DOCUMENTI DELLA CHIESA VOLTERRANA
JACOPO PAGANELLI
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI
e la sua visita pastorale alla diocesi di Volterra
(1436-1437)
Presentazione di
ROBERTO BIZZOCCHI
VOLTERRA
ACCADEMIA DEI SEPOLTI
2023
ISBN: 9788894428957
JACOPO PAGANELLI
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI
Pubblicazione realizzata grazie al contributo della
DOCUMENTI DELLA CHIESA VOLTERRANA
JACOPO PAGANELLI
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI
e la sua visita pastorale alla diocesi di Volterra
(1436-1437)
Presentazione di
ROBERTO BIZZOCCHI
VOLTERRA
ACCADEMIA DEI SEPOLTI
2023
Volume sottoposto al referaggio di esperti anonimi esterni all’Accademia dei
Sepolti.
© 2023 ACCADEMIA DEI SEPOLTI
Via Buonparenti 7
56048 Volterra (PI)
e-mail: info@accademiasepolti.it
ISBN: 9788894428957
INDICE
Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pag.
VI
Presentazione del consolo dell’Accademia dei Sepolti . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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VII
Presentazione di ROBERTO BIZZOCCHI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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IX
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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1
Capitolo 1. L’episcopato di Roberto Adimari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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9
Capitolo 2. La visita pastorale del 1436-1437 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Nota al testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Edizione del testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Indice dei nomi di persona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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151
Indice dei nomi di luogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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159
ABBREVIAZIONI
ASCSG = Archivio Storico del Comune di San Gimignano;
ASCV = Archivio Storico del Comune di Volterra;
ASDVCAP = Archivio Storico Diocesano di Volterra, Fondo Capitolare;
ASDVVES = Archivio Storico Diocesano di Volterra, Fondo Vescovile;
ASFI = Archivio di Stato di Firenze;
ASSI = Archivio di Stato di Siena;
BGV = Biblioteca Guarnacci di Volterra;
BMF = Biblioteca Marucelliana di Firenze;
BNCF = Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Rainuccio = Il vescovo Rainuccio Allegretti e la sua Visita pastorale (13251328), a cura di J. Paganelli, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2019;
Stefano 1 = La visita pastorale di Stefano da Prato, 1, (1413-1414), a cura di
J. Paganelli, Pisa, Pacini, 2022;
Stefano 2 = La visita pastorale di Stefano da Prato, 2, (1421-1423), a cura di
J. Paganelli, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2023, in corso di stampa.
PRESENTAZIONE
L’Accademia dei Sepolti nacque, alla fine del Cinquecento, con lo
scopo d’incoraggiare e promuovere le ricerche incentrate su Volterra e
sul suo territorio. Si trattò del riconoscimento della cultura come del sale
della vita aggregata: essa definiva, infatti, il retroterra comune per un insieme di uomini che condividevano uno stesso retaggio municipale, fisicamente e visibilmente definito dalla cerchia delle mura che delimitano
la città. Urbs et civitas, per riprendere le ben note definizioni d’Isidoro di
Siviglia.
La nostra istituzione non può, quindi, che guardare con favore alla
pubblicazione di una fonte così significativa come è un verbale di visita
pastorale. Questo tipo di fonte rappresenta una lente formidabile per
penetrare i gangli vivi della società medievale: essa offre una visuale
dall’interno che, per giunta, si proietta su una larghissima fetta del territorio diocesano, facendone emergere chiese, castelli e comunità. In questa sede, Jacopo Paganelli ha edito la visita pastorale effettuata dal vescovo Roberto Adimari tra il 1436 e il 1437. Età complicata e, a un tempo, decisiva, per la Toscana e per Volterra. Dopo il ritorno di Cosimo
de’ Medici dall’esilio e l’assunzione del gonfalonierato da parte sua, infatti, la Tuscia fiorentina divenne sempre più il mosaico di territori e di città che soggiaceva all’egemonia di Firenze e, quindi, medicea.
L’Autore ha tenuto ben presente questa cornice e vi ha calato la sua
analisi non solo, stricto sensu, della fonte qui edita, ma anche della Chiesa
volterrana e dell’episcopato dell’Adimari. Messa in relazione, questa disamina dell’assetto ecclesiastico volterrano a pochissimi anni dalla stesura del primo Catasto (1427), con il più generale consolidarsi del dominio
fiorentino su Volterra. Non c’è in questo libro solo l’edizione di una visita pastorale, quindi, ma qualcosa in più: ossia uno studio più complesso,
che fa tesoro del magistero di Roberto Bizzocchi e dei suoi studi sulla
Chiesa toscana del Quattrocento e li adagia sul concreto caso volterrano.
Questo lavoro si pone in diretta continuità con gli altri studi usciti
per la collana Documenti della Chiesa volterrana, inaugurata dall’edizione
VIII
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
della visita pastorale del vescovo Rainuccio Allegretti (2019) e accresciutasi con le edizioni del sinodo del vescovo Filippo Belforti (1356), della prima visita pastorale del vescovo Stefano da Prato (1413-1414) e della
seconda visita pastorale di questo presule (1421-1423), attualmente in
corso di stampa. Si tratta, dunque, di un ulteriore mattone posto in un
edificio che sta diventando sempre più ampio e articolato, anche grazie
alla sapiente custodia dell’Archivio Storico Diocesano portata avanti
dall’archivista dott. Alessandro Furiesi, Segretario della nostra Accademia. Un ringraziamento è anche sentito e doveroso per la Fondazione
Cassa di Risparmio di Volterra, cui si deve un supporto costante alle attività dell’Accademia. L’auspicio è che questo lavoro possa servire da
esempio e da stimolo per altre riflessioni e altri studi, anche d’ambito più
propriamente laico.
Umberto Bavoni
Consolo dell’Accademia dei Sepolti
PRESENTAZIONE
Le visite pastorali sono una delle principali fonti per lo studio della
storia ecclesiastica, e come tali valorizzate da tempo negli studi degli
specialisti, e fatte anche oggetto di riflessioni metodologiche approfondite circa le loro caratteristiche, le loro potenzialità, i loro limiti. Penso –
per fare un solo, ma importante, esempio – al lavoro svolto in anni ormai lontani presso l’Istituto Storico Italo-germanico di Trento sotto la
guida di Paolo Prodi, che fruttò fra l’altro un prezioso volume d’impostazione generale del tema per cura di Umberto Mazzone e Angelo Turchini. Molto si è fatto al riguardo nei decenni successivi; e molto, in particolare, per la Toscana, recentemente e meritoriamente anche per opera di Jacopo Paganelli, che in questa edizione della visita del vescovo
Roberto Adimari alla diocesi di Volterra fra 1436 e 1437 ci offre un nuovo, prezioso prodotto di una ricerca che aveva già concretizzato con
l’edizione di visite precedenti a questa.
La visita del vescovo Adimari cade in un momento drammatico della storia di Volterra, all’indomani di anni di guerra e di crisi, delle quali si
avvertono ancora le conseguenze nelle testimonianze rese dai fedeli, nella stessa richiesta che più volte traspare, pur in un testo inevitabilmente
steso in stile burocratico, di maggiore intensità nella cura spirituale di
anime turbate dalla difficoltà del vivere. Troviamo in questo documento
una manifestazione specifica e viva di alcune delle classiche questioni
della storia della religione e della Chiesa nel primo Quattrocento: fermenti di inquietudine di fronte alle inadempienze del clero secolare;
tendenza dei frati mendicanti a surrogare parroci assenteisti o inadeguati; implicazioni politiche della gestione delle istituzioni ecclesiastiche, e
intrinsichezza fra potere civile e autorità religiosa.
In Toscana, più precisamente nello Stato regionale toscano che si
stava formando e consolidando, quest’ultimo aspetto della storia della
Chiesa era segnato, proprio negli anni della visita volterrana di Adimari,
X
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
da una novità decisiva. A Firenze si era appena affermato il potere, informale ma pervasivo, di Cosimo de’ Medici il Vecchio, dopo che questo
era riuscito a prevalere sulla fazione albizzesca che lo aveva esiliato. La
vicinanza a papa Eugenio IV era una componente primaria della forza di
Cosimo; e già in questi anni Trenta del secolo si assiste al profilarsi di
quella che sarà una linea caratteristica della costruzione della signoria
medicea: l’uso dei benefici ecclesiastici e delle relazioni col mondo e le
persone della Chiesa per consolidare clientele locali nelle città soggette a
Firenze. Il caso di Volterra è poi specialmente interessante perché la città
aveva fatto resistenza all’imposizione del Catasto del 1427; e il ruolo del
vescovo Adimari, legato a Cosimo il Vecchio, fu essenziale nel controllo
dei rapporti fra la città soggetta e la dominante.
Credo che queste brevi osservazioni siano sufficienti a mostrare la
rilevanza di questa visita pastorale, che deve riscuotere attenzione anche
al di là della cerchia degli specialisti di storia ecclesiastica toscana. È stato
merito di Paganelli curarne un’edizione chiara e precisa, arricchita da
un’introduzione che ne illustra con competenza e informazione aggiornata i contenuti e la ricchezza di informazioni, di spunti e di suggestioni.
Roberto Bizzocchi
Docente di Storia Moderna all’Università degli Studi di Pisa
INTRODUZIONE*
Anche i contadini lo biasimavano di non aver fatto fare la
comunione a Pollino. Perché i contadini non andavano alle
funzioni, non s’accostavano ai sacramenti, o a mala pena si
comunicavano a Pasqua, secondo le formali prescrizioni della Chiesa; ma per le creature era un’altra cosa.
Maupassant, Una vita
In una delle prediche pronunciate a Siena nel corso del 1427, san
Bernardino raccontò che c’erano molte persone interessate a ottenere da
lui ben più di un consiglio: c’era chi lo pregava di mettere una buona parola in un contenzioso d’affari, chi di far da paciere in una disputa coniugale, chi di mediare coi creditori1. Un giorno accadde che «uno forestiero» domandò il suo aiuto per le vicende della parrocchia donde veniva, i cui fedeli avevano cacciato il precedente curato perché risultava loro sgradito; la scelta di un altro rettore non aveva, però, migliorato la situazione, visto che il nuovo arrivato diceva la messa nonostante fosse
scomunicato. All’auspicio del «forestiero», che chiese a Bernardino d’indurre il sacerdote a sanare la sua situazione, il frate oppose un netto rifiuto: la correzione del prete non spettava a lui, ma all’ordinario diocesano («oh, io non so’ vescovo, ch’io il possa né amonire né coreggiare»).
Questa vicenda mette in chiaro due aspetti principali: il primo è
l’indubbio ascendente esercitato dal francescano sui fedeli della Tuscia
* Il volume rientra tra gli studi condotti, a partire dal febbraio 2022, nell’ambito
del contratto di ricerca sulle tematiche green presso l’Università di Pisa (DM 1062 del 10
agosto 2021). In generale, per l’individuazione delle località citate cfr. S. MORI, Pievi della diocesi volterrana antica, uscito a più riprese sulla «Rassegna Volterrana», LXIII-LXIV
(1987-1988), pp. 163-188; LXVII (1991), pp. 3-123; LXVIII (1992), pp. 3-107. Ringraziamo
l’amico Franco Ciappi per aver realizzato l’impaginazione del volume.
1 Novellette, aneddoti, discorsi volgari di Bernardino da Siena, a cura di G. Tuccini,
Genova, Il Melangolo, 2009, pp. 133-136.
2
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
del primo Quattrocento; il secondo, legato al primo, è che le difficoltà
incontrate dal clero, sia rispetto ai suoi membri indisciplinati sia rispetto
alle esigenze del laicato, agevolarono la diffusione del messaggio di Bernardino, il quale, «con una esemplarità vissuta e viva, riempie il distacco
tra gerarchia e fedeli»2. Si tratta di un argomento forte e a un tempo cruciale, messo ben in luce da Edith Pasztor: intercettando la delusione dei
fideles, che dalla Chiesa uscita dallo scisma si aspettavano una «riforma,
intesa come rinnovamento spirituale-religioso», il francescano seppe toccare le corde di quella «sensibilità popolare» «sfuggita, invece, all’episcopato». Lo si vede bene nel caso del monogramma bernardiniano IHS,
‘utile’, soprattutto, per chi non comprendeva «il mistero della transustanziazione» e considerava l’ostia un semplice impasto di acqua e farina
di forma rotonda3.
Si può avanzare l’ipotesi che se una larga fetta dei fedeli non riusciva
a capire il principio della transustanziazione la colpa era, anche, della generale «impreparazione del clero»: semplicemente, molti preti non sapevano spiegare adeguatamente certi argomenti teologici al loro gregge;
né, forse, li avevano chiari essi stessi4. Tra costoro c’era senz’altro il chierico del pievano Arlotto (il ben noto protagonista di una raccolta di motti
2 E. PASZTOR, S. Bernardino da Siena e l’episcopato italiano del suo tempo, in Atti del
simposio internazionale cateriniano-bernardiniano (Siena, 17-20 aprile 1980), a cura di D.
Maffei e P. Nardi, Siena, Accademia Senese degli Intronati, 1982, pp. 715-739, p. 737.
Per un inquadramento generale cfr. E. DELARUELLE, E.-R. LABANDE, P. OURLIAC,
L’Église au temps du Grand Schisme et de la crise conciliaire (1378-1449), Paris, Bloud & Gay,
1962 (Histoire de l’Église, XIV), pp. 237-285; K. BIHLMEYER, H. TUECHLE, Storia della Chiesa, 3, L’epoca delle riforme, a cura di I. Rogger, Brescia, Morcelliana, 1979, pp. 76-83. Per
la Tuscia fiorentina, cfr. P. PIRILLO, Religione e superstizione, in La civiltà fiorentina del
Quattrocento, a cura di A. Guidotti, E. Conti, R. Lunardi, Firenze, Vallecchi, 1993, pp.
