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(con Angela Deodato), Ceramiche comuni, 2011

L. Brecciaroli Taborelli ed., Oro pane e scrittura. Memorie di una comunità "inter Vercellas et Eporediam", Roma 2011, pp. 149-176

ceAMiche cOMuni luisa Brecciaroli taborelli, angela deodato per tuto il periodo di frequentazione dell’area cimiteriale (i secolo a.c. - iii secolo d.c.) la deposizione di vasellame domestico in ceramica comune depurata e grezza è pratica difusa nella comunità di cerrione, come nel resto dell’italia transpadana e Oltralpe; soltanto il 10% circa delle sepolture risulta privo di tale componente. in relazione all’impiego dei recipienti nel rituale funerario, se nelle ceramiche depurate l’annerimento, la deformazione e la frantumazione sono un indizio probante della loro esposizione direta o indireta al fuoco della pira, nelle ceramiche da fuoco le alterazioni dei corpi ceramici e le tracce di fumigazione sulle superici, che potrebbero risalire all’utilizzo anteriore a quello del rituale funebre, sono indizi più labili. Soto il proilo morfologico e tecnologico, nelle fasi di frequentazione tardo-repubblicana e primo-imperiale della necropoli le ceramiche comuni presentano evidenti ainità con quelle documentate nei siti coevi collocati lungo il corso del iume Sesia (Vercellese e alto novarese) e, più ampiamente, nel bacino ticinese (dalla lomellina nel pavese sino all’alto Verbano). tali ainità si confermano per il periodo romano imperiale, a ulteriore dimostrazione di un legame ininterroto di rapporti culturali e commerciali già emerso dall’analisi del complesso funerario di Biella1. nella necropoli di Biella, come logico, si osservano le più forti analogie con le ceramiche comuni di cerrione in tuto il periodo in cui la frequentazione delle due necropoli si sovrappone (metà i-iii secolo d.c.). i reperti ceramici delle fasi più antiche della necropoli di cerrione contribuiscono ora ad ampliare il panorama di presenze al periodo della romanizzazione e alla prima età imperiale (i secolo a-c. - metà i secolo d.c.), periodo non documentato nella necropoli di via cavour a Biella. Si dispone in tal modo di un quadro signiicativo, seppure limitato alla documentazione fornita da contesti funerari, della cultura materiale tradizionale e romanizzata delle comunità stanziate nel pagus dei Victimuli per almeno quatro secoli. nella classiicazione delle ceramiche comuni di cerrione, diversamente dall’impostazione seguita per il materiale di Biella e in analogia con l’indirizzo prevalente negli studi, si è ritenuto preferibile distinguere i prodoti realizzati con impasti depurati o mediamente depurati (produzione a) da quelli realizzati con impasti grezzi (produzione B). la classiicazione tipologica all’interno delle due produzioni segue il criterio, adotato anche per il materiale biellese, della seriazione per forme e per tipi (con eventuali varianti)2. ceAMica cOMune depuAta (prOduziOne a) Soto tale denominazione si collocano tuti i recipienti realizzati con argilla depurata o mediamente depurata, che per sua natura rendeva questi contenitori inadati alla cotura degli alimenti. nella loro presentazione e classiicazione tipologica si è seguito il criterio che tiene conto della destinazione d’uso ritenuta prevalente per le diverse forme: da mensa (mescita, presentazione, assunzione di bevande e alimenti); da dispensa (conservazione); per la cura della persona (contenitori cosmetici). tuti questi recipienti sono modellati al tornio veloce e riiniti con diverso grado di accuratezza; le superici sono levigate e talvolta lucidate, più raramente rivestite con un ingobbio. per tuto il i secolo a.c. e ino ai decenni iniziali del i secolo d.c. le ceramiche depurate deposte nei corredi scarseggiano. a esclusione di un’olleta e di un’olla ovoidi di tradizione centro-italica3, si trata di poche forme di tradizione tardo la tène: vaso a trotola (inra, forma a1), piato prevalentemente a labbro rientrante (inra, forme a4.1-2, a5.1), coperchio a calota (inra, forma a10.1), pisside cilindrica d’imitazione della corrispondente forma in ceramica a vernice nera (inra, forma a7.1)4. con il periodo imperiale il repertorio morfologico dei recipienti in 149 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 125. tavola tipologica dei contenitori in ceramica comune depurata (produzione a): forme a1-a3. comune depurata destinati alla mensa e alla dispensa si amplia, sia con forme di tradizione romana (olpi, olle biansate e olle a corpo cilindrico: inra, forme a2, a8 e a9), sia con forme e tipi elaborati e difusi localmente (olle a collo cilindrico, vari tipi di coppe e di ollete-bicchieri). A1. Vaso a trotola (ig. 125) Questi contenitori di tradizione celtica sono presenti in sepolture appartenenti alle prime due fasi della necropoli (i secolo a.c.). l’imboccatura di ridote dimensioni sembra coerente con lo scopo di conservare una bevanda5. la forma, che si ritiene sia stata elaborata nell’area del ticino, probabilmente in lomellina6, compare in contesti che si datano dal periodo la tène c2 a tuto il la tène d (ca. 175-25 a.c.)7. i vari tentativi degli studiosi di tracciare le linee evolutive della forma sembrano applicabili perlopiù ad ambiti locali8; accanto a tipi ricorrenti, 150 ceAMiche cOMuni che possono essere fruto di produzioni seriali difuse in aree limitate9, esistono varietà locali difuse più a lungo nel tempo. tuti gli esemplari sono realizzati con argilla ben depurata, contenente rarissimi inclusi micaei e calcarei; il colore, quando non alterato dalla combustione, varia dal beige-arancio all’arancio vivo10. Vasi a trotola sono atestati sia in sepolture maschili che femminili (t. 122, 136, 163, 183); in un caso sono deposti in coppia (t. 172), in altri sono in associazione con un vaso potorio (t. 161, 163, 168). il loro stato di conservazione (sono spesso frammentari e deformati) indica che, come già riscontrato a Oleggio-loreto11, essi dovevano rivestire un preciso valore simbolico nel rito della cremazione e pertanto venivano esposti al fuoco della pira. a1.1. Vaso a trotola con corpo biconico a spigolo vivo. Numero esemplari: 12. Distribuzione: Fase 1 (t. 122, 168, 172 x 2 ess., 175, 176, 183); Fase 2 (t. 2, 136, 161, 163); Fase 4 (t. 1/residuale). È il solo tipo atestato nella necropoli, caraterizzato da orlo ispessito esternamente, con sezione pseudo-triangolare, collo breve, altezza inferiore al diametro massimo, che è collocato nel terzo superiore dell’altezza in alcuni esemplari, in altri circa nella metà; il proilo della spalla è leggermente convesso oppure obliquo rigido. corrisponde al tipo 3 della necropoli di dormelleto, dove è datato dagli ultimi decenni del ii a poco dopo la metà del i secolo a.c.12; gli esemplari da cerrione si collocano tuti nell’ambito del i secolo. infati, a esclusione dell’esemplare della t. 1, rinvenuto nelle terre di rogo e appartenente a una deposizione precedente a quelle di età imperiale (inra, catalogo), 7 esemplari provengono da contesti di fase 1 (100-40 a.c.), mentre 4 sono presenti in sepolture della fase 2 (40 a.c. - 20 d.c.), connotate da elementi che riportano ai decenni di passaggio dalla repubblica al principato augusteo. A2. Olpe (ig. 125) con la romanizzazione la funzione di recipiente per conservare e mescere, svolto dal vaso a trotola nelle aree cisalpine di cultura la tène, viene assunta dall’olpe, ossia dalla lagoena romana di tradizione ellenistica13. a cerrione questa forma è atestata da 10 esemplari14; sostituita in qualche caso dalla corrispondente forma in vetro15, essa pare in altri casi supplita nella funzione di contenitore per liquidi dall’olla a collo cilindrico (inra, forma a3). lo stesso fenomeno è stato riscontrato anche nella necropoli di Biella-via cavour, come pure altrove in area alpina e pedemontana16. nonostante questo contenitore sia considerato uno degli indicatori principali della compiuta romanizzazione, esso compare a cerrione piutosto tardi, apparentemente non prima della ine i-inizi ii secolo d.c. con l’eccezione della t. 49, l’olpe è deposta in singolo esemplare, associata in qualche caso con olle a collo cilindrico (t. 15B, 44, 203) e vasi potori (t. 15B, 22, 44, 49, 64, 206). i corpi ceramici sono ben depurati, con rari microinclusi calcarei e micacei, di colore variabile tra il beige-arancio e l’arancio vivo; le superici sono generalmente ben lisciate ma prive di rivestimenti, con l’eccezione dell’olpe tipo a2.3 (inra) dalla t. 4917. lo stato di conservazione degli esemplari di cerrione18 ne conferma il caratere di oferta al defunto nel corredo secondario, come dotazione per il bancheto nell’aldilà. a2.1. Olpe con corpo globulare schiacciato. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 4-5 (t. 49). Oltre che per il corpo globulare schiacciato, quasi biconico, con altezza pari al diametro massimo, si caraterizza per il labbro espanso, soto il quale è impostata l’ansa nastriforme a tre costolature, che forma un gomito ad angolo otuso; il piede è ad anello poco distinto. il tipo sembra comparire in cisalpina già dall’inizio del i secolo d.c.; gli esemplari di confronto, a Oleggio-loreto e ad angera, si datano entro la ine del secolo19; l’olpe di cerrione ne indicherebbe il perdurare ancora nella prima metà del ii secolo d.c. a2.2. Olpe con corpo piriforme. Numero esemplari: 5. Distribuzione: Fase 4-5 (t. 15B); Fase 5 (t. 64, 203, 206); Fase 6 (t. 44). l’olpe con corpo pirifome e ansa a tre costolature, impostata soto l’orlo e nella parte superiore del corpo, rappresenta uno dei prodoti più carateristici dei servizi da mensa dell’area padana, dove è atestata nei primi due secoli dell’impero, con variazioni relative alla forma del labbro e al proilo del corpo. l’unico esemplare rinvenuto 151 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO combusto e frantumato (t. 44) è caraterizzato da orlo semplice e svasato, parete molto sotile e fondo apodo; trova confronto in transpadana ad angera e a nave, in canton ticino a giubiasco, nel piemonte a sud del po a pollenzo20. l’orlo estrolesso a sezione ovoidale o pseudo triangolare identiica una variante (ad esempio t. 15B) maggiormente difusa in transpadana centro-occidentale e nel ticino dove, comparendo già in età augustea, sembra tipica della seconda metà del i secolo d.c. con atestazioni nel successivo21. un terza variante è data dall’orlo “a echino” (t. 203 e 64), che ha un confronto puntuale in una tomba di Oleggio datata al primo quarto del i secolo d.c.22 la distribuzione nei corredi di cerrione conferma l’uso locale di questo tipo di olpe per tuto il ii secolo d.c. a2.3. Olpe con corpo piriforme carenato. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 4-5 (t. 49); Fase 6 (t. 22). Questo tipo si distingue per il corpo allungato, che piega verso il fondo formando una bassa carena rigida; il piede è ad anello oppure a disco, ispessito fortemente nell’esemplare mutilo della t. 22. un riferimento puntuale si trova nella necropoli di Biella-via cavour23, ma il tipo è atestato in tuto il comprensorio Verbano-ticino24. a2.4. Olpe con corpo biconico. