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IX Ciclo di Studi Medievali Atti del Convegno 6-7 giugno 2023 Firenze Prima edizione 2023 ISBN 978-88-5548-311-7 Copyright © 2023 NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino Finito di stampare nel mese di Maggio 2023 Presso Libritalia.net Edizioni, Vibo Valentia (VV) - www.libritalia.net È vietata la riproduzione, totale o parziale, con qualsiasi mezzo e per qualsiasi utilizzo, anche ad uso didattico, se non autorizzata in forma scritta dal Curatore. Indice 6 Giugno Sala Giglio Sessione di Archeologia 1 15 Francesco Borghero Villaggi, centri minori e città nella Sardegna bassomedievale. Demografia, economia, società (XI-XV secolo) 22 Davide Pias Alcune note a partire dalla possibile esistenza di un “borgo” del Castel de Bonayre (Cagliari, Sardegna) 29 Nicoletta Usai Tra tradizione e modernità: le vicende della chiesa medievale di San Pietro e della borgata di Zuri (Ghilarza, Oristano) nella documentazione fotografica e d’archivio 36 Francesco Mameli Le “due” Tratalias (Sud Sardegna). La percezione comunitaria della cura del paesaggio culturale in rapporto alle scelte istituzionali 42 Giulia Porceddu Il ‘borgo’ di Sant’Avendrace a Cagliari e la percezione del patrimonio culturale da parte della sua comunità: una prima analisi dei dati raccolti 49 Antonio Giorri, Clara Pilloni Identità locale ed eredità culturale nei rapporti tra comunità, città e borgo: il caso di Sanluri (Sud Sardegna) 56 Margherita Zonca Fra arte, devozione e comunità dei piccoli centri della Marmilla (centro Sardegna). Il caso del retablo tardogotico di Tuili (SU) 61 Ilenia Atzori “I usually go to that heritage site for mushrooms”. A Comparison between different communities’ perceptions of cultural heritage in two medieval Italian towns 67 Mattia Sanna Montanelli Archeologia medievale per la rigenerazione e la gestione dell’identità locale dei “borghi minerari” della Sardegna post-industriale. Ipotesi di lavoro preliminari per la definizione di nuove figure di gestione delle comunità patrimoniali 73 Fabio Pinna, Marco Demuru La comunicazione social dei ‘borghi dell’archeologia’. Riflessioni a partire da una sperimentazione tra ricerca, didattica e terza missione universitaria 80 Antonio Giorri Errore 404: il territorio è offline. Potenzialità e limiti delle strategie di pianificazione nazionale sui borghi medievali a partire dal PNRR Borghi Sessione di Archeologia 2 87 Massimiliano David, Enrico Pomo Il patrimonio epigrafico della chiesa di S. Agata Maggiore a Ravenna 92 Massimiliano David, Eleonora Rossetti Rami artificiali di un grande fiume: il caso della Fossa Augusta 100 Alessandro Melega, Eleonora Rossetti Flaminia, Aemilia, Tiburtina Valeria: vie come spine dorsali di province nell’Italia Tardoantica 107 Massimiliano David, Alessandro Melega, Eleonora Prandini La Mediolanum-Laus Pompeia: Da Via di Cesare a Via Porticata dei Valentiniani 111 Massimiliano David, Irene Catanzaro, Amelia Blundo Basta la fotografia? Documentare la scultura carolingia di Modena 118 Massimiliano David, Stefano De Togni, Andrea Gariboldi Monete tardoantiche e scavo archeologico. L’esperienza del Progetto Ostia Marina Sala Capitolo Sessione di Storia 129 Carmelo Nicolò Benvenuto Exul Apuliae. Note sulla vita bizantina di Alessandro di Conversano 134 Marialuisa Zegretti Agrigento nelle rappresentazioni cartografiche più antiche (sec. XII- XV). Prime considerazioni 140 Niccolò Giometti Il costo della Guerra nel medioevo. L’esempio dell’assedio sangimignanese di Nera 146 Nicola Martellozzo Mons de Palio. Aspetti simbolici dei ludi di Testaccio nel Comune romano 152 Gerard Marí Brull, Esther Travé Allepuz Marks, signs and authentication strategies in the Tuscan headquarters of merchants from the Crown of Aragon (14-15th Cent AD): relational queries and database exploitation 158 Giovanni Zampar Spiritualità, amicizia e potere nella seconda metà del Trecento: Il vincolo tra santa Brigida di Svezia e la famiglia castigliana dei Fernández Pecha 163 Marco Vito Lettere cifrate al Magnifico Sessione di Storia dell’Arte e Architettura 169 Giulia Amodio Per una lettura iconografica del fonte battesimale di San Frediano a Lucca 175 Michele Celentano Il velo di Maria e la perpetua verginità: l’icona della Madonna del Pilerio nella cattedrale di Cosenza 181 Antonio Gregorio Molinari La danza come dato storico: analisi iconografica e iconologica delle figure danzanti di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena 187 Sara Ronzoni Lo studiolo, lo specchio e il blu. Influenze petrarchesche sull’autocoscienza iconografica come intellettuale di Christine de Pizan 192 Leonardo Colicigno La follia di Ercole in un architrave