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ARCHEOCLUB DI SAN SEVERO 34° ConveGno naZIonaLe sulla Preistoria - Protostoria - Storia della Daunia San Severo 16 - 17 novembre 2013 aTTI a cura di Armando Gravina San Severo 2014 Il 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia è stato realizzato con il contributo di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali – Sez. III; Amministrazione Comunale di S. Severo; Regione Puglia; Banca di Credito Cooperativo di San Giovanni Rotondo – Comitato Scientifico: Dott. LUIGI LA ROCCA Sovrintendente per i Beni Archeologici per la Puglia Prof. GIULIANO VOLPE Rettore Emerito Università di Foggia Prof. PASQUALE CORSI Ordinario di Storia Medievale – Università degli Studi “A. Moro” di Bari Prof. ANGELO RUSSI Ordinario di Storia Romana – Università de L’Aquila Prof. ATTILIO GALIBERTI Ordinario Catteddra di Antropologia – Università di Siena Prof. ARMANDO GRAVINA Presidente Archeoclub di San Severo ORGANIZZAZIONE – Consiglio Direttivo della Sede di San Severo di Archeoclub d’Italia: ARMANDO GRAVINA Presidente MARIA GRAZIA CRISTALLI Vice Presidente GRAZIOSO PICCALUGA Segretario LUIGI MONTEVECCHI Tesoriere PASQUALE AMORUSO ANNA D’ORSI VALENTINA GIULIANI – Segreteria del Convegno: LUIGI MONTEVECCHI VALENTINA GIULIANI GRAZIOSO PICCALUGA © Archeoclub San Severo · COD. ISBN: 978-88-96545-54-6 Finito di stampare nel mese di novembre 2014 presso Centro Grafico S.r.l. - Foggia – www.centrograficofoggia.it MARIA LUISA MARCHI* ANNA ROSARIA CASTELLANETA* GIOVANNI FORTE* Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecor vino – Ager Lucerinus” * Università degli Studi di Foggia – Dipartimento di Studi Umanistici Il Progetto e il metodo “Il Progetto Montecorvino” è giunto all’ottava campagna; avviato, alcuni anni or sono (2006), dall’università di Foggia1, dal 2012 rientra anche nelle attività di ricerca della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici di Matera, ed è tuttora in corso, sotto l’impulso di alcuni enti locali2, con l’obiettivo di indagare il sito medievale di Montecorvino e di effettuare una ricerca di survey nel territorio dei monti dauni. (fig. 1) La ricerca di survey, come più volte sottolineato, consiste in una ricognizione intensiva ed estensiva, nel contesto dell’ager Lucerinus, cioè della colonia latina, dedotta dai romani nel 314 a.C., per ora concentrata nei comprensori dei comuni di Pietramontecorvino, Motta Montecorvino,Volturino, Casalnuovo Monterotaro, Castel- Per il settore topografico il referente è che scrive per l’Archeologica Medievale P. Favia e per l’Archeologia dell’Architettura R. Giuliani e dati preliminari relativi a questa ricerca: FAVIA, GIULIANI, MARCHI 2007, 233-262; MARCHI 2008; MARCHI, BUFFO 2010, MARCHI 2010b, MARCHI, FORTE 2012. 2 Le ricerche sono condotte grazie al finanziamento di alcuni comuni del Subappennino tra cui Pietramontecorvino, Motta Montecorvino, Casalnuovo Monterotaro, Castelnuovo della Daunia e Biccari in virtù di accordi di programma intercorsi tra i vari comuni e il Dipartimento di Studi Umanistici. 1 ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 374 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte nuovo della Daunia, Casalvecchio, Carlantino, Biccari e Lucera. Il metodo di indagine prescelto per il survey fa riferimento alla “Carta Archeologica d’Italia”(CAI), Forma Italiae. Tale progetto ha come scopo la realizzazione e l’utilizzo della Carta Archeologica come un catasto di informazioni ricavabili da molteplici fonti (bibliografiche, archivio,epigrafiche, archeologiche dirette ecc.) e privo di apriorismi interpretativi, nel quale è previsto il riporto puntuale delle emergenze archeologiche e ove possibile anche dei reperti scomparsi o ricoperti o comunque documentati da dati di archivio, che permette di fotografare una situazione territoriale in continua evoluzione (MARCHI 2010a). La prima fase è senza dubbio quella dell’acquisizione di dati indiretti, vale a dire bibliografici o d’archivio, senza un riscontro a terra di essi, e quindi con una tendenza alla simbolizzazione, con la sola definizione del grado di attendibilità dei dati (localizzazione precisa, localizzazione generica). Imprescindibile l’acquisizione di materiale aerofotografico per la ricerca delle tracce di anomalie dovute all’antropizzazione del territorio3. La lettura e ove possibile la georeferenziazione della cartografia storica risulta a volte preziosa nel recupero di elementi del paesaggio, soprattutto nella ricostruzione storica delle infrastrutture quali la viabilità o dell’evoluzione e dei cambiamenti geomorfologici del paesaggio. Alle indagini di ricognizione si affiancano sempre i rilevamenti topografici per un corretto