La stesura dell’inventario del fondo dell’Archivio notarile di Monterotondo, conservato presso l’... more La stesura dell’inventario del fondo dell’Archivio notarile di Monterotondo, conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, ha permesso di individuare in modo imprevisto, all’interno di protocolli notarili, i due inventari dei beni del Palazzo qui pubblicati per la prima volta. Alcuni, invece, erano già noti attraverso le citazioni del fondamentale lavoro di P. N. Pagliara oppure nella trascrizione a cura del Centro Regionale di Documentazione o ancora nella parziale edizione di M. Aronberg-Lavin incentrata sulle opere d’arte. Si propongono ora nove inventari completi compresi tra il 1636 e il 1868 non privi di elementi sorprendenti come i 216 quadri che elencano. La funzione che gli oggetti dovevano ricoprire, sia pure intesi nell’accezione precisa di “bene”, doveva essere importante se ha determinato il proliferare di elenchi e istrumenti notarili che li fissano, restituendone parte del significato. Il rapporto tra l’uomo del passato e l’oggetto era più significativo di quello del contemporaneo espresso attraverso il consumo, che ne condiziona utilizzo e possesso, per cui la “dignità legale” del bene si restringe al solo oggetto di valore, mentre, nel Seicento e nei secoli successivi, gli elenchi presentano oggetti che per noi sarebbero assolutamente trascurabili. Il loro passaggio da un individuo all’altro implicava il perdurare del significato simbolico dell’appartenenza, confermata negli anni e quindi potenziata nel valore. Il senso di questa proiezione temporale si coglie nel Palazzo di Monterotondo quando certi oggetti si ritrovano nello stesso posto pur nella rovina cui sono arrivati. Le figure di coloro che li hanno posseduti sono state delineate nella loro concretezza umana e istituzionale: Orsini, Barberini, Grillo, Borromeo-Arese, fino ai Boncompagni-Ludovisi. Ne deriva un’evidenza del feudo e del Palazzo all’interno del quadro storico generale, con un rilievo a tuttotondo che li trae da quel cono d’ombra nel quale erano scivolati. Il cambiamento, che nel corso dei secoli l’edificio andrà assumendo, lo porterà da simbolo del potere baronale degli Orsini, per cui era stato edificato nel medioevo, a sede dell’amministrazione municipale. Un percorso lungo col quale ha attraversato la splendida stagione del barocco romano, come luogo privilegiato della famiglia Barberini, il XVIII secolo dei ricchi genovesi Grillo, declinando poi velocemente con i Boncompagni-Ludovisi verso un utilizzo in cui non erano più necessari gli apparati, per arrivare ad acquisire la sobrietà della piena valenza di Palazzo civico.
Governare l’ospedale. Modelli, regolamenti e pratiche tra XII e XVII secolo, 2024
L’Ospedale del SS. Gonfalone di Monterotondo (Roma) è una delle più antiche istituzioni della cit... more L’Ospedale del SS. Gonfalone di Monterotondo (Roma) è una delle più antiche istituzioni della città, le cui origini risalgono almeno al 1343. Le carte dell’Archivio Notarile di Monterotondo permettono di seguirne le vicende, delineandone gli affari amministrativi e finanziari. Si tratta di documentazione diretta e indiretta che, tra XVI e XVII secolo, testimonia anche lo sfruttamento della “pietrara” dell’Ospedale. Questa assicurava continui proventi attraverso l’appalto dell’attività estrattiva, squadre di professionisti lombardi ne ricavavano travertino e scaglia per molte fabbriche romane ed anche “per servitio de la Fabrica di S. Pietro”.
Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval , 2023
La recente individuazione del contratto di matrimonio del 15 giugno 1478, nei rogiti di Camillo B... more La recente individuazione del contratto di matrimonio del 15 giugno 1478, nei rogiti di Camillo Beneimbene notaio tra i più accreditati nella Roma del tempo, tra Bartolomeo d’Alviano (1455-1515) e Orsina Orsini di Foglia apporta nuovi dati alla ricostruzione della biografia del condottiero originario dell’Umbria che nelle sue numerose spedizioni militari fu impegnato anche a favore della Corona d’Aragona di Napoli1. Si conosce poco della prima parte della sua vita a cominciare dalla data di nascita incompleta, fissata al 1455 sulla base di un’iscrizione funeraria, andata perduta, della madre Isabella degli Atti, morta di parto. Inoltre non esiste una prova documentale del matrimonio con Bartolomea Orsini di Bracciano, sorella di Gentil Virginio, signore del luogo, della quale la tradizione storiografica riporta capacità virili ed anche l’aver fronteggiato l’assedio dei Borgia al castello nel 1496. Certo è l’altro matrimonio del febbraio 1498 con Pantasilea Baglioni, sorella di Gian Paolo Baglioni, anch’egli uomo d’arme che si insediò a Terni. I relativi festeggiamenti si protrassero per cinque giorni, in uno stile grandioso decisamente diverso dal primo matrimonio che fu per procura, tramite Andrea, suo fratello di parte paterna. Le scelte matrimoniali, dunque, confermano che gli appartenenti alle antiche stirpi di origine feudale optavano per l’unione con donne di famiglie di analogo ceto, preferendo quelle che potevano esibire esponenti del mondo militare con i quali stabilire una rete difensiva con i loro castelli e formare alleanze per condurre insieme le campagne unendo gli sforzi economici e organizzativi per dotarsi di formazioni armate. Non mancando, è facile intuirlo, in quella contiguità anche la saldezza dei legami personali e la naturale condivisione e comprensione, dato il particolare ed esclusivo contesto.
Small Towns, una realidad urbana en la Hispania romana., 2022
Durante el proceso de romanización del noroeste hispano, las etapas de la inclusión paulatina del... more Durante el proceso de romanización del noroeste hispano, las etapas de la inclusión paulatina del elemento astur dentro del imperio romano corresponden a un nivel diferente de integración y de organización del control del territorio, un iter que no puede prescindir de las personas que, con estancias más o menos largas en Hispania, influyeron en la formación del nuevo conventus, cada vez más integrado con las realidades cercanas y con el centro del poder. En todo ello aquellas personas implantaron un modelo romano basado sobre todo en las líneas identificativas de las pequeñas ciudades que componían el panorama itálico de la primera edad imperial. Una afirmación directamente relacionada con el hecho de que la mayoría de los directivos romanos del Conventus Asturum, pese a tener profundos intereses en Roma, provenían desde realidades de la península italiana. Pues bien, se analizará particularmente el caso del iuridicus marrucino Sextus Pedius Hirrutus Lucilius Pollio y su posible implicación en la urbanística de Asturica Augusta.
Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia dur... more Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia durante il XVI secolo cosi come sono emerse dal lavoro d’indagine presso l’Archivio notarile di Fabriano, l’Archivio storico del Comune di Fabriano, l’Archivio notarile di Castelnuovo di Porto e l’Archivio notarile di Monterotondo.
Il sito umbro di S. Giovanni de Butris, ampiamente noto alla comunità scientifica, si rivela un o... more Il sito umbro di S. Giovanni de Butris, ampiamente noto alla comunità scientifica, si rivela un ottimo punto di partenza per analizzare nel suo complesso l’uso pubblico dei ponti romani soprattutto nel momento in cui vennero meno le strutture amministrative dell’impero. Partendo dal dato materiale contestualizzato, un ponte dell’antico ramo della via Flaminia nei pressi dell’odierno centro di Acquasparta (TN), attraverso un’ampia analisi delle fonti del diritto, innestata in un completo quadro topografico capace di unire gli aspetti storici e quelli antropici del territorio, si è cercato di delineare le vicende del sito dalla tarda antichità fino all’arrivo dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme nel XIII sec., che impiantarono sul ponte e nelle sue vicinanze una loro commenda, i cui resti architettonici caratterizzano tuttora il paesaggio.
Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia du... more Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia durante il XVI secolo così come sono emerse dal lavoro d’indagine presso l’Archivio notarile di Fabriano, l’Archivio storico del Comune di Fabriano, l’Archivio notarile di Castelnuovo di Porto e l’Archivio notarile di Monterotondo.
