IL GIARDINO
DI SAN MARCO
MAESTRI E COMPAGNI
DEL GIOVANE MICHELANGELO
IL GIARDINO
DI SAN MARCO
1tL\ESTRI E COMPAGNI
DEL GIOVANE MICHELANGELO
SILVANA EDITORIALE
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
Ente Casa Buonarroti
IL GIARDINO DI SAN MARCO
MAESTRI E COMPAGNI
DEL GIOVANE MICHELANGELO
A cura di
Paola Barocchi
Firenze, Casa Buonarroti, 30 giugno - 19 ottobre 1992
SILVANA EDITORIALE
5
Le manifestazioni laurenziane del 1992
hanno l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
il patrocinio del Consiglio d'Europa e della Commissione Cultura delle Comunità Europee
ffi AMILCARE PIZZI EDITORE
Progetto e realizzazione
del Servizio Editoriale Amilcare Pizzi
Direzione: Massimo Pizzi
Consulenza Editoriale: Sergio Lucioli
Editor: Stefano Peccatori
Progetto grafico a cura
dell'ufficio grafico interno:
Marco Molteni e Paolo Regini
Impaginazione: Francesca Bellini
delle Stelle e Simonetta Doni
Redazione: Studio Doni & Associati,
Firenze
Copyright 1992 by Comitato Nazionale
per le celebrazioni del quinto centenario
della motte di Lorenzo il Magnifico
Comitato Nazionale per le celebrazioni
del V centenario della morte
di Lorenzo il Magnifico
Presidente
Ono Seno Giulio Andreotti
ministro per i Beni Culturali e Ambientali
Vicepresidente
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sottosegretario di Stato per il Ministero
dell'Interno
Segretario Tesoriere
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Università di Firenze
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ministro degli Affari Esteri
Ono Riccardo Misasi
ministro della Pubblica Istruzione
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ministro per la Ricerca Scientifica
e per l'Università
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assessore alla Cultura della Regione
Toscana
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presidente dell'Amministrazione
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assessore alla Cultura dell'Amministrazione
Provinciale di Firenze
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assessore alla Cultura del Comune
di Firenze
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per i Beni Ambientali, Archeologici,
Architettonici, Artistici e Storici
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direttore generale dell'Ufficio Centrale
per i Beni Librari e gli Istituti Culturali
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direttore generale dell'Ufficio Centrale
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di Firenze
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rettore dell'Università degli Studi di Siena
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rettore dell'Università degli Studi di Pisa
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presidente dell'Accademia Nazionale
dei Lincei
Luciano Minguzzi
presidente dell'Accademia Nazionale
di S. Luca
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presidente dell'Accademia "La Colombaria"
Luigi Rossi Bernardi
presidente del Consiglio Nazionale
delle Ricerche
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presidente della Giunta Nazionale Studi
Storici
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presidente dell'Istituto Nazionale di Studi
sul Rinascimento di Firenze
Ernile Noel
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Europeo
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Italiana
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presidente Deputazione di Storia Patria
per la Toscana
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Studies della Harvard University
"Villa I Tatti"
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direttore generale dell'Istituto della
Enciclopedia Italiana
Gerhard Ewald
direttore del Kunsthistorisches Institut
di Firenze
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direttore generale del Ministero
del Turismo e dello Spettacolo
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soprintendente archivistico per la Toscana
Domenico Valentino
soprintendente per i Beni Ambientali
e Architettonici di Firenze e Pistoia
8
9
IL GIARDINO DI SAN MARCO
MAESTRI E COMPAGNI DEL GIOVANE MICHELANGELO
Firenze, Casa Buonarroti, 30 giugno - 19 ottobre 1992
Comilllto Nazionale per le celebrazioni del quinto centenario della morte di Lorenzo il Magnifico
Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze e Pistoia
Ente Casa Buonarroti
Mostra a cura di
Progetto dell'allestimento
Paola Barocchi
Dante Donegani
Giovanni Lauda
Coordinamento
Giovanni Agosti
Grafica
Collaboratori al catalogo
Egidio Barborini
Adriano Manzoni
Giovanni Agosti
Alessandro Angelini
Roberto Bartalini
Fabio Benedettucci
Francesco Caglioti
Matteo Ceriana
Alessandro Conti
Stefano Corsi
Andrea De Mardù
Caroline Elam
Everett Fahy
Vincenzo Farinella
Giancarlo Gentilini
Michael Hirst
Michele Maccherini
Jonathan Nelson
Agnese Parronchi
Innis Howe Shoemaker
John Turner
Redazione del call1logo
Giovanni Agosti
Francesco Caglioti
Organizzazione della mostra
Pina Ragionieri
con la collaborazione di
Elisabetta Archi
Elena Lombardi
Direzione amministrativa
Pasquale Sassu
Realizzazione dell'allestimento
Torino Mostre e Fiere
Trasporti
Borghi Trasporti Spedizioni S.p.A.
