Ph.D. student in Literary Studies at KU Leuven, Belgium. His research focuses on the literary memory of the Italian occupation of Fiume. He collaborates with “Il Vittoriale degli Italiani”, the prominent research center dedicated to poet Gabriele d’Annunzio. In 2017 he worked as a research intern at Waseda University in Tokyo, investigating the role of japonisme in contemporary Italian literature.
L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornal... more L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornalistiche fin-de-siecle su simposi giapponesizzanti alla creazione letteraria di personaggi esotici per il suo primo romanzo, secondo l’influenza esercitata dalla contemporanea letteratura di viaggio francese. Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale e, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi e un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i piu importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta societa che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orie...
Mario Carli, Con d'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fiumane, 2021
Capitolo introduttivo e nota editoriale per il volume di Mario Carli "Con d'Annunzio a Fiume. Pro... more Capitolo introduttivo e nota editoriale per il volume di Mario Carli "Con d'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fiumane", edito da Giubilei Regnani nel 2021.
Nazione Futura. Rivista di approfondimento politico, economico e culturale, 2021
In occasione dell’uscita del libro "Con D’Annunzio a Fiume", di Mario Carli, edito da Giubilei Re... more In occasione dell’uscita del libro "Con D’Annunzio a Fiume", di Mario Carli, edito da Giubilei Regnani all’interno della collana “Città di Vita” diretta da Alessandro Gnocchi e Giordano Bruno Guerri, Andrea D'Ottavi intervista il curatore della pubblicazione Carlo Leo.
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca. Atti del convegno internazionale di studi, 2020
L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’i... more L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’impresa si sia concentrata finora soprattutto sulle sue componenti eminentemente storico-politiche, stante il sospetto per la figuralità e l’astrazione insite nella resa narrativa o poetica, inficiami potenzialmente la veridicità del testo, in una dinamica che contrappone facta a ficta”. Molte, invece, sono state le testimonianze letterarie legate all’esperienza nella “città di vita” e in particolare “una voce discordante, che s’inserisce nel dibattito sulla percezione pubblica di Fiume discostandosi dal vitalismo degli scrittori legionari, lontano dal canone di scrittura maturata nel clima festoso e gioviale del ribellismo ardito”. Il saggio propone “un affondo critico sulla letteratura della legionaria Mary Vitali, sulla sostanza del trauma derivante dalla fine del mito, attraverso la lente metodologica della memoria culturale”.
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca. Atti del convegno internazionale di studi, 2020
L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’i... more L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’impresa si sia concentrata finora soprattutto sulle sue componenti eminentemente storico-politiche, stante il sospetto per la figuralità e l’astrazione insite nella resa narrativa o poetica, inficiami potenzialmente la veridicità del testo, in una dinamica che contrappone facta a ficta”. Molte, invece, sono state le testimonianze letterarie legate all’esperienza nella “città di vita” e in particolare “una voce discordante, che s’inserisce nel dibattito sulla percezione pubblica di Fiume discostandosi dal vitalismo degli scrittori legionari, lontano dal canone di scrittura maturata nel clima festoso e gioviale del ribellismo ardito”. Il saggio propone “un affondo critico sulla letteratura della legionaria Mary Vitali, sulla sostanza del trauma derivante dalla fine del mito, attraverso la lente metodologica della memoria culturale”.
«Interface. Journal of European Languages and Literatures», 2020
L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornal... more L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornalistiche fin-de-siècle su simposi giapponesizzanti alla creazione letteraria di personaggi esotici per il suo primo romanzo, secondo l’influenza esercitata dalla contemporanea letteratura di viaggio francese. Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale è, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi è un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i più importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta società che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orientalismo dannunziano è documento di un’attrazione per le qualità esotiche e fantastiche della cultura giapponese, di un interesse per la maniera simbolica attraverso cui gli artisti giapponesi rappresentavano la realtà. Seppur muovendo sempre dal pregiudizio di una fondamentale superiorità italiana e appropriandosi degli elementi giapponesi come divertissement, D’Annunzio è riuscito a confezionare una novella sagace, nella quale si intravedono già temi, personaggi e ambientazioni del primo romanzo Il Piacere. Questo contributo, in definitiva, si concentra sull’intertestualità insita nella prosa giovanile dannunziana; analizza la maniera in cui lo scrittore ha reinterpretato una selezione di fonti francesi al fine di elaborare il suo discorso orientalista, attraverso lo sviluppo dei personaggi di Mandarina e del Cavalier Sakumi.
This article describes the evolution of Gabriele d'Annunzio's orientalism, from fin-de-siècle chronicles of Japanese themed symposia to the literary creation of exotic characters for his first novel, informed by contemporary French travel literature. In his youth, the passion for oriental ceramics, lacquerware, and bronzes coincides with a deep interest in Japanese prosody. The material aspect is, indeed, most important: D'Annunzio's collection of Japanese artifacts is an extension of the writer himself, a vehicle of his fantasies, as well as an inspiration for his prose. At the end of the 19th century, D'Annunzio was working as a journalist for the most influential Roman newspapers of the era, writing for the society page. In a short story titled "Mandarina", he pokes fun at the dictates of high society and the craze for collecting Japanese art. D'Annunzio's orientalism documents an attraction for the exotic and fantastic qualities of Japanese culture, an interest in the symbolic way Japanese artists represented reality. Although always operating from what he considered to be the high ground of Italian cultural superiority and appropriating Japanese elements as a divertissement, D'Annunzio succeeded in crafting a witty tale in which themes, characters, and settings of his first novel, Il Piacere, are already sketched out. This paper, ultimately, focuses on intertextuality in D'Annunzio's early prose. It investigates how the writer reinterpreted a selection of French sources to elaborate his orientalist discourse, through the development of the characters of Mandarina and Cavalier Sakumi.
Punti di incrocio, di attenzione, di briga e d’affetto. Lettere ai tempi di conflitti e di guerre nel Novecento, a cura di Elisabeth Kertesz-Vial and Isabella von Treskow, «Civiltà italiana», Firenze, Franco Cesati, 2020
Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, ne... more Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, nei giorni tumultuosi che segnarono la fine della Grande Guerra. Raccoglie all’interno del libro "La guerra italiana. Impressioni di un giapponese", edito a Napoli nel 1919, la sua corrispondenza con alcuni esponenti di spicco del panorama culturale italiano e con rappresentanti del governo Orlando. Shimoi era giunto a Napoli nel 1915, partito dalla natia Fukuoka per lavorare in Italia come lettore di lingua giapponese all’Istituto Orientale. Introdurrà in Italia la poesia giapponese, che tanti effetti sortirà nella maniera poetica degli scrittori esordienti nel periodo post-bellico. Favorirà la ricezione del fascismo mussoliniano in Giappone per arginare, nelle sue intenzioni, la corruzione dei costumi tradizionali. Mediatore di pratiche letterarie e teorie politiche tra Roma e Tokyo, Shimoi resta una figura controversa nel dibattito sul fascismo italiano. Le lettere che descrivono la sua partecipazione all’esperienza bellica accolgono piccoli episodi di eroismo, vignette liriche che esaltano il cameratismo dei soldati italiani e la loro strenua difesa del focolare domestico, della patria. Il libro è introdotto da una lettera prefatoria di Gabriele d’Annunzio che riconosce in Shimoi un fratello nel comune sforzo bellico. La guerra italiana di Harukichi Shimoi difetta, ad oggi, di un’analisi letteraria sistematica. Scopo dell’intervento è di indagare in merito alla biografia e al pensiero del letterato giapponese attraverso le lettere che compongono il libro, pure tramite la corrispondenza che Shimoi intrattenne con Gabriele d’Annunzio
Visioni d’Istria, Fiume e Dalmazia nella letteratura italiana, «Rivista di Letteratura Italiana», Fabrizio Serra Editore, 2020
La presa dannunziana della città di Fiume sancisce l’inizio di una gestione eccezionale del poter... more La presa dannunziana della città di Fiume sancisce l’inizio di una gestione eccezionale del potere. Enrico Serventi Longhi caratterizza la dittatura sovrana dannunziana come stato di eccezione, in cui il diritto è sospeso per far fronte a situazioni d’emergenza. Sascha Bru conia il termine merger-institution per descrivere l’unione di letteratura e politica tipica dello stato di eccezione. In questo contesto, linguaggio dell’amministrazione e linguaggio dell’arte si fondono, mentre gli intellettuali al potere suggeriscono modelli effettivi di governo. La città dannunziana in stato di eccezione è il campo di battaglia di differenti concezioni estetiche che assumono il valore di strategie politiche, plurime visioni di Fiume.