La stesura dell’inventario del fondo dell’Archivio notarile di Monterotondo, conservato presso l’... more La stesura dell’inventario del fondo dell’Archivio notarile di Monterotondo, conservato presso l’Archivio di Stato di Roma, ha permesso di individuare in modo imprevisto, all’interno di protocolli notarili, i due inventari dei beni del Palazzo qui pubblicati per la prima volta. Alcuni, invece, erano già noti attraverso le citazioni del fondamentale lavoro di P. N. Pagliara oppure nella trascrizione a cura del Centro Regionale di Documentazione o ancora nella parziale edizione di M. Aronberg-Lavin incentrata sulle opere d’arte. Si propongono ora nove inventari completi compresi tra il 1636 e il 1868 non privi di elementi sorprendenti come i 216 quadri che elencano. La funzione che gli oggetti dovevano ricoprire, sia pure intesi nell’accezione precisa di “bene”, doveva essere importante se ha determinato il proliferare di elenchi e istrumenti notarili che li fissano, restituendone parte del significato. Il rapporto tra l’uomo del passato e l’oggetto era più significativo di quello del contemporaneo espresso attraverso il consumo, che ne condiziona utilizzo e possesso, per cui la “dignità legale” del bene si restringe al solo oggetto di valore, mentre, nel Seicento e nei secoli successivi, gli elenchi presentano oggetti che per noi sarebbero assolutamente trascurabili. Il loro passaggio da un individuo all’altro implicava il perdurare del significato simbolico dell’appartenenza, confermata negli anni e quindi potenziata nel valore. Il senso di questa proiezione temporale si coglie nel Palazzo di Monterotondo quando certi oggetti si ritrovano nello stesso posto pur nella rovina cui sono arrivati. Le figure di coloro che li hanno posseduti sono state delineate nella loro concretezza umana e istituzionale: Orsini, Barberini, Grillo, Borromeo-Arese, fino ai Boncompagni-Ludovisi. Ne deriva un’evidenza del feudo e del Palazzo all’interno del quadro storico generale, con un rilievo a tuttotondo che li trae da quel cono d’ombra nel quale erano scivolati. Il cambiamento, che nel corso dei secoli l’edificio andrà assumendo, lo porterà da simbolo del potere baronale degli Orsini, per cui era stato edificato nel medioevo, a sede dell’amministrazione municipale. Un percorso lungo col quale ha attraversato la splendida stagione del barocco romano, come luogo privilegiato della famiglia Barberini, il XVIII secolo dei ricchi genovesi Grillo, declinando poi velocemente con i Boncompagni-Ludovisi verso un utilizzo in cui non erano più necessari gli apparati, per arrivare ad acquisire la sobrietà della piena valenza di Palazzo civico.
Governare l’ospedale. Modelli, regolamenti e pratiche tra XII e XVII secolo, 2024
L’Ospedale del SS. Gonfalone di Monterotondo (Roma) è una delle più antiche istituzioni della cit... more L’Ospedale del SS. Gonfalone di Monterotondo (Roma) è una delle più antiche istituzioni della città, le cui origini risalgono almeno al 1343. Le carte dell’Archivio Notarile di Monterotondo permettono di seguirne le vicende, delineandone gli affari amministrativi e finanziari. Si tratta di documentazione diretta e indiretta che, tra XVI e XVII secolo, testimonia anche lo sfruttamento della “pietrara” dell’Ospedale. Questa assicurava continui proventi attraverso l’appalto dell’attività estrattiva, squadre di professionisti lombardi ne ricavavano travertino e scaglia per molte fabbriche romane ed anche “per servitio de la Fabrica di S. Pietro”.
Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval , 2023
La recente individuazione del contratto di matrimonio del 15 giugno 1478, nei rogiti di Camillo B... more La recente individuazione del contratto di matrimonio del 15 giugno 1478, nei rogiti di Camillo Beneimbene notaio tra i più accreditati nella Roma del tempo, tra Bartolomeo d’Alviano (1455-1515) e Orsina Orsini di Foglia apporta nuovi dati alla ricostruzione della biografia del condottiero originario dell’Umbria che nelle sue numerose spedizioni militari fu impegnato anche a favore della Corona d’Aragona di Napoli1. Si conosce poco della prima parte della sua vita a cominciare dalla data di nascita incompleta, fissata al 1455 sulla base di un’iscrizione funeraria, andata perduta, della madre Isabella degli Atti, morta di parto. Inoltre non esiste una prova documentale del matrimonio con Bartolomea Orsini di Bracciano, sorella di Gentil Virginio, signore del luogo, della quale la tradizione storiografica riporta capacità virili ed anche l’aver fronteggiato l’assedio dei Borgia al castello nel 1496. Certo è l’altro matrimonio del febbraio 1498 con Pantasilea Baglioni, sorella di Gian Paolo Baglioni, anch’egli uomo d’arme che si insediò a Terni. I relativi festeggiamenti si protrassero per cinque giorni, in uno stile grandioso decisamente diverso dal primo matrimonio che fu per procura, tramite Andrea, suo fratello di parte paterna. Le scelte matrimoniali, dunque, confermano che gli appartenenti alle antiche stirpi di origine feudale optavano per l’unione con donne di famiglie di analogo ceto, preferendo quelle che potevano esibire esponenti del mondo militare con i quali stabilire una rete difensiva con i loro castelli e formare alleanze per condurre insieme le campagne unendo gli sforzi economici e organizzativi per dotarsi di formazioni armate. Non mancando, è facile intuirlo, in quella contiguità anche la saldezza dei legami personali e la naturale condivisione e comprensione, dato il particolare ed esclusivo contesto.
Small Towns, una realidad urbana en la Hispania romana., 2022
Durante el proceso de romanización del noroeste hispano, las etapas de la inclusión paulatina del... more Durante el proceso de romanización del noroeste hispano, las etapas de la inclusión paulatina del elemento astur dentro del imperio romano corresponden a un nivel diferente de integración y de organización del control del territorio, un iter que no puede prescindir de las personas que, con estancias más o menos largas en Hispania, influyeron en la formación del nuevo conventus, cada vez más integrado con las realidades cercanas y con el centro del poder. En todo ello aquellas personas implantaron un modelo romano basado sobre todo en las líneas identificativas de las pequeñas ciudades que componían el panorama itálico de la primera edad imperial. Una afirmación directamente relacionada con el hecho de que la mayoría de los directivos romanos del Conventus Asturum, pese a tener profundos intereses en Roma, provenían desde realidades de la península italiana. Pues bien, se analizará particularmente el caso del iuridicus marrucino Sextus Pedius Hirrutus Lucilius Pollio y su posible implicación en la urbanística de Asturica Augusta.
Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia dur... more Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia durante il XVI secolo cosi come sono emerse dal lavoro d’indagine presso l’Archivio notarile di Fabriano, l’Archivio storico del Comune di Fabriano, l’Archivio notarile di Castelnuovo di Porto e l’Archivio notarile di Monterotondo.
Il sito umbro di S. Giovanni de Butris, ampiamente noto alla comunità scientifica, si rivela un o... more Il sito umbro di S. Giovanni de Butris, ampiamente noto alla comunità scientifica, si rivela un ottimo punto di partenza per analizzare nel suo complesso l’uso pubblico dei ponti romani soprattutto nel momento in cui vennero meno le strutture amministrative dell’impero. Partendo dal dato materiale contestualizzato, un ponte dell’antico ramo della via Flaminia nei pressi dell’odierno centro di Acquasparta (TN), attraverso un’ampia analisi delle fonti del diritto, innestata in un completo quadro topografico capace di unire gli aspetti storici e quelli antropici del territorio, si è cercato di delineare le vicende del sito dalla tarda antichità fino all’arrivo dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme nel XIII sec., che impiantarono sul ponte e nelle sue vicinanze una loro commenda, i cui resti architettonici caratterizzano tuttora il paesaggio.
Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia du... more Il contributo espone le vicende della vita di Mambrino Rosei da Fabriano e della sua famiglia durante il XVI secolo così come sono emerse dal lavoro d’indagine presso l’Archivio notarile di Fabriano, l’Archivio storico del Comune di Fabriano, l’Archivio notarile di Castelnuovo di Porto e l’Archivio notarile di Monterotondo.
