Famiglie divise Storie di conflitti e trasgressioni (Italia e Spagna, secoli XVI-XVIII) a cura di Davide Balestra ed Elisa Novi Chavarria, 2024
The essay reconstructs the contrasts that arose between the Prince of Colubrano Francesco Carafa,... more The essay reconstructs the contrasts that arose between the Prince of Colubrano Francesco Carafa, soldier in the service of the Habsburgs and the Bourbons, and the Duchess of Tolve Faustina Pignatelli, a charming lady and brilliant scientist, which led the couple to their separation, sanctioned by the Sacred Royal Council. The stormy private affair intertwined with the public one of the Kingdom of Naples, cyclically in crisis in the first half of the eighteenth century due to the wars of succession and dynastic changes. In that fluid context, the spouses had to juggle the opposing arrays of forces and reconfigure their loyalty, in a complex game full of ambiguities that could produce deleterious effects.
Il saggio ricostruisce i contrasti che insorsero tra il principe di Colubrano Francesco Carafa, militare al servizio degli Asburgo e dei Borbone, e la duchessa di Tolve Faustina Pignatelli, affascinante dama e brillante scienziata, e che condussero la coppia alla separazione, sancita dal Sacro Regio Consiglio. La burrascosa vicenda privata si intrecciò a quella pubblica del Regno di Napoli, ciclicamente in crisi nella prima metà del XVIII secolo per effetto delle guerre di successione e dei cambiamenti dinastici. In quel contesto fluido i coniugi dovettero destreggiarsi tra gli opposti schieramenti di forze e riconfigurare il proprio lealismo, in un complesso gioco ricco di ambiguità che potevano produrre effetti deleteri.
Crises politiques et reconfigurations des fidélités. Les élites de la monarchie hispanique des guerres d’Italie à la guerre de Succession espagnole - Sous la direction d’Héloïse Hermant et Albane Cogné - Cahiers de la Méditerranée , Jun 2023
This article studies the first two generations of the Pignatelli Aymerich family, active between ... more This article studies the first two generations of the Pignatelli Aymerich family, active between the last decades of the seventeenth century and the middle of the following century. The European context, disrupted by wars of succession and dynastic changes, was going through a phase of crisis and transition. Families and individuals had to juggle opposing forces in a complex game of equivocal political allegiances –some chose to serve the Bourbon or imperial cause without reservations while others adopted more am-biguous behaviors, barricading themselves in the expectation of new international equilibria. Through this case study, the article explores a field at the margins of the major themes debated by historiography: focusing on the link between elites and sovereigns, the author investigates the modalities and circumstances of the service rendered by the former to the latter, and reconstructs the circulation of individuals linked to transnational power groups through their careers. In particular, the article clarifies the role of women and the importance of matrimonial alliances which, especially in the case of mixed marriages, favored the implementation of complex strategies and the integration into family and clientelist networks characterized by different social, economic and political affiliations.
Cet article reconstitue le parcours des deux premières générations de la famille Pignatelli Aymerich, active entre les dernières décennies du xviie siècle et le milieu du siècle suivant. Le contexte européen, bouleversé par les guerres de succession et les changements dynastiques, traverse alors une phase de crise et de transition qui incite les familles et les individus à jongler entre les forces opposées, dans un jeu complexe d’allégeances politiques non univoques, à servir sans réserve la cause bourbonienne ou impériale ou à adopter un comportement ambigu, se barricadant dans l’attente de nouveaux équilibres internationaux. Cette étude de cas permet des réflexions aux marges des grandes thématiques débattues par l’historiographie, intéressées à approfondir le lien élites-souverain, à enquêter sur les modalités et la conjoncture du service rendu par les premiers aux seconds, à reconstruire la circulation des sujets liés aux groupes de pouvoir transnationaux à travers leurs carrières. Elle permet également de préciser le rôle des femmes et l’importance des alliances matrimoniales qui, à travers des mariages mixtes, ont favorisé la mise en œuvre de stratégies complexes et l’intégration dans des réseaux familiaux et clientélistes caractérisés par différentes appartenances sociales, économiques et politiques.
Cerimoniale della corte di Napoli. 1801-1825, 2022
Il saggio delinea la struttura amministrativa della corte di Ferdinando di Borbone al rientro a N... more Il saggio delinea la struttura amministrativa della corte di Ferdinando di Borbone al rientro a Napoli del sovrano dal primo e dal secondo esilio siciliano e analizza alcuni aspetti del sistema cerimoniale, teoricamente volto a rappresentare la magnificenza del potere regio e a ribadirne la stabilità che era stata fortemente pregiudicata nel corso di quegli anni di grave turbamento politico e di grandi trasformazioni culturali. L’effimera stagione giacobina e, maggiormente, la più duratura esperienza francese non erano trascorse invano: anche nell’organizzazione della vita e delle cerimonie di corte il ritorno al passato, auspicato dal re e dai suoi collaboratori, si rivelava arduo e irreversibili le trasformazioni della cultura cortigiana.
Il saggio prospetta alcune considerazioni sull’allineamento internazionale del Regno di Napoli ne... more Il saggio prospetta alcune considerazioni sull’allineamento internazionale del Regno di Napoli nel XVIII secolo e sulla graduale apertura realizzata nei confronti dell’Austria dopo la drammatica rottura del 1734, quando Carlo di Borbone pose fine alla dominazione asburgica nel Mezzogiorno e si impadronì del trono meridionale. Attraverso un particolare caso di studio, indaga le reazioni ai mutamenti dinastici elaborate della società napoletana o, per meglio dire, da una parte dei gruppi dominanti.
Le vicende del principe Antonio Pignatelli Aymerich sono ricostruite nella convinzione che il genere biografico, aldilà dell’evolversi delle tendenze storiografiche e dell’affinarsi delle metodologie di ricerca, conservi un suo particolare fascino narrativo e presenti un’efficacia descrittiva e interpretativa del contesto in cui si dipanano le storie indagate. La significatività del caso permette riflessioni in margine a nodi problematici centrali nella odierna storiografia, interessata agli italiani al servizio della Monarchia iberica, alle loro carriere itineranti, realizzate con il favore della corte, al loro inserimento in élites transnazionali aggregate intorno al sovrano; consente, inoltre, precisazioni sui ruoli delle donne e sulle valenze dei matrimoni misti e/o delle unioni endogamiche.
The essay offers some considerations on the international alignment of the Kingdom of Naples in the eighteenth century and on the gradual opening towards Austria after the dramatic break in 1734, when Charles of Bourbon put an end to the Habsburg domination in the South of Italy and seized the throne. Through a particular case study, the essay investigates the reactions to dynastic changes elaborated by Neapolitan society or, better, by a part of the dominant groups.
The events of Prince Antonio Pignatelli Aymerich are reconstructed in the belief that the biographical genre, beyond the evolution of historiographic trends and the refinement of research methodologies, retains its particular narrative charm and presents a descriptive and interpretative efficacy of the context in which the investigated stories unfold. The significance of the case allows reflections on the margins of central problematic nodes in today's historiography, interested in Italians at the service of the Iberian Monarchy, in their itinerant careers, realized with the favor of the court, in their insertion in transnational élites aggregated around the sovereign; it also allows clarifications on the roles of women and on the values of mixed marriages and / or endogamous unions.
Corte e cerimoniale di Carlo di Borbone, a cura di A.M. Rao, 2020
Il saggio, diviso in due parti, nella prima delinea un rapido profilo della storiografia italiana... more Il saggio, diviso in due parti, nella prima delinea un rapido profilo della storiografia italiana sul venticinquennio carolino, oscillante tra intenti celebrativi e dure stigmatizzazioni nate dal durevole retaggio della stagione risorgimentale che portava a enfatizzare i limiti della conseguita indipendenza del Regno e della persistente subordinazione alle direttive spagnole. Solo a partire dal tardo Novecento gli storici hanno iniziato ad affrontare con rinnovato vigore epistemologico filoni d’indagine rimasti fino ad allora pressoché inesplorati. Nella seconda parte si riallaccia ad un settore di ricerca emerso in tempi recenti e non ancora esaustivamente scandagliato e, attraverso un particolare case study, analizza alcuni aspetti del sistema cerimoniale della corte borbonica, teso a rappresentare simbolicamente la magnificenza e la stabilità del potere regio. Nel Settecento il baciamano al re appariva tenacemente radicato nel palazzo napoletano e conservava una potente carica simbolica, mostrandosi saldamente integrato nella ideologia corporativa di antico regime e strutturato in funzione dello status e del genere dei partecipanti; al volgere del secolo, tuttavia, l’intensificarsi della sua frequenza era sintomatico della banalizzazione del rito e della sua perdita di valore politico.
