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RIFORMA E MOVIMENTI RELIGIOSI / 09 INDICE STUDI OTTAVIA NICCOLI, Gesti devoti, gesti sacri nell’Italia tra Tardo Medioevo ed Età moderna 7 SIMONE RAGAGLI, Eretici ed eresie a Savona tra Riforma e Controriforma 35 ANDREA ARCURI, Il paesaggio religioso dell’Alpujarra nelle visite pastorali (1575-1591): una disamina sulle conseguenze della rivolta dei moriscos 77 NOTE E DOCUMENTI GABRIEL AUDISIO, Le massacre des Vaudois de Provence: de la décision (1540) à l’exécution (1545) 105 DANIELE TRON, Su alcune traduzioni italiane anonime del Cinquecento di testi ginevrini 131 RASSEGNE E DISCUSSIONI ELENA BONORA, Fare storia della Chiesa nel Cinquecento: Onofrio Panvinio (1530-1568) 155 MARCO MERIGGI, Uno storicismo radicale? A proposito di La macchina del tempo di Serge Gruzinski 177 GIAN PAOLO ROMAGNANI, Primato, decadenza, eccezione. Riflessioni sulla storia e sulla storiografia d’Italia 195 FRANCESCA TASCA, Libri al rogo, biblioclastia, libricidio. Sulla distruzione dei libri 215 PERCORSI STORICI CHIARA LASTRAIOLI, Studiare il libro per capire la Riforma: le ricerche di Jean-François Gilmont e Ugo Rozzo 231 DANIELA SOLFAROLI CAMILLOCCI, La “buona fede” di Jean- François Gilmont. Un ricordo 245 CRONACHE AUGUSTA CORBELLINI, 1620 – La rivolta di Valtellina. Giornata di studio (Tirano, 12 settembre 2020) 257 LAVORI IN CORSO GIACOMO MARIANI, Roberto Caracciolo da Lecce: la predicazione e la storia della religiosità e della cultura dell’Italia del Quattrocento 263 MASSIMO BOMBONI, Dall’Egitto alle Molucche: il confronto con l’alterità religiosa nell’Itinerario di Ludovico de Varthema (1510) 271 DANIELE RAMPAZZO, Le Chiese evangeliche metodiste in Italia negli anni del «nero gorgo»: tra nicodemismo e antifascismo militante, reti di relazioni e di coperture 279 RECENSIONI Reima Välimäki, Heresy in Late Medieval Germany. The Inquisitor Petrus Zwicker and the Waldensians (A. de Lange); Marco Pellegrini, Savonarola. Profezia e martirio nell’età delle guerre d’Italia (G. Dall’Olio); Paolo Sachet, Publishing for the Popes: the Roman Curia and the Use of Printing (15271555) (T. Somigli Russotto); Erminia Ardissino, Donne interpreti della Bibbia nell’Italia della prima età moderna. Comunità ermeneutiche e riscritture (M.T. Ricci); É. Boillet, L. Felici, a cura di, Dis/simulazione e tolleranza religiosa nello spazio urbano dell’Europa moderna (F. Vitali); U. Rublack, a cura di, Protestant Empires. Globalizing the Reformations (M. Valente) 287 VITA DELLA SOCIETÀ GIUSEPPE PLATONE, Bruno Rostagno: la luce brilla nelle tenebre NORME REDAZIONALI Finito di stampare l’11 giugno 2021 - Stampatre, Torino 307 LAVORI IN CORSO DALL’EGITTO ALLE MOLUCCHE. Il confronto con l’alterità religiosa nell’Itinerario di Ludovico de Varthema (1510) MASSIMO BOMBONI* Il progetto cui mi sto dedicando verte sull’analisi dell’approccio all’alterità religiosa di Ludovico de Varthema, autore dello straordinario Itinerario de Ludouico de Varthema bolognese nello Egypto, nella Surria, nella Arabia deserta & felice, nella Persia, nella India, & nella Ethiopia. La fede, el uiuere, & costumi de tutte le prefate prouincie. Si tratta di un resoconto del viaggio da Venezia alle isole Molucche compiuto fra il 1503 al 1508 dall’autore1. Lo studio prende le mosse dalla biografia di de Varthema, anche se il poco che sappiamo è tratto prevalentemente dalla sua opera, l’Itinerario, nella quale fece casualmente riferimento al proprio passato o alla propria situazione familiare, pur ricorrendo spesso a menzogne e finzioni. Ludovico de Varthema nacque a Bologna intorno agli anni Sessanta e Settanta del XV secolo, e fu figlio di un medico. Purtroppo non vi sono notizie riguardo la sua famiglia o la sua reale professione, cosa che rende ancora più ardua la collocazione di questo personaggio nel suo contesto storico. Anna Unali ha cercato di dare un’interpretazione della figura del de Varthema, ritenendolo un * 1 