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 7 (t. 213). il contesto più recente della necropoli ha restituito un’olpe di piccole dimensioni (h. 10,5 cm), caraterizzata da corpo pressoché troncoconico e spalla rialzata obliqua, collo corto e streto, orlo arrotondato; l’ansa montante si innesta sul labbro e nel punto di massima espansione della spalla; il fondo piano e ispessito accentua la pesante tetonica del recipiente, tipica della tarda antichità, riscontrabile tutavia già in manufati di età antonina ad angera e in altri siti lombardi, con datazioni analoghe all’esemplare di cerrione (iii secolo d.c.)25. A3. Olla a collo cilindrico (igg. 125-126) una trentina di esemplari atesta a cerrione il largo impiego di questo contenitore, di dimensioni medio-piccole (h. 12-19 cm), connotato da corpo globulare oppure ovoide arrotondato, su piede ad anello, con alto collo cilindrico e breve orlo espanso. analogie formali si rintracciano in recipienti atestati già dagli ultimi decenni del i secolo a.c. nel novarese e nell’area ticinese26; diversamente, a cerrione e nella vicina necropoli di Biella27 l’adozione di questo tipo di olla risulta assai tardiva, dall’età lavia e per tuto il ii secolo d.c. e oltre. le olle a collo cilindrico sono realizzate con impasti depurati, ma ricchi di piccoli o minuscoli inclusi quarziferi e micacei; la supericie esterna è accuratamente lisciata, spesso rivestita di ingobbio di buona qualità di colore arancio (t. 44, 50, 224) o bruno (t. 195). un particolare rivestimento bruno coprente è rilevabile sulla spalla dell’olla della t. 16 e, in tracce, su quelle delle t. 30 e 39; essa presenta forti analogie con il rivestimento riscontrato su olle da Borgosesia datate al iii-iV secolo d.c.28 la particolare initura suggerisce un possibile utilizzo di questi recipienti per la mescita, oltre che per la conservazione. ne sarebbe conferma la presenza frequente nei corredi in associazione con recipienti per bere e per consumare il pasto, a fronte del ridoto impiego dell’olpe. nell’ambito del rituale funerario, solo una piccola parte degli esemplari ne denota l’utilizzo nel corso della cerimonia della cremazione; per la maggior parte (oltre una ventina), essi sono deposti con il corredo secondario, senza distinzione tra tombe maschili e femminili. a questa forma di olla è riconducibile un singolare recipiente deposto nella t. 39 (tav. 110), databile nella seconda metà del ii secolo d.c. (fase 6), caraterizzato da corpo ovoide con spalla rialzata (simile al tipo a3.2, inra); sul collo è innestata, in corrispondenza di una modanatura, una coppa aperta al fondo, che forma una sorta di imbuto. l’impasto di colore beige chiaro, analogo per composizione a quello delle olle in esame, presenta tracce di ingobbio molto scuro, coprente, solo parzialmente conservato a causa dell’esposizione al calore del rogo funebre. Varianti tipologiche e carateristiche tecniche delle olle a collo cilindrico di cerrione trovano confronti puntuali nei contesti funerari biellesi; ciò induce a ritenere che l’approvvigionamento avvenisse per entrambe le comunità nell’ambito degli stessi mercati, riforniti da oicine ceramiche dell’area transpadana centro-occidentale. nell’ambito della forma si evidenziano, essenzialmente sulla base del proilo del corpo e del rapporto spalla-innesto del collo, le seguenti varianti tipologiche. 152 ceAMiche cOMuni Fig. 126. coppe e olle a collo cilindrico da corredi diversi. a3.1. Olla con corpo globulare. Numero esemplari: 9. Distribuzione: Fase 2 (t. 167); Fase 4 (t. 78); Fase 4-5 (t. 15a, 15B, 83, 85, 106, 113); Fase 5 (t. 192); Fase 6 (t. 41). nove esemplari sono contraddistinti da corpo globulare con breve orlo svasato, a tesa piana oppure leggermente obliqua. con incertezza si riferisce a questo tipo un esemplare (privo della parte superiore) presente nella t. 167 (tav. 29, nr. 2) che, datandosi all’età augustea, rappresenterebbe nel complesso della necropoli l’atestazione più antica, peraltro isolata, di un’olla a collo cilindrico; l’esemplare si diferenzia da quelli più recenti per il corpo ceramico meno compato, oltre che per la decorazione a reticolo incisa a petine sul corpo, di tradizione celtica29. a3.2. Olla con corpo ovoide e massima espansione alla spalla. Numero esemplari: 13. Distribuzione: Fase 4 (t. 32.2); Fase 4-5 (t. 28, 29, 82, 84,86); Fase 5 (t. 30, 50a, 105, 195, 203, 224); Fase 6 (t. 44). il tipo trova confronto, per il profilo troncoconico più o meno rigido del corpo e la spalla obliqua (a3.2a) o nettamente rialzata o quasi piana (a3.2b), in quello maggiormente diffuso nella necropoli di Biella tra l’ultimo quarto del i e la prima metà del ii secolo d.c.30, attestato anche in contesti funerari coevi dell’alto novarese31. a3.3. Olla con corpo ovoide e spalla ribassata obliqua. Numero esemplari: 6. Distribuzione: Fase 4-5 (t. 202, 222); Fase 5 (t. 16); Fase 6 (t. 22, 208, 225). un terzo tipo è rappresentato da olle con corpo ovoide e spalla ribassata, con collo non distinto. l’olla deposta nella t. 222, databile genericamente tra ultimo quarto del i e prima metà del ii secolo d.c. (fase 4-5), si distingue per la spalla segnata da due scanalature; i confronti più pertinenti per questo tipo, che ricorre nelle tombe di cerrione della seconda metà del ii secolo d.c., si trovano in contesti funerari dell’alto novarese (carcegna e Bannio anzino), databili però nel i secolo d.c.32 al tipo è riconducibile anche un esemplare (t. 22, tav. 108, nr. 6) con piede pronunciato a disco che, unitamente allo spessore delle pareti, conferisce al recipiente una marcata pesantezza, peculiare di molti prodoti ceramici d’età romana. 153 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO A4. Piato (ig. 127) in alcune sepolture appartenenti alla prima fase di frequentazione della necropoli sono presenti piati più o meno profondi modellati al tornio veloce con argilla ben depurata. essi appartengono a una classe deinita da taluni “comune depurata tardoceltica”33, da altri “comune acroma d’imitazione della vernice nera”34. i prodoti difusi nella transpadana occidentale, in particolare, presentano carateri di notevole omogeneità nella consistenza dei corpi ceramici e nella fatura piutosto accurata, come nella modellazione dei detagli tipologici, quali il carateristico piede ad anello articolato da una gola. tali peculiarità fanno accostare questi recipienti da tavola agli esemplari di vaso a trotola difusi nel medesimo ambito areale (supra, forma a1); ciò ne suggerisce la comune origine da una o più oicine dislocate nel comprensorio tra i iumi ticino e Sesia. a4.1. Scodella carenata con orlo a sezione triangolare. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 1 (t. 122). l’esemplare restituito dalla tomba femminile 122, dove è associato a due piati tipo a4.2 (inra) e a un vaso a trotola, è molto frammentario, combusto e parzialmente deformato. il tipo, peculiare della produzione tardo-celtica di vasellame in ceramica comune depurata, è atestato tra la ine del ii e la prima metà del i secolo a.c. sia in contesti d’abitato, come a Mediolanum35, sia in contesti funerari come Oleggio36. a4.2. piato con parete a proilo continuo e orlo rientrante. Numero esemplari: 3. Distribuzione: Fase 1 (t. 122 x 2 ess., 134/137/138). i tre esemplari atestati a cerrione si diferenziano tra loro per una maggiore o minore profondità della vasca. il piato della t. 134/137/138, realizzato con argilla meno depurata, sebbene privo della parte inferiore sembra più degli altri avvicinabile a patere a vernice nera difuse in italia setentrionale particolarmente tra ine ii e prima metà del i secolo a.c.37 a questo stesso periodo si datano i numerosi esemplari di questo tipo di piato in ceramica comune, anche se un atardamento ino all’avanzata età augustea parrebbe suggerito da un esemplare di Oleggio38. a4.3. piato con orlo rientrante, apodo. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 6 (t. 42). il piato caraterizzato da vasca bassa ed espansa con orlo rientrante e fondo privo di piede, è atestato nella necropoli da un solo esemplare. generalmente caraterizzati da rivestimento sotile rossiccio e da orlo ispessito all’esterno, con sezione quasi triangolare, i piati di questo tipo sono frequentemente atestati in contesti di avanzato ii-iii secolo, sino alla tarda antichità; un solo esemplare è presente nella necropoli di Biella39, diversi altri in livelli tardoromani di Vercellae40. lo stato di conservazione dell’esemplare di cerrione, combusto e frammentario, non consente di rilevare eventuali tracce di ingobbio. A5. Ciotola e coppa (ig. 127) Fata eccezione per due ciotole a labbro rientrante presenti nelle sepolture di fase 1 (inra: a5.1), solo a partire dall’età claudia e poi, più frequentemente, tra ine i e ii secolo, coppe di morfologia e dimensioni variabili, di esecuzione in genere assai accurata, compaiono nel servizio da mensa destinato al defunto, a integrazione (o in sostituzione) dei prodoti ceramici più ini (pareti sotili e terra sigillata). i corpi ceramici depurati, di colore beige-arancio, hanno supericie lisciata, spesso rivestita da ingobbio rosso-bruno più o meno spesso e omogeneo; diversi esemplari sono arricchiti di una gradevole, per quanto elementare, decorazione “a pastiglie” applicate. tracce di annerimento presenti su poco meno della metà dei 21 esemplari rinvenuti suggerisce un loro utilizzo durante la cerimonia della cremazione, con deposizione sulla pira o nei suoi pressi; i restanti fanno parte del corredo secondario. a5.1. ciotola a proilo continuo con orlo rientrante. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 1 (t. 134/137/138, 172). Questo tipo, per carateristiche tecnologiche e formali, appartiene alla medesima produzione delle patere tipo a4.2, con le quali forma “servizio”, come suggerisce l’associazione delle due forme nel medesimo contesto funerario (t. 134/137/138, tav. 8, nrr. 9 e 11). la ciotola con orlo rientrante in ceramica depurata ha vasta difusione nella 154 ceAMiche cOMuni Fig. 127. tavola tipologica del vasellame da mensa in ceramica comune depurata (produzione a): forme a4-a7. regione transpadana tra la ine ii e quasi tuto il i secolo a.c. sia in contesti funerari, quali Ornavasso e Oleggio in piemonte, arsago Seprio e Somma lombardo in lombardia, sia in livelli d’abitato, a Bedriacum e Mediolanum41. a5.2. coppa carenata con parte superiore convessa, orlo espanso, piede ad anello. Numero esemplari: 8. Distribuzione: Fase 3 (?) (t. 194); Fase 4 (t. 32.1, 88); Fase 4-5 (t. 5, 15B, 54); Fase 6 (t. 40, 225). appartengono a questo tipo coppe di dimensioni medio-piccole (d. orlo 9-13 cm) e profondità pressoché costante (altezza pari a circa la metà del diametro); sono realizzate con argilla depurata chiara, con ingobbio arancio chiaro, spesso e lucente, riscontrabile negli esemplari più conservati. il tipo, con piccole variazioni nel proilo dell’orlo, appare carateristico della regione transpadana occidentale nel i secolo d.c., dal Biellese42 al novarese e al canton ticino43. tuti gli esemplari di cerrione sono deposti in sepolture databili tra l’età lavia e quella adrianeo-antonina. 155 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Si riconducono con incertezza a questo tipo di coppa alcuni esemplari isolati, che potrebbero documentare gli estremi cronologici di elaborazione del modello: una coppa frammentaria, con due prese soto il bordo, presente nella t. 194 d’età giulio-claudia; una piccola coppa (h. 5 cm ca; d. orlo 7,5 cm), e, forse, una seconda deposte nelle t. 40 e 225, di età tardoantonina-severiana, del tuto simili alle precedenti per carateristiche tecniche, ma connotate da parete netamente curva e orlo piutosto pronunciato. a5.3. coppa emisferica con labbro distinto inserito. