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«Psycho» & oltre: “Are you sure you wouldn't like to stay just a little while longer?”1 di Noemi Zito Psycho (1960), Psycho II (1983), Psycho III (1986), Bates Motel (1987), Psycho IV (1990), Psycho (1998) 1 Psycho, Alfred Hitchcock, 1960. INDICE Introduzione 3 I. Ritorno a Fairvale... 6 I.1. “Only your Mother truly loves you!” 6 I.2. “The past is never really past!” 8 I.3. Chiamata d’emergenza per Joseph Stefano 12 14 II. Norman Bates cambia medium... 14 II.1. ...e si trasferisce a White Pine Bay 18 III. «Psycho» & oltre III.1. Homer Crane 18 III.2. Il caso «Scream Queens» 19 III.3. Dalla celluloide alla carta... 20 Filmografia 22 Bibliografia 23 2 Introduzione Riadattata, rivisitata, ridisegnata: la storia di Norman Bates, raccontata da Robert Bloch nel romanzo del 19592, e resa indelebile nella memoria collettiva dal capolavoro di Alfred Hitchcock, continua a terrorizzare, fascinare e ammaliare milioni di spettatori in tutto il mondo. Universo narrativo in continua espansione, il franchise Psycho vanta tre sequel3, un pilot spin-off4, un remake shot-to-shot5, una novellizzazione e una serie tv dalla natura ibrida in onda dal 2013 sul canale via cavo A&E prossima all‟epilogo. Alla sua uscita, il romanzo di Bloch destò un certo clamore, ma la sua fama è indubbiamente legata all‟adattamento del 1960 firmato da Alfred Hitchcock.6 Il personaggio di Norman Bates sembra essere liberamente ispirato a due persone: uno è Ed Gein, serial killer che nel 1957 era stato il protagonista assoluto della cronaca nera locale e l‟altro si suppone sia Calvin Beck. Bloch stesso ha però precisato che, nonostante le somiglianze con i fatti realmente accaduti nel Wisconsin, c‟erano delle differenze sostanziali tra gli orrori raccontati nel suo romanzo e l‟iter che seguiva Ed Gein nei suoi omicidi: non c‟era correlazione tra Gein e i motel o tra l‟efferato omicidio in doccia, né tantomeno si è mai parlato di personalità doppia né di tassidermia. Tutto ciò serviva a caratterizzare il personaggio di finzione creato da Bloch, interamente frutto della sua immaginazione.7 2 Robert Bloch (1917-1994), scrittore e sceneggiatore americano, ha raggiunto la fama grazie ai suoi racconti di suspense intorno a figure affette da disturbi psicopatologici. Ha inoltre scritto storie di fantascienza, fantasy e diversi soggetti cinematografici. Stephen King lo ha definito “il più raffinato scrittore di horror psicologici”. (Cfr. S. King, "A Profile of Robert Bloch". World Fantasy 1983: Sixty Years of Weird Tales, pp. 11-12) 3 L‟oggetto di studio del mio elaborato è l‟espansione narrativa del franchise (non esclusivamente cinematografico) discendente dal film di A. Hitchcock: Psycho II (1983), Psycho III (1986) e Psycho IV (1990). Anche Robert Bloch, parallelamente, ha esteso la narrazione di Psycho (1959) ad altri due romanzi: Psycho II (1982) e Psycho House (1990), che non hanno alcuna filiazione con i sequel cinematografici. 4 Progetto televisivo mai andato in porto, Bates Motel (1987) doveva raccontare le vicende di Alex West, compagno di camera di Norman nell‟ospedale psichiatrico dove entrambi erano ricoverati da circa vent‟anni. Alla morte di Norman (interpretato da Kurt Paul, controfigura di Perkins nei sequel del 1983 e dell‟1986), Alex riceve in eredità il motel e i fantasmi che lo infestano... (lascia poco all‟immaginazione la tagline promozionale del fallito spin-off: “Norman may be gone, but the hotel lives on!”) 5 Diretto da Gus Van Sant nel 1998, Psycho si presenta come un progetto sperimentale di calco frame-toframe della pellicola di Hitchcock ma allo stesso tempo come esercizio di stile con una fortissima componente autoriale. 6 Cfr. M. Zanichelli, Psyco & Psycho, Genesi, analisi e filiazioni del thriller più famoso della storia del cinema, Genova, Le Mani, 2010, p. 26. 7 R. Bloch. "Building the Bates Motel". Mystery Scene, No 40 (1993):19, 26, 27, 58. 