DNA - Di Nulla Academia. Rivista di studi camporesiani - V. 1 N. 1 (2020): Le parole del contagio – I , 2020
Until the end of the eighteenth century, every lethal and widespread morbidity almost always took... more Until the end of the eighteenth century, every lethal and widespread morbidity almost always took the name of ‘plague’, thus confusing the variety of epidemic forms within it. The medical art of the past obviously knew the symptomatic differences, but for the collective mentality there was almost a unique form of contagious manifestation. Historically distinguishing the plague from the flu also serves to balance the disproportion of attitude, still existing, in considering the flu syndrome as a trivial and simply annoying disease. The ‘Spanish’ pandemic is there to remind us what formidable and invisible enemy we are dealing with and although we have tried to forget the terrible calamity that was, a new pandemic today is ready to reawaken its memory.
Fino a tutto il Settecento ogni morbilità letale e diffusa ha preso quasi sempre il nome di ‘peste’, confondendo quindi al suo interno la varietà delle forme epidemiche. L’arte medica del passato conosceva ovviamente le differenze sintomatologiche, ma per la mentalità collettiva esisteva pressoché una forma unica di manifestazione contagiosa. Distinguere storicamente la peste dall’influenza serve anche a riequilibrare la sproporzione di atteggiamento, ancora esistente, nel considerare la sindrome influenzale come una malattia banale e semplicemente fastidiosa. La pandemia ‘Spagnola’ è lì a ricordarci con quale temibile e invisibile nemico abbiamo a che fare e anche se abbiamo tentato di dimenticare la terribile calamità che fu, una nuova pandemia oggi è pronta a ridestarne la memoria.
KEYWORDS - Epidemos, Plague, Peste, Spanish Flu, Influenza Spagnola, Pandemia, Covid-19, Ingrassia, Fiochetto, Giulio Cesare Croce, Hultin, World War I, Prima guerra mondiale.
Il gusto della ricerca. A proposito di Piero Camporesi, 2018
«Avrei voluto essere un uomo del Seicento» dichiarò Camporesi in una conversazione con Myriem Bou... more «Avrei voluto essere un uomo del Seicento» dichiarò Camporesi in una conversazione con Myriem Bouzaher, magari «essere un oscuro scienziato […] l'assistente di Francesco Redi o un anatomista della scuola inglese». E senza alcun dubbio il XVII secolo è quello che Camporesi ha esplorato più a fondo e con maggiore curiosità, nonostante la sua evidente inclinazione alle tematiche della lunga durata storica, quasi sempre indagate nelle loro parabole millenarie. Il Seicento, con i suoi chiaroscuri, i contrasti a tinte forti, con la scienza e la superstizione che marciano di pari passo in una società morbosamente attratta dal meraviglioso e dal macabro, pare allo studioso uno snodo storico fondamentale e forse irripetibile. Nel suo arco temporale sono trascorse le vite e si sono manifestate idee e scoperte di uomini come Galileo, Bacone, Pascal, Cartesio, passando per Newton e Leibniz, «tutte le cose più potenti e più grandi sono state prodotte in questo secolo delle droghe, degli aromi, delle sostanze, degli elementi»: 2 il secolo di Caravaggio e dei Carracci, di Rembrandt, Vermeer, Van Dyck, Velasquez, Rubens, de la Tour, nelle cui opere la realtà corporea e la materialità del mondo si imprimono, indelebili sulla tela, con una forza mai vista prima di allora; un secolo in cui luci e ombre giocano un ruolo di scambio continuo, di fraintendimenti, di equivoci, di ossimori sensoriali, come ad esempio accadeva alla cucina barocca che imbandiva pesce che sapeva di carne e carne che sapeva di pesce, in un rutilante gioco di prestigio volto al mascheramento e all'infingimento.
Lo sfruttamento propagandiastico della paura viene da lontano ed è cominciato con l'invenzione de... more Lo sfruttamento propagandiastico della paura viene da lontano ed è cominciato con l'invenzione della stampa a caratteri mobili. Le origini delle contemporanee fake news si intrecciano con la crescente pubblicità del potere politico.
Exploitation propaganda of fear comes from farback in the past and began with the invention of printing with movable type. The origins of contemporary fake news intertwine with the growing publicity of political power.