posizionamento dei reperti individuati con georeferenziazione tramite GPS. In alcuni casi si sono affiancate prospezioni geomagnetiche o elettromagnetiche che hanno permesso di introdurre un ulteriore informazione sulle presenze sommerse, fornendo spesso preziosi elementi per le ricostruzioni planimetriche degli edifici. Il fattore principale a livello metodologico è rappresentato dalla ricognizione estensiva e sistematica4, con copertura totale del comprensorio prescelto. Le campagne vengono perlustrate sistematicamente da gruppi di ricercatori5 e molte aree sono interessate da ripetuti passaggi in diverse stagioni, ore del giorno e condizioni di visibilità o lavorazione del terreno (fig.2). La stagione prescelta per le perlustrazioni è in genere tra fine estate e l’autunno, le campagne effettuate tra il 2006 e il 2013 si sono svolte sempre nei mesi di settembre-novembre quando le coltivazioni, principalmente cerealicole, presentano le migliori condizioni di lavorazione del terreno per la visibilità. La stagione invernale 3 Indiscussa a tal fine l’utilità del materiale della copertura fotografica della RAF (1943-47) e dell’IGM. 4 Sui metodi e l’applicazione di tale ricerca si rimanda al più vasto progetto della Carta Archeologica d’Italia - “Forma Italiae” e a riguardo si veda Azzena, TASCIO 1996; AZZENA 2002, pp. 149-152; SOMMELLA 2009; da ultimo MARCHI 2010a. 5 La ricerche, dirette da chi scrive sono state coordinate da G. Forte, D. Buffo, L. Carbonara ed A. R. Castellaneta in diversi modi e tempi. Responsabili del Laboratorio di ceramica M. Laurenzana, A. Piergentili, I. Fabiano, G. Savino; del laboratorio GIS: G. Forte. Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 375 e primaverile possono essere riservate alle perlustrazioni di settori adibiti alla coltivazione della vite e dell’ulivo o di settori, in verità assai scarsi, incolti o lasciati per il pascolo. L’elevato numero di documenti rappresentato da aree di frammenti di materiale mobile rende strettamente legata l’attendibilità dei dati al livello di visibilità del terreno, in rapporto al tipo di coltivazione e al grado di lavorazione dei terreni, si è pertanto cercato di scegliere i momenti di massima leggibilità. L’elaborazione di carte della visibilità/leggibilità e di uso/condizione del suolo, garantisce la possibilità di lettura del grado di affidabilità dei dati raccolti e costituisce una solida base di lettura e interpretazione delle presenze/assenze archeologiche. Altro elemento fondamentale è il grado di lettura e interpretazione dei dati basati sulle informazioni fornite dalle aree di materiale presente sul terreno: sulla base della loro estensione e densità, si stabilisce una classificazione delle tipologie insediative. Occorre pertanto specificare che l’estensione delle aree è data, ove possibile, esclusivamente dalla zona di massima concentrazione del materiale, quella cioè che dovrebbe, con il beneficio degli spostamenti dovuti ai lavori agricoli, definire l’area del complesso sommerso. Sulla base di tali dimensioni e delle caratteristiche del materiale mobile presente, sia da costruzione (laterizi, scapoli, blocchi, argilla ecc.) che decorativi (pavimentali o parietali) si definiscono inevitabilmente, delle categorie insediative (edifici rurali, fattorie, ville, vici). In genere in presenza di aree piuttosto ristrette, al di sotto dei 100 mq, ma spesso anche in presenza di strutture che possono oscillare tra 100 e 200 mq, con materiale edilizio molto povero, riconducibile a situazioni di elevati con strutture deperibili, si è preferito adottare il termine di edificio rurale, da intendere nelle categorie di casae o tuguria 6o delle villulae7 secondo i termini che possiamo dedurre dalle fonti8. Solo in casi specifici di estensione più ampia o di caratteristiche che ne attestino le attività produttive si è adottato il termine di fattorie. Le ville si ricollegano ai contesti con estensioni che superano i 1000 mq, in presenza a volte, di più corpi di fabbrica, ognuno con diverse funzioni (residenziale, produttiva, di immagazzinamento) e con presenza di materiali costruttivi e decorativi anche di pregio (marmi, intonaci, pavimenti musivi ecc.). La base cartografica di riferimento è l’ Ortofoto affiancata, ove possibile, dalla Carta Tecnica Regionale disponibile solo in alcuni settori, mentre è stata sempre presa in considerazione la mappa catastale indispensabile per eventuali prescrizioni di tutela, sebbene poco utilizzabile nella fase operativa, perché priva di riferimenti altiLivio, III, 13; III,26; XLII, 34; V, 53.8; Plinio. N.H. 16.14; Virg. Ecl. 1.69; Col. R.R. 12.15.1; Festus s.v. tugurium 7 Cic. Ad Att. 8.9.3; 8.13.2; 12.27; 16.6.2; Apul., Met., I.21. 