3 L‟interesse verso la psicologia freudiana lo ha portato ad indagare la psiche dei suoi personaggi corrotti, ambigui e disgiunti: “Ho capito, dopo ciò che è successo durante la Seconda Guerra Mondiale e dopo aver letto molti scritti riguardo la psicologia moderna, che gli orrori non si nascondono nell‟ombra ma si trovano in quel piccolo e disturbato mondo che è la nostra psiche.”8 Alfred Hitchcock comprò i diritti del romanzo per 9'000 dollari e presentò il progetto alla Paramount: qui ebbe inizio una produzione travagliata, in parte dovuta al flop al botteghino e di critica de La donna che visse due volte (Vertigo, 1958). Alla Paramount il romanzo di Bloch proprio non era piaciuto: “odiavano il titolo, la storia e tutto il resto”. Lo stesso Stefano, ingaggiato come sceneggiatore, non capiva come fosse possibile che il regista di Rebecca – La prima moglie (Rebecca, 1940) e Intrigo Internazionale (North by Northwest, 1959) volesse mai investire in un progetto così strampalato su una storiaccia pulp.9 Hitchcock decise dunque di auto-prodursi, rinunciando al Technicolor e ai divi, e puntando ad un finanziamento indipendente che abbattesse i costi: essenziale a tal proposito fu il coinvolgimento della troupe della televisiva dell‟Alfred Hitchcock Presents. Si arrivò all‟accordo che prevedeva le riprese del film presso gli studi Universal e la distribuzione alla Paramount che relegò i rischi alla figura di Hitchcock che, sulla carta, sembrava essere l‟unico a credere al progetto. 10 Nonostante Hitchcock abbia dichiarato “Il mio film deve tutto al romanzo di Bloch. Joseph Stefano ha contribuito per lo più con il dialogo”11, l‟apporto di Stefano fu tutto fuorché irrilevante. Il personaggio di Norman Bates, nel passaggio di medium, viene completamente ri-caratterizzato: Anthony Perkins è un Bates longilineo, timido e nevrotico dalla diabolica bellezza femminea.12 Lo sceneggiatore ha volutamente ignorato la logorrea del Norman cartaceo e la sua dipendenza dall‟alcol che giustificava le sue „trasformazioni‟ e dunque escamotage ritenuto troppo banale. Stefano non trovava intrigante la storia di un ubriaco quarantenne con tendenze voyeuristiche al limite del patologico.13 Anche il resto dei personaggi subiscono diverse trasformazioni, fisiche e caratteriali: la mora Mary diventa Marion, interpretata dalla biondissima Janet Leigh.14 L‟intera struttura narrativa del film diverge da quella letteraria: l‟inizio del film ribalta quello del libro, spostando subito l‟attenzione da Norman a Marion. Mentre la temporalità nel romanzo di Bloch è alternata, grazie all‟ampio uso dei flashback, nel film i dislivelli temporali sono appianati da un‟inesorabile linearità. 8 http://www.darkecho.com/darkecho/horroronline/bloch.html Cfr. S. Rebello, Come Hitchcock ha realizzato Psycho, Milano, Il Castoro, 2008, pp. 29, 39, 54. 10 Cfr. M. Zanichelli, op. cit., p. 15. 11 Intervista rilasciata a Charles Higham e Joel Greenberg in The Celluloid Muse: Hollywood Directors Speak, New York, 1969. 12 Cfr. M. Zanichelli, op. cit., p. 17. 13 Cfr. S. Rebello, op. cit., 54. 14 Il biondo platino della protagonista femminile rappresenta un vero e proprio fil rouge del corpus cinematografico di Hitchcock. 4 9 Ad attirare gli aspri giudizi nei confronti del romanzo fu senza dubbio la strategia narrativa da un‟ambiguità diegetica al limite dell‟inganno verso il lettore: “Ho trovato il romanzo da cui è tratto Psycho vergognosamente falso. [...] La convenzione narrativa impiegata mi urta molto.”15 Psycho è uno dei film più celebri e celebrati della storia del cinema e con le sue diramazioni narrative è diventato un franchise schizofrenico, un‟opera aperta e ambigua, continuamente ripresa, riscritta e omaggiata. È un continuo viaggio di testi, discorsi e pratiche narrative che permettono a Norman Bates di vivere, crescere, subire abusi, compiere matricidi, riabilitarsi all‟interno della società, di ammazzare nuovamente, di riuscire a farla franca ancora una volta. La natura seriale dell‟impianto biografico di Norman Bates fa sì che il ciclo vitale e narrativo del personaggio sia potenzialmente illimitato. Psycho franchise (1959 –) 15 F. Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Milano, Il saggiatore, 2014, p. 226. 5 Ritorno a Fairvale... Psycho II dir. R. Franklin (1983), Psycho III dir. A. Perkins (1986), Pyscho IV dir. M. Garris (1990) “Only your Mother truly loves you!” Il primo sequel è firmato da Richard Franklin e sceneggiato da Tom Holland. Uscito nel 1983, fu un incredibile successo al box-office, piazzandosi dopo Star Wars – Il ritorno dello Jedi, incassando in totale circa 34 milioni di dollari. L‟opening ripropone la celebre sequenza della doccia per legittimare e collegare l'opera di Franklin al capolavoro di Hitchcock, di cui intende essere non solo un seguito, ma soprattutto un omaggio. 16 Anthony Perkins, nonostante la titubanza iniziale, riprende il ruolo che lo ha reso celebre, così come Vera Miles che torna a vestire i panni di Lila Crane. Sono passati più di 20 anni dall‟omicidio di Marion Crane e Norman viene giudicato sano di mente. La pellicola segue la sua riabilitazione all‟interno della società, come tuttofare in un diner. Nonostante le buone premesse, la situazione sembra nuovamente precipitare e ci ritroviamo sullo stesso percorso diegetico del film originale: donne nude in doccia, cadaveri in casa Bates, la sessualità deviante di Norman e i disturbi della personalità. La ragazza protagonista di questo primo seguito è Mary Samuels (come il falso cognome che Marion 16 Richard Franklin, fan di Hitchcock fin dalla prima visione di Psycho quando aveva 12 anni, ha studiato all‟University of Southern California in compagnia di George Lucas, Robert Zemeckis e John Carpenter. (Cfr. M. Zanichelli, op. cit., p. 96) 6 Crane scrive nel registro del motel) e si scoprirà essere la figlia di Lila e Sam Loomis (deceduto da diversi anni). L‟unico vero plot-twist17 è alla fine: Emma Spool, la proprietaria del diner in cui lavora Norman, confessa di essere la vera Madre e che Norma, sua sorella, si era occupata di lui sin dalla nascita, poiché internata per problemi psichici. È in questo momento che si compie il secondo matricidio: Norman sorprende Emma alle spalle e la colpisce con una pala, la prende in braccio e la porta nella sua stanza. Quest‟ultima sequenza viene costruita dall‟alto (ennesima citazione Hitchcockiana) con il dialogo in voice-off in cui sentiamo la Madre chiedere di essere lasciata sulla sua sedia davanti alla finestra, in modo che possa tenerlo d‟occhio e lontano dalle “filthy girls”. L‟insegna al neon è nuovamente in funzione, l‟universo narrativo può continuare ad espandersi.18 17 18 Letteralmente „colpo di scena‟, il plot twist è un cambiamento improvviso e inaspettato nella narrazione. Cfr. M. Zanichelli, op. cit., p. 99. 7 “The past is never really past!”19 Tre anni dopo il primo sequel, Perkins torna al motel, questa volta assumendo anche la regia del film, suo esordio dietro la macchina da presa. Oltre alle immagini del film originale, Psycho III attinge a footage del primo sequel, rafforzando il legame diegetico tra i due capitoli e rinfrescando la memoria degli spettatori. Psycho III, a differenza del precedente, fu un clamoroso insuccesso di critica e di pubblico, rimanendo tuttora l'incasso più debole di tutto il franchise con soli 14 milioni di dollari. Il film comincia esattamente nel punto in cui era terminato Psycho II: Emma Spool continua ad esser data per scomparsa nella cittadina di Fairvale e nel frattempo è diventata la nuova mamma-mummia di Norman. L'opening è una citazione esplicita alla scena del campanile de La donna che visse due volte (Vertigo, 1958), con la caduta e conseguente morte della madre superiora, così come la morte accidentale di Maureen che ricalca la caduta di Arbogast del 1960. Anche in questo capitolo verranno impiegate alcune inquadrature della sequenza della doccia, come mostra la scena del diner, quando Norman, dopo aver visto cadere la valigetta di Maureen Coyle, le cui iniziali combaciano con quelle di Marion Crane, alterna la visione della bionda alle immagini del crimine efferato con cui ha ammazzato Marion nella stanza n°1, qualche anno addietro, arrivando ad immaginare Maureen al posto di Marion.20 19 Norman Bates alla giornalista, nel terzo capitolo della serie. Mi permetto di osare un parallelismo: il taglio sbarazzino e i lineamenti di Diana Scarwid la rendono più vicina alla Marion Crane di Gus Van Sant, interpretata, nel remake shot-to-shot, da Anne Heche. 