L’autrice illustra preliminarmente il complesso simbolismo dell’antico rito della rosa che era in... more L’autrice illustra preliminarmente il complesso simbolismo dell’antico rito della rosa che era indicativo del rapporto gerarchico tra potere spirituale e temporale e che in età moderna era scandito in due fasi: l’una di unzione e benedizione del fiore per mano del pontefice; l’altra di attribuzione del prestigioso omaggio a un autorevole sostenitore della religione e della Chiesa. Si sofferma sul secondo momento cerimoniale e analizza il conferimento del dono inviato da Benedetto XIV alla prima regina delle Due Sicilie, Maria Amalia di Sassonia, con l’auspicio di favorire, per suo tramite, i rapporti tra Roma e Napoli. La cerimonia non si svolse pubblicamente, ma in spazi riservati e in presenza di un numero ristretto di partecipanti, divergendo da un modello consolidato che, nelle intenzioni di cerimonieri e trattatisti, avrebbe dovuto rappresentare la genesi sacrale del potere regio di fronte ai sudditi esultanti. L’evento napoletano, in linea con analoghe tendenze emergenti in altre corti europee, denotava una trasformazione della cultura cortigiana, volta a separare progressivamente la sfera pubblica dalla privata e a garantire ai regnanti uno spazio intimo ove estrinsecare sentimenti ed emozioni personali.
In the introduction the author illustrates the complex symbolism of the ancient rite of the rose, indicative of the hierarchical relationship between spiritual and temporal power. She notes that in modern times the rite was divided into two phases: one was characterized by the anointing and blessing of the flower by the pontiff; the other consisted in conferring the prestigious tribute to an authoritative supporter of religion and the Church. The author focuses on the second ceremonial moment and analyzes the conferment of the gift sent by Benedict XIV to the first queen of the Two Sicilies, Maria Amalia of Saxony, with the hope of favoring, through her, the relations between Rome and Naples. The ceremony did not take place publicly, but in reserved spaces and in the presence of a few participants. Therefore, it diverged from a consolidated model built to represent the sacred genesis of the royal power in front of the exultant subjects. The Neapolitan event denoted a transformation of the courtly culture that was emerging in other European courts and that aimed to progressively separate the public sphere from the private and to guarantee to the rulers an intimate space where to express personal feelings and emotions.
Donne Gonzaga a Corte. Reti istituzionali, pratiche culturali e affari di governo, a cura di C. Continisio e R. Tamalio, 2018
Il saggio prende spunto dall’unione di Ferrante Gonzaga, valente militare al servizio di Carlo V ... more Il saggio prende spunto dall’unione di Ferrante Gonzaga, valente militare al servizio di Carlo V e futuro duca di Guastalla, con l’ereditiera napoletana Isabella di Capua, principessa di Molfetta; patrocinate dal cardinale Ercole Gonzaga, le nozze furono celebrate nell’agosto del 1530 segretamente e per procura, lo sposo assente perché impegnato nell’assedio di Firenze. La vicenda induce a riflettere sul contesto politico della penisola italiana tra il terzo e il quarto decennio del Cinquecento, percorsa da irrequietezze religiose e coinvolta nel conflitto tra Asburgo e Valois, nel corso del quale principi ed esponenti delle élites furono chiamati a compiere una scelta di campo. In tale prospettiva vanno pure inquadrate le alleanze matrimoniali che dovevano essere concluse in ambiti che non dessero adito ad ambiguità, inducendo i filoimperiali Gonzaga a legarsi a famiglie della feudalità meridionale di stessa fede politica. Le strategie alla base di questo ed altri matrimoni celebrati nello stesso arco cronologico tra giovani di casa Gonzaga e rampolli del baronaggio meridionale sono poi raffrontate con quelle poste in essere in contesti temporali e politici differenti: in primo luogo negli anni magmatici tra Quattro e Cinquecento, quando le unioni coniugali erano concluse anche in spazi geografici ampi ma entro un preciso ambito socio-politico, quello degli uomini d’arme e dei condottieri, accomunando le sorti di principi di piccoli stati sovrani e di grandi signori feudali; in secondo luogo al volgere della metà del XVI secolo, quando la compagine territoriale degli Asburgo si andava tramutando progressivamente in Monarquía spagnola, animata da nuove logiche di controllo militare e politico della penisola italiana, e nelle complessive strategie familiari dei Gonzaga di Guastalla e di Sabbioneta, integrati nei gruppi di potere prevalsi sotto Filippo II, scemava l’interesse per i matrimoni che si potevano contrarre all’interno del baronaggio meridionale.
Il saggio prende in esame alcuni aspetti legati all’interazione tra uomo e natura nella costruzio... more Il saggio prende in esame alcuni aspetti legati all’interazione tra uomo e natura nella costruzione del paesaggio rurale di Terra di Bari, dopo aver valutato preliminarmente l’opportunità di adottare come campo d’osservazione la provincia, nella consapevolezza che la fissazione degli spazi entro cui esaminare fenomeni e processi storici costituisca un’operazione tutt’altro che neutra, in grado di pesare sui risultati della ricerca. In tale ambito territoriale mette in evidenza rilevanti fattori identitari e una pluralità di non meno importanti caratteristiche geo-antropiche che sfruttavano come positiva risorsa le diversità delle sub-aree provinciali. In primo luogo viene analizzata la tipologia insediativa che, di antiche origini, si era andata definendo nell’arco di tempo compreso tra la dissoluzione della civiltà imperiale romana e il riassetto successivo alla crisi di metà Trecento e che in età moderna s’era conservata piuttosto stabile, caratterizzata dalla quasi totale assenza di villaggi rurali e dalla concentrazione della popolazione in centri urbani, tra loro scarsamente gerarchizzati e disposti lungo linee ideali grossomodo parallele al mare. È poi presa in considerazione la rete stradale, comprensiva di arterie principali, sviluppate longitudinalmente sul territorio provinciale, e percorsi secondari e rotabili naturali cui erano prevalentemente demandati i collegamenti interni. Impostata già in epoca romana e in seguito riadattata ma mai in maniera adeguata, la viabilità solo tra XVIII e XIX secolo venne migliorata, grazie a piani coerenti di intervento. Per le comunicazioni della provincia non minore importanza assumeva il sistema portuale, ove modesti approdi che sfruttavano l’accesso al mare delle lame erano inframmezzati a porti di maggiori dimensioni, ma esposti ai venti e all’interrimento, mai pienamente efficienti sia che si avvalessero di insenature naturali sia che fossero dotati di malsicuri moli artificiali. Tra Sette e Ottocento il governo borbonico puntò a realizzare miglioramenti degli impianti portuali, ma incertezze nella definizione dei progetti, complicazioni tecniche, lungaggini burocratiche e difficoltà nel reperimento dei fondi ritardarono l’esecuzione dei lavori. Attraverso le testimonianze di viaggiatori e agrimensori sono colte le caratteristiche di un paesaggio vario che andava dagli uliveti della fascia costiera al caratteristico habitat pietroso e brullo dell’altopiano murgiano, passando attraverso pianori intermedi tenuti prevalentemente a bosco, una risorsa fondamentale, regolamentata da norme consuetudinarie e statuti locali, non di rado oggetto di controversie originate dalle contrastanti esigenze di preservare l’incolto o di incentivare la coltivazione della terra. Viene infine descritta la trama composita di manufatti sacri e profani che, finalizzati alla valorizzazione economica, alla difesa e fin anche la sacralizzazione del territorio, si dispiegava negli spazi extraurbani della provincia. L’abbondanza di pietra locale serviva a terrazzare i campi, a erigere muretti divisori, riposi, jazzi e lamioni utilizzati da greggi e pastori, capanne per usi agricoli ed edifici rurali più complessi, quali erano i trulli della Murgia sud-orientale, rispondenti alle esigenze abitative di una popolazione che, diversamente da quel che avveniva altrove, aveva un rapporto stabile con la campagna. In quella stessa sub-area e sull’altopiano murgiano, ove l’armatura urbana era più rada e fragile e perciò incapace di imporre la sua organizzazione al territorio circostante, sorgevano le masserie, unità produttivo-residenziali sovente dotate di apparati difensivi per fronteggiare gli attacchi di predoni di terra e di mare. Le masserie fortificate non erano che una delle componenti di una ben più articolata rete difensiva che si venne definendo a partire dagli inizi del secondo millennio con la costruzione di torri e castelli, dipendenti originariamente dall’autorità regia e solo più tardi, specie nelle aree interne, controllati da grandi baroni che provvidero alla trasformazione di alcune strutture in eleganti residenze nobiliari. Caratterizzavano parimenti il paesaggio della Puglia centrale santuari, chiese rurali - rupestri e sub divo - complessi monastici e insediamenti conventuali. Alla sacralizzazione, nonché al controllo e alla valorizzazione economica del territorio, concorsero in particolare i benedettini, attivissimi “costruttori di paesaggi” a partire dall’anno Mille, mentre gli ordini mendicanti instaurarono un rapporto preferenziale con le città, salvo i cappuccini, costola dell’ordine francescano nata nel Cinquecento e legata alle campagne ove furono edificati conventi che non di rado condizionarono lo sviluppo della rete stradale di raccordo ai vicini centri urbani.
