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Ludwik Hirszfeld

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Ludwig Hirszfeld

Ludwig Hirszfeld (1884 – 1954), medico batteriologo polacco.

Nel ghetto di Varsavia

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Una volta i turchi decisero di eliminare tutti i cani da Costantinopoli, quantunque non fosse consuetudine uccidere animali. Portarono perciò i cani su un'isola deserta, disabitata, perché si divorassero a vicenda. Quel modo di sbarazzarsi dei cani venne allora ritenuto crudele e indegno.
Ora è stato deciso di annientare gli ebrei. Dapprima si è proceduto con loro come con i cani di Costantinopoli: crepassero di fame, di pidocchi e di sporcizia; avrebbero certo finito di mangiarsi l'un l'altro.
Che quadro terrificante per il mondo! Parassiti sporchi, pidocchiosi e affamati, odiati e detestati da tutti, essi lottano, nonostante tutto, per la loro misera vita.

Citazioni

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  • Il quartiere fu recintato con filo spinato e a spese della comunità ebraica si eressero alte mura, in cui furono lasciate soltanto poche aperture per consentire l'approvvigionamento dei viveri. [...] La porta verso la vita si chiuse alle nostre spalle.
  • Non siamo più uomini, ma soltanto una parte di una massa ripugnante. Ognuno ha il permesso di picchiarci.
  • Nel quartiere «ariano» un ettaro ha meno abitanti, dieci volte meno abitanti, di quelli che ha il quartiere «non ariano». Là si distrugge soltanto l'intelligenza – qui tutto. Là è permesso vegetare come un servo – qui si è destinati alla morte per miseria.
  • Ogni giorno m'imbatto in quadri caratteristici.
    Spesso sul marciapiede, coperto di giornali, giace qualche cosa. Di sotto spuntano per lo più membra spaventosamente consunte, o gambe gonfie. Sono i cadaveri dei morti di tifo petecchiale che vengono semplicemente portati fuori dell'abitazione dai coinquilini, per risparmiare le spese di sepoltura.
  • Se un giorno si innalzerà un monumento ai morti, si dovranno nominare per primi i bambini e commemorarli con queste parole: «Agli ignoti bambini contrabbandieri».

[Ludwig Hirszfeld, Nel ghetto di Varsavia; citato in Reimund Schnabel, Il disonore dell'uomo, traduzione di Herma Trettl, Paperbacks Lerici, 1966]

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