8 20 M.C. through the years: Janet Leigh (Psycho), Diana Scarwid (Psycho III), Anne Heche (Psycho) 9 Maureen è un‟ex suora in piena depressione che si rifugia alla tavola calda e successivamente al motel, nella celeberrima stanza n°1. Norman la spia attraverso il buco nel muro e, dopo esser entrato di soppianto nella sua stanza, per farla fuori, scopre che Maureen aveva tentato il suicidio. Questa, in preda alle allucinazioni, scambia Norman vestito da sua Madre per la Madonna e il coltello da lui impugnato per un crocifisso. La sequenza delirante diretta da Anthony Perkins: Mother as Virgin Mary Mentre ci avviciniamo all‟epilogo, la giornalista smentisce ciò che avevamo scoperto nel capitolo precedente: Emma Spool non era la mamma di Norman, ma solo la zia. Da sempre innamorata del padre di Norman, quando quest‟ultimo aveva scelto di stare con Norma, lo aveva ammazzato cercando di rapire il piccolo Norman e fu allora che venne internata. 10 Nel finale Norman risparmia la giornalista e si scaglia contro la mamma impagliata, consegnandosi alla polizia. 21 Il film si conclude con Perkins che accarezza un arto della “Madre” mentre fissa in camera con quel diabolico ghigno che 26 anni prima aveva terrorizzato milioni di spettatori. 21 Cfr. M. Zanichelli, op. cit., pp. 100-101. 11 Chiamata d’emergenza per Joseph Stefano Psycho IV- The Beginning (1990) è un film tv diretto da Mick Garris , andato in onda sull‟emittente via cavo Showtime e girato tra gli studios dell‟Universal e il parco di Orlando (all‟interno del quale vennero ricostruite la casa e il motel dei Bates). Dopo il disastro finanziario e di critica di Psycho III, venne chiamato in soccorso lo sceneggiatore originale, Joseph Stefano. Fa il suo ritorno anche lo score composto da Herrmann, impiegato sin dai titoli di testa. La prima trasmissione tv è stata introdotta da Janet Leigh, ulteriore àncora per legittimare quest'espansione della narrazione, e chiaro riferimento ad Alfred Hitchcock Presents. L'ambiguità nella definizione di questo capitolo sta nella doppia funzione ricoperta nell'universo narrativo di Psycho: Psycho IV funge infatti sia da prequel, grazie ai flashback con cui veniamo a conoscenza della back-story di Norman e sua madre, sia da sequel, in quanto Norman ci viene mostrato al presente, intento a confessare i suoi crimini e il trauma da cui essi derivano, durante un intervento telefonico ad una radio locale (si sta parlando di matricidio), con cui si presenta con lo pseudonimo di Ed (richiamo esplicito alla figura di Ed Gein). Norman in procinto di spostare il quadro raffigurante l‟episodio biblico di Susanna e i vecchioni 22 Psycho IV (1990) // Psycho (1960) 22 Il quadro raffigura la vicenda che ha visto come vittima e preda di due anziani la giovane Susanna, prima spiata e successivamente violentata. Nel film originale il voyeurismo e l‟aggressione sessuale ai danni di Susanna rappresentano il preludio di ciò che sta per accadere nella stanza n°1: Norman sta per spiare la donna attraverso il buco nel muro e fra poco la pugnalerà con un coltello, “feticcio di una simbolica penetrazione carnale altrimenti impossibile” (M. Zanichelli). L‟omicidio di Marion costituisce la castrazione di Norma(n), la cui sessualità deviante mette in pericolo il legame morboso con la Madre. In Psycho IV ci viene presentato l‟episodio scatenante all‟origine della psicopatologia voyeurista di Norman: dietro il medesimo quadro, oltre il buco nel muro, ci sono Norma e il suo amante. È in questo momento che il giovane Norman deciderà di avvelenare e ammazzare sua madre, per punirla e castrarla una volta per tutte. 