massimo.bomboni@studi.unifi.it DE VARTHEMA 1510. M. BOMBONI - RMR 9, 2021, pp. 271-278 agente veneziano, inviato al Sultano d’Egitto come consigliere nella lotta al comune nemico portoghese2. Tale lettura verrebbe avvalorata dall’importanza della Serenissima nelle vicende del viaggiatore: Venezia fu infatti il punto di partenza del suo Itinerario e una delle prime città in cui si recò al momento del suo ritorno. Altri studiosi come Carla Forti, Pietro Barozzi e Alberto Bacchi della Lega hanno ipotizzato che prima del suo viaggio in Oriente il de Varthema fosse stato un soldato al servizio dei Montefeltro3. Ciò spiegherebbe sia la sua confidenza con alcuni membri di tale famiglia, dedicatari dell’ opera, sia la sua attenzione verso le cose militari nei territori che attraversò. Sempre dall’Itinerario possiamo notare una sua familiarità con le pratiche commerciali, palesata dal suo interesse per prodotti e luoghi di mercato, sebbene ciò non sia sufficiente per definirlo (e lui stesso non lo fece mai) un mercante. Ludovico de Varthema è dunque una figura ancora ignota per molti aspetti, le cui motivazioni risultano sicuramente inusuali: stando alle sue parole, il bolognese intraprese il suo viaggio verso Oriente per la sola volontà di esplorare il mondo nelle sue zone più remote4. Il viaggio effettuato dal de Varthema fu peculiare sia perché esplorò luoghi come le Isole delle Spezie, sino ad allora ignoti agli europei, sia perché non fu animato da finalità religiose, politiche o economiche: piuttosto de Varthema viaggiò per conoscere. Ma, soprattutto, è interessante perché l’autore riservò una grande attenzione alle culture e alle fedi con cui si confrontò, da quella musulmana a quella indiana, fino al cristianesimo nelle sue manifestazioni orientali. L’osservatorio di de Varthema risulta così non solo inedito, ma anche rivelatore dell’atteggiamento di un europeo dell’inizio del XVI secolo sulle molteplici realtà extraeuropee. È un aspetto dell’opera di de Varthema non ancora indagato, sebbene Valentina Martino ed Enrico Musacchio abbiano analizzato l’opera nel suo complesso, riportandone il testo originale della prima edizione a stampa5. Iniziato da Venezia nel 1503, il percorso del bolognese verso l’Estremo Oriente si snodò lungo le principali vie del commercio, prima affiancandosi 2 UNALI 2013. DE VARTHEMA 1885; BAROZZI 1996; FORTI 2011. 4 DE VARTHEMA 1535, p. 2r. 3 5 272 DE VARTHEMA 2011; DE VARTHEMA 2015 DALL’EGITTO ALLE MOLUCCHE alle carovane arabe che dall’Egitto e da Damasco portavano alla Mecca e poi via mare verso Sud, fino al golfo di Aden. Da qui de Varthema raggiunse la Persia, e accompagnatosi a un mercante del luogo attraversò l’India, la Birmania e l’Indonesia. Raggiunta la propria meta, le Molucche, il de Varthema decise di tornare nuovamente in India, dove fu testimone di un evento epocale: l’arrivo nel 1505 della spedizione portoghese dell’ammiraglio Francisco de Almeida, partita con l’obiettivo di controllare i punti nevralgici del commercio internazionale nell’Oceano Indiano. Il viaggio di Ludovico proseguì con il suo arruolamento nell’armata portoghese, che si scontrò negli anni successivi con il sultano della città indiana di Calicut. Dopo un anno di servizio come consigliere sotto l’ammiraglio Almeida, il bolognese decise di far ritorno in Europa, percorrendo a bordo di una nave lusitana le nuove rotte che doppiavano il Capo di Buona Speranza e conducevano direttamente nel Vecchio Mondo. Il viaggio del de Varthema si concluse a Roma nel 1508, dove due anni dopo pubblicò il resoconto delle proprie avventure. A conferma della veridicità delle narrazioni odeporiche dell’autore vi sono alcuni documenti già analizzati da Paolo Giudici agli inizi del secolo scorso6: la relazione fatta dal de Varthema di fronte al governo di Venezia nel 5 novembre 1508, che gli valse la ricompensa di 25 ducati7 e la carta di cavalierato concessagli dall’ammiraglio Almeida per i suoi meriti in battaglia8. Sono inoltre accertati i suoi legami con l’ambiente nobiliare del Centro Italia, da Urbino a Roma, dove riuscì a legarsi alla famiglia dei MontefeltroColonna, passando un periodo di soggiorno a Marino nel 1509, presso i Colli Albani. Qui il bolognese entrò in contatto con la figlia e la nipote di Federico da Montefeltro, Agnesina e Vittoria Colonna, alle quali narrò le proprie avventure e dedicò rispettivamente la prima edizione a stampa dell’Itinerario e il primo manoscritto9, opera del calligrafo e tipografo Ludovico degli Arrighi detto il Vicentino10. 