La collana “Quaderni di Conservazione della Natura” nasce dalla
collaborazione instaurata tra il
Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare,
Direzione Generale per la Protezione
della Natura e del Mare e l’Istituto
Superiore della Protezione e la
Ricerca Ambientale (ISPRA).
Scopo della collana è quello di
divulgare le strategie di tutela e
gestione del patrimonio faunistico
e floristico nazionale elaborate dal
Ministero con il contributo scientifico
e tecnico dell’ISPRA.
I temi trattati spaziano da quelli di
carattere generale, che seguono un
approccio multidisciplinare ed il più
possibile olistico, a quelli dedicati a
problemi specifici di conservazione e
gestione di singole specie.
This publication series, specifically
focused on conservation problems
of Italian wildlife and flora, is the
result of a cooperation between the
Directorate-general for Nature and
Sea Protection of the Italian Ministry
of the Environment, Land and Sea
and the Institute for Environmental
Protection and Research (ISPRA).
Aim of the series is to disseminate
the strategies for the wildlife and
flora preservation and management
worked up by the Ministry with the
scientific and technical support of
the ISPRA.
The issues covered by this series
range from the general aspects,
based on a multidisciplinary and
holistic approach, to management
and conservation problems at
specific level.
COMITATO EDITORIALE
MARIA CARMELA GIARRATANO, EUGENIO DUPRÉ
ETTORE RANDI, PIERO GENOVESI
La redazione raccomanda per la citazione dell’intero volume la seguente dizione:
La Gioia G., Melega L. & Fornasari L., 2017. Piano d’Azione Nazionale per il
grillaio (Falco naumanni). Quad. Cons. Natura, 41, MATTM - ISPRA, Roma.
Per le schede delle diverse popolazioni italiane la redazione raccomanda la
seguente dizione:
Hueting S., 2017. Il grillaio in Lazio. In: La Gioia G., Melega L. & Fornasari L.
Piano d’Azione nazionale per il grillaio (Falco naumanni). Quad. Cons. Natura,
41, MATTM -- ISPRA, Roma: 84-86.
Informazioni legali
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e le persone
che agiscono per loro conto non sono responsabili per l’uso che può essere
fatto delle informazioni contenute in questa pubblicazione.
MATTM - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Via Cristoforo Colombo, 44 – 00147 Roma
www.minambiente.it
ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Via Vitaliano Brancati, 48 – 00144 Roma
www.isprambiente.gov.it
ISPRA, Quaderni Conservazione della Natura 41/2017
ISSN 1592-2901
Elaborazione grafica
ISPRA
Grafica di copertina: Franco Iozzoli
Disegno di copertina: Umberto Catalano, tratto dall’opera “Iconografia degli
Uccelli d’Italia” edita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio,
Direzione Conservazione della Natura, e dall’Istituto Nazionale per la Fauna
Selvatica “Alessandro Ghigi”
Foto di copertina: Paolo Orlandi
Coordinamento tipografico:
co
Daria Mazzella
ISPRA – Area Comunicazione
Amministrazione
Amministrazione:
Olimpia Girolamo
ISPRA – Area Comunicazione
Distribuzione
Distribuzione:
Michelina Porcarelli
ISPRA – Area Comunicazione
Dicembre 2017
Autori:
Giuseppe LA GIOIA, Biologo libero professionista, Associazione Or.Me.
Luca MELEGA, AsOER Associazione Ornitologi Emilia-Romagna
Lorenzo FORNASARI, Associazione FaunaViva
Supervisione scientifica:
ca
Michele Bux, Biologo libero professionista, BioPhilia sas
Gianni Palumbo, naturalista/ornitologo, BioPhilia sas
Responsabile scientifico
co:
Maurizio Sarà, Professore universitario, Dipartimento Scienze e Tecnologie
Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche, Università degli Studi di Palermo
Revisione scientifica
ca:
Jacopo G. Cecere e Fernando Spina, ISPRA
Con il contributo di:
di AsOER, Associazione Or.Me., Bernardini M., Brunelli
M., Caldarella M., Camarda A., Ceccucci S., Celletti S., Cento M., Corpus
A., Farioli A., Fraticelli F., Giannella C., GLC, GOS, Grattini N., Grussu M.,
Gustin M., Heuting S., Mascara R., Melega S., Morganti M., Muscianese
E., Pedrelli M., Pino d’Astore P., Potenza S., L. Rizzo, Rubolini D., Sigismondi
A., Tinarelli R., Visceglia M., Zanca L.
Pubblicazione realizzata con il contributo finanziario del Programma LIFE
dell’Unione Europea nell’ambito del progetto LIFE Natura “Un falco per
amico” - LIFE11 NAT IT 068
Riproduzione autorizzata citando la fonte
Vietata la vendita: pubblicazione distribuita gratuitamente dal Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale (ISPRA).
COS’È UN PIANO D’AZIONE?
L’approccio più corretto per conservare la biodiversità è la gestione
integrata delle specie e dei loro habitat. E’ solo proteggendo l’integrità
degli ecosistemi naturali e dei processi che si verificano al loro interno
che si garantisce nel lungo termine la conservazione delle specie che ne
fanno parte (De Leo & Levin, 1997). Tuttavia, poiché sarebbe utopistico il
tentativo di conservare la biodiversità in ogni suo aspetto, spesso si adotta
un approccio specie-specifico, che consiste nel concentrare gli sforzi di
conservazione su alcune specie a rischio di estinzione, la cui protezione
strategica innesca una cascata di effetti positivi su altre specie e, quindi,
sulla biodiversità. Ad esempio, la conservazione di alcune specie indicatrici
di qualità ambientale favorisce indirettamente quella di altre specie che
traggono vantaggio da una elevata naturalità dell’ambiente (Landers et al.,
1988) e la tutela di specie ombrello - che utilizzano vaste aree - favorisce
automaticamente quella di altre specie che vivono all’interno delle loro ampie
aree di attività (Lambeck, 1996). Infine, le campagne di conservazione di
alcune specie dotate di particolare carisma - i.e. specie bandiera - possono
esercitare un impatto tale sull’opinione pubblica da facilitare l’avvio di
campagne di sensibilizzazione per la tutela di interi ecosistemi e, quindi,
della biodiversità. In conclusione, un corretto approccio specie-specifico
alla conservazione e complementare all’approccio ecosistemico è spesso
preferibile a quest’ultimo per ragioni di praticità.
Il Consiglio d’Europa, infatti, raccomanda che i Paesi Membri si adoperino
per conservare le specie a più elevato rischio di estinzione mediante un
approccio specie-specifico delineato in apposite strategie d’intervento
denominate Piani d’Azione. Un Piano d’Azione deve essere redatto sulla base
delle informazioni disponibili sull’ecologia, sulla distribuzione e sulla consistenza
della specie in questione. Sebbene spesso tali informazioni non siano esaustive,
sono comunque sufficienti per identificare le principali minacce che mettono
a rischio la sopravvivenza della specie e per definire le misure più urgenti
per la riduzione del loro impatto. La parte centrale di ogni piano prevede la
definizione di obiettivi chiari e realistici volti ad assicurare la conservazione
della specie nel breve, medio e lungo periodo e delle azioni necessarie per
realizzarli. Un’efficace strategia di conservazione prevede, inoltre, una serie di
verifiche periodiche dei risultati ottenuti e deve essere flessibile e modificabile
nel tempo in funzione delle mutate priorità. Poiché le attività umane sono parte
integrante degli ecosistemi naturali, il successo a lungo termine di una strategia
di conservazione è ampiamente influenzato dall’adeguatezza dell’approccio nei
confronti delle problematiche di carattere economico, sociale e culturale che
caratterizzano le comunità locali nell’area d’interesse. Pertanto, i piani d’azione
per la conservazione di una determinata specie avranno successo solo se, da
un lato, le indicazioni tecniche relative alle priorità d’azione saranno adeguate
e supportate da una solida base di conoscenze scientifiche e, dall’altro, se
saranno adeguatamente coordinate le risorse umane, tecniche e finanziarie
necessarie per il perseguimento degli obiettivi prefissati, in assenza di un
quadro normativo che ne definisca la valenza.
4
INDICE
PRESENTAZIONE ................................................................... 8
PREFAZIONE ....................................................................... 10
1. Origine e validità del Piano d’Azione .................................... 13
2. Inquadramento generale ................................................... 14
2.1 Aspetti normativi ....................................................... 14
2.2 Biologia e status ........................................................ 16
2.2.1 Descrizione della specie ....................................... 16
2.2.2 Sistematica ........................................................ 16
2.2.3 Distribuzione, popolazione, status e trend
nella Regione Paleartica occidentale ...................... 16
2.2.4 Distribuzione, popolazione, status e trend in Italia ..... 20
2.2.5 Biologia riproduttiva ............................................. 23
2.2.6 Alimentazione ..................................................... 28
2.2.7 Habitat e territori ................................................ 29
2.2.8 Movimenti e aree di svernamento .......................... 34
2.3 Minacce e fattori limitanti ........................................... 36
2.3.1 Perdita di habitat trofici durante la nidificazione
e la pre-migrazione ............................................ 36
2.3.2 Degrado di habitat trofici durante la nidificazione
e la pre-migrazione ............................................. 38
2.3.3 Pesticidi ed altri inquinanti nella rete trofica ............. 38
2.3.4 Perdita di siti riproduttivi e disturbo antropico .......... 38
2.3.5 Perdita dei roost e disturbo antropico .................... 40
2.3.6 Cambiamenti climatici .......................................... 42
2.3.7 Collisione con impianti eolici ed elettrocuzione ......... 42
2.3.8 Illeciti contro gli uccelli selvatici ............................. 43
2.3.9 Minacce nel periodo migratorio e di svernamento .... 44
2.4 Azioni realizzate ......................................................... 44
2.4.1 Tutela legale della specie ...................................... 44
2.4.2 Azioni di conservazione ......................................... 45
2.4.3 Monitoraggio e studio .......................................... 46
2.4.4 Attività di comunicazione ed educazione .................. 46
3. Obiettivi e azioni .............................................................. 48
3.1 Scopi del Piano d’Azione ............................................. 48
5
3.2 Obiettivo generale: applicazione del presente Piano
d’Azione ................................................................... 50
3.2.1 Applicazione del presente Piano d’Azione ................. 50
3.3 Obiettivo generale: favorire l’espansione dell’areale
riproduttivo............................................................... 50
3.3.1 Obiettivo specifico: mantenimento di una
buona qualità delle aree trofiche nell’areale
riproduttivo attuale e potenziale ............................ 50
3.3.2 Obiettivo specifico: conservazione e gestione
dei siti di nidificazione e roost ............................... 53
3.4 Obiettivo generale: incremento del successo riproduttivo ...55
3.4.1 Obiettivo specifico: miglioramento dei siti
riproduttivi per ridurre la predazione su uova e pulli....55
3.4.2 Obiettivo specifico: incremento della
sopravvivenza dei pulli .......................................... 56
3.5 Obiettivo generale: incremento del tasso di
sopravvivenza giovanile e mantenimento almeno
agli attuali livelli di quello degli adulti.............................. 57
3.5.1 Obiettivo specifico: incremento delle ricerche
sulla distribuzione e l’ecologia della specie al
di fuori delle aree di riproduzione........................... 57
3.6 Obiettivo generale: miglioramento del coordinamento
nazionale ed internazionale del monitoraggio, della
ricerca, delle azioni di conservazione e condivisione
delle informazioni....................................................... 57
3.6.1 Obiettivo specifico: costituire uno schema di
monitoraggio nazionale ........................................ 57
3.6.2 Obiettivo specifico: sviluppo della ricerca ................. 58
3.7 Obiettivo generale: comunicazione e divulgazione ............ 59
3.7.1 Obiettivo specifico: sviluppo e ultimazione di
efficaci programmi di educazione, in grado di
diffondere tra le persone la conoscenza della
specie e la necessità di proteggerne gli habitat ....... 59
4. Tabella delle minacce e dei fattori limitanti........................... 60
5. Tabella degli obiettivi e delle azioni ...................................... 62
6. Summary ....................................................................... 66
7. List of threats and limiting factors with their ranking ............. 68
6
8. List of objectives and actions............................................. 70
ALLEGATO
SCHEDE DELLE DIVERSE POPOLAZIONI ITALIANE ......................... 75
Il grillaio in Basilicata ............................................................ 76
Il grillaio in Calabria .............................................................. 79
Il grillaio in Emilia-Romagna .................................................... 81
Il grillaio in Lazio .................................................................. 84
Il grillaio in Lombardia ........................................................... 87
Il grillaio in Puglia settentrionale ............................................. 91
Il grillaio in Puglia centro-meridionale ....................................... 94
Il grillaio in Sardegna .......................................................... 100
Il grillaio in Sicilia ................................................................ 103
BIBLIOGRAFIA ................................................................... 107
7
PRESENTAZIONE
di Danilo Ciampanella, Project manager del Progetto Life “Un falco
per amico”, Comune di Gravina in Puglia
Il presente Piano d’Azione costituisce uno dei prodotti del progetto “Un
falco per amico”, realizzato dai beneficiari che compongono il partenariato
a livello territoriale – il Comune di Gravina in Puglia, il Comune di Altamura e
la Regione Puglia – e co-finanziato dal Programma LIFE dell’Unione Europea
e dalla Città Metropolitana di Bari.
Il progetto Un falco per amico (2013-17) rappresenta un esempio
virtuoso di cooperazione tra istituzioni e tra istituzioni e società civile.
Esso è stato costruito a partire dalle esperienze già realizzate dalle locali
sezioni della LIPU, in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
L’adozione da parte delle istituzioni delle buone pratiche sperimentate
dal mondo dell’associazionismo e la stessa capacità di attrarre contributi
europei destinati alla conservazione delle specie prioritarie dimostra come
un atteggiamento di dialogo e di apertura verso le iniziative che animano il
territorio possa offrire stimoli e idee alle politiche pubbliche.
Il progetto si attua nella Murgia barese, in un’area di grande
importanza dal punto di vista ambientale e naturalistico per la presenza
di habitat prioritari e numerose specie considerate rare o minacciate.
Tale specificità viene valorizzata dal progetto che si focalizza su due delle
principali colonie di grillaio presenti nella Murgia barese, quelle di Gravina
in Puglia e Altamura appunto.
Il principale valore aggiunto rilevato nel corso dell’attuazione delle azioni
di conservazione diretta – realizzate sul campo da professionisti ed esperti
appositamente selezionati – è stato senz’altro il coinvolgimento attivo della
cittadinanza. A tale proposito, vale la pena menzionare la campagna “Adotta
un Grillaio” che ha raccolto l’adesione di circa 100 cittadini tra i due comuni:
essi non hanno solo acconsentito all’installazione di nidi artificiali presso
le proprie abitazioni, ma anche ad accogliere gli ornitologi incaricati del
monitoraggio del successo riproduttivo della colonia nel corso della stagione
di nidificazione. Allo stesso modo virtuosa si è rivelata l’attività di recupero
e cura di centinaia di pulli e adulti di grillaio, caduti dai nidi o feritisi nei modi
più disparati. La collaborazione tra cittadini e servizi locali e regionali si
apre con la presa in carico dell’esemplare in difficoltà da parte del cittadino
e si chiude con la consegna dello stesso – da parte degli stessi cittadini
o della polizia municipale – al Centro recupero fauna selvatica in difficoltà
dell’Osservatorio faunistico regionale di Bitetto. Grazie al progetto LIFE “Un
falco per amico” tale centro è ora equipaggiato con tutta l’attrezzatura
necessaria a garantire la miglior cura possibile alla fauna locale, in primo
luogo quella che per la sua vulnerabilità rappresenta il valore più importante
per la conservazione della biodiversità. L’attività sanitaria svolta all’interno
8
del Centro dal Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli
Studi “Aldo Moro” di Bari fa di questo ambulatorio un’eccellenza e un
riferimento per numerose attività conservazionistiche, anche oltre i confini
amministrativi regionali. Dal 2013 al 2017 sono stati consegnati, curati e
riabilitati presso il Centro più di 1.000 grillai, successivamente rilasciati in
natura nel corso di eventi pubblici.
Il presente Piano d’azione è stato realizzato grazie alla collaborazione
di numerosi professionisti che – a titolo individuale o come rappresentanti
di organizzazioni e associazioni – hanno voluto condividere le lezioni
apprese nel corso di decenni di attività conservazionistiche dedicate al
grillaio. Questo volume rappresenta un ulteriore invito a fare tesoro di
quanto realizzato nell’ambito di progetti e iniziative locali, trasformando le
buone pratiche sperimentate in politiche lungimiranti, capaci di integrare
lo sviluppo economico in una visione più larga e sostenibile che ponga al
primo posto il rispetto e la valorizzazione del territorio e delle sue risorse,
come garanzia di unicità e successo di fronte alla sfide globali siano esse
economiche o climatiche.
9
PREFAZIONE
di Fernando Spina, Responsabile Area per l’Avifauna Migratrice, ISPRA
I predatori sono componente essenziale delle catene alimentari;
attraverso il processo di selezione operato dalla predazione, essi assicurano
lo stato di salute delle popolazioni preda. Presenza, produttività e tendenze
demografiche delle popolazioni di predatori sono utili indicatori della salute
dell’ambiente e della presenza di ecosistemi funzionali; condividendo
medesimi ambienti con le popolazioni di predatori, di tale funzionalità noi
stessi ci avvantaggiamo.
Specie spiccatamente sinantropica nella massima parte del suo areale
riproduttivo, rapace coloniale legato agli stessi ambienti che l’uomo
costruisce, e quindi mantiene, per la produzione di alimenti che sono
essenziali per la sua stessa dieta, il grillaio si offre quale uno degli esempi
migliori di rapporto stretto e positiva coesistenza tra uomo e natura.
In Italia, il grillaio ha colonie di rilevanza internazionale in centri densamente
abitati; splendidi esempi al riguardo sono offerti, in Puglia e Basilicata, da
Gravina in Puglia, Altamura o Matera. Le sagome agili dei grillai contro le
magnifiche architetture di borghi antichi soprattutto del nostro Centro-Sud
accrescono ancor più, se mai possibile, il fascino di questi luoghi.
Ma il legame del grillaio con l’uomo non si limita al suo nidificare sotto
i tetti e nelle cavità delle pareti delle nostre case. Per l’alimentazione,
questa specie è infatti legata prevalentemente agli ambienti di steppa,
originati questi ultimi da secoli di azione diretta dell’uomo mediterraneo
ed oggi così vulnerabili a forme diverse di minaccia. L’intensificazione delle
pratiche agricole è talvolta causa di impoverimento della catena alimentare,
diminuzione di ricchezza di specie preda per i falchi, perdita di aree aperte
con vegetazione bassa e poco densa, idonee alla caccia. Al contempo,
l’uso intenso di sostanze chimiche in agricoltura, inseguendo una tendenza
troppo spesso apparentemente inarrestabile al progressivo aumento della
produttività per ettaro, si somma agli effetti negativi dell’intensificarsi
dell’agricoltura.
In Italia il grillaio ha visto, negli ultimi decenni del secolo scorso, una
preoccupante riduzione degli effettivi alla quale è però seguita, ed è ancora
in corso, una positiva tendenza alla ripresa anche delle colonie di massima
importanza numerica. Insieme a tale recupero si assiste ad un’espansione
verso nord nella presenza di colonie riproduttive, come rilevato in Lazio,
Emilia-Romagna e Lombardia. Uno status di conservazione molto
preoccupante ha anche interessato il complesso della popolazione mondiale
della specie, da cui l’attenzione che diversi strumenti normativi ambientali
a livello internazionale hanno dato alla specie, dalla Direttiva Uccelli alla
Convenzione di Bonn.
10
Questo Piano d’Azione nazionale si offre senza dubbio quale esempio
positivo di strumento strategico e tecnico di conservazione. Da una disamina
approfondita e puntuale dello stato della specie in Italia e delle molte
problematiche che possono influenzarne negativamente la sopravvivenza, il
Piano ha tenuto conto della presenza in Italia di due realtà profondamente
diverse (aree con grandi colonie “sicure” ed in salute e siti di recente (ri)
colonizzazione, con popolazioni piccole e vulnerabili) e di prevedere dunque
per queste situazioni approcci diversi seppur con un unico obiettivo:
migliorare lo stato di conservazione della specie in Italia.
Il Piano d’Azione non si è limitato ad analizzare la situazione e proporre
iniziative e soluzioni, ma offre anche esempi pratici e chiari delle azioni che
devono essere applicate a seconda dei vari contesti regionali, caratterizzati
da una diversa presenza della specie. Il documento si chiude infatti con delle
schede regionali, in cui è presentato lo stato della specie a livello locale,
le conoscenze acquisite, le azioni già intraprese e quali altre, tra quelle
previste dal Piano d’Azione, debbano essere realizzate con priorità in quel
dato contesto sulla base delle informazioni prima descritte.
Non da ultimo, il Piano descrive e valuta efficacemente le problematiche
di conservazione derivanti dal comportamento migratorio del grillaio
mostrando, grazie ad interessanti dati anche inediti, le estese rotte di
migrazione e le aree di sosta e svernamento che i nostri falchi seguono e
frequentano in Africa. La conservazione delle specie migratrici è argomento
complesso in quanto richiama e richiede la condivisione di scelte politiche
e gestionali tra Paesi diversi e spesso tra loro differenti in quanto a cultura
e norme circa risorse naturali e biodiversità. Questo Piano d’Azione
potrà certamente contribuire a fornire informazioni scientifiche utili alla
definizione del ruolo importante che il nostro Paese riveste in una strategia
internazionale di conservazione di una specie che, anche in Africa, è legata ad
ambienti e prede fortemente minacciati dalle rapide modifiche conseguenti
al mutamento climatico globale e ad interventi attivi di riduzione di specie di
artropodi considerate dannose in agricoltura.
Siamo certi che, attraverso una concreta ed efficiente implementazione
delle molte misure pratiche di intervento proposte dal Piano d’Azione, i
nostri magnifici borghi storici potranno conservare il fascino delle sagome
leggere degli eleganti grillai.
11
RINGRAZIAMENTI
Per l’azione amministrativa efficace ed efficiente, la passione e la dedizione
con cui si sono impegnati nell’espletamento delle molteplici incombenze,
si ringraziano in particolare il RUP del Coordinatore beneficiario, dott.
Francesco Parisi, e la dott.ssa Mina Lorusso. Si ringraziano altresì tutti gli
altri componenti dello staff amministrativo del Comune di Gravina in Puglia,
del Comune di Altamura e del Servizio Parchi e Tutela della Biodiversità
della Regione Puglia che hanno contributo alla buona riuscita del progetto
LIFE “Un falco per amico”, così come i componenti dello staff del Sindaco di
Gravina in Puglia per il supporto fornito in diverse fasi del progetto.
ELENCO DEGLI ACRONIMI UTILIZZATI / LIST OF ACRONYMS
ISPRA
LIPU
MIBACT
MIPAAF
MATTM
ONG
SIC
ZPS
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Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale
Istitute for Environmental Protection and Research
Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli
Italian League for Bird Protection
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
Ministry of Agriculture
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Ministry of Environment
Organizzazione non governativa
Non Governative Organizations
Sito di Importanza Comunitaria
Special Areas of Conservation (SACs)
Zona a Protezione Speciale
Special Protection Areas (SPAs)
1. ORIGINE E VALIDITÀ DEL PIANO D’AZIONE
La necessità di definire un Piano d’Azione Nazionale e più in generale una
strategia, e relative azioni, per la conservazione del grillaio Falco naumanni
in Italia è indicata sia a livello internazionale (gli Action Plans commissionati
dall’UE) sia a livello nazionale.
Un primo Piano d’Azione Internazionale per il grillaio fu redatto nel
1990 (Biber, 1990) su incarico della Commissione dell’Unione Europea e
dell’International Council for Bird Preservation (oggi BirdLife International); la
stesura, cui contribuirono specialisti provenienti da molti dei paesi dell’areale,
seguì la messa a fuoco delle problematiche e delle azioni di conservazione
utili alla specie emerse nei lavori di tre workshops: Canterbury, 7 settembre
1991; Berlino, 14 maggio 1992; Palma de Mallorca, 20 settembre 1994.
Successivamente si è arrivati all’odierno Piano d’Azione per il grillaio
nell’Unione Europea (Iñigo & Barov, 2010), che rappresenta l’evoluzione
e l’aggiornamento del precedente Action Plan. Anche in questo caso, i
contributi, in dati faunistici (entità numerica e distribuzione della popolazione)
e in identificazione di minacce e fattori limitanti e di obiettivi e azioni di
conservazione conseguenti, sono stati realizzati da ricercatori che operavano
nei principali paesi dell’area di distribuzione continentale.
Successivamente, nel nostro Paese, la review prodotta dal MATTM
(Gustin et al., 2012), che fotografava stato di fatto e prospettive dei Piani
d’Azione nazionali, in quanto principali strumenti per il perseguimento
dell’articolo 2 della Direttiva “Uccelli”, ha inserito il grillaio tra le dodici specie
(più una sottospecie) che necessitano di un Piano d’Azione nazionale.
La redazione del Piano d’Azione nazionale ricalca la struttura di quello
europeo e si basa su:
• indicazioni espresse dal Piano d’Azione europeo (Iñigo & Barov, 2010);
• esame completo della letteratura scientifica riguardante la specie;
• contributi e progressi emersi nel corso del Workshop internazionale di
Plovdiv, Bulgaria, del 4-8.10.2016;
• contributi di un’ampia rete di collaboratori.
Per la stesura del Piano d’Azione ci siamo largamente rifatti a quello
europeo nei contenuti (Iñigo & Barov, 2010) e ai precedenti piani nazionali
(Andreotti & Leonardi, 2007; Melega, 2007; Spina & Leonardi, 2007;
Andreotti & Leonardi, 2009) per quanto riguarda la suddivisione nei capitoli.
Il Piano d’Azione si riferisce a tutto il territorio nazionale.
La durata prevista è di cinque anni, al termine dei quali dovrà essere
prodotta una versione aggiornata del Piano, previa verifica dei risultati
ottenuti e delle nuove conoscenze acquisite. Ciononostante, eventi di
particolare importanza (inclusa l’adozione di misure di conservazione urgenti
da parte del Piano d’Azione europeo per la specie) potranno determinare
la necessità di rivedere parti, più o meno consistenti, del documento prima
della sua naturale scadenza.
13
2. INQUADRAMENTO GENERALE
Lo status di conservazione del grillaio è, a livello globale, quello di “Least
Concern” (a minor preoccupazione) (BirdLife International, 2013; BirdLife
International, 2016) così come a livello europeo (BirdLife International, 2015).
Per l’Italia la specie è inclusa tra quelle in cattivo stato di conservazione
da alcuni Autori (Gustin et al., 2009; Gustin et al., 2016a) sebbene nella
Lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia sia considerata “Least Concern”
(Peronace et al., 2012).
2.1 Aspetti normativi
A livello internazionale, alcune Convenzioni sottoscritte dall’Italia e alcune
Direttive Comunitarie hanno considerato questa specie e/o il suo habitat
meritevoli di interventi di conservazione.
Il grillaio figura nell’Allegato I e nell’Allegato II della Convenzione sulla
Conservazione delle Specie Animali Selvatiche Migratrici, anche nota come
Convenzione di Bonn (CMS, 2015). Tale convenzione all’articolo III comma
4 recita: “Le Parti che sono Stati dell’area di distribuzione di una specie
migratrice elencata nell’Allegato I si adoperano:
a) per conservare e, quando ciò sia possibile ed opportuno, per restaurare
quegli habitat della specie in questione che siano importanti per allontanare
da detta specie il pericolo di estinzione che la minaccia;
b) per prevenire, eliminare, compensare o minimizzare, quando ciò sia
possibile ed opportuno, gli effetti negativi delle attività o degli ostacoli che
costituiscono un serio impedimento alla migrazione della specie in questione
o che rendono tale migrazione impossibile;
c) laddove ciò è possibile e appropriato, a prevenire, ridurre o a tenere
sotto controllo i fattori che minacciano o rischiano di minacciare ulteriormente
detta specie, esercitando in particolare un rigido controllo sull’introduzione
di specie esotiche oppure sorvegliando, limitando o eliminando quelle che
sono state già introdotte”.
La specie è in categoria 2 nel Memorandum of Understanding sulla
Conservazione delle specie di uccelli rapaci migratori di Africa e Eurasia,
sottoscritto dall’Italia nel 2011, che impegna i firmatari ad adottare misure
normative e gestionali finalizzate alla conservazione di queste specie e dei
loro habitat.
Il grillaio è presente altresì nell’Allegato II (specie di fauna particolarmente
protette) della Convenzione di Berna. Tale convenzione in diversi articoli
sottolinea gli impegni assunti dagli Stati contraenti (tra i quali figura l’Italia) e
tra questi di particolare importanza ai fini della redazione del Piano d’Azione
Nazionale:
• art. 4 comma 1 “Ogni Parte contraente adotterà necessarie e appropriate
leggi e regolamenti al fine di proteggere gli habitats di specie di flora e
14
fauna selvatiche, in particolare di quelle enumerate agli allegati I e II, ed al
fine di salvaguardare gli habitats naturali che minacciano di scomparire.”;
• art. 4 comma 3 “Le Parti contraenti si impegnano a prestare particolare
attenzione alla protezione delle zone che rivestono importanza per le
specie migratrici enumerate agli allegati II e III e che sono adeguatamente
situate lungo le rotte di migrazione, quali aree di svernamento, raduno,
alimentazione, riproduzione o muta”.
