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Maiolica medievale in Lombardia

1986, Scritti in ricordo di Graziella Massari Gaballo e di Umberto Tocchetti Pollini, pp 333-341. Milan: Comune/ET

COMUNE DI MILANO RIPARTIZIONE CULTURA RACCOLTE ARCHEOLOGICHE E NUMISMATICHE SCRITTI N RICORDO DI GRAZIELLA MASSARI GABALLO EDI UMBERTO TOCCHETTI POLLIN Estrqtto HUGO BLAKE Maiolica medievale in Lornbardia RIP-{.RTIZIO\T Ct- LTL-R{ R{CCOLTE -{RCTIEOLOGICIIE E \I\flS\f{TICTIE SCRITTI N RICORDO DI GRAZIELLA MASSARI GABALLO EDI I.]MBERTO TOCCHETTI POLLINI Estratto HUGO BLA.KE Maiolica medievale in Lombardia Milano 1986 HUGO BLAKE Maiolica medievale in Lombardia Incontrai Lella Massari agli inizi degli anni mondo islamico. Essi si trovano ?0 quando facevamo parte dell'6quipe di cui le pit importanti sono gli su fine del XI alla prima metd del XIII secolo (Blake 1980b). Parte della facciata della chiesa di S. Maria del Popolo a Pavia d anche rivestita di uno smalto monocromo bianco, azzutro scuro e verde latteo. I mattoni cosi coperti sono ritenuti tipici del primo romanico lombardo e lo smalto deve essere stato applicato in una localitd non lontana da pavia. Il portale della facciata di questa chiesa d stato assegnato al I 130 circa (Aguzzi 1970, Peroni 1967: l2l- I'anno accademico 1969-70 intraprese durante il corso di perfezionamento all'Istituto di Archeologia dell'Universitdr Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Scrissi giA nel 1976 un sunto sulle impressioni che mi ero formato in quell'anno sulle ceramiche medievali lombarde, elencai due anni dopo le ceramiche che ornano I'esterno delle chiese - i cosiddetti "bacini", nel 1980 discussi le importazioni dall'Italia meridionale e nel l98l ne presentai una rassegna aggiornata (Blake 1978, 1980b, 1984b, l98l). Nel frattempo sono state fatte delle altre ricerche, in Lombardia chiese pavesi e su una chiesa milanese, databili dalla milanese guidata dal professor Antonio Frova che scavava a Luni (La Spezia). A mutua insaputa avevamo ambedue preparato delle relazioni sulla pietra ollare per Scavi di Luni II (1977), una ricerca che allora e in seguito Lelia aveva approfondito piir di me. Percio non oserei tornare su questo tema, I'unico interesse particolare che avevamo in comune. Offro invece qualche nota su un aspetto della ceramica bassomedievale che deriva dalle mie ricerche nel- 2). I "bacini" di S. I-anfranco di Pavia e di S. Simpliciano di Milano, su o provenienti da fabbricati della prima metd del Duecento, includono i primi esemplari di maiolica italiana. Quella meridionale, solitamente chiamato protomai olic a, car atterizzata da forme aperte, smaltate solo all'interno e dipinto in vari colori, d rappresentata da tre scodelle, due provenienti dalla facciata di S. Simpliciano e una in situ sulla torre di S. Lanfranco datato al 123i. Hanno una forma troncoconica con fondo piano e, dove visibile, un piede ad anello. Sono decorate con porpora; verde giallo-marrone ei o blu celeste. Vengono forse dalla Sicilia (Blake 1984b: 530-1, 539). La facciata di S. Lanfranco d invece ornata da dieci "bacini" di maiolica arcaica, il termine assegnato al tipico boccale centro-settentrionale invetriato all'in- estesi scavi archeologici. Dato che le inforr^razioni su quest'ultimi non sono ancora state pubblicate, riassumerd prima di tutto i dati in contesti databili, ciod le