Tentati di morire... e di vivere: moderni barbari, esteti armati, indomabili, fratelli separati, camaleonti. Journée d'étude franco-italienne autour de Maurizio Serra, 2019
EAM7 Conference Brochure on "CRiSiS" (European Network for Avant-Garde and Modernism Studies - 7th Biennial Conference), 2020
Panel: Futurism and the avant-garde during the occupation of Fiume (1919-1920)
Chair: Bart Van De... more Panel: Futurism and the avant-garde during the occupation of Fiume (1919-1920) Chair: Bart Van Den Bossche Organizers: Sascha Bru, Bart Van Den Bossche, Carlo Leo Paper title: Forging a New State and a New Man: Mario Carli’s cultural revolution
Abstract Mario Carli (1888-1935) stands out as one of the most remarkable personalities in the early 20th Century futurist zeitgeist. Writer, journalist, essayist, dramatist, and pioneer of the “Synthetic futurist theatre”. He fought the Great war alongside the arditi, the “stormtroopers” of the Italian Army, whose political ideology he shaped as editor of the weekly journal L’Ardito. Carli celebrates the arditi as “futurists at war, the bohemian avant-garde ready for everything”. Through their political awakening and radicalisation, Carli sought to lead a national revolution to alter the fate of the “decadent” liberal State. Upon hearing the news of D’Annunzio’s occupation of Fiume, he eluded the strict surveillance put upon him (he was suspected of siding with the Bolsheviks), and reached the Adriatic city, where he founded the paper La testa di ferro, whose first number appeared on 1 February 1920. La testa di ferro had, at its peak, a print run of 10,000, and helped foster debate on various artistic and political subjects. This contribution will deal with the relationship between futurism and arditism in Fiume, taking into account Carli’s literary writings and private correspondence, to investigate the fine line between political reality and artistic utopia.
Gli Studi Italiani nel Mondo, Facoltà di Lettere e Filosofia, CSI-CIS, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2-3 maggio 2019
Questo intervento presenta le componenti fondamentali del progetto di dottorato "Remembering the ... more Questo intervento presenta le componenti fondamentali del progetto di dottorato "Remembering the City of Life. The literary memory of the occupation of Fiume", promosso dal Research Foundation Flanders (FWO) presso la Katholieke Universiteit Leuven e il laboratorio di ricerca letteraria MDRN. L’ambizione del progetto è l’analisi delle rappresentazioni letterarie della città di Fiume in stato d’assedio, ponendo in relazione queste pubblicazioni alla situazione storico-politica in cui esse compaiono.
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca, Il Vittoriale degli Italiani, 5-7 settembre 2019
L’intento di questo intervento è gettare luce sull’opportunità di un’indagine letteraria per lo s... more L’intento di questo intervento è gettare luce sull’opportunità di un’indagine letteraria per lo studio del proverbiale «ordine lirico» che D’Annunzio invoca a presiedere Fiume legionaria. Fiume dannunziana si costituisce presto come un’infaticabile fabbrica di memoria letteraria, di narrazioni a fine artistico e propagandistico. L’ambizione di tradurre l’eccesso di vita della città in pagine di letteratura ha messo alla prova un gruppo nutrito di legionari-letterati, che riescono a trovare una voce indipendente rispetto alla vulgata dannunziana e adottano strategie retoriche individuali, dando vita a un caleidoscopio di soluzioni narrative. Questo intervento esplorerà le componenti vitalistiche e festive della narrativa legionaria, ma non mancherà di indagare l'elaborazione letteraria del trauma dovuto alla fine tragica dell'impresa che emerge negli scritti della legionaria Mary Vitali. Di prossima pubblicazione per i tipi di Silvana Editoriale.
Visioni d'Istria, Fiume, Dalmazia nella Letteratura Italiana, I.R.C.I. Trieste, 7-8 novembre 2019
Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di ... more Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di gruppi di arditi e granatieri agli ordini del Comandante Gabriele d’Annunzio. La ricerca accademica in merito all’Impresa si è concentrata finora soprattutto sulle sue componenti eminentemente storico-politiche (Alatri, Valeri, Mosse, Pupo). I testi letterari sono stati per lo più tralasciati, in questo contesto, perché ritenuti parziali nella resa dei fatti, d’intralcio a una rigorosa ricostruzione storica. La critica ha fatto oggetto privilegiato di riflessione l’estetizzazione della prassi politica dannunziana, rintracciando nei discorsi fiumani il seme della retorica mussoliniana. Restano ignorati i resoconti di altri «legionari-letterati», nella definizione di Renzo De Felice, e i contributi di quegli intellettuali stranieri, dal Belgio al Giappone, che hanno vissuto la reggenza dannunziana, contribuendo a forgiare il mito internazionale di Fiume. I primi memoriali di servizio sulla Marcia di Ronchi, che dà inizio all’Impresa, compaiono già durante l’occupazione; decine di legionari danno poi forma letteraria alle proprie memorie, facendo ricorso a una pluralità di generi e di strategie retoriche. La memorialistica su Fiume dimostra un altissimo tasso di letterarietà nelle rappresentazioni testuali dello spazio urbano cittadino. L’obiettivo del presente contributo è di mettere in luce quindi, all’interno della memorialistica legionaria, le rappresentazioni letterarie dello spazio urbano fiumano, sottratto all’ombra che vi proietta il Palazzo del Governo in cui il Comandante tesse la sua fitta trama politica. Ne risulterà, di necessità, la straniante percezione di una Fiume dannunziana senza D’Annunzio, attraverso la sensibilità letteraria dei «legionari-letterati» e le loro inedite visioni di Fiume. La scrittura autobiografica di Giovanni Comisso, Mario Carli, Léon Kochnitzky costituirà il corpus testuale fondamentale per questa indagine.
SIS (Society for Italian Studies) Biennial Conference, University of Edinburgh, 26-28 June 2019
Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di ... more Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di gruppi di arditi e granatieri agli ordini del Comandante Gabriele d’Annunzio. Se alla componente maschile del fiumanesimo la storiografia ufficiale ha avuto modo di dedicarsi, comunque non in maniera esauriente, l’indagine in merito alle biografie delle legionarie dannunziane difetta del tutto, ad oggi, di un’analisi significativa. Le storie di centinaia di legionarie sono passate sotto silenzio. Irredentiste della Giovane Italia, dell’Associazione Nazionale Legionarie di Fiume e Dalmazia, componenti dell’Associazione femminile “Le custodi dei morti” per la cura perpetua delle tombe dei caduti per la causa di Fiume, queste donne hanno prestato servizio nei mesi della Reggenza e testimoniano con passione la propria fede dannunziana. Prestano servizio nei quadri della Croce Rossa e assistenza ai legionari, promuovono attività a sostegno dei bambini fiumani, sono impiegate presso gli uffici del Comando della città di Fiume. Attraverso le testimonianze inedite di alcune donne partecipanti all’impresa, tratte dalla Serie Legionarie, entro la Sezione Legionari e Legionarie dell’Archivio Generale Fiumano del Vittoriale degli Italiani, si cercherà di restituire una traccia della memoria femminile nella Fiume dannunziana. Nucleo della riflessione sarà l’analisi degli scritti di autrici e poetesse che univano la passione per la letteratura alla spontanea fede patriottica.
