Se pareba boues alba pratalia araba & albo versorio teneba & negro semen / seminaba
indovinello veronese: Verona, Biblioteca capitolare, ms LXXXiX, c. 3
L’ArAtro e iL CALAmo
Benedettini e Cistercensi sul monte Pisano
Dieci anni di archeologia a San michele alla Verruca
a cura di Sauro Gelichi e Antonio Alberti
testi di:
AntonioAlberti,FedericoAndreazzoli,monicaBaldassarri,SabrinaBartali,FulvioBartoli,riccardoBelcari,Francesca
Bertoldi, emanuela Bisio, Serena Boscolo, massimo Dadà, Sauro Gelichi, martina Ghezzo, rita Giacomello,
Stefano Giannotti, Gabriella Giuliani, Francesca Sbarra, Daniela Stiafini
Comune di Vicopisano
L’Aratro e il Calamo. Benedettini e Cistercensi sul monte Pisano. Dieci anni di archeologia a San michele alla Verruca
Felici editore Srl
via Carducci, 64/C - Ghezzano
56010 - San Giuliano terme (Pisa)
tel. 050 878159
felici@felicieditore.it
www.felicieditore.it
Università Ca’ Foscari di Venezia
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
e del Vicino Oriente
mostra archeologica: L’Aratro e il Calamo. Benedettini e Cistercensi sul monte Pisano.
Dieci anni di archeologia a San michele alla Verruca
Promozione e coordinamento: Comune di Vicopisano
Direzione e coordinamento scientiico: Sauro Gelichi e Antonio Alberti
Progettazione allestimenti: Alessandro D’Anniballe, marco marradi, Gabriele Nannetti
Progetto graico: Carlo Nacci Comunicazione
Disegni ricostruttivi: riccardo merlo
testi dei pannelli: Antonio Alberti, Federico Andreazzoli, monica Baldassarri, Francesca Bertoldi, massimo Dadà
Responsabile editoriale
Fabrizio Felici
restauri
Ceramiche: melina Bunicelli, Sabrina Bartali
Responsabile marketing
Francesco Crisanti
Responsabile uficio stampa
Serena tarantino
Graica e impaginazione
Claudia Benvenuti, Felici editore Srl
metalli: Chiara Di Bene
monete: Giuseppe migliaro
elementi architettonici: elena Fungini
riproduzioni ceramiche: Lenzi Ghino Giacomo e Guido Nesti
Catalogo: a cura di Sauro Gelichi e Antonio Alberti
testi di:AntonioAlberti, FedericoAndreazzoli, monica Baldassarri, Sabrina Bartali, Fulvio Bartoli, riccardo Belcari, Francesca Bertoldi, emanuela Bisio,
Serena Boscolo, massimo Dadà, Sauro Gelichi, martina Ghezzo, rita Giacomello, Stefano Giannotti, Gabriella Giuliani, Francesca Sbarra, Daniela
Stiafini
Guida alla mostra: Antonio Alberti
© Felici editore Srl - 2005
tutti i diritti sono riservati.
ogni riproduzione di foto, di testi e di carte, ogni rielaborazione, anche in forma ridotta, nonché ogni utilizzo abusivo, illegale ed improprio per la diffusione sulla rete internet, è vietata senza il consenso scritto dell’editore e/o degli
aventi causa
editore: Felici editore srl
Con la collaborazione di:
Soprintendenza per i Beni A.P.P.S.A.D. per le Province di Pisa, Livorno e massa Carrara
Soprintendenza per i Beni Archeologici della toscana
Comune di Calci
iSBN 88-6019-004-5
Archeoclub d’italia sez. Pisa
Gruppo Culturale ippolito rosellini
referenze
tavole fuori testo a colori e immagine di copertina, riccardo merlo
Cap. 1, igg. 1,2,3,4 cortesia Curia Arcivescovile di Lucca
Cap. 19, ig. 3, foto Alinari
Lucidatura piante e sezioni di scavo: Antonio Alberti e massimo Dadà (cap. 3), Francesca Sbarra (cap. 7)
Dove non altrimenti speciicato foto e disegni sono degli autori
matite dei reperti ceramici: Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo, emanuela Compri, elena Fantozzi, Diego
ramella, marco Zanardello
Omogeneizzazione graica dei disegni del volume: Antonio Alberti
Con il patrocinio di:
regione toscana
Provincia di Pisa
APt Agenzia per il turismo di Pisa
Sponsor:
Comitato Festa medievale di Vicopisano
Geofor. s.p.a.