A parallel journey with two stories in the wilderness: "Heart of Darkness" by Joseph Conrad and "... more A parallel journey with two stories in the wilderness: "Heart of Darkness" by Joseph Conrad and "The Red One" by Jack London
in Itinerari nella letteratura italiana, a cura di Nicola Bonazzi, Andrea Campana, Nicolò Maldina... more in Itinerari nella letteratura italiana, a cura di Nicola Bonazzi, Andrea Campana, Nicolò Maldina, coordinamento di Gian Mario Anselmi, Roma, Carocci, 2013, pp. 439-451; cfr. la versione estesa del documento "Barbari benefici o apocalisse?" in "Letteratura italiana: portale di letteratura online" (http://www.letteraturaitalianaonline.com/novecento/barbari-benevoli-o-apocalisse-natale.html)
Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovv... more Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovvio corollario dell’importanza che gli atti alimentari rivestono nella storia umana.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovv... more Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovvio corollario dell’importanza che gli atti alimentari rivestono nella storia umana.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Nota sull’autore
Alberto Natale collabora con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna. Si è laureato con Piero Camporesi e ha fatto parte del suo gruppo di ricerca iniziando ad occuparsi di letteratura di consumo nell’età moderna. Ha tra l’altro pubblicato: La piazza delle crudeltà e delle meraviglie, in La festa del mondo rovesciato (Il Mulino, 2002), I mostri in fuga dal Serraglio, in Sculture di carta e alchimie di parole (Il Mulino, 2008), Gli specchi della paura. Il sensazionale e il prodigioso nella letteratura di consumo (Carocci, 2008).
Alle origini delle fake news: la paura è una merce di lunga durata e di solida tradizione e il su... more Alle origini delle fake news: la paura è una merce di lunga durata e di solida tradizione e il suo spaccio in chiave propagandistica viene da lontano: sul finire del Cinquecento iniziò a diffondersi in tutta Europa un particolare genere letterario, a metà strada fra il resoconto giornalistico e la narrazione fantastica. Il favore che aveva incontrato il “meraviglioso” medievale trovò nuova linfa celebrando feroci gesta criminali e riadattando in chiave lugubre e terrificante i sogni profetici, i prodigi celesti e le apparizioni di mostri, per trarne relazioni a stampa destinate ai ceti popolari delle città. Cronaca nera, “letteratura del patibolo”, notizie di orribili prodigi e sconvolgenti catastrofi si riversarono in brevi storie di vasta diffusione ed efficace impatto, intessute di sogni e incubi che riflettevano le angosce di una realtà opprimente, ma che al tempo stesso finivano per trasformare i truci malviventi in ambigui paladini del crimine - eroi negativi in grado tuttavia di emanare un fascino contagioso - «specchi» morali rovesciati, destinati a sorprendenti redenzioni sui palchi insanguinati dei patiboli.
At the origins of the fake news: fear is a commodity of long duration and solid tradition and its propaganda comes from far back in the past: at the end of the sixteenth century a particular literary genre began to spread throughout Europe, halfway between the report journalistic and fantastic storytelling. The favor that had met the "marvelous" medieval found new life celebrating fierce criminal deeds and re-adapting in a lugubrious and terrifying key prophetic dreams, the celestial prodigies and the apparitions of monsters, to draw press reports destined to the popular classes of the cities. Chronicle, "the gallows literature", news of horrible prodigies and disastrous catastrophes poured into short stories of widespread and effective impact, interwoven with dreams and nightmares that reflected the anguishes of an oppressive reality, but which at the same time ended up transforming the vicious criminals in ambiguous champions of crime - negative heroes capable of emanating a contagious fascination - reversed moral "mirrors", destined to surprising redemptions on the bloody stages of the gallows.