247-268; R. BIZZOCCHI, Clero e Chiesa nella società italiana alla fine del Medio Evo, in Clero e
società nell’Italia moderna, a cura di M. Rosa, Roma-Bari, Laterza, 1992, pp. 3-94; D.S.
PETERSON, Out of the Margins: Religion and the Church in Renaissance Italy, «Renaissance
Quarterly» LIII (2000), pp. 835-879; ID., La Chiesa e lo Stato territoriale fiorentino (13751460), in Lo stato territoriale fiorentino (secoli XIV-XV). Ricerche, linguaggi, confronti, atti del
convegno (San Miniato, giugno 1996), a cura di A. Zorzi e W.J. Connell, Pisa, Pacini,
2002, pp. 135-159; ID., Religion and the Church, in Italy in the age of the Renaissance: 13001550, a cura di J. Najemy, Oxford, Oxford University Press, 2004, pp. 59-81.
3 PASZTOR, S. Bernardino da Siena, cit., pp. 738-739.
4 La cit. nel testo in R. RUSCONI, Il sacramento della penitenza nella predicazione di
san Bernardino da Siena, «Aevum», XLVII (1973), pp. 235-286, p. 236.
INTRODUZIONE
3
di spirito ed episodi scherzosi) il quale, «in una buca dove era disegnato di
fare il luogo del Corpo di Cristo», aveva ricavato la dimora per una civetta:
fatto curioso, il rapace s’involò al passaggio dell’arcivescovo Antonino Pierozzi (1445-1449), destando lo stupore del prelato fiorentino5. Nella Chiesa
toscana del pieno XV secolo, la santità e il rigore di Bernardino convivevano con la schiettezza quasi epicurea del pievano Arlotto.
Al di là della contrapposizione plutarchiana tra due uomini e due
modelli di ecclesia, e del cliché del prete ignorante, il ricorso alle fonti letterarie, benché prezioso, non basta da solo a penetrare la complessità
della Chiesa nell’Italia rinascimentale – per citare la traduzione italiana di
un ancora imprescindibile lavoro di Denis Hay – nelle sue articolazioni
locali6. Occorre, invece, attingere soprattutto alle visite pastorali, o meglio, alle relazioni che i vescovi, visitando le loro diocesi, facevano redigere ai loro notai. Si tratta di «témoignages inestimables, parce que pris
sur le vif, des conditions locales de la vie religieuse»7, lenti ineguagliabili
per il loro carattere ‘duplice’: a un tempo panoramico (perché abbracciano ampie sezioni, se non l’interezza, dei distretti diocesani) e microscopico (perché in grado di cogliere dettagli in quantità sulla singola parrocchia raggiunta dal visitatore)8. Negli ultimi anni, il numero delle edizioni di visite pastorali si è notevolmente accresciuto: si pensi, solo per
rimanere entro l’ambito del Quattrocento toscano, a quelle aretine, a
quella lucchese, a quella pisana e a quella volterrana (qui citate in ordine
cronologico di pubblicazione)9.
5 Motti e facezie del piovano Arlotto, a cura di G. Folena, Milano-Napoli, Ricciardi,
1953, n. 19, p. 36. Sulla figura di Arlotto si veda F.W. KENT e A. LILLIE, The Piovano Arlotto: new documents, in Florence and Italy. Renaissance Studies in Honour of Nicolai Rubinstein, a cura di P. Denley, C. Elam, London, Committee for Medieval Studies, Westfield College, 1988, pp. 347-3678
6 D. HAY, The Church in Italy in the Fifteenth Century, Cambridge, Cambridge University Press, 1977.
7 La cit. nel testo in M. MOLLAT, La vie religieuse aux XIVe et XVe siècles jusqu’à 1449,
Paris, CDU, 1962, fasc. 1, p. 26.
8 Sul carattere della fonte si parta da P. CAMMAROSANO, Italia medievale. Struttura
e geografia delle fonti scritte, Firenze, La Nuova Italia, 1993, p. 234; ma cfr. anche A. TURCHINI, Per la storia religiosa del ’400 italiano. Visite pastorali e questionari di visita nell’Italia
centrosettentrionale, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», XIII (1977), pp. 265-290.
9 Visite pastorali dal 1257 al 1516, a cura di S. Pieri e C. Volpi, Arezzo, Archivio
Diocesano, 2006, pp. 67-100 (visita del 1424), 103-110 (visita del 1436), 113-114 (visita
4
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Se pare ormai assodato che le visite pastorali tardo-medievali non
debbono essere lette con un’attitudine teleologica, in funzione delle riforme intraprese dal concilio di Trento, Thierry Pécout ha messo a confronto le visitationes e le inquisitiones, due tipologie di azione (e di relativa
documentazione) che scaturivano dalla «déambulation d’une autorité ou
de ses mandataires»10. La visita, in particolare, «caractérise la mise en
œuvre d’une óbedientia», si trasformava in «un acte de pouvoir», in quanto «outil de déploiement et de restauration d’ une emprise, mais elle en
est aussi l’institutionnalisation, par la pérennisation et la reconnaissance
de la sujéton qu’elle s’efforce de faire dire». Ben inteso, anche in
quest’ottica interpretativa non va dimenticato l’aspetto più strettamente
ecclesiastico e pastorale della visitatio: marcatore «de sollicitude et de
charité» dell’ordinario, essa portava «auprès du clergé local le matériau
discursif, liturgique et normatif nécessaire à la pastoral», oltre, ovviamente, a incoraggiare la reformatio dei costumi e a garantire che i giovani
ricevessero la cresima11.
È innegabile, tuttavia, che la visita pastorale acquisisse anche una
«logique gouvernamentale», non limitandosi a descrivere «simplement
une situation» ma sforzandosi, anche, di plasmarla. Joseph Morsel ha ben
chiarito i contorni di quest’approccio, sostenendo che le visitationes contribuivano a iscrivere «dans la réalité des choses le double régime de spatialité du pouvoir supérieur»: un «doppio regime» del quale erano propri
sia l’itineranza della visita, dipanata nello spazio, sia la sua centralizzazione, mediante la stesura del verbale su un registro e la conservazione
di quest’ultimo nell’archivio vescovile12. Di una performatività della visidel 1458); G. CONCIONI, Chiese, clero e cura d’anime in Diocesi di Lucca nella visita pastorale
del domenicano Matteo da Pontremoli (1465-1467), Lucca, Pacini Fazzi, 2012; La visita pastorale alla diocesi di Pisa dell’arcivescovo Filippo De’ Medici (1462-1463), a cura di M.L. Ceccarelli Lemut, M. Luzzati, S. Sodi, Pisa, Pacini, 2021; Stefano 1.
10 T. PÉCOUT, La visite est-elle une enquête et vice-versa? Enquête générale et visite, deux
pratiques de la déambulation (XIIe-XIVe siècle), in Gouverner les hommes, gouverner les âmes,
atti del convegno (Montpellier, maggio 2015), Paris, Publication de la Sorbonne, 2016,
pp. 265-280, p. 266.
11 Ivi, pp. 272-273.
12 J. MORSEL, La faucille et le goupillon. Observations sur les rapports entre communauté
d’habitants et paroisse d’après les registres de visite pastorale de l’Empire au XVe siècle, in
Communautés d’habitants au Moyen Âge, XIe-XVe siècles, a cura di J. Morsel, Paris, Publications de la Sorbonne, 2018, pp. 463-537, pp. 469-472.
INTRODUZIONE
5
ta pastorale è un’efficace cartina di tornasole quel che accadde a San Gimignano pochi mesi prima che l’Adimari si mettesse in viaggio: infatti,
almeno dall’autunno 1435, il Comune valdelsano pretendeva che gli
immobili assoggettati all’estimo elaborato per appianare i debiti della cittadina, quand’anche fossero stati trasferiti a un ente ecclesiastico o religioso, non fossero considerati esenti dall’imposta13. L’arrivo del vescovo
in visita pastorale lì dove i diritti dei suoi subiecti (i preti di San Gimignano) rischiavano di essere compromessi acquisiva una forte carica simbolica, soprattutto perché il presule giungeva espletando la funzione ispettiva e regolatrice propria del suo ministero: la visita pastorale diventava
dunque, essa stessa, un mezzo utile a contrastare le istanze lesive della libertas ecclesie, ovviamente ‘abbinandosi’ alla consueta minaccia dell’applicazione delle censure ecclesiastiche.
Sembra quasi superfluo avvertire che – pur all’interno di queste linee generali – ogni diocesi faceva storia a sé, e che ogni chiesa locale
presenta una propria tradizione di visite basso-medievali. A Bologna, città assai importante per la sua università, la pratica della visitatio fu messa
sistematicamente a regime solo con Niccolò Albergati (1417-1443)14.
Cortona, al contrario, ha una sequenza serrata di visite pastorali, una
ventina tra il 1340 e il 1440; e anche se, con Daniel Bornstein, riconduciamo quel numero imponente alla «modest size» e ai «meager revenues» della diocesi, che facevano sì che quella Chiesa vescovile «was perhaps less inefficiently governed than most», non si può fare a meno di
pensare che a Cortona la visitatio assumesse quel fine di modellamento
dello spazio di cui si è detto sopra: ai vescovi cortonesi premeva plasmare il ‘giovane’ districtus diocesano, nato solo nel 1325, e disciplinarlo con
l’aiuto dei registri di visitationes conservati nei loro archivi (ai quali si ba-
13
Questa situazione mise in crisi i monaci olivetani, che l’8 agosto 1435 pregarono i priori di San Gimignano «per pietà e misericordia» di sgravare dalle imposte «due
colti» avuti in dono, pena l’impossibilità di assicurare il servizio liturgico cui i due terreni dovevano servire («acciò che possino fare officiare la capella come si contiene nel
testamento»): cfr. ASCSG, Deliberazioni e partiti, n. 172, c. 59r. Cfr. anche L. PECORI,
Storia della terra di San Gimignano, Firenze, Cellini, 1853, p. 219.
14 Si veda R. PARMEGGIANI, Visite pastorali e riforma a Bologna durante l’episcopato di
Niccolò Albergati (1417-1443), «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», LXIX (2015),
pp. 21-47.
6
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
dava dunque di più)15. In filigrana vediamo anche una sorta di tradizione
strutturante e legittimante dell’episcopato cortonese: ogni nuovo vescovo voleva forse dimostrare di essere all’altezza dei suoi predecessori, effettuando anch’egli una visita da lasciare ai posteri.
Un sentimento assai simile doveva animare anche i vescovi di Volterra, che nel pieno Quattrocento custodivano nei loro archivi svariati
registri di visite pastorali effettuate durante gli ultimi secoli del medioevo, alcune giunte sino a noi, altre no: almeno quelle di Rainuccio Allegretti (1321-1348) (conservata), di Simone Pagani (1375-1384) (soltanto
menzionata), Ludovico Aliotti (1398-1411) (soltanto menzionata) e di
Stefano del Buono (1411-1435) (addirittura due, entrambe conservate)16.
La visita pastorale che editiamo qui, compiuta tra l’agosto 1436 e il marzo 1437 dal vescovo Roberto Adimari (1435-1440), lascia affiorare, come
vedremo, un distretto diocesano devastato dal calo demografico, dalla
guerra e dalle imposizioni fiscali sul clero17. E proprio il contesto di degrado in cui la visitatio si svolse è anche uno dei ‘moventi’ che ne giustificano l’attuazione.
La pandemia del 1348, smagliando la rete del popolamento e della
cura d’anime, aveva svolto il ruolo di tournant, di spartiacque tra una fase passata (figlia della lunga stagione di crescita pieno-medievale e non
più replicabile) e una situazione del tutto inedita; e non è forse un caso
che la maggior parte delle attestazioni relative a visitationes nel Volterrano si affastelli dopo quel momento: ai vescovi del post-peste cui premesse
«esercitare una qualche forma di controllo sulle dinamiche scatenatesi
15
D. BORNSTEIN, Parish Priests in Late Medieval Cortona: The Urban and Rural Clergy, in Preti nel medioevo, Verona, Cierre, 1997, pp. 165-193, p. 167. Sulla nascita della
diocesi di Cortona cfr. P. LICCIARDELLO, Un vescovo contro il papato. Il conflitto fra Guido
Tarlati e Giovanni XXII, Arezzo, Società Storica Aretina, 2015.
16 Si vedano Rainuccio, Stefano 1 e Stefano 2. Per la storia del materiale archivistico
di età medievale cfr. J. PAGANELLI, Dives episcopus. La signoria dei vescovi di Volterra nel
Duecento, Roma, Viella, 2021, pp. 21-38. È ovviamente possibile che le visitationes dei
presuli volterrani che apparentemente non visitarono la diocesi siano andate disperse a
causa delle traversie che hanno interessato l’archivio episcopale.
17 Cfr. J. PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso». Riflessioni sulla Chiesa toscana nell’età del primo catasto fiorentino (a partire dal caso di Volterra), «Reti Medievali.
Rivista», XXII (2021), 2, pp. 289-328. Sottolinea che «quasi un terzo delle parrocchie rurali giaceva in rovina o era stato abbandonato» PETERSON, La Chiesa e lo stato territoriale,
cit., p. 141.