tardo-trecentesco 198 Greta Cingolani Dalla “imago scripta” alla “imago picta”. Le inconsuete scelte iconografiche operate a Castelvecchio Subequo 203 Marina Vidas Pious Encounters and Sensory Experiences: Traces of Devotional Activities on Four Tuscan Panels in the National Gallery of Denmark, 1330-1450 209 Arianna Favaretto Cortese I crocifissi lignei con le braccia mobili di fattura veneziana. Alcune proposte di utilizzo liturgico 215 Luca Salvatelli L’immagine delle comete tra narrazione scientifica ed evento prodigioso 223 Giovanni Asmundo The new significance of water in the construction of the Early Norman age. The case of Maredolce-La Favara and its urban role in Palermo 230 Viviana Moretti Le cappelle aperte dell’arco alpino occidentale: genesi, sviluppo e adeguamento di una struttura 236 Italia Caradonna, Veronica Pennini Tra fede e politica: i Normanni del Sud e il cantiere della cattedrale di Aversa 243 Nicola Turotti La chiesa di San Felice a Pavia nel panorama della produzione architettonica longobarda: vicende storiche e ricostruzione dell’ultima fabbrica nella capitale del Regno 249 Emanuele Gallotta Città e architettura dei centri storici minori: Aidone tra XI e XIV secolo 7 Giugno Sala Giglio Sessione di Archeologia 3 257 Mirko Giovenali Una città in guerra: la guarnigione di Leopoli-Cencelle 264 Giulia Cati Trapanazione cranica nel Medioevo: aspetti archeologici e di pratica medica a Leopoli-Cencelle 270 Nicole Crescenzi La musealizzazione dei resti umani di Leopoli-Cencelle (VT) 275 Ambra D’Alessandro, Sara Pistolesi Morte e privilegio a Leopoli-Cencelle (VT): le sepolture in cassa litica e sarcofago come indicatore di status sociale 281 Adriana M. Cymerman Abad Liturgia ricostruita: analisi, metodologia e ricostruzione di un manufatto eucaristico da Cencelle 287 Flora Miele, Marco Russo L’effetto lustreware: un’analisi delle ceramiche decorate a lustro metallico rinvenute a Cencelle (VT) 293 Beatrice Luci, Agnese Bevilacqua Archeologia Pubblica a Cencelle (VT): una proposta di fruizione inclusiva in ambito epigrafico 298 Martina Cancanelli, Manfredi Mangia, Giulia Previti Dalla padella alla brace. Un percorso archeologico tra ricettari, cultura materiale e alimentazione 304 Lara Meazza, Francesco Moschetto Che aspetto ha una strada nel Medioevo? Analisi topografico-strutturale della via Carraria a Leopoli-Cencelle (VT) 309 Daniele Ricchiuti Dall’anarchia baronale alla lotta anti-centralistica contro Ruggero II: l’evoluzione della guerra feudale nel Meridione normanno tra fine XI e inizio XII secolo 314 Paola Novara La croce sommitale del battistero neoniano di Ravenna 320 Mario D’Ambrosi Convivenza e integrazione delle minoranze grecofone nella Salerno longobarda: l’epigrafe nella chiesa di S. Andrea de Lavina 325 Francesca Di Puorto Aspetti della cristianizzazione di Teanum Sidicinum: fonti antiche e dati epigrafici 331 Salvatore Napolitano La ceramica “sporadica” dal Castello di Casertavecchia: i ritrovamenti della Protezione Civile 336 Irma Kaplūnaitė Daily life of Christian Women in pagan Vilnius (archaeological aspect) 343 Rytis Jonaitis Production sites in medieval Vilnius 349 Mauro Vassena La Brianza lecchese tra Tarda Antichità e Alto Medioevo. Primi spunti di riflessione 356 Miria Ciccarone Il ruolo delle vie di comunicazione nel paesaggio vercellese tardoantico e altomedievale 362 Alberto Agresti, Marie-Ange Causarano, Lorenzo Crescioli, Ursula Wierer L’abbazia di San Salvatore a Settimo, Scandicci. Risultati preliminari delle indagini archeologiche nel cantiere di restauro 369 Federica Matteoni, Chiara Pupella “Architetture senza architetti”: esempi di costruito rurale della Valle Brembana (BG) 375 Andrea Fiasco, Roberta Iacono La Cattedrale di Palestrina fra Pasquale II ed Eugenio IV (XII-XV secolo) 380 Eleonora Casarotti, Stefano Martinella, Chiara Ribolla Sinergia di metodo per lo studio dei contesti ecclesiastici medievali. Storia dell’architettura, archeologia degli elevati e analisi stilistica degli affreschi Sessione di Didattica e Comunicazione 386 Lucia Errico Il segno del femminile nel Medioevo. L’esperienza didattica in un Liceo Cambridge IGCSE 392 Marilena Tuveri, Luca Pompianu Il Museo Biddas di Sorso: analisi e studio delle strategie di marketing per ampliare l’offerta culturale 399 Mattia D’Amico La “Via delle Torri”: un esperimento di comunicazione nella periferia romana per la costruzione di una comunità consapevole 405 Gaia Leandri Il caso delle logge medievali a Genova: una mappa digitale per la conoscenza e la memoria Sala Capitolo Sessione di Letteratura 413 Ilaria Ottria La Niobe di Boccaccio. Osservazioni sulla Genealogia deorum gentilium 419 Maria Francesca Masiello «Deseure sui, s’irai