È specie elencata nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, ai sensi della
quale (…) Gli Stati membri classificano in particolare come zone di protezione
speciale i territori più idonei in numero o in superficie alla conservazione di tali
specie (n.d.r. quelle elencate nell’allegato I), tenuto conto delle necessità di
protezione di queste ultime nella zona geografica marittima e terrestre in cui si
applica la presente direttiva. È inoltre stata classificata dal Comitato Ornis (“…
comitato per l’adeguamento al progresso scientifico e tecnico della presente
direttiva,…” art. 16 comma 2) come specie prioritaria per l’applicazione dello
strumento finanziario LIFE Nature previsto dalla Commissione Europea per
sostenere azioni finalizzate alla conservazione di specie ed habitat di interesse
comunitario (ultimo aggiornamento aprile 2014).
Figura nell’Allegato II della Convenzione sul commercio internazionale delle
specie animali e vegetali in via di estinzione (anche nota come Convenzione
di Washington o CITES).
Infine, a livello nazionale è nell’elenco delle specie particolarmente protette
di cui all’art. 2 della legge n. 157/92.
Figura 1. Femmina di grillaio (foto: Giuseppe La Gioia)
15
2.2 Biologia e status
2.2.1 Descrizione della specie
Falco snello di piccole dimensioni, con ali e coda lunghe e zampe mediolunghe, presenta un evidente dimorfismo sessuale ed è molto simile al
gheppio. Il maschio ha dorso nocciola uniforme, mentre la testa il pannello
alare (negli esemplari adulti) e la coda (con banda terminale nera ed in
genere con timoniere centrali più lunghe di un paio di centimetri) sono blugrigio, il petto è chiaro con macchiettatura più o meno fitta; la femmina,
circa il 15% più pesante (Cramp, 1998), ed il giovane, ancora più simili al
gheppio da cui è difficile distinguerli se non per la formula alare e le unghie
chiare, sono uniformemente color nocciola con diffusa macchiettatura
(Ferguson-Lees & Christie, 2001).
2.2.2 Sistematica
Il grillaio Falco naumanni (Fleischer, 1818) è una specie monotipica
appartenente alla famiglia dei Falconidi dell’ordine Falconiformi (Cramp
& Simmons, 1980; Snow & Perrins, 1998; Forsman, 1999; Clark,
1999; Ferguson-Lees & Christie, 2001; Dickinson & Remsen, 2013). La
sottospecie F. naumanni pekinensis (Swinhoe, 1870), descritta per la Cina,
è attualmente considerata sinonimo di F. naumanni naumanni (Dickinson &
Remsen, 2013). Recentemente alcuni autori hanno evidenziato marcate
differenze fenotipiche tra la popolazione orientale, nidificante in aree ben
isolate della Cina, e quella occidentale e suggeriscono, pertanto, di rivalutare
come sottospecie quella orientale (Corso et al., 2015).
I primi studi di sistematica molecolare sui Falconiformi avevano evidenziato
il grillaio come specie sorella del gheppio (Wink et al., 1998). L’introduzione
di campioni di altre specie di gheppi hanno permesso un quadro sistematico
più chiaro, in cui questi piccoli falchi formano un gruppo monofiletico
(imparentato tra loro e con un comune antenato). Il grillaio è la specie
basale del gruppo, ovvero la prima ad essersi separata, probabilmente
verso la fine del Miocene (5 milioni di anni fa) dagli altri gheppi presenti in
Africa ed Eurasia (Groombridge et al., 2002).
2.2.3 Distribuzione, popolazione, status e trend nella Regione Paleartica
occidentale
Specie a corologia eurocentroasiatico-mediterranea con un areale
molto ampio che si estende a sud del 55° parallelo N nidificando anche
in Nord Africa: Marocco, Algeria, Tunisia e, occasionalmente, in Libia
(Figura 2 e Figura 3).
Cade (1982) alcuni decenni fa stimò in 650.000-800.000 coppie la
popolazione mondiale di grillaio che, almeno nei contingenti del Paleartico
occidentale, già a partire dagli anni ’60, aveva subito un forte declino; tale
trend negativo ha continuato negli anni successivi fino a una stima di 10.000-
16
Figura 2. Distribuzione mondiale del grillaio (modificata da Iñigo & Barov, 2010).
Figura 3. Distribuzione europea del grillaio al 2016. Fonti: Piano Azione Europeo
Grillaio 2010, Università di Palermo, Università di Milano, ISPRA, BIOM (Croazia e
Balcani), HOS (Grecia) (Mappa realizzata da Michelangelo Morganti).
17
17.000 coppie nel 1994 e l’estinzione in alcuni paesi (Biber, 1994), tanto da
far assegnare al grillaio lo status di specie globalmente minacciata e, pertanto,
Vulnerabile (Collar et al., 1994). In particolare nel Paleartico occidentale, nei
paesi per i quali sono disponibili dati storici attendibili, si è registrato un calo
spesso drammatico. In Spagna la popolazione è passata da 100.000 coppie
stimate nel 1960 a 20.000-30.000 coppie nel 1980 e 4.200-5.100 coppie
censite nel 1990 (Gonzàlez & Merino, 1990), sebbene già pochi anni dopo
mostrasse una ripresa con 8.000 coppie stimate (Pomarol, 1993).
La popolazione di grillaio è stata stimata ad inizio millennio in 18.00028.000 coppie nell’UE (BirdLife International 2004), pari al 67%-72%
di quella europea (coppie complessive) e ad una frazione compresa tra
il 25% ed il 49% di quella globale; è stata stimata nel 2010 attraverso
un questionario sulla sua consistenza, sottoposto agli esperti delle varie
nazioni europee, in 25.000-42.000 di coppie, di cui circa una metà in
Spagna (BirdLife International, 2010). Infatti, sebbene non esistano dati
più aggiornati per la Spagna, la stima di 14.000-15.000 coppie realizzata
su dati ottenuti da differenti censimenti effettuati tra il 2000 ed il 2007 è
considerata probabilmente errata per difetto (Iñigo & Barov, 2010).
Le principali popolazioni di grillaio negli altri paesi del suo areale erano
localizzate in Turchia (5.000-7.000 coppie), Kazakistan (8.000-11.200
coppie con trend positivo) e nell’intera Russia (1.600 coppie di cui 1.000 nella
Russia Europea), nazioni per cui non si dispone di stime precise ed aggiornate
(Iñigo & Barov, 2010). Per le popolazioni dell’Europa sud-orientale, dopo le
estinzioni registrate in numerosi paesi dal 1990, si registrava fino al 2010,
una stabilità o un leggero decremento ad eccezione di Grecia e Macedonia
che ospitavano le popolazioni più numerose (Iñigo & Barov, 2010).
In Tabella 1 sono riportati gli ultimi dati pubblicati da BirdLife International
su dimensione e andamento delle popolazioni dell’UE (BirdLife International,
2017). Complessivamente la dimensione della popolazione di grillaio nell’Unione
Europea che risulta da questa review è stimata in 30.500-38.000 coppie
con un trend positivo (BirdLife International, 2017). Tuttavia si tratta di dati
raccolti sul campo nel 2012 o in alcuni casi in anni precedenti.
Dati più recenti sono disponibili solo per pochi paesi o ambiti geografici
regionali o locali. Ad esempio, in Francia il trend positivo registrato in queste
stime è continuato e nel 2015 si registrano circa 400 coppie con 4 nuove
aree riproduttive insediate negli ultimi 15 anni (Bourgeois et al., 2016),
mentre quella greca sembra essere incrementata con più di 5.000 coppie
nella sola Prefettura di Tessalonica, che ospita il 75% della popolazione greca,
contro le 2.500-2.900 stimate precedentemente (Sfougaris et al., 2016).
Non si dispone, invece, di dati aggiornati sul preoccupante calo registrato
in Macedonia a partire dal 2002 che aveva più che dimezzato la popolazione
nel 2012-2013 (Uzunova & Lisichanets, 2016), così come della popolazione
della Serbia stimata in 0-4 coppie nel periodo 2008-2013, ma mai più
indagata con dettaglio (Ružić, 2016). In Croazia, il grillaio è riconfermato dal
2010 fino al 2015 come nidificante in una piccola isola dell’Adriatico (Mikulic
& Budinski, 2016), in Ucraina è tornato a nidificare dal 2013 (Kuzmenko,
2016), mentre è ancora assente in Serbia (Ružić, 2016); nel 2016, in
Albania si registra la presenza di una sola colonia di poche coppie nidificanti
(Bino et al., 2016) dopo un drastico calo della popolazione, stimata in
100-1.000 coppie nel 1996, mentre in Bulgaria le coppie nidificanti sono
18
Tabella 1. Dimensioni e trend delle popolazioni di grillaio nelle nazioni
dell’Unione Europea dal 2000 al 2008-2012 (BirdLife International, 2017).
Nazione
Popolazione
(coppie)
Albania
Armenia
Azerbaijan
Bosnia e Herzegovina
%
Andamento dal 2000
Popolazione
europea
Tendenza
Magnitudo
(%)
10-30
<1%
(stabile)
0
100-130
<1%
sconosciuto
1.500-3.000
6%
stabile
0
1-10
<1%
sconosciuto
Bulgaria
0-5
<1%
decremento
100
Croazia
30-40
<1%
incremento
sconosciuta
Francia
254
<1%
incremento
453
Georgia
0-100
<1%
sconosciuto
sconosciuta
Gibilterra
13-21
<1%
fluttuante
51-65
Grecia
5.400-7.100
18%
sconosciuto
sconosciuta
Italia
5.500-6.700
18%
incremento
45-50
80-120
<1%
sconosciuto
sconosciuta
500-800
2%
decremento
60-80
Kosovo
Macedonia
Moldavia
Portogallo
Romania
0-1
<1%
decremento
50-80
480-484
1%
incremento
60-70
0-3
<1%
stabile
0
Russia
1.000-1.500
4%
incremento
150-200
Serbia
1-2
<1%
(fluttuante)
(0)
Spagna
14.072-14.686
42%
incremento
122
Turchia
1.500-3.000
6%
decremento
40-59
Ucraina
5-10
<1%
decremento
10-30
aumentate a 10 a seguito di un piano di reintroduzione finanziato dal progetto
LIFE 11/NAT/BG/360) (Gradev et al., 2016).
Nonostante i dati inerenti l’entità delle popolazioni di alcuni paesi siano
antecedenti il 2012, l’evidenza di incrementi riguardanti dati recenti di
altri ambiti geografici permette di giudicare come, complessivamente, la
situazione del grillaio in Europa risulti decisamente migliorata rispetto a
qualche decennio addietro. In particolare dove sono state adottate efficaci
misure di conservazione questa specie ha, effettivamente, notevolmente
migliorato il proprio stato di conservazione (Catry et al., 2012).
La popolazione di grillaio nella Comunità Europea, riferita al 2012,
mostra un trend positivo tanto che la specie è ora considerata solo SPEC 3,
ovvero specie meritevole di misure di conservazione, ma non concentrata
in Europa, rispetto al 2004 quando era considerata SPEC 1, ovvero specie
19
minacciata globalmente (Iñigo & Barov, 2010, BirdLife International, 2017).
A livello globale la specie è considerata a “minor preoccupazione”
nella red-list della IUCN.
Si sa molto poco sulla struttura di età delle popolazioni e sulla longevità
del grillaio. Gli unici dati disponibili sono per l’Italia. Spina & Volponi (2008)
riportano la notizia di un individuo inanellato da pulcino e ricatturato dopo
10 anni e 7 mesi, che finora è l’età più longeva nota per la specie. Nella
popolazione siciliana l’età media di un campione d’individui inanellati da pulli
e quindi di età certa (n = 355) è risultata di 2 anni e 6 mesi, il 2,8% delle
riletture di anelli riguardava grillai di 7 anni e oltre; l’individuo più anziano
aveva 8 anni e 10 mesi (M. Sarà & L. Zanca, dati inediti). Nel 2016 a
Matera è stata trovata nidificante una femmina che era stata inanellata da
pullo nove anni prima (J.G. Cecere et al., dato inedito).
2.2.4 Distribuzione, popolazione, status e trend in Italia
In Italia negli anni ‘90 del secolo scorso l’analisi dell’area di distribuzione
evidenziava l’esistenza di tre distinte popolazioni (Palumbo, 1997): 1) apulolucana, con una superficie media occupata di 9.000 km2; 2) siciliana, con
una superficie media occupata di 12.000 km2; 3) sarda, con una superficie
media occupata di 8.000 km2.
In Sicilia, Iapichino & Massa (1989) riportavano la specie in diminuzione
negli ultimi 30 anni considerati, con una popolazione complessiva stimata
in circa 200 coppie.
La popolazione italiana era stimata in 1.300-1.500 coppie nel 1994,
con 320 coppie in Sicilia (in diminuzione), 100 coppie in Sardegna (in
diminuzione) e 500-1.000 coppie in Puglia e Basilicata (in aumento/
fluttuazione) (Biber, 1996).
Per l’Italia peninsulare, per il periodo 1983-1992, Sigismondi et al. (1995)
stimavano 200-350 coppie nelle Murge nord-occidentali e 100-150 coppie
a Matera. Un successivo studio registrava un incremento numerico e, nel
1997, stimava la popolazione apulo-lucana in circa 2.100 coppie nidificanti
in 15 Comuni, con il 99% delle nidificazioni avvenute nei centri urbani e con
oltre il 90% della popolazione concentrata in solo 8 colonie. Le 4 colonie
più importanti censite nel periodo 1993-1997 erano Matera, Santeramo
in Colle, Altamura e Gravina in Puglia, in cui nel 1997 venivano stimate
rispettivamente 499, 478, 382 e 340 coppie (Palumbo et al., 1997).
Dal 1993 al 2001 il numero di esemplari censiti nei conteggi pre- e
post-riproduttivi nelle Murge incrementa notevolmente (per es., da 785 a
6.467 esemplari nei conteggi pre-riproduttivi) e le colonie aumentano a 11
(Sigismondi et al., 2003).
Nel 2001 la stima nazionale è di 3.640-3.840 coppie (BirdLife International,
2004); le principali colonie apulo-lucane sono stimate avere le seguenti coppie:
Matera 693, Altamura 629, Gravina in Puglia 649, Santeramo in Colle 456
(Palumbo, 2004). Brichetti & Fracasso (2003) riportano una contrazione di
areale associata a decremento numerico, con locali concentrazioni nelle aree
più favorevoli, ed una stima complessiva di 2.640-2.840 coppie.
Bux (2008) riporta, per gli anni che vanno dal 2004 al 2007, un
progressivo incremento delle colonie e delle coppie nel comprensorio delle
20
Tabella 2. Stime delle dimensioni (n° coppie) delle colonie delle gravine
dell’arco ionico pugliese (Bux, 2008).
Colonia
2004
2005
2006
2007
Matera
714-804
764-860
742-845
953-1.074
Ginosa
128-144
159-179
160-181
222-250
Laterza
27-32
23-31
26-34
38-56
5-7
7-10
12-18
15-20
Castellaneta
gravine dell’arco ionico le cui stime sono riportate nella Tabella 2.
In Sicilia, nella Piana di Gela, Mascara (2001) rinviene 106-118 coppie
distribuite in 17 colonie (2 su pareti rocciose e le restanti su edifici rurali),
già nel 2001 nel periodo 2003-2005 le colonie diventano 48 e le coppie
233-287 (Mascara & Sarà, 2006); successivamente Sarà (2008) stima
circa 1.250 coppie in 138 colonie.
Dal 2000 sono state accertate le prime nidificazioni al di fuori dell’areale
precedentemente occupato:
• in diverse aree della pianura padana centrale, nella bassa pianura
parmense dal 2000 (Roscelli & Ravasini 2009), nella bassa pianura
modenese dal 2005 (Giannella & Gemmato 2007), poi estendendosi in
aree confinanti del bolognese dal 2013 (Farioli, 2013) e in Lombardia,
nell’Oltrepò Mantovano dal 2014 (Grattini et al., 2016);
• nella Pianura Padana orientale dal 2003 (Tinarelli, 2004);
• dal 2000 nella Puglia settentrionale (Caldarella et al., 2005; Cripezzi et
al., 2009) e dal 2006 in quella meridionale (La Gioia, 2009);
• nel Molise nel 2009 (Gustin et al., 2014a);
• nel Lazio dal 2010 (Hueting & Molajoli, 2011);
• in Calabria dal 2014 (Muscianese, 2016).
La popolazione pugliese è stata stimata nel 2008 in 10.000-15.000
esemplari (Sigismondi, 2008).
L’ultima stima a livello nazionale prima di quelle riportate nel presente
Piano è di circa 10.000-15.000 individui per la popolazione peninsulare e
di 100-200 coppie per quella sarda (Gustin et al., 2009), ma la situazione
sembra essere molto cambiata attualmente, soprattutto nel consolidamento
delle colonie tradizionali e di quelle neoinsediate.
In Puglia l’incremento della popolazione e l’espansione dell’areale già registrato
nel primo decennio del 2000 (Caldarella et al., 2005; Cripezzi et al., 2009; La
Gioia, 2009) sono continuati. L’espansione di areale, ad esempio, ora interessa
quasi tutta la regione portando la popolazione foggiana ad aumentare a 400500 coppie nel 2016, anche grazie ad un progetto di restocking (Caldarella,
2016), e quella del Salento a colonizzare almeno 5 centri urbani, raggiungendo
la sua porzione meridionale e una dimensione di almeno 50 coppie (La Gioia,
dati inediti). Parallelamente, i censimenti pre-riproduttivi della popolazione che
gravita attorno alla ZPS “Murgia Alta” hanno evidenziato un trend positivo con
una media di 8.000 esemplari nel periodo 2009-2014 (La Gioia et al., 2015).
La popolazione delle Murge assieme a quella delle gravine dell’arco
ionico ha raggiunto nel 2016 una dimensione di 3.500-4.900 coppie in 23
differenti colonie (cfr. Bux & Sigismondi a pagina 94).
21
In Sicilia tra il 2000 e 2014 sono state cartografate 190 colonie, non
tutte sempre attive e controllate annualmente, fatto che evidenzia un ulteriore
incremento numerico, soprattutto nella provincia di Caltanissetta (Mascara,
2016; Di Maggio et al., 2016). Sebbene, come in altre aree dell’areale
Paleartico, la popolazione complessiva di grillaio nell’isola registri un periodo
di stabilità dopo il netto incremento avuto dal 2000 al 2010 (Sarà, 2010;
Morganti et al., in prep.). Nel periodo 2009-2015 sono state censite in media
662 coppie/anno (min-max: 534-862) in una media di 123 colonie (minmax:112-140) controllate per anno (Sarà, Zanca & Mascara, dati inediti).
Figura 4. Distribuzione del grillaio in Italia (modificata da Morganti et al., 2017) .
22
Tabella 3. Stime aggiornate delle popolazioni italiane di grillaio.
Popolazione
N° coppie
Periodo
Fonte
Lombardia
12 - 17
2016-17
M. Morganti & N. Grattini
Emilia-Romagna
67 - 99
2013-16
R. Tinarelli & M. Gustin
Lazio
34 - 40
2015-17
S. Hueting
0-5
2008-16
M. Gustin
400 - 500
2015-16
M. Caldarella
Molise
Puglia settentrionale
Puglia centrale
Salento
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
TOTALE ITALIA
3.519 - 4.930 2012-16
60 - 90
2015-17
2.000 - 2.500 2000-17
17 - 22
534 - 862
2014-17
M. Bux & A. Sigismondi
Associazione Or.Me.
G. Palumbo & M. Visceglia
E. Muscianese
2009-15 M. Sarà, L. Zanca & R.
Mascara
30 - 50
2014-16
6.673 - 9.115
2008-17
M. Grussu
Le popolazioni di recente insediamento in Emilia-Romagna, nel Lazio
e in Calabria ammontano rispettivamente a 67-99 coppie, 34-40 coppie
(Hueting, dati inediti) ed un minimo di 20 coppie (Muscianese, dati inediti)
censite nel 2016. Anche il Molise sembra essere nuovamente ricolonizzato
dal grillaio con una nidificazione certa avvenuta nel 2009 nel centro storico
di Casacalenda (CB), sebbene non si escludano altri siti di nidificazione
(Gustin et al., 2014a).
Recentemente Morganti et al. (2017) riportano 298 colonie conosciute
in Italia per gli anni 2000-2015, mentre BirdLife International (2017)
stimava la popolazione italiana nel 2012 in 5.500-6.700 coppie, pari a
circa il 18% di quella europea, con un andamento positivo che dal 2000 fa
registrare un incremento del 45-50%.
Le stime appositamente raccolte dai referenti locali per la stesura del presente
piano, per il periodo 2009-2017, valutano la popolazione di grillaio nidificante
in Italia in circa 6.673-9.115 coppie, distribuite su 402 colonie, intese come
centri abitati o siti isolati in ambiente agricolo/naturale (Figura 4, Tabella 3).
2.2.5 Biologia riproduttiva
Il grillaio è una specie coloniale che nidifica in cavità dei muri, sottotetti,
anfratti e mensole di vecchie costruzioni (chiese, castelli, masserie, palazzi
antichi), prevalentemente nei centri storici di abitati di dimensioni mediopiccole, ma anche in casolari rurali ed isolati, e su pareti rocciose naturali
(Cramp & Simmons, 1980). Molto più rare sono le nidificazioni in cavità
degli alberi, in vecchi nidi di corvidi e al suolo tra cumuli di sassi (Cramp &
Simmons, 1980; Negro, 1997).
23
Le uova vengono deposte con intervalli di 24-48 ore e la cova inizia subito
dopo la deposizione del terzo o quarto uovo, determinando una schiusa
asincrona; la covata media è di 3-5 uova (min 1 - max 8); l’incubazione
dura in media 28-29 giorni ed è effettuata, così come le altre fasi della
riproduzione, da entrambi i genitori; è possibile una seconda covata di
sostituzione in caso di perdita della prima (Cramp & Simmons, 1980).
L’involo avviene a circa 37 giorni di età (Bustamante & Negro, 1994), con
un successo riproduttivo che dipende largamente dalla qualità e quantità
delle risorse trofiche disponibili perché, a causa della schiusa asincrona,
spesso i pulcini più piccoli soffrono maggiormente della carenza di cibo
o delle condizioni atmosferiche avverse che li può portare ad una morte
prematura (Rodríguez & Bustamante, 2003).
La maturità sessuale può essere raggiunta già al primo anno di vita, tanto
che in una popolazione spagnola è stato osservato che più del 10% delle
coppie è formato da almeno un esemplare di tale età (Hiraldo et al., 1996).
Nel grillaio è stata dimostrata, anche per le popolazioni italiane, un’alta
fedeltà all’interno della coppia (Alcaide et al., 2005; Di Maggio et al., 2015a).
In Spagna il 58% delle colonie di grandi dimensioni (> 20 coppie) sono
localizzate in costruzioni storiche, come chiese, cattedrali, castelli e
monasteri (Gonzàlez & Merino, 1990). Anche in Italia la specie sembra
preferire le costruzioni e utilizza anche cavità presenti su pareti rocciose solo
in Sardegna e Sicilia (Palumbo, 1997; Di Maggio et al.,2015a e 2015b),
La popolazione pugliese e lucana presenta caratteristiche spiccatamente
sinantropiche con colonie presenti esclusivamente in contesti urbani o in
edifici rurali. Infatti le colonie pugliesi nidificanti sulle pareti rocciose del
Gargano e del Sub-Appennino si sono estinte alcune decenni addietro e tali
pareti non sono oggetto della espansione di areale in atto nella provincia
di Foggia che, invece, interessa prevalentemente le aree del Tavoliere ed
edifici in ambiente rurale (Cripezzi et al., 2009; Cripezzi et al., 2012; Gustin
et al., 2014a; Caldarella, 2016).
Figura 5. Esempio di schiusa asincrona all’interno dello stesso nido (Foto di Maurizio
Sarà).
24
Nell’area mediterranea le uova vengono deposte dall’ultima settimana
di aprile alla fine di maggio (Cramp & Simmons, 1980). In Spagna l’inizio
della deposizione è risultato essere, in media, il 29 aprile in Estremadura
(Bijlsma et al., 1988) e tra il 5 e l’11 maggio in Andalusia (Negro, 1991);
in Grecia centrale la deposizione parte dalla fine di aprile-primi di maggio
(Bakaloudis et al., 2000).
Nella popolazione apulo-lucana la maggior parte delle deposizioni si
hanno nella seconda o terza decade di maggio (Palumbo, 1997; Bux et al.,
2005; Gustin, 2006; Chiatante, 2008). In Sicilia l’arco della deposizione
va da metà aprile alla fine di giugno (Massa, 1985; Mascara, 2016), con
una certa differenza fenologica tra le popolazioni nord occidentali dei Sicani
poste a quote maggiori (media 615±36 m slm) dove la deposizione avviene
tra il 5 e 29 maggio (mediana 18 maggio) e le popolazioni sud-occidentali del
gelese a bassa quota (media 172±11 m slm), dove la deposizione avviene
tra l’8 aprile e l’8 giugno, (mediana 27 aprile) (Sarà, dati inediti).
In una popolazione francese è stato riscontrato che la data di avvio della
riproduzione è anticipata quando la prima parte della primavera è più calda
della media. Il successo riproduttivo e la fenologia riproduttiva sono fortemente
influenzati dalla temperatura rispettivamente durante l’insediamento delle
coppie e l’allevamento dei pulcini. Primavere più miti diminuiscono il numero
degli insediamenti precoci e inizi estate tiepidi incrementano il successo
riproduttivo. Complessivamente dati ed elaborazioni dello studio paiono
indicare un effetto positivo delle temperature miti sui risultati riproduttivi,
probabilmente dovuti al fatto che tale popolazione si trova al limite più freddo
dell’areale riproduttivo (Mihoub et al., 2012).
In Sicilia la covata media è stata riscontrata in 4,2-4,5 uova (Mascara
& Sarà, 2006), in Puglia 3,3-4,0 (Bux et al., 2005; Gustin, 2006; Bux et
al., 2008a,b), mentre in Basilicata è risultata essere ancora più bassa e
pari a 3,5 (Palumbo et al., 1997). È stata registrata una nidiata media alla
schiusa di 3,5 in Sicilia (Massa, 1980; Cairone, 1982; Mascara, 1984),
di 2,95 in Basilicata (Palumbo et al., 1997), di 2,3-3,1 in Puglia (Bux et al.,
2005; Gustin, 2006; Bux et al., 2008a,b).
Il tasso di schiusa medio è risultato 67-88% in Puglia (Bux et al., 2005;
Gustin, 2006) e 81% in Sicilia (Mascara & Sarà, 2006), in linea con quanto
registrato in altre nazioni europee: Spagna, Extremadura 62% (n=61
covate; Bijlsma et al., 1988), La Mancha 83% (Aparicio, 1997), Portogallo
85% (n=23 covate; Azenha da Rocha, 1995), Grecia 84% (n=18 covate;
Vlachos et al., 2004). Il successo riproduttivo per diverse località della
penisola iberica è risultato pari a 1,53-2,31 giovani involati/coppia (Negro
1997); in Spagna è stato calcolato in 1,1-4,3 da Rodríguez & Bustamante
(2003) e in Portogallo da Henriques et al. (2006), nel periodo 2003-2006,
in 1,71-2,06 pulli involati/coppia.
Il successo riproduttivo in Puglia è stato calcolato in 1,7-2,7 pulli involati/
coppia, con un valore maggiore riscontrato per le deposizioni effettuate in
cavità rispetto a quelle dei sottotetti e delle cassette nido (Bux et al., 2005;
Gustin, 2006; Bux et al., 2008a,b), mentre un precedente lavoro riporta
per la popolazione lucana un valore di 2,86 giovani (Palumbo et al., 1997).
Per la Sicilia Brichetti & Fracasso (2003) riportano 3,5 giovani per coppia,
mentre Massa (1985) lo calcola tra 3,2 e 4,5, su poche coppie. In Sicilia
nel periodo 2004-2012 è stato in media di 2,64±1,69 pulli involati/coppia
25
(n = 1.001 coppie controllate) con un massimo di 3,8 nel 2006 ed una
preoccupante successiva decrescita fino al minimo di 1,43 pulli involati/
coppia nel 2012 (Di Maggio et al., 2016).
In alcune popolazioni (per es., nella valle dell’Ebro, Spagna nord-orientale)
la predazione al nido è un fattore importante, anche se varia di anno in
anno e tra le diverse colonie (Serrano et al., 2005a). In Sicilia i fattori che
determinano il successo riproduttivo dipendono sia dalla localizzazione del nido
nella costruzione, che della colonia nel paesaggio agrario (Sarà et al., 2012).
I primi (altezza del nido dal terreno, sua profondità, presenza delle taccole
in colonia, esposizione, ecc.) variano anch’essi negli anni e sono riconducibili
alla predazione, come in Spagna. Il disturbo antropico causato dai lavori
agricoli intorno alle colonie determina ulteriormente il successo riproduttivo,
diminuendo quello delle colonie poste nel core agricolo dell’area studiata.
Un modello teorico mostra che l’estensione delle aree a cereali e
maggese dentro il raggio di 2 km dalla colonia influenza l’approvvigionamento
alimentare totale destinato ai nidiacei, spiegando le differenze nel successo
riproduttivo tra anni e colonie (Catry et al., 2012).
