Introduzione
Vincenzo Rapone - Gemma Zontini
(a cura di)
LA PERSONA E IL SUO INTORNO:
attualità e prospettive di ricerca
Collana
DIRITTO & PSICOANALISI
PER UNA MEDICINA DELLA THEORIA
diretta da Michele Giacinto Bianchi e Vincenzo Rapone
Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 - 00196 Roma
tel. 06-39738315 – e-mail: info@alpesitalia.it – www.alpesitalia.it
I
La persona e il suo intorno
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Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel. 06-39738315
I Edizione, 2022
V R è professore associato di Teoria generale del diritto presso il Dipartimento
di Scienze Politiche dell’Università “Federico II”. Studioso delle correnti antiformalistiche e
istituzionalistiche che hanno informato il dibattito mitteleuropeo nel secolo scorso, è autore di
varie monografie e lavori su riviste specializzate. Curatore del volume di Markos Zafiropoulos,
Lacan e le scienze sociali, è membro del Forum Lacaniano in Italia (FLAI).
G Z è nata a Napoli, dove vive e lavora. Laureata in Medicina e Chirurgia e
specializzata in Psichiatria, ha diretto un Servizio Psichiatrico per Diagnosi e Cura. Membro
Ordinario con Funzioni di Training della Società Psicoanalitica Italiana, è curatrice di alcune
pubblicazioni, tra cui: (con F. Scalzone), Il linguaggio delle afasie, Liguori, Napoli 2013; nonché
autrice di svariati articoli scientifici.
In copertina: psychology-1957260 by Pixabay.
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e successive modifiche sulla tutela dei diritti d’autore.
II
Introduzione
Indice generale
INTRODUZIONE
di Vincenzo Rapone, Sarantis Thanopoulos e Gemma Zontini .............
1
2
3
DALL’INCONSCIO ALL’IMPERSONALE. IL GODIMENTO DEL NEUTRO
PAUL-LAURENT ASSOUN ........................................................
V
1
OLTRE IL SOGGETTO E LA PERSONA. GODIMENTO DI CORPO
FELICE CIMATTI ...................................................................
25
IL CUBO IL VOLTO E IL VELO. FIGURE DELL’IMPERSONALE
VIRGINIA DE MICCO .............................................................
37
4
5
STRATEGIE DI SOGGETTIVAZIONE.
LA DOPPIA PERSONALITÀ DA NANETTE LEROUX A ANNA O.
STEFANIA NAPOLITANO ..........................................................
57
6
LA QUESTIONE DELLE MASSE ALL’ORIGINE DELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI:
Massenpsychologie und Ich-analyse (1921), cento anni dopo
VINCENZO RAPONE ...............................................................
79
7
8
9
DEPERSONALIZZAZIONI.
OMBRE VAGANTI ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITÀ
JEAN-MARC TRIGEAUD ..........................................................
113
IL DISTURBO DI FREUD SULL'ACROPOLI E LA QUESTIONE FEMMINILE
MARKOS ZAFIROPOULOS.........................................................
137
PERSONA/IMPERSONALE: UNA RIFLESSIONE PSICOANALITICA
GEMMA ZONTINI ..................................................................
151
IL DECLINO DELLA PERSONA NEL LAVORO CONTEMPORANEO:
riflessioni sulle identità senza superficie nell’attualità del mondo produttivo
GIOVANNI NOLFE ................................................................