Intersections/Intersezioni 6th annual conference, Florence, May 30-June 1, 2018
After World War I, Italy experienced a period of social and political tension, with nationalist o... more After World War I, Italy experienced a period of social and political tension, with nationalist outrage about insufficient territorial compensations for the Italian efforts in the war. In September 1919, Italian poet and war hero Gabriele D'Annunzio marched at the head of a group of several hundred volunteers to occupy the town of Fiume (today Rijeka, Croatia). The small but cosmopolitan port on the Adriatic Sea was part of the defunct Austro-Hungarian Empire and harbored a large Italian community. Part of the Italian public opinion supported the view that Fiume, together with some other areas in Dalmatia, should be annexed to Italy. D’Annunzio was, indeed, a spokesman for the irredentist movement, whose enthusiasts wished to regain all those territories which had once been Italian and which had been left unredeemed when the war ended. Soon after the start of the occupation, thousands of volunteers of all sorts quickly joined the ranks of D'Annunzio's legionari. Eventually, the occupation lasted almost sixteen months, a period during which the city was transformed into a free state with its own constitution. Fiume under D’Annunzio can be seen as a microcosm of the modern political world, thus giving us a chance to make sense of the contemporary upsurge in nationalism throughout Europe. The occupation of Fiume marks the beginning of an era, the age of mass politics, for D’Annunzio learned how to shape the masses into a coherent political body. Without D’Annunzio, duce of Fiume, the Fascist nationalistic rhetoric would not have taken place: the balcony address, the Roman salute, the shaping of a new Italian identity. Fiume became a unique political and artistic laboratory; many historians have underlined the radical, libertine nature of the revolt, which was a melting pot of different ideologies. This presentation aims to reflect about the epistemic status of Italian nationalism, during the occupation of Fiume, as a constant negotiation between conservative ideas and revolutionary syndicalism. It will focus on a selected corpus of literary testimonies about the occupation, examining their implications for the cultural memory of Fiume.
Grief and the Arts in the West from the Middle Ages to the 21st Century: An Interdisciplinary Conference, Leuven, November 28-30, 2019
Despite widespread interest in Gabriele d’Annunzio (1863-1938) as a writer and war hero on the It... more Despite widespread interest in Gabriele d’Annunzio (1863-1938) as a writer and war hero on the Italian front, little research has been carried to the body of writings he dedicated to fellow comrades in arms fallen in combat in the trenches of World War I or during the occupation of the city of Fiume, led by the poet himself in 1919. The writer’s oeuvre often insists on a combination of erotic sensuality and fear of the individual’s bodily existence, which is the prey of time and decay (Esequie della giovinezza, 1903). Meditating on loss and bereavement, D’Annunzio published Contemplazione della morte in 1912, inspired by Giovanni Pascoli’s death. The poet’s familiarity with the “inutile strage” of the Great War deepened his reflection on the fundamental necessity for a soldier to die as a martyr to the national cause. When his comrade and friend Giuseppe Miraglia perishes in an aviation accident, D’Annunzio celebrates the hero’s courage, while contemplating his own mortality and evoking the many hours he spent by the aviator’s body in a Venetian mortuary (Notturno, 1921). Natale Palli, Giovanni Randaccio and many other of D’Annunzio’s personal friends went to their death during the war. The writer’s grief memoirs strengthen the ties between mourning and glorification of military sacrifice. When D’Annunzio becomes duce of Fiume in 1919, his rhetoric relies heavily on religious symbols and the cult of martyrs to the cause, giving birth to a secular ritual in which the meditation on death is a strategy to strengthen national sentiment.
XXIII Convegno AIPI "Le vie dell'Italiano", Siena 5-8 settembre 2018
Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, ne... more Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, nei giorni tumultuosi che segnarono la fine della Grande Guerra. Raccoglie all’interno del libro "La guerra italiana. Impressioni di un giapponese", edito a Napoli nel 1919, la sua corrispondenza con alcuni esponenti di spicco del panorama culturale italiano e con rappresentanti del governo Orlando. Shimoi era giunto a Napoli nel 1915, partito dalla natia Fukuoka per lavorare in Italia come lettore di lingua giapponese all’Istituto Orientale. Introdurrà in Italia la poesia giapponese, che tanti effetti sortirà nella maniera poetica degli scrittori esordienti nel periodo post-bellico. Favorirà la ricezione del fascismo mussoliniano in Giappone per arginare, nelle sue intenzioni, la corruzione dei costumi tradizionali. Mediatore di pratiche letterarie e teorie politiche tra Roma e Tokyo, Shimoi resta una figura controversa nel dibattito sul fascismo italiano. Le lettere che descrivono la sua partecipazione all’esperienza bellica accolgono piccoli episodi di eroismo, vignette liriche che esaltano il cameratismo dei soldati italiani e la loro strenua difesa del focolare domestico, della patria. Il libro è introdotto da una lettera prefatoria di Gabriele d’Annunzio che riconosce in Shimoi un fratello nel comune sforzo bellico. La guerra italiana di Harukichi Shimoi difetta, ad oggi, di un’analisi letteraria sistematica. Scopo dell’intervento è di indagare in merito alla biografia e al pensiero del letterato giapponese attraverso le lettere che compongono il libro, pure tramite la corrispondenza che Shimoi intrattenne con Gabriele d’Annunzio.
AATI International Conference, Cagliari 20-24 giugno 2018
Mandarina è una “favola mondana” che apparve sul «Capitan Fracassa» il 22 giugno 1884, a firma Ga... more Mandarina è una “favola mondana” che apparve sul «Capitan Fracassa» il 22 giugno 1884, a firma Gabriele d’Annunzio. Si tratta di un racconto ironico e svagato che ha per protagonista la marchesa Aurora Cardinale, soprannominata Mandarina per la sua infatuazione per il decorativismo estremo-orientale. La protagonista veste alla giapponese, adorna il boudoir con stampe orientali, sogna di abbandonare la realtà gretta e vincere l’amore di un samurai. Incarna un aspetto importante del complesso fenomeno del japonisme, caratteristico della scrittura di Vittorio Pica: l’evasione dalla vita ordinaria in un mondo alternativo, fantastico e poetico. Il ritratto muliebre dannunziano è testimonianza in prosa della percezione di un Giappone “al femminile”, sensuale sogno esotico che evoca nella mente dei lettori della Roma umbertina la licenziosità dei costumi e l’affettazione dei modi. La descrizione della marchesa permette una lettura delle modalità attraverso cui il discorso orientalista rende fruibile il Giappone ai lettori di quotidiano nell’Italia di fine Ottocento. Il presente contributo vuole, partendo dall’analisi del ritratto femminile dannunziano, evidenziare le dinamiche interpretative che l’Europa letteraria adotta per la comprensione dell’Oriente nel momento storico in cui il Giappone si apre al mondo. Un’indagine accurata delle fonti letterarie di cui D’Annunzio si serve per la stesura di questa “favola mondana”, che saranno il modello pure per tante pagine del Piacere, renderà esplicito il contesto culturale entro cui si muovono le prime relazioni italo-giapponesi. La descrizione giapponesizzante di Mandarina permette a D’Annunzio di dotare la sua pagina di un erotismo discreto, una sensualità delicata, che anima le dettagliate descrizioni dei simposi aristocratici che avvengono nei salotti della marchesa Aurora Cardinale. La moda del tempo detta il Giappone e D’Annunzio cede al fascino molle del capriccio esotico. Ben prima della percezione di un Giappone “al maschile” che negli anni ’30 D’Annunzio definirà «acciaiato» dopo l’invasione della Manciuria, esiste nell’immaginario del poeta la vaga percezione di un Paese che assume tutte le caratteristiche femminili della disponibilità erotica e della sottomissione (erano quelli gli anni della curiosità del Giappone per l’Occidente, quindi della sua apertura). Qualcuno ha parlato, al contrario, del Giappone come di un Paese auto-colonizzatosi.