Fotografie
Studio Quattrone
Resilluri
Stefania Agnoletti (scheda n. 3)
Nicoletta Marcolongo (scheda n. 24)
Agnese Parronchi (scheda n. 12)
Albo dei presta tori
Biblioteca Nazionale Vittorio
Emanuele III, Napoli
Comune di San Gimignano
Fondazione Horne, Firenze
Fondazione Morcelli Repossi, Chiari
Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi,
Firenze
Galleria Nazionale d'Arte Antica
di Palazzo Barberini, Roma
Galleria degli Uffizi, Firenze
Istituto Nazionale per la Grafica, Roma
Kunsthistorisches Museum, Vienna
Marchese Amerigo Gondi, Firenze
The Most Hon. Marquess of Bath,
Longleat House, Warminster, Wiltshire
Museo dell'Accademia Etrusca, Cortona
Museo di Architettura e Scultura ligure di
Sant' Agostino, Genova
Museo di San Domenico, Bologna
Museu acional de Arte Antiga, Lisbona
Museum of Fine Arts, Boston
National Gallery of Art, Washington
Szépmdvészeti Muzéum, Budapest
Victoria and Albert Museum, Londra
Il restauro della Battaglia dei centauri è stato
reso possibile dal generoso contributo della
"Ars Longa Stichting", Olanda.
Il saggio di Caroline Elam, Il giardino delle
sculture di Lorenzo de' Medici, in corso di
stampa sulle "Mitteilungen des
Kunsthistorischen Institutes in Florenz ",
compare qui in versione ridotta, per gentile
concessione dell'autrice e della direzione della
rivista.
La ricos truzione grafica del "Tabernacolo del
Pugliese " (schede 14 e 15) è opera di Cristina
Valenti, alla quale esprimiamo un vivo
ringraziamento.
L'Ente Casa Buonarroti ringrazia le istituzioni, i
musei e le collezioni private che hanno reso
possibile questa mostra, e in particolare:
Sergio Andrade
Alessandro Bagnoli
Umberto Baldini
Licia Bertani
Ida Maria Botto
Anna Maria Brandan
David Alan Brown
]. Carter Brown
Paolo Bruschetti
Aldo Cicinelli
Michele Cordaro
Gianvittorio Dillon
Andrea Emiliani
Elizabeth Esteves Coli
Amerigo Gondi
Manfred Leithe Jasper
Anna Maria Maetzke
Guglielmo Maetzke
Lorenza Mochi Onori
Mikl6s Mojzer
Fr. Marino-M. Moro O.p.
The Most Hon. Marquess of Bath
Franco Nencioni
Annamaria Petrioli Tofani
Antonio Paolucci
Anne Poulet
Giovanni Repossi
Fiorella Romano
Giovanna Rotondi Terminiello
Bruno Santi
Alan Shestack
Claudio Strinati
Domenico Valentino
Paul Williamson
Un sentito ringraziamento a
Anna Maria Agosti
Barbara Agosti
Alberto Arbasino
Famiglia Avignonesi
Roberta Bartoli
Giuseppe Basile
Luciano Bellosi
Daniele Benati
Lia Bernini
Cecilia Bertolini
Pasquale Bonagura
Mario Bonanru
Sergio Boni
Vincenzo Boni
Evelina Borea
Mauro Broggi
Moreno Bucci
Duncan Bull
Sandra Buyet
Caterina Caneva
Stefano Casciu
Andrea Di Lorenzo
Rolando Dioniso
Willem Dreesmann
David Ekserdjian
Peta Evelyn
Marzia Faietti
Minaj Faldella
Richard L. Feigen
Giampaolo Fioretto
Matilde Gagliardo
Bob Guccione
Gerhard Hannesen
Kate Harris
Alison Hollingsworth
DerekJohns
Michael Knut
Marco Magnifico
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Rachel Mauro
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Antonio Natali
Diane O'Conneli
Laura Pagnotta
Francesca Paolini
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Alessandro Parronchi
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Anthony Radcliffe
Gianru Romano
Pietro Ruschi
Alberto Saibene
Stefan M. Schwarz
Joellen Secondo
Salvatore Settis
Giuliana Sottili
Fr. Claudio Stagni O.p.