chiese con "bacini" come decorazione esterna e I'unico affresco che io conosco dove sono rappresentate ceramiche pertinenti. Esaminerd poi in terno e sul piede, decorato con porpora e verde sullo smalto esterno. Le forme a S. Lanfranco dato che si tratta di "bacini", sono ovviamente aperte e consistono di un grande piatto, di bacini e scodelle con tesa inclinata. La vetrina esterna sembra mancare. D'altra parte, I'ornato di uccelli e fogliame fa parte del repertorio arcaico. L'analisi dell'impasto rosso indica una produzione padana, forse pavese. La data delle costruzione della facciata nel 1257 trascritta nel tardo Settecento, d stata contestata dagli storici dell'arte che ultimamente preferiscono llnizio del Duecento, una data che pare suffragata dagli altri due "bacini" esotici rimasti sulla parte ordine geografico gli esemplari conservati nei musei e quelli provenienti da scavi recenti. Metterd I'enfasi sul materiale che non ho trattato estesamente nelle pubblicazioni sopracitate. CHIESE: *BACINI" E MATTONI La maiolica caratterizzata dal rivestimento vetroso opacizzato con lo stagno (smalto), d stata la ceramica fine tipica della penisola italiana dal XIII sec. in poi. I primi esemplari monocromi, policromi o decorati a lustro, sembrano importazioni dal JJJ ,7':.;'):. ', Fig. I :t.. ,4, Bergamo, S. Maria Maggiore. Parlicolare dell'Ultima Cena sulla parete seltentrionale del lranselto' Settimo ed Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde otlavo boccali. Foto de Put 1938:56, 89 n. 78.1' un confronto reso ancor piir convincente dalla descrizione "giallo-oro" (ciod lustro ?) del Passerini per il colore della decorazione (1981:59, tav. 1c). Nel 1420 un mercante milanese ordino vasi decorati a lustro presumibilmente su un fondo azzurro (Lane l97l:17). Dato che si sa poco della produzione a lustro del levante spagnolo nella prima metd del Trecento e dato che i vasi denomtnati con lo stesso termine sono registrati in un inventario francese del 1379 (Dervieu 1909:58 n. l), forse questi "bacini" provennero dalla Spagna' anche se il fondo turchese si scosta dall'azzurro cupo normalmente associato con "Damasco"' inferiore delia facciata (Aguzz\ e Blake 1978). Tutti i ventiquattro "bacini" sulla facciata di Ss. Maria e Ambrogio di Morimondo in provincia di Milano, completata pare nel 1296' sono dello stesso tipo. Essi consistono di grandi e piccole scodelle a tesa decorate con marrone (porpora?), verde ef o azzurro con animali, fogliame e motivi geometrici che possono essere confrontati con prodotti pugliesi (Blake 1984b: 532-6, 539-40). Sono della stessa epoca o dell'inizio del secolo seguente due cappelle gentilizie di S. Eustorgio di Milano. Otto "bacini" sono posti sui termirrali delle croci di marmo sulle loro facciate meridionali. La quinta cappella (contando dalla facciata della chiesa) porta tre ciotole decorate con porpora e verde' con un Certamente spagnole sono le maioliche bianche a lustro e azzurro importate nel Tre o Quattrocento. Una d stata tolta da una chiesa sconosciuta a Cremona e I'altra, conservata nel Castello Sforzesco di Milano, era forse anche, in origine, un "bacino" (Blake 191212 n. l9). uccello. con fasce intrecciate e con un disegno radiale, piu una ciotola con una stella su fondo blu invece di verde; tutte fatte con un impasto arancio paglierino. Le prime tre possono essere paragonate