desos?». Il personaggio ibrido nel Roman de Silence 423 Marialaura Pancini Tra prosopopea e lamento. La rappresentazione della donna all’interno della poesia politica e civile trecentesca minore di area toscana 428 Zdzisław Koczarski New Leads on Polish Early Humanism: Guarino da Verona’s Works in Annals of Jan Długosz (1415-1480) 433 Benedetta Scuteri L’identificazione dei personaggi storici nel De apparatu Patavini hastiludii di Lodovico Lazzarelli: l’apporto del database Bo2022 439 Tommaso Dal Monte Uno sguardo novecentesco sul “mostro” medievale. Il Gilles de Rais di Michel Tournier 444 Serena Silvestri Esther Rabbah: influenze, contaminazioni e aggiunte tra testo ebraico e midrāsh medievale 449 Valeria Mattaloni L’esegesi ibernica e le sue fonti: un problema metodologico 454 Davide Bruno Alcune considerazioni sulle dediche delle traduzioni bruniane delle Vite parallele 459 Rebekah Cochell Easily Read, Easily Forgotten: The Inspirational and Practical Page Design of The Book of Kells 465 Judith Mania Cautus et assiduus lege verba voluminis huius. On the Christian Transmission and Reception of Flavius Josephus in the Latin West 471 Lena Tröger On the Trail of Josephus in Fulcher’s Historia Hierosolymitana and William of Tyre’s Chronicon – Parallels, Differences, Perspectives 477 Sara Moscone «Magis Iosephi sententiam sequimur: The compass of Comestor’s journey through the Historia» Sessione di Musica 482 Barbara Bolognese, Luca Buzzavi Un elemento neumatico speciale nella notazione metense: l’occhiello di Laon 490 Barbara Bolognese, Giovanna Riboli La tradizione musicale della Badia Fiorentina: Il Manoscritto “G” 496 Irene Pasqua La ghironda: in un connubio tra arte e musica, studio del rapporto tra coerenza estetica e funzionalità in opere realizzate tra l’VIII e il XV secolo Sessione di Filosofia 501 Alessio Tanchella Fede e ragione: un dibattito interreligioso 506 Mario Lupoli La previsione astrologica della nascita verginale del Cristo: un impiego teologico dell’astronomĭa 511 Daniele De Camillis Crisi e conoscenza. La portata epistemologica delle due potentiae divinae in Scoto e Ockham 6 GIUGNO Sala Capitolo Sessione di Storia Sessione di Storia dell’Arte e Architettura Tra fede e politica: i Normanni del Sud e il cantiere della cattedrale di Aversa Italia Caradonna, Veronica Pennini1 La presenza dei Normanni, con a capo Rainulfo Drengot, in Italia Meridionale trovò una prima legittimazione con la fondazione della città di Aversa, sorta nella vasta campagna della Liburia, dove era l’antico casale di Sanctum Paulum at Averze. L’attenta politica interna di Rainulfo, il controllo strategico del territorio, ma, soprattutto, i rinsaldati rapporti con la chiesa aversana consentirono l’ascesa fulminea della città. L’importanza attribuita dai normanni al clero locale non fu meramente simbolica, ma tangibile e concreta, sottolineata dalla presenza, al centro dell’impianto urbano, della cattedrale, alla cui costruzione concorsero con lauti finanziamenti lo stesso Rainulfo ed i suoi successori. L’edificio che si conserva è il risultato di molti e continui rimaneggiamenti, svolti lungo tutto il corso dei secoli; ad oggi, la fase costruttiva relativa all’originaria fondazione risulta ancora poco indagata. Una fase scarsamente studiata, la cui analisi potrebbe mettere in luce una tra le più importanti funzioni della Cattedrale, quella cioè di luogo deputato all’ accoglienza dei pellegrini di passaggio dalla vicina Capua, meta della via Francigena. Lo studio che qui si propone approfondisce questo aspetto della Cattedrale di Aversa, dimostrando la volontà politica dei normanni di controllare il flusso e gli spostamenti dei pellegrini e analizzando, al contempo, l’apparato scultoreo normanno giunto fino a noi, funzionale al messaggio politico che i normanni intendevano affermare. Keywords: Aversa, Normanni, XI secolo, Cattedrale, pellegrini I Normanni e le Vie dei pellegrini La presenza dei Normanni, con a capo Rainulfo Drengot, in Italia Meridionale trovò una prima legittimazione con la fondazione della città di Aversa, sorta nella vasta campagna della Liburia, dove era l’antico casale di Sanctum Paulum at Averze. L’attenta politica interna di Rainulfo, il controllo strategico del territorio, ma, soprattutto, i rinsaldati rapporti con la Chiesa aversana consentirono l’ascesa fulminea della città. L’importanza attribuita al clero locale dai Normanni non fu meramente simbolica, ma tangibile e concreta, sottolineata dalla presenza, al centro dell’impianto urbano, della cattedrale, alla cui costruzione concorsero con lauti finanziamenti. Essi attuarono questa strategia con l’intento di migliorare i rapporti con la Chiesa, che aveva riconosciuto