Il saggio propone, senza pretesa di esaustività, una rassegna di studi pubblicati nei primi lustr... more Il saggio propone, senza pretesa di esaustività, una rassegna di studi pubblicati nei primi lustri del secolo corrente. I lavori esaminati sono accomunati sia dallo sforzo di contenere il rischio della ripetitività, nato dal collocare le storie familiari entro paradigmi consolidati, sia dal tentativo di valorizzare la proiezione politica dei casati, vagliando ambiti di conoscenza e di discussione storiografica, se non del tutto nuovi, meno scandagliati. La selezione è stata consapevolmente limitata a ricerche relative a contesti geo-politici non troppo differenti per forme di organizzazione del potere e per opportunità consentite ai gruppi familiari. Sono stati pertanto considerati il Mezzogiorno insulare e peninsulare, nonché il versante meridionale dello Stato pontificio, in larga misura feudale e non di rado soggetto a baroni investiti di territori e giurisdizioni nel confinante Regno di Napoli. Gli studi qui analizzati sono stati suddivisi in tre gruppi che corrispondono ad altrettante partizioni del saggio. La prima e l’ultima trattano, rispettivamente, di casate d’antica o recente nobilitazione e di famiglie della nobiltà urbana, protagoniste di giochi di potere in provincia; quella intermedia di storie più direttamente influenzate dalla recente ripresa degli studi sulla feudalità, un tema per qualche tempo trascurato dalla storiografia. The essay aims to without being exhaustive, review papers published in the early prestige of the current century. The studies have been analyzed in order to limit the risk of repetition, arising from placing family histories within well-established paradigms, and also they try to emphasize the political projection of caste, by looking at areas of knowledge and historiography, which have been, if not entirely new, less analyzed so far. The selection has been consciously limited to searches of geo-political contexts which are not too different in terms of forms of power organization and opportunities for family groups. Therefore, the insular and peninsular southern Italy, as well as the southern side of the papal state, largely feudal and rarely subject to barons invested in territories and jurisdictions in the neighbouring Kingdom of Naples have been considered. The studies here analyzed have been divided into three groups that correspond to the sections of this essay accordingly. The first and last chapters, respectively, cover the lineages of ancient or recent ennoblement and of urban nobility who are the protagonists of power games in the province. The intermediate chapter investigates stories more directly influenced by the recent resumption of studies on feudalism, a theme for some time neglected by historiography.
Cerimoniale dei Borboni di Napoli. 1734-1801, 2017
Diviso in due parti, il saggio nella prima si sofferma sul cerimoniale della corte napoletana all... more Diviso in due parti, il saggio nella prima si sofferma sul cerimoniale della corte napoletana all’avvento di Carlo di Borbone e ne esamina l’organizzazione, condotta con l’intento programmatico di documentare l’immutabilità delle pratiche cerimoniali, rappresentazione simbolica della stabilità del potere regio, in una fase storica di ristrutturazione degli equilibri del paese, a conclusione del lungo periodo vicereale e al costituirsi di un’entità politica indipendente. Dopo un rapido excursus su maestri di cerimonie e registri cerimoniali sopravvissuti alle ingiurie del tempo, nella seconda parte analizza un antico rito curiale, il baciamano ai regnanti, che, tenacemente radicato nel palazzo napoletano, conservava ancora nel XVIII secolo una potente carica simbolica, appariva saldamente integrato nella ideologia corporativa di antico regime e strutturato in funzione dello status e del genere dei partecipanti.
El Poder y sus Manifestaciones. Segundo Encuentro Internacional Hispano-Italiano de Historia Moderna. Identidades Mediterránneas: España e Italia en perspectiva comparativa (siglos XVI-XVIII), 2016
... Nello stesso periodo furono pure nobilitati alcuni civili come il giurista Giu-seppe Poerio, ... more ... Nello stesso periodo furono pure nobilitati alcuni civili come il giurista Giu-seppe Poerio, ex giacobino che sotto il governo francese fece una ... molti versi analoga era stata la citata vicenda di Pietro Cesare Dery, no-bilitato prima di convolare a nozze con Maria Giulia Carafa di ...
Donne di potere nel Rinascimento, a cura di L. Arcangeli e S. Peyronel, 2008
Aveva origini militari la branche napoletana degli Avalos, giunti nel Mezzogiorno d’Italia al seg... more Aveva origini militari la branche napoletana degli Avalos, giunti nel Mezzogiorno d’Italia al seguito di Alfonso il Magnanimo da cui ricevettero risorse simboliche e materiali tali da favorire il loro inserimento nelle file della nobiltà del Regno. Insieme all’abilità guerriera, il matrimonio con Antonella d’Aquino, discendente da un illustre casato napoletano ed ereditiera di un vasto complesso feudale, contribuì alla fortuna di Innico, padre della prima Costanza (1460 ca-1541). Quest’ultima, coniugata con Federico del Balzo e tornata a vivere presso i suoi parenti alla prematura scomparsa del marito, rimase a capo della casa d’Avalos dopo la morte dei fratelli nei conflitti divampati nel Mezzogiorno tra Quattro e Cinquecento e resse la famiglia con mano ferma, dedicando particolare cura all’educazione dei nipoti, tra i quali vi era la seconda Costanza (1504 ca-1575), figlia del marchese del Vasto e poi sposa del duca d’Amalfi Alfonso Piccolomini. Le vicende di zia e nipote rimandano a due opposti paradigmi femminili diffusi in età rinascimentale e in questo saggio sono riportate a più concrete dimensioni storiche, attraverso il paziente esame di scarse testimonianze documentarie. La prima Costanza fu donna di potere, dedita ad accrescere onore e ricchezza del casato, capace di pilotare la delicata fase di transizione dalla fedeltà alla dinastia aragonese a quella ai re cattolici, figura di spicco nella vita politica e sociale dell’epoca, signora di solida cultura e abile animatrice della corte di Ischia che le si raccolse intorno. La seconda fu sposa prolifica ma infelice, condannata a subire le angherie del marito che, per altro, non brillò nella carriera al servizio degli Asburgo e fu costretto a ritirarsi, sospettato d’aver ordito trame filo-francesi. Le traversie coniugali contribuirono ad avvicinare allo spiritualismo di Juan de Valdès la duchessa d’Amalfi, autrice di sonetti nati dall’incontro della raffinata cultura letteraria degli anni giovanili con la spiritualità valdesiana della maturità.
Famiglie divise Storie di conflitti e trasgressioni (Italia e Spagna, secoli XVI-XVIII) a cura di Davide Balestra ed Elisa Novi Chavarria, 2024
The essay reconstructs the contrasts that arose between the Prince of Colubrano Francesco Carafa,... more The essay reconstructs the contrasts that arose between the Prince of Colubrano Francesco Carafa, soldier in the service of the Habsburgs and the Bourbons, and the Duchess of Tolve Faustina Pignatelli, a charming lady and brilliant scientist, which led the couple to their separation, sanctioned by the Sacred Royal Council. The stormy private affair intertwined with the public one of the Kingdom of Naples, cyclically in crisis in the first half of the eighteenth century due to the wars of succession and dynastic changes. In that fluid context, the spouses had to juggle the opposing arrays of forces and reconfigure their loyalty, in a complex game full of ambiguities that could produce deleterious effects.
Il saggio ricostruisce i contrasti che insorsero tra il principe di Colubrano Francesco Carafa, militare al servizio degli Asburgo e dei Borbone, e la duchessa di Tolve Faustina Pignatelli, affascinante dama e brillante scienziata, e che condussero la coppia alla separazione, sancita dal Sacro Regio Consiglio. La burrascosa vicenda privata si intrecciò a quella pubblica del Regno di Napoli, ciclicamente in crisi nella prima metà del XVIII secolo per effetto delle guerre di successione e dei cambiamenti dinastici. In quel contesto fluido i coniugi dovettero destreggiarsi tra gli opposti schieramenti di forze e riconfigurare il proprio lealismo, in un complesso gioco ricco di ambiguità che potevano produrre effetti deleteri.
Crises politiques et reconfigurations des fidélités. Les élites de la monarchie hispanique des guerres d’Italie à la guerre de Succession espagnole - Sous la direction d’Héloïse Hermant et Albane Cogné - Cahiers de la Méditerranée , Jun 2023
This article studies the first two generations of the Pignatelli Aymerich family, active between ... more This article studies the first two generations of the Pignatelli Aymerich family, active between the last decades of the seventeenth century and the middle of the following century. The European context, disrupted by wars of succession and dynastic changes, was going through a phase of crisis and transition. Families and individuals had to juggle opposing forces in a complex game of equivocal political allegiances –some chose to serve the Bourbon or imperial cause without reservations while others adopted more am-biguous behaviors, barricading themselves in the expectation of new international equilibria. Through this case study, the article explores a field at the margins of the major themes debated by historiography: focusing on the link between elites and sovereigns, the author investigates the modalities and circumstances of the service rendered by the former to the latter, and reconstructs the circulation of individuals linked to transnational power groups through their careers. In particular, the article clarifies the role of women and the importance of matrimonial alliances which, especially in the case of mixed marriages, favored the implementation of complex strategies and the integration into family and clientelist networks characterized by different social, economic and political affiliations.