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 6 (t. 34). Questa coppa molto profonda su piede ad anello, vasca concava ristreta all’imboccatura con carateristico labbro verticale inserito, riporta al repertorio morfologico della Sigillata tarda regionale, con precedenti rintracciabili nel repertorio della ceramica di tradizione indigena44. la datazione dell’esemplare in comune depurata ai decenni inali del ii - inizi del iii secolo, indicata dal contesto di provenienza, concorda sostanzialmente con quella proposta per il tipo prodoto in Sigillata tarda, atestato a Eporedia e Augusta Praetoria45. a5.4. coppa emisferica con orlo modanato. Numero esemplari: 12. Distribuzione: Fase 4 (t. 1.2); Fase 4-5 (t. 27, 84, 85, 106); Fase 5 (t. 26, 81, 206); Fase 6 (t. 22, 39 x 2 ess., 42). È il tipo di coppa in ceramica comune depurata maggiormente atestata a cerrione tra l’ultimo trentennio del i secolo d.c. e la ine del successivo. di queste coppe, dalla peculiare decorazione e difuse in particolare nell’area novarese e verbano-ticinese, è stata ipotizzata una manifatura transpadana dalla ine del i al iii secolo d.c.46 a cerrione sono presenti esemplari di dimensioni grandi (d. orlo 18 cm; h. 12 cm), ma sopratuto mediopiccole (d. orlo 10 cm; h. 2,5 cm). i corpi ceramici sono omogenei, depurati, di colore arancio scuro-rosso, ben coti; costante è la presenza del rivestimento, arancio o bruno, ben steso, coprente e omogeneo. lo schema decorativo consiste di “pastiglie” applicate soto il bordo (ig. 127). carateristica comune è la profonda vasca emisferica su piede ad anello, con orlo leggermente rientrante, modanato all’esterno. Sulla base dell’articolazione dell’orlo, si sono distinte tre varianti. la prima (a5.4a) presenta orlo leggermente ispessito all’interno, sotolineato esternamente da una doppia modanatura; la decorazione plastica (pastiglie allineate) è realizzata con cura; confronti si hanno specialmente nel novarese, come anche ad angera in età lavio-traianea47. a questo tipo pare riconducibile, per il carateristico rigoniamento interno dell’orlo, liscio all’esterno, la coppa decorata da minuscole appliques circolari (t. 39), la cui datazione alla seconda metà del ii secolo del corredo femminile di provenienza concorda con quella assegnata a esemplari analoghi della necropoli di angera48. la coppa deposta nella t. 26 (tav. 93, nr. 4) si segnala, tra gli altri esemplari del tipo, per le dimensioni maggiori e per la decorazione più complessa, data da gruppi di tre pastiglie disposte a triangolo, alternati a una pastiglia inserita in un motivo semilunato; esso ha confronti puntuali, sia morfologici che decorativi, nel vicus di ghemme (novara)49. una seconda variante (a5.4b) è distinta dall’orlo sotolineato da una sola solcatura; la decorazione è ancora più sempliicata, di qualità più scadente50. coppe simili, con vasca più profonda e dimensioni maggiori, sono presenti nella necropoli di Biella51; una datazione al ii secolo avanzato è confermata dai cinque esemplari atestati a cerrione in tombe di fase 4-5 e 5. inine, una terza variante (a5.4c) è rappresentata da una piccola coppa emisferica con orlo sotolineato da una solcatura e spesso piede a disco, rinvenuta nella t. 39 (tav. 110, nr. 2) e databile pertanto negli ultimi decenni del ii secolo. dalla distribuzione di questo tipo di coppa nelle sepolture di cerrione si osserva come le diverse varietà tipologiche, diversamente da quanto riscontrato nella necropoli di angera, siano contemporaneamente in uso per tuto il periodo compreso tra l’età lavio-traianea (t. 106) e quella tardoantonino-severiana (t. 22). a5.5. coppa carenata con orlo semplice rientrante. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 7 (t. 213). la piccola coppa presente nell’unica tomba di cerrione assegnabile al iii secolo avanzato o anche oltre, documenta la difusione, anche in questo sito, di un tipo carateristico di contesti di iii-iV secolo a Biella, nell’alto Vercellese e ad angera52, connotato dalla parte superiore della parete leggermente rientrante e dallo spesso piede a disco, carateristica che accomuna molti recipienti ceramici di età tardoromana. 156 ceAMiche cOMuni A6. Ollula (ig. 127) Soto questa forma si riuniscono recipienti tipologicamente accomunati dal corpo ovoide, con imboccatura più streta del massimo diametro e labbro distinto. per alcuni di questi recipienti, utilizzati verosimilmente come contenitori di alimenti per il servizio sulla mensa, è possibile ipotizzare un impiego alternativo come vaso potorio, per altri (pure talvolta deiniti pocula) tale funzione sembra discutibile. a6.1. Olleta-bicchiere ovoide o globulare con collo cilindrico. Numero esemplari: 4. Distribuzione: Fase 1 (t. 123, 134, 184, 190). Quatro recipienti frammentari e in due casi combusti, provenienti da contesti della prima fase di frequentazione della necropoli, sono caraterizzati da corpo globulare, collo cilindrico di altezza variabile, piccolo orlo svasato. realizzati con argille depurate, ma ricche di minuscoli inclusi, presentano corpi ceramici dall’arancio al rosso scuro; due esemplari (t. 184, 123) presentano un rivestimento nero e lucido, non atestato in altre ceramiche della necropoli. la morfologia di questi recipienti non ha confronti puntuali in altri contesti coevi53; si trata probabilmente di tarde elaborazioni locali di modelli di ascendenza golasecchiana, come è stato proposto per altri manufati simili54. a6.2. Olleta con corpo ovoide allungato e labbro espanso. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 1 (t. 89, 189). il tipo di olla ovoide a corpo allungato e labbro espanso, retilineo oppure concavo, è peculiare del repertorio ceramico tardorepubblicano centro-italico; l’olleta-bicchiere della t. 89 ha il più vicino riferimento in un esemplare di forma Marabini iV in ceramica a pareti sotili della coeva t. 16855; una variante dello stesso tipo di olla è rappresentata dall’esemplare, di medie dimensioni e con funzione di contenitore da dispensa, deposto nella t. 89; unico nella necropoli, trova più di un parallelo negli abitati stagionali della Bessa, con esemplari che se ne discostano, tutavia, per l’impasto grezzo e duro, che suggerirebbe una diversa origine manifaturiera56. a6.3. Olleta ovoide con orlo modanato. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 3 (t. 169). Questo tipo, caraterizzato da corpo ovoide su fondo piano e labbro ereto modanato, con diametro all’orlo uguale al diametro massimo, trova riferimento in bicchieri ovoidi con orlo modanato a pareti sotili “grigie” di produzione padana57. l’esemplare ha corpo ceramico ricco di minuscoli inclusi, con supericie lisciata e una carateristica decorazione a reticolo incisa a petine sulla parete, tipica di contenitori tipologicamente aini, particolarmente difusi nella parte meridionale della regione tra la tarda età augustea e la metà del i secolo d.c.58; recipienti simili sono atestati anche in transpadana atorno alla metà del i secolo d.c.59. a6.4. Olleta ovoide con labbro distinto. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 5 (t. 81). il tipo è rappresentato da un unico esemplare, databile all’avanzato ii secolo d.c. È caraterizzato da corpo ovoidale, con massima espansione a metà circa dell’altezza; piede ad anello e labbro distinto da una sotile modanatura. l’imboccatura di poco inferiore al massimo diametro ne rende possibile l’impiego come bicchiere, analogamente a un esemplare molto simile atestato nella necropoli di Biella, che sembra fornire il solo riferimento di confronto60. a6.5. Olleta globosa con orlo modanato. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 5 (t. 198). un unico esemplare atesta la presenza a cerrione di un tipo di contenitore carateristico della liguria interna e dell’area subalpina occidentale tra i e iii secolo d.c.61 che, come questo, è contraddistinto da corpi ceramici depurati e superici levigate o tratate a stralucido. A7. Pisside (ig. 127) la forma della pisside con parete concava o retilinea su piede espanso imita in ceramica comune depurata, con diverse varianti tipologiche locali, la forma lamboglia 3 (Morel F 7540) della ceramica a vernice nera62. la 157 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO forma in comune depurata è particolarmente difusa nei contesti funerari della transpadana tra la ine del ii e la seconda metà del i secolo a.c.63 a7.1. pisside con parete retilinea e orlo arrotondato. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 1 (t. 89). l’esemplare appartiene alla variante tipologica più antica, caraterizzata da orlo appena svasato e parete retilinea, leggermente rastremata verso l’alto. nonostante lo stato di conservazione non consenta di appurare la presenza di un rivestimento supericiale e la tetonica originaria sia parzialmente deformata dal fuoco, l’esemplare è confrontabile con i reperti databili tra la ine del ii e la prima metà del i secolo a.c. presenti nei corredi di Oleggio e di dormelleto, come anche in coevi contesti di necropoli lombarde, dove la forma sembra perdurare ino alle soglie dell’età augustea64. A8. Olla biansata (igg. 128-129) un gruppo di oto contenitori, deposti in tombe databili tra il ii e gli inizi del iii secolo d.c., rappresenta le olle biansate con corpo ovoidale-biconico e labbro estrolesso modanato; le anse nastriformi, a due o tre costolature, sono saldate sulla spalla e sul punto di massima espansione del corpo. gli impasti sono mediamente depurati, con piccoli, rari, inclusi micacei; i corpi ceramici variano dall’arancio vivo al rosso scuro; la riinitura delle superici è curata, spesso completata da ingobbio lucente di buona qualità, rilevabile in particolare sull’esemplare ben conservato della t. 41. la forma, atestata sia in contesti funerari (angera), sia in livelli d’abitato (Mediolanum e Alba Pompeia) tra il i e il ii secolo d.c., è ritenuta concordemente funzionale alla dispensa per la conservazione di derrate alimentari65. l’area di difusione e l’ainità delle carateristiche tecniche tra i diversi prodoti di area transpadana ne suggeriscono una fabbricazione regionale per i mercati locali. lo stato di conservazione dei recipienti presenti nelle sepolture di cerrione (in particolare t. 22, 41 e 204) dimostrerebbe che queste olle erano deposte perlopiù nel corredo secondario, senza distinzione riguardo al sesso del defunto. a8.1. Olla con corpo biconico. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 5 (t. 204, 223). Questo tipo, caraterizzato dal labbro espanso echiniforme su corpo biconico espanso, con altezza uguale al massimo diametro, è atestato da un esemplare intero, con doppia scanalatura soto l’orlo (t. 204) e da un frammento con labbro analogo (t. 223); tipologicamente si confronta con esemplari difusi ad angera e a Milano dalla seconda metà del i secolo, ma sopratuto nel secolo seguente66. a8.2. Olla con corpo ovoidale. Numero esemplari: 6. Distribuzione: Fase 4-5 (t. 85); Fase 5 (t. 81); Fase 6 (t. 22, 41, 111, 208). un secondo tipo presenta corpo ovoidale con massima espansione a metà circa dell’altezza; questa è sempre superiore al diametro massimo; può avere orlo a sezione triangolare (t. 81)67 oppure squadrato e biido, sia all’interno che all’esterno (t. 22, 41, 208)68. A9. Olla sub-cilindrica (igg. 128-129) la forma streta e allungata di questi recipienti e le dimensioni medio-piccole, come anche la consistenza del corpo ceramico semidepurato, di colore arancio vivo, ne assicura l’impiego come contenitori per scorte alimentari69. a9.1. Olla con corpo ovoide-cilindrico e fondo piano. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 4-5 (t. 7); Fase 5 (t. 81). due recipienti con leggera espansione del corpo a metà altezza e labbro estrolesso documentano una variante con proporzioni più squadrate (a9.1a) e una con corpo più slanciato, con proilo quasi biconico (a9.1b); nella prima l’orlo è dirito, nella seconda fornito di una batuta poco pronunciata per l’accoglimento di un coperchio. Sono entrambi realizzati con impasto mediamente depurato; sulla parete esterna si notano serie di sotili scanalature. contenitori analoghi sono atestati nelle necropoli di Biella e Oleggio tra la ine del i e il ii secolo d.c.70, dove sono il solo elemento di corredo, diversamente da quanto si riscontra in entrambe le sepolture di cerrione, dove sono associati a diversi altri recipienti ceramici. 