Gli Orsini, tra le più antiche famiglie baronali romane, hanno da sempre fatto i conti con il pas... more Gli Orsini, tra le più antiche famiglie baronali romane, hanno da sempre fatto i conti con il passato dell’Urbe e, dopo essersi installati in siti simbolici in tal senso (Teatro di Pompeo, Monte Giordano, Palazzo a Pasquino), dai quali sicuramente hanno tratto anche il loro emblema principale, la rosa, nel corso del XVI secolo hanno cercato di dare forma ad una ricostruzione antichistica della loro storia tale da mantenere pesistenti tanto una matrice germanica quanto quella latina. L’opera cardine in tal senso è sicuramente L’Historia di Casa Orsina di Francesco Sansovino pubblicata a Venezia nel 1565, ma non fu l’unica e l’Archivio Barberini, custodito presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, conserva un’interessante documentazione in tal senso. Nel momento in cui Carlo Barberini, fratello di papa Urbano VIII, ebbe in animo di acquistare Monterotondo, uno dei più antichi feudi degli Orsini, venne raccolto materiale inerente alla storia della famiglia venditrice, tra cui vari manoscritti genealogici. Uno di essi appare degno di nota soprattutto per il ricorso ad alcune iscrizioni latine, di cui una spagnola, di Edeta, ben descritte e disegnate, a giustificazione dell’antichità della famiglia. Tutto ciò inserito in un continuum narrativo che prende le mosse da Enea e dall’epica omerica. Il presente contributo cercherà dunque di ricostruire il contesto di creazione di quella narrazione seguendo la storia delle iscrizioni antiche.
Monterotondo tra XVI e XVII secolo visse pienamente la parabola del cambiamento legata all’uso da... more Monterotondo tra XVI e XVII secolo visse pienamente la parabola del cambiamento legata all’uso da parte della nobiltà romana, da avamposto verso la Sabina a suburbio di Roma, da forte e identificativa espressione del potere degli Orsini a residenza fuori porta dei Barberini. L’immagine del medievale castrum «con una torre in mezzo a cortile del palazzo assai grande e riguardevole in quel tempo, sua rocca atorno con suoi torrioncelli», per citare la descrizione del 27 maggio 1624 di Leonardo Gisleni, medico di Franciotto Orsini, venne sostituita dall’accattivante paesaggio con scene di caccia raffigurato dal fiammingo Paul Bril in uno degli appartamenti del palazzo. A quel castello venne data infatti una sembianza di nobile palazzo, quasi una villa inserita in un grandissimo giardino, formato da quelle tenute che abbondavano «di tutte cacciagioni, di stormi, di fagiani, di capre, di lepri, di cinghiali, di ricci spinosi, di tassi, di tartarughe et d’altri», per usare le allettanti parole di Domenico Pichi del 1624. Entrambi i testimoni dovevano confortare Urbano VIII, il cui fratello Carlo Barberini era in animo di acquistare proprio il feudo di Monterotondo da Enrico e Francesco Orsini, che, come dicono i documenti coevi, avrebbero voluto «farsi eterni» in quella terra, pubblicizzato come luogo di antica nobiltà, svago, ricreazione e benessere. Un inedito disegno recentemente emerso dalla ricerca d’archivio e riferibile ai primi anni del XVII secolo s’inserisce come nuovo termine di paragone iconografico per valutare le trasformazioni occorse alla residenza nel suo passaggio da rocca a palazzo. L’unico dato che restò immutato nel cambiamento fu la considerazione che i signori n’ebbero in relazione al rapporto con le proprie residenze romane: l’uso e la cura degli spazi non vide mai alcun disequilibrio tra la città e il feudo.