In Sicilia è stato dimostrato con modelli teorici che gli individui di colonie
di grilliaio circondate da terreni arabili hanno una più bassa probabilità di
sopravvivenza (anche del 50%) di quelli di colonie circondate da carciofi
o praterie, sebbene le differenze di habitat non incidano sulla fecondità;
l’intensificazione delle pratiche agricole in questa area di studio, con
incremento dell’estensione delle aree agricole arabili ed irrigate e dell’uso di
pesticidi, sta portando ad un trend negativo di queste popolazioni (Di Maggio
et al., 2016). Almeno per gli adulti non è risultata una correlazione della
sopravvivenza con la dimensione della colonia.
In un recente studio sui possibili effetti del cambiamento climatico sul
grillaio è stato verificato che l’ipertermia o l’acuta disidratazione, conseguenti
al surriscaldamento cui sono sottoposti i nidi, ha causato il 36% della
mortalità nella popolazione in studio (Catry et al., 2015).
In alcune colonie siciliane il successo riproduttivo è stato maggiore nelle
colonie pure di grillaio rispetto a quelle miste con taccola, sebbene nelle ultime
si assista ad una minore attività di vigilanza da parte del grillaio con un plausibile
risparmio energetico (Campobello et al., 2012; Campobello et al., 2015).
La sopravvivenza dei nidiacei sembra essere positivamente influenzata
dalla presenza di un maggior numero e densità di coppie nidificanti vicine tra
loro e sincronizzate nella stessa fase riproduttiva (Di Maggio et al., 2013).
Inoltre, uno studio basato sugli isotopi stabili dimostra che il tipo di habitat in
un raggio di 1 km dalla colonia determina la maggior parte delle prede portate
ai pulcini in colonie isolate in ambiente agricolo (Morganti M. et al., 2016).
In una popolazione spagnola è stato valutato che la sopravvivenza annuale
degli adulti è del 71% e la sopravvivenza dei giovani nel primo anno è del
34%; i giovani involati che arrivano a riprodursi sono il 38% del totale, mentre
la probabilità di un adulto di riprodursi l’anno seguente è del 92% (Hiraldo
et al., 1996). Prugnolle et al. (2003) hanno ottenuto risultati simili per
una popolazione francese, mentre Serrano et al. (2005b) hanno mostrato
come la sopravvivenza annuale degli adulti dipenda anche dalla dimensione
delle colonie. Le colonie di grandi dimensioni garantiscono una sopravvivenza
maggiore (72%) di quelle medie e piccole (65%). In Italia l’unico studio
demografico riguarda un’area del sud della Sicilia (Di Maggio et al., 2016),
26
in cui la sopravvivenza degli adulti varia in dipendenza dell’uso del suolo tra il
75% e il 30% e quella molto minore dei giovani tra il 23% e 13%.
Il tasso di sopravvivenza degli adulti sembra essere relativamente alto
e costante (0,72 in Milhoub et al., 2010), influenzato negativamente dalla
predazione e positivamente dalla dimensione della colonia (Hiraldo et al.,
1996, Prugnolle et al., 2003; Serrano et al., 2005b). La sopravvivenza nel
primo anno di vita sembra dipendere dalle condizioni nelle aree di svernamento
in quanto correlata con la quantità di pioggia nel Sahel (Milhoub et al., 2010).
Per quanto detto sopra, il tasso di crescita di una popolazione dipenderebbe
principalmente dalla produttività nell’area di nidificazione e dal reclutamento
a sua volta determinato dalla sopravvivenza giovanile influenzata dalle piogge
nel Sahel. Un modello demografico sviluppato per una popolazione della
Spagna meridionale indica che la sua crescita dipende prioritariamente
dai cambiamenti nella sopravvivenza degli adulti e poi dalla sopravvivenza
dei giovani, dal tasso di involo, dalla proporzione di adulti che tentano la
riproduzione e dall’età della prima riproduzione (Hiraldo et al., 1996); è
stato riscontrato che la produttività può esprimersi per meno della metà
del suo massimo potenziale in caso di penuria di risorse alimentari tale da
determinare una consistente mortalità al nido, pertanto, per aumentare la
sopravvivenza a lungo termine delle popolazioni di grillaio, sarebbe necessario
agire per incrementare la disponibilità di risorse trofiche intorno le colonie o
consentire la reintroduzione in aree con habitat ottimali per la specie.
Un’alta sopravvivenza dei giovani ha determinato l’aumento demografico
della popolazione francese studiata da Prugnolle et al., (2003).
Figura 6. Veduta del centro storico di Matera, importante sito riproduttivo della
popolazione apulo-lucana di grillaio (Foto di Matteo Visceglia).
27
2.2.6 Alimentazione
Essenzialmente insettivoro caccia sia da solo che in gruppi che si
concentrano nelle aree più redditizie, catturando le prede in volo o,
prevalentemente, dopo una breve picchiata da un punto di osservazione. I
grossi insetti, principalmente Ortotteri e Coleotteri costituiscono la porzione
preponderante della dieta sia come numero di prede sia come biomassa; la
dieta include anche piccoli vertebrati (arvicole e toporagni, ma anche piccoli
passeriformi e lucertole) principalmente nel primo periodo della riproduzione
(Cramp & Simmons, 1980).
In Spagna il 94% delle prede esaminate erano invertebrati e solo il 6%
vertebrati (rispettivamente il 64% e il 36% della biomassa predata). Gli
Ortotteri (60% delle prede) e i Coleotteri (22%) sono risultati dominanti
nella dieta, seguiti da Dermatteri, Chilopodi, Aracnidi e altri gruppi di insetti
(Apidi, Formicidi, Mantidi); tra i vertebrati sono stati catturati essenzialmente
piccoli mammiferi (Franco & Andrada, 1977).
In Italia sono stati compiuti studi per le popolazioni apulo-lucana e siciliana.
In Puglia e Basilicata il grillaio cattura prevalentemente Insetti (89%) e in minor
misura scolopendre (4%), ragni (3%), micromammiferi (3%) e Rettili (1%)
(Bux et al., 1997; Pantone et al., 1999); in provincia di Foggia gli individui di
una piccola colonia hanno manifestato una maggiore preferenza per Uccelli
e Rettili che lì hanno costituito il 10% delle prede (Caldarella et al., 2005).
Un’analoga quota di vertebrati (11,8%) è stata riscontrata in una piccola
colonia di Martina Franca (Ta), con un picco di 87,5% in giugno; in tale colonia
però, le percentuali di Coleotteri (37,3%) e di Dermatteri (29,4%) hanno
superato largamente quella di Ortotteri (18,6%), probabilmente a causa
dell’assenza di ampie aree aperte naturali e coltivate (Chiatante, 2008). La
popolazione siciliana presenta, invece, una dieta più ricca in vertebrati che
raggiungono percentuali superiori al 20% (Massa, 1981).
La trasformazione agricola dei pascoli e delle aree steppiche determina un
forte impatto negativo sulle popolazioni in quanto la presenza della specie è
fortemente condizionata dalla disponibilità di habitat trofici idonei intorno alle
colonie di nidificazione. In Spagna il tracollo della popolazione registrato fino
agli anni ‘80 è stato causato dalle profonde trasformazioni agricole avutesi
nelle aree di presenza del grillaio (Donazàr et al., 1993; Negro, 1997).
L’analisi isotopica mostra che maschi e femmine hanno una dieta
significativamente diversa durante la riproduzione (Catry et al., 2016).
In estate, dopo la riproduzione e prima della migrazione, i grillai si
concentrano a migliaia in aree ricche di Ortotteri che rendono possibile
l’ingrassamento pre-migratorio, spesso recandosi in località distanti varie
centinaia di chilometri e poste ad altitudini e latitudini elevate rispetto alle
zone di nidificazione. Questo fenomeno, noto come ‘intermittent migration’
(migrazione interrotta), è presente in tutto il Paleartico occidentale (es.
Olea 2001, Lelong & Riols, 2009) ed è stato studiato in Sicilia (Sarà et
al., 2014), dove una popolazione in media di 1.870 grillai può arrivare a
consumare in un mese più di 2 milioni (circa mezza tonnellata in biomassa)
di piccoli grilli (Grylloderes brunneri).
In inverno il grillaio si nutre in gran parte su sciami di locuste e termiti
volanti (Brown & Amadon 1968).
Il grillaio richiede alte densità di prede disponibili in poche aree (Biber,
28
1996). Poiché le prede sono spesso artigliate a terra, la possibilità di
accesso è ugualmente importante, per la sopravvivenza delle popolazioni
di grillaio, alla diversità ed abbondanza delle prede stesse e costituisce
un’importante chiave per la gestione degli ambienti trofici per questa specie
e le specie simili come il gheppio (Shrubb, 1980; Biber, 1996; Rodríguez et
al., 2010). Sarà et al. (2014) sottolineano come la protezione e la gestione
delle aree intorno i posatoi estivi siano importanti per la tutela della specie,
considerata l’importanza dell’ingrassamento per la sopravvivenza durante la
migrazione autunnale.
Un esempio di ambienti di foraggiamento tardo estivo che meritano
molta attenzione per la loro valenza strategica ai fini dell’ingrassamento
premigratorio e successiva sopravvivenza è quello della fascia collinare
emiliano-romagnola dove centinaia di grillai si concentrano in aree limitate
in relazione ai boom demografici di alcune popolazioni di ortotteri (Premuda
et al., 2008, Ceccarelli, 2013).
2.2.7 Habitat e territori
Il grillaio frequenta aree aperte, calde, secche, semi-steppiche
generalmente al di sotto dei 1.000 metri, evitando le aree umide e forestate
e le aree coltivate intensivamente in quanto necessita di elevate densità di
insetti di grosse dimensioni. In parte dell’areale (Puglia e Basilicata in Italia)
occupa anche aree urbanizzate utilizzate per la nidificazione – ma anche
per la formazione dei roost - dove i nidi sono localizzati in muri o sottotetti
di vecchi edifici, mentre in altre aree nidifica su pareti rocciose o sabbiose,
cave o cumuli di pietre purché non distanti più di pochi chilometri dalle aree
trofiche (Cramp & Simmons, 1980; Massa, 1992; Palumbo, 1997).
In Spagna 13 adulti seguiti con il metodo del radio-tracking, durante una
stagione riproduttiva (Negro et al., 1993), hanno presentato una distanza
massima percorsa tra il nido e il luogo di alimentazione di 14,5 km per la
femmina e 8 km per il maschio; le superfici coperte dalle femmine sono
variate da 51 a 91 km2, mentre per i maschi sono variate da 27 a 68 km2;
l’home range della colonia di 40 coppie è stato calcolato in 212 km2.
In Grecia è stato calcolato, su un campione di 35 esemplari seguiti
prevalentemente durante un’unica stagione riproduttiva per un periodo medio
di 55,86 ± 30,72 giorni per stagione, un home range di 50-80 km2 con
distanze massime di circa 40 km dalla colonia riproduttiva. È stato verificato
che il grillaio si alimenta a distanza variabile dal sito riproduttivo nel corso della
giornata: nelle ore più fredde raggiunge le aree più vicine alla colonia con volo
battuto, successivamente, quando si creano correnti ascensionali e soprattutto
se queste aree più vicine non sono particolarmente ricche, si spinge in aree più
lontane utilizzando il volo planato (Hernandez-Pliego et al., 2015).
In Sicilia è stato calcolato, nel periodo compreso da fine aprile a fine
giugno, un home range di poco più di 27 km2 (Bondì & Sarà, 2016).
Gustin et al. (2016b) hanno calcolato un home range delle colonie di
Gravina in Puglia pari a circa 355 km2 seguendo con radio-tracking 4 maschi
e 5 femmine durante l’allevamento dei pulli; i maschi hanno evidenziato una
maggiore dimensione degli home range rispetto le femmine, raggiungendo
una distanza massima di 17 km dalla colonia.
29
Uno studio comparativo, condotto dotando di trasmettitori 46 uccelli
in Spagna, Sicilia e Puglia, ha confermato differenti valori di home range
in periodo riproduttivo (calcolati come minimo poligono convesso) sia tra
popolazioni che tra sessi (Bermejo et al., 2016). Dimensioni maggiori
di home range e distanza massima degli spostamenti trofici sono state
riscontrate nelle popolazioni pugliesi, con valori medi rispettivamente
compresi tra 120 e 150 km2 (maggiore nei maschi che nelle femmine
tranne che nel primo periodo di allevamento dei pulcini) e 9 e 13 km,
rispetto a quelli spagnoli e, soprattutto, siciliani che a loro volta risultano
inferiori ai 50 km2 e 9 km, rispettivamente. Questi studi confermano quanto
ipotizzato per la popolazione apulo-lucana da Palumbo (1997) che stima
un’area “utilizzata” intorno alla colonia, durante la fase di nidificazione, non
superiore ai 10-20 km di distanza dal sito riproduttivo.
Differenze sono state riscontrate nei valori di home range e distanza
massima percorsa tra popolazioni e sesso anche durante il ciclo riproduttivo:
in Puglia, differentemente dalle altre aree di indagine (Sicilia e Spagna) che
non mostrano un andamento uniforme, si assiste ad un incremento costante
dell’home range tra le fasi biologiche dal periodo precedente alla deposizione
fino al periodo successivo all’involo dei pulli (Bermejo et al., 2016).
Gustin et al. (2014b) avevano già evidenziato differenze tra sessi nei
voli di alimentazione seguiti per 20 giorni durante il periodo riproduttivo e
nell’uso dello spazio nella popolazione delle Murge pugliesi: i 4 maschi hanno
effettuato spostamenti più veloci (96 vs 88 km/h) e hanno percorso una
maggiore distanza dalla colonia (18,7 vs 11,7 km) ad un’altezza dal suolo
maggiore rispetto alle 5 femmine (170 vs 135 m). La spiegazione fornita
per questo comportamento dipenderebbe nel minor dispendio energetico
da parte delle femmine necessario per l’ottimizzazione del rapporto costi/
benefici durante la riproduzione.
Il tracciamento contemporaneo, mediante dispositivi GPS, di individui di
colonie vicine ha evidenziato una marcata segregazione spaziale delle aree di
foraggiamento nella popolazione apulo-lucana (J.G. Cecere et al., dati inediti).
La quasi totale assenza di sovrapposizione degli home range suggerisce
che ad ogni colonia è associata una specifica area di foraggiamento, con
potenziali importanti implicazioni dal punto di vista conservazionistico. Come
mostrato in Figura 7, la diminuzione di qualità dell’habitat di foraggiamento
di una colonia potrebbe infatti essere difficilmente compensata sfruttando
altre aree circostanti, considerando che esse potrebbero essere utilizzate
da individui di altre colonie (J.G. Cecere et al., dati inediti).
Una simile segregazione delle aree trofiche tra colonie vicine è emersa
anche in Sicilia (Bondì & Sarà, 2016), dove le colonie vicine mostrano
differenze tra le distanze medie degli spostamenti legate agli ambienti trofici
che le circondano. In Sicilia, inoltre, sono emerse diversità nell’uso dello
spazio legate al sesso, con una massima segregazione spaziale tra sessi
nelle aree più prossime alla colonia (Bondì & Sarà, 2016).
Nel Portogallo meridionale è stata riscontrata una differenza nelle
distanze massime e nella dimensione dell’home range tra 3 colonie,
seguendo complessivamente 88 esemplari nella stagione riproduttiva: 6,2
km contro 1,8/1,9 km e 144 km2 contro 18.8/14.8 km2. Nel confronto
tra queste colonie, la distanza tra siti riproduttivi e trofici sembra influenzare
negativamente il successo riproduttivo e il trend della colonia anche dove la
30
disponibilità di siti idonei alla nidificazione non è un fattore limitante (Catry et
al., 2013). Anche nello studio di Bermejo et al. (2016) sembra emergere
una correlazione negativa tra il numero di pulli involati e la dimensione
dell’home range.
Per una popolazione della Grecia centrale localizzata in un’area
intensamente coltivata è stata osservata una differente preferenza
di ambiente trofico tra sessi e tra stadi riproduttivi negli esemplari di 5
differenti coppie (Vlachos et al., 2014): i movimenti di entrambi i sessi
Figura 7. Segregazione spaziale delle aree di foraggiamento di colonie di grillaio
vicine tra loro (Gravina in Puglia, Matera, Altamura). Ciascun poligono rappresenta
l’home range (MCP 95%) di un individuo tracciato con dispositivo GPS durante il
periodo riproduttivo. I dati di Matera si riferiscono alle stagioni riproduttive 2016
e 2017 (n = 25 individui in totale), mentre i dati delle colonie di Gravina in Puglia
(n = 9) e Altamura (n = 9) si riferiscono alla stagione riproduttiva 2016. La
posizione delle colonie è indicata con una stella gialla. I dati delle colonie pugliesi
sono stati raccolti nell’ambito dell’Azione D5 del progetto LIFE “Un falco per amico”
(LIFE11 NAT/IT/068) (J .G. Cecere et al., dati inediti).
31
risultavano non casuali durante l’incubazione mentre erano random durante
l’allevamento dei pulli. I maschi durante l’incubazione mostravano una
preferenza maggiore per gli habitat ecotonali, seguiti da altre tipologie per
ultime granturco e cereali, mentre nel periodo di insediamento la preferenza
ricadeva su cereali e margini. Le femmine, invece, preferivano i cereali
nel periodo di incubazione e meno le praterie, al contrario nel periodo di
insediamento la preferenza era per le praterie, mentre i cereali risultavano
l’ultima tipologia gradita.
I tracciati di 9 esemplari della popolazione di Gravina in Puglia, 4 maschi e
5 femmine, hanno mostrato che la specie, durante il periodo riproduttivo, ha
prevalentemente utilizzato terreni arabili non irrigati (65%) e pseudo-steppa
(prati magri intensamente pascolati da mandrie di bestiame: 29,5%) ed hanno
evidenziato leggere differenze nella scelta dell’ambiente trofico: rispetto alla
reale disponibilità delle differenti tipologie ambientali presenti nell’home range,
le femmine evitano le colture arboree ed i boschi e i maschi evitano molte
tipologie ambientali, compresi i seminativi, e preferiscono la pseudo-steppa,
come succede anche nella Spagna nord-orientale (Gustin et al., 2016b).
Lo scarso utilizzo dei seminativi nel periodo indagato è non solo dovuto al
fatto che, per altezza e densità delle piante, essi potrebbero offrire maggiore
rifugio alle prede e/o ostacolare le manovre di caccia del grillaio, ma anche
alla minore presenza di prede in seguito ai trattamenti di diserbanti. Ciò è
concorde con la diminuzione delle prede proporzionale all’intensificazione delle
pratiche agricole (Shrubb, 1980; Biber, 1996; Rodríguez et al., 2010).
Non si deve ritenere, però, che l’importanza dei cereali sia bassa per
il grillaio durante l’intero periodo di foraggiamento riproduttivo. Infatti già
Donázar et al. (1993) e Catry et al. (2012) hanno evidenziato come la
disponibilità di prede in questo habitat vari molto durante il ciclo colturale
con un valore massimo durante e nei giorni successivi la mietitura e con
quantità sufficienti durante la presenza delle stoppie.
Le aree agricole eterogenee e poco antropizzate con ampi campi di
cereali mietuti sono, in Sicilia, l’habitat maggiormente frequentato in estate
nel periodo pre-migratorio per le alte densità di grilli (Grylloderes brunneri)
e, nella strategia di conservazione del grillaio, assumono pari valenza delle
aree frequentate durante la riproduzione (Sarà et al., 2014).
Pur essendo una specie tipicamente diurna, vola di notte per raggiungere
i dormitori (Kopij, 2002) o durante le migrazioni (Sarà & Bondì, 2016) e
sono note attività notturne in aree urbane illuminate (Negro et al., 2000) ed
in aree naturali non illuminate (Gustin et al., 2014b): nel Parco Nazionale
dell’Alta Murgia è stato riscontrato che il grillaio effettua, durante il periodo
riproduttivo, spostamenti nelle aree trofiche anche durante le ore notturne,
con distanze percorse non differenti da quelle compiute nelle ore di luce.
Il grillaio è una specie fortemente gregaria che raggiunge alte densità di
esemplari non solo nelle colonie riproduttive; la specie ha, infatti, l’abitudine
di riunirsi in gruppi anche molto numerosi - fino a qualche decina di migliaia di
esemplari (Pilard et al., 2009) - in uno o pochi alberi vicini per trascorrere la
notte. I roost sono formati in gran parte del ciclo biologico del grillaio ed assumono
particolare rilevanza nel periodo della muta, nei quartieri di svernamento, nel
periodo pre-riproduttivo e riproduttivo (quando si aggiungono anche gli individui
non riproduttivi) e nel periodo post-riproduttivo e pre-migratorio quando sono
composti sia da giovani sia da adulti (Olea et al., 2004).
32
La localizzazione dei dormitori principali utilizzati durante il periodo
riproduttivo e post-riproduttivo può essere molto facilitata dalla marcatura
con dispositivi GPS, come testimoniato da uno studio condotto presso una
colonia dell’entroterra siciliano (Capodarso, Sicilia centrale) nel 2016, che
ha consentito di identificare alcuni dormitori precedentemente non noti
(Figura 8; D. Rubolini & M. Sarà, dati inediti).
La presenza di alberi singoli, piloni elettrici, cavi o antenne (per il roost, il
riposo, ecc.) vicino la colonia sembra essere gradita soprattutto nel periodo
successivo all’abbandono del nido fino a quello pre-migratorio (De Frutos et
al., 2009; Franco et al., 2005).
I roost sembrerebbero formati, tra gli esemplari riproduttivi,
prevalentemente dai maschi a cui si aggiungono le femmine soprattutto nel
periodo in cui i pulli superano i 15 giorni di vita e dopo l’abbandono del nido
(Bermejo et al., 2016).
La tutela dei siti in cui il grillaio effettua i dormitori, così come degli
habitat nelle sue immediate vicinanze, assume una particolare rilevanza
nella conservazione della specie anche perché gl’individui di ogni popolazione
sembrano essere particolarmente abitudinari, utilizzando gli stessi siti per
numerosi anni (De Frutos et al., 2009). Un tipico esempio di quanto detto
è il pino domestico (Pinus pinea) al centro di una rotatoria di Matera che è
utilizzato continuativamente da oltre 30 anni (M. Bux, com. pers.).
Figura 8. Identificazione dei roost notturni riproduttivi e post-riproduttivi (cerchio
bianco) dei grillai nidificanti nella colonia di Capodarso (Sicilia centrale; ZPS ‘Monte
Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale’, ITA050004) mediante tracciamento
individuale con dispositivi GPS. In giallo sono evidenziate tutte le posizioni di roost
notturno degli individui equipaggiati con GPS (n = 10), nidificanti nella colonia di
Capodarso nel 2016 (le posizioni dei nidi sono indicate con stelle rosse). Dati raccolti
nell’ambito dell’Azione D5 del progetto LIFE “Un falco per amico” (LIFE11 NAT/
IT/068) (D. Rubolini & M. Sarà, dati inediti).
33
2.2.8 Movimenti e aree di svernamento
Sebbene alcuni individui rimangano a svernare in Spagna, Italia
meridionale, Turchia meridionale e Malta, la specie è tipicamente
migratrice a lungo raggio con quartieri di svernamento nell’Africa subSahariana, principalmente in Senegal, Mauritania, Mali occidentale e Niger;
gli uccelli dell’Europa orientale e dell’Asia, invece, si concentrano in Africa
meridionale: Botswana, Namibia, Sudafrica (Cramp & Simmons, 1980;
Palumbo, 1997; Pilard et al., 2004; Pilard et al., 2005; Rodríguez et al.,
2009; Iñigo & Barov, 2010). Un recente lavoro ha stimato che in un’area
centrale del Senegal di 17,000 km2, nel periodo 2009-2013, hanno
svernato 36.000 individui che rappresentano il 50% della popolazione
europea (Augiron et al., 2015).
Arriva in Italia dai quartieri di svernamento a partire da fine febbraioinizi di marzo, ma con numeri più consistenti da metà marzo-inizi di
aprile; le colonie vengono abbandonate tra fine luglio e agosto ma la
migrazione inizia dopo la metà di agosto, raggiunge un massimo in
settembre-ottobre, ma si protrae fino a novembre (Brichetti & Fracasso,
2003; Sarà et al., 2014).
Alcuni esemplari marcati in Spagna hanno evidenziato una migrazione
autunnale più lunga di quella primaverile: in autunno si registra un
minore numero di giorni di viaggio e soste più lunghe; in primavera
si registrano maggiori distanze giornaliere dovute al prolungamento
del volo anche in ore serali, piuttosto che ad una maggiore velocità
(Limiñana et al., 2012).
L’osservazione di esemplare marcato con anello colorato da pullo nella
Piana di Gela il 16-6-12 e osservato il 5-9-12 sugli altopiani pesaresi
dell’Appennino umbro-marchigiano (osservatore; S. Ceccucci) indica la
possibilità di una dispersione post-natale di notevole entità, ancora da
studiare nel dettaglio soprattutto con lo sviluppo della telemetria.
I movimenti migratori dei grillai italiani sono stati studiati mediante
applicazione di dispositivi GPS in colonie siciliane e pugliesi (Sarà &
Bondì, 2016; Bondì et al., in prep.). L’area di svernamento è localizzata
nella regione del Sahel centro-occidentale, in particolare tra Mauritania
e Niger. Gli spostamenti durante lo svernamento sembrano essere di
entità molto variabile tra individui, con alcuni dei quali che trascorrono
l’intero periodo nella stessa area e casi di spostamenti cospicui (Figura
9). La migrazione primaverile sembra essere più lenta rispetto a quella
autunnale, e con un maggior numero di soste, che risultano anche più
prolungate. I siti di stopover sono situati prevalentemente in aree agricole
(oasi) (Bondì et al., in prep.).
La popolazione italiana svernante è stimata in 40-70 individui (Brichetti
& Fracasso, 2003), sebbene largamente basata su informazioni un po’
datate: un contingente di circa 20-40 individui svernava in Sicilia (Ciaccio et
al., 1983), mentre 20-30 erano gli individui che svernavano tra Basilicata e
Calabria (Palumbo, 1997), svernamenti anche in Sardegna, Abruzzo-Molise,
Campania, con numeri varianti da un anno all’altro in relazione alle condizioni
climatiche; non è noto se si trattava di individui residenti, sebbene Chiavetta
(1981) consideri questa specie parzialmente stazionaria. Recentemente
lo svernamento di un piccolo contingente di grillai si considera regolare in
34
Sicilia, soprattutto nella porzione sud-orientale, con 45 osservazioni per un
totale di una cinquantina di individui (Morganti et al., 2017).
Gli spostamenti migratori del grillaio vengono effettuati in piccoli gruppi
o stormi lassi, a volte formati anche di centinaia di individui; sono stati
osservati anche ad altitudini maggiori di 2000 m. (Iñigo & Barov, 2010).
Il grillaio ha una spiccata filopatria, con gli adulti che tendono a rioccupare
la colonia riproduttiva frequentata l’anno precedente ed i giovani alla loro
prima riproduzione che si disperdono molto poco rispetto alla colonia nativa,
con una distanza massima registrata di 136 km (Serrano et al., 2003). Nella
popolazione siciliana sembrerebbe, però, che l’intensificazione delle pratiche
agricole nelle aree circostanti le piccole colonie potrebbe determinare una
minore filopatria dei giovani che tendono ad abbandonare le colonie dove
sono nati inducendo così un più basso coefficiente di parentela tra gli individui
che vivono in una stessa colonia (Di Maggio et al., 2016).
Sono noti, però, anche casi in cui la distanza tra la colonia di nascita
e quella riproduttiva è decisamente elevata, più di qualche centinaio di
chilometri. Un caso è quello rappresentato da un esemplare femmina nata
nel 2010 a Montescaglioso (vicino Matera) e riosservata come nidificante
nel Parmense l’anno successivo (Gustin et al., 2011); un secondo caso è
riferibile ad un maschio nato nella Piana di Gela (Sicilia) nel 2012 e ricatturato
(da D. De Rosa) nidificante in una colonia nei pressi di Sassari nel 2016.
Figura 9. Movimenti migratori di grillai delle colonie siciliane (n = 4) e pugliesi (n
= 3) tracciati mediante dispositivi GPS. Ciascun individuo è rappresentato da un
diverso colore. Linee continue: migrazione autunnale e movimenti nelle aree di
svernamento; linee tratteggiate: migrazione primaverile. I dati relativi agli individui
pugliesi sono stati raccolti nell’ambito dell’Azione D5 del progetto LIFE “Un falco
per amico” (LIFE11 NAT/IT/068) (S. Bondì et al., dati inediti).
35
2.3 Minacce e fattori limitanti
Come riportato da Iñigo & Barov (2010) la principale causa del declino
del grillaio a livello europeo consiste nell’impoverimento dell’habitat trofico
a causa dell’intensificazione delle pratiche agricole e della sostituzione di
colture ideali (prati-pascoli e cerealicoltura tradizionale) alla specie con
altre più alte, dense e irrigue (girasole, mais, vigna ed altre colture arboree
perenni come gli ulivi) che hanno portato alla diminuzione delle prede
e a una loro più difficoltosa individuazione e cattura. L’intensificazione
agricola comporta anche un maggior uso di pesticidi e presidi chimici
delle colture irrigue che inquinano la catena trofica del grillaio e possono
produrre casi d’intossicazione acuta e mortalità per ingestione di prede
contaminate (cfr. § 2.3.3).