con la maiolica arcaica, anche se il confronto per I'ornato radiale si trova tra i reperti pisani (Berti e Tongiorgi 1917:78). Piri tardi nel Trecento il blu sostitui qualche volta il verde nella maiolica arcaica bench6 non conosca nessun confronto per la quarta ciotola (Blake 1978:153, Passerini 1981:58, Buerger 1979:40). Sulla settima cappella compaiono due scodelle a tesa e due piatti. Lo smalto turchese copre un impasto cuoio rosato ed d ornato con fitte linee marroni. A parte i piccoli cerchi intorno a puntini, I'unica decorazione distinguibile d quella di una fascia a "speroni". Questo motivo d tipico della ceramica spagnola quattrocentesca di Valenza (Yan CHIESA: AFFRESCO Sulla parete settentrionale del transetto di S. Maria Maggiore a Bergamo e dipinta un'Ultima Cena eseguita da un maestro lombardo nel decennio 1380-90. e ora assai mal conservata (Matalon 1963:398-9, tav. 299). Sulla tavola sono rappresentati otto boccali. Sette sono pii o meno della medesima forma piriforme con piede marcato (in due casi con evidente bocca trilobata), e con ansa di sezione circolare che in almeno due esemplari ha un 334 profilo rientrante. L'altro verso il centro (il quinto da sinistra) ha un collo cilindrico su un corpo a globo. La decorazione d piir o meno riconoscibile su tutti tranne sul terzo e sul quarto boccale. Le anse portano linee orizzontali. L'ornato che copre quasi tutto il corpo d inquadrato nella cornice tipica della maiolica arcaica. Un uccello e fogliame sono raffigurati sul quinto boccale. Un graticcio largo a losanghe, formato da un paio di linee orna il secondo (?), sesto e ottavo boccale. E linee sinuose verticali formano una maglia sul primo (?) e settimo (fie. l). Frr. di corpo. Impasto giallo rossiccio (Munsell 5 YR 6/8). Rivestimenti alrerati. A. Mis. max. 76 da 8lmm., spessore 9mm. Dec. esterna con due linee verticali (cornice?) in porpora e una sinuosa in verde. B. Mis. max. 57 da 81 mm., spessore 4-6,5 mm. Tracce di ornato verde. MUSEI E SCAVI l. "Largo Cairoli (Metropolitana) innanzi Singer a m. 4 di profonditd 26.04.1960". Boccale tozzo, in passato con bocca trilobata, conservato in parte fino al collo, con bassa carenatura e scanalatura intorno al corpo, e con ansa (a 2. Chiostrino Milano L'elenco seguente deriva da un mio controllo nei musei lombardi pin di dieci anni fa e da brevi visite recenti a magazzini di scavo. Percid non ha pretese di completezza e serve solo a dare un'idea della maiolica arcaica rinvenuta nel sottosuolo lom- nastro?) rotta, e piede svasata. Diam. base l07mm., diam. max. 120mm., alt. conservata 163mm. Impasto quasi duro di colore rosso-mattone cupo con superficie marrone rosato e con inclusi bianchi morbidi e granelli scuri. Ovvi segni di ritagliamento della base e della carenatura. Tracce di segni di staccamento mediante un filo sulla base. Smalto sottile e polveroso all'esterno. Lucente e liscia vetrina alf interno, piri sottile e coprente in parte 1o smalto all'esterno. Dec. in marrone scuro e verde (senza la cornice consueta). Una volta in una cassetta nel museo del Castello Sforzesco assieme a ceramiche padane del XV-XVI secc., compresi una scodella e boccali di graffita arcaica (figg. 2 e 5). bardo. (Raramente vi si sono trovate maioliche eso- tiche. La Torre Civica di Pavia d un contesto eccezionale per le prime maioliche, Blake 1978:14752. Il lustri spagnoli sono