La storiografia dei secoli XIX e XX non rese esaustiva la ricostruzione genealogica del ramo eret... more La storiografia dei secoli XIX e XX non rese esaustiva la ricostruzione genealogica del ramo eretino della famiglia Orsini che è possibile integrare con lo spoglio delle fonti notarili romane. Il lavoro partirà dal XV secolo, dalla divisione del già affermato casato di Monterotondo nelle due linee di Lorenzo e Giacomo. La prima si estinse, dopo cinque generazioni, alla morte di Valerio nel 1594; l’altra nel 1650 alla morte di Francesco, ultimo di sette generazioni, nel palazzo romano di Monte Giordano, luogo di nascita della loro potenza baronale. L’analisi guarderà anche al ruolo svolto dalle unioni matrimoniali che, nella fase iniziale, coinvolsero esponenti dei diversi rami di casa orsina e, successivamente, le famiglie Savelli e Cesi al fine di rafforzare il potere in area romana e sabina. Indubbiamente di rilievo eccezionale, il matrimonio tra Clarice Orsini e Lorenzo de’ Medici determinò conseguenze politiche per l’Europa intera con i due pontificati medicei di Leone X e Clemente VII.
Durante el proceso de romanización del noroeste hispano, la última parte de la península incluida... more Durante el proceso de romanización del noroeste hispano, la última parte de la península incluida en el dominio de Roma, las etapas de desarrollo y de inclusión paulatina del elemento astur dentro del imperio romano pueden dividirse en tres peldaños: edad augustea, edad flavia, edad ulpia. Cada uno de estos momentos corresponde a un nivel diferente de integración y de organización del control del territorio, un iter que no puede prescindir de las personas que, con estancias más o menos largas en la región hispana, influyeron en la formación del nuevo territorio romanizado, cada vez más integrado con las realidades cercanas y con el centro del poder. En todo ello aquellas personas dieron una dirección de implantación del modelo romano basada sobre todo en las líneas identificativas de las pequeñas ciudades que componían el panorama itálico de la primera edad imperial. Una afirmación directamente relacionada con el hecho de que la mayoría de los directivos romanos del conventus Asturum, pese a tener profundos intereses en Roma, provenían desde realidades de la península italiana cuyos reflejos en el futuro podrán ser utilizados para un nuevo análisis de las estructuras sociales y urbanísticas trasplantadas en el territorio astur. Pues bien, se analizarán estas figuras de legati, praefecti, procuratores e iuridici, sobre todo con la mirada hacia el ámbito itálico de proveniencia.
Gli Orsini di Monterotondo, divisi dal XV secolo nei due rami di Giacomo e Lorenzo, a fine XVI se... more Gli Orsini di Monterotondo, divisi dal XV secolo nei due rami di Giacomo e Lorenzo, a fine XVI secolo affrontarono complesse vicende per l’attribuzione degli antichi diritti feudali. Gli eredi di Giordano furono gli ultimi del ramo di Lorenzo e intrecciarono il loro destino con la figura di Maddalena Strozzi. In prime nozze l’uomo sposò Emilia Cesi da cui ebbe Ludovico e Valerio, il secondo matrimonio con Lucrezia dell’Anguillara gli diede Raimondo e Pulcheria. Inevitabili il venire a capo di coincidenti diritti ereditari e la necessità di trovare accordi; non mancarono risvolti tragici e morti premature che portarono con Valerio alla fine di quel ramo. In quegli eventi si legge il travaglio di un mondo in crisi e in rapido cambiamento che stava arrivando ad una nuova definizione degli equilibri di potere.