INTRODUZIONE
7
dopo il 1348» era necessaria, come mostra il caso del presule fiesolano
Benozzo Federighi (1421-1450) studiato da Paolo Pirillo, una conoscenza
abbastanza approfondita del territorio e delle dinamiche che in esso si
verificavano18. In questa cornice di consapevolezza dei tempi nuovi e del
momento di svolta – cui era necessario far fronte con le adeguate contromisure – vanno poste le costituzioni sinodali elaborate dal vescovo Filippo Belforti (1348-1358), poi rimaste a fondamento della Chiesa volterrana per un paio di secoli. Anche il sinodo, del resto, forniva un canale di
comunicazione formidabile tra il vescovo e la realtà diocesana, tra il
‘centro’ episcopale e la ‘periferia’ (ancorché nel senso inverso rispetto alla visita pastorale)19. Il filo del nostro ragionamento porta a ritenere che
l’Adimari visitasse la sua diocesi per porsi nel solco tracciato dai suoi
predecessori (e in particolare in quello del suo immediato antecessor, Stefano), per acquisire una certa cognizione del suo distretto ecclesiastico e,
infine, anche per «comunicare» con il suo clero, sfruttando l’occasione
per correggerne i mores20.
Ma c’è un altro fattore da tenere presente. Nel giugno 1357, i reggitori del Comune di Firenze indirizzarono una lettera ai fedeli e al clero
della diocesi di Pistoia: poiché «venerabilis pater dominus episcopus Pistoriensis visitare decernerit suam diocesim et ecclesias et monasteria et
certa loca pia», i magistrati della città gigliata ordinarono che al prelato
fosse assicurata la debita «reverentia» e che gli fosse tolto ogni «obstaculo», «ut per exhibitionem favore, ad Dei laudem, visitationem ipsam valeat expedire»21. Quest’episodio mostra che il vescovo di Pistoia aveva
notificato al Comune di Firenze l’intenzione di visitare la sua diocesi: la
visitatio prendeva dunque i connotati di un gesto anche politico, che interessava il potere pubblico e su cui quest’ultimo era chiamato a vegliare.
La valenza politica della visita pastorale è ancor più netta se la si cala nella stagione successiva alla trasformazione del dominio di Firenze in stato
18
P. PIRILLO, La visita pastorale di Benozzo Federighi ed il territorio della diocesi fiesolana nel basso medioevo, in Un archivio, una diocesi. Fiesole nel medioevo e nell’età moderna,
atti del convegno (Fiesole, maggio 1995), a cura di M. Borgioli, Firenze, Olschki, 1996,
pp. 59-87 (la cit. nel testo da p. 66).
19 J. PAGANELLI, Il Sinodo del vescovo Filippo Belforti e la Chiesa di Volterra alla metà
del Trecento, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2020.
20 BIZZOCCHI, Clero e Chiesa, cit., p. 7.
21 ASFI, Missive I Cancelleria, n. 12, c. 143r.
8
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
regionale dopo la conquista di Pisa (avvenuta nel 1406)22. È possibile che
l’«intrinsichezza»23 tra l’élite di governo fiorentina e l’alto clero delle diocesi toscane evidenziata da Roberto Bizzocchi, colorando le visite pastorali di una tonalità ancor più politica, arrivasse al punto di renderle uno
strumento utile alla Dominante per il buon governo della Tuscia24? E che
i governanti fiorentini incoraggiassero i pastori toscani a visitare le rispettive diocesi? Se, come scrissero i priori di Firenze, il vescovo Ludovico Aliotti era «la rocca e la forteza che noi abbiamo in Volterra», ed essi
erano più sicuri «essendovi la sua persona, che buon numero di gente
d’arme», è ragionevole che ciò valesse non solo per il caput diocesis ma
anche per il resto del distretto diocesano (che un bravo vescovo fiorentino avrebbe dovuto tenere in ordine)25. Per cogliere l’importanza del
buon governo episcopale basta, del resto, porre mente alla missiva inviata dai reggitori di Firenze al vescovo aretino nell’ottobre 1428, con cui il
Comune gigliato pregava il presule – allontanatosi da circa 5 anni dalla sede vescovile – di tornare a risiedere presso il suo palatium: l’assenteismo
del prelato rischiava di rappresentare una nota stonata nel prosieguo armonico della dominazione fiorentina su Arezzo26.
22 C.-M. DE LA RONCIÈRE, De la ville à l’État régional: la constitution du territoire
(XIVe-XVe siècle), in Florence et la Toscane, XIVe-XIXe siècles. Les dynamiques d’un Etat italien,
a cura di J. Boutier, S. Landi e O. Rouchon, Rennes, Presses Universitaires de Rennes,
2004, pp. 15-38; Firenze e Pisa dopo il 1406: la creazione di un nuovo spazio regionale, atti del
convegno (Firenze, settembre 2008), a cura di S. Tognetti, Firenze, Olschki, 2010.
23 BIZZOCCHI, Clero e Chiesa, cit., p. 35.
24 R. BIZZOCCHI, Chiesa e aristocrazia nella Firenze del Quattrocento, «Archivio Storico Italiano», CXLII (1984), 2 (520), pp. 191-282; ID., Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna, il Mulino, 1987.
25 Stefano 1, p. 9.
26 ASFI, Signori, Missive I cancelleria, n. 32, c. 1r: «quotidie nobis per dilectos nostros priores et cives civitatis Aretii fiunt querele nostro iudicio non iniuste neque contemnende quod, cum residentia vestra esse debeat in ecclesia principali in loco illius civitatis ubi est capitulum cleri et habitatio pro episcopis deputata, vos, nescimus qua
mente vel qua alienatione senni, per quinquennium ab eo loco abstinuistis»; «requirimus et hortamur ut honorem vestrum et debitum in ista parte adimplere et materiam
turbationis et scandali [...] auferri». La missiva è richiamata in PETERSON, La chiesa e lo
stato, cit., p. 150.
CAPITOLO 1
L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI
Gli ultimi anni dell’episcopato di Stefano coincisero con una fase politica del tutto particolare per il capoluogo diocesano: com’è noto, infatti, l’élite dirigente volterrana non aveva accettato di sottostare al Catasto
fiorentino del 1427 in forza dei patti che, dal 1361, regolavano i rapporti
tra Volterra e la città gigliata, e aveva reagito montando un principio di
rivolta in città. Le speranze dei Volterrani di sfuggire a quell’imposizione
fiscale (che altro non significava se non la fine della residua autonomia
cittadina), in un primo momento stroncate dall’intransigenza dei Fiorentini, trovarono nuova linfa a partire dal 1431, quando il Comune di Firenze cassò le misure restrittive che erano state adottate in occasione
della sommossa e, soprattutto, esentò Volterra dal Catasto: il 1º novembre 1431, giunse in città la notizia che «Florentinos restituisse Volaterranos illi gradui quo fuerunt ante motum»1.
In quel quadro così turbolento, i Fiorentini salvaguardarono gli iura
dell’episcopato volterrano, ossia i diritti che dagli Svevi in avanti la sede
vescovile vantava su alcuni castelli del distretto volterrano (Pomarance,
Serrazzano, Montecerboli, Sasso e Leccia)2. Soprattutto, il vescovo Stefano seppe giocare un ruolo di mediazione tra i Volterrani e Firenze
quando, nel 1434, a Volterra si rincorsero le voci di una congiura filo1
BMF, ms. A234, c. 189v. Le fasi del confronto sono ben ripercorse in L. FABBRI,
Odium Catasti. La sfida delle città minori ai progetti di accentramento fiscale nello Stato fiorentino, in From Florence to the Mediterranean and beyond: essays in honour of Anthony Molho, a cura di D.R. Curto, Firenze, Olschki, 2009, pp. 249-270. Ma per l’accoglienza riservata al Catasto cfr. anche G. PETRALIA, Fiscalità, politica e dominio nella Toscana fiorentina alla fine del medioevo, in Lo stato territoriale fiorentino, cit., pp. 161-187; e ID., Imposizione diretta e dominio territoriale nella repubblica fiorentina del Quattrocento, in Società, istituzioni, spiritualità. Studi in onore di Cinzio Violante, Spoleto, Cisam, 1994, pp. 639-652.
2 BGV, ms. 5873, c. 31v.
10
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
viscontea, ennesimo episodio perturbatore dell’equilibrio politico dopo i
disordini che erano scoppiati nel 14323. Il 27 agosto 1434, i reggitori del
Comune cittadino deciso di rivolgersi al vescovo «pro liberatione» di un
carcerato coinvolto in una delle trame anti-fiorentine4. La richiesta faceva senz’altro seguito all’intrinsichezza, nettamente avvertita dai Volterrani, tra il vescovo Stefano e i governanti della città gigliata: non può essere un caso che, proprio nel 1434, il commissario fiorentino agisse, formalmente come delegato del presule, contro un prete che aveva preso
parte alla congiura5. Del resto, Stefano usciva dalle file dei «presuli leali e
fedeli» che Firenze si sforzava d’insediare nelle diocesi del dominio6.
Nel volgere di qualche tempo, però, l’intrinsichezza tra ordinario e
Comune fiorentino lasciò il posto a un fascio di rapporti più complesso,
nel quale, come vedremo, giocava un ruolo il patronato politico ‘collettivo’ instaurato da Cosimo con l’élite urbana. Nell’autunno 1434 Stefano
lasciò definitivamente la sua diocesi, dopo aver coronato il sogno di tornare al servizio del papa (diventando vicario in spiritualibus a Roma nel
novembre 1434)7. A Volterra era rimasto il fidato Guarduccio (già convisitatore in Stefano 2) come suo locum tenens: momentaneamente sostituito, il 29 luglio 1435, dal canonico Giovanni di Michele, il collaboratore
del Pratese era di nuovo ad bancum iuris il 14 agosto, e vi rimase – in qualità di vicario generale – anche nei giorni successivi; egli era coadiuvato
dallo scriba Giusto di Guiduccio dei Gotti, nipote ex fratre del notaio re-
3 ASFI, Carte strozziane, Repertorio di memorie laiche (inventario N/334), ff. 570,
578; G. PILASTRI, Una congiura a Volterra nel 1432, «Rassegna Volterrana», IX (1958), pp.
1-55. A. MOLHO, Florentine Public Finances in the Early Renaissance, 1400-1433, Cambridge
(Massachussets), Harvard University Press, 1971, p. 36, ricorda che nel febbraio 1433 il
Comune di Firenze decise di concedere ai Volterrani il condono di alcune tasse che costoro non erano riusciti a pagare alla dominante.
4 Il presule avrebbe dovuto operare «efficaciter» per la sua «venia et liberatione»:
ASCV, A nera n. 38, c. 86r.
5 BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 274.
6 R. BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, stato, e istituzioni ecclesiastiche, in I ceti dirigenti nella
Toscana del Quattrocento, atti del convegno (Firenze, dicembre 1982 e dicembre 1983),
Firenze, Papafava, 1987, pp. 257-277, p. 272.
7 I. WALTER, Buono, Stefano Del, in Dizionario Biografico degli Italiani, XV, Roma,
Istituto della Enciclopedia Italiana, 1972, in rete sul portale <treccani.it>.
L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI
11
dattore di Stefano 18. Il 10 settembre 1435 il Pratese morì, e il 1º ottobre i
priori volterrani deliberarono d’inviare alcuni oratori «ad summum pontificem et ad Florentinos pro impetrando et obtinendo episcopum Vulterris», affinché i Fiorentini e il papa designassero un nuovo pastore per
la città9.
Dal 5 ottobre 1435, Guarduccio (certamente in forza di un mandato
trasmessogli dal nuovo pastore) s’intitolò vicario generale dell’eletto
Roberto Adimari, e fu affiancato da ser Pietro del fu Ottaviano dei Caffarecci, notaio «curie dicti domini episcopi electi»10. Appena 4 giorni dopo
la deliberazione dei priori di Volterra, dunque, la sede apostolica aveva
destinato a Volterra un nuovo vescovo, che cominciò a operare in sostanziale continuità col suo predecessore (visto che Pietro dei Caffarecci
8
ASDVES, Processi civili, 62, III, cc. 54v, 55v, 60r. Guarduccio aveva mantenuto il
‘profilo gestionale’ che lo aveva caratterizzato negli anni a cavallo della seconda visita
pastorale svolta dal Pratese: cfr. ASDVES, Inventari di beni, 5, dichiarazioni (risalenti al
1427) del pievano di Lustignano (18 fiorini «per paghare al detto Comune di Firenze e
pagharonsi in mano di messer Ghuarduccio») e del monastero di Montescudaio (5 fiorini «per pagare una imposta 1426 per lo sesto»). Giovanni di Michele era canonico del
duomo almeno a partire dal novembre 1404 (ASFI, Notarile antecosimiano, 7885, c. 215r)
e rettore della chiesa di Sant’Ottaviano dall’aprile 1405 (ivi, 11264, c. 503r). Nel 1410,
era procuratore del vescovo Ludovico Aliotti (ivi, 21119, c. 13r) mentre, tre anni dopo,
risulta «generalis camerarius totius cleri Vulterrani non exempti» (BGV, ms. 8502, f. 6).
Per i due anni successivi, fu designato dal Comune di Firenze tra i riscossori delle
somme non versate alla città gigliata da parte del clero volterrano («circa exigendum et
exigi faciendum denarios per dictum clerum solutos pro malpaghis et residuis dicti episcopatus prime, secunde et tertie page centum millium florrenorum impositorum per
magnificum commune Florentinum»: ASDCAP, Diplomatico, 335; e ASFI, Notarile antecosimiano, 21119, c. 46v). Nel 1416, tentò di farsi assegnare «in curia Romana» la badia di
San Giusto «de prope Vulterras» in commenda e a questo scopo chiese delle lettere di
supporto alla contrada cittadina di Santo Stefano («et dictus dominus Iohannes affectat
habere licteras a dicta contrata in sui benefitium suplicatorias»: ivi, c. 58r). La manovra,
però, non riuscì, ed egli rimase soltanto canonico della cattedrale, ruolo in cui è attestato nella portata catastale della sua prebenda (ivi, Catasto, 193, c. 346r). All’epoca della
stesura del Catasto, ser Giusto Gotti aveva 33 anni (cfr. Stefano 1, p. 18; e ASFI, Catasto,
239, c. 514r) ed era priore della societas dei battenti di San Francesco di Volterra
(ASDVES, Inventari di beni, 2, c. 19r). Sulla famiglia Gotti cfr. anche BGV, Archivio Maffei, 52, f. 132. Sui vicari generali, «figura professionale nettamente tecnica», cfr. BIZZOCCHI, Clero e Chiesa, cit., p. 39.