8 In altri ambiti per questo tipo di edificio si è adottato il termine di fattoria, cfr. DI GIUSEPPE 2005, pp. 8-9. 6 ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 376 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte metrici e spesso assolutamente anacronistica; la carta IGM, insuperabile base di riferimento per il quadro d’insieme, in scala 1:25000, in numerose situazioni è più utile come cartografia storica che come riferimento diretto sul terreno. Il grande archivio è gestito da un GIS dedicato (fig. 3) che accoglie su molteplice livelli il materiale cartografico e aerofotografico in relazione con i rinvenimenti archeologici, sia monumenti, che strutture, che aree di materiale mobile georeferenziati e rappresentati nella loro forma e dimensione. M. L. M. Inquadramento storico-topografico del comprensorio L’indagine di survey si è concentrato in particolare nel settore della colonia compreso fra il Tavoliere e il Subappennino dauno, ed ha come limite settentrionale la valle del Fortore, in particolare si è concentrata lungo i corsi dei fiumi Triolo e Vulgano (MARCHI, BUFFO 2010). Dal punto di vista geomorfologico il paesaggio è ora, come doveva esserlo in antico, assai vario. Si passa dall’ampia pianura limitrofa all’abitato lucerino che fa parte del Tavoliere, alla fascia collinare, sulla quale si localizza anche il sito altomedievale di Montecorvino, alle alture del subappennino che raggiungono quote quasi montane9. Il comprensorio risulta fittamente popolato, sono documentati finora oltre 900 punti archeologici distribuiti cronologicamente dalla preistoria al medioevo.(fig. 3) M. L. M. Il comprensorio di Biccari: le ville, le fattorie e il popolamento della Valle del Vulgano. Biccari rientra “a pieno titolo” nel Progetto Montecorvino in quanto, analogamente a quanto avvenuto nel sito di Torre di Montecorvino, si affianca allo scavo di un sito medievale, quello di Tertiveri (fig. 4), la ricerca di ricognizione nel suo comprensorio. Inoltre, entrambi i siti condividono la medesima storia insediativa, allorquando il catepano bizantino Basilio Bojohannes agli inizi del XI secolo, attraverso l’opera di riorganizzazione di un territorio riconquistato ma ancora minacciato dalla presenza longobarda del vicino Principato di Benevento, fonda le “città di frontiera” per il controllo visivo e capillare dei luoghi di transito fra le due aree territoriali. Entrambi i siti evolvono la loro storia insediativa in età normanna, attraverso la costruzione di torri imponenti a difesa dei piccoli centri demici e dotandosi di un polo ec- 9 Sul quadro geografico e geomorfologico dell’area dauna cfr. GRILLI 1984, pp. 83-92; VOLPE 1990, pp. 13-24 con bibliografia precedente e da ultimo: MARCHI 2010c, pp. 13-15. Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 377 clesiastico e di una diocesi vescovile, in grado di curare le anime di un popolamento ormai consolidato lungo i crinali collinari10. A partire dal 2005 le indagini di superficie e geognostiche, seguite da tre campagne di scavo promosse dall’Istituto Storico Germanico di Roma, dall’Università di Treviri e l’Università di Magonza, con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica della Puglia, hanno rivelato le tracce insediative di una chiesa (la cosiddetta Cattedrale) immediatamente adiacente alla torre e di ulteriori edifici riferibili all’antico abitato (MATHEUS, CLEMENS 2012). La cultura materiale permette di inquadrare l’antica Tortibolis nell’ arco cronologico compreso fra l’XI sino al XV secolo, con una probabile fase finale, seppur occasionale, di occupazione sino all’inoltrato XVI secolo 11. La ceramica raccolta sul pianoro inquadra il sito di Tertiveri in un ambito culturale che, nella prima fase storica, risente degli influssi scaturiti dai rapporti fra la Puglia centro-settentrionale e la cultura materiale di ambito bizantino e le sue successive modificazioni accorse in epoca normanna. Ma è soprattutto nei rapporti con il mondo orientale islamico a rappresentare l’aspetto materiale più ampio ed evidente: le ceramiche decorate sottovetrina piombifera e, soprattutto le protomaioliche, diffuse a partire dall’età sveva e angioina, con soggetti vegetali, geometrici, antropomorfi, inquadrano una committenza di rango medio-alto in grado di acquistare prodotti fini da mensa dagli alti costi di produzione12. La differenziazione dei materiali rinvenuti, la diversa qualità e quantità, la loro ubicazione in differenti aree di rinvenimento all’interno del pianoro identifica le diverse aree insediative, permettendo di identificare un’area castrale, all’interno della quale trova ubicazione il settore produttivo del sito, ed un’area periferica abitata solo nel periodo di massima espansione del sito13. Se il contesto medievale del comprensorio di Biccari, evidenziato dalla presenza 10 Sull’inquadramento storico ed archeologico del sito di Tertiveri e sul ripopolamento in epoca bizantina si veda: FRACCARETA 1834, CORSI 2002, MOR 1956, MARTIN 1975, 1992, CALÒ MARIANI 2006, FAVIA 2011, LICINIO 2010. 