Cari Strehlke
Vilmos Tatrai
Anchise Tempestini
Sergio Trallori
Giuseppe Valvassori
Paolo Viti
Massimo Zaggia
Dimitri Zikos
Maurizio Salomoni
e il personale di sorveglianza
del Museo della Casa Buonarroti.
Referenze fotografiche
per i Beni Ambientali, Architettonici,
Artistici e Storici di Pisa, Lucca, Livorno,
Massa Carrara
Gabinetto Fotografico Soprintendenza per i
Beni Artistici e Storici di Siena e Grosseto
Gemaldegalerie der Akademie der bildenden
Kiinste, Vienna
James Austin
Kress Foundation, New York
Kunsthistorisches Museum, Vienna
Metropolitan Museum of Art, New York
Musei Vaticani, Archivio Fotografico,
Città del Vaticano
Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona
Museum of Fine Arts, Boston
Netherlands Office for Fine Arts, 's-Gravenhage
Osvaldo Béihm, Venezia
Réunion des Musées Nationaux,
Documentation Photographique, Parigi
Servizio Beni Culturali, Comune di Genova
Studio fotografico Brogiolo, Brescia
Studio fotografico Perotti, Milano
Studio Quattrone, Firenze
Szépmdvészeti Muzéum, Budapest
Victoria and Albert Museum, Londra
Villani, Bologna
Walker Art Gallery, Liverpool
National Gallery of Art, Washington
Hanno contribuito alla realizzazione della mostra
P~I
Crllppo Fiat
8 Assitalia
Nei testi del catalogo le Vite del Vasari sono
sempre citate dall'edizione a cura di Paola
Barocchi e Rosanna Bettarini
(Firenze, I-VI, 1966-1987).
Con l'indicazione "Berenson", seguita da un
numero arabo, si intende: B. Berenson, I disegni
dei pittori fiorentini, Milano , I-III, 1961.
Archivi Alinari, Firenze
Arte fotografica, Napoli
Ashmolean Museum, Oxford
Biblioteca Apostolica Vaticana,
Archivio Fotografico, Città del Vaticano
I testi di raccordo tra le quattro Stanze sono
Conway Librarian, Courtauld Institute
di Giovanni Agosti e Vincenzo Farinella.
of Art, Londra
Foto Afi, Agenzia fotografica industriale,
Milano
Foto Grahl, Dresda
Foto Master, Cortona
Foto Testi, Siena
Gabinetto Fotografico Istituto Nazionale
per la Grafica, Roma
Gabinetto Fotografico Soprintendenza
per i Beni Ambientali e Architettonici
di Firenze
Gabinetto Fotografico Soprintendenza per
Beni Artistici e Storici di Firenze e Pistoia
Gabinetto Fotografico Soprintendenza
112
IL GIARDINO DI SAN MARCO
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Adriano di Giovanni de' Maestri,
detto ADRIANO FIORENTINO
(Firenze, 1460 circa· 1499)
Giovanni Gioviano Pontano
1490 circa
bronzo
h. cm 49,5
Genova, Museo di Architettura
e Scultura ligure di Sant'Agostino
(da Palazzo Bianco, inv. 153)
Iscrizione: IOANNES IOVIANVS
PO NTANVS / ALFONSI CALABRIAE
DVCIS PRAECEPTOR (lungo la base)
"Fu in questa città, sono trentacinque
anni, un giovine fiorentino detto Adriano,
il quale fece la statua del Pontano in
bronzo, e cosÌ anca la medaglia, che si
vedono oggi qua". In tal modo, con
grande precisione di tempi, riferiva da
Napoli nel 1524 Pietro Summonte, allievo
devotissimo ed editore scrupoloso del
Pontano (1426-1503), al veneziano Mar·
cantonio Michiel, in quella celebre 'istrut·
toria' sull'arte del Meridione che il suo
collega gli aveva chiesto per servirsene nei
suoi scritti da antesignano connoisseur, e
che rappresenta tutt' oggi la fonte primaria
intorno al tema della loro dotta corrispon.