6 DE VARTHEMA 1928. SANUTO 1882. 8 Il documento è conservato presso l’Arquivo da Torre do Tombo, Cancelaria de Dom Manuel, libro V, c. 15v. 9 Biblioteca nazionale di Firenze, Codice Landau Finaly 9. 10 DE VARTHEMA 2011, p. 31. 7 273 M. BOMBONI - RMR 9, 2021, pp. 271-278 La prima edizione dell’Itinerario fu fortemente voluta da papa Giulio II, sotto la cui protezione venne concesso il privilegio di stampa il 17 novembre 1510. L’opera riscosse un notevole successo fra il pubblico, avido di notizie di popoli e paesi dall’altro capo del mondo: si contarono nel solo XVI secolo ben diciassette edizioni italiane, fra le quali quella ramusiana del 1550, sei edizioni latine, tre spagnole, otto tedesche, due fiamminghe, due francesi e una inglese. Nel Seicento l’opera continuò a essere stampata nonostante la minore frequenza, mentre risulta del tutto dimenticata nel Settecento. L’Itinerario venne riscoperto nel XIX secolo, con due edizioni francesi, tre inglesi e quattro italiane11. Il mio studio prende le mosse dai lavori di Valentina Martino ed Enrico Musacchio, ma anche dallo studio di Pietro Barozzi che ha realizzato una ricostruzione storica, geografica ma anche psicologica del viaggio del de Varthema12. Le esplorazioni nell’Oceano Indiano del primo XVI secolo, già indagate da Francesco Surdich, Carlo Cipolla e Anna Unali rivelano l’aspetto multiculturale della società indiana del tempo e il progressivo spostamento degli equilibri politici, economici e religiosi determinato dall’arrivo degli europei13. Inoltre i contributi di Eugenia Vanina e Marianna Ferrara hanno ben inquadrato alcuni nodi fondamentali del rapporto del de Varthema con l’induismo e l’islam, evidenziandone la complessità e le problematiche. Un’analisi invece del risvolto intollerante e “imperialista” del de Varthema è stata affrontata da Mary Jane Maxwell, che ha interpretato in tal senso il momento cruciale del passaggio di Ludovico nell’armata portoghese14. Il progetto attuale procede dalla mia tesi triennale, in cui l’analisi dell’opera del de Varthema nel contesto delle grandi esplorazioni nel Cinquecento ha suggerito di approfondire la ricerca nella specificità del confronto con l’alterità religiosa, aspetto di importanza primaria all’interno della narrazione. A un esame dei contesti culturali nei quali il de Varthema si ritrovò a viaggiare (Egitto, Arabia, Persia, India, Birmania, Indonesia) si deve integrare un’indagine sulla sua identità culturale e sul pubblico di lettori 11 In dettaglio DE VARTHEMA 2011, pp. 89-103. Cfr. BAROZZI 1996; DE VARTHEMA 2010; DE VARTHEMA 2011. 13 CIPOLLA 1999; SURDICH 2009; UNALI 2013; UNALI 2016. 14 FERRARA 2016; VANINA 2013; MAXWELL 2013. 12 274 DALL’EGITTO ALLE MOLUCCHE cui guardò con la sua opera. Ludovico dimostrò infatti una notevole capacità di adattamento alle diverse società incontrate sul proprio cammino, facendosi prima mamelucco, poi mercante persiano e perfino asceta musulmano, arrivando a guidare la preghiera presso la moschea di Calicut (una “finzione” dettata dalla necessità, come precisa il de Varthema per scagionarsi da eventuali accuse di conversione). Questo facile adattamento del viaggiatore fu agevolato dalla sua conoscenza della lingua araba, acquisita nel primo periodo di soggiorno lungo le coste del Levante, di cui dimostrò più volte una notevole dimestichezza, riportando le trascrizioni in caratteri latini delle preghiere