Cet article reconstitue le parcours des deux premières générations de la famille Pignatelli Aymerich, active entre les dernières décennies du xviie siècle et le milieu du siècle suivant. Le contexte européen, bouleversé par les guerres de succession et les changements dynastiques, traverse alors une phase de crise et de transition qui incite les familles et les individus à jongler entre les forces opposées, dans un jeu complexe d’allégeances politiques non univoques, à servir sans réserve la cause bourbonienne ou impériale ou à adopter un comportement ambigu, se barricadant dans l’attente de nouveaux équilibres internationaux. Cette étude de cas permet des réflexions aux marges des grandes thématiques débattues par l’historiographie, intéressées à approfondir le lien élites-souverain, à enquêter sur les modalités et la conjoncture du service rendu par les premiers aux seconds, à reconstruire la circulation des sujets liés aux groupes de pouvoir transnationaux à travers leurs carrières. Elle permet également de préciser le rôle des femmes et l’importance des alliances matrimoniales qui, à travers des mariages mixtes, ont favorisé la mise en œuvre de stratégies complexes et l’intégration dans des réseaux familiaux et clientélistes caractérisés par différentes appartenances sociales, économiques et politiques.
Cerimoniale della corte di Napoli. 1801-1825, 2022
Il saggio delinea la struttura amministrativa della corte di Ferdinando di Borbone al rientro a N... more Il saggio delinea la struttura amministrativa della corte di Ferdinando di Borbone al rientro a Napoli del sovrano dal primo e dal secondo esilio siciliano e analizza alcuni aspetti del sistema cerimoniale, teoricamente volto a rappresentare la magnificenza del potere regio e a ribadirne la stabilità che era stata fortemente pregiudicata nel corso di quegli anni di grave turbamento politico e di grandi trasformazioni culturali. L’effimera stagione giacobina e, maggiormente, la più duratura esperienza francese non erano trascorse invano: anche nell’organizzazione della vita e delle cerimonie di corte il ritorno al passato, auspicato dal re e dai suoi collaboratori, si rivelava arduo e irreversibili le trasformazioni della cultura cortigiana.
Il saggio prospetta alcune considerazioni sull’allineamento internazionale del Regno di Napoli ne... more Il saggio prospetta alcune considerazioni sull’allineamento internazionale del Regno di Napoli nel XVIII secolo e sulla graduale apertura realizzata nei confronti dell’Austria dopo la drammatica rottura del 1734, quando Carlo di Borbone pose fine alla dominazione asburgica nel Mezzogiorno e si impadronì del trono meridionale. Attraverso un particolare caso di studio, indaga le reazioni ai mutamenti dinastici elaborate della società napoletana o, per meglio dire, da una parte dei gruppi dominanti.
Le vicende del principe Antonio Pignatelli Aymerich sono ricostruite nella convinzione che il genere biografico, aldilà dell’evolversi delle tendenze storiografiche e dell’affinarsi delle metodologie di ricerca, conservi un suo particolare fascino narrativo e presenti un’efficacia descrittiva e interpretativa del contesto in cui si dipanano le storie indagate. La significatività del caso permette riflessioni in margine a nodi problematici centrali nella odierna storiografia, interessata agli italiani al servizio della Monarchia iberica, alle loro carriere itineranti, realizzate con il favore della corte, al loro inserimento in élites transnazionali aggregate intorno al sovrano; consente, inoltre, precisazioni sui ruoli delle donne e sulle valenze dei matrimoni misti e/o delle unioni endogamiche.
The essay offers some considerations on the international alignment of the Kingdom of Naples in the eighteenth century and on the gradual opening towards Austria after the dramatic break in 1734, when Charles of Bourbon put an end to the Habsburg domination in the South of Italy and seized the throne. Through a particular case study, the essay investigates the reactions to dynastic changes elaborated by Neapolitan society or, better, by a part of the dominant groups.
The events of Prince Antonio Pignatelli Aymerich are reconstructed in the belief that the biographical genre, beyond the evolution of historiographic trends and the refinement of research methodologies, retains its particular narrative charm and presents a descriptive and interpretative efficacy of the context in which the investigated stories unfold. The significance of the case allows reflections on the margins of central problematic nodes in today's historiography, interested in Italians at the service of the Iberian Monarchy, in their itinerant careers, realized with the favor of the court, in their insertion in transnational élites aggregated around the sovereign; it also allows clarifications on the roles of women and on the values of mixed marriages and / or endogamous unions.
Corte e cerimoniale di Carlo di Borbone, a cura di A.M. Rao, 2020
Il saggio, diviso in due parti, nella prima delinea un rapido profilo della storiografia italiana... more Il saggio, diviso in due parti, nella prima delinea un rapido profilo della storiografia italiana sul venticinquennio carolino, oscillante tra intenti celebrativi e dure stigmatizzazioni nate dal durevole retaggio della stagione risorgimentale che portava a enfatizzare i limiti della conseguita indipendenza del Regno e della persistente subordinazione alle direttive spagnole. Solo a partire dal tardo Novecento gli storici hanno iniziato ad affrontare con rinnovato vigore epistemologico filoni d’indagine rimasti fino ad allora pressoché inesplorati. Nella seconda parte si riallaccia ad un settore di ricerca emerso in tempi recenti e non ancora esaustivamente scandagliato e, attraverso un particolare case study, analizza alcuni aspetti del sistema cerimoniale della corte borbonica, teso a rappresentare simbolicamente la magnificenza e la stabilità del potere regio. Nel Settecento il baciamano al re appariva tenacemente radicato nel palazzo napoletano e conservava una potente carica simbolica, mostrandosi saldamente integrato nella ideologia corporativa di antico regime e strutturato in funzione dello status e del genere dei partecipanti; al volgere del secolo, tuttavia, l’intensificarsi della sua frequenza era sintomatico della banalizzazione del rito e della sua perdita di valore politico.
L’autrice illustra preliminarmente il complesso simbolismo dell’antico rito della rosa che era in... more L’autrice illustra preliminarmente il complesso simbolismo dell’antico rito della rosa che era indicativo del rapporto gerarchico tra potere spirituale e temporale e che in età moderna era scandito in due fasi: l’una di unzione e benedizione del fiore per mano del pontefice; l’altra di attribuzione del prestigioso omaggio a un autorevole sostenitore della religione e della Chiesa. Si sofferma sul secondo momento cerimoniale e analizza il conferimento del dono inviato da Benedetto XIV alla prima regina delle Due Sicilie, Maria Amalia di Sassonia, con l’auspicio di favorire, per suo tramite, i rapporti tra Roma e Napoli. La cerimonia non si svolse pubblicamente, ma in spazi riservati e in presenza di un numero ristretto di partecipanti, divergendo da un modello consolidato che, nelle intenzioni di cerimonieri e trattatisti, avrebbe dovuto rappresentare la genesi sacrale del potere regio di fronte ai sudditi esultanti. L’evento napoletano, in linea con analoghe tendenze emergenti in altre corti europee, denotava una trasformazione della cultura cortigiana, volta a separare progressivamente la sfera pubblica dalla privata e a garantire ai regnanti uno spazio intimo ove estrinsecare sentimenti ed emozioni personali.
In the introduction the author illustrates the complex symbolism of the ancient rite of the rose, indicative of the hierarchical relationship between spiritual and temporal power. She notes that in modern times the rite was divided into two phases: one was characterized by the anointing and blessing of the flower by the pontiff; the other consisted in conferring the prestigious tribute to an authoritative supporter of religion and the Church. The author focuses on the second ceremonial moment and analyzes the conferment of the gift sent by Benedict XIV to the first queen of the Two Sicilies, Maria Amalia of Saxony, with the hope of favoring, through her, the relations between Rome and Naples. The ceremony did not take place publicly, but in reserved spaces and in the presence of a few participants. Therefore, it diverged from a consolidated model built to represent the sacred genesis of the royal power in front of the exultant subjects. The Neapolitan event denoted a transformation of the courtly culture that was emerging in other European courts and that aimed to progressively separate the public sphere from the private and to guarantee to the rulers an intimate space where to express personal feelings and emotions.
Donne Gonzaga a Corte. Reti istituzionali, pratiche culturali e affari di governo, a cura di C. Continisio e R. Tamalio, 2018
Il saggio prende spunto dall’unione di Ferrante Gonzaga, valente militare al servizio di Carlo V ... more Il saggio prende spunto dall’unione di Ferrante Gonzaga, valente militare al servizio di Carlo V e futuro duca di Guastalla, con l’ereditiera napoletana Isabella di Capua, principessa di Molfetta; patrocinate dal cardinale Ercole Gonzaga, le nozze furono celebrate nell’agosto del 1530 segretamente e per procura, lo sposo assente perché impegnato nell’assedio di Firenze. La vicenda induce a riflettere sul contesto politico della penisola italiana tra il terzo e il quarto decennio del Cinquecento, percorsa da irrequietezze religiose e coinvolta nel conflitto tra Asburgo e Valois, nel corso del quale principi ed esponenti delle élites furono chiamati a compiere una scelta di campo. In tale prospettiva vanno pure inquadrate le alleanze matrimoniali che dovevano essere concluse in ambiti che non dessero adito ad ambiguità, inducendo i filoimperiali Gonzaga a legarsi a famiglie della feudalità meridionale di stessa fede politica. Le strategie alla base di questo ed altri matrimoni celebrati nello stesso arco cronologico tra giovani di casa Gonzaga e rampolli del baronaggio meridionale sono poi raffrontate con quelle poste in essere in contesti temporali e politici differenti: in primo luogo negli anni magmatici tra Quattro e Cinquecento, quando le unioni coniugali erano concluse anche in spazi geografici ampi ma entro un preciso ambito socio-politico, quello degli uomini d’arme e dei condottieri, accomunando le sorti di principi di piccoli stati sovrani e di grandi signori feudali; in secondo luogo al volgere della metà del XVI secolo, quando la compagine territoriale degli Asburgo si andava tramutando progressivamente in Monarquía spagnola, animata da nuove logiche di controllo militare e politico della penisola italiana, e nelle complessive strategie familiari dei Gonzaga di Guastalla e di Sabbioneta, integrati nei gruppi di potere prevalsi sotto Filippo II, scemava l’interesse per i matrimoni che si potevano contrarre all’interno del baronaggio meridionale.