denza (F. Nicolini, L'arte napoletana del
Rinascimento e la lettera di Pietro Summon·
te a Marcantonio Michiel, Napoli 1925, p.
167). Il Michiel poteva ben comprendere
e persino arricchire la citazione di Adria.
no Fiorentino, del quale gli era nota
almeno un'opera conservata in terra vene·
ta, il gruppetto bronzeo di Bellerofonte e
Pegaso con la doppia firma di Bertoldo e
appunto di Adriano, "suo discipulo"
(scheda 1).
La testimonianza del Summonte, trascura.
ta dagli specialisti della bronzistica rinasci.
mentale, è notevole, perché consente di
confermare al di là d'ogni dubbio una delle
attribuzioni su cui all'inizio di questo seco·
lo Cornelius von Fabriczy costruÌ i suoi
importanti saggi su Adriano di Giovanni
"de' Maestri" , evocando la figura di que.
sto artista da un lungo e totale anonimato
(in particolare Adriano Fiorentino, in
"Jahrbuch der koniglich preussischen
Kunstsammlungen", XXIV, 1903, pp. 7198). Fra le prime medaglie che, in piena
congruenza, lo studioso rivendicò su basi
stilistiche al suo scultore, ce ne sono due
del Pontano (G. F. Hill, A Corpus 01
Italian Medals 01 the Renaissance belore
Cellini, London 1930, nn. 340-341: fig.
51), affiancate poi da altre dello stesso
personaggio (Hill, nn. 339 e 342). E sem·
pre ad Adriano si deve riconoscere, per
chiari riscontri di forma, la paternità del
busto in bronzo di "Gioviano", restitui·
togli da Paul Schubring nel 1919 (Die
italienische Plastik des Quattrocento, Berlin·
Neubabelsberg 1919, p. 150 e fig. 197),
dopo che per alcuni decenni l'opera aveva
invano reclamato una valutazione adegua·
ta (lo stesso Schubring, messosi in cerca
d'un artista toscano attivo nel milieu ara·
gonese, l'aveva accostata ipoteticamente a
Francesco di Giorgio: Die Plastik Sienas im
Quattrocento, Berlin 1907, pp. 193-194).
Dopo i due anni circa di servizio trascorsi
presso Gentile Virginio Orsini, signore di
Bracciano (scheda 5), Adriano Fiorentino,
forse al seguito di questo condottiere,
dovette trasferirsi sul 1488 a Napoli, ave
si trattenne fin quasi all' arrivo tremendo
di Carlo VIII, nel febbraio del 1495
(Fabriczy, Adriano cit. , pp. 77-78 e 8283). Presso gli Aragonesi Adriano fu vero
e proprio artista di corte, caro a Ferrante
I e ai suoi discendenti, il figlio Alfonso e il
nipote Ferdinando, che si affollavano nel·
l'attesa della successione: alla fine di
gennaio del 1494, poco dopo la morte del
re, lo scultore abitava "in casa el duca di
Calavria" , cioè presso il nuovo erede al
trono, Ferrandina, che qualche mese pri·
ma, ancora principe di Capua, aveva
scritto in suo favore a Piero di Lorenzo
de' Medici (Fabriczy, Adriano cit., pp.
77-78, e, per maggior precisione, G. Pog.
gi, Della prima partenza di Michelangiolo
Buonarroti da Firenze, in "Rivista d'arte ",
IV, 1906, pp. 33-37: 36-37). Per Ferrandi.
no Adriano realizzò almeno due diversi
modelli di medaglie, che, riproposti a più
riprese con leggende aggiorna te sui nuovi
titoli di comando, documentano il rapidis.
simo susseguirsi degli eventi dinastici in
quegli anni turbolenti (Fabriczy, Adriano
cit. , pp. 91-94, e Hill, A Corpus cit., nn .