Un secondo fattore limitante risiede nella disponibilità di siti riproduttivi
idonei in numero e caratteristiche tali da limitare la competizione e la
predazione (Serrano et al., 2004; Franco et al., 2005). Questo fattore non
sembra essere importante in parecchie aree dell’Italia meridionale, Sicilia e
Sardegna, dove il grillaio sfrutta habitat di pascolo e gariga, nidificando in
pareti rocciose e piccoli manufatti antropici dispersi nel territorio. Tuttavia,
nei centri storici dell’Italia meridionale, soprattutto Puglia e Basilicata, il
restauro di chiese, palazzi storici ed altri edifici pubblici e privati può divenire
un grave problema ed interessare colonie di grandi dimensioni.
A quanto sopra richiamato, occorre aggiungere le minacce ed i fattori
limitanti che operano nelle aree di svernamento africane che devono essere
ancora meglio indagati.
Nonostante il grillaio abbia manifestato una grande capacità di ripresa
dopo l’adozione di opportune misure di conservazione (Iñigo & Barov, 2010),
tanto da essere stato recentemente declassato da specie vulnerabile a
specie a minore preoccupazione per il suo stato di conservazione, appare
comunque necessario estendere gli interventi di conservazione sull’intero
areale di questa specie, soprattutto in alcune aree italiane interessate da
intensificazione agricola (ad esempio Piana di Gela in Sicilia) e nei paesi
balcanici e centro-europei. In questi paesi la situazione è abbastanza grave
come attestato dal recente workshop internazionale tenutosi a Plovdiv
(Bulgaria) nell’ottobre 2016.
Le minacce e i fattori limitanti esposti nei paragrafi seguenti sono
schematicamente riassunti nella tabella a pagina 60.
2.3.1 Perdita di habitat trofici durante la nidificazione e la pre-migrazione
Il principale habitat trofico del grillaio è rappresentato da prati aridi
pascolati e tutte quelle aree aperte dove la vegetazione è bassa o assente
(cereali dopo il raccolto, ortaggi, carciofeti, medicai, ecc.) ed aree ecotonali
dove risulta facile l’individuazione e la cattura delle prede. La specie si
mostra abbastanza plastica e, a seconda del ciclo biologico del grillaio, delle
sue prede e delle colture, si verificano cambiamenti nella scelta degli habitat
trofici nella stessa stagione ed in aree geografiche differenti; differenze nella
preferenza di habitat sono state evidenziate anche tra i sessi.
36
Le modifiche ambientali sono ritenute essere il principale rischio a livello
europeo; le cause che possono determinare la perdita di aree idonee possono
essere varie: sviluppo infrastrutture e aree antropizzate, ampliamento degli
impianti irrigui - che portano a trasformazioni agrarie verso colture meno
idonee come il mais, girasole e, soprattutto, colture arboree - e forestazioni
(Iñigo & Barov, 2010).
La sostituzione di colture annuali più basse e raccolte nel periodo di
riproduzione del grillaio, come grano ed orzo, con altre che si mostrano
più alte e dense, come mais e girasole oppure con nuove cultivar di grano,
porta ad una minore facilità di cattura delle prede. Analogo effetto può avere
l’abbandono della coltivazione delle terre e del pascolo che sono seguite
dall’incremento dei cespuglieti di invasive (liquirizia, ailanto, ecc.).
L’effetto di queste trasformazioni si manifesta principalmente se vengono
effettuate nei pressi delle colonie con conseguenti maggiori costi energetici
della caccia che deve essere effettuata in aree a maggiore distanza. Da più
parti si rileva la necessità di mantenere dei buffer di habitat idoneo intorno
alle colonie riproduttive (ad es. Catry et al., 2014).
La bonifica di piccole zone umide nelle aree agricole, quali fossi, canali e
stagni, in alcuni contesti potrebbe ridurre la disponibilità di prede a causa
della perdita di vegetazione naturale (Iñigo & Barov, 2010).
Le modifiche ambientali sopra riportate hanno forti ripercussioni sul
successo riproduttivo e sulla fitness in generale (Iñigo & Barov, 2010).
Rilevanza: alta
Figura 10. Maschio di grillaio con preda (Foto di Giuseppe La Gioia).
37
2.3.2 Degrado di habitat trofici durante la nidificazione e la pre-migrazione
Anche una non idonea gestione degli habitat, senza arrivare alla loro
definitiva perdita, può apportare un impatto negativo al grillaio riducendone
il successo riproduttivo.
Per esempio, la perdita di complessità strutturale dell’habitat per
l’eliminazione di tare aziendali o per una maggiore uniformità delle colture
agricole insieme all’abbandono delle tecniche di rotazione e del set-aside
riducono fortemente la disponibilità di prede. Anche il sovrapascolo,
soprattutto in anni asciutti, può causare lo stesso problema.
Rilevanza: alta
2.3.3 Pesticidi ed altri inquinanti nella rete trofica
L’uso di pesticidi nelle pratiche agricole irrigue e nelle monocolture di
specie orticole può arrecare sia un impatto negativo diretto che indiretto.
Infatti, sebbene Iñigo & Barov (2010) ritenessero basso l’impatto diretto per
l’assenza di livelli letali di inquinanti nei tessuti di individui di questa specie, tra
il 2013 e il 2016, nel sud della Sicilia, l’uso di pesticidi ha causato la morte
di intere colonie per eventi di intossicazione acuta da esteri fosforici ed altri
principi attivi (Sarà, dati inediti). L’impatto indiretto dell’uso dei pesticidi sul
grillaio (specie fondamentalmente insettivora), invece, come noto da tempo
(Donázar et al., 1993, Tella et al., 1998), riduce fortemente il numero
delle sue prede: la ridotta produttività delle aree soggette a trattamento con
pesticidi influenza fortemente il tasso di crescita di una popolazione agendo
direttamente a discapito degli adulti ma anche con prevedibili ripercussioni
sui parametri riproduttivi, sulla sopravvivenza dei giovani e sulla capacità di
ingrasso pre-migratori (Hiraldo et al., 1996).
L’uso dei pesticidi e di altri inquinanti nella rete trofica accoppiato ai
cambiamenti colturali in atto e in potenza, sembra essere uno dei principali
fattori di impatto sul grillaio in Italia.
Rilevanza: alta
2.3.4 Perdita di siti riproduttivi e disturbo antropico
Le maggiori colonie riproduttive italiane (ad es. Matera circa 1.000
coppie) sono altamente sinantropiche e si riproducono quasi esclusivamente
su manufatti di antica costruzione, sia in contesti urbani che agricoli, dove
occupano prevalentemente sottotetti e nicchie nelle pareti, condividendo o
contendendo gli spazi con il piccione di città. Le ristrutturazioni di tali edifici,
necessarie per la stabilità degli stessi o per impedire l’accesso ai piccioni di
città per motivi di igiene, vengono effettuate quasi sempre senza tener conto
delle necessità ecologiche del grillaio a cui, assieme al piccione di città, ne
viene precluso l’uso. Minore importanza, ma analogo risultato, produce, d’altro
canto, la mancata ristrutturazione degli stessi quando ne determina il crollo
totale o, quantomeno, delle parti più idonee per la nidificazione del grillaio.
38
In alcune aree si sono intraprese alcune azioni tese a ridurre questa
problematica (cfr. § 2.4.2), compresa l’installazione di idonei nidi artificiali,
con materiali resistenti all’usura e che necessitano di minima manutenzione
negli anni (per es., Bux et al. 2008b).
La ridotta disponibilità di siti idonei alla nidificazione è stata la causa del
declino di una popolazione portoghese (Franco et al., 2005) così come
è stato anche dimostrato che il successo riproduttivo è condizionato, tra
gli altri fattori, dalla localizzazione del nido all’interno di uno stesso edificio
(Sarà et al., 2012). Appare ovvio, quindi, che al venir meno di siti idonei
alla riproduzione, aumenta la competizione con altre specie e diminuisce
la possibilità di scelta offerta al grillaio, inducendolo ad abbandonare la
colonia oppure ad occupare siti non totalmente idonei. Infatti fattori limitanti
quali l’eccessivo riscaldamento del nido e la predazione possono ridurre
fortemente il successo riproduttivo pur se il numero di riproduttori è alto
(Campobello et al., 2012; Campobello et al., 2015; Catry et al., 2015).
Inoltre, una maggiore disponibilità di siti idonei può incrementare sia il
numero che la densità di coppie nidificanti, con un plausibile incremento
della sopravvivenza dei nidiacei (Di Maggio et al., 2013), ma anche la
sopravvivenza annuale degli adulti (Hiraldo et al., 1996; Prugnolle et al.,
2003; Serrano et al., 2005b).
Le nidificazioni effettuate nei sottotetti o in altri spazi di edifici facilmente
accessibili da parte dell’uomo, o dei suoi animali da compagnia, possono
essere soggette ad un disturbo che, se intenso e perdurante, può portare
all’abbandono della nidificazione. Tuttavia la principale causa di impatto sulle
Figura 11. Nidiata di 5 pulli in un un sottotetto nel centro storico di Santeramo in
Colle in provincia di Bari (Foto di Michele Bux).
39
covate e, quindi, sul successo riproduttivo è da ricercare nella interdizione dei
siti ai riproduttori durante la fase di cova o di allevamento dei pulli effettuata
dall’uomo per motivi igienici (di solito dovuti alla contemporanea presenza
dei piccioni di città) o per semplice ignoranza del problema. La semplice
protezione assegnata al grillaio non è sufficiente a ridurre tale minaccia.
Minore probabilità di disturbo si verifica invece negli edifici rurali
abbandonati o nelle pareti naturali.
Va sottolineato, infine, che gli edifici rurali abbandonati si deteriorano
nel tempo e/o vengono vandalizzati; e crollando diminuiscono il numero di
siti potenziali per la nidificazione. Per esempio la Pianura Padana centromeridionale (Mantova, Modena e Ferrara) è stata interessata nel 2012
da un forte terremoto che ha determinato la successiva demolizione dei
vecchi edifici danneggiati o pericolanti tra cui quelli che ospitavano colonie
di grillaio o erano potenziali siti di nidificazione. Tali demolizioni, effettuate
grazie allo stanziamento di appositi fondi per la ricostruzione, che non hanno
tenuto conto del possibile impatto su specie protette come il grillaio, hanno
significato una seria minaccia per la sussistenza di una piccola popolazione
di questa specie (50 coppie) nell’area.
Rilevanza: alta
2.3.5 Perdita dei roost e disturbo antropico
I roost sono formati, spesso in ambienti urbani, in gran parte del ciclo
biologico del grillaio ed assumono particolare rilevanza nel periodo
della muta, nei quartieri di svernamento, nel periodo pre-riproduttivo e
riproduttivo e nel periodo post-riproduttivo e pre-migratorio (Olea et al.,
2004). In ambienti urbanizzati si è verificato, in taluni casi, che venissero
eliminati dall’uomo per motivi di igiene o per motivi legati strettamente ad
aspetti di gestione del verde urbano senza tenere conto delle esigenze
ecologiche del grillaio.
Sebbene non siano noti in letteratura disturbi volontari ai roost, non si
esclude la possibilità che siano più frequenti di quanto non si pensi e che si
sommino, quindi, con effetti importanti a quelli involontari. Infatti nell’area
delle Murge vi sono più casi documentati di disturbo diretto ai roost (M.
Bux, com. pers.):
• uno dei dormitori storici di Altamura (nel parcheggio dell’Hotel Svevia)
ha subito numerosi interventi diretti per allontanare i grillai che alla
lunga hanno portato alla parziale distruzione del roost con conseguente
abbandono (almeno nel periodo pre-riproduttivo);
• l’albero-dormitorio sito nel giardino di una villa storica di Santeramo in
Colle è stato abbattuto in piena stagione riproduttiva;
• a Cassano delle Murge il dormitorio storico si trova in un parco
pubblico ed è spesso oggetto di interventi al fine di renderlo inospitale
ai grillai; dopo l’abbattimento di 2 degli alberi dormitorio, infatti, ripetuti
interventi di sfoltimento della chioma stanno portando alla morte anche
l’ultimo albero.
Maggiori sono i casi di interventi antropici sugli alberi che ospitavano
roost di grillaio non direttamente finalizzati all’allontanamento degli stessi
40
che hanno portato alla loro eliminazione o comunque all’abbandono del
sito e, quindi, alla conseguente necessaria ricerca di un’alternativa, che
potrebbe non disporre delle medesime qualità.
La così alta tendenza a formare roost durante gran parte del ciclo
biologico annuale e l’abitudine nella scelta dei siti nel corso di svariati anni
fanno ritenere che tale comportamento sia molto importante per la specie
ed assume, quindi, una grossa rilevanza per la conservazione del grillaio (De
Frutos et al., 2009).
Figura 12. Uno dei principali alberi posatoio di Gravina in Puglia (Foto di Giuseppe La
Gioia).
41
Nonostante non siano noti con precisione gli effetti della perdita di siti di
roost o del disturbo antropico agli stessi è possibile ritenere che possano
portare alla riduzione della fitness e ad una più alta mortalità durante la
migrazione (Iñigo & Barov, 2010; Sarà et al., 2014).
Rilevanza: alta
2.3.6 Cambiamenti climatici
Per il grillaio la maggiore frequenza delle ondate di calore estremo dovuta
ai cambiamenti climatici globali può rappresentare una grave minaccia. Infatti
è stato dimostrato che l’esposizione ad alte temperature provoca un alto
impatto sulla sopravvivenza, sull’accumulo di massa e sugli stress fisiologici
della riproduzione; l’evidenza maggiore è stata riscontrata con l’innalzamento
della mortalità al 36% durante ondate di caldo (Catry et al., 2015).
Inoltre, condizioni di eccessivo caldo e aridità in marzo ed aprile, durante
l’avvio della riproduzione, possono determinare cambiamenti nell’uso del
suolo con ripercussioni negative sul grillaio (Sarà, 2010).
Un recente studio a scala nazionale (Morganti et al., 2017) fa emergere
che, sul breve periodo, il cambiamento climatico possa favorire l’espansione
a NNE della popolazione italiana, in quanto vaste aree climaticamente
idonee non sono occupate dalla specie (fatto che confermerebbe la recente
colonizzazione della Pianura Padana nord-orientale). Sul medio periodo, il
cambiamento climatico rappresenta una minaccia per la specie in quanto
riduce la quantità di pioggia nel periodo critico della riproduzione. Tutte le
previsioni convergono nello stimare una fortissima contrazione (-40% in
media) delle aree climaticamente idonee alla riproduzione, a partire proprio
dalle zone che ad oggi sono occupate dal principale contingente riproduttivo
italiano (Basilicata, Puglia, Sicilia sud-orientale). Il contingente svernante
invece sarà favorito dall’aumento delle temperature invernali.
Il cambiamento climatico ha ripercussioni anche sulle aree di svernamento
e di conseguenza sulla probabilità di sopravvivenza dei giovani che è
strettamente correlata con la quantità di piogge nel Sahel (Mihoub, 2010).
Rilevanza: alta
2.3.7 Collisione con impianti eolici ed elettrocuzione
Iñigo & Barov (2010) ritengono che la collisione con impianti eolici sia un alto
fattore di impatto in Italia, ma ad oggi non esistono studi che possano confermare
o smentire questa indicazione. In Francia, esistono alcuni casi di collisione e
sperimentalmente le turbine eoliche per limitare l’impatto sono provviste di
dissuasori acustici che, nonostante sembrino ridurre i casi di mortalità, non
sono risolutivi (Pilard et al., 2016). Quindi va messo nel conto che localmente si
possano verificare impatti mortali con le pale degli aerogeneratori. Il continuo e
massiccio proliferare di centrali eoliche, anche in aree largamente frequentate
dal grillaio - come nelle Murge, nell’Area delle Gravine in Puglia, in provincia di
Foggia o nelle aree interne collinari della Sicilia - unito all’incremento numerico
42
e l’espansione di areale registrata dalla specie, inducono a ritenere che tale
potenziale impatto non sia particolarmente incisivo a livello di popolazione. Inoltre,
seppur non si possano escludere singoli casi di mortalità, osservazioni personali
di cospicui numeri di grillaio, sia all’interno di centrali eoliche e, addirittura, al di
sotto delle pale degli aerogeneratori, fanno ritenere basso, se non addirittura
nullo, l’impatto indiretto dovuto ad abbandono di habitat idonei o ad un possibile
ruolo di barriere artificiali ed ostacolo per gli spostamenti.
A riprova di ciò, l’unica colonia nota per la Calabria insiste su manufatti
posti nel perimetro di più centrali eoliche confinanti senza che queste
abbiano limitato la colonizzazione della specie.
Sono noti in paesi diversi dall’Italia casi di elettrocuzione di grillai su
cavi elettrici - p. es. in Portogallo 16 uccelli furono trovati folgorati in
un mese (Iñigo & Barov, 2010) - ciononostante per il nostro paese tali
incidenti risultano numericamente scarsi e localizzati, probabilmente sia per
mancanza di studi specifici che per le diverse caratteristiche tecniche delle
linee elettriche: solo pochi casi sono stati infatti registrati nel centro di
recupero della fauna selvatica in Puglia (Camarda, dati inediti).
Rilevanza: bassa
2.3.8 Illeciti contro gli uccelli selvatici
L’abbattimento con arma da fuoco di individui di grillaio, sebbene illegale,
è considerato una minaccia per la specie a livello generale (Tucker &
Goriup, 2005) e, nel Piano d’Azione europeo (Iñigo & Barov, 2010), come
una minaccia di livello medio in Italia, sebbene non fosse presente nella
versione precedente (Biber, 1996). Alla luce delle odierne acquisizioni, si
ritiene, invece, che, almeno per le popolazioni italiane, il bracconaggio sia
ininfluente. Ad esempio, su oltre 10.000 ingressi in 13 anni al Centro di
Recupero di Ficuzza, nei pressi di una importante popolazione siciliana, solo
lo 0,2% erano attribuibili a grillai e nessuno di questi individui presentava
diagnosi di ferite da arma da fuoco (Sarà, dati inediti). Il Centro di Recupero
della Regione Puglia ha registrato, nel periodo 2013-2015 centinaia di
ricoveri di grillaio all’anno, ma quasi esclusivamente riferibili a pulli caduti dal
nido e non ancora autosufficienti o svezzati solo da pochi giorni, mentre gli
adulti non raggiungono il 20% dei ricoveri; tra gli adulti le principali cause
di ricovero sono attribuibili a lesioni traumatiche, ma anche a gravissime
lesioni da elettrocuzione; nessun caso di ricovero per colpo d’arma da fuoco
è stato registrato (Camarda, dati inediti).
Anche il bracconaggio a danno di individui migratori sembra non
essere rilevante in Italia; non si conosce, però, l’entità del fenomeno
nelle aree di svernamento.
Fra le azioni illecite, con una certa frequenza, si è registrato, in colonie
siciliane, il furto di pulcini.
Rilevanza: bassa/nulla
media/alta in Sicilia
43
2.3.9 Minacce nel periodo migratorio e di svernamento
Numerosi sono i fattori limitanti e le minacce che agiscono sulla specie
nelle aree di svernamento e di transito migratorio. La sopravvivenza annua,
e in particolare quella giovanile, sembra ad esempio essere negativamente
correlata al quantitativo di piogge nel Sahel, una delle più importanti aree
di svernamento del grillaio (Mihoub et al., 2010). A fattori di mortalità di
origine naturale, si sommano nelle aree di svernamento e sosta importanti
minacce di origine antropica quali l’elevato uso di pesticidi ed altre forme di
degrado e trasformazione dell’habitat (Iñigo & Barov, 2010). Nonostante
queste evidenze, le conoscenze attuali circa l’ecologia del grillaio e i fattori
ambientali ad esso associati sono tuttora molto scarse. Incrementare l’attività
di ricerca per colmare tali lacune al fine di pianificare e indirizzare azioni
concrete di conservazione risulta di vitale importanza per la conservazione
della specie. Appare inoltre chiaro come solo un approccio trans-nazionale
e trans-continentale possa garantire una effettiva riuscita delle azioni di
conservazione del grillaio.
Rilevanza: alta
2.4 Azioni realizzate
2.4.1 Tutela legale della specie
Il grillaio in Italia è soggetto alla massima protezione offerta dalle
convenzioni internazionali e dalle direttive europee più estesamente trattate
nel paragrafo 2.1: appendice II della Convenzione CITES, appendice II della
Convenzione di Bonn, appendice II della Convenzione di Berna , allegato I della
Direttiva Uccelli (2009/147/CE), categoria I del Protocollo d’intesa sulla
conservazione degli uccelli da preda migratori in Africa ed Eurasia. Inoltre,
è specie particolarmente protetta ai sensi della legge di regolamentazione
dell’attività venatoria (L. 157/92).
Infine, il principale habitat naturale frequentato dal grillaio, la pseudosteppa,
è protetto ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE (“Pseudo-steppe with
grasses and annuals of the Thero-Brachypodietea” - codice Natura 2000:
6220) e spesso incluso nei SIC.
Il grillaio risulta pertanto protetto in Italia da un discreto numero di ZPS e
SIC. Iñigo & Barov (2010) affermavano che dal 10 al 50% della popolazione
italiana nidificava in IBA, dal 50 al 90% nelle ZPS e dal 70 all’ 80% nelle
aree protette nazionali; attualmente tali percentuali sono probabilmente
parzialmente ridotte poiché, come detto, si è registrata una notevole
espansione di areale della specie, anche e soprattutto in aree non protette.
La Regione Puglia, dove risiede dal 55 al 60 % della popolazione italiana
(cfr. Tabella 3), ha emanato un regolamento - il n. 24 del 28 settembre
2005 “Misure di conservazione relative a specie prioritarie di importanza
comunitaria di uccelli selvatici nidificanti nei centri edificati ricadenti in proposti
Siti di importanza Comunitaria (pSIC) ed in Zone di Protezione Speciale
(Z.P.S.)” – che disciplina alcune attività antropiche, tra cui le ristrutturazioni
44
di edifici idonei alla nidificazione nelle principali aree riproduttive del grillaio,
a tutela di questa specie. Tale regolamento è in fase di miglioramento quale
attività specifica del Life “Un falco per amico” (cfr. § 2.4.2).
Anche i Comuni di Matera e Montescaglioso (MT) in Basilicata, come
frutto del Progetto LIFE Nature «Rapaci lucani», hanno integrato nei loro
regolamenti edilizi norme di tutela dei siti riproduttivi del grillaio.
2.4.2 Azioni di conservazione
In Italia i primi interventi mirati alla protezione dei siti riproduttivi sono
stati effettuati in Basilicata, nei comuni di Matera e Montescaglioso,
grazie al LIFE Nature “Rapaci lucani” (2005-2009) che ha fornito
il necessario supporto per la stesura di adeguate norme edilizie per
proteggere ed incrementare i siti di nidificazione del grillaio nonché
l’installazione di 2.000 nidi artificiali appositamente progettati e realizzati;
questo progetto ha, inoltre, permesso la realizzazione di un centro di
riproduzione e recupero per i grillai e lo sviluppo di una forte e duratura
sensibilizzazione (Iñigo & Barov, 2010).
Nel 2006 ha preso avvio anche il Progetto biannuale, finanziato da
P.O.R. Puglia 2000-2006, Piano d’azione per interventi di recupero
ambientale nell’area delle “Rupi di San Mauro” che è all’interno del SIC
“Montagna spaccata e Rupi di San Mauro” (Codice IT9150008), nel
comune di Sannicola (LE). Il progetto, tra l’altro, prevedeva un tentativo
di reintroduzione del grillaio per mezzo del rilascio in natura di giovani
grillai, provenienti da un apposito programma di riproduzione in cattività
e da colonie delle Murge, attraverso il metodo dell’hacking effettuato
con l’ausilio di una struttura in legno appositamente realizzata all’interno
del SIC, dotata di numerosi nidi artificiali. Tale progetto non ha portato
all’insediamento del grillaio nell’area interessata, ma ha probabilmente
contribuito alla colonizzazione del centro abitato di Sannicola vicino
all’area di intervento.
Nella Puglia settentrionale, grazie al progetto LIFE “Rapaci del
Gargano”, è stata effettuata una attività di restocking con circa 450
individui dal 2007 al 2015.
L’installazione di nidi artificiali per grillai è stata effettuata anche dalla
LIPU nell’area delle Murge pugliesi, dapprima grazie ad un finanziamento
della Fondazione Peretti (Gustin, 2006) e successivamente col contributo
del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Dal 2014 ulteriori nidi artificiali sono stati installati nei comuni di Gravina
in Puglia ed Altamura (sempre nel PN dell’Alta Murgia) grazie al progetto
LIFE “Un Falco per amico”, che ha permesso di effettuare anche azioni
di tutela a favore dei roost: i tecnici incaricati, infatti, oltre a fornire ai
due comuni interessati un elenco aggiornato ed una descrizione dettagliata
degli alberi dormitorio, hanno fornito un servizio di consulenza nel caso di
richieste di taglio e/o potatura fatte dai proprietari dei terreni in cui erano
presenti tali alberi.
Sempre il progetto LIFE “Un falco per amico” ha permesso di incrementare
e rendere più efficiente l’attività di recupero dei grillai rinvenuti in difficoltà
(soprattutto giovani caduti dal nido), il loro trasferimento immediato al centro
45
di recupero della Regione Puglia, al quale ha contribuito sostanzialmente
anche per il miglioramento dell’ambulatorio. Infine, tale progetto ha
permesso la stesura del presente Piano d’Azione.
L’azione positiva di recupero dei pulli di grillaio, provenienti soprattutto
dalle coppie nidificanti in ambiente urbano, effettuata nell’ambito del progetto
LIFE “Un falco per amico” andrebbe potenziata ed esportata, con protocolli
ad hoc, presso i centri di recupero della fauna selvatica in difficoltà delle
varie regioni italiane. Quest’azione di recupero agirebbe positivamente sulla
mortalità giovanile, riducendola, soprattutto nei contesti in cui il grillaio si
sta espandendo (Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Calabria).
2.4.3 Monitoraggio e studio
La popolazione apulo-lucana di grillaio è monitorata, sebbene
non in maniera sistematica, già da alcuni decenni, prima ad opera
dell’Associazione Terre del Mediterraneo (coordinamento di Antonio
Sigismondi) e successivamente, da 5 anni, dalla LIPU, su incarico del
Parco Nazionale dell’Alta Murgia, che ha anche finanziato i primi studi di
telemetria su questa specie in Puglia (Gustin et al., 2014b,c,d; Gustin et
al., 2016b). Le popolazioni di Gravina in Puglia e Altamura sono state più
approfonditamente indagate a partire dal 2014 grazie al LIFE “Un falco
per amico” che ha visto anch’esso la realizzazione di studi di telemetria
(Bermejo et al., 2016). Dal 2016 ISPRA, Università di Milano e Univeristà
di Padova svolgono in stretta collaborazione diverse attività di ricerca e
monitoraggio della popolazione nidificante a Matera.
In Sicilia studi più sistematici di quelli fino ad allora realizzati sono stati
avviati nel decennio scorso con il progetto “Gestione della Biodiversità e
degli habitat d’interesse comunitario (SIC e ZPS)” svolto dall’Università di
Palermo negli anni 2004-2009 e sono continuati col “Piano di Gestione
di SIC/ZPS ITA050001- ITA050011 - ITA050012”, cioè presso le aree
dove vive la più corposa popolazione siciliana, progetto svolto negli anni
2008-2009 (Iñigo & Barov, 2010). Successivamente sono continuati
con il Progetto di Ricerca del MIUR (PRIN 2010/2011 - 20108TZKHC
dal titolo “Effetti del clima su popolazioni di specie-modello di fauna
omeoterma: sviluppo di modelli predittivi legati ai cambiamenti climatici”,
in cui il grillaio era una delle specie-target.
2.4.4 Attività di comunicazione ed educazione
I progetti richiamati nel paragrafo relativo alla protezione dei siti riproduttivi
e dei roost, oltre ad interventi di conservazione, hanno tutti sviluppato vari
interventi di sensibilizzazione alle tematiche ambientali e alla conservazione
del grillaio in particolare.
Il progetto LIFE “Un falco per amico” ha continuato l’attività di
sensibilizzazione sia nei confronti dei cittadini dei due comuni interessati,
Gravina in Puglia e Altamura, che nei confronti degli agricoltori per
stimolarli ad adottare le migliori pratiche per la conservazione del grillaio
in Puglia. Tale attività è stata calibrata in funzione delle risposte ad un
46
questionario appositamente redatto e distribuito a circa 200 cittadini
per ciascuna delle due città, che ha permesso di valutare il reale grado
di conoscenza del grillaio, delle sue problematiche, dei suoi rapporti con
l’uomo e l’agricoltura, nonchè il grado di interesse pubblico verso questa
specie. Tale approccio era stato già realizzato dalla LIPU all’interno del
progetto con la Fondazione Peretti “Un falco per amico” (Gustin, 2006;
Manghetti et al., 2009).
Figura 13. Maschio di grillaio su posatoio (Foto di Giuseppe La Gioia).
47
3. OBIETTIVI E AZIONI
3.1 Scopi del Piano d’Azione
La finalità del Piano d’Azione è quella di consolidare l’attuale stato di
conservazione del grillaio in Italia, riducendo gli impatti di natura antropica
ancora presenti, potenzialmente capaci di incidere negativamente anche
sulle popolazioni più grandi in tempi brevi.