il loro potere in Italia, e sigillare un’alleanza politica, rimarcata dalla scelta di sottoporre la nuova diocesi, fondata nel 1053 da papa Leone IX, direttamente a Roma, come era stato per quella di Melfi, liberandola da qualsiasi forma di dipendenza dai vescovi della più antica diocesi di Capua, istituita già nel 996 2. Questa originale interpretazione può essere integrata con qualche nuova considerazione, partendo dallo studio della fase costruttiva relativa all’originaria fondazione della cattedrale di Aversa e dall’analisi della sua precisa ubicazione, in relazione ai tanti snodi viari che in età medievale andarono formandosi. La chiesa cattedrale è l’edificio tipico dell’architettura romanica 3. Questa, oltre al ruolo religioso, svolgeva la funzione di centro di aggregazione nella vita delle comunità locali, ed era luogo di presidio politico e di controllo del territorio. Con una pianta perlopiù a forma basilicale, le cattedrali romaniche sono quasi sempre orientate, con il coro ad est e divise in tre o, più raramente, in cinque navate intersecate dal transetto e dal tiburio 4. Aversa non risponde a questi caratteri. La sua cattedrale presenta un impianto longitudinale a tre navate che si conclude con un deambulatorio, diviso da archi traversi in sette ampie campate, coperte da volte a crociera costolonate, con cappelle radiali estradossate ad andamento circolare (Fig. 1). La presenza di un edificio così singolare nella città campana, raro per l’architettura romanica italiana, testimonia una specifica funzione che Aversa dovette rivestire con la sua cattedrale: 236 Fig. 1: Aversa, Cattedrale di San Paolo, pianta (da M.G. Pezone, Dal sincretismo romanico al verticalismo gotico, III, Napoli 1999, p. 119) segnare una tappa importante del cammino dei pellegrini, che partendo dal Nord Europa si spostavano lungo le antiche vie per raggiungere la Terrasanta. Il deambulatorio, infatti, fu ideato in area francese proprio per le chiese di pellegrinaggio, per consentire l’accesso all’edificio di un gran numero di persone e creare percorsi interni che ne facilitassero gli spostamenti. Le cappelle radiali provano che Aversa, con la sua cattedrale, fu pioniera nella diffusione del culto delle reliquie: disposte a raggiera intorno all’abside, esse permettevano ai pellegrini di venerare i resti sacri senza disturbare le celebrazioni che si svolgevano sull’altare maggiore. L’introduzione nelle chiese di reliquie fu una pratica incoraggiata nel concilio di Nicea del 787, che ne sanciva l’obbligo per ciascuna fondazione ecclesiastica. Si legge: «Comandiamo che nelle chiese che sono state consacrate senza le reliquie dei santi martiri, venga fatta la deposizione delle reliquie, naturalmente con la consueta preghiera. Da oggi in poi un vescovo che consacrasse una chiesa senza reliquie, sia deposto per aver trasgredito le tradizioni ecclesiastiche» (Concilio di Nicea, 787, Canone VII). L’obbligo imposto dal concilio di Nicea, nel corso del secolo dell’anno Mille, generò un intenso traffico di reliquie e un vivo desiderio, da parte dei fedeli, di ricercarle e venerarle. È il tempo in cui le chiese, divenute ricettacoli di resti sacri, attirano i viandanti, mossi anche dalla volontà di fare visita ai luoghi della “salvezza” eterna. Di conseguenza, un cospicuo flusso di fedeli si sposta dall’Europa occidentale verso Gerusalemme; i pellegrinaggi diventano sempre più frequenti e si moltiplicano gli itinerari possibili. Per gli spostamenti i viandanti sfruttano le vie antiche e aprono nuovi tratti di strade fino ad allora lasciate impervie. Essi prediligono la linearità del percorso: in condizioni di estrema difficoltà e disagio, per un viaggiatore di epoca medievale la prerogativa del suo cammino doveva certamente essere seguire una grande direttrice viaria che attraversasse il territorio. Nasce per questo l’itinerario francigeno, uno dei percorsi più battuti nell’XI secolo, che consentiva lo spostamento dei pellegrini lungo la via Francigena, la strada che, come si deduce dal nome, nasceva in Francia e, attraverso la Val d’Aosta, entrava in Val Padana e raggiungeva Pavia, superava gli Appennini attraverso il valico della Cisa e toccava Lucca, per raggiungere Siena mediante la Val d’Elsa e, attraversando la Tuscia, arrivare a Roma 5. Giunti a Roma, per scendere verso Sud, i pellegrini potevano scegliere tra due importanti direttrici: la via Appia, che da Roma conduceva dritto a Capua, per poi continuare verso Benevento, e la via Traiana, che da 237 Benevento portava fino a Brindisi e poi giù verso Otranto mediante il tratto della Traiana Calabra6. Dai porti pugliesi, infine, l’imbarco per l’Oriente. Lungo questo tragitto, che dalla Francia arriva dritto