335-337). Garanzia di continuità, in mez.
zo a queste alterne fortune, la presenza
del Pontano, che svolgeva le funzioni di
fidatissimo segretario regio. Adriano lo
vedeva di continuo, dipendente come lui
della corona, nelle case dei principi eredi.
tari, ed era da lui che nel 1494 desiderava
una commendatizia ad uso familiare da
spedire ai Medici (Fabriczy, Adriano cit. ,
p. 78, e Poggi, Della prima partenza cit.,
pp. 36-37).
Come i re aragonesi, anche il loro mini.
stro Pontano era convinto del primato dei
Fiorentini nella rinascita moderna dell' aro
chitettura e delle arti figurative. Lo ram.
mentava ancora nel 1524, con rispettosa
insistenza, il Summonte, nella sua missiva
al Michiel (Nicolini, L'arte cit. , pp. 158,
166 e 170): ed è possibile che il Pontano
fosse in qualche modo un portavoce di
corte. Erano infatti passati i giorni in cui
Alfonso il Magnanimo riusciva a coniuga.
re con discrezione il gusto delle Incredibili
manifatture di Fiandra, di Provenza e di
Spagna, portato delle sue radici, con
l'attrazione verso il moderno classicismo
umanistico, che s'identificava fin d'allora
con i ritrovati toscani . Per il suo arco
trionfale da erigere al Castel Nuovo,
Alfonso aveva fatto di tutto onde avere
Donatello in carne ed ossa, ma si era
dovuto accontentare di scultori come An.
drea dell' Aquila che, pur essendo di diffe.
renti origini, promettevano di impersona.
re, per discepolato, la maniera del maestro
fiorentino. I successori del Magnanimo,
come scrive il Summonte, "erano già del
tutto italiana ti e teneano animo convocar
qua e pittori e scalptori e archi te ti e tutti
artifici d'arti laudate ", ma "foro, per
nostra disgrazia, troppo presto expulsi ed
extincti, per modo che non hanno possuto
lassare alcun bon monumento di sé" (Ni.
colini, L'arte cit. , p. 159). In questo
fervore non proprio cosÌ sterile, attivato
soprattutto dal futuro Alfonso II nei
lunghi anni vissuti come duca di Calabria,
si spiega benissimo anche la traiettoria di
un artista di rango poco elevato come
Adriano, il quale sembrava tuttavia aver il
merito tutt' altro che irrilevante di essersi
cresciuto nello stretto giro laurenziano.
Nel 1494, appena assunto il potere, cosÌ
Alfonso si sarebbe dichiarato in occasione
di un colloquio col giovanissimo Bernardo
Dovizi da Bibbiena, ambasciatore speciale
dei Medici: "lo sono mezo fiorentino
perché mi sono allevato in quella patria la
quale et il magnifico Piero con tucta la
casa sua io amo tanto, che non lo saprei
mai esprimere" (G. Grimaldi, Bernardo
Dovizi alla Corte di Allonso II d'Aragona,
in "Archivio storico per le province napo·
letane", XXV, 1900, pp. 218-237: 220221). Con Adriano, insomma, anche il
principe meridionale ebbe il suo Bertoldo.
Capace di farsi valere nella medaglistica e
nei bronzetti "all'antica" (scheda 5),
Adriano perdeva un po' il controllo di sé
nella scultura di dimensioni reali. E a noi
può apparire curioso che a Napoli lo si
impiegasse con soddisfazione in simili
lavori accanto a un maestro di ben distino
ta tempra come il modenese Guido Maz·
STANZA DELLE TESTE
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22
114
IL GIARDINO DI SAN MARCO
fig .51 Adriano Fiorentino, Giovanni
Gioviano Pontano, esemplare a
Washington, National Gallery of Art,
Dreyfus Collection.
zoni, che certo nell'ispirarsi al 'naturale'
era versato quant' altri mai, in tutti i sensi.