Il saggio prende in esame alcuni aspetti legati all’interazione tra uomo e natura nella costruzio... more Il saggio prende in esame alcuni aspetti legati all’interazione tra uomo e natura nella costruzione del paesaggio rurale di Terra di Bari, dopo aver valutato preliminarmente l’opportunità di adottare come campo d’osservazione la provincia, nella consapevolezza che la fissazione degli spazi entro cui esaminare fenomeni e processi storici costituisca un’operazione tutt’altro che neutra, in grado di pesare sui risultati della ricerca. In tale ambito territoriale mette in evidenza rilevanti fattori identitari e una pluralità di non meno importanti caratteristiche geo-antropiche che sfruttavano come positiva risorsa le diversità delle sub-aree provinciali. In primo luogo viene analizzata la tipologia insediativa che, di antiche origini, si era andata definendo nell’arco di tempo compreso tra la dissoluzione della civiltà imperiale romana e il riassetto successivo alla crisi di metà Trecento e che in età moderna s’era conservata piuttosto stabile, caratterizzata dalla quasi totale assenza di villaggi rurali e dalla concentrazione della popolazione in centri urbani, tra loro scarsamente gerarchizzati e disposti lungo linee ideali grossomodo parallele al mare. È poi presa in considerazione la rete stradale, comprensiva di arterie principali, sviluppate longitudinalmente sul territorio provinciale, e percorsi secondari e rotabili naturali cui erano prevalentemente demandati i collegamenti interni. Impostata già in epoca romana e in seguito riadattata ma mai in maniera adeguata, la viabilità solo tra XVIII e XIX secolo venne migliorata, grazie a piani coerenti di intervento. Per le comunicazioni della provincia non minore importanza assumeva il sistema portuale, ove modesti approdi che sfruttavano l’accesso al mare delle lame erano inframmezzati a porti di maggiori dimensioni, ma esposti ai venti e all’interrimento, mai pienamente efficienti sia che si avvalessero di insenature naturali sia che fossero dotati di malsicuri moli artificiali. Tra Sette e Ottocento il governo borbonico puntò a realizzare miglioramenti degli impianti portuali, ma incertezze nella definizione dei progetti, complicazioni tecniche, lungaggini burocratiche e difficoltà nel reperimento dei fondi ritardarono l’esecuzione dei lavori. Attraverso le testimonianze di viaggiatori e agrimensori sono colte le caratteristiche di un paesaggio vario che andava dagli uliveti della fascia costiera al caratteristico habitat pietroso e brullo dell’altopiano murgiano, passando attraverso pianori intermedi tenuti prevalentemente a bosco, una risorsa fondamentale, regolamentata da norme consuetudinarie e statuti locali, non di rado oggetto di controversie originate dalle contrastanti esigenze di preservare l’incolto o di incentivare la coltivazione della terra. Viene infine descritta la trama composita di manufatti sacri e profani che, finalizzati alla valorizzazione economica, alla difesa e fin anche la sacralizzazione del territorio, si dispiegava negli spazi extraurbani della provincia. L’abbondanza di pietra locale serviva a terrazzare i campi, a erigere muretti divisori, riposi, jazzi e lamioni utilizzati da greggi e pastori, capanne per usi agricoli ed edifici rurali più complessi, quali erano i trulli della Murgia sud-orientale, rispondenti alle esigenze abitative di una popolazione che, diversamente da quel che avveniva altrove, aveva un rapporto stabile con la campagna. In quella stessa sub-area e sull’altopiano murgiano, ove l’armatura urbana era più rada e fragile e perciò incapace di imporre la sua organizzazione al territorio circostante, sorgevano le masserie, unità produttivo-residenziali sovente dotate di apparati difensivi per fronteggiare gli attacchi di predoni di terra e di mare. Le masserie fortificate non erano che una delle componenti di una ben più articolata rete difensiva che si venne definendo a partire dagli inizi del secondo millennio con la costruzione di torri e castelli, dipendenti originariamente dall’autorità regia e solo più tardi, specie nelle aree interne, controllati da grandi baroni che provvidero alla trasformazione di alcune strutture in eleganti residenze nobiliari. Caratterizzavano parimenti il paesaggio della Puglia centrale santuari, chiese rurali - rupestri e sub divo - complessi monastici e insediamenti conventuali. Alla sacralizzazione, nonché al controllo e alla valorizzazione economica del territorio, concorsero in particolare i benedettini, attivissimi “costruttori di paesaggi” a partire dall’anno Mille, mentre gli ordini mendicanti instaurarono un rapporto preferenziale con le città, salvo i cappuccini, costola dell’ordine francescano nata nel Cinquecento e legata alle campagne ove furono edificati conventi che non di rado condizionarono lo sviluppo della rete stradale di raccordo ai vicini centri urbani.
Il saggio propone, senza pretesa di esaustività, una rassegna di studi pubblicati nei primi lustr... more Il saggio propone, senza pretesa di esaustività, una rassegna di studi pubblicati nei primi lustri del secolo corrente. I lavori esaminati sono accomunati sia dallo sforzo di contenere il rischio della ripetitività, nato dal collocare le storie familiari entro paradigmi consolidati, sia dal tentativo di valorizzare la proiezione politica dei casati, vagliando ambiti di conoscenza e di discussione storiografica, se non del tutto nuovi, meno scandagliati. La selezione è stata consapevolmente limitata a ricerche relative a contesti geo-politici non troppo differenti per forme di organizzazione del potere e per opportunità consentite ai gruppi familiari. Sono stati pertanto considerati il Mezzogiorno insulare e peninsulare, nonché il versante meridionale dello Stato pontificio, in larga misura feudale e non di rado soggetto a baroni investiti di territori e giurisdizioni nel confinante Regno di Napoli. Gli studi qui analizzati sono stati suddivisi in tre gruppi che corrispondono ad altrettante partizioni del saggio. La prima e l’ultima trattano, rispettivamente, di casate d’antica o recente nobilitazione e di famiglie della nobiltà urbana, protagoniste di giochi di potere in provincia; quella intermedia di storie più direttamente influenzate dalla recente ripresa degli studi sulla feudalità, un tema per qualche tempo trascurato dalla storiografia. The essay aims to without being exhaustive, review papers published in the early prestige of the current century. The studies have been analyzed in order to limit the risk of repetition, arising from placing family histories within well-established paradigms, and also they try to emphasize the political projection of caste, by looking at areas of knowledge and historiography, which have been, if not entirely new, less analyzed so far. The selection has been consciously limited to searches of geo-political contexts which are not too different in terms of forms of power organization and opportunities for family groups. Therefore, the insular and peninsular southern Italy, as well as the southern side of the papal state, largely feudal and rarely subject to barons invested in territories and jurisdictions in the neighbouring Kingdom of Naples have been considered. The studies here analyzed have been divided into three groups that correspond to the sections of this essay accordingly. The first and last chapters, respectively, cover the lineages of ancient or recent ennoblement and of urban nobility who are the protagonists of power games in the province. The intermediate chapter investigates stories more directly influenced by the recent resumption of studies on feudalism, a theme for some time neglected by historiography.
Cerimoniale dei Borboni di Napoli. 1734-1801, 2017
Diviso in due parti, il saggio nella prima si sofferma sul cerimoniale della corte napoletana all... more Diviso in due parti, il saggio nella prima si sofferma sul cerimoniale della corte napoletana all’avvento di Carlo di Borbone e ne esamina l’organizzazione, condotta con l’intento programmatico di documentare l’immutabilità delle pratiche cerimoniali, rappresentazione simbolica della stabilità del potere regio, in una fase storica di ristrutturazione degli equilibri del paese, a conclusione del lungo periodo vicereale e al costituirsi di un’entità politica indipendente. Dopo un rapido excursus su maestri di cerimonie e registri cerimoniali sopravvissuti alle ingiurie del tempo, nella seconda parte analizza un antico rito curiale, il baciamano ai regnanti, che, tenacemente radicato nel palazzo napoletano, conservava ancora nel XVIII secolo una potente carica simbolica, appariva saldamente integrato nella ideologia corporativa di antico regime e strutturato in funzione dello status e del genere dei partecipanti.
El Poder y sus Manifestaciones. Segundo Encuentro Internacional Hispano-Italiano de Historia Moderna. Identidades Mediterránneas: España e Italia en perspectiva comparativa (siglos XVI-XVIII), 2016
... Nello stesso periodo furono pure nobilitati alcuni civili come il giurista Giu-seppe Poerio, ... more ... Nello stesso periodo furono pure nobilitati alcuni civili come il giurista Giu-seppe Poerio, ex giacobino che sotto il governo francese fece una ... molti versi analoga era stata la citata vicenda di Pietro Cesare Dery, no-bilitato prima di convolare a nozze con Maria Giulia Carafa di ...