Menzione della curatela di Carlo Leo per il volume "Con D'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fium... more Menzione della curatela di Carlo Leo per il volume "Con D'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fiumane" di Mario Carli, futurista e legionario dannunziano. Il volume è edito nel 2021 da Giubilei Regnani Editore, per la collana "Città di vita" diretta da Alessandro Gnocchi e Giordano Bruno Guerri.
L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornal... more L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornalistiche fin-de-siecle su simposi giapponesizzanti alla creazione letteraria di personaggi esotici per il suo primo romanzo, secondo l’influenza esercitata dalla contemporanea letteratura di viaggio francese. Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale e, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi e un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i piu importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta societa che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orie...
Mario Carli, Con d'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fiumane, 2021
Capitolo introduttivo e nota editoriale per il volume di Mario Carli "Con d'Annunzio a Fiume. Pro... more Capitolo introduttivo e nota editoriale per il volume di Mario Carli "Con d'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fiumane", edito da Giubilei Regnani nel 2021.
Nazione Futura. Rivista di approfondimento politico, economico e culturale, 2021
In occasione dell’uscita del libro "Con D’Annunzio a Fiume", di Mario Carli, edito da Giubilei Re... more In occasione dell’uscita del libro "Con D’Annunzio a Fiume", di Mario Carli, edito da Giubilei Regnani all’interno della collana “Città di Vita” diretta da Alessandro Gnocchi e Giordano Bruno Guerri, Andrea D'Ottavi intervista il curatore della pubblicazione Carlo Leo.
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca. Atti del convegno internazionale di studi, 2020
L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’i... more L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’impresa si sia concentrata finora soprattutto sulle sue componenti eminentemente storico-politiche, stante il sospetto per la figuralità e l’astrazione insite nella resa narrativa o poetica, inficiami potenzialmente la veridicità del testo, in una dinamica che contrappone facta a ficta”. Molte, invece, sono state le testimonianze letterarie legate all’esperienza nella “città di vita” e in particolare “una voce discordante, che s’inserisce nel dibattito sulla percezione pubblica di Fiume discostandosi dal vitalismo degli scrittori legionari, lontano dal canone di scrittura maturata nel clima festoso e gioviale del ribellismo ardito”. Il saggio propone “un affondo critico sulla letteratura della legionaria Mary Vitali, sulla sostanza del trauma derivante dalla fine del mito, attraverso la lente metodologica della memoria culturale”.
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca. Atti del convegno internazionale di studi, 2020
L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’i... more L’autore prende in considerazione un fatto “innegabile, che la ricerca accademica in merito all’impresa si sia concentrata finora soprattutto sulle sue componenti eminentemente storico-politiche, stante il sospetto per la figuralità e l’astrazione insite nella resa narrativa o poetica, inficiami potenzialmente la veridicità del testo, in una dinamica che contrappone facta a ficta”. Molte, invece, sono state le testimonianze letterarie legate all’esperienza nella “città di vita” e in particolare “una voce discordante, che s’inserisce nel dibattito sulla percezione pubblica di Fiume discostandosi dal vitalismo degli scrittori legionari, lontano dal canone di scrittura maturata nel clima festoso e gioviale del ribellismo ardito”. Il saggio propone “un affondo critico sulla letteratura della legionaria Mary Vitali, sulla sostanza del trauma derivante dalla fine del mito, attraverso la lente metodologica della memoria culturale”.
«Interface. Journal of European Languages and Literatures», 2020
L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornal... more L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornalistiche fin-de-siècle su simposi giapponesizzanti alla creazione letteraria di personaggi esotici per il suo primo romanzo, secondo l’influenza esercitata dalla contemporanea letteratura di viaggio francese. Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale è, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi è un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i più importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta società che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orientalismo dannunziano è documento di un’attrazione per le qualità esotiche e fantastiche della cultura giapponese, di un interesse per la maniera simbolica attraverso cui gli artisti giapponesi rappresentavano la realtà. Seppur muovendo sempre dal pregiudizio di una fondamentale superiorità italiana e appropriandosi degli elementi giapponesi come divertissement, D’Annunzio è riuscito a confezionare una novella sagace, nella quale si intravedono già temi, personaggi e ambientazioni del primo romanzo Il Piacere. Questo contributo, in definitiva, si concentra sull’intertestualità insita nella prosa giovanile dannunziana; analizza la maniera in cui lo scrittore ha reinterpretato una selezione di fonti francesi al fine di elaborare il suo discorso orientalista, attraverso lo sviluppo dei personaggi di Mandarina e del Cavalier Sakumi.
This article describes the evolution of Gabriele d'Annunzio's orientalism, from fin-de-siècle chronicles of Japanese themed symposia to the literary creation of exotic characters for his first novel, informed by contemporary French travel literature. In his youth, the passion for oriental ceramics, lacquerware, and bronzes coincides with a deep interest in Japanese prosody. The material aspect is, indeed, most important: D'Annunzio's collection of Japanese artifacts is an extension of the writer himself, a vehicle of his fantasies, as well as an inspiration for his prose. At the end of the 19th century, D'Annunzio was working as a journalist for the most influential Roman newspapers of the era, writing for the society page. In a short story titled "Mandarina", he pokes fun at the dictates of high society and the craze for collecting Japanese art. D'Annunzio's orientalism documents an attraction for the exotic and fantastic qualities of Japanese culture, an interest in the symbolic way Japanese artists represented reality. Although always operating from what he considered to be the high ground of Italian cultural superiority and appropriating Japanese elements as a divertissement, D'Annunzio succeeded in crafting a witty tale in which themes, characters, and settings of his first novel, Il Piacere, are already sketched out. This paper, ultimately, focuses on intertextuality in D'Annunzio's early prose. It investigates how the writer reinterpreted a selection of French sources to elaborate his orientalist discourse, through the development of the characters of Mandarina and Cavalier Sakumi.
Punti di incrocio, di attenzione, di briga e d’affetto. Lettere ai tempi di conflitti e di guerre nel Novecento, a cura di Elisabeth Kertesz-Vial and Isabella von Treskow, «Civiltà italiana», Firenze, Franco Cesati, 2020
Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, ne... more Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, nei giorni tumultuosi che segnarono la fine della Grande Guerra. Raccoglie all’interno del libro "La guerra italiana. Impressioni di un giapponese", edito a Napoli nel 1919, la sua corrispondenza con alcuni esponenti di spicco del panorama culturale italiano e con rappresentanti del governo Orlando. Shimoi era giunto a Napoli nel 1915, partito dalla natia Fukuoka per lavorare in Italia come lettore di lingua giapponese all’Istituto Orientale. Introdurrà in Italia la poesia giapponese, che tanti effetti sortirà nella maniera poetica degli scrittori esordienti nel periodo post-bellico. Favorirà la ricezione del fascismo mussoliniano in Giappone per arginare, nelle sue intenzioni, la corruzione dei costumi tradizionali. Mediatore di pratiche letterarie e teorie politiche tra Roma e Tokyo, Shimoi resta una figura controversa nel dibattito sul fascismo italiano. Le lettere che descrivono la sua partecipazione all’esperienza bellica accolgono piccoli episodi di eroismo, vignette liriche che esaltano il cameratismo dei soldati italiani e la loro strenua difesa del focolare domestico, della patria. Il libro è introdotto da una lettera prefatoria di Gabriele d’Annunzio che riconosce in Shimoi un fratello nel comune sforzo bellico. La guerra italiana di Harukichi Shimoi difetta, ad oggi, di un’analisi letteraria sistematica. Scopo dell’intervento è di indagare in merito alla biografia e al pensiero del letterato giapponese attraverso le lettere che compongono il libro, pure tramite la corrispondenza che Shimoi intrattenne con Gabriele d’Annunzio
Visioni d’Istria, Fiume e Dalmazia nella letteratura italiana, «Rivista di Letteratura Italiana», Fabrizio Serra Editore, 2020
La presa dannunziana della città di Fiume sancisce l’inizio di una gestione eccezionale del poter... more La presa dannunziana della città di Fiume sancisce l’inizio di una gestione eccezionale del potere. Enrico Serventi Longhi caratterizza la dittatura sovrana dannunziana come stato di eccezione, in cui il diritto è sospeso per far fronte a situazioni d’emergenza. Sascha Bru conia il termine merger-institution per descrivere l’unione di letteratura e politica tipica dello stato di eccezione. In questo contesto, linguaggio dell’amministrazione e linguaggio dell’arte si fondono, mentre gli intellettuali al potere suggeriscono modelli effettivi di governo. La città dannunziana in stato di eccezione è il campo di battaglia di differenti concezioni estetiche che assumono il valore di strategie politiche, plurime visioni di Fiume.