L'intera opera di Piero Camporesi è contraddistinta da una riflessione costante sull'uomo e il su... more L'intera opera di Piero Camporesi è contraddistinta da una riflessione costante sull'uomo e il suo cibo, sul corpo e il suo alimento. La riscoperta del ricettario di Pellegrino Artusi e della sua modernità, in qualità di fondamento della cucina borghese ottocentesca, non è altro che il punto di partenza per indagare a ritroso nel tempo sulla condizione di vita materiale-e di conseguenza mentale-dei ceti popolari e dei diseredati che abitavano "il paese della fame". Nel compiere tale percorso era inevitabile entrare in contatto con alcuni fantasmi alimentari ancora larvatamente presenti nel mondo d'oggi. Nell'incontro con il manuale di Pellegrino Artusi, Camporesi dichiara di essersi imbattuto in un «talismano» che ha orientato le sue successive ricerche e di aver scoperto, grazie ad esso «l'archeologia della cucina, la profondità degli atti alimentari (allora il libro di cucina aveva un mercato quasi esclusivamente femminile), la storia dell'uomo sub specie alimentaria, anche la storia economica, se si vuole, anche l'antropologia, i riti che quell'uomo ha costruito per impetrare fertilità, abbondanza, piogge e buoni raccolti». Nel fecondo incontro con un testo, normalmente relegato nelle pieghe della letteratura d'uso domestico, iniziava a delinearsi invece, davanti ai suoi occhi, un percorso che lo avrebbe portato a muoversi definitivamente in limine dell'Italianistica, solitamente intesa, e a ridefinire gli stessi confini della filologia letteraria da cui pur proveniva e che certamente mai rinnegò nel corso degli anni. Aveva già in mente una trilogia: «pensavo alla casa, alla famiglia: e infatti è venuto fuori il padre di famiglia, l'Artusi, uno scapolo la cui cucina presuppone proprio una famiglia, il focolare. Poi pensavo alla strada, ed è venuto fuori Il libro dei vagabondi. Il terzo tema era l'uomo dei campi e di qui sono partito alla ricerca di Bertoldo. L'uomo di famiglia, l'uomo della strada e l'uomo dei campi. Erano i tre aspetti dell'uomo che mi interessavano. Così ho lavorato in tutte tre le direzioni». Occorreva partire quindi dall'Artusi, che con la sua Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, pur calata in uno scenario ancora saldamente dominato dalla sottoalimentazione collettiva, era riuscita tuttavia a svolgere il «civilissimo compito» Bisognava pur prendere atto che quella disinvolta impresa editoriale del conterraneo camporesiano aveva esercitato la sua occulta, ma paterna persuasione, tramite un insolito prodotto culturale-in apparenza un semplice ricettario di cucina in cui si sposavano buon gusto, cultura e civile divulgazione. La Scienza fu un manuale per la famiglia medio-borghese, per certi versi anche classista, ma che ebbe l'insospettata funzione di riunire a tavola, col passare degli anni, un numero considerevole e sempre in crescita di italiani. Prudente e moderato Artusi ebbe l'indiscutibile merito di dare all'Italia-prima ancora di un ricco ricettario d'uso-un codice alimentare, borghese sì, ma certamente illuminato, e per di più felicemente contaminato dalle diverse sensibilità dei tanti territori italiani e dalle consuetudini popolari della cucina domestica. di concepire un fondo alimentare e culturale comune, unificando l'eterogeneo campionario di una tradizione dispersa fra mille campanili. Partendo dalla tavola avrebbe pian piano esercitato un ben più ampio processo di amalgama nella struttura mentale degli italiani, ben lontani dal trovare riferimenti saldi in una identità nazionale che era stata da poco dichiarata e quindi esistente soltanto sulla carta.
DNA - Di Nulla Academia. Rivista di studi camporesiani - V. 1 N. 1 (2020): Le parole del contagio – I , 2020
Until the end of the eighteenth century, every lethal and widespread morbidity almost always took... more Until the end of the eighteenth century, every lethal and widespread morbidity almost always took the name of ‘plague’, thus confusing the variety of epidemic forms within it. The medical art of the past obviously knew the symptomatic differences, but for the collective mentality there was almost a unique form of contagious manifestation. Historically distinguishing the plague from the flu also serves to balance the disproportion of attitude, still existing, in considering the flu syndrome as a trivial and simply annoying disease. The ‘Spanish’ pandemic is there to remind us what formidable and invisible enemy we are dealing with and although we have tried to forget the terrible calamity that was, a new pandemic today is ready to reawaken its memory.