69
III
La persona e il suo intorno
Autori e contributori
P L A, psicoanalista e professore universitario (Université “Paris VII”). Membro dell’UMR-CNRS;
F C, professore ordinario di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia italiana contemporanea, Università della Calabria;
V D M, psicoanalista e antropologa, membro ordinario della
Società Psicoanalitica Italiana (SPI);
S N, dottore di ricerca in Studi di Genere, psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico;
G N, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile Centro di riferimento della Regione Campania Psicopatologia del Lavoro;
V R, professore associato di Teoria generale del diritto, Università degli Studi “Federico II”, Napoli. Membro FLaI;
S T, psichiatra e psicoanalista, membro ordinario
con funzioni di training e presidente della Società Psicoanalitica Italiana
(SPI);
J-M T, professore emerito di Filosofia del Diritto, Università degli Studi di Bordeaux;
M Z, psicoanalista, direttore di ricerca, Università
“Paris-Diderot”, presidente del Cercle international d’anthropologie psychanalitique, Parigi;
G Z, psichiatra e psicoanalista, membro ordinario con funzioni di training della Società psicoanalitica italiana (SPI).
IV
Introduzione
INTRODUZIONE
Vincenzo Rapone, Sarantis Thanopoulos e Gemma Zontini
La persona e il suo intorno: attualità e prospettive di ricerca è l’esito del
confronto tra psicoanalisti, filosofi del diritto e studiosi di scienze sociali,
mossi dal comune desiderio di ricostruire il senso e la portata dei processi di
personificazione. Perciò, la persona è intesa come entità trascendentale ed
esistenziale al tempo stesso, dispositivo di collegamento tra l’universale del
concetto e il singolare del vivente, così fortemente caratterizzante un’ideaforza, il cui primato valoriale costituisce probabilmente il contributo più
significativo della civilizzazione occidentale a una cultura, quella della
mondializzazione, che, per sua natura, tende ad allargarne così tanto
l’estensione, al punto da svilirne, controfattualmente, l’efficacia.
Per quanto il concetto di persona, e, forse ancor di più, la rigida identificazione tra individuo e persona siano un portato della tradizione teologico-metafisica, successivamente innestatasi sul tronco della fondazione
positiva degli ordinamenti giuridici contemporanei, con questo volume
si è inteso renderne il senso nell’ambito di una dimensione processuale,
in grado di valorizzarla come esito di effetti di soggettivazione, più che
non come loro presupposto, considerato come un dato assoluto. Si pensi ai riferimenti antropologici in materia, e, in particolare, allo studio di
Marcel Mauss sulla persona, pubblicato in Teoria generale della magia, in
cui l’antropologo francese mostra come quella di persona sia il prodotto
di fenomeni di attribuzione sociale, in cui giocano molteplici e complesse
variabili, e in cui dato e costruito, presupposto e risultato rischiano di confondersi inesorabilmente.
Come ha infatti evidenziato l’indocile allievo di Durkheim, la persona,
intesa come principio di attribuzione, procede, nelle sue forme storiche,
complessificandosi e sostanzializzandosi progressivamente, da un semplice mascheramento alla maschera, da un personaggio a una persona, a un
nome, a un individuo, da questo a un essere di un valore metafisico e
morale, da una coscienza morale a un essere sacro, da questo, infine, a una
forma fondamentale del pensiero e dell’azione.
Si può allora dire che ‘persona’ è l’esito finale di processi, che si sviluppano su assi divergenti e, tuttavia, complanari. Infatti, se su un versante,
quando facciamo riferimento a noi come ‘persone’, ci riferiamo all’insieme
dei processi di identificazione, che ne determinano i contenuti, attinenti a
essa in quanto specifica individualità, su un altro versante, essa è costituita
V
La persona e il suo intorno
da quei processi di personificazione del tutto esterni, che ne costituiscono
le condizioni di possibilità. In questo senso, l’identificazione isterica rappresenta il punto di snodo, e allo stesso tempo di contatto, tra queste due
linee processuali, divergenti, e, tuttavia, complanari: essa, infatti, preserva
l’oggetto, ovverosia le condizioni esterne di possibilità del processo di personificazione, mentre, contemporaneamente, ne assume i tratti, determinando, in tal modo, i contenuti di ogni singolare individualità.