L’Ospedale del SS. Gonfalone di Monterotondo (Roma) è senza dubbio una delle più antiche istituzi... more L’Ospedale del SS. Gonfalone di Monterotondo (Roma) è senza dubbio una delle più antiche istituzioni della città ancora esistenti. La sua origine si lega a quella della chiesa di San Nicola di Bari alla cui struttura è addossato l’edificio storico, dismesso nel 1937 e dal 1988 adibito a Biblioteca Comunale. Le origini del complesso risalgono almeno al 1343 quando la cappellam sancti Nicolay venne registrata tra le chiese della Sabina. Nel 1624, secondo le parole del medico di Franciotto Orsini, Leonardo Gisleni, la «fraternità del Confalone … tien la cura del ospedale … e per essere antico istituto pigliano… solo di tener i passaggeri per tre dì, l’amalati ne bisogni repentini curarli di chirurgo e fisico, ma per ordinario con vetture trasferirli all’Hospedali di Roma». Si può però seguire con più regolarità lo svolgersi delle attività dell’ente soprattutto a partire dalla fine del XV secolo quando le fonti sistematiche conservate nell’Archivio Notarile di Monterotondo consentono di delineare gli affari amministrativi e finanziari dell’Ospedale. Si tratta di documentazione diretta (gestione delle proprietà) e indiretta (lasciti testamentari) che, soprattutto a cavallo tra XVI e XVII secolo, risulta interessante per gettare una luce sullo sfruttamento della “pietrara” dell’Ospedale. Questa assicurava continui proventi attraverso l’appalto dell’attività estrattiva, squadre di professionisti lombardi ne ricavavano travertino e scaglia per molte fabbriche romane ed anche «per servitio de la Fabrica di S. Pietro». Sempre le parole di Gisleni informano sulla totalità dei beni dell’ente che consistevano in «terre lassateli dal cardinal Battista sopra il Casaletto … in alcune cave di sasso di travertino, in un molino da olio e censi et in case fabricate da detta compagnia o compre di quest’entrate del Hospedale che pur fruttano, tenendone conto un loro camerlengo e riscotendole annuatamente».
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italiana. Pues bien, se analizará particularmente el caso del iuridicus marrucino Sextus Pedius Hirrutus Lucilius Pollio y su posible implicación en la urbanística de Asturica Augusta.
italiana. Pues bien, se analizará particularmente el caso del iuridicus marrucino Sextus Pedius Hirrutus Lucilius Pollio y su posible implicación en la urbanística de Asturica Augusta.
conserva un’interessante documentazione in tal senso. Nel momento in cui Carlo Barberini, fratello di papa Urbano VIII, ebbe in animo di acquistare Monterotondo, uno dei più antichi feudi degli Orsini, venne raccolto materiale inerente alla storia della famiglia venditrice, tra cui vari manoscritti genealogici. Uno di essi appare degno di nota soprattutto per il ricorso ad alcune iscrizioni latine, di cui una spagnola, di Edeta, ben
descritte e disegnate, a giustificazione dell’antichità della famiglia. Tutto ciò inserito in un continuum narrativo che prende le mosse da Enea e dall’epica omerica. Il presente contributo cercherà dunque di ricostruire il contesto di creazione di quella narrazione seguendo la storia delle iscrizioni antiche.
In prime nozze l’uomo sposò Emilia Cesi da cui ebbe Ludovico e Valerio, il secondo matrimonio con Lucrezia dell’Anguillara gli diede Raimondo e Pulcheria. Inevitabili il venire a capo di coincidenti diritti ereditari e la necessità di trovare accordi; non mancarono risvolti tragici e morti premature che portarono con Valerio alla fine di quel ramo. In quegli eventi si legge il travaglio di un mondo in crisi e in rapido cambiamento che stava arrivando ad una nuova definizione degli equilibri di potere.
Si può però seguire con più regolarità lo svolgersi delle attività dell’ente soprattutto a partire dalla fine del XV secolo quando le fonti sistematiche conservate nell’Archivio Notarile di Monterotondo consentono di delineare gli affari amministrativi e finanziari dell’Ospedale. Si tratta di documentazione diretta (gestione delle proprietà) e indiretta (lasciti testamentari) che, soprattutto a cavallo tra XVI e XVII secolo, risulta interessante per gettare una luce sullo sfruttamento della “pietrara” dell’Ospedale. Questa assicurava continui proventi attraverso l’appalto dell’attività estrattiva, squadre di professionisti lombardi ne ricavavano travertino e scaglia per molte fabbriche romane ed anche «per servitio de la Fabrica di S. Pietro». Sempre le parole di Gisleni informano sulla totalità dei beni dell’ente che consistevano in «terre lassateli dal cardinal Battista sopra il Casaletto … in alcune cave di sasso di travertino, in un molino da olio e censi et in case fabricate da detta compagnia o compre di quest’entrate del Hospedale che pur fruttano, tenendone conto un loro camerlengo e riscotendole annuatamente».