Delca s.p.a
Braccianti edilizia
Per Sempre Arredamenti
C.m.S.A. Società Cooperativa
La ricerca archeologica sul San michele alla Verruca è stata promossa dall’Archeoclub d’italia sez. di Pisa e dall’allora
suo presidente onorario prof. Antonio mario radmilli. Lo scavo è stato realizzato, tra il 1996 e il 2003, in regime di
concessione da parte dell’Amministrazione Comunale di Vicopisano (con la partecipazione del Comune di Calci) e
sotto al direzione scientiica del prof. Sauro Gelichi, già docente dell’Università di Pisa (1996-1997) e poi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (1997-2003).
Lo scavo è stato coordinato dal dott. Antonio Alberti, con la collaborazione della dott.ssa Francesca Sbarra, del dott.
massimo Dadà, del dott. Federico Andreazzoli (studio degli alzati) e della dott.sssa Francesca Bertoldi (scavo della
necropoli).
Lo scavo è stato inanziato dai Comuni di Vicopisano e Calci, dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e dall’Archeoclub
d’italia, sez. di Pisa e, in anni diversi, anche dalla Provincia di Pisa e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pisa.
Nel quadro del progetto sul San michele alla Verruca sono state poi realizzate anche alcune campagne di ricognizione
archeologica sul monte Pisano e attività sui materiali.
Al termine di questa decennale attività di ricerca archeologica i curatori sentono il dovere di ringraziare tutti gli enti,
le Istituzioni e le persone che, a vario titolo, hanno dato il loro contributo afinché questa esperienza potesse giungere
a compimento e in particolare:
La Soprintendenza per i Beni Archeologici della toscana
La Soprintendenza per i Beni A.P.P.S.A.D. per le Province di Pisa e Livorno
La Curia Arcivescovile di Lucca
il Sindaco del Comune di Vicopisano, Antonella malloggi
il Sindaco del Comune di Calci, Stefano Lazzerini
L’Assessore alla Cultura del Comune di Vicopisano, Fabio Bacci
La professoressa Anna maria Catarsi (ex Assessore alla Cultura del Comune di Vicopisano)
i Presidenti dell’Archeoclub d’italia, sez. di Pisa, Luciano Di Lupo, Giulio Arnò, evita Ceccarelli
L’Uficio Tecnico del Comune di Vicopisano
il Gruppo dell’Antincendio del monte Pisano
istituto Statale d’Arte di Faenza
Graziella Berti, marco Boschi, Stefano Bruni, Francesca Cabras, maria Luisa Ceccarelli, riccardo Francovich, Gabriella
Garzella, Andrea Genovese, Francesco mallegni, marja mendera, Simona morani, riccardo merlo, Giacomo minuti,
Filippo Mori, e tutti gli amici dell’Archeoclub d’Italia, sez. di Pisa e gli studenti delle Università Ca’ Foscari di Venezia,
di Parma e di Pisa.
iNDiCe
PreSeNtAZioNe
p. 7
iNtroDuZioNe
p. 9
1. iL moNAStero Di SAN miCheLe ALLA VerruCA: ProFiLo DeLLe ViCeNDe StoriChe
Gabriella Giuliani
p. 11
2. i moNASteri DeL moNte PiSANo (X-Xii SeCoLo).