Ugualmente curioso è che il Fabriczy,
nell' entusiasmo delle sue scoperte, tentasse di trasferire ad Adriano, col consenso
del Bode (Denkmiiler der RenaissanceSkulptur Toskanas, Miinchen 1892-1905,
tav. 432b e p. 136) e dello Schubring (Die
italienische P/4stik cit. , p. 150 e fig. 198), il
busto in bronzo di re Ferrante I (Napoli,
Gallerie di Capodimonte: fig. 52), saggio
esemplare del "Modanino" nel genere del
ritratto. Quella che al Fabriczy pareva
analogia di stile col busto di Federico il
Savio di Sassonia (Dresda, Skulpturensammlung: fig. 53), opera firmata da
Adriano nel 1498, doveva essere invece
per i reali aragonesi, a paragone ad esempio col busto del Pontano, una suggestiva
competizione tra divergenti maniere regionali: da una parte l'archeologismo aulico, per noi un po' ingessato, del 'toreuta'
fiorentino, dall' altra le movenze più vere
del vero del plasticatore padano.
li ritratto del Pontano a Genova e quello di
Federico elettore di Sassonia a Dresda presentano tutti i requisiti per esser letti all'interno del medesimo catalogo. Senza perdersi in troppi raffronti minuti, basta osservare
il modo inconfondibile di costruire gli occhi,
globi turgidi incassati tra palpebre che sembran còrdoli, con le piccole rughe ai lati ridotte a simboliche astrazioni. Anche le debolezze di fusione sembrano le stesse, sicché
non c'è bisogno di riprendere la troppo fortunata ipotesi del Fabriczy (Adriano cit., pp.
83-88), secondo cui il busto di Dresda venisse solo modellato da Adriano e poi gettato da
un fonditore nordico. Vedeva invece bene il
Bode quando, di fronte al Federico, gli pareva di aver che fare con uno scultore il quale,
pur dichiarandosi" fiorentino" nella firma,
doveva esser stato lontano di casa per parecchi anni: e il suo intuito si spingeva a supporre, prima di ogni scoperta documentaria, che
quest'uomo fosse soprattutto Glocken- oder
KanonengiefSer (Albrecht Diirers Bildnis des
Kurfiirsten Friedrich von Sachsen gen. der
Weise, in "Jahrbuch der kéiniglich preussischen Kunstsammlungen ", V, 1884, pp. 5762: 59-60).
Ma la cosa che più associa le due opere è
la soluzione, veramente singolare per tempi cosÌ maturi, delle basi epigrafiche, fuse
d'un pezzo coi corpi degli effigiati. Prima
di servirsene in Germania, Adriano la
sfruttò a Napoli, dove forse pure la vide e
imparò ad adattarvisi. 10 aveva significativamente preceduto in questa stessa esperienza un altro scultore toscano, Mino da
Fiesole, abile anche lui a fare acrobazie di
gusto tra Medici e Aragonesi: ma era
ormai storia vecchia di alcuni decenni.
Nel frattempo, però, perfino Francesco
Laurana aveva impostato alcune delle sue
sofisticatissime effigi in marmo di principesse napoletane su ampi plinti solidali,
riproponendo alla grande la tradizione
medievale dei busti-reliquiari. Proprio
mentre Adriano incideva lungo il petto
del segretario aragonese il 'titolo' "IOANNES IOVIANVS PONTANVS / ALFONSI CAPRAECEPTOR" , Guido
Mazzoni tagliava di netto la persona di re
Ferrante, come gli suggeriva la predisposizione ossessiva a gareggiare con la natura,
senza una base o un esergo.
Che il busto di "Gioviano" venisse eseguito per il duca Alfonso prima del 1494,
lo dice il tono stesso dell'epigrafe. Ma è
possibile identificarlo con la "statua del
Pontano in bronzo " attribuita ad Adriano
nella lettera del 1524 al Michiel? Qualcuno lo ha dato per scontato (R. Pane, Il
Rinascimento nell'Italia meridionale, Milano, I, 1975, p. 78), mentre è strano che un
filologo come il Summonte s'imbrogliasse
nell'uso dei termini. Il fatto poi che
questo scrittore vedesse ancora la "statua" a Napoli è in contrasto con le uniche
ipotesi, ragionevoli e ben argomentate,
fatte finora sulle vicende del busto nel
Museo di Sant'Agostino: forse spoglia,
insieme a tant'altre, di Carlo VIII, cui fu
sottratta nel Mar Ligure in seguito all'assalto dei Genovesi, capeggiati da quel
Francesco Spinola detto il Moro che fu
poi benefattore dell'Ospedale di Pammatone, dove il busto si trovava nell'Ottocento (L. Volpicella, Le porte di Castel
Nuovo e il bottino di Carlo VIII, in
"Napoli nobilissima" , s. II, I, 1920, pp.