158 ceAMiche cOMuni Fig. 128. tavola tipologica dei contenitori da dispensa e da toeleta in ceramica depurata (produzione a): forme a8-a12. A10. Coperchio (ig. 128) Sono presenti nella necropoli due soli esemplari di coperchio, entrambi rinvenuti nel deposito di terre di rogo delle rispetive sepolture. Questo accessorio, probabilmente difuso presso la comunità locale più di quanto appaia dalle pratiche funerarie, è in queste quasi completamente sostituito nella funzione speciica dalle ciotole-coperchio in ceramica comune grezza (inra). a10.1. coperchio a calota con batuta interna. Numero esemplari: 1. Distribuzione:Fase 1 (t. 176). coperchio tipico del repertorio formale della ceramica depurata tardoceltica, con presa ad anello qui perduta, è realizzato al tornio con argilla molto depurata, salvo per la presenza di minuscoli inclusi litici; il corpo 159 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO ceramico è di colore arancio, la supericie accuratamente lisciata. poiché è stato rinvenuto in frammenti sparsi nelle terre di rogo, non può essere ricondoto a nessuno dei recipienti deposti nello stesso corredo. coperchi del tuto simili, presenti nella necropoli di Oleggio-loreto, ne documentano l’impiego prevalente a copertura di olle e patere in comune depurata deposte in tombe probabilmente femminili71. il tipo è atestato dagli ultimi decenni del ii (la tène c2 inale) ino alla metà del i secolo a.c. anche nell’area ticinese e lombarda, sia in abitati che in necropoli72. a10.2. coperchio con orlo a tesa. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 2 (t. 164). il solo altro coperchio presente nella necropoli è realizzato con impasto ricco di piccoli inclusi di quarzo bianco, di colore arancio chiaro, alterato dall’esposizione al calore della pira. la presenza della presa ad anello ben rilevato ne suggerisce un uso pratico bivalente, come coperchio di modulo medio-grande (d. 21 cm) e come piato. ainità formali e tecniche si hanno con reperti da Eporedia e di area lombarda, che ne atestano l’uso dal i secolo a.c. alla metà del successivo73; la deposizione femminile di provenienza è databile all’età augustea. A11. Unguentario (ig. 128) due soli esemplari, entrambi frammentari e alterati dal calore della pira, atestano l’uso di contenitori itili per sostanze cosmetiche. a11.1. unguentario fusiforme (haltern 30). Numero esemplari: 1. Distribuzione:Fase 2 (t. 160). il frammento della parte inferiore di un contenitore rinvenuto in una tomba di età augustea, appartiene a un tipo, non meglio precisabile, nell’ambito della forma con corpo fusiforme, difusa in tuto il bacino del Mediterraneo in età ellenistica74, con tarde atestazioni in gallia e in italia setentrionale sino alla metà del i secolo d.c.75 a11.2. unguentario piriforme (haltern 31). Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 3 (t. 19). il secondo esemplare, privo del fondo, per l’andamento del proilo e lo spessore della parete sembra piutosto identiicabile come unguentario piriforme, forma che compare atorno al 50 a.c.76; per il proilo ovoide del corpo e per il lungo collo cilindrico con orlo estrolesso a tesa orizzontale pare avvicinabile a tipi difusi nella prima età imperiale77. A12. Olleta miniaturistica (ig. 128) a12.1. corpo globulare, orlo espanso, fondo piano. Numero esemplari: 1. Distribuzione:Fase 4 (t. 1). il minuscolo contenitore per cosmetici corrisponde a un tipo, sovente con rivestimento vetroso atestato in cisalpina e nell’area ticinese sia in contesti funerari che in livelli d’abitato, specialmente nella seconda metà del i inizi del ii secolo d.c.; due esemplari sono presenti nella necropoli di Biella78. l’olleta di cerrione, rinvenuta nelle terre di rogo della fossa (t. 1) più volte aperta per accogliere più deposizioni, pur non essendo assegnabile all’una o all’altra di queste, si data nell’ambito dell’età lavio-traianea. ceAMica cOMune grezza (prOduziOne B) il vasellame in ceramica comune grezza rappresenta la percentuale prevalente delle ceramiche comuni deposte in tomba per tuto il periodo di utilizzazione della necropoli, con un repertorio morfologico alquanto ridoto. la forma dell’olla (inra, B1-B2) prevale tra il pentolame da cucina, come è stato rilevato per altri siti della transpadana occidentale79, dove l’assenza della pentola con fondo arrotondato (il caccabus), forma peculiare della cucina mediterranea, denota il conservatorismo nelle abitudini culinarie, tipico delle comunità rurali (e non solo) della regione. di questa stessa tendenza conservatrice della comunità sono sintomatiche altre peculiarità del servizio domestico, quale appare dalle pratiche funerarie: il pressoché esclusivo impiego della tradizionale ciotola (inra, 160 ceAMiche cOMuni Fig. 129. corredo della t. 81. B4) in luogo del coperchio per la copertura dell’olla; la comparsa tardiva, in sepolture di ii secolo avanzato, del tegame (inra, B5) e del mortarium (inra, B6), forme carateristiche della bateria da cucina mediterranea. B1. Olla ovoide con labbro distinto (igg. 130-132) la forma dell’olla con corpo ovoide su fondo piano (altezza ≥ al diametro massimo), di dimensioni prevalentemente medio-grandi, impiegata per la cotura degli alimenti e nella dispensa, rappresenta la forma più atestata nella necropoli, nella duplice funzione di contenitore per i resti cremati (in alternativa all’anfora segata o ad altre forme di protezione degli stessi) e di componente del corredo (primario e secondario). in relazione a questo secondo impiego, nel caso delle olle, come di altri recipienti da fuoco (inra), non è facile stabilire se le tracce di fumigazione o di parziale combustione siano dovute all’uso funerario o al loro precedente utilizzo in ambito domestico. più di altre forme vascolari, l’olla rilete la compresenza nella necropoli di due tradizioni, quella indigena e quella romana, ancora prevalente la prima nei manufati di i secolo a.c., pienamente afermata la seconda agli inizi del i secolo d.c., con una fase di transizione da una all’altra durata diversi decenni. le due diferenti tradizioni culturali emergono tanto nella diversa tetonica dei recipienti, determinata in parte anche dalla diversa tecnica di realizzazione, quanto nella loro decorazione. B1.1. Olla con labbro rientrante oppure verticale. Numero esemplari: 14. Distribuzione: Fase 1 (t. 72, 135, 137/138, 175, 177, 178, 182, 183, 184, 186, 189, 190), Fase 2 (t. 2, 163=170). i recipienti appartenenti a questo tipo, di tradizione tardoceltica, sono modellati a mano e riiniti con l’ausilio del tornio primitivo80 e, talvolta, anche del tornio manuale, tecnica quest’ultima applicata con sempre maggior frequenza dal terzo quarto del i secolo a.c. Sono realizzati con argille grezze, con abbondanti inclusi litici naturali e degrassanti aggiunti; le superici, anche non alterate, presentano colorazioni non uniformi, varianti dal beige all’arancio e spesso con chiazze annerite, rivelatrici di una cotura avvenuta in atmosfera non controllata. le superici esterne mostrano tracce di un accurato procedimento di lisciatura. dalla tecnica di modellazione e dalle carateristiche della produzione, che si direbbe a scala poco più che domestica, deriva in larga misura la notevole variabilità riscontrabile nei diversi esemplari81. 161 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 130. tavola tipologica delle olle in ceramica comune grezza (produzione B): forma B1. il labbro rientrante, più o meno netamente distinto dalla spalla poco espansa (B1.1a), caraterizza sei recipienti, atestati in altretante sepolture appartenenti alla prima fase della necropoli (t. 72, 73, 135, 137/138, 182, 183); gli esemplari decorati documentano il motivo a onde incise sulla spalla82. Si trata di un tipo di olla carateristico della produzione tardoceltica in comune grezza, presente con varianti locali in molti contesti funerari e d’abitato di i secolo a.c.: da Mediolanum all’area alpina, dal novarese alla lomellina, sino al Vercellese83. Sete esemplari, presenti perlopiù in tombe di fase 1 (t. 175, 178, 184, 186, 190), ma atestati anche in fase 2 (t. 2, 163) documentano una variante connotata da labbro verticale con orlo semplice (B1.1b). Oltre al motivo delle linee incise ondulate, sono qui documentate altre decorazioni incise e impresse riscontrabili su ceramiche coeve: segmenti obliqui sulla spalla (t. 175), impressioni a spina di pesce reiterate in verticale sulla parete (t. 186), tacche impresse (t. 163). Solo genericamente si possono ricondurre a questo tipo di olla indigena due esemplari molto frammentari, realizzati con impasto molto grossolano, raccolti nelle terre di rogo delle t. 184 e 189 (tavv. 15, nr. 6 e 16, nr. 2), che documentano una variante del labbro appena distinto, riscontrabile in esemplari di olle cosiddete situliformi, documentate a Mediolanum nella seconda metà del i secolo a.c.84; lo stato di conservazione dei reperti non permete di veriicare se la supericie fosse lucidata a stecca, come si riscontra nei citati esemplari milanesi. 162 ceAMiche cOMuni B1.2. Olla con alto labbro distinto espanso. Numero esemplari: 17. Distribuzione: Fase 2 (t. 50B, 58, 108, 136, 148, 150, 153, 154 x 2 ess., 156, 162 x 2 ess., 166, 167); Fase 3 (t. 53); Fase 5 (t. 20 residuale); deposito di supericie uS 133. un alto labbro distinto leggermente espanso contraddistigue questo tipo di olla, atestato a partire dalla ine della repubblica e quasi esclusivamente in tombe di età augustea-prototiberiana. pochi esemplari (t. 136, 156, 166) sono di più evidente impronta preromana (B1.2a), per lo spessore disomogeneo delle pareti e i labbri poco articolati. gli altri esemplari mostrano una maggiore regolarità della tetonica generale85, dovuta anche all’impiego costante del tornio “veloce”; si osserva, inoltre, una prevalenza di corpi ceramici chiari, per l’impiego di argille calcaree cote in atmosfera ossidante. tali carateristiche si accentuano in alcuni recipienti contraddistinti dal breve collo distinto con labbro espanso, nonché dalla sotigliezza e regolarità della parete (B1.2b). Olle analoghe, utilizzate come cinerario in tombe di nave, di Oleggio e di Vercellae, le più vicine queste ultime anche per la ricorrente decorazione a linee ondulate incise sulla spalla, ne confermano la difusione in età augustea e prototiberiana86. la coesistenza di olle riconducibili a entrambe le varianti in alcune sepolture di cerrione (esempio t. 154 e 162) potrebbe documentare una fase di passaggio all’interno di oicine ceramiche regionali. B1.3. Olla ovoidale con labbro estrolesso. Numero esemplari: 53. Distribuzione: Fase 2 (t. 92, 98, 143, 145, 147 x 2 ess., 155, 167, 141); Fase 3 (t. 18 x 2 ess., 24 x 2 ess., 43, 47, 48, 53, 129, 146, 194, 217, 218); Fase 4 (t. 1 x 2 ess., 1.3, 1.4, 108, 32.2, 59, 88); Fase 4-5 (t. 7, 9, 11, 16, 36, 49, 94, 104, 130 x 3 ess., 201); Fase 5 (t. 25, 26, 64, 81 x 2 ess.); depositi di supericie uuSS 95, 118, 126, 127, 131, 134. i primi esemplari di questo tipo di olla compaiono a cerrione in età tardoaugustea-prototiberiana, in sepolture di fase 2. nel i secolo e per tuta la prima metà del ii questo recipiente, nelle dimensioni medie (h. 21-26 cm) e grandi (h. 28-31 cm), viene abitualmente reimpiegato nelle tombe come contenitore dei resti cremati, in alternativa all’anfora. pochissime altre olle, delle stesse dimensioni o più piccole, sono deposte nel corredo, probabilmente per contenere oferte alimentari. Questa consuetudine si consolida a partire da età adrianea-antonina e sino al termine della frequentazione della necropoli: diversi esemplari di piccole olle ovoidi compongono i corredi ceramici nelle tombe a cremazione direta, nelle quali risulta assente l’urna cineraria (esempio a ig. 129). Fig. 131. Olle da tombe diverse di età tardo-repubblicana e augustea. 