella provincia di Harima le donne anziane dal brutto carattere sono dette kasha-baba (vecchie kasha).[2]

  1. ^ a b c d e 村上健司 編著, 妖怪事典, 毎日新聞社, 2000, pp. 103–104頁, ISBN 978-4-620-31428-0.
  2. ^ a b 播磨学研究所編, 播磨の民俗探訪, 神戸新聞総合出版センター, 2005, pp. 157–158頁, ISBN 978-4-3430-0341-6.
  3. ^ a b 京極夏彦・多田克己編著, 妖怪図巻, 国書刊行会, 2000, pp. 151頁, ISBN 978-4-336-04187-6.
  4. ^ a b c d Nihon kaii yōkai daijiten, Komatsu, Kazuhiko, 1947-, Tsunemitsu, Tōru, 1948-, Yamada, Shōji, 1963-, Iikura, Yoshiyuki, 1975-, 小松和彦, 1947-, 常光徹, 1948-, Saihan, Tōkyō-to Chiyoda-ku, luglio 2013, ISBN 9784490108378, OCLC 852779765.
  5. ^ 土橋里木, 甲斐路 通巻24号 精進の民話, su 怪異・妖怪伝承データベース, 国際日本文化研究センター. URL consultato il 1º settembre 2008.
  6. ^ 河野正文, 愛媛県史 民俗下巻 第八章 第三節:三 死と衣服, su 怪異・妖怪伝承データベース. URL consultato il 1º settembre 2008.
  7. ^ 河野正文, 民俗採訪 通巻昭和38年度号 宮崎県東臼杵郡西郷村, su 怪異・妖怪伝承データベース. URL consultato il 1º settembre 2008.
  8. ^ 桂又三郎, 中国民俗研究 1巻3号 阿哲郡熊谷村の伝説, su 怪異・妖怪伝承データベース. URL consultato il 1º settembre 2008.
  9. ^ 柳田國男監修 民俗学研究所編, 綜合日本民俗語彙, 第1巻, 平凡社, 1955, pp. 468頁.
  10. ^ 山口敏太郎, とうほく妖怪図鑑, んだんだブックス, 無明舎, 2003, pp. 40–41頁, ISBN 978-4-89544-344-9.
  11. ^ 妖怪事典, pp. 236頁.
  12. ^ 妖怪事典, pp. 312頁.
  13. ^ a b Davisson Zack, Kaibyō : the supernatural cats of Japan, First, Seattle, WA, 2017, ISBN 9781634059169, OCLC 1006517249.
  14. ^ (EN) Tokyo Exhibit Promises A Hell of An Experience, su Japan Forward, 5 agosto 2017. URL consultato il 5 dicembre 2018.
  15. ^ a b Yoda Hiroko e Matt Alt, Japandemonium Illustrated: The Yōkai Encyclopedias of Toriyama Sekien, Mineola, NY, Dover Publications, 2016, ISBN 9780486800356.
  16. ^ Mizuki Shigeru, Japanese Yōkai Encyclopedia Final Edition: Yōkai, Other Worlds and Gods (決定版 日本妖怪大全 妖怪・あの世・神様, Ketteihan Nihon Yōkai Taizen: Yōkai - Anoyo - Kami-sama), Tokyo, Japan, Kodansha-Bunko, 2014, ISBN 978-4-06-277602-8.
  17. ^ Toriyama, Sekien 1712-1788 e 鳥山石燕 1712-1788, Japandemonium illustrated : the yokai encyclopedias of Toriyama Sekien, Yoda, Hiroko,, Alt, Matt,, 依田寬子, Mineola, New York, 18 gennaio 2017, ISBN 978-0486800356, OCLC 909082541.
  18. ^ a b Matthew Meyer, Kasha, su yokai.com. URL consultato il 5 dicembre 2018.
  19. ^ 村上健司 編著, 妖怪事典, 毎日新聞社, 2000, pp. 103–104頁, ISBN 978-4-620-31428-0.
  20. ^ J.P Sperhake, Postmortem Bite Injuries Cause by a Domestic Cat, in Archiv für Kriminologie, vol. 208, 3–4, 2001, pp. 114–119. Ospitato su EBSCOhost.
  21. ^ 妖怪図巻, pp. 147頁.
  22. ^ 根岸鎮衛, 耳嚢, a cura di 長谷川強校注, 岩波文庫, 中, 岩波書店, 1991, pp. 125頁, ISBN 978-4-00-302612-0.
  23. ^ 多田克己, 百鬼解読, 講談社文庫, 講談社, 2006, pp. 52頁, ISBN 978-4-06-275484-2.
  24. ^ 【火の車】の意味と使い方の例文(慣用句) | ことわざ・慣用句の百科事典, su proverb-encyclopedia.com. URL consultato il 17 dicembre 2018.

Voci correlate

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Altri progetti

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