11 Lo studio della cultura materiale del sito archeologico di Tertiveri è stato argomento della tesi di laurea specialistica in archeologia della scrivente, discussa presso l’Università degli Studi di Foggia, dal titolo “Documentazione storica e cultura materiale a Tertiveri. Dati da indagini del secolo scorso e da nuove ricognizioni”, a. a. 2012-2013, relatore P. Favia, correlatori M. L. Marchi e L. Clemens. 12 Per un confronto storico e stilistico dei materiali ceramici di epoca medievale con quelli rinvenuti sul pianoro di Tertiveri, si veda: FAVIA et alii 2007, FAVIA 2008, 2012, FAVIA, VALENZANO 2011, FAVIA, GOFFREDO, VALENZANO 2012, LAGANARA, FABIANO 2004, NOYÈ, CIRELLI, LO MELE 2011, PATITUCCI UGGERI 1997. 13 La suddivisione delle aree insediative dell’area archeologica del sito di Tertiveri, sebbene in forma ipotetica, è suggerita dalla quantità e dalla qualità dei reperti ceramici, metallici e vitreirinvenuti in superfice sull’intero pianoro (ad esclusione dell’area di scavo) raccolti fra il 2011 e il 2012. ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 378 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte della Torre di Tortiboli, rappresenta l’aspetto archeologico visibile e tangibile, le attività di ricognizione estensiva mostrano un quadro storico ed archeologico di epoca più antica di non minore importanza. Le ricognizioni estensive a Biccari hanno rivelato un quadro insediativo e di popolamento diversificato, che ben si accorda con la naturale orografia del suo comprensorio (fig. 5): ampie vallate solcate a nord e a sud da due torrenti, il Salsola ed il Vulgano, mentre alcuni canali e zone umide interrompono le aree pianeggianti; una serie di rilievi, toppi, creste collinari e serre ne movimentano l’altimetria, indicati da toponimi che rivelano l’azione antropica dell’uomo (come Toppo Fattapposta) o per la sua naturale conformazione orografica e ambientale (Toppo della Ciammaruca, Toppo della Testuggine), o per la sua vocazione all’allevamento (Macchia di Capra). Nel corso della prima campagna (settembre-ottobre2013) è stata indagata un’area di circa 400 ettari, delimitata ad ovest dal Canale dell’Olmo, a nord dal torrente Vulgano, ad est dalla Masseria Sessa e a sud dal canale Guado di Lucera, con l’individuazione di ben 89 UT. L’area è attraversata da un’asse stradale comunale che la percorre nella sua interezza, diretta ad ovest verso località S. Pietro in Vulgano, ad est verso Masseria Renzone e Masseria Sessa, volgendo verso l’antico casale medievale di S. Maria in Vulgano (fig. 6). La ricognizione ha rivelato la presenza di quattro grandi ville, in località S. Pietro in Vulgano, Femmina Morta, Masseria Renzone e Casone –Pozzo d’Inverno, con materiali di superficie databili a partire dall’età repubblicana, con continuità di vita sino a quella tardoantica, e con un probabile riutilizzo in età medievale (Masseria Renzone), ed alcune fattorie ed insediamenti rurali in località Femmina Morta, Piano Chiesuola e Masseria Sessa. I siti sono posti sia su pianori collinari alti poco più di 300 m che su aree pianeggianti prospicienti il torrente Vulgano e i suoi canali. Adiacenti ai siti stessi, a volte confusi fra i materiali da costruzione ed i frammenti fittili, si è individuata ceramica d’impasto e industria litica, che attesta una frequentazione già in età neolitica14. Località S. Pietro. Localizzata a circa 1, 5 Km da Biccari, è la zona a più alta concentrazione di rinvenimenti, con ben 20 punti archeologici, fra cui una villa di grandi dimensioni ed alcune fattorie. L’odierna masseria sembra insistere sui ruderi di un precedente insediamento15. Infatti alcune immagini, datate al 1968, documentano la demolizione dell’antico monastero medievale di S. Pietro in Vulgano (fig. 7). Alcune strutture murarie in blocchi lapidei ed una scalinata sono ancora visibili presso l’ovile moderno (fig. 8). Adiacente alla recinzione dell’ovile si è individuata una fitta ed estesa area di materiale da costruzione, come mattoni e tegole, e frammenti fittili e ceramici (ceramica comune, vernice nera, ceramica dipinta di rosso e bruI dati esposti sono da considerarsi in via del tutto preliminare in quanto i materiali sono attualmente in fase di studio. 15 Il sito di S. Pietro in Vulgano è segnalato all’interno del P.P.T.R. - Regione Puglia adottato con DGR 1435/2013. 