piir comuni nel Quattrocento, per esempio a Breno, Andrews l98l:4.) Quest'elenco potrebbe essere anche utile quando si siano smarriti i cocci o la loro documentazione. Inizio dalle province occidentali. Castelseprio, prov. Varese (Brogiolo Siena l. di S. Eufemia (LF40, 15.09.1982, 5005 a,b). e Lusuardi 1980) 2-5 Piazza del Duomo 2. Scavi 1869 A. Boccale piriforme ed esile, con ansa a sezione ovale e base svasata. Ora manca la bocca trilobata. Diam. base 90mm., diam. max. l00mm. ca., alt. incompleta l89mm. Impasto rosato poco visibile. Base e attacco inferiore dell'ansa ritagliati. Segni di staccamento con filo. Impronte prima della cottura e stella incisa dopo la cottura, sul corpo inferiore. Dec. in marrone nerastro e verde bluastro (Baroni 1934 r. 8, Fig. 5). B. Boccale completo di forma tozza conbocca "1962 davanti alla Casa dei Canonici". Fr. ansa a sezione ovale o quasi-rettangolare. Impasto rosso aranciastro. Smalto grigiastro. Dec. a linee orizzontali porpora e verde. 2. "Cocct rinvenuti davanti alla chiesa di S. Giovanni nel cumulo di terra sito vicino all'ineresso del recinto ". Fr. fondo piuttosto piano con malta aderente 8,5 cm. Impasto rosso mattone o rosso rosato. Esterno nudo. Interno coperto da uno smalto grigiastro tendente a porpora. Dec. a fasce delineate in porpora con gli angoli tra le fasce riempiti di verde. 3. "Elia 1963" e "Vecchi scavi/sporadici" (compresi n. 2). 6 frr. piccoli di forme aperte (o di una forma?) al piede ad anello. Diam trilobata, scanalatura sul collo, e ansa ovale. Diam. base 95 mm., diam. max. I l3 mm. ca., alt. 168 mm. lmpasto duro di colore rosso mattone, ma poco visibile. Sottile vetrina di colore marrone cupo aranciastro sul piede (assente alla base) e all'in- terno. Smalto ora giallo crema, liscio, un po' lucente e cavillato. Dec. in marrone nerastro e in compresi uno con base ad anello (diam. l4cm.?) e due a tesa. Impasto quasi duro, abbastanza liscio, di color rosso (Munsell 2.5 YR 5/8) con qualche incluso piccolo chiaro (quarzo?). Esterno nudo e benfinito. Smalto tra il verde chiaro e il verde blua- stro chiaro (ISCC-NBS l44l163). verde turchese ora poco visibile (Castello Sforzesco n.7 bis,Figg.3 e 5) 3. Sterri aprile 1870 Boccale con ansa ovale. Manca parte della bocca trilobata. Diam. base 84 mm. diam. max. I l3 mm., alt. 173 mm. Scanalature irregolari sul ventre e una sul collo. Lettera A (?) incisa sulla base. Impasto marrone o rosso mattone, ma poco visibile. Smalto lucente di colore avorio sporco, Vetrina sottile di colore marrone aranciastro. Dec. sul fronte in porpora nerastro (Wallis l90l: fig. 49, Baroni 1934: n. 1, 1940: tav. 2, Morazzoni 1948: tav. la, Fig. 5). 4. "Pozzo medievale davanti alla facciata S. Tecla piazza Duomo 196 I vicino al canaletto romano" Decorazione quasi grigia scura (ISCC-NBS 229?) a linee e triangoli pieni su ambedue i lati di una fascia. Como (Nepoti 1984) l. Torre S. Vitale 1964. Fr. del corpo superiore di boccale. Impasto rosso mattone. Sottile vetrina rosso-marrone Esterno coperto di smalto polveroso e ornato con un angolo della cornice tipica, in "porpora", con tracce della treccia ora in grigio bluastro. . 