Donne di potere nel Rinascimento, a cura di L. Arcangeli e S. Peyronel, 2008
Aveva origini militari la branche napoletana degli Avalos, giunti nel Mezzogiorno d’Italia al seg... more Aveva origini militari la branche napoletana degli Avalos, giunti nel Mezzogiorno d’Italia al seguito di Alfonso il Magnanimo da cui ricevettero risorse simboliche e materiali tali da favorire il loro inserimento nelle file della nobiltà del Regno. Insieme all’abilità guerriera, il matrimonio con Antonella d’Aquino, discendente da un illustre casato napoletano ed ereditiera di un vasto complesso feudale, contribuì alla fortuna di Innico, padre della prima Costanza (1460 ca-1541). Quest’ultima, coniugata con Federico del Balzo e tornata a vivere presso i suoi parenti alla prematura scomparsa del marito, rimase a capo della casa d’Avalos dopo la morte dei fratelli nei conflitti divampati nel Mezzogiorno tra Quattro e Cinquecento e resse la famiglia con mano ferma, dedicando particolare cura all’educazione dei nipoti, tra i quali vi era la seconda Costanza (1504 ca-1575), figlia del marchese del Vasto e poi sposa del duca d’Amalfi Alfonso Piccolomini. Le vicende di zia e nipote rimandano a due opposti paradigmi femminili diffusi in età rinascimentale e in questo saggio sono riportate a più concrete dimensioni storiche, attraverso il paziente esame di scarse testimonianze documentarie. La prima Costanza fu donna di potere, dedita ad accrescere onore e ricchezza del casato, capace di pilotare la delicata fase di transizione dalla fedeltà alla dinastia aragonese a quella ai re cattolici, figura di spicco nella vita politica e sociale dell’epoca, signora di solida cultura e abile animatrice della corte di Ischia che le si raccolse intorno. La seconda fu sposa prolifica ma infelice, condannata a subire le angherie del marito che, per altro, non brillò nella carriera al servizio degli Asburgo e fu costretto a ritirarsi, sospettato d’aver ordito trame filo-francesi. Le traversie coniugali contribuirono ad avvicinare allo spiritualismo di Juan de Valdès la duchessa d’Amalfi, autrice di sonetti nati dall’incontro della raffinata cultura letteraria degli anni giovanili con la spiritualità valdesiana della maturità.
Il tema della corte, impostosi negli studi dagli ultimi decenni del Novecento a seguito di un pro... more Il tema della corte, impostosi negli studi dagli ultimi decenni del Novecento a seguito di un processo di revisione della storiografia tradizionale, è ben lontano dall’aver esaurito le sue potenzialità e l’analisi delle corti del XVIII secolo, diverse rispetto a quelle d’età rinascimentale o barocca, rientra tra i settori d’indagine ancora poco investigati. Muovendo da tali premesse, questo libro vuole offrire un contributo alla storia delle realtà cortigiane e delle identità nobiliari nell’ultima fase dell’antico regime attraverso l’esame della corte napoletana al tempo di Carlo di Borbone. Il sovrano, asceso al trono meridionale, non poteva esimersi dall’organizzare una propria corte e dal curare una politica dell’immagine, utile per affermare e consolidare, tramite manifestazioni di grandiosità e di fasto, il prestigio dinastico e il ruolo istituzionale recentemente acquisito. Diviso in due parti, il volume descrive nella prima la struttura della corte di Carlo, nata dalla fusione del modello spagnolo con quello napoletano di età vicereale, e illustra le competenze e i costi del personale che in essa prestava servizio. Nella seconda parte prende in considerazione gli uomini e le donne che attorniavano il sovrano e la sua sposa e costituivano intorno alla coppia reale una cornice con funzioni non soltanto decorative. Attraverso l’attribuzione delle cariche cortigiane, retribuite o onorarie che fossero, la giovane monarchia mirava ad allargare la base di consenso e a tal fine sceglieva di privilegiare i sudditi meridionali, in deroga ai criteri adottati in Spagna all’istituzione dell’originario seguito di Carlo, volutamente aperto a soggetti di diverse provenienze geo-politiche. Il conferimento dell’ufficio di palazzo consentiva al Borbone di praticare una strategia mediana, che da un lato teneva conto delle aspettative nobiliari suscitate dall’avvento nel paese del bramato re «proprio e nazionale», per riprendere la celebre espressione di Pietro Giannone richiamata nel titolo del libro, dall’altro non accordava eccessivo potere a individui dei quali andava meglio valutato il livello di affidabilità per la corona. Sulla base del servizio prestato a corte da un ristretto gruppo di uomini e donne si delineavano nuove gerarchie, avviando un più vasto progetto della monarchia che, finalizzato a colpire l’autoreferenzialità nobiliare e a garantire al sovrano un maggior controllo dell’ordinamento sociale, sarebbe giunto a più compiuta maturazione in tempi successivi.
Filippo Briganti patrizio di Gallipoli: teoria e prassi del governo cittadino nel Settecento napoletano: con appendice di testi. Roma. Edizioni di Storia e Letteratura, 2006
La storia delle piccole e medie città meridionali, delle istituzioni politico-amministrative urba... more La storia delle piccole e medie città meridionali, delle istituzioni politico-amministrative urbane e degli uomini che vi operavano, dopo aver riscosso una crescente fortuna storiografica nella seconda metà del Novecento, è stata di recente rinverdita dalle suggestioni offerte dalla storia politica odierna, che ha consentito di respingere ogni evoluzione lineare delle forme di governo cittadino e di moltiplicare i soggetti e gli idiomi politici presenti nelle realtà urbane del Mezzogiorno d'Italia. In questa prospettiva storiografica va collocata l'indagine svolta sulla città di Gallipoli e su Filippo Maria Briganti, che in essa visse e operò nella seconda metà del XVIII secolo, in una fase di cambiamento e di affermazione di nuovi valori e di nuove pratiche nell'esercizio del potere e nei criteri di selezione dei ceti dirigenti cittadini. Importante centro portuale della provincia storica di Terra d'Otranto, Gallipoli viveva nel Settecento un periodo di espansione demografica ed economica che, indotta dall'inserimento nei circuiti del grande commercio internazionale per immettervi l'olio prodotto nelle aree agricole circostanti, non poteva non riflettersi sugli assetti sociali e sulle dinamiche politiche locali. Nobile patrizio e abile giurisperito, Briganti, per scelta personale e per tradizione familiare, fu attivamente impegnato nella vita pubblica della città d'origine, rivestì le più importanti cariche pubbliche e spese le proprie competenze professionali in difesa della antica nobiltà civica che, da sempre egemone nel governo municipale, all'epoca vedeva vacillare il suo primato. Personaggio ambiguo al pari di molti altri illuministi napoletani, Briganti da un canto era persuaso della necessità di attuare una serie di riforme reputate ormai improcrastinabili nell'ambito cittadino, dall'altro si mostrava incapace di rompere con i valori del passato, di proporre un progetto di vita politica, sociale e culturale nuovo e organico, che non poteva non comportare la rinuncia ai privilegi da parte dei gruppi tradizionalmente egemoni. Elena Papagna è professore associato e insegna Storia degli antichi Stati italiani e Storia moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Bari. Si occupa di temi di storia del Mezzogiorno d'Italia in età moderna ed ha pubblicato, oltre numerosi saggi in riviste e opere collettanee, le monografie Grano e mercanti nella Puglia del Seicento, Bari 1990 e Sogni e bisogni di una famiglia aistocratica. I Caracciolo di Martina in età moderna, Milano 2002.
In una prospettiva storiografica tesa a ricostruire i processi attraverso cui si definiscono i ca... more In una prospettiva storiografica tesa a ricostruire i processi attraverso cui si definiscono i caratteri del Mezzogiorno moderno, questo volume esamina l'impatto della "crisi" del Seicento sul mercato dei cereali prodotti nella Puglia centro-settentrionale, un'area specializzata nella monocoltura dei grani e inserita fin dal basso Medioevo in una vasta e fitta rete di rapporti commerciali. In Età moderna l'intero sistema socio-economico della zona, privato in larga misura della propria autonomia direzionale, è fortemente dipendente dagli stimoli trasmessi dalla domanda extra-provinciale. L'andamento del mercato granario è stato ricostruito attraverso l'analisi del movimento commerciale nel porto di Barletta negli anni tra la prima e la seconda metà del XVII secolo e nel primo Settecento.
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Papers by Elena Papagna
Il saggio ricostruisce i contrasti che insorsero tra il principe di Colubrano Francesco Carafa, militare al servizio degli Asburgo e dei Borbone, e la duchessa di Tolve Faustina Pignatelli, affascinante dama e brillante scienziata, e che condussero la coppia alla separazione, sancita dal Sacro Regio Consiglio. La burrascosa vicenda privata si intrecciò a quella pubblica del Regno di Napoli, ciclicamente in crisi nella prima metà del XVIII secolo per effetto delle guerre di successione e dei cambiamenti dinastici. In quel contesto fluido i coniugi dovettero destreggiarsi tra gli opposti schieramenti di forze e riconfigurare il proprio lealismo, in un complesso gioco ricco di ambiguità che potevano produrre effetti deleteri.