Tentati di morire... e di vivere: moderni barbari, esteti armati, indomabili, fratelli separati, camaleonti. Journée d'étude franco-italienne autour de Maurizio Serra, 2019
EAM7 Conference Brochure on "CRiSiS" (European Network for Avant-Garde and Modernism Studies - 7th Biennial Conference), 2020
Panel: Futurism and the avant-garde during the occupation of Fiume (1919-1920)
Chair: Bart Van De... more Panel: Futurism and the avant-garde during the occupation of Fiume (1919-1920) Chair: Bart Van Den Bossche Organizers: Sascha Bru, Bart Van Den Bossche, Carlo Leo Paper title: Forging a New State and a New Man: Mario Carli’s cultural revolution
Abstract Mario Carli (1888-1935) stands out as one of the most remarkable personalities in the early 20th Century futurist zeitgeist. Writer, journalist, essayist, dramatist, and pioneer of the “Synthetic futurist theatre”. He fought the Great war alongside the arditi, the “stormtroopers” of the Italian Army, whose political ideology he shaped as editor of the weekly journal L’Ardito. Carli celebrates the arditi as “futurists at war, the bohemian avant-garde ready for everything”. Through their political awakening and radicalisation, Carli sought to lead a national revolution to alter the fate of the “decadent” liberal State. Upon hearing the news of D’Annunzio’s occupation of Fiume, he eluded the strict surveillance put upon him (he was suspected of siding with the Bolsheviks), and reached the Adriatic city, where he founded the paper La testa di ferro, whose first number appeared on 1 February 1920. La testa di ferro had, at its peak, a print run of 10,000, and helped foster debate on various artistic and political subjects. This contribution will deal with the relationship between futurism and arditism in Fiume, taking into account Carli’s literary writings and private correspondence, to investigate the fine line between political reality and artistic utopia.
Gli Studi Italiani nel Mondo, Facoltà di Lettere e Filosofia, CSI-CIS, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2-3 maggio 2019
Questo intervento presenta le componenti fondamentali del progetto di dottorato "Remembering the ... more Questo intervento presenta le componenti fondamentali del progetto di dottorato "Remembering the City of Life. The literary memory of the occupation of Fiume", promosso dal Research Foundation Flanders (FWO) presso la Katholieke Universiteit Leuven e il laboratorio di ricerca letteraria MDRN. L’ambizione del progetto è l’analisi delle rappresentazioni letterarie della città di Fiume in stato d’assedio, ponendo in relazione queste pubblicazioni alla situazione storico-politica in cui esse compaiono.
Fiume 1919-2019. Un centenario europeo tra identità, memorie e prospettive di ricerca, Il Vittoriale degli Italiani, 5-7 settembre 2019
L’intento di questo intervento è gettare luce sull’opportunità di un’indagine letteraria per lo s... more L’intento di questo intervento è gettare luce sull’opportunità di un’indagine letteraria per lo studio del proverbiale «ordine lirico» che D’Annunzio invoca a presiedere Fiume legionaria. Fiume dannunziana si costituisce presto come un’infaticabile fabbrica di memoria letteraria, di narrazioni a fine artistico e propagandistico. L’ambizione di tradurre l’eccesso di vita della città in pagine di letteratura ha messo alla prova un gruppo nutrito di legionari-letterati, che riescono a trovare una voce indipendente rispetto alla vulgata dannunziana e adottano strategie retoriche individuali, dando vita a un caleidoscopio di soluzioni narrative. Questo intervento esplorerà le componenti vitalistiche e festive della narrativa legionaria, ma non mancherà di indagare l'elaborazione letteraria del trauma dovuto alla fine tragica dell'impresa che emerge negli scritti della legionaria Mary Vitali. Di prossima pubblicazione per i tipi di Silvana Editoriale.
Visioni d'Istria, Fiume, Dalmazia nella Letteratura Italiana, I.R.C.I. Trieste, 7-8 novembre 2019
Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di ... more Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di gruppi di arditi e granatieri agli ordini del Comandante Gabriele d’Annunzio. La ricerca accademica in merito all’Impresa si è concentrata finora soprattutto sulle sue componenti eminentemente storico-politiche (Alatri, Valeri, Mosse, Pupo). I testi letterari sono stati per lo più tralasciati, in questo contesto, perché ritenuti parziali nella resa dei fatti, d’intralcio a una rigorosa ricostruzione storica. La critica ha fatto oggetto privilegiato di riflessione l’estetizzazione della prassi politica dannunziana, rintracciando nei discorsi fiumani il seme della retorica mussoliniana. Restano ignorati i resoconti di altri «legionari-letterati», nella definizione di Renzo De Felice, e i contributi di quegli intellettuali stranieri, dal Belgio al Giappone, che hanno vissuto la reggenza dannunziana, contribuendo a forgiare il mito internazionale di Fiume. I primi memoriali di servizio sulla Marcia di Ronchi, che dà inizio all’Impresa, compaiono già durante l’occupazione; decine di legionari danno poi forma letteraria alle proprie memorie, facendo ricorso a una pluralità di generi e di strategie retoriche. La memorialistica su Fiume dimostra un altissimo tasso di letterarietà nelle rappresentazioni testuali dello spazio urbano cittadino. L’obiettivo del presente contributo è di mettere in luce quindi, all’interno della memorialistica legionaria, le rappresentazioni letterarie dello spazio urbano fiumano, sottratto all’ombra che vi proietta il Palazzo del Governo in cui il Comandante tesse la sua fitta trama politica. Ne risulterà, di necessità, la straniante percezione di una Fiume dannunziana senza D’Annunzio, attraverso la sensibilità letteraria dei «legionari-letterati» e le loro inedite visioni di Fiume. La scrittura autobiografica di Giovanni Comisso, Mario Carli, Léon Kochnitzky costituirà il corpus testuale fondamentale per questa indagine.
SIS (Society for Italian Studies) Biennial Conference, University of Edinburgh, 26-28 June 2019
Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di ... more Il 2019 segna il centenario dell’occupazione italiana di Fiume, ovvero dell’ingresso in città di gruppi di arditi e granatieri agli ordini del Comandante Gabriele d’Annunzio. Se alla componente maschile del fiumanesimo la storiografia ufficiale ha avuto modo di dedicarsi, comunque non in maniera esauriente, l’indagine in merito alle biografie delle legionarie dannunziane difetta del tutto, ad oggi, di un’analisi significativa. Le storie di centinaia di legionarie sono passate sotto silenzio. Irredentiste della Giovane Italia, dell’Associazione Nazionale Legionarie di Fiume e Dalmazia, componenti dell’Associazione femminile “Le custodi dei morti” per la cura perpetua delle tombe dei caduti per la causa di Fiume, queste donne hanno prestato servizio nei mesi della Reggenza e testimoniano con passione la propria fede dannunziana. Prestano servizio nei quadri della Croce Rossa e assistenza ai legionari, promuovono attività a sostegno dei bambini fiumani, sono impiegate presso gli uffici del Comando della città di Fiume. Attraverso le testimonianze inedite di alcune donne partecipanti all’impresa, tratte dalla Serie Legionarie, entro la Sezione Legionari e Legionarie dell’Archivio Generale Fiumano del Vittoriale degli Italiani, si cercherà di restituire una traccia della memoria femminile nella Fiume dannunziana. Nucleo della riflessione sarà l’analisi degli scritti di autrici e poetesse che univano la passione per la letteratura alla spontanea fede patriottica.