163 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 132. Olle da tombe diverse di età imperiale. tuti questi recipienti sono realizzati al tornio, con l’impiego di impasti grezzi, in alcuni casi con inclusi micacei e sabbiosi di piccole dimensioni e corpi ceramici chiari dal bruno all’arancio, in altri con degrassanti aggiunti e corpi ceramici bruno-rossastri molto duri. le superici sono tratate a stecca, oppure levigate, talora rivestite con ingobbio sotile. la vastissima campionatura fornita dalla necropoli di Biella87, dove l’olla ovoidale con labbro estrolesso trova analoga e prevalente funzione di urna cineraria, consente di veriicare la sostanziale ainità dei prodoti utilizzati dalle due comunità pedemontane, sia per l’aspeto tecnologico che per quello morfologico. anche le semplici e ripetitive decorazioni, che sotolineano in genere la spalla del recipiente con impiego prevalente dell’incisione a petine (linee ondulate oppure orizzontali), trovano riscontro negli esemplari della necropoli di Biella88 e fanno parte, come del resto questa forma di olla, di un repertorio decorativo difuso in tuta l’italia centro-setentrionale nella prima e media età imperiale. il numero elevato di esemplari di cui si dispone evidenzia la variabilità di realizzazione dei manufati, prodoti verosimilmente da artigiani operanti per il mercato locale. il corpo ovoide espanso, quasi globulare, con spalla molto pronunciata, consente di distinguere una variante (B1.3a) rappresentata da una quindicina di esemplari; la frequenza di questa variante sopratuto in sepolture di fase 2 (es. t. 92, 98, 143, 155 ecc.) e fase 3 (es. t. 43, 45, 46, 47) ne potrebbe suggerire un uso circoscrito al i secolo d.c., in analogia con altre atestazioni in contesti regionali89. tuti gli altri esemplari presentano corpo ovoide, più o meno panciuto, con spalla arrotondata non molto espansa, generalmente distinta da un leggero risalto dalla gola formata dal labbro estrolesso (B1.3b)90. Variazioni riscontrabili nei proili del corpo (rapporto altezza-massimo diametro) e in quelli del labbro (semplice o ispessito all’orlo, con breve collo a gola oppure retilineo ecc.) non risultano cronologicamente signiicative e perdurano per tuto il periodo d’uso di questo tipo di olla, dalla ine del i secolo a.c. per quasi tuto il ii secolo d.c. 164 ceAMiche cOMuni B1.4. Olla con larga imboccatura. Numero esemplari: 12. Distribuzione: Fase 6 (t. 21, 22, 23, 34, 40, 41 X 3 ess., 111, 208, 225); Fase 7 (t. 213). Olle di dimensioni medio-piccole (h. da 14 a 9 cm), caraterizzate da diametro all’orlo uguale o di poco inferiore al massimo diametro, collo verticale netamente distinto dalla spalla, orlo ispessito o più comunemente “a becco”, sono atestate a partire dalla seconda metà del ii secolo. Questo tipo di olla è documentato dal maggior numero di esemplari a Biella91, ma è ampiamente difuso in altri siti del Vercellese e del novarese tra il iii e il iV secolo d.c.92, con carateristiche tecnologiche notevolmente omogenee, date da corpi ceramici duri, di colore variabile dal beige al giallo all’arancio scuro; le superici spesso sono polverose al tato. B1.5. Olla ovoide con labbro distinto e piede ad anello. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 1 (t. 131, 177). un particolare tipo di olla ovoide di tradizione celtica, caraterizzato dalla presenza di un piede ad anello e dall’alto labbro distinto e leggermente rientrante, è documentato da due esemplari frammentari raccolti nelle terre di rogo di due sepolture databili nella prima metà del i secolo a.c. o poco dopo; sono realizzati al tornio, con impasti grossolani ricchi di inclusi litici bianchi assai evidenti; uno degli esemplari (t. 131) conserva traccia di un rivestimento grigio-nerastro opaco (ig. 134). entrambi i recipienti sono decorati con motivi e tecniche tipici delle ceramiche tardo-celtiche transpadane: l’uno (t. 131) con incisioni a ito reticolo esteso a tuta la parete, salvo il labbro e il fondo, con un confronto puntuale in un corredo della necropoli di dormelleto datato al ltd193; l’altro (t. 177, tav. 30, nr. 4) con un motivo a puntinato impresso, che sotolinea la zona di massima espansione del corpo. Fig. 133. tavola tipologica delle olle in ceramica comune grezza (produzione B): forme B2-B3. 165 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 134. Olle tipi B2.2 e B1.5 della t. 131. B2. Olla globosa con labbro distinto (igg. 132-134) le osservazioni di caratere tecnico, morfologico e cronologico fate per le olle ovoidali di forma B1 valgono in larga misura anche per questa forma, altretanto rappresentativa nel corredo ceramico in comune grezza, sovente associata alla precedente nel medesimo deposito funerario; l’altezza ≤ al diametro massimo determina contenitori meno profondi, probabilmente funzionali a un diverso impiego nella cucina. B2.1. Olla globosa con labbro rientrante. Numero esemplari: 23. Distribuzione: Fase 1 (t. 72, 73, 79 x 2 ess., 133, 177, 178, 179, 180, 183, 184 x 4, 187, 190), Fase 2 (t. 132, 136, 143, 163, 164); Fase 4 (t. 1/residuale); Fase 4-5 (t. 7/residuale). È il tipo di olla globosa, di tradizione indigena, più rappresentato nelle tombe di fase 1 e 2; esso è caraterizzato da labbro netamente distinto dalla spalla, più o meno rientrante. pur nella disomogeneità che connota questi prodoti, per cui a esemplari “canonici” se ne aiancano altri alquanto singolari (esempio olle delle t. 136 e 163) o di fatura particolarmente grossolana (esempio olle delle t. 132 e 133), nell’ambito delle olle riconducibili a questo tipo sono distinguibili due varianti. la prima (B2.1a) è esempliicata da oto recipienti contraddistinti da labbro netamente rientrante, con spalla espansa arrotondata e corpo rastremato verso il basso, che trovano riscontro anche in altri contesti funerari transpadani94. la seconda (B2.1b) è esempliicata da una decina di esemplari accomunati dal labbro meno rientrante, distinto da un neto risalto in corrispondenza della spalla angolosa e corpo a proilo quasi rigido. diversamente dalle olle ovoidi coeve e tipologicamente aini (supra, tipo B1.1) questi recipienti sono sovente decorati, non solo nella fascia di massima espansione del corpo, ma talvolta su tuta la parete, con tecniche, modalità e sintassi decorative che trovano le maggiori ainità in prodoti, simili anche per morfologia, difusi dalla ine del ii secolo a.c. a tuta l’età augustea nella transpadana occidentale95. prevalgono i motivi a incisioni oblique oppure disposte a reticolo, talvolta in associazione con linee ondulate in corrispondenza del massimo diametro del recipiente (esempio t. 178 e 184); più rare sono le tacche impresse, irregolari e minute, anch’esse associate a linee ondulate incise a petine (esempio t. 79 e 136). B2.2. Olla globosa con labbro verticale. Numero esemplari: 9. Distribuzione: Fase 1 (t. 122, 128, 131, 168); Fase 2 (t. 165, 166, 167, 174); Fase 4 (t. 1.1). il tipo è caraterizzato da recipienti con corpo globoso schiacciato e labbro ereto distinto con un risalto; confronti tipologici si hanno a Eporedia96 e in contesti funerari del novarese97. Sei degli esemplari riconducibili a questo tipo sono decorati prevalentemente con incisioni sotili più o meno regolari e coprenti (esempio t. 122, 166, 167, 166 ceAMiche cOMuni 168), in un caso con puntinato disposto a spina pesce (t. 128), talvolta con soluzioni originali, quale la singolare decorazione a tacche e cerchielli impressi presente sull’esemplare della t. 131 (ig. 134). Motivi e sintassi decorative trovano riscontro, oltre che nei già citati contesti del novarese e di Eporedia, particolarmente su vasellame da Vercellae databile nei decenni centrali del i secolo a.c.98. B2.3. Olla con spalla rialzata e labbro leggermente espanso. Numero esemplari: 16. Distribuzione: Fase 1 (t. 6, 172, 188, 190); Fase 2 (t. 2, 19 residuo, 50B, 108, 148, 149, 150, 151, 156, 160, 165); Fase 6 (t. 22 residuo). una quindicina di olle si caraterizza per il corpo a proilo rigido, quasi troncoconico, la spalla rialzata e arrotondata, il labbro alto ad andamento verticale (variante B2.3a) oppure leggermente espanso (variante B2.3b). Quatro esemplari (t. 2, 6, 172 e 188) rappresentano la prima variante e si connotano per la decorazione incisa a spina pesce oppure, in un caso, a onde spezzate incise a petine. i restanti esemplari, quasi tuti deposti in sepolture di fase 2 (40 a.c. - 20 d.c.) sono caraterizzati da labbro leggermente svasato, che prelude al labbro estrolesso proprio delle olle di età romana imperiale (inra). Quest’ultimo gruppo, in particolare, sia per la tetonica dei vasi, sia per le decorazioni (a spina di pesce o a onde, in un caso a tacche), che sotolineano la zona di massima espansione del recipiente, pare documentare con più evidenza la fase di passaggio già rilevata nella tipologia delle olle con corpo ovoidale classiicate come tipo B1.2 (supra). B2.4. Olla globosa con labbro estrolesso. Numero esemplari: 44. Distribuzione: Fase 2 (t. 2 x 2 ess.); Fase 3 (t. 45, 48 x 2 ess., 62, 66, 118, 194); Fase 4 (t. 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 32.2, 37, 59, 78, 91, 219); Fase 4-5 (t. 8, 15B, 16, 28, 29, 85, 100, 202, 226); Fase 5 (t. 20, 25, 26, 30, 50a x 2 ess., 77, 81, 105, 192, 195, 199, 203, 206); Fase 6 (t. 109); uS 105. anche nel corso dell’età imperiale, come nel periodo precedente, alle olle ovoidi con labbro estrolesso si accompagnano olle simili, ma morfologicamente caraterizzate dall’altezza inferiore al massimo diametro; carateristiche tecniche, varianti tipologiche e decorazioni riletono quasi perfetamente quelle evidenziate per le olle di forma B1.3. Questi recipienti conservano sovente traccia di esposizione al fuoco, talvolta con residui carboniosi anche sui fondi interni. il loro utilizzo in cucina pare essere stato prevalente; nel deposito funerario fanno parte del corredo, probabilmente come contenitori di oferte alimentari, oppure utilizzati a tale scopo nella cerimonia della cremazione. i primi esemplari, di passaggio dal tipo B2.1, compaiono in età tardoaugustea-prototiberiana e si afermano con l’età giulioclaudia. il tipo si caraterizza per la spalla arrotondata e il labbro estrolesso, che forma una gola a proilo continuo, l’orlo semplice oppure leggermene ispessito e angoloso (variante B2.4a). conservano in qualche caso notevoli ainità con le olle della fase precedente, ino all’età primo-lavia (si vedano ad esempio le olle delle t. 62 e 1.1). analogamente alle olle ovoidali profonde, la decorazione è limitata alla zona della spalla; al motivo più usuale delle linee ondulate (più raramente retilinee) tracciate a petine, si associano talvolta (in particolare su recipienti della prima età imperiale: ig. 132) motivi a tacche impresse, di ascendenza preromana (esempio t. 62, 66, 1.3) o, più raramente, segmenti incisi e applicazioni a rilievo (t. 59). Salvo alcuni esemplari del periodo iniziale, caraterizzati dal proilo sinuoso del corpo e dalla spalla appena distinta, anche altrove atestate nella prima metà del i secolo d.c.99, tuti trovano riscontro nella necropoli di Biella tra seconda metà i e ii secolo d.c.100. una seconda variante (B2.4b) connota olle rinvenute in contesti di avanzato ii secolo d.c. (fase 5); questi esemplari presentano un maggior sviluppo della gola formata dal labbro estrolesso e dalla spalla distinta, sempre sotolineata da fasci di linee incise retilinee. B2.5. Olla con imboccatura larga. Numero esemplari: 15. Distribuzione: Fase 5 (t. 204); Fase 6 (t. 22 x 3 ess., 23 x 2 ess., 34 x 2 ess., 39, 41, 44, 109, 111, 208, 225). un’olla deposta nella t. 204 (tav. 105, nr. 1), databile atorno alla metà del ii secolo d.c. e vicina tipologicamente alla variante B2.4b, presenta un carateristico orlo “a becco”, peculiare dei recipienti classiicabili come tipo B2.5. Questi si connotano per lo sviluppo assunto dalla gola formata dal labbro espanso, di diametro uguale al diametro massimo, per l’orlo ispessito, con proilo triangolare o “a becco”, per la spalla distinta da un risalto (variante B2.5a, ig. 133). tali detagli tipologici, come anche la decorazione della spalla a linee retilinee incise, accomunano questo tipo di olla a quelle ovoidi di tipo B1.4 (supra), con le quali si trovano sovente in associazione negli stessi corredi, tuti appartenenti alla fase di età antonino-severiana. diversamente, una seconda variante (B2.5b) connota 167 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 135. tavola tipologica delle ciotole in ceramica comune grezza (produzione B): forma B4. esemplari che hanno spalla non distinta, obliqua e ribassata, tale da determinare un andamento biconico arrotondato del corpo. il corpo decisamente biconico spigoloso caraterizza un esemplare a labbro espanso rigido (B2.5c), aine tipologicamente a un recipiente atestato