9 ASCV, A nera, 38, c. 266v.
10 ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 1r.
12
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
aveva listato una parte di Stefano 2)11. L’eletto Roberto di Mainardo Adimari aveva ottenuto uno stallo nel capitolo della cattedrale di Firenze tra
l’autunno 1431 e l’agosto 143212. Fratello di Filippo di Mainardo Adimari,
che all’epoca del Catasto aveva 40 anni, egli era doctor decretorum, cioè
esperto di diritto canonico, come indica anche la cronotassi cinquecentesca dei vescovi di Volterra approntata dal notaio Bastiano Borselli: «Robertus de Adimaribus de Florentia, decretorum doctor, fuit asumptus
episcopus Volaterranus anno Domini MºCCCCºXXXVIº, sedit annis quatuor»13.
Se diamo credito a quel che racconta l’erudito Scipione Ammirato,
il quale avrebbe letto una missiva dell’Adimari a Cosimo de’ Medici,
possiamo situare la nomina di Roberto a vescovo di Volterra nell’ambito
del «clientelismo ecclesiastico» illuminato dalle ricerche di Roberto Bizzocchi14. Anche se i rapporti tra la schiatta degli Adimari e quella dei
11 Cfr. Stefano 1. Sui Caffarecci cfr. BGV, Archivio Maffei, 52, ff. 124-125; E. FIUMI,
Volterra e San Gimignano nel medioevo, a cura di G. Pinto, San Gimignano, Nuovi Quaderni, 1983, p. 212.
12 La prebenda di Roberto Adimari non è censita in ASFI, Catasto, 425 (imposta
sui preti riscossa durante il pontificato di Eugenio IV, di cui diremo tra poco); mentre
costui era sicuramente canonico del duomo fiorentino il 14 agosto 1432, da una rapida
ricerca sul portale <archivio.operaduomo.fi.it/cupola/>, che contiene la riproduzione
digitale dei documenti dell’archivio di Santa Maria del Fiore tra il 1417 e il 1436 (id.
o0202001.167vf). Un’ulteriore attestazione relativa al 23 gennaio 1431, invece, non può
qui essere considerata (id. o0202001.136c), giacché il cognome ‘Adimari’ è stato vergato
in seguito all’espunzione del riferimento gentilizio ‘Cavalcanti’: anche Roberto Cavalcanti (peraltro, successore dell’Adimari all’episcopato volterrano) era canonico della
cattedrale di Firenze. Cfr. comunque S. SALVINI, Catalogo cronologico de' canonici della
chiesa metropolitana fiorentina, Firenze, Cambiagi, 1751, p. 39. Il padre di Roberto, Mainardo di Filippo, risulta seppellito in cattedrale (come da banca dati consultabile
all’indirizzo <http://sepoltuario.iath.virginia.edu/tombs/people/>). Cfr. anche l’annotazione relativa a Iacopo di Filippo di Mainardo Adimari: nella visita a c. 182av.
13 Per l’indicazione relativa a Filippo di Mainardo cfr. la banca dati consultabile
sul portale <cds.library.brown.edu/projects/catasto/>; per la cronotassi del Borselli,
invece, cfr. ASFI, Capitoli, Appendice, 44, c. 56v (come si vede, il notaio confuse sia
l’anno d’inizio dell’episcopato dell’Adimari sia la durata). Presumibilmente, Roberto
aveva conseguito il titolo di doctor a Siena: cfr. F. UGHELLI, Italia sacra, I, Venetiis, apud
Sebastianum Coleti, 1717, col. 1458.
14 S. AMMIRATO, Vescovi di Fiesole, di Volterra e d’Arezzo, Firenze, nella stamperia
Massi e Landi, 1637, p. 167; la cit. nel testo da BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 177.
L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI
13
Medici debbono ancora essere indagati, val la pena notare che Alamanno
Adimari, prima arcivescovo di Pisa (1406-1411) e poi cardinale della
Chiesa romana, si serviva abitualmente del banco Medici15. E che, soprattutto, la designazione vescovile di Roberto avvenne, nel ben noto
quadro della «diplomatizzazione delle nomine episcopali», durante il
soggiorno fiorentino di Eugenio IV (durato dal giugno 1434 all’aprile
1436), nella stagione in cui Cosimo – che dal gennaio 1435 era gonfaloniere di giustizia del Comune di Firenze – era l’«interlocutore privilegiato del papa e del suo entourage»: quella prossimità sfociò nella nomina
di Giovanni Vitelleschi (amico personale del Medici ed esponente di
primo piano della curia papale) ad arcivescovo di Firenze (1435-1438)16.
La designazione di Roberto a vescovo di Volterra va dunque posta
in un quadro ampio, quasi fosse una ‘rotella’ nel gigantesco ‘ingranaggio’ dei rapporti che legavano la sede apostolica a Firenze (e al suo stato), da un lato, e il papa Eugenio IV a Cosimo de’ Medici (e ai suoi clientes), dall’altro. Oltre che canonico del duomo di Firenze, al momento di
essere destinato alla Chiesa volterrana Roberto era anche pievano di
Cerreto Guidi, zona in cui gli Adimari nutrivano forti interessi patrimoniali ed erano titolari di alcuni patronati ecclesiastici17. Pochi giorni dopo
15
Cfr. L. TANZINI, Cosimo de’ Medici. Il banchiere statista padre del Rinascimento fiorentino, Roma, Salerno, 2022, p. 48.
16 Le cit. nel testo in R. BIZZOCCHI, Vescovi e potere politico nello Stato regionale fiorentino fra Quattrocento e primo Cinquecento, in Vescovi e diocesi in Italia dal XIV alla metà
del XVI secolo, atti del convegno (Brescia, settembre 1987), a cura di G. De Sandre Gasparini, A. Rigon, F. Trolese, G.M. Varanini, Roma, Herder, 1990, pp. 957-964, p. 958; e
in TANZINI, Cosimo de’ Medici, cit., pp. 153-154.
17 Il precedente pievano di Cerreto Guidi, che compilò la dichiarazione per il Catasto fiorentino il 29 marzo 1429 (ASFI, Catasto, 182, c. 116r: la portata è datata), era
«Lorenzo di Filipo Adimari, piovano della pieve di Sa’ Lionardo del chomune di Ciereto». Per gli interessi della schiatta Adimari a Cerreto Guidi cfr. V. MAZZONI, Dalla lotta
di parte al governo delle fazioni. I guelfi e i ghibellini del territorio fiorentino nel Trecento, «Archivio Storico Italiano», CLX (2002), 3 (593), pp. 455-513, p. 502. Sul tema dei patronati
ecclesiastici rimane fondamentale BIZZOCCHI, Chiesa e aristocrazia, cit. (per gli Adimari,
cui è riconducibile il patronato della chiesa di San Cristoforo a Firenze, cfr. le pp. 197198).
14
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
la sua promozione a vescovo, spogliato dal papa del beneficio pievano18,
l’Adimari fu libero di fare il proprio ingresso a Volterra: l’8 novembre, i
priori di quella città stanziarono la somma di 200 lire «pro honorantia
fienda pro parte dicti comunis domino episcopo Vulterrano noviter adsumpto et de proximo intraturo in civitatem Vulterranam»19.
Che situazione trovò Roberto al momento d’insediarsi nel suo palatium? Dall’episcopio mancavano le suppellettili e le carte portate a Prato
dal suo predecessore: così, allo scopo di recuperare i beni nonpatrimoniali del vescovo defunto, il 25 novembre i priori fecero appello
al papa e ai cardinali. Quella richiesta appariva urgente perché fu legata
allo stato di precarietà delle finanze vescovili: «fructus et redditus episcopatus Vulterrani, propter guerras et discrimina, quasi ad nihilum devenerunt, et hodie cum difficultate adscendunt ad modia XXV annuatim»20. Anche se i Volterrani probabilmente esagerarono al ribasso le entrate del presule per conferire maggior peso alla loro petizione, è ragionevole supporre che la situazione finanziaria dell’episcopato alla metà
degli anni Trenta – specie se consideriamo la crisi che attanagliò il Volterrano proprio durante il nostro decennio (ne parleremo meglio tra poco) – non fosse migliorata rispetto a quella della fine degli anni Venti21.
La valutazione che Oretta Muzzi ha fornito circa le sostanze del vescovato fiesolano sembra quindi attagliarsi anche all’episcopato volterrano,
le cui entrate «possono essere assimilate quantitativamente a quelle di
una famiglia del ceto medio-alto fiorentino»22.
18 Il 25 ottobre 1435, Eugenio IV tolse la pieve di Cerreto all’eletto volterrano
conferendola a un altro titolare: cfr. BGV, ms. 5837, c. 245r, che riprende la notizia da
AMMIRATO, Vescovi di Fiesole, cit., p. 167.
19 ASCV, A nera, 38, c. 274v. Il pagamento della taxa da parte di Roberto alla sede
apostolica avvenne il 16 novembre 1435 (Taxae pro communibus servitiis (1295-1455), a
cura di H. Hoberg, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1949, p. 135).
20 BGV, ms. 5837, c. 244v.
21 Dalla denuncia che Stefano aveva presentata agli ufficiali del Catasto risulta
che, mentre per la «vita di messer lo veschovo» si spendevano circa 340 fiorini all’anno,
il debito con il collegio cardinalizio ammontava a 156 fiorini, mentre altri 133 fiorini
erano dovuti alla compagnia degli Spini per le somme spese «quando la chorte fu a Firenze» (ASFI, Catasto, 193, c. 551r).
22 O. MUZZI, La proprietà fondiaria dei vescovi di Fiesole nel tardo Medioevo, in Un Archivio, una Diocesi, cit, pp. 41-58, p. 58. Il compilatore delle facezie del pievano Arlotto
avrebbe quindi potuto dire di Volterra, come fece per Fiesole, che essa «fu delle antiche
L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI
15
I primi atti compiuti dal vescovo Roberto al governo della sua diocesi risalgono alla fine del 1435: il 7 dicembre il presule, «confisus et legalitate et sufficientia» di Guarduccio, lo riconfermò nel ruolo vicario generale, «non recedendo propterea a prima electione de eo facta sed in ipsam insistendo». Si trattava di un atto che, se non aggiungeva nulla sul
piano formale, serviva a trasformare Guarduccio da ex collaboratore di
Stefano a uomo fidato dell’Adimari e buon interprete del suo governo23.
Forte di quella nomina, subito dopo Guarduccio convocò il clero della
diocesi – su istanza del canonico Giovanni di Michele, che in quel momento era camerarius cleri – per eleggerne i nuovi rappresentanti24. Tra le
materie da discutere c’era forse la ripartizione del subsidium caritativum,
un’imposta sui preti della diocesi riscossa dal vescovo all’indomani del
suo insediamento25.
Se Guarduccio impersonava la continuità del governo dell’Adimari
con quello del predecessore, l’altro vicario generale in azione (almeno
dall’aprile 1436) era Antonio di Gualfredo, canonico del duomo, peritus
in diritto canonico e pievano di Gambassi; al bancum iuris insieme a lui
sedeva il notaio Accettante di Piero Della Bese, cui è riconducibile – grazie a un confronto grafico con la documentazione da lui prodotta – la
mano che listò la nostra visita26. Esponente di una ricca e influente fami-
città del mondo» e che in essa «v’è rimasto d’antichità la chiesa catedrale e il vescovado», il quale, però, «è di piccolo valore», «per avere il vescovo pochissima entrata» (Motti e facezie del piovano Arlotto, cit., p. 87).
23 ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 2r. Del resto, il vicario generale era, nei confronti del vescovo, come «un burocrate rispetto a un politico»: cfr. BIZZOCCHI, Chiesa e
potere, cit., p. 252.
24 ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 2r.
25 Ivi, c. 3r. Sul subsidium caritativum cfr. PAGANELLI, «Molte spese pago più che non
posso», cit. Alcuni preti dovevano ancora corrispondere al Comune di Firenze gli arretrati dell’imposta dei 100'000 fiorini (cfr. ASDVES, Processi civili, 62, III, c. 55v); sulle imposizioni concordate tra sede apostolica e Comune di Firenze cfr. anche R. BIZZOCCHI,
Politica fiscale e immunità ecclesiastica nella Toscana medicea fra Repubblica e Granducato (secoli XV-XVIII), in Fisco, religione, Stato nell’età confessionale, a cura di H. Kellenbenz, P.
Prodi, Bologna, il Mulino, 1989, pp. 355-385.
26 ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 15 aprile 1436: «tempore venerabilis et in
iure canonico periti viri domini Antonii Gualfredi canonici Vulterrani et tunc dicti reverendi patris in spiritualibus et temporalibus vicarii generalis». Antonio compare in
qualità di pievano di Gambassi nella nostra visita, a c. 126v. Ser Accettante non operava
16
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
glia cittadina, Accettante era figlio del mercator Piero, che aveva accresciuto la sua fortuna prestando ai chierici del Volterrano il denaro necessario a pagare le imposte che il Comune di Firenze, in accordo con la sede apostolica, aveva addossato al clero. L’incarico curiale di Accettante
poggiava, quindi, sulla ‘familiarità’ tra i Della Bese e la Chiesa volterrana27. Nel gennaio 1433 Accettante sedeva nel collegio dei priori, anche se
ancora privo della titolatura di ‘ser’: ciò indica che, quando vergò la visitatio dell’Adimari (cominciata nell’estate 1436), egli era nella stessa condizione di ser Gotto (redattore di Stefano 1) nel 1413, ossia agli inizi della
carriera notarile28.