Intersections/Intersezioni 6th annual conference, Florence, May 30-June 1, 2018
After World War I, Italy experienced a period of social and political tension, with nationalist o... more After World War I, Italy experienced a period of social and political tension, with nationalist outrage about insufficient territorial compensations for the Italian efforts in the war. In September 1919, Italian poet and war hero Gabriele D'Annunzio marched at the head of a group of several hundred volunteers to occupy the town of Fiume (today Rijeka, Croatia). The small but cosmopolitan port on the Adriatic Sea was part of the defunct Austro-Hungarian Empire and harbored a large Italian community. Part of the Italian public opinion supported the view that Fiume, together with some other areas in Dalmatia, should be annexed to Italy. D’Annunzio was, indeed, a spokesman for the irredentist movement, whose enthusiasts wished to regain all those territories which had once been Italian and which had been left unredeemed when the war ended. Soon after the start of the occupation, thousands of volunteers of all sorts quickly joined the ranks of D'Annunzio's legionari. Eventually, the occupation lasted almost sixteen months, a period during which the city was transformed into a free state with its own constitution. Fiume under D’Annunzio can be seen as a microcosm of the modern political world, thus giving us a chance to make sense of the contemporary upsurge in nationalism throughout Europe. The occupation of Fiume marks the beginning of an era, the age of mass politics, for D’Annunzio learned how to shape the masses into a coherent political body. Without D’Annunzio, duce of Fiume, the Fascist nationalistic rhetoric would not have taken place: the balcony address, the Roman salute, the shaping of a new Italian identity. Fiume became a unique political and artistic laboratory; many historians have underlined the radical, libertine nature of the revolt, which was a melting pot of different ideologies. This presentation aims to reflect about the epistemic status of Italian nationalism, during the occupation of Fiume, as a constant negotiation between conservative ideas and revolutionary syndicalism. It will focus on a selected corpus of literary testimonies about the occupation, examining their implications for the cultural memory of Fiume.
Grief and the Arts in the West from the Middle Ages to the 21st Century: An Interdisciplinary Conference, Leuven, November 28-30, 2019
Despite widespread interest in Gabriele d’Annunzio (1863-1938) as a writer and war hero on the It... more Despite widespread interest in Gabriele d’Annunzio (1863-1938) as a writer and war hero on the Italian front, little research has been carried to the body of writings he dedicated to fellow comrades in arms fallen in combat in the trenches of World War I or during the occupation of the city of Fiume, led by the poet himself in 1919. The writer’s oeuvre often insists on a combination of erotic sensuality and fear of the individual’s bodily existence, which is the prey of time and decay (Esequie della giovinezza, 1903). Meditating on loss and bereavement, D’Annunzio published Contemplazione della morte in 1912, inspired by Giovanni Pascoli’s death. The poet’s familiarity with the “inutile strage” of the Great War deepened his reflection on the fundamental necessity for a soldier to die as a martyr to the national cause. When his comrade and friend Giuseppe Miraglia perishes in an aviation accident, D’Annunzio celebrates the hero’s courage, while contemplating his own mortality and evoking the many hours he spent by the aviator’s body in a Venetian mortuary (Notturno, 1921). Natale Palli, Giovanni Randaccio and many other of D’Annunzio’s personal friends went to their death during the war. The writer’s grief memoirs strengthen the ties between mourning and glorification of military sacrifice. When D’Annunzio becomes duce of Fiume in 1919, his rhetoric relies heavily on religious symbols and the cult of martyrs to the cause, giving birth to a secular ritual in which the meditation on death is a strategy to strengthen national sentiment.
XXIII Convegno AIPI "Le vie dell'Italiano", Siena 5-8 settembre 2018
Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, ne... more Harukichi Shimoi scrive dal fronte italiano, durante la battaglia decisiva di Vittorio Veneto, nei giorni tumultuosi che segnarono la fine della Grande Guerra. Raccoglie all’interno del libro "La guerra italiana. Impressioni di un giapponese", edito a Napoli nel 1919, la sua corrispondenza con alcuni esponenti di spicco del panorama culturale italiano e con rappresentanti del governo Orlando. Shimoi era giunto a Napoli nel 1915, partito dalla natia Fukuoka per lavorare in Italia come lettore di lingua giapponese all’Istituto Orientale. Introdurrà in Italia la poesia giapponese, che tanti effetti sortirà nella maniera poetica degli scrittori esordienti nel periodo post-bellico. Favorirà la ricezione del fascismo mussoliniano in Giappone per arginare, nelle sue intenzioni, la corruzione dei costumi tradizionali. Mediatore di pratiche letterarie e teorie politiche tra Roma e Tokyo, Shimoi resta una figura controversa nel dibattito sul fascismo italiano. Le lettere che descrivono la sua partecipazione all’esperienza bellica accolgono piccoli episodi di eroismo, vignette liriche che esaltano il cameratismo dei soldati italiani e la loro strenua difesa del focolare domestico, della patria. Il libro è introdotto da una lettera prefatoria di Gabriele d’Annunzio che riconosce in Shimoi un fratello nel comune sforzo bellico. La guerra italiana di Harukichi Shimoi difetta, ad oggi, di un’analisi letteraria sistematica. Scopo dell’intervento è di indagare in merito alla biografia e al pensiero del letterato giapponese attraverso le lettere che compongono il libro, pure tramite la corrispondenza che Shimoi intrattenne con Gabriele d’Annunzio.
AATI International Conference, Cagliari 20-24 giugno 2018
Mandarina è una “favola mondana” che apparve sul «Capitan Fracassa» il 22 giugno 1884, a firma Ga... more Mandarina è una “favola mondana” che apparve sul «Capitan Fracassa» il 22 giugno 1884, a firma Gabriele d’Annunzio. Si tratta di un racconto ironico e svagato che ha per protagonista la marchesa Aurora Cardinale, soprannominata Mandarina per la sua infatuazione per il decorativismo estremo-orientale. La protagonista veste alla giapponese, adorna il boudoir con stampe orientali, sogna di abbandonare la realtà gretta e vincere l’amore di un samurai. Incarna un aspetto importante del complesso fenomeno del japonisme, caratteristico della scrittura di Vittorio Pica: l’evasione dalla vita ordinaria in un mondo alternativo, fantastico e poetico. Il ritratto muliebre dannunziano è testimonianza in prosa della percezione di un Giappone “al femminile”, sensuale sogno esotico che evoca nella mente dei lettori della Roma umbertina la licenziosità dei costumi e l’affettazione dei modi. La descrizione della marchesa permette una lettura delle modalità attraverso cui il discorso orientalista rende fruibile il Giappone ai lettori di quotidiano nell’Italia di fine Ottocento. Il presente contributo vuole, partendo dall’analisi del ritratto femminile dannunziano, evidenziare le dinamiche interpretative che l’Europa letteraria adotta per la comprensione dell’Oriente nel momento storico in cui il Giappone si apre al mondo. Un’indagine accurata delle fonti letterarie di cui D’Annunzio si serve per la stesura di questa “favola mondana”, che saranno il modello pure per tante pagine del Piacere, renderà esplicito il contesto culturale entro cui si muovono le prime relazioni italo-giapponesi. La descrizione giapponesizzante di Mandarina permette a D’Annunzio di dotare la sua pagina di un erotismo discreto, una sensualità delicata, che anima le dettagliate descrizioni dei simposi aristocratici che avvengono nei salotti della marchesa Aurora Cardinale. La moda del tempo detta il Giappone e D’Annunzio cede al fascino molle del capriccio esotico. Ben prima della percezione di un Giappone “al maschile” che negli anni ’30 D’Annunzio definirà «acciaiato» dopo l’invasione della Manciuria, esiste nell’immaginario del poeta la vaga percezione di un Paese che assume tutte le caratteristiche femminili della disponibilità erotica e della sottomissione (erano quelli gli anni della curiosità del Giappone per l’Occidente, quindi della sua apertura). Qualcuno ha parlato, al contrario, del Giappone come di un Paese auto-colonizzatosi.