Se è un dato di fatto quello in virtù del quale l’attuale congiuntura
rende estremamente problematica la cifratura del vissuto individuale, rendendo i temi dell’impersonale e della depersonalizzazione di così grande
attualità, il “filo rosso” che tiene insieme i contributi che compongono
questo volume collettivo consiste nel desiderio di sottrarre queste stesse
problematiche a una loro declinazione concettuale, tutta appiattita sull’attualità. Lo sforzo comune di studiosi di vario orientamento, non può, infatti, per chi scrive, che convergere nella direzione della radicale inattualità
di una riflessione, vertente sui fenomeni di personalizzazione.
Gli autori di questo volume riprendono in vario modo la questione
della persona, partendo da varie angolazioni, tutte comunque volte a rimarcarne l’eccedenza semantica e concettuale.
Il discorso di Assoun, che si muove al limite tra psicoanalisi e filosofia, si
snoda intorno all’ambiguità semantica del termine personne, che in francese
significa sia ‘persona’ che ‘nessuno’. Tale ambiguità si trasferisce nella definizione stessa di persona. Il personale, dunque, è abitato dall’impersonale,
dall’‘esserci’, è lo spazio neutro dello scintillio “da fuori”, riflesso del soggetto, inteso come “evento dell’essere”. Del resto, è l’impersonale infantile ad
alloggiare nel cuore della persona, come sua ‘cosa’, nella sua infinita estranea
intimità. Come d’altronde è impersonale l’es di Freud, come mostra l’automatismo della ripetizione. Un automatismo, che è il segno di quel ritorno
all’inorganico iscritto nel vivente, sotto il segno della pulsione di morte.
La manifestazione di questo impersonale non è l’odio, quanto, piuttosto,
l’indifferenza, in quell’aspetto ‘amministrativo’ della vita, che, nel suo stato
‘puro’, fu il perno dell’impersonalità disumanizzante del nazismo. Tuttavia,
nel pensiero di Assoun, anche l’ordine simbolico si regge su un fondo impersonale, in virtù del quale il soggetto può essere, schiacciato da un padrone assoluto, sotto forma di legge come elemento di mediazione tra vita e
desiderio, ma anche come mortificazione assoluta, che culmina nella morte.
In un certo senso questo tema è ripreso da Cimatti, che, in costante
dialogo con Freud e Lacan, definisce il soggetto come preso nel paradosso
del personale che è impersonale, e viceversa. L’io, infatti, deve poter esercitare il suo dominio sull’impersonale dei bisogni corporei, e, per far questo, deve appropriarsi delle prescrizioni, fattuali e linguistiche, dei genitori.
VI
Introduzione
Queste prescrizioni, particolarmente quelle verbali, finiscono per costituire
l’istanza superegoica. È dunque l’impersonale del linguaggio che, attraverso il super-io domina l’io, e, mediante quest’ultimo, domina l’impersonale
della spinta pulsionale del corpo. Il desiderio, dunque, è, per Cimatti, il
desiderio di Altri. Se, quindi, per diventare umano, il soggetto, costituitosi
come io, deve allontanarsi dal corpo, deve scindersi, per accedere a una
condizione unitaria, per diventare più umano e appropriarsi del proprio
desiderio, deve tornare ad affidarsi al corpo, e, soggettivare quel desiderio,
che un tempo provenne dall’Altro.
Riprendendo il filone del corpo, ma situandolo su un versante culturale, De Micco propone l’antinomia\sinonimia di volto\velo. Così: «se è
vero che ogni burqa cela un volto e non potrà mai riuscire a cancellarlo
completamente, allo stesso tempo ogni volto indossa un burqa e non potrà
mai liberarsene del tutto». Al volto, come aspetto fenomenico del corpo,
l’autrice applica la metafora del cubo, che, con le sue molteplici facce attribuisce al volto un’essenza impersonale e insieme un significato personale
così idiosincratico da non essere figurabile. La vertiginosa convergenza tra
impersonale e personale nel volto umano viene colta attraverso le parole
di Giacometti: «più siamo noi stessi più diventiamo chiunque». Il velo, invece, è nascondimento del femminile, che protegge lo sguardo dall’orrore
della castrazione, orrore di una mancanza assoluta, di una perdita irreparabile, che allude all’abisso cui l’Io rischia sempre di precipitare. Oppure,
come vuole Benslama, il velo non protegge l’uomo dalla vista del nulla,
quanto, piuttosto, dalla potenza seduttiva della donna.