sulle coste della Puglia, dal tracciato viario principale partivano numerosi fasci di strade, che avevano la funzione di mettere in comunicazione i centri abitati di intere regioni, anche allungandone il percorso. È dunque più opportuno sostenere che la via Francigena non fosse propriamente una via, quanto piuttosto un fascio di vie, un sistema viario complesso con molte alternative, che i viandanti percorrevano a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi. Aversa, in tal senso, doveva essere una meta ideale, poiché attraversata da una strada antica, la via Campana, che collegava Capua, l’attuale Santa Maria Capua Vetere, con Puteoli, la moderna Pozzuoli7. Questa, per secoli, era stata l’asse di comunicazione più veloce tra Roma e Pozzuoli, il porto dell’Urbe e il più importante centro di traffici del Mediterraneo occidentale. In età normanna, il tratto della via Campana antistante alla basilica di San Lorenzo fuori le mura fu abbandonato, come indica la presenza di tombe medioevali databili tra il 1040 e il 1270, che si sovrappongono alla strada romana. Ma la strada, nella sua restante parte, conservò del tutto la sua funzione di collegamento, come testimoniano alcune fonti dell’epoca, riportate dallo storico Alfonso Gallo. Così ne scrivono: «via antiqua que dicitur Silice» (1098); «via qua pergitur ad Clanium» (1124); «via publica quae nuncupatur Silice» (1125)8. Evidentemente i Normanni, che giunsero dapprima al settimo miglio della via consolare, ad Septimum, dove già sorgeva, per l’appunto, il cenobio benedettino di San Lorenzo, aprirono loro stessi nuove strade interne di collegamento, per spostarsi più avanti, in Octabo, dove fondarono la città. Queste stesse strade dovettero poi servire per dirottare le grosse folle di pellegrini di passaggio per quelle terre, pratica ripresa anche nelle aree interne della Basilicata. Non a caso gli altri due edifici con deambulatorio e cappelle radiali, perfettamente rispondenti alle esigenze delle chiese di pellegrinaggio, si trovano a Venosa e ad Acerenza. Venosa insisteva direttamente lungo l’antica via Appia e la via Casilina, mentre Acerenza, governata dal conte Asclettino, padre di Riccardo, conte di Aversa e committente della chiesa cattedrale, sorgeva lungo la via Bradanica, la strada alternativa alla via Francigena per raggiungere la Terrasanta9. D’altra parte i Normanni, noti perlopiù come popolo di guerrieri, erano loro stessi pellegrini, abituati a spostarsi anche per lunghi tragitti e ad affrontare condizioni di grande difficoltà. Nel narrare le vicende che portarono i Normanni nel Mezzogiorno, Amato di Montecassino racconta che, prima dell’anno Mille, a liberare Salerno dai Saraceni furono quaranta pellegrini normanni di ritorno da un pellegrinaggio al Santo Sepolcro; Guglielmo di Puglia, invece, riferisce del viaggio dei Normanni verso il santuario sul Gargano, dove avrebbero incontrato Melo 10. Questa loro originale condizione di pellegrini renderebbe lecito il pensiero che i Normanni del Sud, una volta stabilitisi nelle terre conquistate, e dunque anche ad Aversa, siano stati aperti e ben disposti nei confronti dei tanti viandanti, in movimento per fede o per culto. Controllare i pellegrini, e più in generale gli spostamenti, significava dominare politicamente le molteplici rotte e affermare il potere nelle aree urbanizzate, commissionando opere e, in particolare, fabbriche religiose. Per questa ragione i Normanni introducono un nuovo sistema di controllo del territorio, basato su un presidio capillare, assicurato per mezzo di castelli, torri difensive e chiese, che determinò la nascita di un reticolo di vie minori, che si andranno ad aggiungere alle grandi arterie antiche. Il potere acquisito dai Normanni quindi, grazie al controllo degli spostamenti dei pellegrini e alla costruzione di nuove chiese, è enorme. Ma in cambio, per la città, rientrare negli itinerari dei pellegrinaggi significava intensificare le attività commerciali, e dunque l’economia. Oltre ai pellegrini, infatti, lungo le vie, transitavano mercanti che trasformarono questi percorsi delle religioni in percorsi commerciali di spezie, seta, varie mercanzie provenienti dall’Oriente verso i mercati nordeuropei e dell’arte. 238 La decorazione plastica: qualche considerazione a partire dai capitelli del deambulatorio In un breve arco di tempo, tra la seconda metà dell’XI secolo e la prima di quello successivo, la nuova classe politica normanna sostenne, in Italia meridionale, un programma edilizio di tipo religioso senza precedenti, segnato dalla data del 1° ottobre 1071, giorno in cui fu consacrata la basilica di Montecassino. Esito di una progettualità nuova, che unisce alle motivazioni ideologiche-politiche