153-160: 157 e 159-160). Né deve sorprendere che ad Adriano, nei molti anni di
permanenza al Sud, si commissionasse
anche una vera e propria statua del primo
umanista di corte. Seguendo di poco il
Summonte, al più tardi nel 1527, Paolo
Giovio ricordava per testimonianza diretta una Pantani statua, non sappiamo di che
materia, nella rocca dei marchesi d'Avalos
ad Ischia (Fragmentum trium dialogorum,
in G. Tiraboschi, Storia del/4 letteratura
italiana, 2' ed., Modena, VIlIIIl, 1792,
p. 1697; per la cronologia P. Barocchi,
Scritti d'arte del Cinquecento, Milano-Napoli, I, 1971, p. 1099). Sicché non sapremmo più a quale opera meglio si adatti un
epigramma greco di Giano Làskaris per
un' dxwv pontaniana, che è stato messo in
LABRIAE DVCIS
rapporto col busto genovese: "In virtù
della mano d'Adriano, anche nel bronzo
parlerebbe Pontano dalla sua bocca maliarda. Grazie alla Musa egli varcò le leggi
di natura: ritegno ha di forzarle un' altra
volta" (A. Meschini, Giano Làskaris e un
busto del Pontano, in "Italia medioevale e
umanistica", XX, 1977, pp. 411-412).
Con più sicurezza il busto in Sant' Agostino sembra invece quell'imago ex il?re del
poeta, ospitata con ineguagliato onore
nelle collezioni di Alfonso II, che Giovan
Francesco Torresani detto l'Asolano, cognato di Aldo Manuzio, celebrava in una
lettera dedicatoria del 1518 ad Altobello
Averoldi, preposta ad una delle edizioni
aldine del Pontano. Questo passo, riportato in parte solo da Tammaro de Marinis
(La biblioteca napoletana dei re d'Aragona,
Milano, I, 1952, p. 100 e nota 54: c'è
anche il corretto collegamento col busto),
attesta, assieme a tanti altri non meno
rari, la straordinaria fortuna che i ritratti
del Pontano conobbero, fin da quando
l'umanista era ancora vivo, come eloquenti arredi da biblioteca, secondo la rinnovata moda degli antichi. Nel 1518 Francesco
d'Asola, in un'altra presentazione aldina,
si complimentava col patrizio veneto Antonio di Alvise Mocenigo, cultore dei testi
pontaniani, perché, dopo aver collocato
un' imago del poeta tra i propri libri, si
adoperava con ogni sforzo "ut in quacunque Italire et provinciarum urbe, qua
Latinre lingure studia coluntur, statua illi
[Pontano] ponatur " (Ioannis Ioviani Pantani Amorum libri II, De amore coniugali III,
Tumulorum II r..l, Venetiis, in redibus
Aldi [... ], mense Jebruario MD XVIII, c. /-f
3r). E tale era l'ottimismo di questi
fedelissimi, che il Summonte, nelle sue
lunghe corrispondenze e ripetute prefazioni pontaniane, esortava amici e protettori
affinché le statue del poeta, uscendo dal
chiuso delle biblioteche e dei palazzi,
venissero erette, ad esempio a Napoli, "in
celebri urbis loco, ad perpetuum rei publicre decus" (E. Percopo, Una lettera pontaniana inedita di Pietro Summonte ad Angelo
Calacci, in "Studi di letteratura italiana" ,
I, 1899, pp. 388-393: 389 nota 2). Ma i
fasti aragonesi erano definitivamente tramontati, e non restava che affidarsi a
rievocazioni appassionate come quella di
Francesco d'Asola all'Averoldi. Qui il
busto del precettore "Gioviano", esposto
nella villa del Poggioreale fra i tesori del
suo allievo il duca di Calabria, un po'
Magnifico napoletano, dava l'estro a nuovi accumuli di spunti retorici sul parallelo
~
STANZA DELLE T ESTE
tra antichi e moderni o sulla maggioranza
delle arti, in un'esaltazione delle immagini
che racconta, sia pure a distanza, quant' altra strada l'umanesimo fiorentino avesse
fatto alla corte dei monarchi meridionali:
"Franciscus Asulanus Altobello Averoldo prresuli Polensi Leonis X Pontificis
Maximi Venetiis legato salutem plurimam
dicir.