Più in particolare si vogliono perseguire 2 obiettivi:
• avere una popolazione italiana di grillaio stabile e possibilmente in incremento
nei prossimi 10 anni e più in particolare: a) mantenere stabili le popolazioni
più grandi e attualmente in uno stato sicuro di conservazione (Basilicata,
Puglia e Sicilia); b) consolidare ed incrementare le popolazioni più piccole
(Sardegna); c) incrementare le popolazioni di recente insediamento
(Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Molise e Calabria);
• incrementare l’attuale areale di nidificazione favorendo la ricolonizzazione
di aree precedentemente abbandonate e la colonizzazione di nuove
aree potenzialmente idonee attraverso il miglioramento dei loro
habitat e il superamento di eventuali criticità presenti e di ostacolo
per l’insediamento della specie (scarsità di siti riproduttivi, eccesso di
disturbo antropico, ecc.).
Il Piano d’Azione Europeo per il grillaio (Iñigo & Barov, 2010) suggerisce
3 differenti risultati da ottenere in Italia per il raggiungimento degli obiettivi
principali: a) incremento del successo riproduttivo medio delle popolazioni;
b) incremento del tasso di sopravvivenza giovanile e mantenimento
almeno ai livelli attuali di quello degli adulti; c) incremento delle ricerche
prioritarie: stime e trend della popolazione nidificante; ricerche sulle misure
di conservazione; studi sulle rotte migratorie e i siti di stop-over (sosta e
dormitorio) e le loro minacce.
Prendendo spunto sia da quanto evidenziato a livello europeo sia
dalla distribuzione attuale e storica del grillaio in Italia si ritiene che gli
obiettivi generali del presente Piano d’Azione possano essere riassunti
nei seguenti punti:
• incrementare l’attuale areale riproduttivo favorendone l’espansione
attraverso il miglioramento ambientale delle aree che ospitano siti
potenzialmente idonei;
• incrementare il successo riproduttivo medio delle colonie attraverso la
gestione degli habitat trofici, la tutela dei siti riproduttivi e dei roost e
l’installazione di nuovi nidi artificiali;
• incrementare il tasso di sopravvivenza dei giovani nel loro primo anno di
vita oltre a mantenere almeno al livello attuale quello degli adulti; partendo
dal presupposto che entrambe le classi di età ragionevolmente dipendono
sia dalle condizioni ambientali delle aree di svernamento sia da quelle delle
aree frequentate durante il periodo pre-migratorio e post-riproduttivo;
anche in Italia risulta dunque di assoluta importanza favorire la presenza
di ambienti produttivi e capaci di fornire abbondanti risorse trofiche;
48
• migliorare il coordinamento nazionale ed internazionale del monitoraggio,
della ricerca e delle azioni di conservazione e condivisione delle informazioni,
attraverso la creazione di un network di operatori e ricercatori locali che
individui aree e tematiche principali di ricerca (vedasi sotto);
• promuovere l’attività di ricerca finalizzata alla conservazione della
specie e in particolare alla conoscenza delle minacce e delle esigenze di
conservazione al di fuori delle aree di nidificazione;
• sensibilizzare le comunità cittadine e rurali interessate dalla presenza del
grillaio riguardo le esigenze ecologiche della specie e la coesistenza con l’uomo.
Gli obiettivi sopra riportati saranno coordinati da un gruppo di lavoro
specificatamente creato per la realizzazione del presente piano (cfr. § 3.2).
Al fine di ottenere i benefici attesi le azioni di conservazione, che
saranno meglio descritte nei paragrafi seguenti, devono essere rivolte
a diversi interlocutori che dovranno essere messi in rete. Infatti alcune
azioni riguardano maggiormente sia la politica sia le amministrazioni
(statali, regionali e locali) come, per esempio, quelle legate alla politica
agricola e zootecnica (contributi e regolamentazioni per il mantenimento
ed il miglioramento degli habitat trofici del grillaio), al mantenimento di
una protezione legale totale della specie e dei suoi habitat elettivi e
soprattutto al reale controllo del territorio per rendere efficace quanto
già previsto dalle normative vigenti (ad esempio furti di pulcini) e dai Piani
di Gestione delle singole aree SIC-ZPS. Altre azioni, come la corretta
gestione delle aree protette, delle colonie riproduttive, dei luoghi di
aggregazione serale e l’installazione e la manutenzione di nidi artificiali
sono più proprie delle amministrazioni locali e degli Enti di gestione
delle aree protette. Questi ultimi si devono occupare, assieme agli
enti di ricerca, del monitoraggio e della ricerca scientifica e, assieme
ad associazioni non governative, della sensibilizzazione dell’opinione
pubblica e degli operatori nelle aree caratterizzate dalla presenza
del grillaio per una maggiore consapevolezza delle problematiche di
conservazione su questa specie.
Molte delle azioni previste dal piano e sotto dettagliatamente
riportate interessano, in qualità di responsabili o compartecipi, gli
enti territoriali (regioni, comuni, enti parco ed enti gestori delle aree
della rete Natura 2000) in cui nidifica il grillaio. Al momento le regioni
interessate dalla nidificazione del grillaio sono 9 (Basilicata, Calabria,
Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) ma non si esclude che nel futuro, anche nel periodo di vigenza del piano,
non possano aggiungersene altre - e molti più i Comuni. Di seguito,
per sintetizzare e per comprendere eventuali variazioni alla situazione
attuale, si parlerà di Regioni, Comuni o Amministrazioni (per intendere
entrambi) interessati. Analogamente sono molti gli Enti Parco e gli Enti
Gestori delle aree della rete Natura 2000 che saranno chiamati Enti
Gestori delle aree naturali interessate.
Per ogni azione, da intraprendere quanto prima in Italia, sono
indicati la priorità, lo spazio temporale durante il quale è necesario
svilupparla, gli enti responsabili della sua realizzazione, il programma e
i costi stimati di intervento.
Le azioni esposte nei paragrafi seguenti sono schematicamente riassunte
nella tabella a pagina 62.
49
3.2 Obiettivo generale: applicazione del presente Piano d’Azione
3.2.1 Applicazione del presente Piano d’Azione
AZIONE: COSTITUZIONE DI UN GRUPPO DI LAVORO PER L’APPLICAZIONE DEL PIANO
Priorità: essenziale
Tempi: entro un anno, durata cinque anni
Responsabili: MATTM. Altri soggetti compartecipi: ISPRA, Enti di ricerca,
Regioni e Enti Gestori delle aree naturali interessate
Programma: attivare un gruppo di lavoro costituito da esperti con funzioni
di coordinamento, indirizzo, divulgazione, responsabile dell’implementazione
del Piano. Concertare e definire con le Regioni territorialmente interessate
le modalità d’implementazione del Piano negli strumenti di competenza (Piani
di gestione dei siti Natura 2000, piani di sviluppo rurale, ecc..), per una
necessaria sinergia e coordinamento degli sforzi di conservazione e degli
investimenti previsti. Promuovere contestualmente una fase di verifica del
contributo che può essere apportato dalle ONG interessate, sia in termini
operativi che di intermediazione sociale. Trasmettere copia del piano
d’azione ai diversi soggetti che possono svolgere un ruolo nell’attuazione
delle azioni previste (Amministrazioni pubbliche, Enti gestori delle aree
protette, Organizzazioni non governative, esperti e rilevatori). Organizzare
incontri tecnici con le parti interessate (in primo luogo con gli Enti gestori di
Riserve, Parchi, SIC e ZPS dove nidificano i grillai) per illustrare i contenuti
e le finalità del piano e per concordare le strategie da adottare per la
realizzazione delle azioni previste
Costi: 5.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
20.000 euro per le azioni di divulgazione e seminari informativi
3.3 Obiettivo generale: favorire l’espansione dell’areale riproduttivo
3.3.1 Obiettivo specifico: mantenimento di una buona qualità delle aree
trofiche nell’areale riproduttivo attuale e potenziale
Le 9 azioni sotto elencate pensate per il mantenimento di una buona
qualità degli habitat di foraggiamento nell’areale riproduttivo prevedono
l’istituzione di una commissione composta da tecnici delle Amministrazioni
interessate: MIPAAF e Associazioni agricole oltre che Regioni, Enti Parco ed
Enti gestori delle aree della rete Natura 2000 in cui nidifica il grillaio. Tale
commissione dovrà sviluppare, nei 5 anni di durata del presente piano, i
programmi dettagliati per ogni singola azione. I costi previsti per tali azioni,
pertanto, vanno intesi da sommare tra loro, per arrivare a un totale di 9.000
euro/anno solo per i rimborsi necessari alla partecipazione dei componenti.
50
AZIONE: RIDUZIONE DELL’USO DEI PESTICIDI
Priorità: alta
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire protocolli tecnici per limitare la diffusione di pesticidi
in natura e realizzare gli atti normativi necessari per la loro attuazione ed
inclusione nei Piani di Sviluppo Rurale, quantificando i giusti incentivi per
le aziende agricole che adottino tecniche colturali che prevedano forme di
lotta biologica o integrata per combattere parassiti, infestanti e malattie.
Definire e realizzare manuali di buone pratiche adattate alle situazioni locali e
sviluppare piani di informazione degli agricoltori sugli usi corretti dei prodotti
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
4.000 euro per stampa e diffusione dei manuali
AZIONE: LIMITAZIONE
DELLA CONVERSIONE DI STEPPE E CEREALI IN COLTURE PERENNI
(OLIVO,
ALTRI ALBERI DA FRUTTA, VIGNA, ECC.)
Priorità: alta
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire e realizzare gli atti normativi e regolamenti per
impedire la conversione di steppe e cereali in colture perenni nell’areale
attuale e potenziale del grillaio, eliminando gli attuali contributi che
favoriscono tale pratica dannosa per il grillaio. Aumentare l’integrazione
delle normative e dei piani territoriali esistenti, creando banche dati dei
sistemi territoriali (SIT) che agiscano in modo complementare per evitare
trasformazioni territoriali in conflitto con azioni di tutela previste ad esempio
dai Piani di Gestione dei siti Natura 2000
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
AZIONE: MANTENIMENTO
DELLA DIVERSITÀ DEGLI HABITAT E DELLE COLTIVAZIONI TRADIZIONALI
ESTENSIVE
Priorità: alta
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire i giusti incentivi per le aziende agricole che adottino
tecniche agricole che a loro volta mantengano alta la diversità degli habitat
e delle coltivazioni tradizionali estensive, ed includere tale pratica nei vari
Piani di Sviluppo Rurale regionali. Proporre per alcune realtà ambientali di
rilievo per il grillaio (ad es. Murge, Piana di Gela, ecc) piani d’intervento e
schemi agro-ambientali (AES) su scala spaziale vasta, unendo più proprietari
e aziende
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
51
AZIONE: MANTENIMENTO DELLE AREE DI PASCOLO COMUNI E DEL LORO USO
Priorità: Alta
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire protocolli tecnici e i giusti incentivi per il mantenimento
delle aree di pascolo comuni e la loro gestione, anche mediante il controllo
degli incendi estivi, ed includere tale pratica nei vari Piani di Sviluppo Rurale
regionali. Proporre per alcune realtà ambientali di rilievo per il grillaio (ad es.
Murge, Piana di Gela, ecc.) piani d’intervento e gestione dei pascoli e schemi
agro-ambientali (AES) su scala spaziale vasta, unendo più proprietari e aziende
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
AZIONE: INCREMENTO
DELLA ROTAZIONE DELLE COLTURE CHE INCLUDANO INCOLTI, ERBA MEDICA,
CARCIOFI, ECC.
Priorità: media
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire i giusti incentivi per le aziende agricole che adottino
tecniche agricole tali da prevedere la rotazione delle colture con incolti, erba
medica, carciofi, ecc., ed includere tale pratica nei vari Piani di Sviluppo
Rurale regionali
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
AZIONE: MANTENIMENTO
E CREAZIONE DI MARGINI DEI CAMPI ED ECOTONI TRA I VARI PODERI E
APPEZZAMENTI COLTURALI
Priorità: media
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire i giusti incentivi per le aziende agricole che adottino
tecniche agricole tali da prevedere il mantenimento e la creazione di margini
dei campi e di buffer di terreni non trattati chimicamente intorno alle colonie
riproduttive, ed includere tale pratica nei vari Piani di Sviluppo Rurale regionali
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
AZIONE: MANTENIMENTO DELLE AREE UMIDE IN AMBIENTI AGRICOLI
Priorità: bassa
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire protocolli tecnici e i giusti incentivi per le aziende
agricole che mantengano o ricreino aree umide in ambienti agricoli, quali
fossi, canali e stagni, ed includere tale pratica nei vari Piani di Sviluppo
Rurale regionali
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
52
AZIONE: RIDUZIONE DELL’USO DI TOSAERBA ROTATIVI A FAVORE DELL’USO DI MOTOFALCIATRICI CON
BARRA FALCIANTE
Priorità: bassa
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire i giusti incentivi per le aziende agricole che adottino
tecniche agricole che a loro volta prevedano la riduzione dell’uso di tosaerba
rotativi e incoraggino l’uso di motofalciatrici con barra falciante, ed includere
tale pratica nei vari Piani di Sviluppo Rurale regionali
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
AZIONE: IDENTIFICAZIONE
E TUTELA DEGLI ALBERI-POSATOI NELL’AREA DI FORAGGIAMENTO, CON
50 M DI RAGGIO INTORNO ALL’ALBERO
Priorità: bassa
Tempi: 5 anni
Responsabili: MIPAAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Associazioni agricole
Programma: Definire protocolli tecnici e giusti incentivi per i proprietari
dei terreni su cui insistono gli alberi-posatoi (ovvero quegli alberi utilizzati dal
grillaio per la sosta e l’avvistamento delle prede nelle aree trofiche) al fine
di rendere effettiva la loro tutela e la riduzione del disturbo antropico nei
mesi di utilizzo da parte del grillaio, ed includere tale pratica nei vari Piani di
Sviluppo Rurale regionali
Costi: 1.000 euro/anno per rimborsi incontri dei partecipanti
MANTENIMENTO DI UN BUFFER DI ALMENO
3.3.2 Obiettivo specifico: conservazione e gestione dei siti di nidificazione e
roost
AZIONE: IDENTIFICAZIONE E MAPPATURA DELLE COLONIE E DEI SITI DI ROOST
Priorità: alta
Tempi: entro due anni
Responsabili: MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Università e Centri di ricerca
Programma: realizzare il censimento e la geolocalizzazione di colonie e
roost a livello locale (parchi regionali, nazionali, aree protette e Natura 2000,
ecc.), e in particolare nelle aree geografiche per le quali mancano dati, e
creare un catasto nazionale in cui fare confluire i dati locali. La mappatura
georeferenziata dovrà essere effettuata ad una adeguata scala di dettaglio;
a livello locale, le colonie ed i siti di roost dovranno essere chiaramente
contrassegnati come oggetti protetti, anche con pannelli informativi dove
ritenuto idoneo. Il catasto delle colonie e dei roost sarà corredato anche
da informazioni relative allo stato e natura dei manufatti e alla consistenza
numerica dei grillai, periodi di frequentazione e minacce o miglioramenti
necessari
Costi: 40.000 euro/anno
53
AZIONE: MONITORAGGIO DELLE COLONIE RIPRODUTTIVE MEDIANTE I PIANI DI GESTIONE PER I SITI
NATURA 2000
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, Università e Centri di ricerca
Programma: Monitoraggio continuo delle colonie presenti nelle aree
protette, secondo un protocollo standardizzato di raccolta dati, tempistiche
e modalità di osservazione. In un campione di colonie rappresentativo
dell’areale nazionale del grillaio verranno raccolti dati sulla biologia
riproduttiva, dispersione e mortalità
Costi: 40.000 euro/anno
AZIONE: IDENTIFICAZIONE
DEI SITI RIPRODUTTIVI A RISCHIO DI DISTRUZIONE O DI RESTAURO NON
CONSERVATIVO
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: Enti Gestori delle aree naturali e Comuni interessati
Programma: individuare, attraverso gli Uffici urbanistica ed edilizia, gli
edifici utilizzati dalla specie come sito di nidificazione che necessitano di
interventi di ristrutturazione che potenzialmente potrebbero renderli non più
idonei alla nidificazione
Costi: 1.000 euro/anno
AZIONE: SVILUPPO
E PROMOZIONE DELLE NORMATIVE LOCALI PER LA MANUTENZIONE DI EDIFICI
CON COLONIE RIPRODUTTIVE, MEDIANTE UTILIZZO DI TECNICHE COSTRUTTIVE E STRUTTURE NON
INVASIVE
Priorità: alta
Tempi: entro due anni
Responsabili: Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree naturali interessate
Programma: organizzare, per ciascuna regione, un gruppo di lavoro tra i
dirigenti e gli amministratori degli enti potenzialmente interessati che definisca
le norme di manutenzione degli edifici utilizzati per la riproduzione dal grillaio
Costi: limitati
AZIONE: CREAZIONE DI SITI RIPRODUTTIVI ARTIFICIALI SUGLI EDIFICI IDONEI
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: Enti Gestori delle aree naturali e Comuni interessati, ONG
Programma: installare cassette nido e approntare spazi (sottotetti,
solai, ...) e siti (tipo primillares spagnoli) idonei alla nidificazione negli edifici
già colonizzati e/o in quelli prossimi a questi; tali interventi, da realizzare
sulla base delle buone pratiche già sperimentate e risultate funzionali
nell’ambito dei progetti fin’ora realizzati, quali il LIFE “Un Falco per Amico”,
se interessano centri urbani devono essere realizzati prioritariamente negli
edifici storici
Costi: 10.000 euro/anno
54
3.4 Obiettivo generale: incremento del successo riproduttivo
3.4.1 Obiettivo specifico: miglioramento dei siti riproduttivi per ridurre la
predazione su uova e pulli
AZIONE: RIDUZIONE
DEL RISCHIO DI PREDAZIONE ATTRAVERSO L’INSTALLAZIONE DI APPOSISTE
CASSETTE NIDO
Priorità: media
Tempi: entro due anni
Responsabili: Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, ONG
Programma: installare le cassette nido appositamente studiate e prodotte
sulla scorta delle informazioni scaturite dai progetti già svolti, quali il LIFE
“Un Falco per Amico”, con particolare riferimento alla tipologia costruttiva,
che deve garantire un adeguato isolamento termico ed un alto livello di
protezione dalla competizione e dalla predazione di altre specie ornitiche, e
all’ubicazione, che deve ridurre il rischio di predazione da ratti, gatti ed altri
animali terrestri
Costi: 20.000 euro
AZIONE: INCREMENTO
DELLA
CONSAPEVOLEZZA
DELLA
POPOLAZIONE
E
DEI
TECNICI
E
PROFESSIONISTI CHE SI OCCUPANO DEI PROGETTI DI MANUTENZIONE E RESTAURO DEGLI EDIFICI
PUBBLICI E PRIVATI
Priorità: media
Tempi: entro due anni
Responsabili: ISPRA, Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate
Programma: finanziare materiale di divulgazione di buone pratiche per la
manutenzione “grillaio-friendly” degli edifici
Costi: 10.000 euro
AZIONE: ATTUAZIONE
DI MISURE DI LIMITAZIONE DEI DANNI ARRECATI DA RATTI E GATTI IN CENTRI
ABITATI O SINGOLI EDIFICI CON SIGNIFICATIVE COLONIE RIPRODUTTIVE
Priorità: bassa
Tempi: entro un anno
Responsabili: MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, ONG
Programma: individuare una lista prioritaria di 20 colonie significative dal
punto di vista areale e numerico, in cui applicare protocolli già sperimentati
con successo nella derattizzazione di colonie di specie ornitiche di interesse
conservazionistico e/o realizzare appositi accorgimenti per eliminare/
ridurre la possibilità di predazione da parte di gatti
Costi: 100.000 euro
55
3.4.2 Obiettivo specifico: incremento della sopravvivenza dei pulli
AZIONE: SOCCORSO DEI PULLI CADUTI DAL NIDO, SVEZZAMENTO E REIMMISSIONE IN NATURA
Priorità: media (alta nelle colonie di recente insediamento e di piccole
dimensioni, medio/bassa nelle colonie di grandi dimensioni)
Tempi: 5 anni
Responsabili: Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, ONG, nel rispetto delle relative norme regionali sul soccorso,
detenzione temporanea e successiva liberazione di fauna selvatica in
difficoltà di cui all’art. 4, punto 6, della L. 157/92
Programma: predisporre una rete di collaboratori che tempestivamente
e con professionalità intensifichino, nelle colonie e nel periodo di maggiore
criticità, il soccorso dei pulli caduti dal nido e provvedano al conferimento al
centro di recupero della fauna selvatica territorialmente competente onde
eliminare il rischio di predazione, la cattura da parte di persone inesperte o
malintenzionate ed incidenti con autoveicoli nelle aree abitate
Costi: 10.000 euro
Figura 14. Due esempi di interventi realizzati a Gravina in Puglia nell’ambito del
progetto LIFE “Un falco per amico” al fine di favorire la nidificazione del grillaio
nelle cavità dei muri esterni di edifici, precludendone l’accesso con rete metallica
o muratura a piccioni e taccole, principali competitori per tale risorsa (Foto di
Giuseppe La Gioia).
56
3.5 Obiettivo generale: incremento del tasso di sopravvivenza giovanile e
mantenimento almeno agli attuali livelli di quello degli adulti
3.5.1 Obiettivo specifico: incremento delle ricerche sulla distribuzione e
l’ecologia della specie al di fuori delle aree di riproduzione
AZIONE: IDENTIFICAZIONE E PROTEZIONE DEI SITI/ALBERI DI ROOST PRE- E POST-RIPRODUTTIVI
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate
Programma: censire i roost pre- e post-riproduttivi e sensibilizzare
sull’importanza degli stessi nel mantenimento della popolazione
Costi: 20.000 euro/anno, per due anni
AZIONE: IDENTIFICAZIONE DI AREE ED HABITAT, INCLUSI GLI STOP-OVER DI MIGRAZIONE, IMPORTANTI
AFRICA E VALUTAZIONE DEL LORO STATO DI CONSERVAZIONE
Priorità: media
Tempi: 3 anni
Responsabili: ISPRA, Università ed Enti di ricerca
Programma: attuare un piano di marcatura satellitare per evidenziare le
aree importanti per lo svernamento del grillaio e modelli predittivi dell’uso
degli habitat
Costi: 50.000 euro
PER LA SPECIE IN
3.6 Obiettivo generale: miglioramento del coordinamento nazionale ed
internazionale del monitoraggio, della ricerca, delle azioni di conservazione
e condivisione delle informazioni
3.6.1 Obiettivo specifico: costituire uno schema di monitoraggio nazionale
AZIONE: MIGLIORAMENTO
DEL COORDINAMENTO DEL MONITORAGGIO E DELLO SCAMBIO DI
INFORMAZIONI
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: ISPRA
Programma: mantenere una rete di contatti con gli ornitologi locali per
monitorare annualmente l’andamento della popolazione italiana
Costi: limitati, nell’ambito delle attività istituzionali ISPRA
57
AZIONE: MIGLIORAMENTO
E CONDIVISIONE DEI METODI STANDARDIZZATI DI CENSIMENTI VOLTI AL
MONITORAGGIO DELLE POPOLAZIONI SVERNANTI E NIDIFICANTI IN ITALIA
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: ISPRA
Programma: messa a punto e condivisione di un protocollo di monitoraggio
in collaborazione con gli ornitologi locali
Costi: limitati, nell’ambito delle attività istituzionali ISPRA
3.6.2 Obiettivo specifico: sviluppo della ricerca
AZIONE: STIMA
DELL’ABBONDANZA ED EVOLUZIONE SPAZIO-TEMPORALE DELLA POPOLAZIONE
NIDIFICANTE SUL TERRITORIO NAZIONALE
Priorità: alta
Tempi: entro un anno
Responsabili: MATTM, Altri soggetti compartecipi: ISPRA, Università ed
Enti di ricerca
Programma: gestire il flusso d’informazioni locali per implementare ed
aggiornare il catasto nazionale delle colonie e dei roost citato al § 3.3.2 e
finanziare la raccolta dati sul campo per le aree non attualmente coperte in
cui è nota la presenza di colonie consistenti
Costi: 50.000 euro/anno, per 3 anni
AZIONE: VALUTAZIONE
DELLE NUOVE RICERCHE ECO-ETOLOGICHE PER INDIVIDUARE MISURE DI
CONSERVAZIONE SPECIFICHE LOCALMENTE O ANCORA NON EVIDENTI ALLO STATO ATTUALE DELLE
CONOSCENZE
Priorità: media
Tempi: entro 3 anni
Responsabili: gruppo di lavoro per l’applicazione del Piano di cui all’azione 3.2.1
Programma: produrre, a tre anni dall’implementazione del Piano, un
rendiconto delle misure di conservazione applicate e proporre eventuali
nuove azioni di conservazione da applicare alla luce delle nuove conoscenze
acquisite dalla ricerca ecologica ed etologica
Costi: 5.000 euro
AZIONE: REALIZZAZIONE
DI NUOVE RICERCHE ECO-ETOLOGICHE PER INDIVIDUARE MISURE DI
CONSERVAZIONE SPECIFICHE LOCALMENTE O ANCORA NON EVIDENTI ALLO STATO ATTUALE DELLE
CONOSCENZE
Priorità: media
Tempi: 2 anni dalle risultanze dell’azione precedente
Responsabili: ISPRA, Università ed Enti di ricerca
Programma: produrre studi sull’ecologia del grillaio e identificare
le criticità durante il periodo riproduttivo, oltre ad analizzare in maggior
dettaglio l’effetto dei fattori ecologici sulla biologia riproduttiva della specie
Costi: 10.000 euro/anno
58
AZIONE: STUDI SULLE ROTTE MIGRATORIE E I SITI DI SOSTA E DI ROOST E LE LORO MINACCE
Priorità: media
Tempi: entro 5 anni
Responsabili: ISPRA, Università ed Enti di Ricerca
Programma: produrre studi attraverso telemetria satellitare per ogni
subpopolazione regionale finalizzati a stabilire rotte e siti di stop-over
strategici ai fini conservazionistici
Costi: 60.000 euro/anno, per 3 anni
3.7 Obiettivo generale: comunicazione e divulgazione
3.7.1 Obiettivo specifico: sviluppo e ultimazione di efficaci programmi di
educazione, in grado di diffondere tra le persone la conoscenza della specie
e la necessità di proteggerne gli habitat
AZIONE: PREDISPOSIZIONE DI UNA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DELL’OPINIONE
PUBBLICA
Priorità: media
Tempi: durata tre anni
Responsabili: MATTM, Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree naturali
interessate, ONG
Programma: predisporre specifico materiale didattico-divulgativo, per
promuovere la necessità della tutela degli habitat e dei siti utilizzati dalla
specie, soprattutto nella aree dove non si sono già svolte tali azioni
Costi: 30.000 euro/anno
59
60
4. TABELLA DELLE MINACCE E DEI FATTORI LIMITANTI
Elenco delle criticità, con relativa categoria di impatto, suddivise per gli effetti immediati e a lungo termine sulla
popolazione di grillaio.
EFFETTO A LUNGO TERMINE
EFFETTO IMMEDIATO
Riduzione del successo riproduttivo Carenza di disponibilità trofiche
e della densità della popolazione
CRITICITÀ
Perdita di habitat trofici
Alto
Perdita di complessità strutturale di
habitat trofici
Alto
Uso dei pesticidi ed altri inquinanti delle
catene alimentari
Alto
Abbandono delle tecniche di rotazione,
del maggese e del set-aside
Medio
Bonifica delle zone umide in ambienti
agricoli
Basso
Maggiori costi energetici per il Sviluppo di infrastrutture ed espansione
foraggiamento
delle aree urbanizzate
Ridotta accessibilità delle prede
Perdita di siti di nidificazione
IMPATTO
Alto
Ampliamento degli impianti irrigui
Alto
Forestazione di aree marginali
Alto
Sovrapascolo
Alto
Sostituzione delle aree steppiche e delle
tradizionali coltivazioni di cereali con altre
più alte, fitte e/o perenni
Alto
Abbandono dei terreni e riduzione del
pascolo
Medio
Crolli di edifici rurali
Alto
EFFETTO A LUNGO TERMINE
EFFETTO IMMEDIATO
CRITICITÀ
Restauri di edifici rurali o storici urbani
Alto
Interventi di interdizione dell’accesso ad
edifici storici urbani per motivi igienici
Alto
Abbandono della manutenzione dei nidi
artificiali installati per mancanza di fondi
Alto
Incremento della mortalità delle Predazione al nido
nidiate
Incremento
individuale
della
Alto in Sicilia
Furto pulcini al nido
Alto in Sicilia
Impatti con pale eoliche
Lacune
di
informazioni
conoscenze che ostacolano
conservazione
Medio
Distruzione volontaria
mortalità Riduzione della fitness in periodi Perdita dei siti di roost pre-migratori
critici
Cambiamenti climatici
IMPATTO
Alto
Basso
Elettrocuzioni su cavi elettrici
Basso/nullo
Illeciti contro gli uccelli selvatici
Basso/nullo
Incremento
della
mortalità Riduzione dell’idoneità delle principali
giovanile pre- e post-involo
aree di nidificazione
Alto
Riduzione dell’idoneità delle principali
aree di svernamento
Alto
e Impossibilità di tutela di rotte Lacunosa
conoscenza
di
rotte
la migratorie, siti di stop-over migratorie, siti di stop-over (roost), aree
(roost), aree di svernamento
di svernamento
Alto
61
62
5. TABELLA DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI
Elenco delle azioni da intraprendere in Italia e da ultimare entro un periodo variabile da due a cinque anni come
specificato nell’elenco delle singole azioni (Cap. 3 da pagina 48), con relativa priorità ed enti responsabili, suddivise
per il risultato atteso sulla popolazione di grillaio. Per il significato degli acronimi utilizzati si veda pagina 12; per
Amministrazioni interessate si intendono i comuni e le regioni territorialmente competenti, mentre per Enti Gestori
delle aree naturali interessate si intendono gli enti parco e gli enti gestori delle aree della rete Natura 2000
territorialmente competenti.