intenti religiosi, edifici come la basilica di Sant’Angelo in Formis, la cattedrale di Salerno, o quelle di Carinola e Sessa Aurunca continuano la tradizione di marca paleocristiana nell’uso dell’impianto basilicale. Novità assoluta, comparsa come un fulmine a ciel sereno, è l’impianto della cattedrale di Aversa, con il suo deambulatorio a cappelle radiali e volte costolonate. Nonostante sia difficile valutare appieno oggi, per le trasformazioni subite, la novità del progetto “normanno”, in quel che resta è rintracciabile il segno di una precisa volontà di rottura con gli schemi del passato: non solo nell’adozione del deambulatorio con cappelle radiali, ma anche, al netto di possibili perdite avvenute nel corso dei secoli e delle invasive manomissioni subite dalla cattedrale, nel mancato utilizzo di un programma decorativo ad affresco o musivo, come avviene, ad esempio, a Montecassino o a Sant’Angelo in Formis. Unica decorazione superstite e ancora in loco è quella legata all’architettura: i capitelli del deambulatorio, il portale cosiddetto degli ebdomadari, le lastre raffiguranti l’una Guerriero e l’altra Elefante e felini e il portale murato all’esterno, sul transetto del fianco sinistro. Proprio i capitelli del deambulatorio costituiscono un ulteriore elemento di rottura con la tradizione del passato, tanto nella subordinazione alle masse costruttive della volta quanto nella loro natura non di spoglio, e a differenza di quel che resta dei capitelli della navata centrale – due di epoca medievale e uno di reimpiego, come le colonne su cui poggiano – quelli del deambulatorio sono tutti riferibili allo scorcio dell’XI secolo. Oltre ad alcuni capitelli quasi totalmente aniconici e funzionali ai costoloni delle crociere del deambulatorio, primo caso in Italia meridionale, ve ne sono sette dalla foggia antichizzante di tipo corinzio, uno di tipo vegetale con fiori e foglie collegati da un nastro e tre figurati, con belve unite agli angoli al di sopra di un giro di foglie11. Questi ultimi sono stati oggetto di dibattito da parte della critica12. Le forme ferine che ornano i capitelli – di cui due presentano animali “siamesi” attaccati alle guance e uno “bicorporati”, con una sola testa e due corpi (Fig. 2) Fig. 2: Aversa, Cattedrale di San Paolo, capitello (da V. Pace, La scultura della cattedrale – costituiscono una novità nel panorama artistico di Aversa, in “Rivista dell’Istituto Nazionale di dell’Italia meridionale. Questi modelli, importati e diffusi dalla nuova classe dominante, si legano senza archeologia e storia dell’arte”, III s., XXV, 2002, 57, p. 240) ombra di dubbio a tematiche che hanno una matrice d’origine nel mondo normanno e nelle sue ascendenze scandinave13. Il gioco di luci e ombre, creato per il tramite dell’intaglio profondo, evidenzia la maniera lineare ed espressiva con cui sono scolpiti tanto i capitelli quanto le mensole del portale degli ebdomadari e le due lastre, rivelando una sicurezza formale che ha le sue radici non tanto nella cultura plastica della madrepatria quanto in quella presente in Campania prima dell’arrivo dei normanni. I pochi documenti giunti attestano la presenza, al principio del XII secolo, di manodopera di origine latina, come tale Stefano Tallapetra, per cui è da credere che le maestranze coinvolte fin dalla prima fase nel cantiere aversano fossero di origine e formazione locale, ma guidate nel lavoro da supervisori normanni, forse esponenti del clero a giorno di quei modelli di impronta nordica14. Di matrice nordica sono anche gli espressivi volti umani che 239 decorano le mensole del portale degli ebdomadari, con la singolare mano che fuoriesce dalla parte sottostante della mensola che afferra la barba15. Anche in questo caso la solidità formale, con i tratti somatici resi con linee e forme geometriche che ricordano quelle che ornano le tante lastre frammentarie sparse nei cortili dei palazzi privati di Capua, si collega alla cultura plastica campana precedente l’arrivo dei normanni. La cultura longobarda si rintraccia nelle figure stilizzate, ma al contempo espressive, plasmate dalla linea geometrizzante, dalla dichiarata valenza decorativa, e se è giusta l’idea di Gandolfo di individuare nella base di cero pasquale nel duomo di Capua un esempio che anticipa le figure dei capitelli di Aversa, del rilievo con Guerriero e del portale degli ebdomadari, opere da lui accostate a quelle dell’architrave nel portale della chiesa di San Benedetto di Brindisi, raffiguranti una scena di caccia e riferite allo scorcio dell’XI secolo16, va segnalato che un esempio precoce, e a monte, può essere rintracciato nel Leone incedente della lastra conservata nella chiesa capuana di San Salvatore a