FoNDAtori, CommitteNti e GeStioNe DeLLe riSorSe
Antonio Alberti
p. 35
3. L’iNDAGiNe ArCheoLoGiCA DeL moNAStero Di SAN miCheLe ALLA VerruCA:
LA PerioDiZZAZioNe DeLLA SequeNZA iNSeDiAtiVA
Sauro Gelichi, Antonio Alberti, massimo Dadà
p. 63
4. omNeS oFFiCiNe SiCut ABBAtiA hABere DeBet
Federico Andreazzoli
p. 137
5. mAteriALi LAPiDei eD uN iNtoNACo DiPiNto DA SAN miCheLe ALLA VerruCA
riccardo Belcari
p. 173
6. SeGNi oBituAri eD uN GrAFFito Su LAStrA tomBALe
riccardo Belcari
p. 199
7. iL Cimitero: CroNoLoGiA, orGANiZZAZioNe e ASPetti DeLLA rituALità
Francesca Sbarra
p. 217
8. ANALiSi PALeoBioLoGiCA e PALeoPAtoLoGiCA DeGLi iNumAti
Francesca Bertoldi, rita Giacomello
(con un contributo di Fulvio Bartoli e martina Ghezzo)
p. 239
9. Le CerAmiChe Dei moNACi e Dei SoLDAti
Antonio Alberti, Sabrina Bartali, Serena Boscolo
p. 275
10. “uN ABAte NoN ACCettA DeNAro, NePPure Per i PoVeri”
monica Baldassarri
p. 323
11. L’imProNtA DeL Priore
monica Baldassarri
p. 359
12. rePerti metALLiCi e Di uSo miLitAre
massimo Dadà
p. 361
13. rePerti PArtiCoLAri
Stefano Giannotti
p. 383
14. rePerti Vitrei
Daniela Stiafini
p. 397
15. i rePerti FAuNiStiCi:
Le CArNi Per i moNACi, Per Le GuArNiGioNi miLitAri
e Per i CArBoNAi DeL moNte GrANDe
emanuela Bisio
p. 405
16. CoNCLuSioNi
Sauro Gelichi
p. 431
BiBLioGrAFiA
p. 441
Presentazione
e’ per me una grande gioia inaugurare la mostra relativa agli scavi archeologici del monastero di San michele Arcangelo alla Verruca.
Si porta a compimento l’ambizioso progetto - che inizialmente sembrava essenzialmente un sogno - non solo di
contribuire all’approfondimento della conoscenza del territorio, ma soprattutto di coinvolgere tutti i cittadini in un
processo di conoscenza diretta che renda partecipi di un evento che, parlando della nostra storia, porti a comprendere
e sviluppare anche il nostro comune futuro.
quando 10 anni fa, su iniziativa dell’Archeoclub di Pisa, seguita con entusiasmo dai Comuni di Vicopisano e Calci,
si cominciò con il primo colpo di badile, forse neppure gli addetti ai lavori si sarebbero aspettati una tale ricompensa:
un monastero ricco di testimonianze, un luogo denso di vita e di interesse architettonico: certo i resti non ancora crollati dell’abside non potevano indicarci con certezza la presenza di un complesso così articolato e dalle initure tanto
rafinate.
oggi possiamo ben affermare che la costanza degli studiosi tutti, del Prof. Gelichi, dei suoi più stretti collaboratori,
degli universitari che hanno lavorato alla sommità del colle e di tanti volontari appassionati di storia, sono stati abbondantemente ripagati.
il materiale raccolto è stato oggetto di numerose tesi di laurea ed è andato a costituire un consistente numero di reperti catalogati e interpretati che oggi, qui, inalmente, formano l’oggetto di questa mostra e degli studi che andiamo
a pubblicare.
Il Comune di Vicopisano, sotto l’abile guida dell’Università di Venezia e grazie alla notevole disponibilità della
Soprintendenza Archeologica di Firenze e di quella pisana ai beni culturali, ha investito grandi risorse economiche e
intellettuali per rendere possibile il cammino dallo scavo all’allestimento museale.
Grazie a tutti gli amministratori che prima di me e insieme a me, nel corso di questi lunghi dieci anni, non si sono
stancati di credere nella bontà del progetto, riversando in esso le loro migliori energie e che oggi mi onoro di rappresentare nella loro totalità.
Anche se un luogo non può essere identiicato con la pluralità dei sentimenti che suscita, mi auguro di restituire a
San michele quella vitalità che ha saputo infondere nei cittadini contemporanei. i monaci benedettini o cistercensi ci
hanno raccontato la loro vita perché noi potessimo capire meglio la nostra e noi altrettanto issiamo sui testi scientiici
la loro storia perché non venga dimenticata.