La questione del rapporto tra il soggetto e l’altro è ripreso da Gemma
Zontini, che distingue, appunto, tra il “soggetto”, costituito come assoluta
singolarità, e la persona, che si costituisce come aspetto esteriore del soggetto stesso, in un intorno, relativo al rapporto tra soggetto e oggetto, tra
sé e l’altro. A partire da questo assunto si concentra sulla presenza di una
funzione “personalizzante” che opera un ruolo centrale nella costruzione
dell’identità. Questa funzione, che rappresenta lo specifico di legame del
soggetto con l’oggetto/soggetto altro, opera attraverso l’attivazione e l’uso
dell’empatia e fonda l’etica del legame con l’altro umano.
Anche la riflessione di Giovanni Nolfe si concentra sul legame soggetto-altro come elemento centrale della funzione personalizzante. A partire dalla sua
esperienza clinica nel campo della psicopatologia correlata alla dimensione lavorativa e dalla sua esperienza di ricerca empirica e concettuale su questo tipo
di disturbi, egli ipotizza che l’attuale concezione e organizzazione del lavoro
possano incidere causalmente sulla costituzione della persona, determinando
un’erosione dell’identità, intesa come soggettivazione personale. Nel pensiero
di questo autore, cioè, l’attuale organizzazione del lavoro agirebbe soprattut-
VII
La persona e il suo intorno
to a livello dell’interruzione e persino della perdita della storiografia e della
narrazione soggettiva. Questi aspetti sarebbero conseguenti a una rinuncia al
lavoro inteso come area di investimento narcisistico e come aspetto superegoico-idealegoico strutturante il legame individuo-comunità.
I modi della personalizzazione, il rapporto tra persona, impersonale e
de-personale, sono al centro anche degli interventi di Jean-Marc Trigeaud,
Vincenzo Rapone, Markos Zafiropoulos.
Il punto di vista di Jean-Marc Trigeaud è quello, in virtù del quale di
depersonalizzazione è doveroso parlare, in un senso ante-predicativo, che
sfugge alla presa di approcci come quelli interni al diritto positivo, o della
filosofia del diritto. Sarebbe proprio l’insanabile frattura tra “ordine giuridico”, da un lato, e “ordine etico”, dall’altro, a costituire quell’«inconscio
implicito e oggettivo», che è, in ultima analisi, l’apriori materiale sul cui
sfondo si costituiscono, strutturanti della personalità di ciascuno, momenti di assunzione della responsabilità, di introiezione dell’ideale. In questa
prospettiva, ci sarebbe una depersonalizzazione che non può essere evitata
dal punto vista della filosofia del diritto e della giustizia, che rileva dal
punto di vista assiologico, e che è proprio in rapporto all’impossibilità del
diritto positivo nel costruire un orizzonte di senso che suturi la beanza tra
universale e particolare. Vengono, quindi, descritte fenomenologicamente,
anche con riferimento all’emergenza pandemica, le linee di una depersonalizzazione ‘originaria’, che costiuisce una riserva di senso, e che attiene
a uno spazio che è, a tutti gli effetti, di indifferenza alla sfera normativa.
Gli scritti di Vincenzo Rapone e di Markos Zafiropoulos, invece, riguardano, su versanti differenti, quegli ostacoli epistemologici che hanno
attraversato le problematiche della personalizzazione, inficiando il progredire di concezioni formalmente avvertite.