Cet article reconstitue le parcours des deux premières générations de la famille Pignatelli Aymerich, active entre les dernières décennies du xviie siècle et le milieu du siècle suivant. Le contexte européen, bouleversé par les guerres de succession et les changements dynastiques, traverse alors une phase de crise et de transition qui incite les familles et les individus à jongler entre les forces opposées, dans un jeu complexe d’allégeances politiques non univoques, à servir sans réserve la cause bourbonienne ou impériale ou à adopter un comportement ambigu, se barricadant dans l’attente de nouveaux équilibres internationaux. Cette étude de cas permet des réflexions aux marges des grandes thématiques débattues par l’historiographie, intéressées à approfondir le lien élites-souverain, à enquêter sur les modalités et la conjoncture du service rendu par les premiers aux seconds, à reconstruire la circulation des sujets liés aux groupes de pouvoir transnationaux à travers leurs carrières. Elle permet également de préciser le rôle des femmes et l’importance des alliances matrimoniales qui, à travers des mariages mixtes, ont favorisé la mise en œuvre de stratégies complexes et l’intégration dans des réseaux familiaux et clientélistes caractérisés par différentes appartenances sociales, économiques et politiques.
Le vicende del principe Antonio Pignatelli Aymerich sono ricostruite nella convinzione che il genere biografico, aldilà dell’evolversi delle tendenze storiografiche e dell’affinarsi delle metodologie di ricerca, conservi un suo particolare fascino narrativo e presenti un’efficacia descrittiva e interpretativa del contesto in cui si dipanano le storie indagate. La significatività del caso permette riflessioni in margine a nodi problematici centrali nella odierna storiografia, interessata agli italiani al servizio della Monarchia iberica, alle loro carriere itineranti, realizzate con il favore della corte, al loro inserimento in élites transnazionali aggregate intorno al sovrano; consente, inoltre, precisazioni sui ruoli delle donne e sulle valenze dei matrimoni misti e/o delle unioni endogamiche.
The essay offers some considerations on the international alignment of the Kingdom of Naples in the eighteenth century and on the gradual opening towards Austria after the dramatic break in 1734, when Charles of Bourbon put an end to the Habsburg domination in the South of Italy and seized the throne. Through a particular case study, the essay investigates the reactions to dynastic changes elaborated by Neapolitan society or, better, by a part of the dominant groups.
The events of Prince Antonio Pignatelli Aymerich are reconstructed in the belief that the biographical genre, beyond the evolution of historiographic trends and the refinement of research methodologies, retains its particular narrative charm and presents a descriptive and interpretative efficacy of the context in which the investigated stories unfold. The significance of the case allows reflections on the margins of central problematic nodes in today's historiography, interested in Italians at the service of the Iberian Monarchy, in their itinerant careers, realized with the favor of the court, in their insertion in transnational élites aggregated around the sovereign; it also allows clarifications on the roles of women and on the values of mixed marriages and / or endogamous unions.
Nella seconda parte si riallaccia ad un settore di ricerca emerso in tempi recenti e non ancora esaustivamente scandagliato e, attraverso un particolare case study, analizza alcuni aspetti del sistema cerimoniale della corte borbonica, teso a rappresentare simbolicamente la magnificenza e la stabilità del potere regio. Nel Settecento il baciamano al re appariva tenacemente radicato nel palazzo napoletano e conservava una potente carica simbolica, mostrandosi saldamente integrato nella ideologia corporativa di antico regime e strutturato in funzione dello status e del genere dei partecipanti; al volgere del secolo, tuttavia, l’intensificarsi della sua frequenza era sintomatico della banalizzazione del rito e della sua perdita di valore politico.
La cerimonia non si svolse pubblicamente, ma in spazi riservati e in presenza di un numero ristretto di partecipanti, divergendo da un modello consolidato che, nelle intenzioni di cerimonieri e trattatisti, avrebbe dovuto rappresentare la genesi sacrale del potere regio di fronte ai sudditi esultanti. L’evento napoletano, in linea con analoghe tendenze emergenti in altre corti europee, denotava una trasformazione della cultura cortigiana, volta a separare progressivamente la sfera pubblica dalla privata e a garantire ai regnanti uno spazio intimo ove estrinsecare sentimenti ed emozioni personali.
In the introduction the author illustrates the complex symbolism of the ancient rite of the rose, indicative of the hierarchical relationship between spiritual and temporal power. She notes that in modern times the rite was divided into two phases: one was characterized by the anointing and blessing of the flower by the pontiff; the other consisted in conferring the prestigious tribute to an authoritative supporter of religion and the Church. The author focuses on the second ceremonial moment and analyzes the conferment of the gift sent by Benedict XIV to the first queen of the Two Sicilies, Maria Amalia of Saxony, with the hope of favoring, through her, the relations between Rome and Naples.
The ceremony did not take place publicly, but in reserved spaces and in the presence of a few participants. Therefore, it diverged from a consolidated model built to represent the sacred genesis of the royal power in front of the exultant subjects. The Neapolitan event denoted a transformation of the courtly culture that was emerging in other European courts and that aimed to progressively separate the public sphere from the private and to guarantee to the rulers an intimate space where to express personal feelings and emotions.
La vicenda induce a riflettere sul contesto politico della penisola italiana tra il terzo e il quarto decennio del Cinquecento, percorsa da irrequietezze religiose e coinvolta nel conflitto tra Asburgo e Valois, nel corso del quale principi ed esponenti delle élites furono chiamati a compiere una scelta di campo. In tale prospettiva vanno pure inquadrate le alleanze matrimoniali che dovevano essere concluse in ambiti che non dessero adito ad ambiguità, inducendo i filoimperiali Gonzaga a legarsi a famiglie della feudalità meridionale di stessa fede politica.
Le strategie alla base di questo ed altri matrimoni celebrati nello stesso arco cronologico tra giovani di casa Gonzaga e rampolli del baronaggio meridionale sono poi raffrontate con quelle poste in essere in contesti temporali e politici differenti: in primo luogo negli anni magmatici tra Quattro e Cinquecento, quando le unioni coniugali erano concluse anche in spazi geografici ampi ma entro un preciso ambito socio-politico, quello degli uomini d’arme e dei condottieri, accomunando le sorti di principi di piccoli stati sovrani e di grandi signori feudali; in secondo luogo al volgere della metà del XVI secolo, quando la compagine territoriale degli Asburgo si andava tramutando progressivamente in Monarquía spagnola, animata da nuove logiche di controllo militare e politico della penisola italiana, e nelle complessive strategie familiari dei Gonzaga di Guastalla e di Sabbioneta, integrati nei gruppi di potere prevalsi sotto Filippo II, scemava l’interesse per i matrimoni che si potevano contrarre all’interno del baronaggio meridionale.
Le vicende di zia e nipote rimandano a due opposti paradigmi femminili diffusi in età rinascimentale e in questo saggio sono riportate a più concrete dimensioni storiche, attraverso il paziente esame di scarse testimonianze documentarie. La prima Costanza fu donna di potere, dedita ad accrescere onore e ricchezza del casato, capace di pilotare la delicata fase di transizione dalla fedeltà alla dinastia aragonese a quella ai re cattolici, figura di spicco nella vita politica e sociale dell’epoca, signora di solida cultura e abile animatrice della corte di Ischia che le si raccolse intorno. La seconda fu sposa prolifica ma infelice, condannata a subire le angherie del marito che, per altro, non brillò nella carriera al servizio degli Asburgo e fu costretto a ritirarsi, sospettato d’aver ordito trame filo-francesi. Le traversie coniugali contribuirono ad avvicinare allo spiritualismo di Juan de Valdès la duchessa d’Amalfi, autrice di sonetti nati dall’incontro della raffinata cultura letteraria degli anni giovanili con la spiritualità valdesiana della maturità.
Il saggio ricostruisce i contrasti che insorsero tra il principe di Colubrano Francesco Carafa, militare al servizio degli Asburgo e dei Borbone, e la duchessa di Tolve Faustina Pignatelli, affascinante dama e brillante scienziata, e che condussero la coppia alla separazione, sancita dal Sacro Regio Consiglio. La burrascosa vicenda privata si intrecciò a quella pubblica del Regno di Napoli, ciclicamente in crisi nella prima metà del XVIII secolo per effetto delle guerre di successione e dei cambiamenti dinastici. In quel contesto fluido i coniugi dovettero destreggiarsi tra gli opposti schieramenti di forze e riconfigurare il proprio lealismo, in un complesso gioco ricco di ambiguità che potevano produrre effetti deleteri.
