Voce della Chiesa : X X IV Congresso
S. Em. Card. Walter Kasper
LA DOMENICA
E L'UNITÀ DEI
CRISTIANI
M ercoledì 2 5 ma ggio, dura nte il Congresso Euca ristiio N a ziona le il
Ca rdina le W a lter Ka sper, Presidente del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell'Unità dei Cristia ni, ha svolto una ma gistra le rela zione sulla “ Domenica , giorno della riconcilia zione dei cristia ni” .
Pubblichia mo la prima pa rte del suo intervento.
“L
a domenica, giorno della
riconciliazione dei cristiani” - mi sembra che non ci
sia un altro luogo dove sia più appropriato
parlare su questo tema talmente fondamentale ed urgente che qui a Bari, città ponte fra
Occidente e Oriente, luogo della tomba di
San Nicola, il santo della carità riconciliante
venerato sia in Oriente che in Occidente;
Bari, luogo dove nel 1098 durante il pontificato di Papa Urbano II ha avuto luogo un sinodo di vescovi greci e latini; Bari, luogo di
pellegrinaggio di fedeli ortodossi e cattolici,
luogo di impegno ecumenico e di fervida
nostalgia per la riconciliazione e l'unione fra
le due parti della cristianità divise da mille
anni.
Perché non sperare che qui a Bari, 1.000
anni dopo il sinodo del 1098 nel 2098 [e
perché non prima?], possiamo celebrare
nuovamente un sinodo di vescovi greci e latini, un sinodo di riconciliazione? Il nuovo
pontificato ci ha dato la speranza che tali attese non sono pure utopie. Speriamo di cuore, ed io ne sono profondamente convinto,
che dopo i grandi sforzi e gli importanti passi di Papa Giovanni Paolo II, il nuovo Papa
Benedetto XVI spiani ed apra la strada per
una tale prospettiva. Ciò sarà possibile se
combiniamo l'entusiasmo e lo slancio ecumenico con uno sguardo realistico sull'attuale situazione ecumenica e se nella scena
ecumenica in rapido cambiamento perce-
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piamo sia le difficoltà, che non sono da sottovalutare, che le nuove chance.
La d o m e n ic a - s e g n o
e c u m e n ic o d 'id e n tità
c ris tia n a
a) Abbiam o in com une la
celebrazione della dom enica
Cominciamo con ciò che i cristiani hanno in comune, che è la solida base di ogni
impegno ecumenico, e la speranza che abbiamo per il futuro cammino ecumenico.
Questa base comune, che oggi già esiste fra
ortodossi, cattolici e protestanti, viene
espressa proprio nel tema di questo giorno:
“La domenica, giorno per la riconciliazione
dei cristiani”. Questo tema ci ricorda che malgrado tutte le differenze - ciò che abbiamo in comune è molto più di ciò che ci divide. Abbiamo in comune la celebrazione della domenica, che dagli inizi del cristianesimo è stata il segno che distingueva i cristiani
dagli ebrei e dal loro shabbat e che ci distingueva ancor di più dai pagani, anche dai pagani odierni, per i quali la domenica è divenuta semplicemente un 'fine settimana'. La
domenica è un segno distintivo e un segno
ecumenico d'identità cristiana.
Già per i primi cristiani la domenica era
il primo giorno della settimana (cf. 1 Cor
16,2), che essi celebravano come il giorno
del Signore (kyriake hemera) (cf. Atti 1,10),
come una piccola Pasqua del Signore, come
La delegazione delle Chiese e Comunità Cristiane ospite della Comunità di Gesù durante la giornata ecumenica del 25 maggio.
“sacramento pasquale” secondo le parole di
Agostino (Commento a Giovanni 20,2).
Nelle chiese orientali, la domenica è tuttora
il giorno della Resurrezione (anastasimos
hemera). Così la domenica per tutti cristiani
è significativa per il centro e il fondamento
della fede cristiana, cioè la fede in Gesù Cristo nostro Signore, la fede nella resurrezione
e la speranza nella vita, che non finisce con
la morte, che con la morte non è tolta ma soltanto trasformata. Ogni volta che celebriamo l'eucaristia diciamo: “Annunciamo la
tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell'attesa della tua venuta.”
b) Il cristiano vive secondo la
dom enica
I cristiani sono coloro che celebrano la
domenica come giorno del Signore. Devo
Eucaristico a Bari
"!