In particolare, Vincenzo Rapone si preoccupa di smontare, attraverso
la rilettura del testo di Le Bon, Psicologia delle folle, la così diffusa vulgata,
in virtù della quale, costantemente e ripetitivamente, vengono opposte le
masse disorganizzate, considerate acefale, infantili, intrinsecamente fasciste, a organizzazioni istituite, composte da soggetti responsabili, sottoposte
alla castrazione, intesa come principio psichico e fine ultimo di ogni trattamento analitico. L’interesse dell’autore consiste, da un lato, nel dimostrare
come le folle moderne non rispondano a un principio unitario dal punto
di vista sociologico, rispondendo, volta per volta, alle modalità associative
della comunione, della comunità e della massa, e che, dall’altro, la mira
di Freud non può consistere nell’esplicazione della modalità di passaggio
da folle disorganizzate a istituzioni: piuttosto, si ricerca l’inconscio della
costituzione di istituzioni organizzate, che sarebbe costituito dall’omicidio
del padre dell’orda, secondo uno schema mutuato da Darwin.
VIII
Introduzione
Markos Zafiropoulos, infine, rilegge l’episodio che occorse a Freud nel
1904 sull’Acropoli di Atene. Si evidenzia come il primato tributato da
Freud alla questione materna sulla questione femminile, oggetto peraltro
di un importante studio dello psicoanalista francese, La question féminine
de Freud à Lacan, non solo abbia costituito un “ostacolo epistemologico”
per tutto il movimento psicoanalitico, essendo il correlato dell’identificazione ancora presente in Freud tra pene e fallo, ma che abbia interdetto allo
stesso Freud una corretta lettura del moto di depersonalizzazione, occorso
dallo psicoanalista viennese ad Atene.
L’appiattimento del desiderio femminile su quello materno, e, più in
generale, la risoluzione freudiana della questione femminile nella problematica materna, di cui l’interrogazione freudiana «cosa vuole una donna» è
la logica conseguenza più che non l’eccezione, costituirebbe un limite non
solo in generale, ma anche nell’interpretazione specifica dello smarrimento
freudiano nel corso della sua visita al santuario di Atena, sull’Acropoli,
letto dallo psicoanalista viennese e dai suoi esegeti in rapporto agli ideali
della civilizzazione occidentale, laddove, invece, Zafiropoulos ne evidenzia
un’inedita matrice inconscia. Giungiamo al desiderio femminile uscendo
dall’identificazione della donna con il suo ideale, la madre, e, nella disgiunzione tra desiderio materno e desiderio femminile, cogliamo la dinamica
reale di fenomeni di personalizzazione, che, altrimenti, resterebbero velati,
interdetti, cioè, all’ascolto psicoanalitico.
Per gli autori di questo volume, ‘persona’ indica un’entità processuale, la
cui costituzione rimanda a un’eccedenza semantica e concettuale, che non
può essere ridotta a un approccio esclusivamente empirico. È in ossequio
a questo tratto comune che gli autori che hanno contribuito alla stesura
di questo volume hanno cercato di riannodare, volta per volta e ciascuno
secondo la propria prospettiva, il particolare del determinarsi personale al
generale delle sue condizioni di possibilità.
Condizioni, prescindendo dalle quali ogni ricostruzione del dispositivo di
personalizzazione è destinato a ‘mancare’, nella sfera del pensiero così come in
quella dei rapporti concreti. Il concetto di persona, dunque, viene ripreso in
vario modo dai vari autori: a partire dal corpo come suo aspetto ontologico,
dalla psiche come funzione di messa in comune della soggettività individuale, in quanto dimensione che può rappresentare il punto di avvio di aspetti
patologici quali la doppia personalità, la depersonalizzazione o la ricerca della
neutralizzazione pulsionale, come questione antropologica che in modi diversi
attraversa ogni cultura in ogni tempo, come elemento centrale delle organizzazioni sociali con un accento particolare relativamente all’attuale organizzazione
del lavoro, come aspetto che congiunge/disgiunge il singolo e la massa con le
relative ricadute sul contenimento/scatenamento della pulsione di morte.
IX