Un certo mutamento si scorge all’indomani della morte di Guarduccio, avvenuta nella seconda metà del 1436: un nuovo vicario generale, Antonio di Paolo arcidiacono del duomo (che già era stato «vicario di
“complemento”» nell’estate 1436 supplendo a Guarduccio), risulta in attività dal novembre di quell’anno29. La morte dell’ex braccio destro di
in via esclusiva al servizio di Antonio, visto che, il 6 marzo 1436, vergò l’assoluzione di
un testamento compiuta da Guarduccio (ASCV, Diplomatico Provenienze Diverse, alla data 1431 marzo 6), mentre, il 31 marzo 1437, rogò la cessione del patronato dell’ospedale
di Santa Maria al Comune cittadino (ASFI, Diplomatico, Volterra, Comune, alla data).
27 Notizie su Piero in PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso», cit. Sulla famiglia cfr. anche BGV, Archivio Maffei, 52, ff. 120-121.
28 ASCV, A nera, 37, IV, c. 28v. Per la considerazione su ser Gotto cfr. Stefano 1, p.
15. In attesa di riflessioni più puntuali circa il rapporto tra l’incarico curiale e l’iscrizione
alla matricola urbana dei notai, il fatto che Accettante non risulti nell’elenco dei notai
volterrani (ivi, G nera, 14) porta a credere che il signum tabellionatus gli fosse stato conferito dal vescovo di Volterra in virtù delle prerogative che consentivano ai prelati
d’investire giudici e notai (cfr. ASDVES, Notarile rossa, 22, c. 33r, creazione di un notaio
nell’aprile 1418; e ASFI, Capitoli, Appendice, 44, c. 54r: «modus servandus per episcopum
in creatione notariorum»). Alcune riflessioni sul tema in F. BORGHERO, Ser Lando di Fortino dalla Cicogna. Ascesa sociale e professionale di un notaio valdarnese e dei suoi discendenti
dalla Peste Nera alla Firenze dei Medici, tesi di dottorato presso l’Università di Firenze, tutori M. Pellegrini, F. Salvestrini, 2022. Ser Accettante fu impiegato nella curia dell’Adimari almeno fino all’estate 1439 (ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 7 luglio 1439).
29 La notizia della morte di Guarduccio risale al 28 novembre 1436, quando il vicario generale mise sotto custodia «res et bona que remanserunt in hereditate domini
Guarduccii Mathey canonici Vulterrani» (ASDVES, Processi civili, 62, IV, alla data). Antonio di Paolo «vicario suprascripti domini episcopi loco suprascripti domini Guarduccii absentis» ivi, II, c. 7v. La cit. nel testo in BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 249. Antonio di Paolo era anche pievano di Rivalto (cfr. Stefano 1, p. 95; e ASDCAP, Diplomatico,
335). Nel suo incarico vicariale, egli era coadiuvato dal notaio Ottaviano del fu Otta-
L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI
17
Stefano, che da molto tempo stava al vertice della Chiesa volterrana ricoprendo la mansione di locum tenens vescovile, comportò una certa
riorganizzazione degl’incarichi di curia. Un ulteriore indizio del venir
meno di Guarduccio fu l’arrivo di un vicario specificamente destinato al
Sangimignanese ed ‘esterno’ all’ambiente volterrano: si trattava di Santi
di Piero pievano di Artimino, attivo, non a caso, dall’autunno 143630.
Tirando le fila di quel che abbiamo detto, sembra lecito affermare
che, rispetto al Pratese, Roberto muovesse qualche passo in avanti verso
la creazione di un vicariato foraneo a San Gimignano (istituzione che sarebbe stata formalizzata dal papa Pio II)31; e che il momento di discontinuità con l’organizzazione curiale ereditata da Stefano sia da collocare
nell’autunno 1436, in seguito alla morte di Guarduccio. Da lì, infatti,
prese avvio l’immissione in curia di personale ‘nuovo’: oltre al già citato
pievano di Artimino, si possono menzionare Bartolomeo di Martino di
Duccio, nominato notaio curiale da Roberto il 18 febbraio 1437; e Paolo
da Roma e Bartolomeo di Iacopo (quest’ultimo proposto della pieve di
Cortona e peritus in iure canonico), vicari generali attestati, rispettivamente, il 13 giugno 1437 e il 24 agosto 143932.
Benché breve e durato solo un quinquennio, l’episcopato di Roberto Adimari fu attraversato manciata di questioni politiche cruciali. La
prima fu la cessione del diritto di patronato sull’ospedale di Santa Maria
viano dei Vermicelli, nominato da Roberto, il 20 novembre 1436, «in notarium sue curie» (ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 20r). Sulla schiatta dei Vermicelli cfr. BGV, Archivio Maffei, 52, f. 129; FIUMI, Volterra e San Gimignano, cit., p. 234. Nell’ottobre 1439,
l’arcidiacono era Michele di Niccolò (ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 13 ottobre
1439).
30 ASFI, Diplomatico, San Gimignano, Santa Fina, 1436 ottobre 24; e ASDVES, Diplomatico, 1510: Santi, stando nella chiesa di San Pietro di San Gimignano «ubi pro iure
reddendo presentialiter residit», portava la qualifica di vicario generale «in terra Sancti
Geminiani». Entrambi i rogiti sono vergati dal notaio sangimignanese Giovanni del fu
Pietro di Michele, «notarius et offitialis suprascripti domini vicarii et episcopalis curie».
Il 25 agosto 1439, Santi era pievano di Gambassi (ivi, Notarile nera, 36, alla data), ruolo
che ricopriva anche nel maggio 1447 (ivi, Visite pastorali, 5, c. 90r: «dominus Santes de
Florentia»).
31 PAGANELLI, Il Sinodo, cit., p. XVIII.
32 ASDVES, Processi civili, 62, IV, alla data; ASFI, Diplomatico, Volterra, Sant’Andrea,
alla data 13 giugno 1437; e ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 24 agosto 1439. La portata catastale della «propositura di Chortona» non riporta il nome del titolare del beneficio (ASFI, Catasto, 192, c. 6v).
18
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
al Comune di Volterra (marzo 1437), deliberata di concerto coi canonici
della cattedrale (Antonio arcidiacono, Giovanni di Michele, Lorenzo di
Giovanni e Antonio di Gualfredo)33. Perché il vescovo compì quel gesto?
Mette conto evidenziare che il cambio di patronato seguì di poco
l’assunzione, da parte di Cosimo, della carica di gonfaloniere di giustizia
del Comune fiorentino (evento, accaduto all’inizio del 1435, che convenzionalmente segna l’inizio dell’egemonia medicea a Firenze). Sembra
di poter dire che Cosimo godesse di un buon consenso a Volterra, come
mostra la predilezione dimostratagli dall’anonimo autore della Cronichetta volterrana, che infatti lo chiama «nostro protettore» e ne ricorda gli atti compiuti in favore dei Volterrani34. Il passaggio dello ius patronatus dalle mani del presule a quelle dei reggitori di Volterra potrebbe, dunque,
essere stato caldeggiato dal Medici in virtù di un calcolo di natura politica.
Conforta quest’interpretazione la gestione dei regalia vescovili, che
sembra improntata alla ‘dismissione’ (di cui doveva farsi garante lo stesso Cosimo) dei diritti episcopali in favore della collettività cittadina. Nel
1438 scoppiò una lite tra l’Adimari e il Comune di Sasso, sfociata
nell’adozione dell’interdetto su quel castello da parte del presule. Il 30
agosto, i Volterrani decisero di perorare la causa degli uomini di Sasso
presso il vescovo, affinché «ei placeat elevare interdictum positum in
comuni Sassi»35. L’aspetto interessante è che quella contesa – che prendeva le mosse dai giacimenti di allume36 – fu risolta tramite un arbitrato,
pronunciato, si badi, dai priori di Volterra: costoro (il 19 ottobre) stabilirono che «lumarie castri Sassi suprascripti sint in perpetuum dicti comunis Saxi eo modo et forma [...] quibus erant [...] tempore domini episcopi
Stefani precessoris presentis domini episcopi», riconoscendo a Roberto
«allumina presentis anni»37. In quegli stessi giorni, l’Adimari cedette al
33 ASCV, A nera, 38, II, c. 19r; e ASFI, Diplomatico, Volterra, Comune, alla data 31
marzo 1437.
34 Cronache Volterrane, Cronichetta Anonima 1362-1478, a cura di M. Tabarrini, «Archivio Storico Italiano», Appendice 14, XI (1846), pp. 317-332, p. 323.
35 ASCV, A nera, 39, cc. 95v, 147r.
36 Sulle lumaie di Sasso cfr. E. FIUMI, L’utilizzazione dei lagoni boraciferi della toscana nell'industria medievale, Firenze, Cya, 1943, pp. 196-198.
37 ASCV, A nera, 39, c. 173r.
L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI
19
Comune urbano «iurisdictionem temporalem quam habet» a Pomarance
e negli altri castelli della Montagna, cioè Serrazzano, Sasso, Leccia e
Montecerboli.
La spinta verso la ricomposizione dei poteri e l’eliminazione delle residue ‘sacche’ giurisdizionali in mano al vescovo, in attesa di ricerche più
approfondite e di comparazioni con altri contesti di studio, in primis
Arezzo, potrebbe quindi celare una precisa strategia politica di Cosimo: il
quale, sfruttando l’ascendente sull’Adimari (suo cliens ecclesiastico), spingeva quest’ultimo ad assecondare le rivendicazioni dell’élite dirigente volterrana, così che essa gli si ‘fidelizzasse’. Gli iura vescovili diventavano
non solo «un problema da valutare in termini immediatamente politici»
«anziché istituzionali», ma anche una preziosa ‘merce di scambio’ per
alimentare il patronato politico ‘collettivo’ del Medici nei confronti di una
delle civitates del dominio fiorentino38. D’altra parte, i rapporti tra Roberto e i reggitori del caput diocesis rimasero ottimi: nel giugno 1439, i priori
di Volterra annunciavano al vescovo (impegnato «in curia» a Firenze, alla
vigilia del concilio che lì si sarebbe tenuto) che «populus vester Vulterranus in quibuscumque debitis et vestre paternitati gratis dispositus est toto
posse»39. Mentre, nel luglio 1439, i Volterrani stanziarono 100 fiorini in
favore all’Adimari «pro reparatione domorum episcopatus»40.
Si trattava, comunque, dell’ultima fase dell’episcopato volterrano di
Roberto. Il soggiorno fiorentino gli schiuse forse il trasferimento alla
diocesi di Montefeltro e un ruolo nei gangli dell’amministrazione delle
terre del papa41. Il 23 marzo, il successore di Roberto Adimari era già stato nominato e consacrato vescovo: si trattava di Roberto Cavalcanti
(1440-1449), altro canonico della cattedrale fiorentina e uditore alla Rota
38
La cit. nel testo in BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 289.
ASCV, A nera, 39, c. 299r. Il vescovo Roberto sottoscrisse il decreto di unione
tra le Chiese greca e latina, promulgato a Firenze nel luglio 1439: cfr. C. MILANESI, Osservazioni intorno agli esemplari del decreto d’unione della Chiesa greca con la latina che si conservano nella biblioteca mediceo-laurenziana e nell’I. E. R. Archivio centrale di Stato, «Archivio Storico Italiano», n.s., VI (1857), 1 (11), pp. 196-225. Sul concilio di Firenze cfr. D.
BALDI, I «Documenti del Concilio» di Firenze e quasi sei secoli di storia, «Rivista di Storia e
Letteratura Religiosa», LIII (2017), pp. 287-374.
40 ASCV, A nera, 39, c. 312r.
41 G. LEONCINI, Illustrazione della Cattedrale di Volterra, Siena, Lazzeri, 1869, p.
272; BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, cit., p. 275.
39
20
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
romana, che il 27 aprile 1440 cominciò, nel suo palatium volterrano, a
redigere l’elenco dei beni e delle entrate della mensa vescovile42.
42
BGV, ms. 5873, c. 246r; ASDVES, Mensa, 44, c. 1r. Roberto Cavalcanti era canonico della cattedrale almeno dal 1431, mentre nelle portate catastali della fine degli
anni Venti non risulta ancora titolare della prebenda (BNCF, Fondo nazionale, II.IV.505;
e ASFI, Catasto, 425, c. 2v); cfr. comunque SALVINI, Catalogo cronologico, cit., p. 38.
CAPITOLO 2
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
La nostra visita, svolta dal 1º agosto 1436 all’11 giugno 1437, interessò un totale di 217 enti con un’autonomia e un’‘individuabilità’ strutturale (pievi, parrocchie, canoniche, priorie e ospedali). Dal conto sono
esclusi le cappelle e gli altari, che si ‘appoggiavano’, per forza di cose, a
enti (ed edifici) più grandi: la visita Adimari è quindi più ‘piccola’ di Stefano 2, che censì un totale di 283 parrocchie. Le operazioni di visita furono inaugurate dal vescovo, che escusse i chierici della pieve di San Gimignano sino al 7 agosto 1436; poi, dall’8 agosto, egli fu sostituito dal canonico Giovanni di Michele sino al 14 agosto, quando tornò a visitare alcune chiese in tandem col suo vicario; l’avvicendamento tra i due durò
sino al tre settembre, data a partire dalla quale le redini della visitatio furono assunte dal solo con-visitatore. Qui di seguito rifletteremo – senza
l’ambizione di esaurirle – su alcune delle problematiche più interessanti
sollevate dalla lettura del testo.