14 Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 379 no, sigillata italica e africana, lucerne, unguentari) e di vetro; inoltre si sono rinvenute due monete, frammenti in metallo, tessere musive, frammenti di marmo di rivestimento, frammenti di intonaco dipinto. I reperti sembrerebbero riferibili ad una grande villa; la presenza di alcuni resti ossei e denti umani potrebbero ricondursi a sepolture legate al monastero distrutto o ad un occupazione tardo antica o altoimedievale dell’area documentata da pochi frammenti ceramici. Località Femmina Morta: Su un ampio pianoro, sono presenti numerose aree di dispersione di materiale distribuite su una superficie di circa 65.000 mq. L’area si presenta ricca di materiali di superficie ma soprattutto si è evidenziata la presenza di scarti di fornace (laterizi malcotti e scarti di lavorazione), che permettono di ipotizzare la presenza di una o più fornaci e qualificare la zona come artigianale. La ceramica maggiormente attestata è la dipinta di rosso e graffita (fig. 9), che data il sito soprattutto nella tarda antichità. La concentrazione di materiale da costruzione e fittile su un ‘area di circa 5000 mq sembra indicare la presenza di una villa rustica intorno cui gravitano altri edifici di piccole e medie dimensioni. Inoltre l’affioramento di grandi lastre litiche potrebbe indicare la presenza di un’area destinata alla sepoltura pertinente alla villa (fig.10). Località Renzone: fra un piccolo bosco di querce e il torrente Vulgano, la ricognizione ha permesso di individuare una grande villa. Nei pressi del torrente sono presenti numerose scorie di fusione di metallo e di vetro che fanno ipotizzare la presenza di fornaci e zone artigianali. Si segnala, all’interno dell’ampia area di frammenti fittili, la presenza di tessere musive in bianco e nero (ne sono state recuperate circa 390), frammenti di marmo e abbondante ceramica (vernice nera, sigillata italica e africana, ceramica dipinta e graffita, lucerne, protomaiolica) oltre a frammenti di vetri, una fibula ed una fibbia in bronzo; il sito si può datare entro un arco cronologico insediativo che va dall’età repubblicana sino all’inoltrato XIII –XIV secolo (fig. 11). L’analisi dell’ortofoto ha permesso di individuare alcune anomalie sicuramente riferibili ad ambienti della villa (fig.12). Località Masseria Sessa: a poco meno di 500 m dalla villa individuata in località Renzone, alcuni anni fa (2000) fu rinvenuto fortuitamente un grande dolio, oggi conservato presso i locali I.A.T. del Comune di Biccari (fig. 13). Il sopralluogo sul sito ha permesso di verificare che la moderna masseria insiste su strutture antiche, sono infatti ben visibili alcuni muri, mentre nel cortile e nell’adiacente pollaio si sono prelevati frammenti di vernice nera, di sigillata italica e africana, di ceramica dipinta e grandi pareti di dolia (fig. 14), che hanno permesso collocare la struttura rurale tra l’età repubblicana e quella imperiale. Località Casone-Pozzo d’Inverno: lungo un antico asse stradale, evidenziato dall’Alvisi (ALVISI 1970), si possono segnalare due siti di un certo interesse. Le aree di dispersione di materiale permettono di identificare una fattoria di medie dimensioni databile fra l’età repubblicana e l’età imperiale e, a breve distanza, una grande villa di età imperiale della quale è stato possibile ricostruire l’impianto planimetrico ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 380 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte attraverso indagini geomagnetiche, effettuate dall’Università di Kiel (fig. 15), mentre i materiali di superficie raccolti durante la ricognizioni datano il sito già a partire dall’età repubblicana e nel corso di tutta l’età imperiale (fig. 16). Inoltre nel lungo muro che separa l’area da un uliveto sono stati reimpiegati alcuni frammenti architettonici che ad un analisi preliminare sembrerebbero collocarsi in età medievale e si potrebbe ipotizzarne la provenienza dal sito di Tertiveri. In conclusione, le indagini di superficie ed i dati esposti in via del tutto preliminare, mostrano un quadro di popolamento vario ed articolato. La documentazione più consistente è relativa alle fasi tardo repubblicana (14% dei siti) ed imperiale (34%), quando questo comprensorio entra a far parte dell’ager Lucerinus. Di una certa importanza è anche la documentazione riferibile alla fase tardoantica (32%), mentre una continuità in età medievale è attestata solo in 3 casi (3%). Di un certo interesse è la presenza diffusa di materiale neolitico, presente nel 15 % dei siti individuati mentre più scarse le attestazioni relative al popolamento preromano (solo 2%). Siffatto quadro ci lascia legittimamente ipotizzare la presenza di un sistema di fattorie e di