a Biella nella fase tardoromana della necropoli101. B3. Olla con orlo modanato (ig. 133) B3.1. Olla con orlo a doppia scanalatura. Numero esemplari: 3. Distribuzione: Fase 4 (t. 88, 91x 2 ess.). rinvenuti in corredi femminili di età lavio-traianea i tre esemplari, realizzati con impasto grossolano e dotati di fondo non lisciato, presentano decorazione impressa a tacche soto l’orlo modanato; l’olla di maggiori 168 ceAMiche cOMuni dimensioni (d. 18 cm) è dotata di prese semilunate al disoto dell’orlo, presenta la parte superiore del corpo annerita e le superici lisciate accuratamente (t. 88). Si conferma anche a cerrione la scarsa difusione di questa forma già rilevabile in tuta la regione transpadana102, peculiare dall’area ligure e subalpina occidentale nel i e ii secolo d.c.103. B4. Ciotola e ciotola-coperchio (ig. 135) ciotole di varia foggia e dimensione, per un totale di 76 esemplari, pari al 16% circa delle forme in ceramica comune grezza, sono presenti nei corredi di tute le fasi della necropoli. la funzione polivalente di questa forma in cucina e nel consumo individuale degli alimenti, si rilete parzialmente nelle modalità di deposizione in tomba: a cerrione il 18% degli esemplari è stato rinvenuto impiegato come coperchio dell’urna cineraria o di un altro recipiente deposto nel corredo a proteggere forse il contenuto alimentare di oferta. la funzionalità e l’essenzialità della forma - vasca troncoconica più o meno profonda con labbro semplice, base con presa-appoggio - giustiicano la pressoché invariata tetonica di base del recipiente nel corso del tempo. Variano, invece, oltre ai detagli morfologici e decorativi, le tecniche di realizzazione. Si osserva nei manufati di i secolo a.c. la modellazione con tecnica mista, a mano con initure al tornio lento; successivamente, diventa esclusivo l’impiego del tornio veloce. gli impasti sono grossolani, con inclusi di varia grandezza, più duri e compati negli esemplari di età romana; il cromatismo dei corpi ceramici, quando non ingrigito dall’esposizione al rogo, varia dall’arancio vivo al beige scuro; le superici esterne sono sovente lisciate a spatola. nelle ciotole di tradizione indigena sono molto rare le decorazioni incise o impresse (t. 176, 165); nelle ciotole di età romana sono relativamente frequenti i piedi decorati a impressioni digitali e tacche, funzionali anche a una più facile presa. B4.1. ciotola-coperchio troncoconica con labbro dirito semplice. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 1 (t. 176, 178). due esemplari si riconoscono, per il proilo troncoconico, come ciotole-coperchio di un tipo ben atestato in italia setentrionale dalla ine ii secolo a.c. ino all’età augustea104. la decorazione a incisioni verticali, disposte a raggiera a partire dalla presa (mancante), presente nell’esemplare della t. 176 costituisce una sempliicazione rispeto ai diversi motivi a incisione o a impressione che decorano esemplari simili atestati in altri siti della transpadana105. B4.2. ciotola con vasca espansa e labbro dirito. Numero esemplari: 26. Distribuzione: Fase 1 (t. 72 x 2 ess., 73, 79, 89 x 5 ess., 122, 127, 128, 134/137/138, 146, 175, 178, 182, 183, 184 x 2 ess.); Fase 2 (t. 98, 136, 161, 163); Fase 3 (t. 47, 66). il tipo distingue ciotole più o meno profonde, con vasca a proilo rigido o leggermente curvo e orlo dirito, realizzate a mano e con tornio primitivo, di più direta ascendenza preromana; sono atestate nei corredi di i secolo a.c., fata eccezione per i due esemplari in fase 3. il tipo, sovente in più esemplari nello stesso corredo, è rappresentato da recipienti di dimensioni pressoché costanti (d. 12-15 cm), con pareti leggermente curve a proilo continuo; il piede è generalmente ad anello, più raramente a disco. gli impasti sono grossolani, con cromatismo arancio vivo; oltre l’80% degli esemplari è fortemente alterato per la deposizione sulla pira funebre, la restante percentuale ha tracce di fumigazione. la vasca poco profonda (diametro all’orlo circa il doppio dell’altezza) distingue una variante (B4.2a), che comprende anche ciotole più basse (diametro all’orlo circa il triplo dell’altezza: esempio t. 89), una delle quali (t. 183) decorata con semplici motivi incisi a petine. esemplari analoghi sono atestati per lungo tempo nelle necropoli di Oleggio e angera, dalla seconda metà del ii secolo a.c. ino a età tiberiana iniziale106. pochi esemplari di ciotole di dimensioni diversiicate (d. 14-20 cm) si distinguono per la vasca emisferica con orlo assotigliato (B4.2b) e per i corpi ceramici mediamente depurati. l’accurata realizzazione al tornio e la tetonica regolare caraterizzano questi prodoti di piena romanizzazione107. Si riferiscono allo stesso tipo di ciotola altri recipienti di modulo medio-piccollo (d. 11-13 cm) e miniaturistico (t. 98), accomunati da vasca molto profonda, con parete quasi rigida, piede a disco rilevato, presenti in contesti di i secolo a.c. (esempio t. 182) e sino all’età augustea. le ciotole molto piccole, modellate a mano e assai irregolari nella realizzazione, pertanto diicilmente inquadrabili in una tipologia determinata (esempio t. 178), sono piutosto frequenti in contesti funerari di ambito insubre, più scarse negli abitati108. la distribuzione nelle sepolture di cerrione suggerisce la scomparsa di questo tipo di ciotola di tradizione indigena entro la metà circa del i secolo d.c. 169 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 136. tavola tipologica di recipienti diversi in ceramica comune grezza (produzione B): forme B5-B7. B4.3. ciotola con bordo rientrante. Numero esemplari: 54. Distribuzione: Fase 1 (t. 3, 6, 79 x 2 ess., 122, 127, 128, 134/137/138 x 3 ess., 140 x 2 ess., 168, 172, 176 x 2 ess., 180, 182, 183 x 2 ess., 184); Fase 2 (t. 108, 141, 150, 161, 163, 165, 166); Fase 3 (t. 19, 46 x 2 ess., 61 x 2 ess., 62, 66, 169, 217); Fase 4 (t. 1.1, 1.2, 1.3, 1/residuale, 10, 33, 59, 67, 93, 101, 215,); Fase 4-5 (t. 7, 8, 130, 201, 202); Fase 5 (t. 20). È il tipo di ciotola più comune, atestata nella necropoli per tuto il periodo d’uso di questa forma, dal i secolo a.c. al pieno ii secolo d.c. le dimensioni sono generalmente medio grandi (d. 18-28 cm), anche se sono atestate ciotole di modulo minore. un numero signiicativo di esemplari, databili nel i secolo a.c. e nel successivo, si connotano per la vasca troncoconica con neta inlessione al bordo (B4.3a). in sepolture della fase più antica sono presenti 170 ceAMiche cOMuni ciotole con piede ad anello articolato da una gola, di evidente tradizione artigianale tardoceltica (es. t. 168); hanno dimensioni variabili (d. 12-28 cm) e orlo inlesso distinto all’interno (es. t. 140)109; gli ambiti di maggiore difusione rimandano all’areale insubre tra la ine del ii secolo a.c. e l’età augustea110. un esemplare isolato (t. 168) presenta bordo inlesso semplice e piede modanato che, sebbene il recipiente sia realizzato con impasto molto grossolano, richiama manufati in ceramica comune depurata tardoceltica frequenti in altri contesti funerari della transpadana111. Sulla base della profondità della vasca, si distinguono ciotole molto profonde (diametro all’orlo poco superiore all’altezza: B4.3b) e ciotole profonde (diametro all’orlo il doppio dell’altezza: B4.3c), talvolta anche meno profonde (diametro all’orlo triplo rispeto all’altezza: esempio t. 141). alla piena età romana appartiene una variante tipologica (B4.3d), cui si ascrivono ciotole di dimensioni generalmente medio-grandi, impiegate nelle sepolture perlopiù a copertura dell’urna. l’orlo è sovente sotolineato all’esterno da una scanalatura e il piede è decorato a tacche impresse; le superici sono tratate e lucidate a stecca. carateristiche tipologiche e tecnologiche accomunano questi esemplari a quelli atestati dalla prima età augustea ino all’inoltrato ii secolo d.c. nel territorio transpadano occidentale e ampiamente documentati nella necropoli di Biella112. B4.4. ciotole con parete raddrizzata al bordo. Numero esemplari: 6. Distribuzione: Fase 1 (t. 127, 184); Fase 2 (t. 50B); Fase 3 (t. 18.1, 18.2); Fase 4 (t. 37). Sono accomunati dalla parete raddrizzata al bordo ciotole di dimensioni diverse, detagli tipologici e tecnica di realizzazione variabili nel corso del tempo. un esemplare isolato (t. 184) documenta una variante di tradizione indigena, con vasca molto profonda, forse dotata di piede ad anello (B4.4a); la fascia centrale della parete è decorata con un motivo puntinato a spinapesce, molto difuso su ciotole atestate in altri siti transpadani113. un secondo esemplare isolato (t. 127), modellato a mano, documenta un tipo di piccola ciotola su piede a disco, con bordo verticale distinto (B4.4b), che ha un riferimento tipologico a Oleggio nel i secolo a.c.114 risalgono, invece, alla prima età imperiale tre ciotole-catino (d. 27-31 cm), con superici accuratamente lisciate, che si diferenziano per la diversa articolazione del labbro, funzionale forse a usi diversi: orlo ispessito a sezione triangolare (B4.4c) nella grande ciotola della t. 50B, confrontabile con un esemplare di età tiberiana in una sepoltura di Vercellae115; bordo leggermente rientrante, distinto da un neto risalto (B4.4d) nella ciotola della t. 18.1, avvicinabile a un recipiente rinvenuto a Oleggio in contesto di età augustea116. B5. Tegame e casseruola (ig. 136) i tegami, fondamentali nella bateria da cucina, rispondono a criteri di funzionalità tanto dal punto di vista morfologico quanto nella tecnica esecutiva; utilizzati come recipienti da fuoco e da forno, senza che si possa escludere la funzione come piati da portata, corrispondono alla forma romana della patina117. diversamente da quanto si riscontra in altri complessi funerari, compreso quello di Biella, dove la deposizione di tegami è pratica difusa sin dal i secolo d.c.118, a cerrione essi sono documentati solo a partire dalla fase 5 (4 esemplari)119. nell’ultimo trentennio del ii e sino al iii secolo d.c. diventa pratica quasi costante nella comunità di cerrione l’uso di completare nella tomba il servizio di vasellame domestico, composto per lo più da olle di varie dimensioni, con uno, ma anche due (t. 42, 81, 208 e 225) o addiritura tre tegami (t. 20); in un caso (t. 81) a due tegami si associa una casseruola. in relazione al rituale funerario, la frammentarietà dei recipienti e la forte alterazione dei corpi ceramici suggeriscono che a cerrione (diversamente che a Biella) fosse pratica comune, con pochissime eccezioni (t. 213 e 224), utilizzare questo recipiente nella cerimonia della cremazione, forse con oferta di vivande120, per defunti di entrambi i sessi. carateristica comune di questa forma è l’impasto “refratario”, duro e compato, ricco di inclusi sabbiosi quarziferi; parete esterna lisciata, fondo ruvido sia all’interno che all’esterno. lo stato di conservazione dei reperti non ha permesso di individuare eventuali rivestimenti delle superici; l’alterazione cromatica dei corpi ceramici ha consentito solo in taluni casi di deinire il colore degli impasti, perlopiù arancio-rossastri. B5.1. tegame con bassa parete obliqua rigida, orlo semplice. Numero esemplari: 4. Distribuzione: Fase 5 (t. 20 x 2 ess.); Fase 6 (t. 34, 207). in questo tipo la profondità della vasca non supera i 6 cm, i diametri all’orlo variano da 16 a 27 cm. la variante con orlo semplice dirito (B5.1a) deriva da un prototipo centro-italico, prodoto con ingobbio rossastro nel iii-ii secolo a.c. in italia setentrionale è difuso sopratuto nel i secolo d.c. e perdura ino al successivo121, a cerrione 171 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO Fig. 137. corredo della t. 225. è atestato in età adrianeo-antonina (t. 20) come ad angera, dove appare carateristico di questo periodo122. l’orlo rientrante caraterizza una variante (B5.1b) presente in due sepolture di fase 6 (170-220 d.c.), atestata nello stesso periodo e ino al iV-V secolo in molti siti dell’italia setentrionale123. B5.2. tegame con parete obliqua e orlo