Fino a tutto il Settecento ogni morbilità letale e diffusa ha preso quasi sempre il nome di ‘peste’, confondendo quindi al suo interno la varietà delle forme epidemiche. L’arte medica del passato conosceva ovviamente le differenze sintomatologiche, ma per la mentalità collettiva esisteva pressoché una forma unica di manifestazione contagiosa. Distinguere storicamente la peste dall’influenza serve anche a riequilibrare la sproporzione di atteggiamento, ancora esistente, nel considerare la sindrome influenzale come una malattia banale e semplicemente fastidiosa. La pandemia ‘Spagnola’ è lì a ricordarci con quale temibile e invisibile nemico abbiamo a che fare e anche se abbiamo tentato di dimenticare la terribile calamità che fu, una nuova pandemia oggi è pronta a ridestarne la memoria.
KEYWORDS - Epidemos, Plague, Peste, Spanish Flu, Influenza Spagnola, Pandemia, Covid-19, Ingrassia, Fiochetto, Giulio Cesare Croce, Hultin, World War I, Prima guerra mondiale.
Il gusto della ricerca. A proposito di Piero Camporesi, 2018
«Avrei voluto essere un uomo del Seicento» dichiarò Camporesi in una conversazione con Myriem Bou... more «Avrei voluto essere un uomo del Seicento» dichiarò Camporesi in una conversazione con Myriem Bouzaher, magari «essere un oscuro scienziato […] l'assistente di Francesco Redi o un anatomista della scuola inglese». E senza alcun dubbio il XVII secolo è quello che Camporesi ha esplorato più a fondo e con maggiore curiosità, nonostante la sua evidente inclinazione alle tematiche della lunga durata storica, quasi sempre indagate nelle loro parabole millenarie. Il Seicento, con i suoi chiaroscuri, i contrasti a tinte forti, con la scienza e la superstizione che marciano di pari passo in una società morbosamente attratta dal meraviglioso e dal macabro, pare allo studioso uno snodo storico fondamentale e forse irripetibile. Nel suo arco temporale sono trascorse le vite e si sono manifestate idee e scoperte di uomini come Galileo, Bacone, Pascal, Cartesio, passando per Newton e Leibniz, «tutte le cose più potenti e più grandi sono state prodotte in questo secolo delle droghe, degli aromi, delle sostanze, degli elementi»: 2 il secolo di Caravaggio e dei Carracci, di Rembrandt, Vermeer, Van Dyck, Velasquez, Rubens, de la Tour, nelle cui opere la realtà corporea e la materialità del mondo si imprimono, indelebili sulla tela, con una forza mai vista prima di allora; un secolo in cui luci e ombre giocano un ruolo di scambio continuo, di fraintendimenti, di equivoci, di ossimori sensoriali, come ad esempio accadeva alla cucina barocca che imbandiva pesce che sapeva di carne e carne che sapeva di pesce, in un rutilante gioco di prestigio volto al mascheramento e all'infingimento.
Lo sfruttamento propagandiastico della paura viene da lontano ed è cominciato con l'invenzione de... more Lo sfruttamento propagandiastico della paura viene da lontano ed è cominciato con l'invenzione della stampa a caratteri mobili. Le origini delle contemporanee fake news si intrecciano con la crescente pubblicità del potere politico.
Exploitation propaganda of fear comes from farback in the past and began with the invention of printing with movable type. The origins of contemporary fake news intertwine with the growing publicity of political power.
A parallel journey with two stories in the wilderness: "Heart of Darkness" by Joseph Conrad and "... more A parallel journey with two stories in the wilderness: "Heart of Darkness" by Joseph Conrad and "The Red One" by Jack London
in Itinerari nella letteratura italiana, a cura di Nicola Bonazzi, Andrea Campana, Nicolò Maldina... more in Itinerari nella letteratura italiana, a cura di Nicola Bonazzi, Andrea Campana, Nicolò Maldina, coordinamento di Gian Mario Anselmi, Roma, Carocci, 2013, pp. 439-451; cfr. la versione estesa del documento "Barbari benefici o apocalisse?" in "Letteratura italiana: portale di letteratura online" (http://www.letteraturaitalianaonline.com/novecento/barbari-benevoli-o-apocalisse-natale.html)
Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovv... more Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovvio corollario dell’importanza che gli atti alimentari rivestono nella storia umana.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovv... more Le rappresentazioni del cibo nella letteratura e nel cinema sono in se stesse poco più che un ovvio corollario dell’importanza che gli atti alimentari rivestono nella storia umana.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Nota sull’autore
Alberto Natale collabora con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna. Si è laureato con Piero Camporesi e ha fatto parte del suo gruppo di ricerca iniziando ad occuparsi di letteratura di consumo nell’età moderna. Ha tra l’altro pubblicato: La piazza delle crudeltà e delle meraviglie, in La festa del mondo rovesciato (Il Mulino, 2002), I mostri in fuga dal Serraglio, in Sculture di carta e alchimie di parole (Il Mulino, 2008), Gli specchi della paura. Il sensazionale e il prodigioso nella letteratura di consumo (Carocci, 2008).