Il questionario di visita da cui mosse l’inspectio alla pieve di San Gimignano (listato alle cc. 2r-3r) fu interamente mutuato da quello di Stefano 2, a riprova della sostanziale continuità tra la prima fase del governo
dell’Adimari e quello del suo predecessore1. Ciò desta l’impressione, per
dirla con Hay, di un’attitudine «mechanical and legalistic» da parte del
vescovo Roberto, che impiegò tal quale, senza mutarlo, un questionario
elaborato più di 10 anni prima2. Eppure, il fatto stesso di effettuare una
1 Anche se il questionario dell’Adimari consta di soli 26 punti, uno sguardo al manoscritto rivela che i restanti 14 (giacché Stefano 2 ne conta 40) non furono ricopiati dal
notaio rogante sul registro. Sul questionario di visita cfr. Introduction, in The Visitation of
Hereford Diocese in 1397, a cura di I. Forrest e C. Whittick, Woodbridge, Boydell &
Brewer, 2021, pp. XI-XLI, p. XVI.
2 HAY, The Church in Italy, cit., p. 57.
22
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
visita pastorale a meno di un anno dalla presa di possesso della sede vescovile – anche se ammettiamo che in parte ciò avvenisse in ossequio alla ‘tradizione’ di visitationes che ormai caratterizzava la Chiesa volterrana
– denota una certa «volontà delle autorità ecclesiastiche di rispondere alle attese e alle richieste di pulizia morale del clero da parte dei fedeli»3.
Del resto, l’episcopato dell’Adimari coincise con i lavori del concilio di
Basilea, durante lo svolgimento del quale sia Eugenio IV sia i padri conciliari «affichient un zèle égal pour l’oeuvre de réforme»4. In particolare,
le norme emanate Oltralpe nel 1433 stabilivano che ciascun vescovo «inquirat de vita et moribus subditorum», al fine di reprimere «labem symoniacae pravitatis, contractos usurarios, concubinatum, fornicationem
et aliqua quevis crimina», e di sradicare «sortilegia, divinaciones, incantaciones, supersticiones»5.
Erano anche gli anni, quelli della nostra visita, dell’intenso «impegno militante pro fide di Bernardino» e della predicazione dell’Albizzeschi
a Siena, Arezzo e Firenze (a Volterra il frate era stato nel 1424), e, in generale, della diffusione delle istanze tese a «rétablir la discipline primitive» all’interno degli ordini, i cui membri si rendevano frequentemente
protagonisti di un’«opera di guida religiosa» nei confronti delle comunità6. In un clima tanto dinamico dal punto di vista delle istanze ecclesiali,
3 La cit. nel testo da A. RIGON, Clero e città: «Fratalea cappellanorum», parroci, cura
d’anime in Padova dal XII al XV secolo, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, 1988, p. 226.
4 La cit. nel testo da DELARUELLE, LABANDE, OURLIAC, L’église au temps du Grand
Schisme, cit., p. 261.
5 Cfr. Monumenta conciliorum generalium seculi decimi quinti. Concilium Basileense.
Scriptorum, Vindobonae, Officinae typographicae aulae et status, II, 1873, pp. 525-526.
Ma cfr. anche ivi, pp. 802-805, articoli concernenti la disciplina dei chierici secolari
emanati dal concilio nel corso del 1435: «quomodo divinum officium in ecclesia celebrandum sit», «quo tempore quisque debeat esse in ecclesia», «qualiter hore canonice
extra chorum dicende sint», «de hiis qui tempore divinorum vagantur per ecclesiam»,
«de hiis qui in missa non complent credo vel cantant cantilenas, vel nimis basse missam
legunt aut sine ministro», «de pignorantibus cultum divinum», «de tenentibus capitula
tempore misse», «de spectaculis in ecclesia non faciendis».
6 Le cit. nel testo, rispettivamente, in A. GAMBERINI, Santi allo specchio: Bernadino
da Siena e Pietro martire. Osservazioni a partire dalle fonti iconografiche, in Flos studiorum.
Saggi di storia e di diplomatica per Giuliana Albini, a cura di A. Gamberini, M.L. Mangini,
Milano-Torino, Pearson, 2020, pp. 327-357, p. 330; in M. PACAUT, Les ordres monastiques
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
23
anche i fedeli del Volterrano esprimevano la sete di una nuova spiritualità? In che modo la domanda di rinnovamento e di riforma della Chiesa
influenzavano, se la influenzavano, la gestione della cura animarum? Quali indizi offre la nostra visita? Si avverte non di rado la sensazione che, da
un lato, fosse proprio l’inadeguatezza del clero (che vediamo affiorare in
alcuni punti di Stefano 2 e della visita Adimari7) a spingere il gregge dominico a volgere lo sguardo verso l’apostolato dei fratres, che meglio rispondeva al desiderio di «forme più personali di devozione»; e che, dall’altro, il populus fosse meglio ‘avvertito’ dell’impreparazione dei pastori
proprio lì dove sorgevano i conventi o predicavano i frati8.
Per corroborare quest’idea servirebbero confronti con altre regioni
della Tuscia fiorentina, magari attraverso una cernita degli insediamenti
mendicanti e un incrocio con le criticità evidenziate dalle visite pastorali
(lì dove ci sono). A San Gimignano, l’influenza dei fratres sulla percezione dell’inadeguatezza del clero emerge con nettezza. Qui esisteva un
importante locus domenicano, i cui frati, nell’agosto 1435, chiesero al
pontefice di entrare in possesso della chiesa di San Lorenzo in Ponte (il
patronato di quest’ente spettava ai canonici della propositura): la vicinanza tra il convento e l’ecclesia di San Lorenzo causava ai frati «perturbationes et incommoda» «in eorum predicationibus faciendis nec non
et religieux au Moyen-Age, Paris, Colin, 2005, p. 221; e in C. VIOLANTE, Sistemi organizzativi della cura d’anime in Italia tra medioevo e rinascimento. Discorso introduttivo, in ID., Ricerche sulle istituzioni ecclesiastiche dell’Italia centro-settentrionale nel Medioevo, Palermo,
Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, 1986, pp. 449-484, p. 477. Sull’osservanza cfr. anche BIZZOCCHI, Clero e società, cit., pp. 23-28.
7 Cfr. ad esempio, c. 42v: «presbiteros ut plurimum esse ignorantes», San Gimignano; e c. 102v: «totus populus male contentatur de ipso propter eius ignorantiam et
inhonestos gestus», Leccia.
8 La cit. nel testo in PETERSON, La chiesa e lo stato territoriale, cit., p. 142. Sul tema
cfr. anche C.M. DE LA RONCIÈRE, Dans la campagne florentine au XIVe siécle. Les communautés chrétiennes et leurs curés, in Histoire vécue du peuple chrétien, a cura di J. Delumeau,
Toulouse, Privât 1979, pp. 281-314, il quale sostiene che «les prêtres de campagne sont
plus facilement accessibles à l’ifluence des franciscains, largement présents dans le plat
pays, et dont l’apostolat privilégie leur milieu» (p. 295). Ma sul clero curato cfr. ora L.
DELOBETTE, Pouvoirs, devoirs et moyens des curés, in Structures et dynamiques religieuses
dans les sociétés de l’Occident latin (1179-1449), a cura di M.-M. de Cevins e J.-M. Matz,
Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2010, pp. 107-122.
24
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
missis et aliis divinis officiis celebrandis»9. Pur iscrivendosi nella più generale «querelle entre séculiers et Mendiants» (che rappresentava «un des
grands conflits internes à l’Église médievale»), questa vicenda mette anche in luce il forte ascendente che i mendicanti esercitavano nella vita
della cittadina valdelsana, tanto da spingerli a contendere al capitolo della propositura il patronato su di una chiesa intra muros: è un caso che,
nell’ambito della nostra visita, le mancanze del clero beneficiato filtrino
con più vividezza proprio tra le parole dei testi escussi nell’oppidum10?
A Castelnuovo di Valdicecina (dove non c’era nessun convento) la
popolazione, scontenta di come il curato ascoltava le confessioni, ingaggiava un predicatore da fuori: e forse ciò si doveva all’eco delle prediche
di Bernardino, visto che il castello della Valdicecina si trova a pochi chilometri da Massa Marittima (città natale del frate)11. Ma se è indubitabile
che i fratres «ont pussé à mieux et plus pratiquer les sacraments (confessions et Eucharestie)»12, occorre però evitare di collegare meccanicamente lo zelo religioso della popolazione all’insediamento o alla presenza dei
mendicanti: nella stessa San Gimignano, ad esempio, c’erano «multi qui
non confiteantur eorum peccata et non recipiant sacramenta» (c. 44v) e
«multi comictentes usuram» (c. 49v). Semmai, si può formulare l’ipotesi
che la ‘concorrenza’ mendicante spronasse i vertici diocesani a essere più
‘accorti’ nel loro governo: ne sono un indizio i procedimenti giudiziari
9 ASFI, Diplomatico, San Gimignano, Ss.ma Annuniziata, 1435 settembre 30. Sulla
chiesa di San Lorenzo in Ponte cfr. R. RAZZI, S. Lorenzo in Ponte in San Gimignano e
l’Oratorio della Madonna del Prato, San Gimignano 2017. Nel giugno 1427, il rettore della
chiesa era Tommaso canonico della propositura (ASDVVES, Iinventari di beni, 5, alla data 15 giugno 1427).
10 La cit. nel testo in V. BEAULANDE-BARRAUD, Les péchés les plus grands. Hiérarchie
de l’Église et for de la pénitence (France, Angleterre, XIIIe-XVe siècle), Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2019, p. 244. Sul convento domenicano di San Gimignano e la sua
fondazione cfr. J. PAGANELLI, «Conventus Ordinis predicatorum in terra Sancti Geminiani».
Una bolla «dimenticata» in favore dei domenicani di San Gimignano, «Miscellanea Storica
della Valdelsa», CXXIV (2018), 2 (335), pp. 159-164. Del risentimento anti-mendicante
del clero parrocchiale è indizio il motto messo in bocca al pievano Arlotto (Motti e facezie, cit., p. 69, n. 39): «diceva ancora il piovano della sapienza de’ frati».
11 Cfr. c. 100r: «non libenter audit populum in confessione et ipsi et populani male contentantur confiteri ab eo: qua propter quolibet anno eligunt unum predicatorem
in quaragesima a quo confitentur».
12 La cit. nel testo in PACAUT, Les ordres monastiques, cit., p. 230.
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
25
avviati poco dopo lo svolgimento della visitatio a San Gimignano, grazie
alle informazioni raccolte in loco. L’8 giugno 1437, ad esempio, davanti al
vicario generale dell’Adimari, ser Ventura rettore di Treschi confessò di
aver scommesso con Antonio cappellano dell’altare di San Giuliano di
San Gimignano e Papi (Iacopo) dei Moronti: e infatti, durante lo svolgimento della visita l’anno prima, costoro erano stati annoverati tra i giocatori d’azzardo (c. 49r)13.
La visitatio – vera e propria inquisitio itinerante, così come l’ha interpretata Pécout14 – consentiva al vescovo e alla sua clique non solo di
portare il tribunale diocesano più vicino al luogo dei misfatti, ma anche
di vedere ictu oculi e toccare con mano il grado di devianza dei fedeli e
del clero. D’indossare, se si vuole, una sorta di scafandro grazie al quale
‘immergersi’ nella singola realtà parrocchiale e adottare i provvedimenti
necessari grazie a quella visuale ‘dall’interno’. Stando a San Gimignano,
l’Adimari e il suo con-visitatore, prestando l’orecchio alle parole dei testimoni escussi, dovettero rendersi conto dell’ampia diffusione della pratica dell’usura. Difatti, nella primavera 1437, il vicario generale avviò
un’inchiesta volta ad approfondire la natura usuraria dell’eredità di Niccolò di Gualtiero dei Salvucci, accusato di aver prestato a interesse, 16
anni prima, la somma di 54 fiorini15.
Tuttavia, il fatto che sul Salvucci avesse già indagato Stefano da Prato una decina d’anni avanti consiglia di usare prudenza: i freni alla capacità dei visitatori di correggere i comportamenti e di agire in profondità
nelle realtà locali erano forti (tanto rispetto al clero quanto rispetto ai fedeli)16. Se si guarda alla posizione di rilievo del Salvucci all’interno
13
ASDVVES, Processi civili, 62, IV, alla data 8 giugno 1437.
PÉCOUT, La visite est-elle une enquête et vice-versa?, cit.
15 ASDVVES, Processi civili, 62, IV, alla data 12 giugno 1437. Sui Salvucci cfr. S.
MORI, Documenti e proposte per una ricerca prosopografica sulla famiglia Salvucci di San Gimignano (secoli XIII-XIV), in Studi in onore di Sergio Gensini, a cura di F. Ciappi e O. Muzzi, Firenze, Polistampa, 2013 (Biblioteca della «Miscellanea Storica della Valdelsa», 25),
pp. 137-178.
16 Rispetto al clero, si può estendere al XV secolo il modello elaborato da M.
BURGER, Bishops, Clerks, and Diocesan Governance in Thirteenth-Century England, Cambridge, Cambridge University Press, 2012: Guarduccio, infatti, divenne vicario di Stefano da Prato nonostante la sua cattiva amministrazione della pieve di Gabbreto, messa
in luce proprio durante lo svolgimento di Stefano 2 (c. 124v).