Menzione della curatela di Carlo Leo per il volume "Con D'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fium... more Menzione della curatela di Carlo Leo per il volume "Con D'Annunzio a Fiume. Prose belliche e fiumane" di Mario Carli, futurista e legionario dannunziano. Il volume è edito nel 2021 da Giubilei Regnani Editore, per la collana "Città di vita" diretta da Alessandro Gnocchi e Giordano Bruno Guerri.
駒競こまくらべ―馬の晴れ姿 / Horses in Art Works. Equine Magnificence, 2016
Carlo Leo's contribution to the exhibition "Horses in Art Works. Equine Magnificence" was acknowl... more Carlo Leo's contribution to the exhibition "Horses in Art Works. Equine Magnificence" was acknowledged in the catalog published by The Museum of the Imperial Collections Sannomaru-Shōzōkan (三の丸尚蔵館).
Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione. Fiume 1919-1920, 2019
Menzione dell'attività di ricerca svolta da Carlo Leo presso l'Archivio Fiumano del Vittoriale de... more Menzione dell'attività di ricerca svolta da Carlo Leo presso l'Archivio Fiumano del Vittoriale degli Italiani all'interno del libro "Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione. Fiume 1919-1920" edito da Mondadori nel 2019, a opera di Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale.
Menzione della presentazione "I letterati a Fiume tra vitalismo e trauma" di Carlo Leo su «Il Cor... more Menzione della presentazione "I letterati a Fiume tra vitalismo e trauma" di Carlo Leo su «Il Corriere della Sera Brescia» del 7 settembre 2019 nell'articolo "Allarmi siamo rivoluzionari" a firma Mario Tedeschi.
Menzione della presentazione "I letterati a Fiume tra vitalismo e trauma" di Carlo Leo su «Il Gio... more Menzione della presentazione "I letterati a Fiume tra vitalismo e trauma" di Carlo Leo su «Il Giornale» del 9 settembre 2019 nell'articolo "Cosi nella bella Fiume esplose la festa perenne della rivoluzione" a firma Orlando Donfrancesco.
The MDRN Fiume project team cordially invites you to the 7th Biennial Conference of the European ... more The MDRN Fiume project team cordially invites you to the 7th Biennial Conference of the European Network for Avant-Garde and Modernism Studies, which will be held at KU Leuven on September, 17-19. EAM devotes itself to the study of the avant-garde and modernism in Europe within a global setting. The next EAM conference will deal with the theme of “Crisis”. Please, consider submitting a proposal for one of the proposed sessions: 1. Futurism and the avant-garde during the occupation of Fiume (1919-1920) 2. Fiume international: relations, contacts, exchanges We would appreciate it if you could send us an abstract (max 300 words) and a short biography with name, postal address and email contact to fiume.mdrn@gmail.com before January, 20. Individual contributions should last about 20 minutes (plus discussion) and must be in English. Conference proceedings will not be published, but we intend to print a book to collect the panel contributions.
Slideshow per il convegno "Visioni d'Istria, Fiume, Dalmazia nella Letteratura Italiana", I.R.C.I... more Slideshow per il convegno "Visioni d'Istria, Fiume, Dalmazia nella Letteratura Italiana", I.R.C.I. Trieste, 7-8 novembre 2019. Per maggiori riferimenti, consultare il mio articolo con lo stesso titolo, edito da Fabrizio Serra editore nel volume con gli atti del convegno (2020).
Con D'Annunzio a Fiume: prose belliche e fiumane, 2021
Una penna appuntita come una baionetta a servizio del sacro ribellismo. Le prose di Mario Carli (... more Una penna appuntita come una baionetta a servizio del sacro ribellismo. Le prose di Mario Carli (1888-1935) nascono da quella stagione aggrovigliata di aspirazioni di palingenesi sociale e istanze rivoluzionarie che è il diciannovismo nella politica italiana. Testimoniano l’adesione alla guerra da parte del più eversivo dei futuristi e costituiscono un memoriale in presa diretta dell’impresa dannunziana a Fiume. La parabola guerresca di Carli è compendiata in Addio, mia sigaretta! (1919) e prosegue con la prosa politica di Con d’Annunzio a Fiume (1920), dipanando il fil rouge che unisce arditismo, futurismo, fiumanesimo e fascismo.
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Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale è, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi è un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i più importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta società che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orientalismo dannunziano è documento di un’attrazione per le qualità esotiche e fantastiche della cultura giapponese, di un interesse per la maniera simbolica attraverso cui gli artisti giapponesi rappresentavano la realtà. Seppur muovendo sempre dal pregiudizio di una fondamentale superiorità italiana e appropriandosi degli elementi giapponesi come divertissement, D’Annunzio è riuscito a confezionare una novella sagace, nella quale si intravedono già temi, personaggi e ambientazioni del primo romanzo Il Piacere.
Questo contributo, in definitiva, si concentra sull’intertestualità insita nella prosa giovanile dannunziana; analizza la maniera in cui lo scrittore ha reinterpretato una selezione di fonti francesi al fine di elaborare il suo discorso orientalista, attraverso lo sviluppo dei personaggi di Mandarina e del Cavalier Sakumi.
This article describes the evolution of Gabriele d'Annunzio's orientalism, from fin-de-siècle chronicles of Japanese themed symposia to the literary creation of exotic characters for his first novel, informed by contemporary French travel literature.
In his youth, the passion for oriental ceramics, lacquerware, and bronzes coincides with a deep interest in Japanese prosody. The material aspect is, indeed, most important: D'Annunzio's collection of Japanese artifacts is an extension of the writer himself, a vehicle of his fantasies, as well as an inspiration for his prose. At the end of the 19th century, D'Annunzio was working as a journalist for the most influential Roman newspapers of the era, writing for the society page. In a short story titled "Mandarina", he pokes fun at the dictates of high society and the craze for collecting Japanese art. D'Annunzio's orientalism documents an attraction for the exotic and fantastic qualities of Japanese culture, an interest in the symbolic way Japanese artists represented reality. Although always operating from what he considered to be the high ground of Italian cultural superiority and appropriating Japanese elements as a divertissement, D'Annunzio succeeded in crafting a witty tale in which themes, characters, and settings of his first novel, Il Piacere, are already sketched out.
This paper, ultimately, focuses on intertextuality in D'Annunzio's early prose. It investigates how the writer reinterpreted a selection of French sources to elaborate his orientalist discourse, through the development of the characters of Mandarina and Cavalier Sakumi.
Chair: Bart Van Den Bossche
Organizers: Sascha Bru, Bart Van Den Bossche, Carlo Leo
Paper title: Forging a New State and a New Man: Mario Carli’s cultural revolution
Abstract
Mario Carli (1888-1935) stands out as one of the most remarkable personalities in the early 20th Century futurist zeitgeist. Writer, journalist, essayist, dramatist, and pioneer of the “Synthetic futurist theatre”. He fought the Great war alongside the arditi, the “stormtroopers” of the Italian Army, whose political ideology he shaped as editor of the weekly journal L’Ardito. Carli celebrates the arditi as “futurists at war, the bohemian avant-garde ready for everything”. Through their political awakening and radicalisation, Carli sought to lead a national revolution to alter the fate of the “decadent” liberal State. Upon hearing the news of D’Annunzio’s occupation of Fiume, he eluded the strict surveillance put upon him (he was suspected of siding with the Bolsheviks), and reached the Adriatic city, where he founded the paper La testa di ferro, whose first number appeared on 1 February 1920. La testa di ferro had, at its peak, a print run of 10,000, and helped foster debate on various artistic and political subjects. This contribution will deal with the relationship between futurism and arditism in Fiume, taking into account Carli’s literary writings and private correspondence, to investigate the fine line between political reality and artistic utopia.
L’ambizione del progetto è l’analisi delle rappresentazioni letterarie della città di Fiume in stato d’assedio, ponendo in relazione queste pubblicazioni alla situazione storico-politica in cui esse compaiono.