Alle origini delle fake news: la paura è una merce di lunga durata e di solida tradizione e il su... more Alle origini delle fake news: la paura è una merce di lunga durata e di solida tradizione e il suo spaccio in chiave propagandistica viene da lontano: sul finire del Cinquecento iniziò a diffondersi in tutta Europa un particolare genere letterario, a metà strada fra il resoconto giornalistico e la narrazione fantastica. Il favore che aveva incontrato il “meraviglioso” medievale trovò nuova linfa celebrando feroci gesta criminali e riadattando in chiave lugubre e terrificante i sogni profetici, i prodigi celesti e le apparizioni di mostri, per trarne relazioni a stampa destinate ai ceti popolari delle città. Cronaca nera, “letteratura del patibolo”, notizie di orribili prodigi e sconvolgenti catastrofi si riversarono in brevi storie di vasta diffusione ed efficace impatto, intessute di sogni e incubi che riflettevano le angosce di una realtà opprimente, ma che al tempo stesso finivano per trasformare i truci malviventi in ambigui paladini del crimine - eroi negativi in grado tuttavia di emanare un fascino contagioso - «specchi» morali rovesciati, destinati a sorprendenti redenzioni sui palchi insanguinati dei patiboli.
At the origins of the fake news: fear is a commodity of long duration and solid tradition and its propaganda comes from far back in the past: at the end of the sixteenth century a particular literary genre began to spread throughout Europe, halfway between the report journalistic and fantastic storytelling. The favor that had met the "marvelous" medieval found new life celebrating fierce criminal deeds and re-adapting in a lugubrious and terrifying key prophetic dreams, the celestial prodigies and the apparitions of monsters, to draw press reports destined to the popular classes of the cities. Chronicle, "the gallows literature", news of horrible prodigies and disastrous catastrophes poured into short stories of widespread and effective impact, interwoven with dreams and nightmares that reflected the anguishes of an oppressive reality, but which at the same time ended up transforming the vicious criminals in ambiguous champions of crime - negative heroes capable of emanating a contagious fascination - reversed moral "mirrors", destined to surprising redemptions on the bloody stages of the gallows.
L'intera opera di Piero Camporesi è contraddistinta da una riflessione costante sull'uomo e il su... more L'intera opera di Piero Camporesi è contraddistinta da una riflessione costante sull'uomo e il suo cibo, sul corpo e il suo alimento. La riscoperta del ricettario di Pellegrino Artusi e della sua modernità, in qualità di fondamento della cucina borghese ottocentesca, non è altro che il punto di partenza per indagare a ritroso nel tempo sulla condizione di vita materiale-e di conseguenza mentale-dei ceti popolari e dei diseredati che abitavano "il paese della fame". Nel compiere tale percorso era inevitabile entrare in contatto con alcuni fantasmi alimentari ancora larvatamente presenti nel mondo d'oggi. Nell'incontro con il manuale di Pellegrino Artusi, Camporesi dichiara di essersi imbattuto in un «talismano» che ha orientato le sue successive ricerche e di aver scoperto, grazie ad esso «l'archeologia della cucina, la profondità degli atti alimentari (allora il libro di cucina aveva un mercato quasi esclusivamente femminile), la storia dell'uomo sub specie alimentaria, anche la storia economica, se si vuole, anche l'antropologia, i riti che quell'uomo ha costruito per impetrare fertilità, abbondanza, piogge e buoni raccolti». Nel fecondo incontro con un testo, normalmente relegato nelle pieghe della letteratura d'uso domestico, iniziava a delinearsi invece, davanti ai suoi occhi, un percorso che lo avrebbe portato a muoversi definitivamente in limine dell'Italianistica, solitamente intesa, e a ridefinire gli stessi confini della filologia letteraria da cui pur proveniva e che certamente mai rinnegò nel corso degli