islamiche. Simili competenze gli permisero di adottare una prospettiva “dall’interno” nell’osservazione delle altre culture e religioni, non presentandosi come elemento perturbatore ma come parte integrante di tali contesti. Nel suo viaggio Ludovico si confrontò con i principali culti delle regioni affacciate sull’Oceano Indiano, dall’islam (sciita e sunnita) all’induismo, fino al giainismo e al cristianesimo nestoriano diffuso in Indocina, di cui lasciò preziose e inedite descrizioni. Tutti questi aspetti andranno analizzati alla luce del ruolo della corte pontificia nella pubblicazione dell’Itinerario, per comprenderne l’effettiva influenza sull’atteggiamento generale del viaggiatore. È necessario dunque cogliere i nessi fondamentali fra ciò che il de Varthema effettivamente vide e come lo interpretò attraverso il filtro dei propri riferimenti culturali. Speciale attenzione andrà dunque data al condizionamento religioso (in questo caso del cristianesimo cattolico) nella definizione della propria identità e nel rapporto con ciò che verrà dunque ritenuto “diverso”. Occorrerà dunque analizzare il confronto del de Varthema con le singole religioni, verso le quali dimostrò atteggiamenti diversi: dall’islam, oggetto dei principali attacchi del bolognese ma anche dei più frequenti tentativi di avvicinamento; all’induismo di cui venne constatata l’abissale lontananza rispetto al cristianesimo. Dal confronto con quest’ultima fede si potrebbe seguire una pista aperta da Marianna Ferrara riguardo la prima pubblicazione tedesca dell’Itinerario, corredata da immagini realizzate da Jörg Breu il vecchio15. La studiosa ha legato l’apparizione dell’immagine del papa-Anticristo allo scoppio della Riforma proprio alla rappresentazione che 15 Cfr. FERRARA 2016, pp. 624-625. 275 M. BOMBONI - RMR 9, 2021, pp. 271-278 venne fatta della descrizione di un idolo indiano (interpretato come il demonio) da parte del de Varthema, che paragonò la corona di questo a quella papale. Utile nell’analizzare il legame fra identità e appartenenza religiosa risulterebbe lo studio del rapporto fra Ludovico de Varthema e le comunità cristiane d’Oriente, anch’esse percepite come alterità. L’incontro con tali realtà assume un’importanza ancor più rilevante dato che rappresenterebbe la conferma delle speranze portoghesi di trovare “spezie e cristiani” nelle Indie Orientali. La fede si presenta nell’Itinerario quale principale elemento identitario, soprattutto in un contesto multiculturale come quello indiano, ma assume un pieno significato politico solo con l’arrivo delle armate portoghesi. Partendo da questo aspetto il de Varthema si presta a un’ulteriore analisi, necessaria, data la trasformazione radicale del suo atteggiamento nei capitoli finali: il tono della narrazione passa da quello di un resoconto di viaggio improntato alla conoscenza del mondo a una celebrazione delle battaglie combattute dalle schiere cristiane contro i nemici di Dio. L’idea di crociata prende forma nella narrazione del de Varthema, soldato di Cristo, e va a unirsi a quella retorica “imperialista” presentataci dalla Maxwell16. Questo incontro/scontro fra portoghesi e indiani trova motivazione nello stesso Itinerario, come un incontro/scontro fra civiltà diverse, e gerarchicamente ordinate secondo la visione cristiana. Il de Varthema rivede nei portoghesi il proprio mondo, la propria cultura che si manifestava trionfante con la fede cristiana, le navi, le armi e la fortezza costruita fuori da Canonor. I lusitani furono i portatori di una retorica giustificatrice di tali aggressioni nel nome della religione cristiana e il de Varthema la adottò totalmente dopo essersi unito a loro. Sarà infine valido un confronto con esperienze analoghe a quella del de Varthema, come il viaggio di Niccolò de’ Conti, mercante veneziano della prima metà del XV secolo, che si avventurò nelle regioni affacciate sull’Oceano Indiano. Questi però, a differenza del bolognese, ammise la propria conversione all’islam17. 