Il 25 m aggio durante
il Congresso Eucaristico Nazionale la Com unità di Gesù ha ospitato alcuni delegati di Chiese e
Com unità Cristiane.
S.E. Rev.ma M ons. Siarghej GAJEK
Visitatore Apostolico “ ad nutum Sanctae Sedis” per
la Chiesa Greco-Cattolica di Bielorussia, Minsk.
Sua Grazia Rev.ma Robert WISE
Arcivescovo della Comunione delle Chiese
Evangeliche Episcopali, Ordinario della Diocesi di
San Giuseppe di Arimatea, Oklahoma City, OK,
USA e della Provincia Ecclesiastica del Canada,
Regno Unito ed Europa dell' Est.
Reverendo Alan FONSECA
Kingdom Builders, Vescovo Evangelico, USA
Reverendo Antony PALM ER
Sacerdote della Comunione delle
Evangeliche Episcopali, Caserta, Italia
Chiese
Sig.na Shelley Elizabeth HUNDLEY
Co-fondatrice della International House of
Prayer, Kansas City, M issouri (USA)
Comunità Carismatica Non-denominazionale
Sig.na Leah M ORGAN
Worship leader della International House
of Prayer, Kansas City, M issouri (USA)
Comunità Carismatica Non-denominazionale
Dott. Jean-Luc M OENS
Segretario Generale della Conferenza Europea
sulla Nuova Evangelizzazione
Communauté de l' Emmanuel, Parigi, Francia
Rev.mo Padre Aleksander PETANI
La delegazione delle Chiese e Comunità Cristiane ospite della Comunità di Gesù durante la giornata ecumenica del 25 maggio.
aggiungere: I cristiani sono coloro, che non
solo celebrano la domenica, ma anche vivono secondo la domenica, cioè vivono come
uomini della domenica. Questa affermazione ci viene fornita da un Padre comune della
Chiesa indivisa, un grande vescovo dei primi tempi della Chiesa che ha dato testimonianza del suo essere cristiano con la propria vita, che dunque sapeva quale fosse la
ragione ed il fine dell'esistenza cristiana e
che non ha esitato ad affrontare a Roma le
fiere, che non ha eluso la morte. Si tratta del
vescovo martire Ignazio di Antiochia. In
una lettera scritta durante la sua prigionia
mentre lo stavano conducendo a Roma come condannato a morte, egli dice: Essere
cristiani significa “vivere secondo la domenica” (Ad Magn 9,1) Una formulazione veramente geniale!
Nello stesso senso una delle martiri del-
la Chiesa primitiva confessò: “Sì, sono andata all'assemblea e ho celebrato la cena del
Signore con i miei fratelli, perché sono cristiana” (cit. Enciclica “Dies Domini”, 46).
Capiamo allora perché i martiri di Abitene
proclamarono davanti al giudice pagano:
“Non possiamo vivere senza la domenica”.
Se rinunciassimo all'assemblea domenicale, rinunceremmo a noi stessi, negheremmo
la nostra stessa identità.
Papa Giovanni Paolo II nella Lettera
Apostolica, Dies Domini (1995) ha scritto
lo stesso per il nostro tempo: “Alle soglie
del terzo millennio, la celebrazione della
domenica cristiana, per i significati che evoca e le dimensioni che implica, in rapporto
ai fondamenti stessi della fede, rimane un
elemento qualificante dell'identità cristiana” (n. 30). “È importante perciò che [i cristiani] si radunino, per esprimere piena-
Protopapas della Cattedrale della “ Natività di
Cristo” in Scutari Chiesa Ortodossa Autocefala di
Albania
Rev.mo Padre M ihai DRIGA
Parroco per l’Italia meridionale del Patriarcato
Ortodosso Rumeno
Prof. M atteo CALISI
Presidente della Catholic Fraternity of Charismatic
Covenant Communities and Fellowships
Presidente e fondatore della Comunità di Gesù
S.E. Grygoriy KHORUZYY
Ambasciatore dell' Ucraina presso la Santa Sede
Signora Ludmilla KHORUZYY
Ambasciatore dell' Ucraina presso la Santa Sede
Rev. Padre Olexander SAPUNKO
Coordinatore per l'Italia per i fedeli greco-cattolici
dell'Ucraina
Rev. Diacono Sergy KOVALCHUCK
Chiesa greco-Cattolica dell' Ucraina
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La delegazione delle Chiese e Comunità Cristiane alla Diocesi di Conversano-Monopoli
mente l'identità stessa della Chiesa, la ekklesía, l'assemblea convocata dal Signore risorto” (Dies Domini, 31). E giustamente il
Papa ha aggiunto indicando il pericolo di
perdere questa identità cristiana: “Quando
la domenica perde il significato originario
e si riduce a puro 'fine settimana', può capitare che l'uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente
più di vedere il 'cielo'”(Dies Domini, 4).