Questo intervento esplorerà le componenti vitalistiche e festive della narrativa legionaria, ma non mancherà di indagare l'elaborazione letteraria del trauma dovuto alla fine tragica dell'impresa che emerge negli scritti della legionaria Mary Vitali.
Di prossima pubblicazione per i tipi di Silvana Editoriale.
L’obiettivo del presente contributo è di mettere in luce quindi, all’interno della memorialistica legionaria, le rappresentazioni letterarie dello spazio urbano fiumano, sottratto all’ombra che vi proietta il Palazzo del Governo in cui il Comandante tesse la sua fitta trama politica. Ne risulterà, di necessità, la straniante percezione di una Fiume dannunziana senza D’Annunzio, attraverso la sensibilità letteraria dei «legionari-letterati» e le loro inedite visioni di Fiume. La scrittura autobiografica di Giovanni Comisso, Mario Carli, Léon Kochnitzky costituirà il corpus testuale fondamentale per questa indagine.
La descrizione giapponesizzante di Mandarina permette a D’Annunzio di dotare la sua pagina di un erotismo discreto, una sensualità delicata, che anima le dettagliate descrizioni dei simposi aristocratici che avvengono nei salotti della marchesa Aurora Cardinale. La moda del tempo detta il Giappone e D’Annunzio cede al fascino molle del capriccio esotico. Ben prima della percezione di un Giappone “al maschile” che negli anni ’30 D’Annunzio definirà «acciaiato» dopo l’invasione della Manciuria, esiste nell’immaginario del poeta la vaga percezione di un Paese che assume tutte le caratteristiche femminili della disponibilità erotica e della sottomissione (erano quelli gli anni della curiosità del Giappone per l’Occidente, quindi della sua apertura). Qualcuno ha parlato, al contrario, del Giappone come di un Paese auto-colonizzatosi.
Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale è, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi è un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i più importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta società che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orientalismo dannunziano è documento di un’attrazione per le qualità esotiche e fantastiche della cultura giapponese, di un interesse per la maniera simbolica attraverso cui gli artisti giapponesi rappresentavano la realtà. Seppur muovendo sempre dal pregiudizio di una fondamentale superiorità italiana e appropriandosi degli elementi giapponesi come divertissement, D’Annunzio è riuscito a confezionare una novella sagace, nella quale si intravedono già temi, personaggi e ambientazioni del primo romanzo Il Piacere.
Questo contributo, in definitiva, si concentra sull’intertestualità insita nella prosa giovanile dannunziana; analizza la maniera in cui lo scrittore ha reinterpretato una selezione di fonti francesi al fine di elaborare il suo discorso orientalista, attraverso lo sviluppo dei personaggi di Mandarina e del Cavalier Sakumi.
This article describes the evolution of Gabriele d'Annunzio's orientalism, from fin-de-siècle chronicles of Japanese themed symposia to the literary creation of exotic characters for his first novel, informed by contemporary French travel literature.
In his youth, the passion for oriental ceramics, lacquerware, and bronzes coincides with a deep interest in Japanese prosody. The material aspect is, indeed, most important: D'Annunzio's collection of Japanese artifacts is an extension of the writer himself, a vehicle of his fantasies, as well as an inspiration for his prose. At the end of the 19th century, D'Annunzio was working as a journalist for the most influential Roman newspapers of the era, writing for the society page. In a short story titled "Mandarina", he pokes fun at the dictates of high society and the craze for collecting Japanese art. D'Annunzio's orientalism documents an attraction for the exotic and fantastic qualities of Japanese culture, an interest in the symbolic way Japanese artists represented reality. Although always operating from what he considered to be the high ground of Italian cultural superiority and appropriating Japanese elements as a divertissement, D'Annunzio succeeded in crafting a witty tale in which themes, characters, and settings of his first novel, Il Piacere, are already sketched out.
This paper, ultimately, focuses on intertextuality in D'Annunzio's early prose. It investigates how the writer reinterpreted a selection of French sources to elaborate his orientalist discourse, through the development of the characters of Mandarina and Cavalier Sakumi.
Chair: Bart Van Den Bossche
Organizers: Sascha Bru, Bart Van Den Bossche, Carlo Leo
Paper title: Forging a New State and a New Man: Mario Carli’s cultural revolution
Abstract
Mario Carli (1888-1935) stands out as one of the most remarkable personalities in the early 20th Century futurist zeitgeist. Writer, journalist, essayist, dramatist, and pioneer of the “Synthetic futurist theatre”. He fought the Great war alongside the arditi, the “stormtroopers” of the Italian Army, whose political ideology he shaped as editor of the weekly journal L’Ardito. Carli celebrates the arditi as “futurists at war, the bohemian avant-garde ready for everything”. Through their political awakening and radicalisation, Carli sought to lead a national revolution to alter the fate of the “decadent” liberal State. Upon hearing the news of D’Annunzio’s occupation of Fiume, he eluded the strict surveillance put upon him (he was suspected of siding with the Bolsheviks), and reached the Adriatic city, where he founded the paper La testa di ferro, whose first number appeared on 1 February 1920. La testa di ferro had, at its peak, a print run of 10,000, and helped foster debate on various artistic and political subjects. This contribution will deal with the relationship between futurism and arditism in Fiume, taking into account Carli’s literary writings and private correspondence, to investigate the fine line between political reality and artistic utopia.
L’ambizione del progetto è l’analisi delle rappresentazioni letterarie della città di Fiume in stato d’assedio, ponendo in relazione queste pubblicazioni alla situazione storico-politica in cui esse compaiono.
Questo intervento esplorerà le componenti vitalistiche e festive della narrativa legionaria, ma non mancherà di indagare l'elaborazione letteraria del trauma dovuto alla fine tragica dell'impresa che emerge negli scritti della legionaria Mary Vitali.
Di prossima pubblicazione per i tipi di Silvana Editoriale.
L’obiettivo del presente contributo è di mettere in luce quindi, all’interno della memorialistica legionaria, le rappresentazioni letterarie dello spazio urbano fiumano, sottratto all’ombra che vi proietta il Palazzo del Governo in cui il Comandante tesse la sua fitta trama politica. Ne risulterà, di necessità, la straniante percezione di una Fiume dannunziana senza D’Annunzio, attraverso la sensibilità letteraria dei «legionari-letterati» e le loro inedite visioni di Fiume. La scrittura autobiografica di Giovanni Comisso, Mario Carli, Léon Kochnitzky costituirà il corpus testuale fondamentale per questa indagine.
La descrizione giapponesizzante di Mandarina permette a D’Annunzio di dotare la sua pagina di un erotismo discreto, una sensualità delicata, che anima le dettagliate descrizioni dei simposi aristocratici che avvengono nei salotti della marchesa Aurora Cardinale. La moda del tempo detta il Giappone e D’Annunzio cede al fascino molle del capriccio esotico. Ben prima della percezione di un Giappone “al maschile” che negli anni ’30 D’Annunzio definirà «acciaiato» dopo l’invasione della Manciuria, esiste nell’immaginario del poeta la vaga percezione di un Paese che assume tutte le caratteristiche femminili della disponibilità erotica e della sottomissione (erano quelli gli anni della curiosità del Giappone per l’Occidente, quindi della sua apertura). Qualcuno ha parlato, al contrario, del Giappone come di un Paese auto-colonizzatosi.
Please, consider submitting a proposal for one of the proposed sessions:
1. Futurism and the avant-garde during the occupation of Fiume (1919-1920)
2. Fiume international: relations, contacts, exchanges
We would appreciate it if you could send us an abstract (max 300 words) and a short biography with name, postal address and email contact to fiume.mdrn@gmail.com before January, 20.
Individual contributions should last about 20 minutes (plus discussion) and must be in English. Conference proceedings will not be published, but we intend to print a book to collect the panel contributions.
Per maggiori riferimenti, consultare il mio articolo con lo stesso titolo, edito da Fabrizio Serra editore nel volume con gli atti del convegno (2020).