12 Vediamo Norma (interpretata da Olivia Hussey, la Giulietta di Zeffirelli) viva, molto giovane e bella quanto abusiva, squilibrata e crudele. L‟uso preponderante dei flashback danno motivo agli spettatori di empatizzare e parteggiare con Norman, mostrando il rapporto malsano con la madre e le torture psicologiche a lui inflitte da questa. Le tendenze incestuose sono rese sempre meno velate, accanto al morboso attaccamento di Norma e al complesso edipico di Norman. Nella sequenza in cui Norma obbliga il figlio ad indossare una sua vestaglia per poi chiuderlo nello sgabuzzino al buio, assistiamo alla simbolica castrazione di Norman23 che consegue alla sua prima erezione: “Mama’s little girl! […] That’s all that thing of yours is for: making wee-wee. You clear on that?” Nel finale scopriamo che Norman vuole ammazzare sua moglie perché sta aspettando un bambino: la attira a casa Bates, riprende il coltello nascosto sotto le assi del pavimento ma, dopo essersi riflesso sulla lama, torna alla razione e abbraccia la moglie. Cede finalmente all‟amore e fugge una volta per tutte dagli orrori provocati dal fantasma della figura materna. A riprova di ciò, decide di bruciare la casa, covo simbolico del passato di abusi e torture a cui è sottostato per una vita intera. Con questo melodrammatico happy ending e con la morte di Perkins due anni dopo, la serie sembra inevitabilmente dirigersi verso la conclusione...24 23 24 Cfr. M. Zanichelli, op. cit., p. 104. Ibidem 13 Norman Bates cambia medium... ...e si trasferisce a White Pine Bay Bates Motel (2013) non è il primo tentativo di serializzazione dell‟universo Psycho. Nel 1987, sulla NBC, è andato in onda il pilot diretto da Richard Rothstein de Il motel della paura (Bates Motel, 1987) rimasto un film-tv poiché la serie spin-off non fu mai più prodotta. Anthony Perkins declinò l‟offerta di interpretare nuovamente Norman, ruolo poi andato a Kurt Paul, controfigura di Perkins nei sequel precedenti. La serie in onda su A&E dal 2013 può essere considerata come prequel, remake e reboot25: - narra la back-story di Norman, poco più che adolescente, e sua madre Norma; - il setting viene attualizzato: siamo nell'Oregon a noi a contemporaneo, nella cittadina di White Pine Bay, non più nella California anni '50; - vengono introdotti nuovi personaggi e cambiate alcune dinamiche delle vicende, ignorando l'espansione dei sequel. Con il passare delle stagioni, le venature incestuose sono sempre più esplicitate assieme all'ambiguità sessuale che circonda Norman. Nella quinta stagione Bates Motel può essere collocato sulla stessa linea temporale di Psycho (1960), grazie all'arrivo di Marion Crane, interpretata dalla pop-star Rihanna. Marion lavora presso la compagnia di assicurazioni "R.A. Bloch Reality, Inc." (esplicito richiamo all‟autore del romanzo Psycho, Robert Albert Bloch). Bates Motel S05E06 “Marion” (2017) // Psycho (1960) Con reboot si fa riferimento all‟interruzione narrativa e al riavvio-rilancio che ne consegue: Bates Motel, ignorando completamente i sequel di Psycho (1960) offre un‟atra opportunità al franchise, che trova nella serie tv un nuovo modo per approfondire e conoscere il passato di Norman. 14 25 La “scena della doccia” è stata ricostruita (perlomeno a livello formale e stilistico) fedelmente all'originale, ma con una notevole differenza: sotto la doccia non c'è Marion, che nel frattempo, sotto consiglio di Norman, sta lasciando White Pine Bay. Ad essere brutalmente pugnalato è qui Sam Loomis, interpretato dall'attore Austin Nichols. Psycho dir. Alfred Hitchcock (1960) // Bates Motel S05E06 “Marion” dir. Phil Abraham (2017) 15 Psycho (1960), Psycho (1998), Bates Motel (2017) 16 Phil Abraham, regista dell'episodio, ha dichiarato al The Hollywood Reporter: “Non volevo semplicemente copiarla [la scena della doccia] perché è un momento molto specifico e delicato della storia, quindi sapevo di doverla trattare molto attentamente. Bisogna onorare il film ma allo stesso tempo deviarlo. Le persone sanno cosa aspettarsi nel momento in cui vedono e sentono parlare di un personaggio di nome Marion Crane che sta facendo il check-in in un motel. Tutti dicono „Ok, ci siamo!