abitati rurali, localizzati sulle colline affacciate lungo il torrente Vulgano e sui suoi affluenti, mentre le grandi ville produttive, poste su ampi pianori, attestano la vocazione agricola di questo territorio. A. R. C. Il comprensorio di Montecor vino. I dati raccolti nell’ultima campagna 2013 permettono di offrire un quadro ormai abbastanza esauriente del popolamento nel comprensorio territoriale compreso tra Lucera e Pietramontecorvino dove si sono concentrate le indagini di questo ultimo anno. La notevole quantità di punti archeologici individuati permette di poter ricostruire le dinamiche insediative circa l’antropizzazione del comprensorio in esame in maniera diacronica e puntuale. Sono stati finora indagati, circa 7660 ha: - 5730 ha tra Pietra, Lucera, Motta e Volturino; - 1530 ha tra Castelnuovo e Casalnuovo; - 400 ha a Biccari. Ad oggi sono stati individuati in Totale 906 punti archeologici di cui : - 713 tra Pietra, Lucera, Motta e Volturino; - 105 tra Castelnuovo e Casalnuovo; - 88 a Biccari. Se consideriamo che all’inizio della prima campagna di ricognizione i punti archeologici conosciuti dalla bibliografia o noti dagli archivi della soprintendenza, si 381 Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” limitavano a non oltre una decina di segnalazioni, possiamo facilmente cogliere la portata quantitativa dei risultati ottenuti sin qui. Prima di passare in rassegna i dati del 2013 è opportuno operare una puntualizzazione per fasi cronologiche sui dati raccolti sino al 2012 che sono meno suscettibili di interpretazione, pur restando ancora in parte in fase di approfondimento. PERIODO NUMERO UT TOTALE UT % su TOTALE UT Età Preistorica 144 686 21% Età Protostorica 95 686 13,85% VIII - IV a. C. 131 686 19,1% Età repubblicana 250 686 36,44% Età Augustea 172 686 25,07% Età Imperiale 243 686 35,42% Età Tardoantica 203 686 29,59% Età Medievale 44 686 6,41% Dalla tabella sopra riportata è possibile intuire come per la fase preistorica (categoria generale che qui si assume come riferimento, rimandando ad un’analisi più approfondita dopo il totale studio dei materiali) si assiste ad una forte antropizzazione dell’area che tuttavia permane, seppur con una flessione di circa il 7%, anche per la successiva fase Protostorica. La contrazione del popolamento rispetto all’età neolitica suggerisce una probabile relazione con fattori ambientali, economici e sociali. Un dato interessante può esserci fornito dalla distribuzione delle aree. La maggior parte dei punti individuati, sia per l’età neolitica che per l’età del Bronzo, si distribuisce su ampi pianori, dove già le foto aeree segnalano le tracce dei villaggi trincerati caratterizzati dal tipico fossato a C con le capanne al suo interno. Il prediligere le aree pianeggianti a discapito di zone facilmente difendibili, può essere giustificato con la vicinanza ai corsi d’acqua lungo i quali tali siti si dislocano ed all’ampia disponibilità di aree aperte e coltivabili. Particolare interesse desta la fase compresa tra l’VIII ed il IV sec a.C., con una percentuale che si attesta al 19, 1%. Anche questo comparto rientra nell’area di influenza dauna alla quale fanno riferimento i grandi insediamenti del Tavoliere di cui si è ampiamente già detto (MARCHI, FORTE 2012). Con la colonizzazione romana assistiamo ad una parcellizzazione del territorio (250 punti archeologici su 686, oltre 1/3 del totale), portato tipico delle forme agronomiche romane. I dati evidenziano una fitta rete di insediamenti rurali che testimo- ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 382 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte niano come il comprensorio fosse investito in toto dalla centuriazione. Nella fase augustea successiva assistiamo ad un decremento giustificabile con la concentrazione delle proprietà relativa alla prima diffusione dei latifondi. Il dato successivo, relativo all’età imperiale, mostra un incremento quasi inaspettato, che deve essere letto alla luce degli spazi e degli ambienti funzionali delle ville, attestate per questo periodo, alla diffusione cioè dei complessi polinucleati (MARCHI 2004). Tutto il dato va ridimensionato in percentuale verso il basso se teniamo conto che la struttura tipica della villa imperiale era costituita da una pars urbana ad una pars rustica, spesso servita da ambienti funzionali all’intero complesso, come ad esempio piccoli edifici per gli attrezzi e case per coloni e alloggi per il personale di servizio o ancora strutture funzionali alla parte produttiva. Per l’età Tardoantica, assistiamo ad una flessione dei punti archeologici, che sono per la maggior parte ville, con un ulteriore accorpamento delle proprietà (VOLPE 2004). Alcune aree di