Dubium fuit olim apud plerosque, et nunc
summa contentione qureritur utrum Marci
Varronis civis Romani darissimi laudem
et gloria m illustriorem reddant iura populi
Romani, monimenta maiorum, omnis sapientire ratio omnisque doctrina, quam
literis memorireque mandavit, an statua,
quam Asinius Pollio, singulari iudicio
summaque literatura vir, ei viventium omnium uni posuit in bibliotheca, qure prima
in urbe Roma ex hostium manubiis confecta est. Hrec quidem dubitatio ree te
suscepta videri potest. Libri enim quos ille
composuit, quanquam rerum scriptarum
dignitate et authoris studio ac diligenti a
ad omnium seculorum posteritatem pervenire debebant, tamen multos iam annos
interciderunt. Quod propterea contigisse
arbitror, qui a superiorum seculorum hornines (qure illorum erat imperitia) propter
obscuritatem tanti authoris scripta non
satis lectu digna existimaverint. At stature
memoriam, qualiscunque est, nulla unqua m temporis oblivio delebit, nulla vetustas obruet, nulla imperitorum iniuria ex
animis doctorum evellet.
Nostrre etiam retatis homines post multa
secula non dissimilis officii exemplum in
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Ioviano Pontano prodi viderunt. Alphonsus enim iunior Neapolitanus rex, cum
pril?torium prope Neapolim extruxisset omnium qure in Italia videmus coeli temperie,
regionis opportunitate, loci amoenitate et
operis magnificentia darissimum, cumque
illud omnibus rebus exornasset, qure et
suas ipsius opes et virtutem dedararent,
persuasum habuit eiusmodi apparatus
splendorem nulla re magis posse commen- ,
dari, quam si Ioviani Pantani imaginem ex
Eere in eo [1'originale ha "in ea "] quoque
locasset. Nec dubitabat rex ille sapientissimus regi bus omnibus et principibus ad
se venientibus, postquam arma, equos,
gemmas, aurum rude et signatum, monimenta prisci reris, copiosissimam bibliothecam, magnificam lautamque suppellectilem et complura alia ostendisset, unde
pacis ornamenta et belli subsidia peti
possent, illam ipsam imaginem ad extremum spectandam proponere ut rem
omnium pulcherrimam et pretiosissimam.
Atque ut erat alienre laudis fautor studiosissimus, industrireque et virtutis prredicator officiosissimus, his verbis utebatur: Is
est, quem in omni genere amplissimum
esse et volumus et iudicamus; is est, quem
pril?ceptorem habuisse loca summi beneficii
et honoris ponimus; is est cui summa
omnia tribuimus; hunc unum ex omnibus
ltaliil? doctissimis viris ita fictum habere
voluimus, ad nostraque secreta admittere
solemus, tum propter excellentem literaturam vitreque integritatem et morum sanctimoniam, tum etiam propter incredibilem
constantiam et gravitate m atque singula-
rem in rebus gerendis industriam et fidem ;
hrec res est, quam postremo spectandam
omnibus exhibemus, ut omnium honorificentissimam et carissima m [...]" (Ioannis
Ioviani Pantani opera omnia saluta oratione
composita, I, Venetiis, in redibus Aldi [.. .l.
mense iunio MDXVIlI, [prref.], s.n.).
Francesco Caglioti
fig.52 Guido Mazzoni, Ferrante I
re di Napoli, Napoli, Gallerie
di Capodimonte.
fig.53 Adriano Fiorentino, Federico
il Saggio di Sassonia, Dresda, Staatliche
Kunstsammlungen, Skulpturenabteilung.
l
Le riproduzioni e la stampa e la rilegatura
sono state eseguite nello stabilimento
Amilcare Pizzi S.p.A. - arti grafiche
Cinisello Balsamo - Milano
Finito di stampare nel mese di Giugno 1992