‟. È fondamentale per Bates Motel appoggiarsi fortemente a quella storia, considerando che è stato pensato anche come prequel. Con la quinta stagione ci siamo finalmente avvicinati al momento clou del film, per poi deviare ancora una volta, ancora più a fondo. L'aspetto interessante è questo: Bates Motel mantiene un‟identità di fondo con Psycho e contemporaneamente ne costituisce un‟identità separata.”26 È il primo omicidio lucido di Norman, che ammazza Sam in un impeto di rabbia (nella serie tv Sam è il nome del padre di Norman). Norman non è vestito come sua Madre, non si nasconde dietro la tenda della doccia: è completamente esposto, ricoperto di sangue ed emotivamente coinvolto dall'efferato omicidio. La frase originale “Mother, what have you done?” è qui stata cambiata in “What have I done?” perché realizza per la prima volta di essere lui il carnefice e ne è profondamente turbato. 26 http://www.hollywoodreporter.com/fien-print/bates-motel-psycho-shower-phil-abraham-interview-989143 17 «Psycho» & oltre Psycho ha consegnato Hitchcock all‟immortalità: la scena della doccia, metonimia riconoscibile anche da chi non ha guardato il film per intero, è stata la protagonista di innumerevoli citazioni, parodie e omaggi che l‟hanno consacrata una delle icone filmiche più celebri della pop culture. La “doccia di Psycho” è diventata la scena più famosa della storia del cinema, non solo della filmografia di Hitchcock ed è a questa sequenza che si deve l‟evoluzione del genere slasher27, che nei decenni a seguire ha dato origine al new horror portato in auge da autori quali Hooper, Carpenter e Craven.28 Homer Crane Brevissimo short di 26 secondi, con partitura originale di Herrmann, costruito con precisione filologica, seguendo gli stessi stacchi di montaggio e puntando alla stessa composizione formale dell‟originale, pur adattando l‟episodio dell‟omicidio di Marion alla quotidianità della famiglia più famosa della Fox.29 The Simpsons S02E09 “Itchy & Scratchy & Marge” dir. Jim Reardon (1990) Dall'inglese “to slash” (ferire profondamente con un'arma affilata), il genere fa riferimento ai film horror in cui il protagonista è un omicida che dà la caccia a un gruppo di persone in uno spazio più o meno delimitato, utilizzando armi da taglio e ammazzando in modo cruento. L‟arma è solitamente qualcosa di diverso da una pistola. L‟attacco è dal punto di vista della vittima e avviene con un‟imprevedibilità scioccante. (Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Slasher; M. Giori, Psycho, Torino, Lindau, 2009, p.199.) 28 Cfr. M. Zanichelli, op. cit., pp. 86-90. 29 Cfr. M. Zanichelli, op. cit., pp. 94-95. 18 27 Il caso « Scream Queens» Pensata come serie tv trash-parodia di tutti i cliché del genere horror, Scream Queens è un prodotto post-moderno in cui la citazione e l‟intertestualità sono i propulsori narrativi che determinano la formula vincente del trio RIB (Ryan Murphy, Ian Brennan e Brad Falchuk, già autori del fortunatissimo Glee) che ha puntato tutto sulla pop-culture30 e sulla protagonista d‟eccezione, Jamie Lee Curtis. Quest‟ultima è una vera e propria personificazione dell‟intertestualità31, in quanto si trova a parodiare pellicole in cui lei stessa, qualche decennio fa, ha recitato. Nell‟episodio “Mommie Dearest” diretto da Michael Uppendahl, l‟attrice è la protagonista dell‟omaggio alla “scena della doccia” di Psycho. Non un omaggio qualunque, però: Jamie Lee Curtis è la figlia di Janet Leigh, l‟originale Marion Crane e di conseguenza l‟intertestualità diventa al quadrato. La shower scene non viene semplicemente ripresa, bensì reinventata e riadattata: Jamie Lee Curtis non perirà sotto le lame, ma si salverà proprio grazie alla pellicola di Hitchcock. La frase conclusiva dello sketch (“I saw that movie 50 times!”) assume un