335 Fig.2 Milano, Largo Cairoli (Foto, Museo del Castello Sforzesco, Milano) Fic.3 Milano Piazza del Duomo, 1869 (Fottt, Museo del Castello S[orzesto, Milono) JJO (Mirabella Roberti 1963) Frr. della parte superiore di un boccale a bocca trilobata. Impasto rosso mattone cupo con qualche incluso duro bianco. Lucente vetrina marrone scuro all'interno. Sottile smalto consumato all'esterno. Tracce della cornice in marrone e della treccia in chiaro con alcuni inclusi bianchi e morbidi. Vetrina lucente e un po' ruvida di coiore tendente al mar- rone con puntini marroni. Smalto consumato o devitrificato. 3 frr. di cornice laterale, uno con vetrina verde all'interno e una traccia di dec. in blu (17543 in74',17610 in 75"), I fr. di collo con cordone rialzato. (17616 in 75'). C. Bianco sporco con qualche incluso minuto grigio. Vetrina spessa di colore giallo-marrone. Smalto porpora grigiastro. Dec. in porpora e verde bluastro. Fr. di orlo trilobato (18492 in 8l'). Parte di un'ansa con sezione a sella, dec. formata da una linea verticale in verde nel centro e due serie di brevi linee orizzontali in porpora sui margini del- verde. 5. Scavi per la linea 3 della metropolitana 1982-83 (144 MA, Caporusso 1983, Andrews e Perring 1983) Frr. di boccali. Impasto aranciastro. sull'esterno e scarso all'interno. Dec. fine intrecciate Smalto di linee in porpora e di puntini in verde. 6. Via Lanza l98l-82 Fr. di fondo di boccale in parte bruciato. Diam. base l20mm., alt. conservata 40mm. ca. lmpasto "giallo rosso" con inclusi. Vetrina marrone. Traccia di smalto "grigio rosa". Trovato assieme a una lucerna tardoantica, ceramica nuda ritenuta altomedievale, pietra ollare, pentolame invetriato e altri tipi postmedievali (Filippucci e Perin 1983:ll4-15, tav. 2, 6LN). velo giallo. Dec. comprende parte della faccia e mano di una figura umana (ST 46425) e del corpo di un animale (leone?) (ST 46430). Pavia Manerba, prov. Brescia (Brogiolo l. Ticino (visto nel 1972) Rocca. 2 frr. di forme chiuse, orlo (R.H.) corpo (RNLI6). I'ansa (12727 in 68"1. 4. Yia Alberto Mario 1984 7 frr. di forme chiuse di spessore 5-7 mm., comprese un'ansa ovale e una bocca trilobata. Impasto rosso chiaro. Smalto bianco polveroso sotto un Fr. di corpo sferoide con beccuccio applicato (Blake 1978:154, fig. 37.20). 2. Torre Civica 1972-75 24 frr. di forme chiuse, soprattutto di corpo e qualche orlo, ansa e fondo, compreso un beccuccio tubolare. La maggioranza con impasto duro di 1973) e Piadena, prov. Cremona Castello, chiesa di S. Michele 1980-81 (BCl). 3 piccoli cocci di maiolica arcaica (Andrews 198 l:4). Castello 1983-84. Molti frr. di forme chiuse compresi boccali a meter, della solita forma tozza con piede appena svasato, p"e. diam. base 85 mm. ca. (392 D), diam. base ll0-l15mm. ca. e alt. 210mrn. ca. (D/1 392). Impasti da giallo-cuoio a rosa, con vetrine da giallo chiaro a giallo-marrone. Smalto polveroso. Dec. in fasce orizzontali di motivi geometrici o di foglie schematiche, entro la cornice abituale (p.e. D427, D2 378, 578 402). Brescia Mantova colore marrone giallastro. Provennero da fasi postmedievali (Blake 1978 154-6, Nepoti 1978:212). Breno, prov. Brescia l. Castello, "scavi recenti" (visto nel 1970) Fr. di corpo di boccale con parte inferiore dell'ansa a sezione ovale. Impasto quasi duro di colore cuoio. Vetrina giallo bruno. Lucente, liscio smalto grigiastro. Dec. in marrone e verde bluastro. 