14
26
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
dell’élite dirigente di San Gimignano, e si considera che la curia vescovile
conosceva da anni la natura delle sue attività, si può pensare che
l’eventuale azione repressiva avvenisse (o non avvenisse) sulla scorta,
anche, di motivazioni politiche. Spinge a ritenerlo quel che accadde
nell’agosto 1435, quando il Comune di San Gimignano designò una balia
di 4 uomini incaricati di censire «omnia et singula bona immobilia que
devenient ad manus ecclesiarum et aliorum locorum piorum»17. Ne facevano parte anche Francesco di Michele dei Bracceri e ser Angelo di ser
Bartolomeo, individui ben inseriti all’interno del milieu di governo della
cittadina18. I testimoni escussi dai visitatori l’anno dopo li conoscevano
bene: mentre Francesco, patrono della cappella di San Giovanni nella
propositura, fu accusato di occupare indebitamente la dotazione di quel
beneficio, ser Angelo era annoverato tra gli usurai del castello19. Eppure,
non ci sono tracce di procedimenti a loro carico, e ciò induce a credere
che l’azione giudiziaria intrapresa dalla curia vescovile fosse tutt’altro
che automatica, e anzi potesse essere frenata da logiche di natura politica20. Se l’ipotesi che abbiamo formulato ha fondamento, essa spinge a interrogarsi sulla natura dell’iniziativa politica espressa dalle cittadine inserite nel dominio fiorentino in rapporto alle rispettive sedi vescovili:
quanto stretti erano i margini dell’autonomia di queste élite borghigiane
nell’ambito del «condominium avec Rome» che Firenze aveva costruito
sulla Chiesa toscana21?
Spostando per un momento lo sguardo al di là di San Gimignano,
sembra che possa trovare una conferma l’idea di una «participation plus
17
ASCSG, Deliberazioni e partiti, 174, c 66v.
Entrambi furono censiti dal Catasto del 1427 (cfr. E. FIUMI, Storia economica e
sociale di San Gimignano, Firenze, Olschki, 1961, p. 180 e ad indicem). Ser Angelo era un
importante lanaiolo, mentre l’altro un proprietario terriero.
19 Cfr. c. 47r: «cappella Sancti Iohannis: patrones Franciscus et Matheus de Bracceriis et possident fructus»; e c. 182av: «usurarii: ser Angelus ser Bartolomei». Sui Bracceri cfr. FIUMI, Storia economica, cit., pp. 241-242.
20 Sui tribunali della Tuscia medievale ha fatto il punto L. TANZINI, Una Chiesa a
giudizio. I tribunali vescovili nella Toscana del Trecento, Roma, Viella, 2020.
21 Cfr. R. BIZZOCCHI, Écclesiastiques toscans et officiers de la curie romaine pendant la
Renaissance, in L’état moderne et les élites, XIIIe - XVIIIe siècles. Apports et limites de la méthode prosopographique, actes du colloque international CNRS-Paris I (Parigi, ottobre 1991),
a cura di J.L. Genet e G. Lottes, Paris, Éditions de la Sorbonne, 1996, pp. 327-335, p.
331.
18
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
27
effective à la vie de la paroisse» da parte dei fedeli22. I casi (16 in tutto) in
cui i membri dei populi sono descritti come dei buoni cristiani propensi a
ricevere i sacramenti sono ben di più rispetto al numero delle criticità
censite dai visitatori, come ad esempio i contesti nei quali non si faceva
la comunione (a Sasso, Casaglia, Bibbona e Fabbrica)23. C’erano, poi, i
casi in cui i sacramenti erano trascurati per cause di forza maggiore o ricevuti presso un’ecclesia ‘aliena’: i populares della pieve di Prata non si
comunicarono perché «auffugerunt pestem et non interfuerunt in castro» (c. 101r), mentre quelli di Trecciano si recavano al castello di Sovicille, forse perché la loro canonica era in condizioni strutturali precarie e,
soprattutto, in uno spazio aperto, alla mercé di eventuali razzie (c. 84v)24.
A San Michele di Cavallano l’abnegazione dei populares arrivava al punto
che, nonostante essi fossero «adeo pauperes et miserabiles quod […] non
habent unde vivant», si preoccupavano di far officiare la chiesa (c. 75r):
«avere in loco un proprio prete» che assicurasse il servizio liturgico era
avvertito come un’esigenza cui la comunità non poteva rinunciare25. Più
in generale, ad affiorare è l’impressione di un certo innalzamento dello
zelo religioso rispetto a Stefano 2 e a Stefano 1: forse, fu il combinato disposto della guerra e della pestilenza ad accrescere la «conscience de l’audelà, voire la peur de la mort», innescando un bisogno più cogente
dell’«intercession de l’Eglise» per accedere, almeno, al Purgatorio26.
In effetti, la visita dell’Adimari si svolse una manciata di anni dopo il
«terribile biennio ’31-33, nel quale Siena e Firenze sembrarono far a gara
22
R. GERMAIN, Revenus et actions pastorales des prêtres paroissiaux dans le diocèse de
Clermont, in Le clerc séculier au Moyen Âge, atti del convegno (Amiens, giugno 1991), Paris, Publications de la Sorbonne, 1993, pp. 101-119, p. 101.
23 Cfr. rispettivamente alle cc. 102r, 104v, 106v, 113r.
24 Sul castello di Sovicille, del resto, la comunità di Trecciano gravitava anche dal
punto di vista civile: cfr. M. GINATEMPO, Crisi di un territorio. Il popolamento della Toscana
senese alla fine del medioevo, Firenze, Olschki, 1988, p. 585; V. PASSERI, Documenti per la
storia delle località della provincia di Siena, Siena, Cantagalli, 2002, p. 361.
25 La cit. in M. PELLEGRINI, Clero beneficiato, preti mercenari e salariato ecclesiastico:
una prospettiva sul tardo medioevo, in La mobilità sociale nel Medioevo italiano, 3, Il mondo
ecclesiastico (secoli XII-XV), a cura di S. Carocci e A. De Vincentiis, Roma, Viella, 2017,
pp. 265-292, p. 267.
26 GERMAIN, Revenus et actions, cit., p. 101.
28
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
nel devastare i rispettivi territori»27. L’entità della devastazione causata
dalla guerra nella diocesi di Volterra è parzialmente illuminata dal tenore delle trattative intavolate per la pace nel febbraio 1433: dai negoziati si
apprende che, nel corso del conflitto, le forze militari del Comune di
Siena e dei suoi alleati avevano espugnato Bibbona, Casale, Canneto,
Sasso, Pomarance, San Dalmazio, Acquaviva, Montecerboli, Libbiano,
Leccia, Serrazzano, Cornia, Berignone, Paurano e Gambassi; avevano
bruciato Lustignano, Querceto, e Montegemoli; infine, avevano costretto la popolazione di Castelvolterrano, Gello e Sassa ad abbandonare le
proprie case (e si tenga presente che questa è soltanto la ‘metà fiorentina’ delle devastazioni, quella che prende in considerazione i danneggiamenti causati dai Senesi)28.
Se l’«entità dei danni dovette essere impressionante», la guerra sferrò un colpo micidiale un’«area poco popolata nella sua maglia castrense», il cui profilo demografico era stato già ulteriormente indebolito dalla
peste del 1348 e dalle sue recrudescenze (alcune delle quali colpirono la
Tuscia negli anni 1430-31 e 1436-38)29. Non stupisce, quindi, trovarci davanti a un contesto diocesano sostanzialmente devastato: chiese defuncte
e senza gregge come quella di Molli, presso la quale il visitatore non trovò «rectorem neque populanos» (c. 83r); pievi scoperchiate da molti anni, come quella di Paterno presso Chianni (c. 111v); o edifici di culto ridotti a casalinum, cioè a un terreno edificabile, come la chiesa di Gello di
27
GINATEMPO, Crisi di un territorio, cit., p. 270.
Cfr. Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze, dal 1399 al 1433,
III, Firenze, Cellini, 1873, pp. 542-543. Il pericolo era tutt’altro che cessato, visto che, il
27 settembre 1436, i priori di Firenze scrivevano ai Sangimignanesi: «siamo advisati e
così pensiamo voi abiate sentito che Niccolò Piccinino con sua compagnia debba passare di qua per venire a’ nostri dampni» (ASCSG, Deliberazioni e partiti, 174, c. 228v). Per
alcune ‘tracce’ del passaggio della guerra nella nostra visita cfr. c. 74r, chiesa di Scorgiano: «domus male propter bellum»; c. 75r, chiesa di Cavallano: «campanam magnam in
castro Casulis in plebe quam ibi tulerunt propter bellum, ne ab inimicis robaretur»;
c. 108r, chiesa di Gello: «interrogatus si quis habet de bonis ecclesie in manibus dixit
quod nemo ex eo quia post bellum plus expendiderunt quam receperunt».
29 La cit. nel testo in GINATEMPO, Crisi di un territorio, cit., p. 271, e in EAD., Il popolamento del territorio volterrano nel basso medioevo, «Rassegna Volterrana», LXX (1994),
pp. 19-74, p. 70; sulle annate di recrudescenza della peste cfr. M.S. MAZZI, S. RAVEGGI,
Gli uomini e le cose nelle campagne fiorentine del Quattrocento, Firenze, Olschki, 1983, p. 51.
28
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
29
Valdera (c. 114r)30. Sembra confermata la crisi definitiva di alcune, grandi
pievi (come quella di Castelfalfi, c. 119r) situate fuori dalle mura dei castelli e gradualmente ‘sostituite’ dalle parrocchie intramurarie: in questo
senso la crisi del biennio 1431-33 accelerò un processo in atto da alcuni
decenni, nell’ambito del quale c’erano pievi che «entravano in crisi, decadevano, addirittura scomparivano»31. Non mancano ovviamente delle
eccezioni (la pieve di Scola, ad esempio, fu trovata in buone condizioni
«per totum» (c. 85v), così come pure la vicina chiesa di Pietralata), le quali, però, non mutano il quadro in maniera sostanziale.
Desta invece una certa sorpresa che, pur nel contesto di degrado
che abbiamo appena descritto, il clero fosse meno indisciplinato di quel
che si potrebbe pensare. Sommando il numero complessivo dei giudizi
sui mores dei curati espressi tra le righe della nostra visita, si ottiene un
totale di 50 valutazioni: di queste, ben 31 sono positive, mentre 19 evidenziano delle criticità. Alcune di esse assumono dei tratti di radicalmente negativi: il rettore di San Lorenzo di Montagutolo, ad esempio, litigava frequentemente coi suoi parrocchiani, appariva loro ignorantissimo e
teneva dei comportamenti scandalosi (c. 55v). È evidente che si tratta di
un giudizio senza appello, che ricorda la vicenda dei parrocchiani il cui
rappresentante andò a chiedere consiglio a Bernardino: se la curia vescovile non fosse intervenuta, anche il prete di Montagutolo sarebbe stato
probabilmente cacciato dalla sua chiesa. Così era avvenuto a Serrazzano
(c. 103v), castello nel quale, al tempo del vescovo Stefano, i fedeli «clauserunt sibi [scil.: al rettore] hostium et nolebant ipsum amplius in rectorem». Anche a Gallena, infine, il curato «est rector dicte ecclesie per vim
et contra velle dicti populi» (c. 86v), cioè a dispetto dei desiderata dei fedeli: a costui era imputata la «negligentia» nei confronti del patrimonio
del suo beneficio, che egli amministrava in maniera tutt’altro che oculata.
Comunità, nel complesso, più consapevoli dei doveri cui i loro pastori erano chiamati a ottemperare? Verrebbe da rispondere di sì. E se in
Rainuccio e, in generale, nel secolo XIV l’attrito tra il prete e i fedeli si
muoveva anche lungo le linee di faglia delle solidarietà politiche e per-
30
Su quest’aspetto cfr. anche S. MORI, J. PAGANELLI, Le strutture materiali della Visita, in Rainuccio, pp. 127-138.
31 VIOLANTE, Sistemi organizzativi, cit., p. 470.
30
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
sonali interne alle comunità, al tempo dell’Adimari il risentimento contro i preti delle parrocchie sprigionava, soprattutto, dall’inadempienza
nei confronti dei compiti richiesti dalla cura animarum32. Forse ciò avveniva (come si è ipotizzato sopra) sulla scia del contributo delle nuove
istanze di spiritualità e religiosità diffuse, anche, dalla predicazione mendicante, che richiedevano – in momenti di crisi come quello in cui la nostra visita si svolse – un clero curato pronto a recepire le istanze del
gregge e a condurlo con abilità verso quella salvezza che la nascita e la
diffusione del concetto di Purgatorio aveva messo a disposizione dei fedeli ligi ai dettami della Chiesa33. Certamente non era in grado di farlo il
curato di Leccia, del quale i parrocchiani lamentarono al visitatore l’insopportabile ignoranza34.
Alcune volte, le carenze segnalate erano strutturali e non dipendevano dalla cattiva attitudine del prete. Guardiamo al caso della chiesa di
Suvera. Il pievano di Castelfalfi (nel cui piviere ricadeva Suvera), Marino
dei Guadagni, era anche canonico delle cattedrali di Volterra e di Firenze, nonché rettore della chiesa di Sant’Andrea di Barbialla (c. 122r), e
non risiedeva presso la pieve della Valdera: la faceva officiare a ser Piero
di Paolo da Treschi, suo cappellano35. Il problema era che quest’ultimo
aveva in carico tutte le chiese del piviere perché, come disse uno dei par-
32
Su quest’aspetto cfr. TANZINI, Una Chiesa a giudizio, cit., p. 227.