anni. Aveva già in mente una trilogia: «pensavo alla casa, alla famiglia: e infatti è venuto fuori il padre di famiglia, l'Artusi, uno scapolo la cui cucina presuppone proprio una famiglia, il focolare. Poi pensavo alla strada, ed è venuto fuori Il libro dei vagabondi. Il terzo tema era l'uomo dei campi e di qui sono partito alla ricerca di Bertoldo. L'uomo di famiglia, l'uomo della strada e l'uomo dei campi. Erano i tre aspetti dell'uomo che mi interessavano. Così ho lavorato in tutte tre le direzioni». Occorreva partire quindi dall'Artusi, che con la sua Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, pur calata in uno scenario ancora saldamente dominato dalla sottoalimentazione collettiva, era riuscita tuttavia a svolgere il «civilissimo compito» Bisognava pur prendere atto che quella disinvolta impresa editoriale del conterraneo camporesiano aveva esercitato la sua occulta, ma paterna persuasione, tramite un insolito prodotto culturale-in apparenza un semplice ricettario di cucina in cui si sposavano buon gusto, cultura e civile divulgazione. La Scienza fu un manuale per la famiglia medio-borghese, per certi versi anche classista, ma che ebbe l'insospettata funzione di riunire a tavola, col passare degli anni, un numero considerevole e sempre in crescita di italiani. Prudente e moderato Artusi ebbe l'indiscutibile merito di dare all'Italia-prima ancora di un ricco ricettario d'uso-un codice alimentare, borghese sì, ma certamente illuminato, e per di più felicemente contaminato dalle diverse sensibilità dei tanti territori italiani e dalle consuetudini popolari della cucina domestica. di concepire un fondo alimentare e culturale comune, unificando l'eterogeneo campionario di una tradizione dispersa fra mille campanili. Partendo dalla tavola avrebbe pian piano esercitato un ben più ampio processo di amalgama nella struttura mentale degli italiani, ben lontani dal trovare riferimenti saldi in una identità nazionale che era stata da poco dichiarata e quindi esistente soltanto sulla carta.
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Fino a tutto il Settecento ogni morbilità letale e diffusa ha preso quasi sempre il nome di ‘peste’, confondendo quindi al suo interno la varietà delle forme epidemiche. L’arte medica del passato conosceva ovviamente le differenze sintomatologiche, ma per la mentalità collettiva esisteva pressoché una forma unica di manifestazione contagiosa. Distinguere storicamente la peste dall’influenza serve anche a riequilibrare la sproporzione di atteggiamento, ancora esistente, nel considerare la sindrome influenzale come una malattia banale e semplicemente fastidiosa. La pandemia ‘Spagnola’ è lì a ricordarci con quale temibile e invisibile nemico abbiamo a che fare e anche se abbiamo tentato di dimenticare la terribile calamità che fu, una nuova pandemia oggi è pronta a ridestarne la memoria.
KEYWORDS - Epidemos, Plague, Peste, Spanish Flu, Influenza Spagnola, Pandemia, Covid-19, Ingrassia, Fiochetto, Giulio Cesare Croce, Hultin, World War I, Prima guerra mondiale.
Exploitation propaganda of fear comes from farback in the past and began with the invention of printing with movable type. The origins of contemporary fake news intertwine with the growing publicity of political power.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
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Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Nota sull’autore
Alberto Natale collabora con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna. Si è laureato con Piero Camporesi e ha fatto parte del suo gruppo di ricerca iniziando ad occuparsi di letteratura di consumo nell’età moderna. Ha tra l’altro pubblicato: La piazza delle crudeltà e delle meraviglie, in La festa del mondo rovesciato (Il Mulino, 2002), I mostri in fuga dal Serraglio, in Sculture di carta e alchimie di parole (Il Mulino, 2008), Gli specchi della paura. Il sensazionale e il prodigioso nella letteratura di consumo (Carocci, 2008).