altro significato se si contestualizza il legame di sangue tra le due attrici. Scream Queens (2015) // Psycho (1960) 30 Vincente si è rivelato il rapporto ludico istaurato con gli spettatori che, puntata dopo puntata, sono stimolati a rintracciare citazioni, easter eggs e riferimenti ai fatti di cronaca rosa che coinvolgono lo starsystem USA. 31 Mi sembra opportuno far riferimento alla definizione di intertestualità fornita da Roland Barthes: “Ogni testo è un intertesto; altri testi sono presenti in esso, a livelli variabili, sotto forme più o meno riconoscibili; i testi della cultura precedente e quelli della cultura circostante; ogni testo è un tessuto di vecchie citazioni. L‟intertestualità, condizione di ogni testo, qualunque sia, non si riduce evidentemente a un problema di fonti o influenze.” (Cfr. G. Guagnelini, V. Re, Visioni di altre visioni. Intertestualità e cinema, Bologna, Archetipo, 2007) 19 Jamie Lee Curtis posa con uno scatto della madre Janet in un behind the scenes pubblicato dall‟attrice sul suo profilo Instagram: “Just created a shot by shot of my mother’s famous shower scene from Hitchcock’s PSYCHO for #ScreamQueens. Honoring the Royal Legend that is/was/will be, Janet Leigh.” Dalla celluloide alla carta... Alfred Hitchcock’s Psycho (1992) è la novellizzazione32 del film di Hitchcock (1960) edita dalla Innovation. Anticipando di 6 anni il remake shot-to-shot di Van Sant, questi fumetti riprendono la versione cinematografica e non il romanzo di Bloch, come dimostrano i crediti della prima pagina del volume “Directed by Alfred Hitchcock, Screenplay by Joseph Stefano, From the novel by Robert Bloch. Adaptation and paintings by: Felipe Echevarria”. I personaggi sono stati disegnati facendo riferimento al cast originale, eccezion fatta di Perkins che non volle in alcun modo esser collegato nuovamente alla figura di Bates. La caratterizzazione di Norman si avvicina a quella di Bloch: più vecchio, quasi calvo, decisamente meno longilineo di Perkins. 32 Per novellizzazione si intende quel procedimento di ri-mediazione per cui viene ricavato un testo non cinematografico da un testo cinematografico. Per ulteriori approfondimenti: G. Guagnelini, V. Re, op. cit., p. 54. 20 Alfred Hitchcock’s Psycho (1992) Nei suoi circa 60 anni di storia, l‟universo Psycho si è ampliato al punto da poter essere definito “ecosistema narrativo”33 con le diverse affiliazioni, dirette e indirette, i sequel e gli innumerevoli omaggi rintracciabili nella cultura di massa: i testi funzionano da sequel, remake, prequel e spin-off e contribuiscono a costruire una realtà intertestuale34, il cui flusso di informazioni legate alla famiglia Bates arricchisce l‟esperienza e allo stesso tempo espande e modifica i significati, aumentando la complessità della struttura narrativa. Per approfondimenti sull‟argomento: Cfr. V. Innocenti; G. Pescatore., Dalla crossmedialità all'ecosistema narrativo. L'architettura complessa del cinema hollywoodiano contemporaneo., in: Il cinema della convergenza. Industria, racconto, pubblico., Milano, Mimesis, 2012, pp. 127 – 138. 34 L‟intertestualità per Bachtin è “la condizione propria di ogni testo, concepito come un montaggio di citazioni, di frammenti testuali, disseminati in una sorta di profondità testuale in cui ogni testo si trova preso. [...] Il senso che il testo esibisce è sempre plurale, e questa pluralità è garantita dagli infiniti rinvii che ogni testo, in quanto intertesto di un altro testo, produce.” (Cfr. G. Guagnelini, V. Re, op. cit.) 21 33 Filmografia Psycho, A. Hitchcock, USA, 1960. Psycho II, R. Franklin, USA, 1983. Psycho III, A. Perkins, USA, 1986. Il Motel della paura (Bates Motel), R. Rothstein, USA, 1987. Psycho IV – The Beginning, M. Garris, USA, 1990. The Simpsons – Itchy & Scratchy & Marge, J. Reardon, 1990. Psycho, G. Van Sant, USA, 1998. The Psycho Legacy, R. Galluzzo, USA, 2010. Hitchcock, S. Gervasi, USA, 2012. Bates Motel – Marion, P. Abraham , USA, 2013. 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