corte. Più che per immagini, nelle sculture di Aversa il racconto sembra procedere per linee geometriche, che plasmano in uno spazio bidimensionale scene dal sapore espressivo. Ne è esempio la lastra con Guerriero (Fig. 3), al centro di un dibattito ancora aperto17. Il cavaliere nudo che con la mano sinistra uccide da sotto in su un animale fantastico, a metà tra il leone e il drago, con la criniera, le zampe artigliate, le squame rese per cerchietti concentrici e gli aculei sul dorso, era stato identificato nell’eroe Sigurd che uccide il drago Fafnir, protagonista di un mito tratto da una saga nordica, ma è ora ritenuto un ricordo allusivo dei conquistatori venuti da lontano18. L’opera fu confrontata da Ferdinando Bologna con il più antico pluteo nella basilica di San Felice in Pincio a Cimitile, raffigurante un toro e un leone posti simmetricamente ai lati di un albero, dal Gandolfo riferito all’XI secolo 19; tuttavia il modellato morbido di quest’opera lascia presagire un intento naturalistico che manca totalmente nella lastra aversana, forse commissionata dagli stessi fondatori della cattedrale per celebrare le origini mitiche. A partire dagli studi di Anna Grelle Iusco sia questa che la lastra, in cattivo stato di conservazione, con Elefanti e felini posti all’interno di orbicoli sono state considerate resti degli stipiti dei portali della cattedrale20. Proprio la seconda lastra attesta la presenza, nel cantiere normanno, di un filone di gusto alternativo a quello di marca longobarda: la cultura bizantina. Fig. 3: Aversa, Difatti, il tema degli elefanti e felini inseriti all’interno di rotae ha un Cattedrale di San prototipo nelle decorazioni delle stoffe islamiche e orientali diffuse in Paolo, Guerriero Occidente per il tramite dei commerci21. (da F. Pomarici, Eroi a La critica non è concorde nel considerare le lastre come parti dei portali cavallo: la lastra di della cattedrale, di cui l’unico giunto per intero è murato all’esterno del Aversa e compagni, in W. transetto nord22. Qui, sull’architrave, l’iscrizione PRINCEPS Angelelli, F. Pomarici IORDAN[US] RICHARDO PRINCIPE NATUS / QUAE PAT[ER] (a cura di), Forme e INCAEPIT P[RI]US HAEC IMPLENDA RECEPIT lega l’avvio dei Storia. Scritti di arte lavori della cattedrale a Riccardo, principe di Capua, e il suo medievale e moderna per Francesco Gandolfo, completamento al figlio Giordano, morto nel 1091. Aversa aveva ottenuto la sede vescovile dopo i fatti di Civitate sul Fortore, nel 1053, e Roma 2011, p. 128) fu tra lo scorcio degli anni cinquanta e i primi anni sessanta dell’XI secolo che ebbero inizio i lavori. Una conferma di questa datazione arriva dall’osservazione del motivo decorativo che ricorre negli archivolti che ricoprono il portale laterale, le finestre del deambulatorio e il portale degli ebdomadari, del tutto simile a quello della cornice marcapiano del campanile di Sant’Angelo in Formis, il cui cantiere fu patrocinato dallo stesso Riccardo tra il 240 1066 e il 1072 e nel quale, con tutta probabilità, dovettero essere all’opera le stesse maestranze di tradizione campana23. Un’ultima osservazione sull’eventualità che le lastre provengano da portali in facciata andati distrutti. Gallo attesta l’esistenza di un’iscrizione posta sul portale principale, che nel recitare VULTU IUCUNDO / ROBERTO DANTE SECUNDO / PULCHRA FIT HAEC EXTRA / SATIS INTUS ET AMPLA FENESTRA legava la conclusione dei lavori, e dunque la collocazione dei portali, al tempo di Roberto II, figlio di Giordano, subentrato al padre nel 1127 e morto nel 115624. La datazione delle lastre agli anni sessanta/settanta dell’XI secolo, insieme con l’apparato scultoreo e le relative strutture murarie, allontana l’idea che le prime possano aver decorato i portali in facciata. Più logico supporre la presenza di altri portali nella zona del capocroce, alla stregua del portale a nord, la cui attuale posizione deve considerarsi quella originaria; diversamente, non si comprenderebbe la sua buona conservazione. Il messaggio religioso, ideologico e politico che i conquistatori normanni intendevano affermare con la costruzione della cattedrale di Aversa passa attraverso un’architettura e un apparato scultoreo che unisce a temi di impronta nordica una cultura figurativa che poco o nulla ha a che fare con le terre d’origine e che, al contempo, rivela la complessità degli intrecci culturali della scena artistica campana, al centro di una diramata rete di scambi culturali prima dell’arrivo dei normanni. 1 Pur nell’unitarietà di questo lavoro, il primo paragrafo è di Veronica Pennini, il secondo di Italia Caradonna. 