At the origins of the fake news: fear is a commodity of long duration and solid tradition and its propaganda comes from far back in the past: at the end of the sixteenth century a particular literary genre began to spread throughout Europe, halfway between the report journalistic and fantastic storytelling. The favor that had met the "marvelous" medieval found new life celebrating fierce criminal deeds and re-adapting in a lugubrious and terrifying key prophetic dreams, the celestial prodigies and the apparitions of monsters, to draw press reports destined to the popular classes of the cities. Chronicle, "the gallows literature", news of horrible prodigies and disastrous catastrophes poured into short stories of widespread and effective impact, interwoven with dreams and nightmares that reflected the anguishes of an oppressive reality, but which at the same time ended up transforming the vicious criminals in ambiguous champions of crime - negative heroes capable of emanating a contagious fascination - reversed moral "mirrors", destined to surprising redemptions on the bloody stages of the gallows.
Conference by Alberto Natale
Drafts by Alberto Natale
Fino a tutto il Settecento ogni morbilità letale e diffusa ha preso quasi sempre il nome di ‘peste’, confondendo quindi al suo interno la varietà delle forme epidemiche. L’arte medica del passato conosceva ovviamente le differenze sintomatologiche, ma per la mentalità collettiva esisteva pressoché una forma unica di manifestazione contagiosa. Distinguere storicamente la peste dall’influenza serve anche a riequilibrare la sproporzione di atteggiamento, ancora esistente, nel considerare la sindrome influenzale come una malattia banale e semplicemente fastidiosa. La pandemia ‘Spagnola’ è lì a ricordarci con quale temibile e invisibile nemico abbiamo a che fare e anche se abbiamo tentato di dimenticare la terribile calamità che fu, una nuova pandemia oggi è pronta a ridestarne la memoria.
KEYWORDS - Epidemos, Plague, Peste, Spanish Flu, Influenza Spagnola, Pandemia, Covid-19, Ingrassia, Fiochetto, Giulio Cesare Croce, Hultin, World War I, Prima guerra mondiale.
Exploitation propaganda of fear comes from farback in the past and began with the invention of printing with movable type. The origins of contemporary fake news intertwine with the growing publicity of political power.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Il punto di vista privilegiato consiste nella loro libera natura di manifestazioni “disincarnate” rispetto alla realtà quotidiana, riscritture simboliche del rapporto materiale e simbiotico ereditato dagli uomini, nella lunga durata che ha caratterizzato le trasformazioni del nutrimento biologico in pratica culturale e sociale.
Si è cercato pertanto di individuare in tre filoni altamente rappresentativi dell’immaginario alimentare (il cibo assente e il fantasma della fame, le rappresentazioni di status come indicatori di riconoscimento di un gruppo sociale e i valori aggiunti della convivialità e della tavola come elementi antropologici universali) le corrispondenze cinematografiche, che alcuni film emblematici rendono disponibili per un’analisi comparativa delle raffigurazioni del cibo e del suo ruolo come motore narrativo, capace di trasfigurare il semplice sostentamento del corpo, nei motivi culturali del gusto e della competenza gastronomica.
Nota sull’autore
Alberto Natale collabora con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna. Si è laureato con Piero Camporesi e ha fatto parte del suo gruppo di ricerca iniziando ad occuparsi di letteratura di consumo nell’età moderna. Ha tra l’altro pubblicato: La piazza delle crudeltà e delle meraviglie, in La festa del mondo rovesciato (Il Mulino, 2002), I mostri in fuga dal Serraglio, in Sculture di carta e alchimie di parole (Il Mulino, 2008), Gli specchi della paura. Il sensazionale e il prodigioso nella letteratura di consumo (Carocci, 2008).
At the origins of the fake news: fear is a commodity of long duration and solid tradition and its propaganda comes from far back in the past: at the end of the sixteenth century a particular literary genre began to spread throughout Europe, halfway between the report journalistic and fantastic storytelling. The favor that had met the "marvelous" medieval found new life celebrating fierce criminal deeds and re-adapting in a lugubrious and terrifying key prophetic dreams, the celestial prodigies and the apparitions of monsters, to draw press reports destined to the popular classes of the cities. Chronicle, "the gallows literature", news of horrible prodigies and disastrous catastrophes poured into short stories of widespread and effective impact, interwoven with dreams and nightmares that reflected the anguishes of an oppressive reality, but which at the same time ended up transforming the vicious criminals in ambiguous champions of crime - negative heroes capable of emanating a contagious fascination - reversed moral "mirrors", destined to surprising redemptions on the bloody stages of the gallows.