AZIONI
PRIORITÀ RESPONSABILE
APPLICAZIONE DEL PRESENTE PIANO D’AZIONE
APPLICAZIONE DEL PRESENTE PIANO D’AZIONE
Costituzione di un gruppo di lavoro per applicazione del Piano
Essenziale MATTM. Altri soggetti compartecipi: ISPRA,
Enti di Ricerca, Regioni ed Enti Gestori delle
aree naturali interessate
FAVORIRE L’ESPANSIONE DELL’AREALE RIPRODUTTIVO
MANTENIMENTO DI UNA BUONA QUALITA’ DELLE AREE TROFICHE NELL’AREALE
RIPRODUTTIVO ATTUALE E POTENZIALE
Riduzione dell’uso dei pesticidi
Alta
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Limitazione della conversione di steppe e cereali in colture perenni
(olivo, altri alberi da frutta, vigna, ecc.)
Alta
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Mantenimento della diversità degli habitat e delle coltivazioni
tradizionali estensive
Alta
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Mantenimento delle aree di pascolo comuni e del loro uso
Alta
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Media
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Incremento della rotazione delle culture che includono incolti, erba
medica, carciofi, ecc.
AZIONI
PRIORITÀ RESPONSABILE
Mantenimento e creazione di margini dei campi ed ecotoni tra i vari
poderi e appezzamenti colturali
Media
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Mantenimento delle aree umide in ambienti agricoli
Bassa
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
di
Bassa
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Identificazione e tutela degli alberi-posatoi nell’area di foraggiamento,
con mantenimento di un buffer di almeno 50 m di raggio intorno
all’albero
Bassa
MIPAF, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Associazioni agricole
Identificazione e mappatura delle colonie e dei siti di roost
Alta
MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Università e Centri di ricerca
Monitoraggio delle colonie riproduttive attraverso i piani di gestione
per i siti Natura 2000
Alta
MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, Università e Centri di ricerca
Identificazione dei siti riproduttivi a rischio di distruzione o di restauro
non conservativo
Alta
Enti Gestori delle aree naturali e Comuni
interessati
Sviluppo e promozione delle normative locali per la manutenzione
di edifici con colonie riproduttive, mediante utilizzo di tecniche
costruttive e strutture non invasive
Alta
Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate
Creazione di siti riproduttivi artificiali sugli edifici idonei
Alta
Enti Gestori delle aree naturali e Comuni
interessati, ONG
Riduzione dell’uso di tosaerba
motofalciatrici con barra falciante
rotativi
a
favore
dell’uso
CONSERVAZIONE E GESTIONE DEI SITI DI NIDIFICAZIONE E ROOST
INCREMENTO DEL SUCCESSO RIPRODUTTIVO
MIGLIORAMENTO DEI SITI RIPRODUTTIVI PER RIDURRE LA PREDAZIONE SU
UOVA E PULLI
63
Riduzione del rischio di predazione attraverso l’installazione di
apposite cassette nido
Media
Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, ONG
64
AZIONI
PRIORITÀ RESPONSABILE
Incremento della consapevolezza della popolazione e dei tecnici
e professionisti che si occupano dei progetti di manutenzione e
restauro degli edifici pubblici e privati
Media
ISPRA, Amministrazioni ed Enti Gestori delle
aree naturali interessate
Attuazione di misure di limitazione dei danni arrecati da ratti e gatti
in centri abitati o singoli edifici con significative colonie riproduttive
Bassa
MATTM, Amministrazioni ed Enti Gestori
delle aree naturali interessate, ONG
Media
Amministrazioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate, ONG, nel rispetto
delle relative norme regionali sul soccorso,
detenzione
temporanea
e
successiva
liberazione di fauna selvatica in difficoltà di cui
all’art. 4, punto 6, della L. 157/92
INCREMENTO DELLA SOPRAVVIVENZA DEI PULLI
Soccorso dei pulli caduti dal nido, svezzamento e reimmissione in
natura
INCREMENTO DEL TASSO DI SOPRAVVIVENZA GIOVANILE E MANTENIMENTO ALMENO AGLI ATTUALI LIVELLI DI QUELLO DEGLI
ADULTI
INCREMENTO DELLE RICERCHE SULLA DISTRIBUZIONE E L’ECOLOGIA DELLA
SPECIE AL DI FUORI DELLE AREE DI RIPRODUZIONE
Identificazione e protezione dei siti/alberi di roost pre- e postriproduttivi importanti per la specie in Africa e valutazione del loro
stato di conservazione
Alta
Identificazione di aree ed habitat, inclusi gli stop-over di migrazione,
importanti per la specie in Africa e valutazione del loro stato di
conservazione
Media
MATTM, Regioni ed Enti Gestori delle aree
naturali interessate
ISPRA, Università ed Enti di ricerca
MIGLIORAMENTO DEL COORDINAMENTO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE DEL MONITORAGGIO, DELLA RICERCA, DELLE
AZIONI DI CONSERVAZIONE E CONDIVISIONE DELLE INFORMAZIONI
COSTITUZIONE DI UNO SCHEMA DI MONITORAGGIO NAZIONALE
Miglioramento del coordinamento del monitoraggio e dello scambio
di informazioni
Alta
ISPRA
AZIONI
PRIORITÀ RESPONSABILE
Miglioramento e condivisione dei metodi standardizzati di censimento
volti al monitoraggio delle popolazioni svernanti e nidificanti in Italia
Alta
ISPRA
Alta
MATTM. Altri soggetti compartecipi:
ISPRA, Università ed Enti di ricerca
Valutazione delle nuove ricerche eco-etologiche per individuare
misure di conservazione specifiche localmente o ancora non evidenti
allo stato attuale delle conoscenze
Media
Gruppo di lavoro per l’applicazione del Piano
di cui all’azione 3.2.1
Realizzazione di nuove ricerche eco-etologiche per individuare misure
di conservazione specifiche localmente o ancora non evidenti allo
stato attuale delle conoscenze
Media
ISPRA, Università ed Enti di ricerca
Studi sulle rotte migratorie e i siti di sosta e di roost e le loro
minacce
Media
ISPRA, Università ed Enti di Ricerca
SVILUPPO DELLA RICERCA
Stima dell’abbondanza ed evoluzione spazio-temporale
popolazione nidificante sul territorio nazionale
della
COMUNICAZIONE E DIVULGAZIONE
SVILUPPO E ULTIMAZIONE DI EFFICACI PROGRAMMI DI EDUCAZIONE IN
GRADO DI DIFFONDERE TRA LE PERSONE LA CONOSCENZA DELLA SPECIE E LA
NECESSITÀ DI PROTEGGERNE GLI HABITAT
Predisposizione di una campagna di informazione e sensibilizzazione
dell’opinione pubblica
Media
MATTM, Amministrazioni ed Enti Gestori
delle aree naturali interessate, ONG
65
6. SUMMARY
ITALIAN ACTION PLAN FOR THE LESSER KESTREL FALCO NAUMANNI
The Lesser Kestrel is a small falcon distributed in the Palearctic south of
55°N, fully migratory to Sub-Saharan Africa, from Senegal, Mauritania and
West Mali and Niger to Eastern and Southern Africa, which experienced
steep population declines in the second half of the 20th century. The main
cause for this decline in breeding grounds has been habitat degradation,
provoked by agricultural intensification and associated land use changes.
The replacement of grazed grasslands, extensive dry cereal and pulses
with taller and denser crops (e.g. sunflower, maize, vineyards and other
perennial crops) has lead to two important effects: the reduction of large
insects abundance and the decrease of access to prey. The use of pesticides
reduced further prey populations. Some formerly declining populations (e.g.
in France and in the Iberian Peninsula) have now increased following the
implementation of conservation measures.
Its breeding population seems to be stable and even growing now,
especially in SW Europe, with an approximate estimate for the European
breeding range of 30,500-38,000 pairs. Spain holds the most important
breeding population in Europe, followed by Italy and Greece.
In Italy, the breeding population in the 90’s was of 1,300-1,500 pairs,
but recently the species has shown a numerical increase and an extension
of the breeding area.
The Action Plan has updated the knowledge about distribution and size of
Italian populations of Lesser Kestrel, now estimated in 6,600-9,200 pairs
and nesting in Lombardy, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Basilicata, Apulia,
Calabria, Sardinia and Sicily.
The Plan examines threats and limiting factors in Italy of which at least 12
were found to have a high impact on reproductive success and population
density of the Lesser Kestrel leading to a lack of trophic availability (use of
pesticides and other food chain pollutants, loss of trophic habitat and of
trophic habitat structural complexity), higher energy costs for foraging activity
(development of infrastructure and expansion of built-up areas, enlargement
of irrigation systems, afforestation of marginal areas, overgrazing), poor
accessibility to prey (replacement of steppe areas and traditional cereal
crops with different higher, dense and/or permanent cultivations), loss of
nests sites (collapses of farm buildings, renovations of farm and historic
urban buildings, procedures of ban on the access to historic urban buildings
for hygienic reasons, abandonment of the maintenance of artificial nests
installed due to a lack of funds).
Loss of sites of pre-migratory roost produces a high decrease of fitness in
critical periods and then increase of individual mortality in long-term period,
while actual lack of knowledge and consequent impossibility to preserve
migration routes, stop-over sites (roosts) and wintering areas can hinder
conservation measures.
Fitness decrease of the principal nesting and wintering areas, caused
by the climate change in place, determines a high increase of youth
mortality pre- and post-fledging.
66
As well as threats and limiting factors abovementioned, the plan
identifies and describes additional threats that appear likely to have a
medium and low impact.
Finally, various actions have been identified in order to achieve the
purpose of the plan, which is to improve the status of the Lesser Kestrel
and in particular:
• to have a stable and possibly growing Italian population of Lesser Kestrel
over the next 10 years and more specifically: a) to maintain the largest
populations and those that are currently in a safe state of conservation
(Basilicata, Apulia and Sicily); b) to consolidate the rise of the smallest
populations (Sardinia), c) to increase the population of recent settlements
(Lombardy, Emilia- Romagna, Lazio, Molise and Calabria);
• to increase the breeding area by favouring the recolonization of previously
abandoned areas, the colonization of new potentially suitable areas through
the improvement of their habitats and the overcoming of any existing and
hindering obstacles for the establishment of Lesser Kestrel (scarcity of
reproductive sites, excessive anthropic disturbance, etc.).
67
68
7. LIST OF THREATS AND LIMITING FACTORS WITH THEIR RANKING
List of critical situations, with relative impact categories, classified by immediate and long-term effects on Lesser
Kestrel population.
LONG-TERM EFFECT
IMMEDIATE EFFECT
Reduction of reproductive success Lack of trophic availability
and population density
CRITICAL SITUATION
IMPACT
Loss of trophic habitat
High
Loss of trophic habitat structural
complexity
High
Use of pesticides and other food
chain pollutants
High
Abandonment of rotation systems
and set-aside
Medium
Wetland restoration
environments
farmed
Low
Higher energy costs for foraging Development of infrastructure and
activity
expansion of built-up areas
High
Poor accessibility to prey
in
Enlargement of irrigation systems
High
Afforestation of marginal areas
High
Overgrazing
High
Replacement of steppe areas
and traditional cereal crops with
different higher, dense and/or
permanent cultivations
High
Abandonment of land and reduction
of grazing
Medium
LONG-TERM EFFECT
IMMEDIATE EFFECT
CRITICAL SITUATION
Loss of nests sites
Collapses of farm buildings
High
Renovations of farm and historic
urban buildings
High
Procedures of ban on the access to
historic urban buildings for hygienic
reasons
High
Abandonment of the maintenance
of artificial nests installed due to a
lack of funds
High
Increase of mortality in broods
Increase of individual mortality
Predation from nests
Medium
Voluntary stamping
High for Sicily
Theft of chicks from nests
High for Sicily
Decrease of fitness in critical Loss of sites of pre-migratory roost
periods
Impacts with wind generators
Climate change
IMPACT
High
Low
Electrocutions with electrical wires
Low/insignificant
Illegal hunting
Low/insignificant
69
Increase of youth mortality pre- Fitness decrease of the principal
and post-fledging
nesting areas
High
Fitness decrease of the principal
wintering areas
High
Gaps in information and knowledge Impossibility to preserve migration Sketchy
of
knowledge
about
which hinder conservation
routes, stop-over sites (roosts) migration routes, stop-over sites
and wintering areas
(roosts) and wintering areas
High
70
8. LIST OF OBJECTIVES AND ACTIONS
List of the actions that have to be taken in Italy and ultimated within two to five years as stated in the list of the individual
actions (§ 3 from page 48). Relative priority and responsible agencies are indicated, classified by the expected result
on Lesser Kestrel population. For the meaning of the acronyms used, see page 7; Administrations concerned refers
to municipalities and Regions with territorial jurisdiction, whereas managing bodies of the interested natural areas
refers to park institutions and managing bodies of the areas of the Natura 2000 network with territorial jurisdiction.
ACTIONS
PRIORITY RESPONSIBLE
APPLICATION OF THE PRESENT ACTION PLAN
APPLICATION OF THE PRESENT ACTION PLAN
Creation of a working group for Plan application
Essential
MATTM. Other both participate subjects:
ISPRA, Regional Governments and managing
bodies of the interested natural areas
TO PROMOTE THE EXPANSION OF THE REPRODUCTIVE AREA
MAINTENANCE OF A GOOD QUALITY OF THE TROPHIC AREAS IN THE CURRENT
AND POTENTIAL REPRODUCTIVE RANGE
Reduction of pesticide use
High
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Limitation of the conversion of steppes and cereals in perennial
crops (olive tree, other fruit trees, vine, etc.)
High
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Maintenance of the diversity of habitats and traditional extensive
farming
High
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
ACTIONS
PRIORITY RESPONSIBLE
Maintenance of common grassland areas and their use
High
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Increase of crop rotation that includes grass fields, lucerne,
artichokes, etc.
Medium
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Maintenance and creation of field margins and ecotones between
different estates and cropping lands
Medium
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Maintenance of humid areas in farming community
Low
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Decrease of the use of rotating mowers in favour of the use of
motor mowers with mowing bar
Low
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Identification and preservation of tree-roosts in the foraging area,
with the maintenance of a buffer of almost 50 metres of radius
around the tree
Low
MIPAAF,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, agricultural Associations
Identification and mapping of colonies and roost sites
High
MATTM,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, Universities and Research Centres
Monitoring of reproductive colonies through management plans for
Natura 2000 sites
High
MATTM,
Regional
Governments
and
managing bodies of the interested natural
areas, Universities and Research Centres
Identification of reproductive sites in danger of destruction or not
conservative renovation
High
Managing bodies of natural
municipalities concerned
CONSERVATION AND MANAGEMENT OF NESTING SITES AND ROOSTS
71
areas
and
72
ACTIONS
PRIORITY RESPONSIBLE
Development and promotion of the local requirements for
the maintenance of buildings with breeding colonies, using
reconstructive techniques and not invasive structures
High
Authorities and managing bodies of the
interested natural areas
Creation of artificial reproductive sites on appropriate buildings
High
Managing bodies of natural
municipalities concerned, NGOs
areas
and
INCREASE OF REPRODUCTIVE SUCCESS
IMPROVEMENT OF REPRODUCTIVE SITES TO REDUCE PREDATION ON EGGS
AND CHICKS
Reduction of predation risk through installation of appropriate nest
boxes
Medium
Authorities and managing bodies of the
interested natural areas, NGOs
Increase of the consciousness of population and technicians and
traders working on maintenance and renovation designs of public
and private buildings
Medium
ISPRA, Authorities and managing bodies of
the interested natural areas
Implementation of measures to limit damages provoked by rats
and cats in residential areas or single buildings with relevant
reproductive colonies
Low
MATTM, Authorities and managing bodies of
the interested natural areas, NGOs
Medium
Authorities and managing bodies of the
interested natural areas, NGOs, in accordance
with the relative regional rules about rescue,
temporary detention and subsequent release
of wildlife in need referred to in Article 4, point
6, L. 157/92
INCREASE OF CHICKS SURVIVAL
Rescue of chicks fallen off the nest, weaning and resale in nature
INCREASE OF YOUTH SURVIVAL RATE AND MAINTENANCE AT LEAST AT CURRENT LEVELS OF ADULT SURVIVAL RATE
INCREASE OF RESEARCH ON THE DISTRIBUTION AND THE ECOLOGY OF THE
SPECIES OUT OF THE BREEDING AREAS
Identification and preservation of pre- and post-reproductive roost
sites/trees important for the species in Africa and assessment of
their conservation status
High
MATTM, Regional Governments and managing
bodies of the interested natural areas
ACTIONS
PRIORITY RESPONSIBLE
Identification of areas and habitats, including the migration stopover, important for the species in Africa and assessment of their
conservation status
Medium
ISPRA, Universities and Research Institutes
IMPROVEMENT OF NATIONAL AND INTERNATIONAL COORDINATION OF MONITORING, RESEARCH AND ACTIONS OF
CONSERVATION AND SHARING OF INFORMATION
TO CONSTITUTE A NATIONAL MONITORING STRATEGY
Improvement of the coordination of monitoring and information
exchange
High
ISPRA
Improvement and sharing of standardised methods of census
aimed at monitoring the wintering and nesting populations in Italy
High
ISPRA
High
MATTM. Other both participate subjects:
ISPRA, Universities and Research Institutes
DEVELOPMENT OF RESEARCH
Estimate of abundance and space-time evolution of the nesting
population on national territory
OF THE NEW ECHO-ETHOLOGICAL RESEARCH TO IDENTIFY CONSERVATION
Medium
Working group for the Plan
referred to in Action 3.2.1
Implementation of new echo-ethological research to identify
conservation measures locally specific or not evident yet at the
current state of knowledge
Medium
ISPRA, Universities and Research Institutes
Studies about migration routes and stop-over/roosts sites and
their threats
Medium
ISPRA, Universities and Research Institutes
ASSESSMENT
MEASURES LOCALLY SPECIFIC OR NOT EVIDENT YET AT THE CURRENT STATE OF
application
KNOWLEDGE
COMMUNICATION AND DISCLOSURE
DEVELOPMENT AND COMPLETION OF EFFECTIVE EDUCATION PROGRAMMES
CAPABLE TO SPREAD AMONG PEOPLE THE KNOWLEDGE OF THE SPECIES
AND THE NECESSITY TO PROTECT ITS HABITATS
73
Predisposition of an information and awareness campaign for the
public opinion
Medium
MATTM, Authorities and managing bodies of
the interested natural areas, NGOs
ALLEGATO
SCHEDE DELLE DIVERSE POPOLAZIONI ITALIANE
Per ogni ambito regionale o sub-regionale italiano che ospita una
popolazione di grillaio, con la sola eccezione del Molise, è stata redatta una
scheda sintetica sulle informazioni oggi disponibili, strutturata nei seguenti
paragrafi:
• Distribuzione, dimensione, status e trend
• Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
• Minacce e fattori limitanti localmente
• Azioni di conservazione già realizzate
• Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Sebbene per la Puglia centrale e la Basilicata e per l’Emilia-Romagna
e la Lombardia la distinzione sia esclusivamente amministrativa e non
biogeografica, si è deciso di mantenere tale suddivisione per facilitare
eventuali ed auspicabili interventi di conservazione, spesso legati ad ambiti
e competenze territoriali e amministrativi.
Per il Molise non è stata effettuata una apposita scheda, poiché la
regione ospita una popolazione di sole poche coppie che sembra essere
disgiunta da quelle pugliesi.
75
IL GRILLAIO IN BASILICATA
di: Giovanni Palumbo & Matteo Visceglia
Distribuzione, dimensione, status e trend
La popolazione di grillaio della Basilicata negli ultimi 10 anni ha visto
la nascita e l’incremento di nuove importanti colonie urbane riproduttive.
Oltre alla colonia storica di Matera che conta mediamente oltre le
1.000-1.300 coppie e quella di Montescaglioso, nota fin dal 1993 ma
probabilmente frequentata anche storicamente dal grillaio, si annoverano
più recenti colonie quali quelle di Bernalda, Pisticci, Ferrandina, Irsina
e Montalbano Jonico che sono considerate quelle al momento più
significative numericamente. Altre piccole colonie composte da qualche
decina di coppie sono presenti in alcuni comuni con dati di distribuzione
ancora oggetto di aggiornamento e approfondimento. Nel complesso si
stima al 2017 in Basilicata la presenza di oltre 2.500 coppie.
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
Le aree trofiche sono localizzate in aree con habitat contraddistinti da
pascoli aridi e steppe tipici delle aree murgiane, pascoli e incolti su terreni
argillosi, seminativi a frumento e foraggio.
I principali habitat riproduttivi sono concentrati nelle aree urbane con
occupazione prevalente di siti nei centri storici dove sono presenti edifici
tradizionalmente utilizzati dalla specie (chiese, monasteri ed ogni altro edificio
storico con buona disponibilità di anfratti utili alla nidificazione). Si registra la
tendenza ad occupare anche zone esterne agli stessi, comprese le nuove aree
urbane periferiche. L’utilizzo di palazzine e fabbricati moderni è attualmente
in incremento grazie ad alcuni interventi specifici finalizzati a fornire nuove
opportunità di nidificazione, tra cui l’installazione di nidi artificiali.
Raro, ma significativamente in incremento, l’utilizzo da parte della specie
di edifici rurali, specie nel contesto agrario dell’area bradanica ove vengono
utilizzate antiche masserie ed ex case coloniche abbandonate o in semi
abbandono della riforma agraria. Nel comune di Grottole era segnalato l’unico
sito di nidificazione in parete rocciosa che non sembra essere più attivo.
In Basilicata le colonie sono formate da un numero di coppie nidificanti
molto variabile che va dalle poche unità alle migliaia ospitate in numerosi
edifici; anche il numero di coppie per edificio è variabile da una singola
coppia fino alle 30-40 coppie.
Minacce e fattori limitanti localmente
Nelle aree lucane non si riscontrano al momento particolari minacce
relativamente alle aree trofiche mentre la diminuzione della disponibilità delle
cavità di nidificazione idonee e storicamente utilizzate dalla specie (sottotetti,
coppi, fori pontai, nicchie naturali sulle pareti urbane, ecc.) riscontrata e
grave negli scorsi anni è stata bilanciata dall’adattabilità delle specie e da
massicce azioni di conservazione specifiche (nidi artificiali, vedi sotto).
76
Un’altra problematica riscontrata è legata alla tutela dei roost. Infatti
nella primavera del 2016 sono stati abbattuti i pini del principale dormitorio
di Bernalda (Mt), quando la specie si era già insediata nell’area della colonia.
Azioni di conservazione già realizzate
In Basilicata tra il 2006 e il 2009 è stato realizzato il Progetto LIFE
Natura “Rapaci Lucani”, l’unico che ha permesso di avviare le prime iniziative
di monitoraggio delle condizioni e delle disponibilità per la riproduzione
con successiva installazione di alcune centinaia di cassette nido su edifici
pubblici e privati.
L’utilizzo delle cassette nido è avvenuto con successo e con trend in
crescita negli anni. Il progetto ha inoltre consentito la realizzazione di un
Centro di soccorso, recupero e riabilitazione (CRAS) nella Riserva Naturale
Regionale di San Giuliano sia per pulli caduti dai nidi o vittime di distruzione
di nidi sia per giovani e adulti rinvenuti in difficoltà nelle aree urbane e rurali.
Le attività di soccorso e recupero hanno prevalentemente interessato le
aree di progetto (Matera e Montescaglioso) ma attualmente si stanno
incentivando le stesse iniziative di salvaguardia anche negli altri comuni
attraverso l’azione di informazione e divulgazione avviata dal CRAS insieme
ad istituzioni ed associazioni.
Un altro risultato del progetto sopra richiamato risiede nella modifica dei
regolamenti edilizi dei due comuni interessati con l’inserimento di norme
che prevedono la conservazione delle tipologie costruttive tipiche e che
favoriscono la nidificazione del grillaio.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Oltre alla corretta e costante attività di monitoraggio, gestione e
manutenzione delle cassette nido già installate occorre proseguire nell’opera
di diffusione di tali manufatti e di altri siti riproduttvi artificiali allo scopo
di compensare le perdite continue di altri siti di nidificazione tradizionali
dovute alle attività di ristrutturazione di edifici che non tengono conto delle
esigenze della specie e che, pertanto, evidenziano la necessità di emendare i
regolamenti edilizi comunali con specifiche ed esplicite misure che prevedano
la conservazione dei siti idonei alla nidificazione del grillaio come già avvenuto
nei comuni di Matera e Montescaglioso e più dettagliatamente descritti nel
§ 3.3.2. Inoltre occorre stimolare sia l’incremento della consapevolezza
della popolazione e dei tecnici e professionisti che si occupano dei progetti
di manutenzione e restauro degli edifici pubblici e privati per incrementare
il successo riproduttivo delle colonie (§ 3.4.1) sia una seria applicazione
delle misure di tutela previste da tali regolamenti edilizi comunali. Analoghi
accorgimenti devono essere adottati per la protezione dei roost.
E’ necessario promuovere tra la cittadinanza sempre di più le attività di
divulgazione ed informazione sulla specie e sulle sue principali esigenze e
minacce riscontrate sia localmente che globalmente, come previsto nel § 3.7.
Occorre anche un continuo monitoraggio delle condizioni ambientali delle
aree di alimentazione al fine di prevedere e scongiurare minacce legate
ad eventuali forme di inquinamento di tipo chimico in grado di influenzare
77
negativamente la componente trofica del grillaio con ripercussioni dirette sul
successo riproduttivo. La presenza di alcuni composti o elementi tossiconocivi nell’ambiente può avere conseguenze dirette sugli individui dal punto
di vista epidemiologico. Per tali motivi serve diffondere sempre più buone
pratiche agricole, come quelle descritte nel § 3.3.1 inerente la qualità delle
aree trofiche.
Infine, sarebbe auspicabile proseguire il monitoraggio della specie
inerente le attività riproduttive (cfr. § 3.3.2) e quelle trofiche e migratorie
(cfr. § 3.6.2).
Figura 15. Tipologia di nido artificiale per grillaio utilizzato in Basilicata a partire dal
2008 (foto di Matteo Viscieglia).
78
IL GRILLAIO IN CALABRIA
di: Eugenio Muscianese
Distribuzione, dimensione, status e trend
Il grillaio in Calabria nidifica nell’area centro-orientale, sotto i 200 m di
quota, tra le provincie di Crotone e Catanzaro, con circa 20 coppie distribuite
in due nuclei principali che interessano i comuni di Cutro e Isola di Capo
Rizzuto (KR) e quelli di Belcastro e Marcedusa (CZ). Le 2 piccole colonie
contano 5-6 coppie ciascuna, mentre altre coppie più isolate nidificano in
zone limitrofe e sempre su manufatti di origine antropica, parzialmente o
totalmente abbandonati.
Dal 2014 la specie è oggetto di monitoraggi annuali svolti a titolo
volontario, ma è ancora presto per stabilire un trend numerico delle colonie.
Inoltre mancano ricerche sistematiche su scala più ampia.
Alcune testimonianze, supportate anche da osservazioni personali,
indicano che qui il grillaio era presente in periodo riproduttivo già tra il 20082009 e probabilmente anche prima, negli anni ’90, ma solo recentemente
ne è stata accertata la nidificazione (Muscianese, 2016).
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
Gli ambienti di nidificazione non differiscono molto da quelli trofici a
parte per la presenza di strutture idonee alla nidificazione; in Calabria
il grillaio non nidifica nei centri urbani e sono stati osservati in caccia
prevalentemente su pascoli, seminativi e incolti. Gli habitat, presenti
nell’area di nidificazione, sono riconducibili a un mosaico di seminativi
(frequentati specialmente alla fine del periodo riproduttivo), colture
permanenti (uliveti, eucalipteti e pinete, agrumeti e vigneti), zone agricole
eterogenee, zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea e
zone aperte con vegetazione rada o assente.
Minacce e fattori limitanti localmente
Anche se non sono state ancora esaminate quantitativamente, le
minacce principali riguardano l’espansione e l’intensificazione di monocolture
permanenti, quali uliveti e vigneti. Per di più la maggior parte delle coppie
nidifica in un parco eolico molto esteso (in vero si tratta di più impianti contigui).
I siti di nidificazione qui risultano precari, perché i grillai hanno occupato
edifici molto piccoli e decadenti dove esiste alta competitività intraspecifica
e rischio di predazione. Diversamente altre coppie, che occupano casolari
di maggiori dimensioni, incorrono nel rischio di ristrutturazioni che non
terrebbero conto della presenza degli uccelli.
79
Azioni di conservazione già realizzate
In Calabria, anche per la sua recente scoperta/colonizzazione, non è
ancora stata intrapresa alcuna azione di conservazione.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Sarebbe opportuno intervenire con opere di sensibilizzazione, finalizzate
in particolare all’incremento delle disponibilità per la specie favorendo (I)
attività pastorali e un’agricoltura sostenibile come le azioni descritte nel §
3.3.1 e (II) la creazione di siti riproduttivi artificiali sugli edifici idonei oltre
alle altre azioni descritte nel § 3.3.2, anche con lo scopo di colmare vuoti
di areale su scala interregionale.