2 Sui Normanni e la Chiesa di Roma si veda G.M. Cantarella, I Normanni e la Chiesa di Roma. Aspetti e momenti, in Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo (a cura di), Settimane di studio della Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, atti del convegno (Spoleto 2013), Spoleto 2014, pp. 377-406. Per un ulteriore approfondimento sulla diocesi normanna e l’intesa dei Normanni con la Chiesa: S. Borsi, La città Normanna. Aversa e l’Europa nei secoli XI e XII, Melfi 2014, pp. 24-32 e pp. 168-173. 3 R. Bonelli, Romanico, in Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica, V, Roma 1969, p. 298. 4 M.G. Pezone, Dal sincretismo romanico al verticalismo gotico, III, Napoli 1999, pp. 3-23. Sull’argomento cfr. anche: C. Tosco, L’architettura medievale in Italia. 600-1200, Bologna 2016, pp. 277-282. 5 Cfr. almeno De Strata Francigena. Venti anni della rivista «De Strata Francigena». 1993-2012, F. Vanni (a cura di), Poggibonsi 2012, col rinvio ad altra bibliografia. 6 P. Dalena, Vie di pellegrinaggio nel Sud Italia verso Gerusalemme nel medioevo, in Roma-Gerusalemme lungo le vie francigene del Sud, Roma 2008, pp. 40-63. 7 L. Melillo, D. Jacazzi, P. Argenziano, Il sito di San Lorenzo Ad Septimum sulla Via Campana. Permanenze sincroniche e modificazioni diacroniche, in C. Gambardella, M. Giovannini, S. Martusciello (a cura di), Le Vie dei Mercanti. Cielo dal Mediterraneo all’Oriente, atti del convegno (Caserta, Capri 2008), Napoli 2009, pp. 211-252. 8 A. Gallo, Aversa Normanna, Napoli 1938, p. 5. 9 P. Doria, La via Bradanica, l’altra strada per la Salvezza, in “Mathera. Rivista trimestrale di storia e cultura del territorio”, IV, 2020, 12, Matera, pp. 63-69. 10 Amato di Montecassino, Storia de’ Normanni, V. de Bartholomaeis (a cura di), I, Roma 1935, pp. 21-22; Guglielmo di Puglia, La Geste de Robert Guiscard, M. Mathieu (a cura di), I, Palermo 1961, pp. 99-100. 11 Per una descrizione dei capitelli cfr. V. Pace, La scultura della cattedrale di Aversa, in “Rivista dell’Istituto Nazionale di archeologia e storia dell’arte”, III s., XXV, 2002, 57, pp. 231-258, p. 235. Cfr. anche Id., Auftraggerber und Kunst der frühen normannischen Epoche in Süditalien, in V. Skiba, N. Jaspert, B. Schneidmüller, W. Rosendahl (a cura di), Die Normannen, cat. della mostra (Mannheim, Museum Zeughaus, 18 settembre 2022-26 febbraio 2023), Mannheim 2022, I, pp. 300-306. 12 Cfr. almeno F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva in Campania, Roma-Bari 1999, pp. 4-14; V. Pace, La scultura d’età normanna. Campania, in M. D’Onofrio (a cura di), La scultura d’età normanna tra Inghilterra e Terrasanta. Questioni storiografiche, Roma-Bari 2001, pp. 71-104. 13 V. Pace, La scultura della cattedrale cit., p. 252. 241 F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva cit., p. 7; A. Gallo, Codice diplomatico normanno di Aversa, Napoli 1926, p. 41, n. XXVII. 15 V. Pace, La scultura d’età normanna, p. 77. 16 F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva cit., p. 12. 17 Cfr. F. Pomarici, Eroi a cavallo: la lastra di Aversa e compagni, in W. Angelelli, F. Pomarici (a cura di), Forme e Storia. Scritti di arte medievale e moderna per Francesco Gandolfo, Roma 2011, pp. 127-140, col rinvio alla bibliografia precedente. 18 F. Pomarici, Eroi a cavallo cit., pp. 132-134. 19 F. Bologna, Per una revisione dei problemi della scultura meridionale dal IX al XIII secolo, in F. Bologna, R. Causa (a cura di), Sculture lignee nella Campania, cat. mostra (Napoli, Palazzo Reale, 8 ottobre 1950-31 marzo 1951), Napoli 1950, pp. 21-30, p. 24; F. Gandolfo, La scultura normanno-sveva cit., p. 14. 20 A. Grelle Iusco, Scultura campana del secolo XI. I rilievi del duomo di Aversa, in “Napoli nobilissima”, III s., IV, 1964-1965, pp. 157-173. 21 V. Pace, La scultura della cattedrale cit., p. 249. 22 Dubbi sono in C. Marinelli, Le sculture del deambulatorio, in La cattedrale nella storia. Aversa 1090-1990 nove secoli d’arte, cat. della mostra (Aversa, Cattedrale di San Paolo, 13 novembre-8 dicembre 1990), Caserta 1990, pp. 42-47. 23 V. Pace, La scultura della cattedrale cit., p. 235. 24 A. Gallo, Aversa normanna cit., p. 164. 14 242 IX Ciclo di Studi Medievali Atti del Convegno Firenze, 6-7 Giugno 2023 A cura di NUME Gruppo di Ricerca sul Medioevo Latino Comitato Scientifico Fulvio Cervini (Università degli Studi di Firenze) Francesco Salvestrini (Università degli Studi di Firenze) Guido Vannini (Università degli Studi di Firenze) Roberto Del Monte (Università degli Studi di Firenze) Leonardo Marchetti (Università degli Studi di Firenze) Raffaella Tione (Università La Sapienza di Roma) Ilaria Ottria (Scuola Normale Superiore di Pisa) Redazione Roberta Dolce Sofia Martini Monica Fazioli Progetto grafico Roberta Dolce per informazioni info@nuovomedioevo.it www.nuovomedioevo.it