16 MAXWELL 2013. Il resoconto dei viaggi del de’ Conti fu inserito da Poggio Bracciolini nel quarto libro delle sue Historiae de varietate fortunae del 1447. 17 276 DALL’EGITTO ALLE MOLUCCHE Gli spunti e le considerazioni fin qui riportati, propri di una fase preliminare della ricerca, ci consentono di tratteggiare le influenze e le finalità dell’opera del de Varthema, sviluppata in un momento chiave della storia globale. Negli eventi e nei personaggi narrati dal bolognese possiamo, infatti, percepire le origini di quel processo che verrà definito “globalizzazione”, in cui il confronto con l’alterità rappresenta un elemento cruciale. BIBLIOGRAFIA BALESTRACCI D. 2008, Terre ignote strana gente. Storie di viaggiatori medievali, Roma-Bari, Laterza. BAROZZI P. 1996, Ludovico de Varthema e il suo “Itinerario”, Genova, pubblicazioni dell’Istituto di scienze geografiche. BRACCIOLINI P. 1723, Historiae de varietate fortunae libri quattuor, editi a Dominico Georgio, Lutetiae Parisiorum, typis Antonii Urbani Coustelier. CIPOLLA C.M. 1999, Vele e cannoni, Bologna, il Mulino. DE VARTHEMA L. 1510, Itinerario de Ludouico de Varthema bolognese nello Egypto, nella Surria, nella Arabia deserta & felice, nella Persia, nella India, & nella Ethiopia. La fede, el uiuere, & costumi de tutte le prefate prouincie, stampato in Roma, per maestro Stephano Guillireti de Loreno, & maestro Hercule de Nani bolognese ad instantia de maestro Lodouico de Henricis da Corneto vicentino. DE VARTHEMA L. 1535, Itinerario de Ludouico de Varthema bolognese nello Egypto, nella Surria, nella Arabia deserta & felice, nella Persia, nella India, & nella Ethiopia. La fede, el uiuere, & costumi de tutte le prefate prouincie, stampato in Vinegia, per Francesco di Alessandro Bindone. DE VARTHEMA L. 1885, Itinerario di Ludovico Varthema, nuovamente posto in luce da Bacchi della Lega A., Bologna, presso Romagnoli G. DE VARTHEMA L. 1928, Itinerario di Ludovico de Varthema bolognese nello Egypto, nella Surria, nella Arabia deserta et felice, nella Persia, nella India et nella Etiopia: la fede, el vivere et costumi de tutte le prefate provincie, a cura di P. Giudici, Milano, Alpes. DE VARTHEMA L. 2010, Viaggio alla Mecca, prefazione di F. Cardini, a cura di E. Musacchio, Milano, Skira. DE VARTHEMA L. 2011, Itinerario, edizione e commento a cura di V. Martino, Alessandria, Edizioni dell’Orso. 277 M. BOMBONI - RMR 9, 2021, pp. 271-278 VARTHEMA L. 2015, Itinerario dallo Egypto alla India, a cura di E. Musacchio, Città di Castello, Alice. FERRARA M. 2016, The Sacrifice of Others, Brescia, Morcelliana, vol. 82 (2), pp. 607-629. FORTI C. 2011, Sull’Itinerario di Ludovico di Varthema, in L’Europa divisa e i nuovi mondi: per Adriano Prosperi, a cura di M. Donattini, G. Marcocci, S. Pastore, Pisa, Edizioni della Normale, vol. II, pp. 21-31. MAZZI M.S. 2016, In viaggio nel Medioevo, Bologna, il Mulino. SANUTO M. 1882, I Diarii, 1879-1902, Venezia, R. Deputazione Veneta di Storia patria, VII, col. 662. SCUCCIMARRA L. 2006, I confini del mondo, storia del cosmopolitismo dall’Antichità al Settecento, Bologna, il Mulino. SURDICH F. 2009, La Via delle Spezie, La Carreira da India portoghese e la Cina, Genova, Il Portolano. UNALI A. 2013, Seguendo i Monsoni. Viaggiatori e mercanti sulle rotte dell’Oceano Indiano fra il IX e il XVI secolo, Torino, L’Harmattan Italia. UNALI A. 2016, Verso le isole delle spezie. Il commercio delle spezierie alle origini della penetrazione europea in Asia, Torino, L’Harmattan Italia. VANINA E. 2013, Roads of (Mis)Understandings: European Travellers in India (Fifteenth to Seventeenth Century), in «Indian Historical Review», 40/2, pp. 267-284. DE Sitografia: MAXWELL M.J. 2013, From Imposter to Imperialist: Ludovico de Varthema’s Journey from Italy to India, 1502-1508, World History Connected 10.2 (2013): <https://worldhistory connected.press.uillinois.edu/10.2/forum_maxwell.html>. (ultimo accesso: 26/01/2021). 278