2. S. Giulia (Brogiolo 1981, 1983) Frr. della parete di forme aperte, esterno nudo, smalto all'interno. A. Impasto micaceo di colore rosso chiaro (Munsell "giallo rosso" 5 YR 6/6). Dec. radiale di linee piene e tratteggiate (saggio T, unitd stratigra- ftca Nelle collezioni del Museo del Palazzo Ducale (Siviero l98l:34) l. "Terracotte mantovane". Boccale piriforme con ansa a sezione ovale o circolare. Diam. base l00mm., alt. 2lA mm. Impasto quasi duro di colore cuoio con qualche incluso bianco. Vetrina di uno smorto giallo chiaro. Smalto bianco tendente al porpora. Dec. in porpora-marrone cupo e verde diluito (n. inv. 11640, Siviero l98l:55, 59, 61 n. l, Fig. 5 che manca la parte frontale ora restaurata). 2. Boccale carenato con ansa appiccicata al punto di attacco al corpo. Alt. 2l0mm. Dec. con fasce di palmette su fondo a gratticcio (n. inv. 1163'7, Siviero l98l:55, 6l n. 2). 3. Frr. di forme chiuse esoosti nella mostra del 174). B. Impasto bianco sporco. Dec. in porpora della testa e di parte di un'ala di uccello (?) (saggio T, u.s. 156). 3. S. Salvatore (Panazza 1962) Cocci numerati tenuti in gruppi numerati dallo scavatore Ignazio Guarnieri. 9 frr. di boccali in tre 1981. lmpastl. DISCUSSIONE A. Quasi duro, rosa con alcuni inclusi bianchi e morbidi, piccoli e grossi. Spessore 8-9 mm. Vetrina liscia e lucente di colore marrone scuro. Smalto bianco sporco (15910 in gruppo 71"). B. Pit fine di A., forse di boccali piccoli. Rosa Dai contesti delle chiese si d a conoscenza della manifattura di smalto in Lombardia gid all'inizio del XII secolo, la prima manifestazione nell'occi- dente cristiano. Ma si potrebbe trattare di un'appli- 337 \-, ) i q^ "" i l\ .-./--'v---\.^- - I -) obiefofr\a !-.'r t' oMANTovA \.,-^) ) ''J I \r' i) ir'r i a) \-_.r Fis,4 Carta della Lombardia e del Canton Ticino, ,on i nomi dei !uoghi citati nel testo ed i t'on/'ini delle prot'incie (Disegno, Philip Hou'ard) cazior'e precoce sui laterizi che non si ripetd sulla ceramica per un secolo. I "bacini" di S. Lanfranco, se appartenenti all'inizio del Duecento, costituiscono le prime maioliche arcaiche conosciute. Anche se risalissero al 1257, rimangono ancora tra le prime. Dato che Pavia sembra cosi essere Fig.5 (a destra) Boccali del Museo del Castello S[or:es,u, bi.s, 8 e largo Cairoli)e del Palazzo Ducale, (l Linea spessa : porpora, Punleggtaturo 1640). Manlova : verde, linea interrotta : limite in/eriore dello smalto (Disegni, Hugo Blake) il pio- Milano (7,7 niere nella produzione di una classe ceramica destinata a essere tipica dell'ltalia centro-settentrionale da almeno la fine del Duecento in poi (Blake 1980a), pare strano che si sia rinvenuta nella cittd solo una trentina di cocci di maiolica arcaica. Di questi una metd proviene dalla Torre Civica, dalla terra riportata nel Cinquecento probabilmente da un ambiente vescovile. Nelle tre fasi precedenti databili dal 1300 ca. in poi, d stato ritrovato solo un frammento di attribuzione incerta (Ward-Perkins 1978:87 n. 2, Nepoti 1978:206, 212-13, Blake 1978:156, fie. 37.28). Dagli scavi nel Broletto in corso di studio ci sono due o tre pezzi negli strati formati tra la costruzione del Broletto nel ll98 e del porticato nel 1539 (Blake 1984a - le cifre nell'appendice 6 non sono attendibili. Le 25 maioliche nella fase III sono infatti solo l0 maioliche bianche postmedievali). Altrove in Lombardia il quadro che si presenta, d simile: pochi e piccoli cocci. Dei 187 frammenti recuperati a Milano solo uno d maiolica arcaica (Fiacco e Perin 1984:149)- Negli scavi recenti nella piazza del Duomo o