ripiegato all’esterno. Numero esemplari: 12. Distribuzione: Fase 5 (t. 81 x 2 ess., 224); Fase 6 (t. 21, 23, 42, 44, 111, 208 x 2 ess., 225 x 2 ess.). Questo tipo di tegame si distingue dal precedente per l’orlo ripiegato all’esterno a formare una sorta di presa. in base alla forma dell’orlo si distinguono esemplari con orlo ispessito (B5.2a), oppure a tesa (B5.2b). entrambe le varianti sono le più frequenti a cerrione come nella necropoli di Biella in deposizioni di seconda metà ii secolo124, anche se perdura sino alla metà del V secolo in vasta parte della regione transpadana125. un terza variante è data da tegami con breve orlo a tesa squadrata, leggermente obliqua, con accenno di batuta all’interno (B5.2c), che si pongono morfologicamente tra i tegami con orlo piano e quelli dotati di una neta batuta per un coperchio (B5.2d), rappresentati nella necropoli da un unico esemplare (t. 111), databile in età antonino-severiana. esso è avvicinabile a recipienti atestati nella necropoli di Biella dal ii al iii-iV secolo d.c.126. Quest’ultima variante pare segnare il passaggio al tegame con vasca profonda troncoconica e labbro espanso e ispessito all’esterno, con batuta per l’alloggiamento di un coperchio (B5.2e) che, atestato a cerrione da un unico esemplare nella tomba più recente della necropoli (t. 213), trova confronti puntuali, oltre che nella necropoli di Biella (piato c3), in contesti piemontesi di area pedemontana di iii-iV secolo d.c.; le ainità tipologiche e tecniche (impasto mediamente depurato, di colore beige-giallognolo) sono tali da ritenere probabile un’unica manifatura locale127. B5.3. tegame con parete curva e orlo leggermente rientrante. Numero esemplari: 3. Distribuzione: Fase 1 (t. 176, intrusione); Fase 6 (t. 40, 211). gli esemplari (due in contesto, un terzo intruso nella t. 176 di prima fase) che documentano questo tipo sono in stato frammentario e i proili sono stati ricostruiti graicamente. il tegame della t. 211 presenta orlo leggermente ispessito all’interno, articolato da due scanalature all’esterno, come si trova in contesti tardi a Biella e nel Vercellese128. una sola scanalatura esterna segna l’orlo di un recipiente di grandi dimensioni (t. 40, tav. 110, nr. 7), che po172 ceAMiche cOMuni trebbe documentare l’atardamento di un modello formale presente dall’inoltrato i secolo d.c. al iii-iV secolo d.c. in molti centri della transpadana occidentale129. B5.4. casseruola con orlo estrolesso Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 5 (t. 81); Fase 6 (t. 109). un unico recipiente (t. 81) parrebbe documentare l’adozione a cerrione di questo tipo, atestato da più esemplari nella necropoli di Biella tra ine i e ii secolo d.c.130 e che il contesto di ritrovamento (t. 81) mostra in uso per quasi tuto lo stesso secolo. potrebbe darne conferma la presenza di un secondo recipiente simile, decorato sulla spalla da linee ondulate incise, rinvenuto nella t. 109, tutavia dal proilo non completamente deinibile. B6. Mortarium (ig. 136) Si deiniscono con questo termine recipienti poco profondi su base a disco, di dimensioni ridote (d. 12-15 cm), realizzati al tornio con impasti molto grossolani, forniti di un canaleto versatoio sull’orlo (t. 44, 225), con o senza granuli di sabbia aggiunta sulla supericie interna con funzione di gratugia (t. 23, 199). i quatro esemplari di cerrione provengono da contesti datati all’avanzato ii secolo d.c., a ulteriore conferma dell’impiego assai tardivo nella comunità di cerrione di forme peculiari della cucina mediterranea131. B6.1. Mortaio con labbro verticale. Numero esemplari: 2. Distribuzione: Fase 6 (t. 44, 125). i due piccoli mortaria con canaleto versatoio, databili tra gli ultimi decenni del ii e gli inizi del iii secolo d.c., hanno vasca troncoconica e alto bordo verticale. un recipiente molto simile è presente in età augusteo-tiberiana nella necropoli di angera132; meno puntuale il confronto con un esemplare, di fatura alquanto sommaria, da una tomba di Oleggio datata all’incirca nello stesso periodo133. B6.2. Mortaio con labbro ispessito. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 5 (t. 23). Questo esemplare ha un riferimento morfologico nell’unico mortaio, di medie dimensioni, presente nella necropoli di Biella, con atestazioni anche in area lombarda134. anche nel caso di questo tipo di recipiente, datato in genere nel i secolo d.c., il contesto di appartenenza nella necropoli di cerrione ne atesterebbe l’impiego sino all’avanzato ii secolo. B6.3. Mortaio con labbro a listello modanato. Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 5 (t. 199). il recipiente, piutosto singolare, si connota per il labbro importate, a fascia modanata; solo vagamente richiama coppe con labbro ispessito e accenno di listello documentate a Biella nella seconda metà del ii secolo d.c.135, per le quali non si segnala, tutavia, la presenza di sabbia aggiunta sul fondo per la triturazione di alimenti. B7. Forme diverse d’incerta destinazione (ig. 136) due singolari recipienti, di incerta funzione, sono deposti in altretante sepolture di fase 1 e si riferiscono a tipologie di tradizione indigena, per quanto privi di confronti puntuali. B7.1. poppatoio (?). Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 1 (t. 134). un piccolo contenitore (altezza 6 cm), modellato a mano con impasto grossolano, alterato dal calore della pira e molto frammentario, presenta corpo globulare allungato, base piana e un foro (d. 0,6 cm) praticato in corrispondenza del massimo diametro. l’esemplare, rinvenuto in una tomba femminile, non ha confronti e rimane di uso incerto (poppatoio ?). B7.2. Bicchiere (?). Numero esemplari: 1. Distribuzione: Fase 1 (t. 176). la forma troncoconica con orlo dirito semplice di questo recipiente ne suggerisce la funzione di vaso potorio, nonostante la rozzezza della fatura; si segnala per la decorazione ad alveare, sommariamente realizzata, estesa a tuta la parete esterna, che rende questo recipiente assimilabile a prodoti di i secolo a.c. in comune grezza modellata a mano atestati in altri contesti della regione136. 173 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO 1 Brecciaroli taborelli 2000b, pp. 58 ss. preacco ancona 2000, pp. 111 ss. 3 Brecciaroli taborelli, inra, pareti sotili; ead., inra, la Bessa. ceramiche e lucerne. 4 per la ceramica depurata tardoceltica: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi, pp. 138 ss.; per la questione dell’imitazione in ceramica comune di forme della ceramica a vernice nera: Brecciaroli taborelli, inra, la Bessa. ceramiche e lucerne. 5 da ultimo, con ampia discussione e bibliograia: Spagnolo garzoli 2009a, pp. 167-169. 6 arslan 1984, p. 131, nota 16. 7 con particolare frequenza in siti prossimi al corso del ticino e al lago Maggiore; per la distribuzione dei rinvenimenti: poleti ecclesia 1999c, p. 308 e note 80-81; Spagnolo garzoli 2009a, p. 167 e note 6-7. 8 per gli esemplari del canton ticino è stata delineata una sequenza crono-tipologica: Stöckli 1975, pp. 50-52, igg. 51-52; per Ornavasso: piana agostineti 1972, pp. 249-252, tav. XXiV; per la lomellina: trucco 1979, p. 60, tavv. XXiX-XXX. 9 Spagnolo garzoli 2009a, p. 169. 10 risulta assente la decorazione dipinta, che distingue in genere i vasi a trotola di ine ii e prima metà i secolo a.c. 11 poleti ecclesia 1999c, p. 309. 12 Spagnolo garzoli 2009a, pp. 172 s., ig. 343, con ampia bibliograia di riferimento. 13 ata a contenere il vino che veniva portato sulla mensa; sembra possibile un suo impiego per conservare temporaneamente vino mielato, vino di mirto e idromele (columella, Xii, 38, 41). 14 incerto è il riconoscimento di un undicesimo esemplare in un frammento di orlo nella t. 20, forse confrontabile con olpi da Alba Pompeia: Quercia 1997, p. 508, tipo h1b (prima metà i secolo d.c.). 15 Brecciaroli taborelli, inra, Vasellame e contenitori in vetro. 16 preacco ancona 2000, p. 125, nota 132. 17 realizzata con impasto semidepurato contenente inclusi di quarzo anche di media grandezza; inoltre, la supericie conserva traccia di un rivestimento arancione intenso, brillante e spesso. 18 ecceto l’olpe della t. 44, sono tuti privi di tracce di arrossamento o combustione e nella quasi totalità sono stati rinvenuti integri. 19 Conubia gentium, p. 240, t. 213, nr. 2 (prima metà i secolo d.c.); rovelli 1985, p. 440, tav. 88, forma 20, t. ii, 11. 20 rovelli 1985, p. 443, tav. 90, tipo 33B, esemplare della t. i, 44 (ii secolo d.c.); Sub Ascia, p. 188, tav. 28, nrr. 5-6, t. 29 e 32 (età lavia); Giubiasco II, p. 217, tipo 1.7 (ino all’epoca traianea); Filippi 2006, p. 139, ig. 105, tipo 6.2 a (ine i-ii secolo d.c.). 21 Alle origini di Biella, p. 298, t. 354, nr. 2 (ultimo quarto i - inizi ii d.c.); Conubia gentium, t. 168, nr. 3, p. 210 (età augustea); p. 151, t. 90, nr. 2 (primo quarto del i secolo d.c.); guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 147, tav. lViii, nr. 8 (con ventre più ribassato: i secolo d.c.), con bibliograia ulteriore per la lombardia; rovelli 1985, p. 435, tipo 2c, tav. 85; Sub ascia, p. 188, tav. 28, nr. 7, t. 22 (età lavia); donati 1979, p. 64, t. B3 (inumazione; 50-100 d.c.). 22 Conubia gentium, t. 208, nr. 8, p. 234, ig. 252. 23 Alle origini di Biella, p. 190, t. 52, nr. 3 (ultimo quarto i - inizi ii secolo d.c.). 24 a Mergozzo: caramella, de giuli 2003, tav. XXXiX, nr. 1; ad angera: rovelli 1985, p. 443, forma 32 a, tav. 89 (età antonina); della porta, Sfredda, tassinari 1991, p. 189, tipo nr. 11, tav. cXi, nr. 1; Giubiasco II, p. 217; tipi 1.10 e 1.11 (età augustea-metà ii secolo d.c.). 25 rovelli 1985, p. 445, tipi 38-40; della porta, Sfredda, tassinari 1991, p. 197, tipo 44, tav. cXXiii, nr. 2. 26 a Oleggio, Ornavasso e Bannio anzino si registrano atestazioni sopratuto in età augustea: poleti ecclesia 1999, p. 119, ig. 342B, 4 a; graue 1974, p. 246, tav. 52, nr. 6; caramella, de giuli 2 1993, pp. 26-27, tav. iii, t. 3 e t. iiia, t. 4; ad angera dall’età augustea a quella neroniana: Saccardo 1985, p. 475, tav. 96, 1; a gropello cairoli ancora all’inizio del i secolo d.c.: Fortunati zuccala 1979, pp. 59-60, ig. 43, nrr. 8-13. 27 preacco ancona 2000, p. 119. 28 Brecciaroli taborelli 1995a, p. 112. 29 poleti ecclesia 1999c, p. 304, ig. 340, nr. 11. 30 tipo a8a-b: preacco ancona 2000, p. 119. 31 caramella, de giuli 1993, tav. XXXV, t. 4, nr. 1. 32 ibid., tav. liii, t. 16, 1 (da carcegna esemplare identico a quello della t. 222); tav. iii, t. 3, nr. 5 (da Bannio anzino). 33 guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, pp. 18 ss. 34 da ultimo: grassi (M.t.) 2008, pp. 21 ss. 35 guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 1, p. 140, tav. liV, 9-13 (i secolo a.c. - età augustea). 36 deodato 1999a, pp. 293-294, ig. 331,7. nello speciico: Conubia gentium, p. 267, t. 248, nr. 8 (120-100 a.c.). 37 Frontini 1985, p. 11, forma 5. 38 Conubia gentium, p. 232, t. 207, nr. 3; per confronti con altri siti, deodato 1999a, p. 295, ig. 332, nr. 15. 39 preacco ancona 2000, tipo c2, p. 121, ig. 119. 40 deodato 1996, p. 173, ig. 120, 14-16. 41 deodato 1999a, p. 295, ig. 32, nr. 14, nota 53; inoltre, guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 7, pp. 141-142, tav. lVi. 42 tipo e4: preacco ancona 2000, p. 124, ig. 120. 43 caramella, de giuli 1993, tav. Viii, 4 (Vogogno); tav. XViii, nrr. 5-6 (Malesco); tav. Xliii, nr. 7 (Mergozzo); Buti roncheti 2000, p. 246, t. 7/1957, tav. 26, nr. 103 (airolo Madrano); donati 1979, p. 88, t. BO2, nr. 116 (Solduno). 44 Brecciaroli taborelli 1998a, tipo 5, p. 284, ig. 256. il modello formale pare rintracciabile in un tipo di coppa atestato nella transpadana centro-occidentale in dalla ine ii - inizi i secolo a.c., documentato in comune grezza a Oleggio in una tomba di età augustea: poleti ecclesia 1999c, p. 313, tav. 359/a, nr. 8. 45 Brecciaroli taborelli 1998a, nota 98. 46 poleti ecclesia, Bonini 1996, p. 142. Forse a imitazione di recipienti in vetro. 47 tomaselli 1985, tav. 92, a. 48 ead., ibid:, tav. 92, B, nr. 30. 