Si, senza la celebrazione della domenica non siamo più identificabili, riconoscibili, distinguibili dagli altri, non siamo più
trasparenti come cristiani, e senza identità
visibile corriamo il rischio di non essere più
presi in considerazione, di diventare una
realtà insignificante. Ma non dobbiamo
forse domandarci, se questo non sia veramente successo nel nostro tempo in larga
misura secolarizzato? A molti l'orizzonte
sembra chiuso e il cielo offuscato; la speranza è diventata una 'merce' rara, e molti
non sanno più cos'è il significato della vita
e cos'è il significato della morte. Un enorme comune compito ecumenico, persino
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una vera sfida ecumenica si apre con tale
constatazione!
c) Lo scandalo della divisione si
m anifesta ogni dom enica
Lo scandalo che la cristianità dà al
mondo ogni domenica consiste nel doloroso e deplorevole fatto che, sebbene abbiamo la domenica insieme, tuttavia non celebriamo la domenica insieme; invece di dare una testimonianza comune, diamo un segno di divisione perché andiamo ogni domenica in diverse chiese. Questo scandalo
è ancora più sentito in situazioni - come per
esempio nella mia patria - nelle quali esistono molti matrimoni e famiglie misti, che
non possono celebrare la domenica in comune perché non possono partecipare alla
comune mensa del Signore.
d) Ciò è contro la volontà di Dio
Negli ultimi decenni, sin dal Concilio
Vaticano II, abbiamo preso coscienza che
questa situazione è contro la volontà di Ge-
sù Cristo, che ha voluto una sola Chiesa e
che alla vigilia della sua morte ha pregato
affinché tutti i suoi discepoli siano una sola
cosa (Gv 17,21). In ogni celebrazione eucaristica domenicale confessiamo la nostra
fede nell' “una, santa Chiesa”. Dunque non
dobbiamo abituarci alla situazione della divisione; essa è peccato davanti a Dio e
scandalo davanti al mondo. Le nostre divisioni hanno - come dice l'apostolo Paolo diviso Cristo (cf. 1 Cor 1,13).
Perciò l'impegno e il dialogo ecumenico non sono un qualsiasi liberalismo, anzi,
sono la fede ecclesiale presa sul serio e realizzata nella prassi. Essi non sono radicati
in un relativismo o indifferentismo dogmatico, che non prende più sul serio i dogmi
della Chiesa. Anzi, soltanto uno, che ha la
sua propria identità, può essere un serio
partner nel dialogo ecumenico. Due lembi
di nebbia, che sfumano l'uno nell'altro, non
possono veramente incontrarsi ed avere
dialogo. L'impegno ecumenico prende sul
serio ciò che ci dice la Sacra Scrittura e tutta la tradizione della Chiesa, cioè che c'è
Nella foto in alto, S. Em.za il Cardinale Walter Kasper con
Sua Grazia l’Arcivescovo Robert Wise.
Nella foto a destra, il Card. Walter Kasper con il prof. Matteo Calisi
soltanto un Dio, un Signore Gesù Cristo,
un battesimo, un corpo ed uno spirito (cf.
Ef 4,4 s).
Come la situazione della divisione è in
contraddizione con la nostra fede, così
questa situazione è anche in contraddizione con la stessa celebrazione domenicale,
la celebrazione dell'eucaristia. Ogni volta
che leggiamo il Nuovo Testamento, che è
il testo di riferimento fondamentale per
tutti i cristiani, troviamo sempre la frase:
“quando vi radunate in assemblea” (1 Cor
11,18.20, cf. 14,23.26). La domenica prevede dunque che i cristiani si radunino, si
riuniscano, facciano l'esperienza della comunità. Il Nuovo Testamento è ancora più
preciso. Parlando degli apostoli, dice: “si
trovavano tutti insieme nello stesso luogo”
(Atti 2,1) e della prima comunità racconta:
“tutti insieme frequentavano il tempio”
(Atti 2,46). Non si dice: che i cristiani vengano in gruppi e gruppetti distinti. No. Si
dice: che essi si riuniscano tutti in un luogo, come un'unica comunità di Dio, come
un unico popolo di Dio.
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