Antonella Malloggi
Vicopisano, giugno 2005
introduzione
il sito di San michele alla Verruca è stato oggetto di una delle più lunghe esperienze archeologiche (1996-2003) che
abbiano interessato un insediamento dell’italia medievale; e, sicuramente, è il primo monastero indagato in estensione
e con strumenti archeologici di tutta quanta la Tuscia. Un cantiere che ha visto la sperimentazione di metodi diagnostici non nuovi, ma ancora poco presenti nelle operazioni di recupero e restauro dei grandi monumenti architettonici
o di aree archeologiche del nostro Paese; che ha registrato la presenza di oltre duecentocinquanta tra studenti e dottorandi di diverse università italiane e straniere, tra cui Venezia, Parma e Pisa (insieme ad un folto gruppo di volontari dell’Archeoclub di Pisa); che è stato anche luogo di studio e formazione per giovani ricercatori, che hanno scelto
nuclei tematici legati al San Michele per farne oggetto di tesi di laurea o di dottorato. Un cantiere, dunque, sensibile
agli orientamenti della ricerca nazionale, ma nello stesso tempo ancorato ad una realtà locale ricca e in fermento, dove
ancora aperta e vivace è la discussione storica (credo ne sia prova anche l’incontro su questi temi organizzato nel 2000
ad Uliveto Terme).
Tuttavia non basterebbero tali condizioni a far transitare questa esperienza, certamente signiicativa sul versante
metodologico, nel novero delle attività utili anche sul piano della conoscenza storica. Da questo punto di vista l’indagine sul San michele riesce ad intercettare e a sviluppare due aspetti tematicamente rilevanti della storia di questi
territori. Uno, più generale, riguarda le funzioni e le connessioni di questa categoria di complessi insediativi con
gli sviluppi del popolamento nei secoli centrali del medioevo, i suoi rapporti con le risorse, le sue dinamiche con la
strutturazione del potere (signorile prima, comunale poi), che stanno, insieme alle motivazioni di fede, alla base di
una grande rinascita dell’esperienza benedettina nella tuscia. L’altro, più circoscritto al sito, si rivolge ad analizzare
i meccanismi che qualiicano l’organizzazione di quel luogo, a spiegare le relazioni tra spazi e funzioni, a mettere
in luce e a caratterizzare le connotazioni sociali, culturali ed economiche delle comunità che lo hanno occupato. Un
taglio, quest’ultimo, volto più a comprendere i nascosti meccanismi che governano la vita quotidiana (dei monaci,
dei militari, dei boscaioli, cioè dei principali gruppi sociali che hanno vissuto nel tempo in questo luogo), che non a
deinire i grandi quadri della storia del potere e delle istituzioni. Due approcci in apparenza lontani tra di loro, che
tuttavia riescono a coniugarsi nella misura in cui è la fonte archeologica, prioritario (ma non esclusivo) banco di prova
della nostra indagine, ad orientarci nelle scelte. Sempliicando, si potrebbe dire che questa ricerca intercetta più scale
temporali d’analisi, ma si muove anche su livelli concettuali differenziati, dimostrando come la fonte materiale possa
qualiicarsi strumento autonomo, e soprattutto duttile, nel processo di conoscenza storica.
Siamo abituati a pensare che il nostro patrimonio culturale (dunque anche archeologico) sia essenzialmente costituito di manufatti ed oggetti portatori di valori universali, ma anche condensatori, di per sé, della nostra memoria storica: proprio per questo, dunque, da preservare, proteggere, tutelare. Non vi è dubbio che sia così. tuttavia, e a maggior
ragione per le fonti archeologiche, sbaglieremmo se coninassimo solo alle potenzialità informative autorefenziali
degli oggetti l’unica possibilità che abbiamo per accedere alla conoscenza del passato. risiede invece nelle capacità di
comprendere i nessi tra le ‘cose’, e tra queste e il territorio, il nostro obiettivo; ed è su questo che dobbiamo concentrare la nostra azione, anche di tutela, facendo in modo che non si perdano irreparabilmente (ed irresponsabilmente) le
opportunità che ancora ci vengono offerte. Se la mostra sull’esperienza dello scavo del San michele riuscirà ad andare
al di là della semplice elencazione ed esposizione degli oggetti, ma saprà raccontare anche fatti e storie, descrivere
comportamenti e fenomeni, rappresenterà, come era negli auspici di chi ha fortemente creduto in questo progetto, una
tappa utile nel processo di conoscenza del nostro passato.
Sauro Gelichi
Venezia, maggio 2005