49 poleti ecclesia, Bonini 1996, pp. 135-136, variante B, tav. XXXiX, nr. 18, 20. 50 Variante a di ghemme: poleti ecclesia, Bonini 1996, p. 135, tav. XXXViii, nrr. 11-12. 51 preacco ancona 2000, p. 124, ig. 120, e5. 52 Alle origini di Biella, p. 306, t. 396, nr. 3 (ine iii-iV/V secolo d.c.); Brecciaroli taborelli 1995a, pp. 115-116, tav. XXXViii, nrr. 5-7 (Borgosesia, iV secolo d.c.); tomaselli 1985, tav. 92, B29 (angera, età adrianeo-antonina). 53 un riferimento generico si rintraccia in vasi potori di ine i secolo a.c. rinvenuti a Oleggio, contraddistinti tutavia da corpo biconico: poleti ecclesia 1999c, ig. 342/B nr. 4b. 54 rato 2009c, p. 183, ig. 355, 9, con un rimando ai bicchieri globulari del periodo golasecca iiB. 55 riferimento e commento in Brecciaroli taborelli, inra, pareti sotili. 56 ead., inra, la Bessa. ceramiche e lucerne. 57 ad esempio, nella forma 78 di Schindler-Kaudelka 1975, di età giulio-claudia. 58 Quercia 1997, p. 506, ig. 8, F3; zanda et alii 1994, p. 171, tav. XlV, nrr. 8-9 (ine i - inizi ii d.c.); Filippi 2006, p. 225, p. 134, gruppo 2 e t. 118, nr. 10 (età augusteo tiberiana). 59 per Vercelli: Brecciaroli taborelli 1996a, p. 36, ig. 19, nr. 8. 60 preacco ancona 2000, tipo F1b, p. 124, ig. 122. 61 per il piemonte meridionale: Quercia 1997, p. 506, ig. 8, F1a; Filippi 2006, p. 135, ig. 100, gruppo 4 (pocula): i-iii secolo d.c.; 174 ceAMiche cOMuni per l’area subalpina occidentale: Brecciaroli taborelli 1990, p. 129, tav. XlV, nr. 252; gabucci 1996, p. 80, tav. XXVii, t. 4.1. 62 diversi esemplari, in particolare i più antichi, hanno la supericie rivestita da un ingobbio scuro, di otima qualità, carateristico della ceramica depurata tardo-celtica: deodato 2009a, pp. 161-162. 63 deodato 1999a, pp. 290-291; sei esemplari atestati a Oleggioloreto, a fronte di due soli a vernice nera. 64 con una variante tipologica contraddistinta da altezza maggiore del massimo diametro: deodato 1999a, p. 291, ig. 332, nr. 2 (Oleggio-loreto) e nota 25 per confronti con altri siti; deodato 2009a, p. 162, ig. 335, 1a (dormelleto). 65 tale ipotesi sembra avvalorata dalla presenza di graiti con indicazione numerica della capacità su esemplari angeresi e su un’olla della necropoli di giubiasco: Saccardo 1985, p. 475; carlevaro et alii 2006, p. 235, ig. 6.42, t. 320, nr. 5. per la difusione: Saccardo 1985, pp. 474-475; guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, pp. 152-155; Quercia 1997, p. 503. 66 Saccardo 1985, pp. 475, tav. 95, nr. 2 (ii secolo d.c.); guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 8, tav. lXiii, nr. 1 (i secolo d.c.). 67 come ad angera ino al iii secolo d.c.: Saccardo 1985, pp. 475, tav. 95, nr. 2. 68 Orli simili sono presenti anche su esemplari da contesti urbani di Mediolanum a partire dall’età augustea; questi hanno le anse impostate diretamente soto l’orlo: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 5, tav. lXii, nr. 8; l’orlo esternamente biido ricorre con frequenza in recipienti dell’alto novarese, confrontabili precisamente con quelli di cerrione: caramella, de giuli 1993, tav. lXXi, nr. 6. 69 per un richiamo ai preceti di columella riguardo ai vasi (idelia itili o vitree) particolarmente adati per la conservazione di ortaggi, fruta e altre conserve: Brecciaroli taborelli 1998b, p. 70 s. 70 rispetivamente: preacco ancona 2000, tipo a3, p. 117, ig. 112; Alle origini di Biella, p. 268, t. 275; p. 248, t. 214, nr. 1; Conubia gentium, p. 110, t. 49, nr. 1. 71 Conubia gentium, p. 102, t. 40, nr. 7; p. 110, t. 48, nr. 9. 72 Stöckli 1975, tav. 32, d18-2 (Solduno); guglielmeti, lecca bishop, ragazzi 1991, tav. lVii, nrr. 25-27 (Milano); Vannacci lunazzi 1980, tav. cXliii, 1 (gropello cairoli-pV). 73 Brecciaroli taborelli 1998b, p. 82, tav. XXX, nr. 131; guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 39, tav. XciV, b, 6-16. 74 da ultimo: camilli 1999, forma B, p. 25, ig. 11. 75 per la datazione della forma: ibid., p. 33; a pollenzo è in una tomba datata in età claudio-lavia (Filippi 2006, p. 209, t. 93, nr. 1); nella necropoli nord di albenga alla ine del i secolo a.c. - primi decenni del i secolo d.c.: Massabò 1999, pp. 219-220, t. 31, tav. XXViii, nrr. 9-14. 76 da ultimo: camilli 1999, forma c, p. 26, ig. 12. 77 a pollenzo: Filippi 2006, p. 100, tav. 80, 5. 78 preacco ancona 2000, tipo i 3, ig. 122, p. 126 e nota 148 per la difusione; inoltre a pollenzo: Filippi 2006, p. 226 s., tomba 120 (circa metà i secolo d.c.). 79 Brecciaroli taborelli 1998b, p. 71 s.; per Biella: preacco ancona 2000, p. 111 s. 80 O “torniello”: per precisazioni terminologiche e tecniche cuomo di caprio 2007, p. 176 ss. 81 un’approfondita discussione sulle carateristiche della ceramica comune grezza di tradizione celtica in: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, pp. 169-170. 82 per queste decorazioni cfr. Brecciaroli taborelli, inra, la Bessa, ceramiche e lucerne. 83 per Milano: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 4, p. 172, tav. lXXV, 1-6; per Oleggio,: Conubia gentium, p. 276, t. 256, nr. 12; p. 229, t. 203, nr. 2; poleti ecclesia 1999c, p. 305, ig. 342/a, nr. 2, note 22-23 per riferimenti ad altri siti dell’area, cui si aggiunge Vercellae da livello d’abitato dei decenni centrali del i secolo a.c.: Brecciaroli taborelli 1996a, p. 29, ig. 10, nr. 3; Conubia gentium, p. 276, t. 256, nr. 12; p. 229, t. 203, 2. 84 guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 172, tipo 3, tav. lXXiii, 12-13 (per t. 189); p. 173, tipo 5, tav. lXXiV, nr. 8 (per t. 184). 85 la stessa che si riscontra su olle simili a Milano: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipo 43, tav. lXXXiii. 86 Sub ascia, p. 45, t. 44, B; p. 197, nrr. 4 e 5; Conubia gentium, p. 152, t. 90. nr. 3; Brecciaroli taborelli 1996a, p. 34, ig. 16, nr. 2. 87 preacco ancona 2000, pp. 113-115, tipi a1-a4, ig. 112. 88 ead., ibid., ig. 114. 89 corrisponde in larga misura al tipo a1a di Biella, con confronti d’età lavia ad Alba Pompeia: ead., ibid., p. 113, nota 54. 90 Si comprendono soto questo tipo le varianti a1b-g di Biella: ead., ibid., p. 113, ig. 112. 91 ead., ibid., tipi a2a-d, p. 115, tav. 112. 92 esemplari di piccole dimensioni a Borgosesia: Brecciaroli taborelli 1995a, p. 91, tavv. XXXiii, nr. 1; XXXViii, nrr. 1-2; esemplari di dimensioni medio-grandi a Vercelli e a Oleggio: Vascheti 1996, p. 185, ig. 129, nr. 2; poleti ecclesia 1999c, p. 312, ig. 350/a, nr. 3. 93 rato 2009c, p. 182, ig. 355, nr. 6. 94 poleti ecclesia 1999c, pp. 304-305, ig. 342/a, nr. 1b, note 18, 19, 20 per confronti in area ligure, in lomellina e in area insubre; a Oleggio sono più frequenti le forme miniaturistiche: nello speciico Conubia gentium, p. 103, t. 42, nr. 5. Olle simili sono presenti anche a dormelleto: rato 2009c, p. 182, ig. 355, 7b. 95 grassi 1995, pp. 86-87; poleti ecclesia 1999c, p. 303. 96 Brecciaroli taborelli 1998b, p. 83, tav. XXX, nr. 135 (seconda metà i secolo a.c.). 97 Conubia gentium, p. 67, t. 28, nrr. 7-8 (età augustea); rato 2009c, tipo 7c, ig. 355. 98 Brecciaroli taborelli 1996a, ig. 10, nrr. 3-4. 99 esempio a nave: Sub ascia, tav. 32, nr. 1. 100 preacco ancona 2000, tipo a5a-b, p. 117, ig. 113, note 74 e 75 per i riferimenti di confronto in piemonte e lombardia. 101 ead., ibid., specialmente tipo a5c, p. 117, tav. 112, nota 73 per riferimenti di confronto. 102 un solo esemplare nella necropoli di Biella: preacco ancona 2000, tipo a7, p. 119; per le atestazioni a Mediolanum: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, tipi 85-86, tav. lXXXiX, nrr. 11-18. 103 per la forma: Quercia 1997, p. 494 ss., ig. 2. 104 per l’ambito insubre: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 203, tav. XciV, 12; domanico 1995, tav. 8, nrr. 3-6; per la lomellina: trucco 1979, tav. XXXiV, nr. 6; per l’ambito ligure: Venturino gambari et alii 1996, p. 40, tav. XiV, nrr. 7-8. confronti puntuali a Oleggio: poleti ecclesia 1999c, tav. 342/a, nr. 6; Conubia gentium, p. 259, t. 237, nr. 6. 105 per alcuni esempi: piana agostineti 1972, tav. XXiX, nrr. 2-5; caramella, de giuli 1993, tav. liV, t. 21, nr. 2; guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 202, tav. XciV, nr. 12; Vannacci lunazzi 1982b, tav. iii; Stöckli 1975, tav. 41, e12, nr. 2. 106 Conubia gentium, p. 233, t. 207, nr. 11; p. 210, t. 168, nr. 13; Saccardi 1985, tav. 95, nr. 7; per le decorazioni cfr: poleti ecclesia 1999c, p. 304, ig. 340, nrr. 8 e 10. 107 per confronti ad angera: Saccardi 1985, p. 478, tav. 95, nr. 5 (età augusteo-tiberiana). 108 a Oleggio: poleti ecclesia 1999c, p. 304, ig. 342/a, nr. 11 a/b e note 64-65 per confronti in ambito lombardo; Conubia gentium, p. 218, t. 183, nr. 7. 109 atestato anche tra le ceramiche della Bessa: Brecciaroli taborelli, inra, ceramiche e lucerne. 175 luiSa BrecciarOli taBOrelli, angela deOdatO 110 a Oleggio: poleti ecclesia 1999c, p. 307, ig. 342/a, nr. 7; Conubia gentium, p. 259, t. 237, nr. 5; p. 239, t. 2121, nr. 11; a Milano e in lombardia: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 202, tav. XciV, nr. 16; della porta, Sfredda, tassinari 1998, p. 166, tav. lXXXVi, 5. 111 deodato 1999a, p. 295, ig. 331, 14-15; carlevaro et alii 2006, p. 221, ig. 6.30, tipi 1-2; rato 2009, pp. 189-190, ig. 364, tipo 11b. 112 tipi d1b e d3a: preacco ancona 2000, p. 123, ig. 122, cui si rimanda per l’ampia bibliograia. 113 poleti ecclesia 1999c, p. 304, ig. 340, nr. 9. 114 ead., ibid., tav. 342/a, nr. 9a e 9b; confronti puntuali in: Conubia gentium, t. 43, nr. 12; t. 83, nr. 6. 115 Brecciaroli taborelli 1996a, p. 34, ig. 16, 1. 116 Conubia gentium, t. 267, nr. 11. 117 guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 196; Quercia 1997, p. 498. 118 preacco ancona 2000, pp. 119-121; tomaselli 1985, pp. 451-452. 119 il frammento di orlo combusto inserito tra il materiale della t. 176 (fase 1) è da considerarsi un’intrusione. 120 dubbi persistono per il reperto della t. 221, la cui parziale combustione può essere anche dovuta all’uso originario del contenitore in cucina. 121 Quercia 1997, p. 498 s., ig. 4, c2; inoltre: poleti ecclesia 1999c, p. 313, tav. 350 a, 10 a. 122 tipo B11-12 e: tomaselli 1985, pp. 458-459, tav. 92. 123 tomaselli 1985, p. 460, tav. 92, d (ino a ine iii secolo d.c.); della porta, Sfredda, tassinari 1991, pp. 163-164, tipo 5, variante a (ino al iV secolo d.c.). 124 tipi B3a-b-c: preacco ancona 2000, p. 120, ig. 119, nota 91 per confronti; inoltre, per l’alto novarese: caramella, de giuli 1993, tav. li, t. 8, nr. 2 (ii secolo d.c.). 125 guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 224, tipo 5, tav. cii, 1-2 con bibliograia di riferimento per i siti lombardi. 126 tipo B4b: preacco ancona 2000, p. 121; Alle origini di Biella, dd. 365 B e 368, p. 302, tav. 74. 127 ead., ibid., p. 121, ig. 119, c3; Alle origini di Biella, p. 250, t. 221 a-B, nrr. 1-2 (seconda metà iii-iV secolo d.c.); a Vercelli: Vascheti 1996, p. 185, ig. 129, nr. 9; a Borgosesia: Brecciaroli taborelli 1995a, tav. XXiX, nr. 5. 128 a Biella: preacco ancona 2000, p. 120, ig. 119, B1d; a Vercelli: Vascheti 1996, p. 182, ig. 127, nrr. 3-4; in Valsesia: Brecciaroli taborelli 1995a, tav. XXXiX, nrr. 3-4. 129 a Biella: preacco ancona 2000, p. 120, ig. 119, B1b; a Milano: guglielmeti, lecca Bishop, ragazzi 1991, p. 223, tav. XXViii, tav. ci, f. 7-9, con bibliograia di confronto; ad almese (tO): gabucci 1996, p. 81, t. 5, tav. XXVii, 2. 130 tipo B1a, ma anche i tipi B2a-b: preacco ancona 2000, p. 120, ig. 119. 131 Brecciaroli taborelli, inra, la Bessa, ceramiche e lucerne. 132 Saccardo 1985, p. 483, tav. 96, nr. 19; per la difusione in lombardia: della porta, Sfredda, tassinari 1998, p. 176, tav. XcVii, nr. 6. 133 Conubia gentium, t. 213, nr. 8 (inizi i secolo d.c.). 134 preacco ancona 2000, tipo i1, p. 126, ig. 122, nota 143 per difusione e confronti. 135 ead., ibid., coppe di tipo e3, p. 124, ig. 120; Alle origini di Biella, p. 245, t. 202, nr. 4. 136 ad esempio: Conubia gentium, t. 88, nr. 1, p. 150. 176