Sarebbe auspicabile avviare la mappatura di colonie e roost,
intensificare le attività per l’individuazione nonché per il monitoraggio dei
siti di riproduzione (cfr. § 3.3.2).
Figura 16. Nidiata di grillaio in Calabria (foto di Eugenio Muscianese).
80
IL GRILLAIO IN EMILIA-ROMAGNA
di: Roberto Tinarelli1, GLC 2 & Marco Gustin3
1
AsOER - Associazione Ornitologi dell’Emilia-Romagna ONLUS
2
GLC (Gruppo Locale Conservazione) Lipu Parma
3
Dipartimento Conservazione Lipu, via Udine 3/a, 43121, Parma
Distribuzione, dimensione, status e trend
Il grillaio è presente in Emilia-Romagna come nidificante in provincia
di Parma almeno dal 1993, ma la nidificazione è stata accertata
regolarmente solo a partire dal 2000 – 1 coppia (Roscelli & Ravasini
2009); successivamente è stato rilevato come nidificante nel Ferrarese
nel 2003 – 1 coppia (Tinarelli 2004), nel Modenese nel 2005 – 2 coppie
(Giannella & Gemmato 2007) e nel Bolognese nel 2013 – 5-6 coppie
(Farioli, 2013). Le difficoltà di identificazione e di rilevamento dei grillai
nidificanti in un territorio in cui sono molto diffusi e abbondanti i gheppi
hanno sicuramente determinato un ritardo nella scoperta e localizzazione
dei siti di nidificazione e contribuiscono tuttora ad una sottostima della
popolazione e dell’areale riproduttivo.
Risulta evidente che vi sia stato negli ultimi 15-20 anni un incremento della
popolazione nidificante che si è concentrata in particolare nelle seguenti aree:
• Pianura Parmense – sono noti diversi siti, con 28-43 coppie nel periodo
2013-2015, concentrati principalmente nel settore occidentale e
monitorati dalla sezione LIPU di Parma (M. Pedrelli, com. pers.),
• Bassa Pianura Modenese comprendente anche due siti sui confini
mantovano e ferrarese – sono note complessivamente 16-26 coppie nel
periodo 2014-2016 (C. Giannella, com. pers.),
• Pianura Bolognese centro-orientale – almeno un sito con 7-10 coppie nel
periodo 2014-2016 (A. Farioli com. pers.),
• Ferrarese occidentale – 5-6 coppie tra Mirabello e Poggio Renatico nel
periodo 2014-2016 (A. Farioli, com. pers.),
• Ferrarese orientale – alcuni siti nei comuni di Codigoro, Portomaggiore e
Argenta con 11-14 coppie nel periodo 2014-2016 (archivio AsOER).
Per il periodo 2013-2016 i dati disponibili indicano una popolazione
nidificante di 67-99 coppie, sicuramente sottostimata, con trend positivo
dal 2000. Nella sola provincia di Parma, si sono involati oltre 500 pulli dal
2009 al 2016 (Fior & Gustin, 2012a).
L’osservazione nel 2011 di una femmina inanellata nidificante nel Parmense,
nata nel 2010 a Montescaglioso (MT) (Gustin et al., 2011), indica che la
popolazione dell’Emilia-Romagna costituisce probabilmente la propaggine
settentrionale della popolazione nidificante nell’Italia centro-meridionale.
Dal 2005 si ripete con una certa regolarità la sosta tardo-estiva
(agosto e prima metà di settembre) di centinaia di grillai, soprattutto nella
fascia collinare, con ubicazione e consistenza delle concentrazioni variabili
in relazione ai boom demografici di alcune popolazioni di ortotteri come
Calliptamus italicus (Premuda et al., 2008; Ceccarelli, 2013).
81
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
L’habitat di alimentazione durante il periodo riproduttivo è costituito da
aree rurali di pianura con coltivi a rotazione e superfici significative di praterie
erbacee o di incolti. Sembra evitare le vaste superfici con monocolture (es.
mais). Frequenta le stesse aree in cui è presente il falco cuculo ma sembra
meno dipendente di quest’ultimo dalle superfici permanentemente inerbite.
I nidi sono situati all’interno delle aree idonee all’alimentazione in vecchi
edifici rurali disabitati o utilizzati in modo discontinuo e in edifici storici (un solo
caso) soprattutto sotto le tegole a coppo e meno frequentemente in cavità
di muri; nel Parmense circa il 40% delle coppie hanno nidificato negli ultimi
anni in nidi artificiali installati appositamente su edifici e occasionalmente
in nidi artificiali per falco cuculo (M. Gustin & M. Pedrelli, dati inediti); vi è
una sola segnalazione di nidificazione in un nido abbandonato di gazza su un
albero secco (Tinarelli, 2004)
Minacce e fattori limitanti localmente
Non sono note al momento minacce particolari relativamente agli
ambienti utilizzati per l’alimentazione. Sono stati segnalati alcuni casi di
disturbo causato da fotografi e curiosi presso alcune delle colonie più
numerose in edifici rurali. La prima nidificazione segnalata nel Ferrarese è
fallita a causa di disturbo antropico.
Il fattore limitante più evidente è costituito dalla scarsità di siti idonei
per la nidificazione, in particolare in una vasta area delle province di
Modena, Bologna e Ferrara che comprende i nuclei della Bassa Modenese
e del Ferrarese occidentale, dove, in seguito agli eventi sismici del
2012, i numerosi edifici rurali disabitati sono in corso di abbattimento
o di ripristino con modalità che però non ne consentono l’uso per la
nidificazione da parte del grillaio.
Nella Pianura Parmense riveste grande importanza soprattutto la
costante cementificazione del suolo, con consistente perdita di superfici
agricole e di incolti, oltre al progressivo abbandono dell’agricoltura
tradizionale a favore di lavorazioni meccanizzate. Nella Bassa Parmense
la specie coesiste con colonie significative di piccione di città e con la
presenza di taccola e gheppio. Considerato che una parte significativa
della popolazione parmense ha iniziato a riprodursi in cassetta nido, non
sono da escludere in un prossimo futuro interazioni per l’occupazione delle
stesse con la taccola o con il gheppio.
Azioni di conservazione già realizzate
Azioni di conservazione sono state realizzate in provincia di Parma,
attraverso il progetto Life 07 NAT/IT/000499 “Interventi per l’avifauna
di interesse comunitario nei Siti Rete Natura 2000 della Bassa Pianura
Parmense”, sia con l’installazione di oltre 20 cassette nido artificiali sia
realizzando un Piano d’Azione locale sulla specie (Fior & Gustin, 2012a e
2012b). In seguito, indipendentemente dal suddetto progetto LIFE, cassette
nido sono state installate anche nel Ferrarese sud-orientale nel 2014 da
82
AsOER (AsOER, 2014) e nella Bassa Modenese nel 2016 dalla Stazione
Ornitologica Modenese “Il Pettazzurro”.
All’interno del LIFE è stata monitorata la popolazione nidificante in provincia
di Parma (Fior & Gustin, 2012a) e contestualmente è stato realizzato un
Piano d’Azione locale sulla specie (Fior & Gustin, 2012b).
Più recentemente, nel giugno del 2016, analogamente a quanto
successo in Lombardia (cfr. Morganti & Grattini a pagina 87) un
intervento dell’ ISPRA ha ottenuto la sospensione delle attività di demolizione/
ristrutturazione degli edifici segnalati come occupati dal grillaio per il tutto il
periodo di nidificazione nel comune di Mirandola.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
L’esperienza positiva condotta nel Parmense e successivamente nel
Modenese e nel Ferrarese suggerisce che l’installazione di congrui numeri di
cassette nido artificiali costituisce l’azione più urgente ed importante per la
conservazione del grillaio in modo da favorirne l’insediamento e l’espansione
dell’areale riproduttivo (cfr. § 3.3.2).
In ogni caso, tale attività deve essere accompagnata dalla fattiva
conservazione degli edifici rurali e delle cavità ivi presenti, attraverso la
ristrutturazione ed il recupero dei vecchi edifici, altrimenti destinati a
crollare o ad essere abbattuti (come nel caso di quelli lesionati in provincia
di Modena, causa terremoto). Tale azione di conservazione potrà essere
implementata creando ex novo cavità idonee alla nidificazione della specie o
conservando cavità già esistenti, come previsto nei paragrafi che trattano
la conservazione e gestione dei siti riproduttivi (cfr. § 3.3.2) e del loro
miglioramento per ridurre la predazione (cfr. § 3.4.1).
.
Nel caso della provincia di Parma, sembrerebbe fondamentale la
presenza di grondaia, che consente ai pulli, ancora inetti al volo, di spostarsi
lungo il perimetro dell’edificio e utilizzate dai pulli di più covate per radunarsi
forse a scopo difensivo. Nella Pianura Parmense, infatti, la quasi totalità di
nidificazioni è avvenuta su edifici dotati di grondaia.
L’installazione di cassette nido artificiali e indicazioni per il
mantenimento di cavità durante il restauro/recupero di edifici colonici
abbandonati nelle zone terremotate sono stati riportati nei Piani di
Gestione dei siti Natura 2000 della Bassa Modenese, ma non hanno
avuto sino ad ora adeguata attuazione.
Sarebbe inoltre opportuno, durante il periodo di nidificazione, limitare a
quelli realmente indifferibili gli interventi di restauro sugli edifici interessati
dalle colonie riproduttive.
83
IL GRILLAIO IN LAZIO
di: Steven Hueting
Distribuzione, dimensione, status e trend
Nel Lazio il grillaio è presente almeno dal 2006, prima con ripetute
estivazioni nel comune di Tarquinia e i Monti della Tolfa nel settore Nordoccidentale della regione (M. Brunelli & F. Fraticelli, com. pers.), poi dal 2010
con la prima nidificazione accertata di una coppia in un casale abbandonato
nella valle del Mignone, a breve distanza dall’area delle prime osservazioni
estive (Hueting & Molajoli, 2011). A partire dal 2011, grazie alla disponibilità
dei proprietari, molto sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, durante i lavori
di ristrutturazione si sono ricavate numerose cavità nelle pareti del casale,
nella speranza che potessero favorire la costituzione di una piccola colonia.
Ora il casale è una struttura B&B di nome Villa Naumanni, che ospita una
colonia di almeno 19 coppie nel 2016, di cui 6 in cassette nido e 13 in
cavità nelle mura del casale. Nel 2012 e nel 2016 è stato occupato anche
un vecchio nido di gazza su Eucalyptus sp. nel giardino dello stesso casale.
Oltre a Villa Naumanni nel 2015 furono scoperte almeno 2 coppie nel
centro storico di Tarquinia che nidificavano sotto i coppi del tetto di un
palazzo, e nel 2012 una coppia su un manufatto diroccato sempre nella
Valle del Mignone, che in seguito fu raso al suolo. Nel 2015, almeno 5
coppie si sono interessate ad un altro edificio diroccato occupando spazi
sotto le tegole del tetto nei primi giorni di maggio, ma successivi sopralluoghi
hanno dato esito negativo circa la loro effettiva riproduzione.
Sia nel 2016 che nel 2017 almeno 6 coppie hanno tentato di nidificare,
colonizzando alcune cavità dei muri di due diversi casali lungo via di
Montericcio; successive visite durante il periodo di presenza dei giovani
non hanno confermato la nidificazione. Molto favorevole sembra invece la
situazione in città di Tarquinia, dove durante un monitoraggio il 22 giugno
2017, molti maschi ed alcune femmine sono stati visti entrare e uscire
dalla città per attività trofica osservazione che fa presumere con molta
approssimazione una presenza tra 15 e 20 coppie sui tetti del centro
storico (S. Hueting, M. Cento & S. Celletti, dati inediti).
La recente colonizzazione registrata nel Lazio in 5 anni ha conosciuto
una lenta espansione, anche se molto localizzata, ma le prospettive
future sono del tutto incerte (cfr. § 2.3 sulle minacce).
Non sono noti altri siti di nidificazione nella regione Lazio.
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
Sia il piccolo nucleo a Tarquinia sia la colonia di Villa Naumanni si trovano
a stretto contatto con l’uomo.
Per l’alimentazione gli animali usano le vaste aree di incolto frammisto
a seminativi (per lo più grano) in un ambiente di agricoltura estensiva
codificata secondo il CORINE: “Mosaici di colture agrarie e vegetazione
naturale (anche incolti)” e “Arbusteti a sclerofille”. La distanza delle aree di
alimentazione dalle colonie è raramente superiore ai 2 km e si riduce a circa
84
1 km durante l’allevamento dei giovani.
Minacce e fattori limitanti localmente
A pochi metri dal casale di Villa Naumanni è stata progettata una
superstrada, attualmente in procedura VIA, che sottrarrà parte delle zone
di alimentazione al principale sito riproduttivo della regione.
Un’altra minaccia è indirettamente legata alla futura superstrada in
quanto parte dei campi attualmente frequentati dai grillai viene ora coltivato
con metodi biologici; si teme, pertanto, che l’apertura della superstrada
possa comportare maggiori inquinamenti (gas di scarico ed acustico) ed
una più pesante infrastrutturazione del territorio circostante (depositi,
capannoni, pompe di benzina, ecc), aumentando così la sottrazione di
suolo e di superfici estensive utili per l’alimentazione del grillaio.
Un repentino diffondersi della specie sul territorio è, quindi, auspicabile
e possibile, in particolar modo in una valle adiacente non compromessa
dalla futura superstrada e con presenza di casali idonei alla nidificazione.
Sebbene nel Tarquinese il grillaio finora non abbia mai utilizzato pareti e
falesie naturali, pur presenti e con numerose cavità, prediligendo strutture
antropiche, in un raggio di 4 km intorno alla colonia di Villa Naumanni ci
sono almeno 3 altri casali disabitati e idonei alla nidificazione di cui uno
frequentato anche se non occupato nel 2015.
Figura 17. Veduta dall’alto delle aree di nidificazione ed alimentazione del grillaio nel
Lazio (Foto di Steven Hueting).
85
Azioni di conservazione già realizzate
Nel 2009 si è svolto un evento, il Grillaioday, con lo scopo di indagare
sulla presenza della specie tra Allumiere (RM), Tolfa (RM) e Tarquinia (VT)
con una decisa conferma della presenza di immaturi all’Ara della Regina
nei pressi di Tarquinia (VT). In seguito a tale evento è stato costituito un
Gruppo Grillaio locale, con una quindicina di membri, tra le cui attività vi è
l’incentivazione della presenza nell’area della specie.
Con la scoperta della prima coppia nidificante a Villa Naumanni è scattata
immediatamente la prima misura di conservazione e forse anche la più
importante ed incisiva: il rapporto diretto di chi si occupa di conservazione
con la popolazione locale e in particolare con i proprietari del casale. E’ stato
possibile con più visite convincere questi ultimi a favorire la costituzione di
una piccola colonia spiegando loro che poteva divenire una attrazione per
i futuri ospiti del B&B incentrato sull’ecoturismo. Sono state create ben
13 cavità nelle mura e sistemate 6 cassette nido. Inoltre altre 5 cassette
sono state posizionate in altre fattorie della zona sperando di ampliare la
colonizzazione della specie, per ora con esito negativo. Anche in questo caso
è stato necessario parlare con i contadini e coinvolgerli nella problematica.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Fondamentale in questa fase iniziale dell’insediamento del grillaio in
questa parte della regione Lazio è aiutare la diffusione naturale della specie
dopo la ‘messa in sicurezza’ del primo nucleo.
Ad esempio nella città di Tarquinia sarebbe molto utile installare appositi
siti riproduttivi artificiali per favorire la colonizzazione del centro storico e
prevenire gli effetti negativi delle ristrutturazioni dei manufatti (cfr. § 3.3.2)
e limitare la predazione (cfr. § 3.4.1).
Un progetto di conservazione nel Lazio deve puntare innanzitutto ad
instaurare un corretto rapporto tra la popolazione locale ed il grillaio,
che vivono a stretto contatto, con l’adozione di apposite campagne di
informazione e sensibilizzazione (cfr. § 3.7.1). Inoltre sarebbe molto
importante trasformare almeno una parte dei terreni agricoli condotti con
metodi intensivi a colture biologiche estensive ed adottare tutte quelle azioni
che determinano una buona qualità delle aree trofiche (cfr. § 3.3.1).
86
IL GRILLAIO IN LOMBARDIA
di: Michelangelo Morganti1 & Nunzio Grattini2
Laboratorio di Eco-Etologia, Dipartimento di Scienze della Terra
e dell’Ambiente, Università degli studi di Pavia, Via Ferrata, 9.
27100, Pavia, Italia. E-mail: michelangelo.morganti@unipv.it
2
G.R.A. Gruppo Ricerche Avifauna, via Piero Gobetti, 29. 46020,
Pegognaga, Mantova, Italia. E-mail:cristatus@virgilio.it
1
Distribuzione, dimensione, status e trend
Il grillaio è migratore irregolare e scarso nella maggior parte delle
province Lombarde, con osservazioni in varie provincie (SO, VA, LO, CR)
concentrate soprattutto nella seconda metà di Aprile con rare osservazioni
autunnali (dati: ornitho.it + trasmessi verbalmente da vari osservatori).
Fa eccezione a questo quadro la provincia di Mantova, in cui si segnala
per la prima volta la presenza di alcuni individui di grillaio per alcuni giorni
nel Maggio 2004, associati a un gruppo di falchi cuculi (Falco vespertinus)
presso Ostiglia (MN). La presenza della specie nella parte meridionale della
provincia di Mantova, al confine con la provincia di Modena è regolare dal
2005, quando inizia a nidificare in territorio Emiliano per poche centinaia di
metri (Giannella & Gemmato, 2007).
A seguito delle prime osservazioni della specie in periodo riproduttivo
Figura 18. Aree di alimentazione del grillaio in Lombardia (Foto di Nunzio Grattini).
87
in territorio Mantovano nei primi anni 2000 (Grattini & Longhi, 2010),
la prima nidificazione certa in territorio Lombardo avviene nel 2014 nel
comune di Poggio Rusco (MN) con 2-3 coppie (Grattini et al., 2016). Il trend
locale si considera positivo, essendo sia le osservazioni primaverili (fino a
45-50 individui contemporaneamente nel Maggio 2016) che il numero di
coppie accertate in chiara crescita. Nella stagione riproduttiva 2016 si
contano almeno due nuclei accertati di nidificazione in comune di Poggio
Rusco a distanza di alcuni chilometri per un totale di 5-7 coppie. Il 23 luglio
del 2016 si osservano almeno 23 giovani da poco involati in alimentazione
nei pressi della colonia principale di Poggio Rusco e 7-10 giovani prossimi
all’involo nella seconda colonia dello stesso comune. Nel Maggio del 2017
le coppie con comportamento territoriale sono aumentate a 8-10 di cui 6
nella colonia principale e una coppia in un sito mai previamente occupato nel
comune di San Giovanni del Dosso (MN). Le osservazioni del 2017 sembrano
confermare un trend positivo per la piccola popolazione Lombarda.
Si considera probabile la sottostima della popolazione nidificante
nella bassa Mantovana, in quanto ad oggi non si è mai realizzato un
censimento esaustivo dei numerosissimi siti di potenziale nidificazione
(edifici rurali) presenti nella zona.
Indubbiamente, la popolazione Mantovana è da considerarsi un
unicum spaziale con quella della provincia di Modena, essendo separata
da questa da un confine amministrativo che non riflette alcuna divisione
ecologico-ambientale.
Da notare la fenologia della popolazione locale, decisamente più tardiva
di alcune popolazioni più meridionali della specie (adulti in alimentazione dei
pulcini il 26 Giugno 2016 in una colonia e pulcini ancora non involati il 23
Luglio 2016 in una seconda colonia).
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
L’habitat di nidificazione del grillaio nel Mantovano è rappresentato
da edifici rurali abbandonati da decenni, e la cui stabilità è spesso stata
fortemente compromessa dal sisma del 2012. Uno dei due nuclei di
nidificazione di Poggio Rusco è ospitato in un casolare abitato.
Il paesaggio agricolo circostante le colonie è principalmente caratterizzato
dalla coltivazione di meloni (Cucumis melo), orzo (Hordeum vulgare),
frumento (Triticum durum) e una gamma di piante erbacee ad uso foraggero
(p.e. Erba medica Medicago sativa). Da notare la presenza, nelle vicinanze
della colonia principale di Poggio Rusco, di ampie porzioni di terreno non
coltivato, elemento raro nel paesaggio agricolo intensivo tipico della zona.
Si hanno osservazioni della specie in alimentazione sia nei campi di
erba medica che nelle porzioni di terreno non coltivato o recentemente
arato, mentre non si sono mai osservati grillai foraggiare nei campi di
meloni, orzo o frumento.
88
Minacce e fattori limitanti localmente
Le sovvenzioni regionali per la ristrutturazione degli edifici danneggiati dal
sisma del 2012 hanno effetti operativi con alcuni anni di ritardo, per cui si
osserva che tra gli anni 2014 e 2016 un alto numero di edifici diroccati è
stato abbattuto e/o riformato in modo da non poter essere più utilizzabile
dalla specie come sito di nidificazione. Il trend di ristrutturazione di questi
edifici dovrebbe proseguire ancora per alcuni anni (informazioni dall’Ufficio
Tecnico del Comune di Poggio Rusco). Come ulteriore aggravante, le azioni
di abbattimento e/o ristrutturazione tendono ad essere operate nei mesi
primaverili/estivi, in concomitanza con l’attività riproduttiva della specie.
Il numero elevato di potenziali riproduttori che si osserva regolarmente
in tarda primavera nelle immediatezze dei siti coloniali a fronte del basso
numero di coppie che portano avanti la riproduzione, lascia immaginare che
la scarsa disponibilità di siti di nidificazione possa rappresentare un fattore
limitante per la crescita della popolazione locale.
Azioni di conservazione già realizzate
Nel giugno del 2016, su segnalazione dell’associazione GreenRES (www.
greenres.org), ISPRA (Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale)
rileva il rischio di abbattimento di edifici sensibili per la nidificazione del
grillaio nelle provincie di Mantova e Modena. Raccolta questa segnalazione,
ISPRA inoltra un comunicato al Comune di Poggio Rusco, alla Provincia
di Mantova, al comune di Mirandola (MO) e alla Provincia di Modena,
segnalando l’esistenza della popolazione di grillai nell’ambito dei propri
territori di competenza e indicando alcuni edifici concreti in cui si era
accertata o sospettata la presenza come nidificante della specie. Inoltre,
ISPRA richiede espressamente la sospensione delle attività di demolizione/
ristrutturazione degli edifici segnalati per il tutto il periodo di nidificazione.
Questa segnalazione porta nel giugno del 2016 allo slittamento delle
operazioni di abbattimento di un casolare in comune di Poggio Rusco.
Con l’eccezione di questa azione contenitiva, nessuna azione di
conservazione a favore della specie è stata mai condotta in Lombardia.
E’ da segnalare l’interesse da parte di un gruppo di entità di ricerca
e conservazione (ISPRA, Università Statale di Milano) nella stesura di un
progetto LIFE di ambito internazionale dedicato alla conservazione del grillaio
che prevede una serie di azioni di conservazione anche per la popolazione del
Mantovano-Modenese. Se dovesse essere approvato, il progetto prevede
azioni di conservazione operative a partire dal 2018.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
L’implementazione di siti di potenziale nidificazione potrebbe favorire
l’espansione della popolazione locale, che risulta avere uno speciale
interesse conservazionistico in quanto rappresenta (assieme alla
popolazione Parmense) attualmente il sito di nidificazione più settentrionale
della specie per tutta l’Europa occidentale (Morganti et al., 2017). La
popolazione di grillaio del Mantovano-Modenese rappresenta un potenziale
89
sito di espansione dell’areale di nidificazione della specie, considerando che
il processo di espansione verso nord è favorito dal cambiamento climatico in
corso, per lo meno nel breve-medio periodo (Morganti et al., 2017).
Oltre alla possibilità di supportare l’espansione della specie attraverso il
posizionamento di cassette nido, si segnala che una probabile maggior efficacia
di intervento si potrebbe ottenere con la costruzione di case-colonie, sul modello
dei ‘primillares’ spagnoli come previsto nel § 3.3.2 (Perez et al., 2011).
Vista la stretta dipendenza del successo riproduttivo del grillaio dalla
qualità dei siti di foraggiamento (p.es.: Sarà, 2010; Catry et al., 2013),
sarebbe altamente raccomandabile di programmare una gestione delle aree
agricole pertinenti alle colonie che sia favorevole alla specie, prevedendo nel
caso specifico, tra le attività necessarie per favorire una buona qualità delle
aree trofiche (cfr. § 3.3.1), una presenza di aree non coltivate e di campi
sufficientemente ampi di erba medica.
Nonostante la grande capacità di movimento del grillaio, si è visto in
un recente studio condotto in Sicilia che l’habitat di foraggiamento in un
buffer di un chilometro dalla colonia influisce direttamente sulla dieta dei
pulcini al nido (Morganti et al., 2016), per cui la corretta gestione di questo
ambito relativamente ridotto potrebbe portare grandi benefici alle colonie di
interesse. Allo stesso tempo, è noto che a seconda del contesto ambientale
l’ampiezza dei viaggi di foraggiamento degli adulti riproduttori può essere
estremamente variabile, da 1-3 km a oltre 20 km (Gustin et al., 2014d;
J.G. Cecere et al., com. pers.), per cui, tra le azioni inserite nel § 3.6.2, un
attento studio delle abitudini della popolazione locale sarebbe propedeutico
ad ottimizzare le successive azioni di conservazione e gestione ambientale.
Figura 19. In primo piano: resti di un edificio che nel 2015 ospitava una colonia di grillai
in Provincia di Mantova, che è stato succesivamente demolito; sullo sfondo: un edificio
pericolante che ha ospitato una colonia di gririllai nel 2016 (Foto di Nunzio Grattini).
90
IL GRILLAIO IN PUGLIA SETTENTRIONALE
di: Matteo Caldarella
Distribuzione, dimensione, status e trend
La Puglia settentrionale coincide con la Capitanata che comprende tutto
il territorio ricadente nella Provincia di Foggia prima dell’istituzione della
Provincia Barletta-Andria-Trani (BAT).
Il territorio della Capitanata rappresenta, con la sua ampia varietà
di habitat, il più alto indice di biodiversità della Puglia. Infatti alle enormi
estensioni pianeggianti del Tavoliere delle Puglie, prevalentemente
coltivate a cereali, ortaggi, vigneti e oliveti, fa riscontro l’area del Gargano
(comprendente l’omonimo Parco Nazionale) nella porzione nord-orientale e
l’area dei Monti Dauni in quella occidentale.
In Capitanata il grillaio è distribuito in maniera non uniforme in quanto
predilige le aree pianeggianti o di media collina anche se durante le migrazioni
può essere osservato anche alle quote più elevate. L’area di nidificazione del
grillaio è costituita prevalentemente dalla fascia orientale compresa in un
territorio di 15 km dalla linea costiera adriatica considerando come limite
nord l’asta idrica del torrente Candelaro e come limite sud l’asta idrica del
fiume Ofanto. In questa area, infatti, sono concentrate le colonie nidificanti,
che variano da 5 a un massimo di 100 coppie.
Nell’area interna del Tavoliere la specie è distribuita a macchia di leopardo
con colonie di piccole/medie dimensioni.
Nell’area propriamente “garganica” la specie, come nidificante, è
distribuita in pochi siti di cui di particolare interesse è il sito dell’ex idroscalo
presso la Laguna di Varano.
Nell’area dei Monti Dauni, la specie è distribuita in modo più sporadico
sempre alle quote meno elevate.
Il trend generale mostra un aumento generalizzato delle colonie nidificanti
in tutto il comprensorio, anche per merito di alcune attività di conservazione
realizzate nell’ambito di un progetto Life (LIFE06 NAT/IT/000026 Life
Rapaci del Gargano), soprattutto nella fascia costiera e nelle aree limitrofe
delle Paludi Sipontine. Le prime nidificazioni erano state accertate già prima
del 2000 su un edificio rurale poi abbattuto che ospitava una piccola colonia
di 4-7 coppie; successivamente solo nel 2004 si è accerta una nuova
nidificazione in un edificio non lontano (Caldarella et al., 2005).
Nella Tabella 4 vengono riportate le stime della popolazione nidificante
nell’intero comprensorio della Capitanata dal 2000 al 2016.
Il trend della specie in Capitanata risulta particolarmente favorevole
se si considera che nel periodo 2000-2006 la sua consistenza era
limitata a pochissime coppie nidificanti nel Basso Tavoliere. Le coppie
iniziano ad incrementare a partire dal 2007 con numero di coppie pari
a 16. Rispetto al 2004 nel 2007 si constata un aumento delle coppie
nidificanti pari al 400%.
Per quanto riguarda le aggregazioni post-riproduttive, le aree della
provincia di Foggia dove si può osservare con più facilità la specie sono la
pedegarganica e il Tavoliere, principalmente in aree agricole o a pascolo. Tali
91
Tabella 4. Stima delle coppie nidificanti nella Puglia settentrionale.