Cet article reconstitue le parcours des deux premières générations de la famille Pignatelli Aymerich, active entre les dernières décennies du xviie siècle et le milieu du siècle suivant. Le contexte européen, bouleversé par les guerres de succession et les changements dynastiques, traverse alors une phase de crise et de transition qui incite les familles et les individus à jongler entre les forces opposées, dans un jeu complexe d’allégeances politiques non univoques, à servir sans réserve la cause bourbonienne ou impériale ou à adopter un comportement ambigu, se barricadant dans l’attente de nouveaux équilibres internationaux. Cette étude de cas permet des réflexions aux marges des grandes thématiques débattues par l’historiographie, intéressées à approfondir le lien élites-souverain, à enquêter sur les modalités et la conjoncture du service rendu par les premiers aux seconds, à reconstruire la circulation des sujets liés aux groupes de pouvoir transnationaux à travers leurs carrières. Elle permet également de préciser le rôle des femmes et l’importance des alliances matrimoniales qui, à travers des mariages mixtes, ont favorisé la mise en œuvre de stratégies complexes et l’intégration dans des réseaux familiaux et clientélistes caractérisés par différentes appartenances sociales, économiques et politiques.
Le vicende del principe Antonio Pignatelli Aymerich sono ricostruite nella convinzione che il genere biografico, aldilà dell’evolversi delle tendenze storiografiche e dell’affinarsi delle metodologie di ricerca, conservi un suo particolare fascino narrativo e presenti un’efficacia descrittiva e interpretativa del contesto in cui si dipanano le storie indagate. La significatività del caso permette riflessioni in margine a nodi problematici centrali nella odierna storiografia, interessata agli italiani al servizio della Monarchia iberica, alle loro carriere itineranti, realizzate con il favore della corte, al loro inserimento in élites transnazionali aggregate intorno al sovrano; consente, inoltre, precisazioni sui ruoli delle donne e sulle valenze dei matrimoni misti e/o delle unioni endogamiche.
The essay offers some considerations on the international alignment of the Kingdom of Naples in the eighteenth century and on the gradual opening towards Austria after the dramatic break in 1734, when Charles of Bourbon put an end to the Habsburg domination in the South of Italy and seized the throne. Through a particular case study, the essay investigates the reactions to dynastic changes elaborated by Neapolitan society or, better, by a part of the dominant groups.
The events of Prince Antonio Pignatelli Aymerich are reconstructed in the belief that the biographical genre, beyond the evolution of historiographic trends and the refinement of research methodologies, retains its particular narrative charm and presents a descriptive and interpretative efficacy of the context in which the investigated stories unfold. The significance of the case allows reflections on the margins of central problematic nodes in today's historiography, interested in Italians at the service of the Iberian Monarchy, in their itinerant careers, realized with the favor of the court, in their insertion in transnational élites aggregated around the sovereign; it also allows clarifications on the roles of women and on the values of mixed marriages and / or endogamous unions.
Nella seconda parte si riallaccia ad un settore di ricerca emerso in tempi recenti e non ancora esaustivamente scandagliato e, attraverso un particolare case study, analizza alcuni aspetti del sistema cerimoniale della corte borbonica, teso a rappresentare simbolicamente la magnificenza e la stabilità del potere regio. Nel Settecento il baciamano al re appariva tenacemente radicato nel palazzo napoletano e conservava una potente carica simbolica, mostrandosi saldamente integrato nella ideologia corporativa di antico regime e strutturato in funzione dello status e del genere dei partecipanti; al volgere del secolo, tuttavia, l’intensificarsi della sua frequenza era sintomatico della banalizzazione del rito e della sua perdita di valore politico.
La cerimonia non si svolse pubblicamente, ma in spazi riservati e in presenza di un numero ristretto di partecipanti, divergendo da un modello consolidato che, nelle intenzioni di cerimonieri e trattatisti, avrebbe dovuto rappresentare la genesi sacrale del potere regio di fronte ai sudditi esultanti. L’evento napoletano, in linea con analoghe tendenze emergenti in altre corti europee, denotava una trasformazione della cultura cortigiana, volta a separare progressivamente la sfera pubblica dalla privata e a garantire ai regnanti uno spazio intimo ove estrinsecare sentimenti ed emozioni personali.
In the introduction the author illustrates the complex symbolism of the ancient rite of the rose, indicative of the hierarchical relationship between spiritual and temporal power. She notes that in modern times the rite was divided into two phases: one was characterized by the anointing and blessing of the flower by the pontiff; the other consisted in conferring the prestigious tribute to an authoritative supporter of religion and the Church. The author focuses on the second ceremonial moment and analyzes the conferment of the gift sent by Benedict XIV to the first queen of the Two Sicilies, Maria Amalia of Saxony, with the hope of favoring, through her, the relations between Rome and Naples.
The ceremony did not take place publicly, but in reserved spaces and in the presence of a few participants. Therefore, it diverged from a consolidated model built to represent the sacred genesis of the royal power in front of the exultant subjects. The Neapolitan event denoted a transformation of the courtly culture that was emerging in other European courts and that aimed to progressively separate the public sphere from the private and to guarantee to the rulers an intimate space where to express personal feelings and emotions.
La vicenda induce a riflettere sul contesto politico della penisola italiana tra il terzo e il quarto decennio del Cinquecento, percorsa da irrequietezze religiose e coinvolta nel conflitto tra Asburgo e Valois, nel corso del quale principi ed esponenti delle élites furono chiamati a compiere una scelta di campo. In tale prospettiva vanno pure inquadrate le alleanze matrimoniali che dovevano essere concluse in ambiti che non dessero adito ad ambiguità, inducendo i filoimperiali Gonzaga a legarsi a famiglie della feudalità meridionale di stessa fede politica.
Le strategie alla base di questo ed altri matrimoni celebrati nello stesso arco cronologico tra giovani di casa Gonzaga e rampolli del baronaggio meridionale sono poi raffrontate con quelle poste in essere in contesti temporali e politici differenti: in primo luogo negli anni magmatici tra Quattro e Cinquecento, quando le unioni coniugali erano concluse anche in spazi geografici ampi ma entro un preciso ambito socio-politico, quello degli uomini d’arme e dei condottieri, accomunando le sorti di principi di piccoli stati sovrani e di grandi signori feudali; in secondo luogo al volgere della metà del XVI secolo, quando la compagine territoriale degli Asburgo si andava tramutando progressivamente in Monarquía spagnola, animata da nuove logiche di controllo militare e politico della penisola italiana, e nelle complessive strategie familiari dei Gonzaga di Guastalla e di Sabbioneta, integrati nei gruppi di potere prevalsi sotto Filippo II, scemava l’interesse per i matrimoni che si potevano contrarre all’interno del baronaggio meridionale.
Le vicende di zia e nipote rimandano a due opposti paradigmi femminili diffusi in età rinascimentale e in questo saggio sono riportate a più concrete dimensioni storiche, attraverso il paziente esame di scarse testimonianze documentarie. La prima Costanza fu donna di potere, dedita ad accrescere onore e ricchezza del casato, capace di pilotare la delicata fase di transizione dalla fedeltà alla dinastia aragonese a quella ai re cattolici, figura di spicco nella vita politica e sociale dell’epoca, signora di solida cultura e abile animatrice della corte di Ischia che le si raccolse intorno. La seconda fu sposa prolifica ma infelice, condannata a subire le angherie del marito che, per altro, non brillò nella carriera al servizio degli Asburgo e fu costretto a ritirarsi, sospettato d’aver ordito trame filo-francesi. Le traversie coniugali contribuirono ad avvicinare allo spiritualismo di Juan de Valdès la duchessa d’Amalfi, autrice di sonetti nati dall’incontro della raffinata cultura letteraria degli anni giovanili con la spiritualità valdesiana della maturità.
Diviso in due parti, il volume descrive nella prima la struttura della corte di Carlo, nata dalla fusione del modello spagnolo con quello napoletano di età vicereale, e illustra le competenze e i costi del personale che in essa prestava servizio. Nella seconda parte prende in considerazione gli uomini e le donne che attorniavano il sovrano e la sua sposa e costituivano intorno alla coppia reale una cornice con funzioni non soltanto decorative.
Attraverso l’attribuzione delle cariche cortigiane, retribuite o onorarie che fossero, la giovane monarchia mirava ad allargare la base di consenso e a tal fine sceglieva di privilegiare i sudditi meridionali, in deroga ai criteri adottati in Spagna all’istituzione dell’originario seguito di Carlo, volutamente aperto a soggetti di diverse provenienze geo-politiche. Il conferimento dell’ufficio di palazzo consentiva al Borbone di praticare una strategia mediana, che da un lato teneva conto delle aspettative nobiliari suscitate dall’avvento nel paese del bramato re «proprio e nazionale», per riprendere la celebre espressione di Pietro Giannone richiamata nel titolo del libro, dall’altro non accordava eccessivo potere a individui dei quali andava meglio valutato il livello di affidabilità per la corona. Sulla base del servizio prestato a corte da un ristretto gruppo di uomini e donne si delineavano nuove gerarchie, avviando un più vasto progetto della monarchia che, finalizzato a colpire l’autoreferenzialità nobiliare e a garantire al sovrano un maggior controllo dell’ordinamento sociale, sarebbe giunto a più compiuta maturazione in tempi successivi.
L'andamento del mercato granario è stato ricostruito attraverso l'analisi del movimento commerciale nel porto di Barletta negli anni tra la prima e la seconda metà del XVII secolo e nel primo Settecento.