mancano stratl bassomedievali o non si usava ceramica invetriata (Andrews 1983). Lo stesso dubbio d stato espresso per I'uso di qualsiasi ceramica nel medioevo a Breno. Nemmeno nella piir sicura sequenza stratigraftca di S. Giulia di Brescia si sono rinvenuti pit) di tre frammenti di maiolica medievale. Solo a Piadena ne d stata trovata una discreta quantite. A parte le rare forme aperte a Castelseprio e 338 I 5 0 15cm Largo Cairoli Fig.5 339 bazia di Morimondo alla fine del Duecento e soprattutto data la loro scarsitir tra i reperti di scavo. Questa scarsitd i recenti scavi -non - dopo al pud ancora essere attribuita mancato ritrovamento di contesti bassomedievali. Invece essa Brescia, i sei piu o meno interi vasi e i rimanenti 60 o piu cocci sembrano essere quasi tutti della stessa forma di boccale tozzo con bocca trilobata, con ansa a sezione ovale o circolare e con piede appena svasato, come quelli rappresentati nell'affresco bergamasco della fine del Trecento. Solo la decorazione di un vaso milanese (n. 3) si discosta da quella della tipica maiolica arcaica. A Pavia ci sono parti di due beccucci tubolari. Il secondo vaso intero a dovrebbe riflettere un costume diverso nell'uso della ceramica sulle tavole di mensa. In Lombardia la ceramica rivestita fu forse adoperata raramente nel Duecento. Quando si diffuse la moda verso la fine del Trecento, fu adottata una tradizione diversa di quella della maiolica, ciod quella dell'ingubbiata, graffita e dipinta in verde e giallo-marrone (Blake in stampa). Si potrebbe rpotizzare una diffusione di Mantova di forma metallica non sarebbe fuori luogo a Faenza (cfr. Liverani 1960: tavv. l2a-c, l8c). Le forme aperte in contrasto con altri prodotti del tipo, non sono invetriate all'esterno e nei casi castelsepresi hanno un piede ad anello. Quest'ultima caratteristica d comune solo alle maioliche arcaiche tirreniche (Berti e Tongiorgi 1977:17-31, Mannoni 1975:108, ll4). E possibile che uno dei frammenti bresciani (n. 2a) non sia di origine italiana e non si puo escludere un'origine meridionale per lhltro (n. 2b). Lo smalto turchese a Castelseprio d anche insolito, ma ha un paragone con uno dei "bacini" della facciata di S. Giacomo Maggiore di Bologna databile al secondo quarto del Trecento (Piconi Aprato 1967:44). La quantitA esigua' e il fatto che un boccale mantovano sembra importato fanno pensare che tutti i ritrovamenti lombardi fossero prodotti altrove. Questo potrebbe essere vero per quelli rinvenuti nelle province orientali che condividono il colore chiaro degli impasti con Ia pii affermata produzione emilio-romagnola (Nepoti e Casadio in stampa) e con quella meno conosciuta veneta (p.e. Hudson e La Rocca-Hudson 1982:43-6, Siviero l98l:42 n. 70, Bertacchi et al. 1977:16-17, 32-3, 65, Direzione 1980:26, 70-6). In contrasto gli impasti nelle province occidentali della Lombardia hanno un colore pir) cupo rosso mattone simili a quelli delle ceramiche locali ingubbiate. Impasti di colore rosso vivo caratlerizzano i prodotti tirrenici. Le forme tarde liguro-pisane assomigliano ai pochi esemplari lombardi interi che sono un po'diversi gli uni dagli altri. Si sono giir fatti notare in antecedenza i paragoni nell'ambiente tirrenico per le forme aperte: il piede ad anello e la decorazione a S. Eustorgio di Milano. Si pu6 escludere il Piemonte poich6 vi si sono finora rinvenute troppo poche