Cripezzi et al., 2012
anno
Caldarella, 2016
2000-2006
3-5
19-26
2007
16-20
39-55
2008
40-50
61-77
2009
54-60
83-103
2010
148-160
126-149
2011
206-220
155-184
2012
220-230
241-273
2013
250-280
2014
300-350
2015
400-450
2016
400-500
concentrazioni di esemplari potrebbero essere determinate non solo dalla
presenza delle popolazioni nidificanti locali, ma anche dal probabile afflusso
di esemplari provenienti dalle popolazioni nidificanti della Murgia.
Si segnala anche la presenza di pochi individui in svernamento specialmente
nell’area dell’Oasi Lago Salso, sebbene tale evento non accada tutti gli anni,
e potrebbe essere stato determinato dal rilascio di ingenti quantitativi di
grillai e dalla presenza di riproduttori in voliere.
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
Il grillaio in Capitanata nidifica in colonie prevalentemente rurali distribuite
in ruderi, masserie, altri fabbricati rurali (come silos, capannoni, etc.), dove
occupano soprattutto i sottotetti e le cavità presenti. In passato veniva
segnalato anche un sito di nidificazione su parete rocciosa (valloni rocciosi
pedegarganici) cosa però mai confermata. Nell’area dell’Oasi Lago Salso la
specie nidifica occupando cassette nido. Sono state accertate nidificazioni
anche nei centri urbani di Foggia, almeno dal 2007 al 2011, e Lucera, dal
2008 al 2011 (Cripezzi et al., 2009; Cripezzi et al., 2012).
Si alimenta nei territori agricoli circostanti le colonie, caratterizzati da
aree a seminativi e da formazioni erbose naturali e seminaturali, nonché,
nell’area della Paludi Sipontine, anche in prati umidi.
Minacce e fattori limitanti localmente
Una minaccia per la specie nell’area della Capitanata è l’occupazione,
in genere abusiva, di strutture e fabbricati rurali, il cui restauro o la sola
maggiore presenza umana ne riducono l’idoneità.
92
Azioni di conservazione già realizzate
Nell’area sono state realizzate attività di conservazione specifiche
nell’ambito del progetto LIFE06 NAT/IT/000026 Life Rapaci del Gargano:
• restocking di circa 450 individui dal 2007 al 2015;
• installazione nidi artificiali;
• attività di sensibilizzazione ed educazione naturalistica;
• monitoraggio delle popolazioni.
Un’importante azione di conservazione realizzata nella Capitanata
consiste nella istituzione di aree protette e siti della rete Natura 2000 e
della redazione dei rispettivi regolamenti.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Le attività di conservazione che necessitano di una prosecuzione sono
relative all’applicazione dei piani di gestione dei siti della Rete Natura 2000,
nonché la realizzazione di azioni di conservazione e restauro ambientale per
garantire una buona qualità delle aree trofiche (cfr. § 3.3.1), in particolare
per gli habitat a pascolo come il ripristino di aree con formazioni erbose
naturali e seminaturali per la gran parte rientranti nell’habitat prioritario
6220* “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei TheroBrachypodietea”.
Contemporaneamente occorre procedere ad un monitoraggio continuo
della popolazione anche per l’identificazione e l’analisi delle principali aree
trofiche di ciascuna colonia riproduttiva e per la verifica dei fattori limitanti
con alcune delle azioni di cui al § 3.3.2 e al § 3.6.2, oltre che proseguire
con le attività di installazione delle cassette nido, magari anche attraverso
una campagna di incentivi per gli agricoltori ed i conduttori delle strutture
rurali (cfr. § 3.4.1).
Figura 20. Femmina di grillaio (foto: Giuseppe La Gioia)
93
IL GRILLAIO IN PUGLIA CENTRO-MERIDIONALE
di: Michele Bux1 & Antonio Sigismondi2
Biologo libero professionista, BioPhilia sas (www.biophilia.eu)
2
Naturalista, Ornitologo.
1
Distribuzione, dimensione, status e trend
Il territorio regionale considerato è quello che si estende a sud del fiume
Ofanto fino all’estremo meridionale della Penisola Salentina ed è composto da
tre aree geografiche distinte: i) il vasto sistema collinare delle Murge che dalla
costa adriatica si eleva con una serie di terrazze quasi parallele sino a formare
un vasto altopiano denominato “Alta Murgia”, dove si raggiungono le maggiori
altezze a “Monte Caccia” con 679 m slm e a”Torre disperata” con 687 m slm; ii) il
comprensorio delle Gravine dell’arco ionico che si caratterizza per la presenza di
numerosi solchi torrentizi che spesso assumono l’aspetto e le dimensioni di piccoli
canyon, profondi anche diverse centinaia di metri; iii) la Valle d’Itria caratterizzata
da lievi ondulazioni su cui vegetano mosaici complessi di colture a seminativo e
foraggiere associate a formazioni boschive molto frammentate con presenza di
un’elevatissima densità di insediamenti rurali; iv) la Penisola Salentina, estrema
Figura 21. Puglia centrale con identificazione delle sotto-aree in cui ricadono le
colonie urbane di grillaio e relative dimensioni (n° di coppie).
94
propaggine orientale dell’Italia, presenta una configurazione pianeggiante in cui si
riconoscono pochi rilievi collinari che nella parte settentrionale prendono il nome
di “Basse Murge” mentre in quella meridionale di “Serre Salentine”.
Il grillaio è attualmente distribuito nelle aree interne della Puglia con densità
più elevate nel settore centro-occidentale, coincidente con l’esteso altopiano
dell’Alta Murgia, in relazione alla presenza di estese formazioni erbose naturali e
seminaturali in associazione a vaste superfici a seminativo non-irriguo (Figura 21,
Tabella 5). La maggioranza delle coppie della specie nidifica a quote comprese tra
200 e 500 m slm, sebbene le colonie nidificanti nelle città di Taranto e di Brindisi
si collochino al livello del mare. La popolazione nidificante è quasi interamente
sinantropica formando colonie nei centri storici e nelle aree urbane limitrofe di
più recente edificazione, mentre molto rare sono le colonie riproduttive in siti
rurali (masserie, ruderi, infrastrutture, ecc.) e naturali (pareti rocciose).
Nel periodo compreso tra gli inizi degli anni ’90 del secolo scorso e il
2016 sono state censite in totale 43 colonie riproduttive, di cui 16 nelle
Murge, 8 nelle Gravine dell’arco ionico, 6 in valle d’Itria e 13 nella Penisola
Salentina. La popolazione nidificante ha mostrato un forte incremento
passando da circa 100 coppie e 5 colonie del 19901 (Sigismondi, 1990)
ai circa 8.500-10.000 individui contati ai roost pre-riproduttivi in 21-23
colonie nel periodo 2012-2016 (Sigismondi et al., 1995; Sigismondi et
al., 1996a,b; Palumbo et al., 1997; Sigismondi et al., 2003; Sigismondi,
2008; Gustin et al., 2013; Gustin et al., 2016a).
Le 4 colonie più grandi di Minervino Murge, Gravina in Puglia, Altamura e
Santeramo in Colle, hanno ospitato negli ultimi 25 anni in media il 90% della
popolazione di grillaio nidificante nella Puglia centrale con valori compresi
tra 87-100% sino al 2009 e tra 65-81% dal 2010 al 2016, evidenziando
come la progressiva espansione distributiva della popolazione nidificante
nella Puglia centrale sia coincisa con il probabile raggiungimento della
capacità portante (ca. 8 mila individui ai roost pre-riproduttivi) delle 4 più
importanti colonie dell’Alta Murgia.
Per il comprensorio delle Gravine dell’arco ionico, Bux & Pavone (2005)
e Bux (2008) riportano, per gli anni che vanno dal 2004 al 2007, un
aumento delle colonie e delle coppie nidificanti, con un totale di 6 colonie
riproduttive e con conteggi di circa 700 grillai ai dormitori nella fase preriproduttiva. Gustin et al. (2013) riportano un ulteriore aumento nel numero
di colonie, pari ad 8, e soprattutto il raddoppio della popolazione in fase preriproduttiva con conteggi ai dormitori di circa 1.500 grillai.
In Valle d’Itria la prima nidificazione nota risale al 2004 nel centro
storico di Locorotondo, successivamente sono note segnalazioni per
il comune di Fasano e dal 2009 a Martina Franca dove attualmente è
presente la più importante popolazione nidificante dell’area e l’unica su cui
sono stati svolti studi (Chiatante, 2008).
Nel Salento dal 2006 è stata registrata la presenza di pulli caduti dal nido
a Galatina, mentre già dall’anno successivo le segnalazioni di nidificazione sono
aumentate ed oggi interessano molti comuni delle provincie di Lecce (dove
sono stati registrati fin quasi alla sua estremità meridionale), Brindisi e Taranto
(come dimostrano anche i pulli pervenuti nei centri di recupero delle Province di
1
I dati riportati comprendono anche la colonia nidificante a Matera in Basilicata,
esterna all’area geografica considerata nella presente scheda.
95
Tabella 5. Stima delle coppie nidificanti nelle colonie censite nel quinquennio
2012-2016.
2012
2013
2014
2015
2016
media
± ds
489
1131
971
1346
911
970
317
Altamura
1026
1073
744
898
635
875
185
Minervino
901
829
584
425
308
609
254
Santeramo
490
482
393
695
440
500
116
Acquaviva d. fonti
170
281
166
151
207
195
52
Cassano Murge
137
144
125
191
180
156
28
Ginosa
191
217
74
111
148
67
Castellaneta
134
126
128
171
145
141
19
94
166
185
-
106
138
45
-
106
-
187
67
120
61
101
130
51
203
80
113
58
Taranto
21
-
-
77
170
89
75
Casamassima
71
-
51
61
43
56
12
Massafra
-
45
35
69
40
47
15
Grottaglie
2
63
53
65
53
47
26
38
37
-
-
-
37
1
-
40
25
-
-
32
11
Putignano
38
38
8
-
-
28
18
Martina Franca
25
16
-
-
14
18
6
Locorotondo
3
4
-
-
5
4
1
Fragagnano
-
-
-
-
4
4
-
Andria
3
5
-
-
-
4
2
Conversano
3
-
-
-
-
3
-
4.103
613
Gravina
Laterza
Sammichele di Bari
Gioia del Colle
Noci
Mottola
TOTALE 3.936 4.930 3.593 4.539 3.519
Brindisi e Lecce). Purtroppo, per quest’area non esistono studi mirati su questa
specie e le principali informazioni provengono dai centri di recupero della fauna
selvatica in difficoltà a cui giungono pulli non autosufficienti. Per la provincia di
Lecce le due colonie principali, a giudicare dal numero di pulli recuperati, sono
quelle di Lecce e Nardò (S. Potenza, dati inediti). Nella seconda quindicina di
maggio del 2017 tra Nardò e Galatina sono stati avvistati una settantina di
esemplari in attività trofica (Associazione Or.Me., dati inediti), che dovrebbero
96
appartenere alla colonia di Nardò in quanto da Galatina non si registrano negli
ultimi anni ricoveri di pulli, sebbene non se ne possa escludere la presenza.
A Lecce è nota sicuramente una colonia nel centro storico formata da 5-6 di
coppie nel 2016 (M. Bernardini, dati inediti).
In Tabella 5 è riportata, per il periodo 2012-2016, la stima delle coppie
di grillai nidificanti in 23 colonie urbane della Puglia centrale. Il numero di
coppie nidificanti è stato calcolato partendo dai conteggi effettuati ai roost
pre-riproduttivi secondo la metodologia indicata da Sigismondi et al. (1996b)
e Palumbo (1997 e 2001).
Nel complesso la popolazione di grillaio presente nella Puglia centro-meridionale
presenta uno status di conservazione buono ed in accordo con la Lista Rossa
degli uccelli nidificanti in Italia (Peronace et al., 2012) e da considerarsi anche a
livello locale tra le specie LC (Least Concern - a minor preoccupazione).
Il trend della popolazione pre-riproduttiva nella Puglia centrale ha evidenziato
un forte incremento negli ultimi 25 anni passando da poco meno di 500
ad oltre 10 mila individui. Tale incremento ha interessato sia la numerosità
di ciascuna colonia che l’estensione dell’areale con l’aumento del numero
di colonie. La popolazione pre-riproduttiva del grillaio nella Puglia centrale
ha mostrato un aumento a lungo termine, con un repentino incremento
nella fase iniziale (dal 1993 al 2003) ed una successiva stabilizzazione,
ma con ampie fluttuazioni annuali (±20%) intorno alla media (Figura 22).
Attualmente la specie sembra aver raggiunto la capacità portante dell’area
della Puglia centrale limitata da fattori ambientali che agiscono in maniera
densità-dipendente (Newton, 1998).
Figura 22. Incremento a lungo termine nel numero di grillai ai roost pre-riproduttivi
della Puglia centrale.
97
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
Il grillaio nidifica in colonie quasi esclusivamente urbane, dove occupa
soprattutto tetti, sottotetti e cavità presenti nei fabbricati dei centri storici.
Si adatta facilmente ad occupare anche siti idonei su edifici “moderni”
e cassette nido (Bux et al., 2008a,b). Sono noti solo pochissimi casi di
nidificazioni in siti naturali, nonostante, ad esempio, l’intero comprensorio
delle gravine dell’arco ionico sia molto ricco di pareti rocciose. In rari casi
sono state accertate nidificazioni di coppie isolate o piccole colonie (2-4
coppie) su masserie in contesti extra-urbani.
Si alimenta nei territori agricoli circostanti le colonie, caratterizzati da
formazioni erbose naturali e seminaturali e secondariamente da aree a
seminativo non irriguo. Un fattore chiave per la dimensione delle colonie
riproduttive è dato dalla presenza di significative superfici a pseudosteppa
mediterranea ricche di prede entro un raggio di 10-15 km dalla colonia
(Sigismondi et al., 1996a; Gustin et al., 2017).
La dieta del grillaio nell’area della Puglia centrale è stata studiata da Bux
et al. (1997). Gli Ortotteri hanno rappresentato più del 46% dei resti di
prede identificate, seguiti da Coleotteri (25.33%) e Dermatteri (19.70%).
Gli altri artropodi identificati sono stati gli Aracnidi (5.35%) e i Chilopodi
(4.50%). In termini di biomassa gli Insetti hanno rappresentato 48.03%
(Ortotteri 37.19%, Coleotteri 8.81%), gli Aracnidi 2.42%, i Chilopodi 4.06%
e i Vertebrati 45.45% (Rettili 0.43%, Mammiferi 45.02%). Nel periodo
pre-riproduttivo il grillaio si nutre principalmente di Coleotteri (32.56%),
Dermatteri (32.00%), Chilopodi (5.58%) e micromammiferi (2.96%),
mentre nel periodo post-riproduttivo soprattutto di Ortotteri (72.16%).
Minacce e fattori limitanti localmente
Nell’area di maggiore presenza del grillaio nella Murgia Alta e soprattutto
intorno alle colonie riproduttive la minaccia principale è rappresentata dalla
riduzione e scomparsa delle superfici erbacee naturali e semi-naturali, anche
se frammentate e di piccola estensione. Più in generale, la trasformazione
degli usi del suolo nelle zone agricole estensive, con cambi colturali da
seminativi non irrigui in sistemi irrigui con colture annuali associate a colture
permanenti (orticole estive e impianti di uliveti, vigneti ed arboreti), determina
una progressiva intensificazione delle pratiche agricole con diminuzione della
risorse trofiche. La presenza di vaste superfici erbacee naturali e seminaturali, anche se frammentate, risulta di fondamentale importanza per
la presenza di colonie riproduttive soprattutto in relazione alla presenza di
cospicue popolazioni di ortotteri.
In alcune importanti colonie sono stati registrati interventi di
ristrutturazione di edifici storici, ospitanti numerose coppie di grillaio, che
hanno determinato l’abbandono del sito di nidificazione anche negli anni
successivi. Particolarmente impattanti risultano gli interventi tesi a limitare
l’uso delle facciate dei palazzi storici da parte del colombo. Tali interventi sono
spesso mal progettati e presentano scarsa o nulla selettività impedendo di
fatto l’accesso alle pareti anche al grillaio.
Localmente, sia nel settore nord occidentale delle Murge che nell’area
98
a nord delle Gravine dell’Arco Ionico, la realizzazione di numerosi impianti
eolici potrebbe rappresentare una minaccia diretta per la specie e un
fattore limitante l’utilizzo trofico delle vaste superfici a seminativo non-irriguo
interessate dagli stessi.
Quasi tutte le colonie della Puglia centro-meridionale presentano roost
all’interno dell’area urbana. Soprattutto nella fase post-riproduttiva possono
ospitare diverse centinaia di individui determinando spesso situazioni
di scontro tra l’uso del roost da parte dei grillai e le attività antropiche
sottostanti. In diverse colonie sono stati registrati disturbi volontari ai roost
(cfr. § 2.3.5) tesi all’allontanamento del grillaio o alla eliminazione del roost.
Azioni di conservazione già realizzate
La LIPU in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Alta Murgia e con
altre associazioni locali svolge le principali attività di monitoraggio e tutela
dei dormitori di grillaio in diverse colonie del comprensorio delle Murge e
delle Gravine dell’Arco Ionico.
L’intero comprensorio delle Gravine dell’arco ionico ricadente nel sito
SIC/ZPS “Area delle Gravine” IT9130007 è stato interessato, nel periodo
2004 - 2007, da attività di monitoraggio e conservazione del grillaio
nell’ambito del progetto POR PUGLIA 2000 - 2006 “Piano d’azione per la
conservazione del Capovaccaio e azioni di conservazione del Grillaio, Nibbio
reale e del Nibbio bruno” (Bellini et al., 2008; Bux, 2008).
Tra il 2006 e il 2007 la LIPU, con il finanziamento della Fondazione
Peretti, ha sperimentato con successo l’utilizzo di nidi artificiali in legno
da parte del grillaio valutandone l’efficacia conservazionistica (Bux et al.,
2008a,b; Gustin, 2006).
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
L’identificazione delle principali aree trofiche per ciascuna colonia
riproduttiva e la valutazione dello stato di rischio in relazione a piani/progetti
di sviluppo agricolo/industriale/urbanistico di tali aree appare una delle
azioni prioritarie da effettuare su tutto il territorio in esame.
Al fine di garantire una buona qualità delle aree trofiche nell’areale
riproduttivo attuale e potenziale si rendono necessari la reale tutela e il
restauro delle stesse, anche quelle di ridotte dimensioni, con formazioni
erbose naturali e seminaturali per la gran parte rientranti negli Habitat
6220* “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei TheroBrachypodietea” e 62A0 “Formazioni erbose secche della regione
submediterranea orientale (Scorzoneratalia villosae)” e, soprattutto nelle
aree prive di tali habitat, le azioni indicate nel § 3.3.1 per il mantenimento
di una buona qualità delle aree trofiche.
Infine la conservazione e gestione dei siti adatti per l’insediamento
delle nidificazioni nei centri storici (cfr. § 3.3.2) è una delle più utili
azioni a livello conservazionistico da proseguire sia con l’identificazione
il monitoraggio delle colonie, sia con corretti interventi di restauro degli
edifici e con la posa di nidi artificiali. Analoghe misure devono essere
intraprese nei confronti dei roost.
99
IL GRILLAIO IN SARDEGNA
di: Marcello Grussu - Gruppo Ornitologico Sardo
Distribuzione, dimensione, status e trend
Le informazioni storiche sulla presenza, distribuzione e consistenza del
grillaio nell’isola sono state sempre scarse, frammentarie e incomplete. La
nidificazione è stata indicata per la prima volta alla fine del XIX secolo da
Salvadori (1872). Poi, Martorelli (1884) cita la presenza di una colonia di
una cinquantina di coppie nel Nord della Sardegna. Dopo alcuni decenni di
assenza di dati, Bezzel (1957) indica la presenza nel biennio 1955-56 di un
totale di 15-23 coppie distribuite in quattro colonie (Sassarese, Oristanese e
Sulcis); mentre Massa & Schenk (1983) indicano la specie come “comune”
con una popolazione di 100-1.000 coppie.
Nel periodo 1983-1986 il PAI (Progetto Atlante Italiano) permette la
realizzazione di una carta moderna e circostanziata della distribuzione, seppur
nel reticolo 20x20 Km (Meschini & Frugis 1993). Poco dopo Grussu (1995,
1996), con l’acquisizione di numerosi dati inediti realizza una nuova mappa
dell’areale riproduttivo (Figura 23), indica la presenza di una popolazione
fluttuante di ca.150 coppie e sottolinea la presenza irregolare della specie
Figura 23. Distribuzione del grillaio in Sardegna: da sinistra, 1983-1986 (Progetto
Atlante Italiano), 1990-95 (Grussu, 1996), 2010-2016 (Grussu & GOS, 2017).
100
in inverno. Negli ultimi decenni l’areale riproduttivo nell’isola ha subito
un’importante regressione e si è registrata la diminuzione nel numero medio di
coppie per colonia. Attualmente la specie nidifica all’interno dell’areale noto in
modo irregolare e puntiforme su pareti rocciose e ruderi; quasi esclusivamente
in aree extra urbane. La nidificazione si verifica soprattutto con singole coppie o
piccole colonie con una popolazione totale di alcune decine di coppie e mostra
un trend negativo (Grussu & Gruppo Ornitologico Sardo, 2017).
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
La popolazione sarda consta di piccole colonie abbastanza mobili in
quanto i siti di riproduzione, per motivi ancora sconosciuti, spesso sono
occupati irregolarmente. Su un totale di 19 colonie/singole coppie
nidificanti individuate di recente (ultimi 5-7 anni circa), il 50% era ubicato
su falesia, il 50 % su ruderi. Nessun dato è disponibile sul regime trofico
della limitata popolazione locale della specie.
Minacce e fattori limitanti localmente
Al momento non sono note minacce o attività limitanti la popolazione sarda.
In relazione alla scarsa popolazione e la ridotta consistenza delle colonie note,
qualsiasi intervento sui siti utilizzati per la nidificazione può irrimediabilmente
modificare in negativo l’esito riproduttivo e la popolazione presente.
Azioni di conservazione già realizzate
Nel 2001, con la realizzazione della rete Important Bird Areas e Zone di
Protezione Speciale, in Italia il 100% della popolazione nidificante è risultato
incluso nelle IBA e l’86% (2.155 coppie) nelle ZPS: le IBA sarde ospitavano
almeno il 10% della popolazione nazionale di grillaio, valutata nel 2001 in
3.640-3.840 coppie (LIPU, 2001).
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Per la Sardegna, a differenza di altre regioni italiane, sono disponibili
informazioni solo generiche sulla distribuzione e consistenza della popolazione
presente e della sua evoluzione, che evidenziano una controtendenza rispetto
le altre regioni italiane, come prima riportato. Ciononostante nessuna ricerca
specifica sul grillaio è stata realizzata nella regione dove mancano studi o
monitoraggi regolari recenti che definiscano con precisione la popolazione
presente, la sua distribuzione e dinamica, nonché informazioni sulla biologia
riproduttiva e il flusso migratorio.
Per questa ragione si ritiene che, sebbene debbano essere in atto il maggior
numero possibile delle azioni previste nel § 3, sia prioritario avviare una fase
di ricerca e monitoraggio (cfr. § 3.3.2 e § 3.6.2) che possa indirizzare la
pianificazione di azioni di tutela specifiche per la regione da affiancare alle più
generiche azioni di tutela quali la protezione dei siti riproduttivi (cfr. § 3.3.2),
la sensibilizzazione dell’opinione pubblica (cfr. § 3.7.1), l’applicazione di misure
agronomiche che favoriscano la presenza e l’espansione del grillaio (cfr. § 3.3.1).
101
Figura 24. Aree riproduttive del grillaio in Sardegna (Foto di Marcello Grussu).
Figura 25. Aree riproduttive del grillaio in Sicilia trasformate dalle coltivazioni
intensive di orticole (Foto di Maurizio Sarà).
102
IL GRILLAIO IN SICILIA
di: Rosario Mascara & Maurizio Sarà
Distribuzione, dimensione, status e trend
Il grillaio in Sicilia è distribuito da nord-ovest a sud-est dell’isola con un’areale
corrispondente grosso modo alle intere province di Palermo, Agrigento,
Enna, Caltanissetta, e alle parti occidentali delle province di Catania, Siracusa
e Ragusa. Manca da tutte le aree boscate e montane (> 1000 m slm) delle
province di Messina ed in tutta la dorsale settentrionale dell’isola che va dai
monti delle Madonie fino ai Peloritani.
La mancanza di colonie nella provincia di Trapani è probabilmente dovuta
a mancanza di pareti e siti idonei alla nidificazione. Non è escluso tuttavia
che possano esserci piccole colonie sfuggite all’esplorazione.
La distribuzione delle 188 colonie siciliane sinora note è particolare, in
quanto esse sono localizzate in maggioranza (76%) su pareti rocciose anche
abbastanza consistenti in Sicilia nord-occidentale e solo in parte (24%) in
case e fattorie abbandonate. Tali percentuali più o meno si equivalgono
nella Sicilia centrale (60% in pareti e 40% in case) e si invertono nella
Sicilia centro meridionale e orientale (21% in pareti e 79% in case). I
trend di popolazione sono stati misurati dal 2000 al 2014 e riguardano il
tasso di occupazione, cioè la proporzione di colonie attive (almeno 1 coppia
nidificante) sul totale di quelle controllate e il numero di coppie per colonia.
Il tasso di occupazione cresce in tutte e 3 le sotto-aree siciliane seppur con
andamenti diversi, in particolare nelle aree della Sicilia sud-orientale (Piana
di Gela) dopo una iniziale crescita si è arrivati ad un plateau nel 2012 e
2013, e da quel momento il tasso di occupazione è diminuito fino al 2016. Il
numero di coppie per colonia della Piana di Gela ha mostrato un trend simile
al tasso di occupazione con un declino dopo il 2012. Nella Sicilia centrale
il numero di coppie si è mantenuto più o meno stabile, mentre è diminuito
significativamente nella popolazione della Sicilia nord-occidentale.
Habitat di nidificazione e alimentazione delle popolazioni locali
Il grillaio in Sicilia nidifica e si alimenta in territori agricoli, caratterizzati
da aree a seminativo non irriguo e prati-pascoli o nei maggesi e incolti di
rotazione. Queste aree sono spesso frammiste a lembi di ambienti seminaturali caratterizzati da vegetazione arbustiva e/o erbacea.
Minacce e fattori limitanti localmente
La trasformazione degli usi del suolo in zone agricole eterogenee, con
cambi colturali da seminativi non irrigui in sistemi irrigui con colture annuali
associate a colture permanenti (orticole estive e impianti di uliveti, vigneti ed
arboreti) è sicuramente la minaccia principale alla presenza del grillaio. Essa
si sta verificando consistentemente a partire dal 2010 ed è verosimilmente
responsabile del crollo della popolazione gelese, la più consistente della
Sicilia. I cambi di uso del suolo e l’aumento significativo delle colture orticole
103
estive comporta un massiccio uso di trattamenti chimici e pesticidi che
hanno fatto diminuire la quantità di prede e determinato l’avvelenamento
diretto con la morte degli individui d’intere colonie (almeno 2 casi nella piana
di Gela dal 2010 al 2014).
Localmente in aree protette, nonostante leggi e regolamenti, si
sono riscontrate perdite di colonie per il restauro di caseggiati e altre
trasformazioni ambientali (ad esempio spietramenti, dissodamenti e
costruzioni di strade e case).
Con una certa frequenza si è riscontrato il furto di pulcini in gruppi di nidi di
colonie poste in case rurali abbandonate della Sicilia centrale e sud-orientale.
Azioni di conservazione già realizzate
Nessuna concreta su vasta scala. Azioni di conservazione su piccola
scala hanno visto:
• la sorveglianza anti-vandalismo e anti prelievo di uova e pulcini di colonie
della Piana di Gela;
• il montaggio di gruppi di cassette-nido artificiali nella Piana di Gela e nel SIC
dei Monti Capodarso e fiume Imera meridionale. Quest’ultimo intervento
ha permesso di ripristinare nel SIC una colonia sparita per un intervento
di restauro di un caseggiato.
Diverse decine di colonie soprattutto nella Piana di Gela insistono in
aree SIC e/o ZPS in cui sono stati attivati i piani di gestione, però solo
velleitari e sulla carta.
Azioni di conservazione da proseguire o intraprendere
Nonostante la realizzazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000
in cui è presente la specie sia da considerare un’azione di conservazione
già realizzata (vedi paragrafo precedente) essa è del tutto inefficace
visto che non è stato attuato nessun controllo territoriale né impedite le
trasformazioni degli habitat e dei siti. Ad esempio il restauro di costruzioni
rurali, la costruzione di nuove serre e capannoni agricoli e il cambio
colturale avvenuto dal 2010 al 2016 nel SIC-ZPS della Piana di Gela era
escluso e vietato dal piano di gestione che s’indirizzava su altre linee di
conduzione agricola.
L’applicazione dei piani di gestione dei singoli SIC e/o ZPS dove è presente
il grillaio, e anche delle azioni di conservazione e restauro ambientale ivi
previsti sono la prima azione di conservazione attiva da intraprendere.
Localmente andrebbe creato o rinforzato il numero di siti disponibili
per la nidificazione con l’installazione di congrui numeri di cassette nido
artificiali (cfr. § 3.3.2).
Il controllo attivo del territorio soprattutto nelle aree interne della Sicilia
(province di Enna e Caltanissetta) è necessario per limitare i furti di pulcini
ed il vandalismo sulle colonie.
104
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