notevolissima estensione a volte anche oltre i 2 ha, documentate per questo periodo, potrebbero far ipotizzare la presenza di vici. L’età medievale ci riserva, un dato nuovo e sorprendente, che attesta una presenza antropica abbastanza diffusa in controtendenza allo “spopolamento delle campagne” descritto dalla maggior parte degli studi territoriali per questo periodo, tanto da parlare di “desertificazione” delle campagne. Passando ai dati della campagna di ricognizione 2013, bisogna puntualizzare che sono stati indagati in totale 900 ha nel comprensorio Pietramontecorvino (con 152 punti archeologici). Come già commentato nella tabella precedente per l’età preistorica, in particolare durante l’età neolitica, il comprensorio in esame è fortemente antropizzato come dimostrato dal rinvenimento di materiali ceramici scarti di lavorazione di industria litica in località Mass. Cimino. I dati in esame oltre ad essere confortati dalla presenza di materiale di superficie, sono puntualizzati dalla presenza di tracce di capanne visibili dall’analisi aerofotografica (fig. 17), come nel caso dell’UT 534, permettendo di ipotizzare una capanna di 3,80 x 3,00 m di dimensione. Tale dato non è un caso isolato in quanto la stessa analisi aerofotografica ha evidenziato altre anomalie riconducibili a capanne neolitiche nell’area immediatamente circostante l’UT in questione. Va evidenziato come l’intero pianoro di Chiancone, dove trovano collocamento tali tracce, sia investito da anomalie riconducibili a tale ambito, facendo ipotizzare la prsenza di un ampio stanziamento. In effetti l’intera zona mostra chiare tracce di occupazione preistorica, anche in località Serra Calandra, posta a circa 1,5 – 2 Km ad Ovest di Chiancone. Anche qui oltre a materiale litico e ceramico, l’analisi aerofotografica mostra chiari segni riferibili a strutture neolitiche. Come nel caso precedente, anche per Serra Calandra è più probabile parlare di uno stanziamento che di una frequentazione. Altrettanto significativa è la presenza delle grandi ville, superano anche 500 mq di estensione. È il caso della villa sita in Località Serra Calandra ai piedi del suddet- Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 383 to pianoro, in posizione dominante rispetto al torrente Triolo che scorre ad una quota più bassa a circa un centinaio di metri a Sud della villa individuata. La presenza di notevole materiale fittile e materiale da costruzione ci pone senza ombra di dubbio davanti ad un grande complesso, sicuramente affiancato da vari edifici funzionali con una continuità di vita che va dall’età repubblicana alla prima età imperiale. Anche qui l’analisi aerofotografica ha evidenziato tracce riferibili a strutture murarie pertinenti alla villa. A completare il quadro dei dati più salienti della campagna 2013, citiamo il complesso sito in località Mezzana. In quest’area, già oggetto di ricognizioni precedenti, sono stati individuate 7 aree di frammenti fittili su una superfice di oltre 2 ha (fig. 18). È possibile ipotizzare una grande villa produttiva della quale sono noti anche lacerti di strutture murarie (fig. 19), attiva dal periodo repubblicano all’età tardantica. La posizione della villa immediatamente a ridosso del torrente Triolo ed il materiale di natura produttiva (soprattutto frammenti di grandi contenitori: dolia ed anfore) rinvenuto nella parte della villa antistante l’argine del torrente, ci induce a supporre una pars rustica, ragionevolmente più vicina per motivi produttivi al corso d’acqua, ed una pars urbana, più interna, dalla quale proviene materiale più pregiato quale ceramica sigillata africana, frammenti architettonici, scarti di pasta vitrea e frammenti di vetro (fig. 20). 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Fig. 6 – Carta archeologica dell’area con individuazione dei punti su ortofoto (da GIS, Laboratorio di Cartografia Unifg). ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 390 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte Fig. 7 – Monastero di S. Pietro in Vulgano (1968). Fig. 8 – Scalinata in blocchi lapidei (masseria S. Pietro). Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 391 Fig. 9 – Località Femmina Morta, ceramica graffita. Fig.10 – Località Femmina Morta, affioramento di lastre litiche. ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 392 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte Fig. 11 – Località Renzone, frammenti di sigillata italica. Fig. 12 – Località Renzone, ortofoto del sito con l’evidenza di alcune anomalie riferibili agli ambienti di una grande villa. Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 393 Fig. 13 – Biccari, dolio rinvenuto nel 2000 presso Masseria Sessa. Fig. 14 – Masseria Sessa, sito del rinvenimento del dolio ed affioramento di strutture murarie sottostanti la masseria moderna. ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 394 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte Fig. 15 – Località Il Casone-Pozzo d’Inverno: restituzione grafica da indagini geognostiche degli ambienti di una grande villa rustica (Università di Kiel). Fig. 16 – Località Casone-Pozzo d’Inverno: ceramica dipinta di rosso e graffita. Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino - Ager Lucerinus” 395 Fig. 17 – Pietramontecorvino (Fg) – Località masseria Cimino: tracce di insediamenti preistorici. Fig. 18 – Pietramontecorvino (Fg) – Località Mezzana : localizzazione delle aree di frammenti fittili. ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. 396 Maria Luisa Marchi, Anna Rosaria Castellaneta, Giovanni Forte Fig. 19 – Pietramontecorvino (Fg) – Località Mezzana: strutture murarie. Fig. 20 – Pietramontecorvino (Fg) – Località Mezzana: reperti fittili. INDICE ARMANDO GRAVINA La bassa valle del Fortore nel Neolitico Ipotesi sulla dinamica insediamentale. Note di topografia. . pag. 3 ANNA MARIA TUNZI, MARIANGELA LO ZUPONE, MARCO DI LIETO L’insediamento neolitico stagionale di Serra di Cristo (Biccari - FG) . . . . . . . . . . » 53 Datazione di reperti archeologici provenienti dal sito Serra di Cristo (Biccari, FG) tramite misure di Termoluminescenza . . . . . . . . . . . . . » 81 . . . » 87 . » 99 . » 131 MARIA ANTONIA CASTRIOTTA, FABIO TAMBORRA, LUIGI SCHIAVULLI ALFREDO GENIOLA, ROCCO SANSEVERINO Strutture, materiali e stilemi nel Neolitico medio avanzato nella Puglia centro-settentrionale . . . . ANNA MARIA TUNZI, ROCCO SANSEVERINO, GIANLUCA RIZZI L’area necropolare di La Torretta (Poggio Imperiale - FG). Analisi delle più recenti evidenze funerarie neolitiche nella Puglia settentrionale: rituali, mondo ideologico e riflessioni antropologiche . . . . . . . . . . . CRAIG ALEXANDER, KERI A. BROWN, ITALO M. MUNTONI, ROBERT H. TYKOT Archaeometry of Neolithic Tavoliere Ceramics: Preliminary Results of a New Project . . . . ISBN-978-88-96545-54-6 . . . . Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013. ANNA MARIA TUNZI, DANIELA BUBBA, NICOLA GASPERI, FRANCESCO M. MARTINO, MARTA L. DE ARMENTIA ITURRALDE, LILO KLODIAN, MARIANGELA LO ZUPONE La necropoli eneolitica a cremazione di Giardinetto (Orsara di Puglia) . . . . . . . . . L’eneolitico e l’età del Bronzo nel Gargano meridionale. La frequentazione nell’area centro-ocidentale . . . . . . pag. 141 ARMANDO GRAVINA » 165 ALBERTO CAZZELLA, MAURIZIO MOSCOLONI, GIULIA RECCHIA Coppa Nevigata (Manfredonia-FG): campagne di scavo 2012 e 2013 . . . . . . . . . . » 187 Analisi tecnologica dell’industria litica scheggiata proveniente dai settori E3A, E2O e F2N dell’insediamento dell’età del Bronzo di Coppa Nevigata(Manfredonia, FG): risultati preliminari . . . . . . . . . . . . . . » 201 VITTORIO MIRONTI, MAURIZIO MOSCOLONI MARIA LUCREZIA SAVINO Un contesto appenninico a Coppa Nevigata (Manfredonia-Foggia) . . . . . . . . . . . . . » 217 . . . . . . » 231 Aspetti paleoeconomici e paleoambientali nell’insediamento dell’Età del Bronzo di Monteroduni - Loc. Paradiso (Isernia): il contributo dell’archeobotanica . . . . . . . . . . » 251 » 271 ARMANDO GRAVINA Strutture dolmeniche e megalitiche del Gargano meridionale . . . . . . COSIMO D’ORONZO ARMANDO GRAVINA Manifestazioni di arte rupestre nella Valle del Sorbo (San Giovanni Rotondo - Foggia) - Nota preliminare . . . ELISABETTA ONNIS Testimonianze del Bronzo Finale - Prima età del Ferro da Coppa Nevigata . . . . . . . . . . . . . . pag. 297 MARISA CORRENTE, MARIA I. BATTIANTE, MICHELE ROCCIA Modi di abitare nel territorio di Faeto (FG): esempi dalla recente ricerca archeologica . . . . . . . » 307 San Giovanni Rotondo (Fg). Località Costarelle . . . . . » 333 . . . . » 341 Centralità politico-economica del sito di Spavento (Ascoli Satriano) tra prima età del Ferro e prima età arcaica . . . . . . » 345 ANNA MARIA TUNZI, FABIO LA BRACA GIANFRANCO DE BENEDICTIS Tra Biferno e Fortore: gli scudi . . . . . . MARISA CORRENTE, GLORIA CONTE, DANIELA MUSMECI, MICHELE PIERNO MARIA LUISA MARCHI, ANNA ROSARIA CASTELLANETA, GIOVANNI FORTE Paesaggi della Daunia: nuovi dati dal progetto “Montecorvino – Ager Lucerinus” . . . . . . . . . . » 373 . . . . . » 397 Archeologia dell’architettura nella Capitanata medievale. Il caso della torre di Civitate . . . . . . . . . . . » 413 DANILO LEONE, GRAZIA SAVINO Le ‘Cappelle’ del foro di Herdonia: nuovi dati dall’archivio Mertens . . . . . ROBERTA GIULIANI, RAFFAELLA CORVINO ISBN-978-88-96545-54-6 Atti – 34° Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia. San Severo 2013.