maioliche arcaiche (Cortelazzo el al. di mensa inizialmente limitata ai ceti abbienti, poi alla cittd, seguita dalla campagna padana e per ultimo dalle zone montane, dove forse il costume non arrivd nemmeno durante il medioevo. Un indice di quest'ultimo d il versatore rappresentato sulla tayola dell'Ultima Cena (tardo-medievale?) di S. Pietro di Biasca nel canton Ticino che d una specie di innaffiatoio di legno (Amerio et. al. 1967: fig.44). Esso non pud essere spiegato dall'arrctratezza tecnologica o da un'economia chiusa dato il bicchiere di vetro nello stesso affresco e I'ubicazione di Biasca al bivio delle valli che portano ai passi del S. Gottardo e del Lucomagno. Le zone di manifattura potrebbero essere stabilite attraverso delle analisi degli impasti (Mannoni el c/. 1983). Attraverso lo studio degli scavi stratigrafici ora in corso, grazie alle iniziative dell'energetica ceramica Soprintendenza Archeologica della Lombardia (p.e. Brogiolo e Jorio 1983), sarebbe possibile confermare, modificare o respingere le congetture qui avatzate. Ringraziamento Ringrazio Carlo Bertelli, soprintendente per i beni artistici e storici di Milano, per aver procurato la Fig. I, e Sandro Gardini per avermi informato dell'affresco bergamasco. Sono anche grato ai seguenti per accesso al materiale da loro allora custodito: Clelia Alberici (Castello Sforzesco, Milano), Mariuccia Belloni Zecchinelli (Torre S. Vitale, Como), Gian Pietro Brogiolo (Via Alberto Mario di Brescia, Manerba e Piadena), Donatella Caporusso (Piazza del Duomo, Milano), Lanfredo Castelletti (S. Eufemia, Como), lgnazio Guarnieri (S. Salvatore, Brescia), Peter Hudson (S. Giulia, Brescia), Gianni Inzaghi (fiume Ticino, Pavia), Silvia Lusuardi Siena (Castelseprio), Gian Enrico Macchi e Carlo Mastorgio (Castelseprio), Mario Mirabella Roberti (S. Tecla, Milano), Gaetano Panazza (S. Salvatore e Castello, Brescia), Elisabetta Roffia (Castelseprio), Anna Maria Tamassia (Mantova). Sono debitore a Philip Howard del Department of Classics and Archaeology, University of Lancaster, per la preparazione delle figure 4, 1982:257 -8). Si possono trarre le seguenti conclusioni dai pochi dati a disposizione. Nelle province occidentali lombarde la maiolica fu prodotta dal Duecento in poi. Le prove sono date dall'analisi del "bacino" di S. Lanfranco di Pavia e dal colore distintivo degli impasti. All'inizio i prodotti comprendevano forme aperte con quello che sembra una caratteristica particolare: I'esterno nudo (ma forse non si riteneva necessario invetriare i "bacini" commissionati). Certamente i boccali predominarono alla fine del Trecento. Questi forse continuarono a essere prodotti nella prima metd del Quattrocento, probabilmente 5. non oltre, se si ritiene che la misura piccola dei frammenti indichi che provengono da strati rimaneggiati, anteriori al consumo pit cospicuo di ceramiche rivestite, associato solitamente al Rinascimento. Perd la quantitd prodotta fu sempre limitata dato che si adoperano maioliche importate sull'ab- 340 CAPORUSSO BIBLIOGRAFIA AGUZZI F.. 1970. In decorazione ceramica dell'antica catdi Pavia, in "Atti del lll Convegno internazionale della ceramica", Albisola, pp. 283-293. AGUZZI F. e H. BLAKE, 1978, I "bocini" della focciata di tedrale ANDREWS D., 1981, Castello di Breno, 1981, London. ANDREWS D.. 1983. 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