33 Cfr. PELLEGRINI, Clero beneficiato, cit., p. 267.
34 Cfr. c. 102v: «totus populus male contentatur de ipso propter eius ignorantiam».
35 Sul ruolo del cappellano cfr. LA RONCIÈRE, Dans la campagne florentine, cit., pp.
293-294; e PELLEGRINI, Clero beneficiato, cit. I fedeli di San Bartolomeo nel piviere di
Coiano dichiararono che avrebbero voluto il cappellano della loro chiesa come titolare
del beneficio (c. 143v: «populus multum contentaretur de eo si vellet esse eorum rector»; sulla possibilità di un siffatto avvicendamento cfr. RIGON, Clero e città, cit., pp. 238239). Marino Guadagni risulta canonico a Firenze in BNCF, Fondo nazionale, II.IV.505,
c. 14v («questi sono e’ beni della prebenda di Sancta Liparata che tiene messer Marino
Ghuadagni chalonacho»), mentre risulta canonico di Volterra in ASFI, Catasto, 193,
c. 350r. Su di lui cfr. anche SALVINI, Catalogo cronologico, cit., p. 33, e LEONCINI, Illustrazione della cattedrale, cit., p. 335. Sulla pieve di Castelfalfi alcune notizie in ASFI, Carte
strozziane, Repertorio di memorie ecclesiastiche (inventario N/335), ff. 206-207, in cui si ricorda che, a fine Quattrocento, il patronato della pieve apparteneva alla Parte guelfa; la
collazione in favore di Marino Guadagni, però, fu effettuata dalla curia romana, come
ricorda la nostra visita: sull’istituto della collazione apostolica cfr. BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, cit., pp. 268-269.
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
31
rocchiani escussi a Suvera, «in plebatu Castrifalfi nullus alius presbiter est
et ideo non potest ei bene servire quia necesse est ut serviat omnibus ecclesiis dicti plebatus» (c. 120r). Ser Piero doveva, da solo, dire messa e assicurare l’assistenza spirituale a tutti i fedeli del piviere: in quella situazione, non poteva essere certo garantita un’adeguata cura animarum. La
carenza di sacerdoti – portato del calo demografico, ma forse anche di
una certa incapacità dei curati di ‘addestrare’ dei bravi chierici nel «cosiddetto sistema zio-nipote», o anche della crescente facilità con cui si
poteva ricorrere al «regime di dipendenza precaria» che sempre più caratterizzava i cappellani – era vissuta con disagio dai fedeli36.
Ma ci sono questioni ulteriori che riguardano lo stato del clero e che
emergono dalla visitatio. Spostiamo di nuovo lo sguardo su San Gimignano. Il proposto della cittadina valdelsana – che nella nostra visita non
è mai chiamato per nome37 – non risiedeva presso il suo beneficio, e il
popolo ne era comprensibilmente insoddisfatto38. Il clero imperniato sulla propositura, invece, gestiva un vero e proprio fascio di benefici tra
Cellole e San Gimignano: Antonio di Luca, rettore dell’altare di San Giuliano nella propositura (c. 45r), era anche rettore delle chiese unite di San
Biagio e di San Matteo di San Gimignano (c. 52r), oltre che cappellano alla pieve di Cellole e alla chiesa di San Biagio di quel piviere (c. 54r), e rettore delle chiese di Santa Margherita di Signano (c. 55r) (unita alla cappella di Sant’Antonio nella propositura) e di Santa Maria di Staggia
(c. 73r)39. Nonostante che ser Antonio gestisse tutti quei benefici insieme,
36
La cit. nel testo in R. BRENTANO, Vescovi e collocazione socio-culturale del clero parrocchiale, in Pievi e parrocchie in Italia nel basso medioevo (sec. XIII-XV), atti del convegno
(Firenze, settembre 1981), Roma, Herder, 1984, pp. 235-256, p. 248; e in PELLEGRINI,
Clero beneficiato, cit.
37 In Stefano 1 (p. 67) il proposto era Michele de’ Bardelli da Firenze, all’epoca ancora un bimbo. Nel 1419, il vescovo Stefano – ricordando che il papa Giovanni XXIII
aveva concesso a Michele la dispensa per rimediare al suo «defectus etatis, cum esset
annorum novem vel circa» – lo affidò alle cure di un canonico della propositura finché
non avesse raggiunto la maggiore età (ASDVVES, Notarile rossa n. 22, c. 37v). Egli era
certamente proposto all’epoca della redazione del Catasto (ASFi, Catasto n. 193,
c. 384r): la denuncia relativa alla propositura fu presentata da un suo «fattore».
38 Cfr. c. 42v : «terrigene Sancti Geminiani multum contentarentur quod prepositi
dicte plebus facerent continuam residentiam».
39 Per l’unione dei due benefici cfr. L’archivio storico della collegiata di San Gimignano, a cura di J. Vichi Imberciadori e L. Rossi, Siena, Nencini, 2007, p. 19. Tuttavia,
32
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
i fedeli non ne erano particolarmente scontenti: a Staggia, ad esempio,
un testimone disse che egli era «sollicitus ad omnia et singula que tenetur», e un analogo giudizio riscosse alla pieve di Cellole, mentre a Signano fu descritto come «sollicitus ad omnia que tenetur»; solo i parrocchiani di San Biagio biasimarono il fatto che, mentre un tempo erano
abituati a sentire due messe a settimana, «nunc autem raro et quasi per
totum mensem nulla in dicta ecclesia missa celebratur».
Più benefici insieme li tenevano anche donno Raffaello, che era sia
cappellano degli altari di San Paolo e di Santa Fina nella propositura
(cc. 49v e 182v) sia rettore della chiesa di San Donato di San Gimignano
(c. 52v), i cui parrocchiani erano soddisfatti; Manno dei Cavalcanti, che
era sia rettore di San Pietro di San Gimignano (c. 52v) sia pievano di Cellole (c. 54r)40; Gimignano di Iacopo, che era sia rettore di San Lorenzo di
San Gimignano (c. 53r) sia priore di Strada (c. 40v), nonché cappellano
dell’altare di San Leonardo nella propositura (c. 47v); Meo di Cambio,
che svolgeva le mansioni di rettore di San Silvestro di Racciano (c. 55r) e
di cappellano dell’altare di San Iacopo nella propositura; e Nerio di Nofri, che era cappellano degli altari di Sant’Antonio e di Santa Caterina
nella propositura (c. 49v), officiante alla canonica di Castelvecchio
(c. 57r) e rettore della chiesa di San Donato di San Donato (c. 53v). E se a
Castelvecchio Nerio accontentava il suo gregge, a San Donato fu addirittura descritto come un curato eccellente, che si comportava «honestissime et perfecte» ed era «sollicitus» nell’amministrazione dei sacramenti.
A San Gimignano v’era dunque un «intricato pluralismo di benefici», il cui impatto non può però essere interpretato soltanto in chiave
positiva, nell’ottica di un incentivo per i curati alla residenza sul territorio41. Anzi. Ne è prova la lucida analisi espressa da un teste di quella citnel Catasto la denuncia dell’altare di Sant’Antonio (ASFI, Catasto, 193, c. 388r) è separata da quella della chiesa di Signano (ivi, c. 418v): i due benefici avevano anche due titolari differenti.
40 Matteo di Bernardo Cavalcanti diventò pievano di Cellole nel 1418 (ASDVVES,
Notarile rossa, 22, c. 36r), mentre Manno di Bindo Cavalcanti risulta pievano sin dall’epoca del Catasto (ASFI, Catasto, 193, c. 413v).
41 Si tratta del giudizio espresso da BRENTANO, Vescovi e collocazione socio-culturale
del clero, cit., p. 244 (da cui la cit. nel testo). Il cumulo dei benefici era un costume diffuso anche a Casole: solo a titolo di esempio, si consideri che Paolo di Giovanni, cappellano nella propositura, era anche pievano di Pernina (c. 76v). Ma si veda anche
l’esempio di Pace priore di Gabbro, rettore di Santa Croce di Belforte, di San Leonardo
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
33
tadina, Giuliano di Nello doctor legum (c. 45r), che asserì che per i chierici
della propositura era semplicemente impossibile attendere a tutti gli uffici divini «cum multa benefitia tenent extra terram». Alla pratica di cumulare più chiese e/o altari contribuiva l’estrema disuguaglianza economica tra un beneficio e l’altro: situazione che incoraggiava «i chierici
cittadini» (o quasi-cittadini) ad accaparrarsi i nodi più ricchi della rete beneficiale specie quando essi provenivano dalle famiglie localmente potenti (le quali, come si vedrà tra poco, potevano spesso contare anche sui
diritti di giuspatronato)42. Se diamo una scorsa ai ruoli dell’«imposita
presbiterorum» di 25'000 fiorini che fu riscossa dal Comune di Firenze
nel novembre 1431, e li usiamo per calcolare l’indice di Gini (che serve a
misurare l’entità della disuguaglianza tra un contribuente e l’altro), si ottiene un coefficiente di 0,72, valore che segnala un’enorme disuguaglianza (mentre 0 è il coefficiente proprio dell’uguaglianza perfetta, 1 è
quello che rispecchia una disuguaglianza perfetta). Tra i redditi delle
chiese del Volterrano esisteva quindi un divario ingente, circostanza che
presuppone che, accanto a enti in buona salute e con una robusta dotazione patrimoniale, ci fossero benefici sostanzialmente annichiliti, le cui
entrate erano pressoché ridotte a zero43.
Le chiese vicine agli assi viari principali e non lontane dai castelli più
grandi (come San Gimignano e Casole) erano senz’altro meglio attrezzate per reggere i colpi che furono inferti dalla crisi degli anni Trenta del
Quattrocento: i loro curati potevano attingere a un bacino più ampio di
anime, che garantiva sia entrate non trascurabili (lasciti, elemosine, donativi, decime eccetera) sia, anche, giovani chierici da formare e trasformare in nuovi sacerdoti. Se il caso del piviere di Castelfalfi, richiamato sopra, mostra che il numero dei curati non era un fattore secondario
per la qualità della cura animarum, la vicenda del rettore della chiesa di
di Belforte e di San Niccolò di Radicondoli, nonché cappellano di Sant’Antonio nella
chiesa di Santa Maria di Belforte (cc. 93v-94v).
42 La cit. nel testo in TANZINI, Una Chiesa a giudizio, cit., p. 207.
43 Il calcolo a partire da ASFI, Catasto, 428 («incameratus die ultimo novembris
MCCCCXXXI»). Per l’utilizzo dell’indice di Gini cfr. P. MALANIMA, Ineguaglianze economiche. Le certezze e le incertezze, in Disuguaglianza economica nelle società preindustriali:
cause ed effetti, a cura di G. Nigro, Firenze, Firenze University Press, 2020, pp. 3-18. Si
consideri che, nel 1431, anche il Comune di Siena deliberò l’imposizione di una «presta» alle chiese del dominio (ASSI, Lira, 416).
34
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Serrazzano indica che il divario tra una comunità e l’altra in termini di
gerarchia demografica – e, quindi, di capacità di esprimere nuovi preti –
poteva avere un impatto concreto sulle chiese: infatti il prete di Serrazzano, che veniva da Castelnuovo (centro assai più grande di Serrazzano),
fu accusato di portare lì i proventi della sua chiesa44. Ma Castelnuovo era
più importante di Serrazzano anche dal punto di vista economico, e lì
doveva esserci il mercato al quale il curato vendeva una parte dei frutti
della propria chiesa. Inoltre, al riparo delle mura o comunque non troppo distanti da esse, i benefici e le loro dotazioni mobiliari e immobiliari
resistevano meglio alle razzie dei soldati (in cui era tutt’altro che difficile
imbattersi nel clima di guerra che abbiamo descritto poc’anzi). A indebolire la consistenza dei benefici contribuiva anche la gragnola d’imposizioni
che, sin dal pontificato dei papi ‘pisani’, erano state addossate alle chiese,
ed è indubbio, a tale riguardo, che una chiesa fornita di una buona dotazione di beni e di un patrimonio solido poteva affrontare assai meglio le situazioni critiche, come ad esempio l’inasprirsi della pressione fiscale45.
Un altro aspetto che la nostra visita consente di mettere in luce, a
cui abbiamo già accennato, è la rete dei diritti di patronato che punteggiavano il territorio diocesano; si consideri la tab. 1.
Come si vede, i patronati riconducibili alla città di Firenze – alle sue
famiglie (come i Rossi) o alle sue istituzioni politiche (come i priori) –
avevano un ruolo di primo piano: ben tre pievi si trovavano sottoposte
al giuspatronato della Parte guelfa, che poteva anche, così, influenzare il
reclutamento dei parroci delle chiese appartenenti a quei pivieri.
V’erano, poi, i patronati ‘collettivi’ delle altre città (Siena e Volterra) e
quelli riconducibili alle schiatte dei lambardi, i signori di castello che, dopo aver perso i loro residui iura signorili, tenevano i diritti di patronato
come una sorta di «testimonianza, in qualche caso il residuo vestigio, di
un’indiscutibile nobiltà» (almeno i nobiles di Libbiano e di Querceto)46.
44
Cfr. c. 103v: «bona et fructus ecclesie continue mictit ad Castrumnovum». Per i
dati demografici relativi ai due castelli cfr. GINATEMPO, Il popolamento, cit., passim.
45 Su questi aspetti cfr. PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso», cit. Si veda,
nella nostra visita, il caso dell’altare di Santa Caterina nella propositura di San Gimignano (c. 182r): «fructus occupantur per commune Florentie propter impositiones».
46 La cit. nel testo in BIZZOCCHI, Chiesa e aristocrazia, cit., p. 192.
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
Ente
Santa Margherita di Signano
Santa Maria e San Silvestro di
Staggia
Santa Lucia di Bolsano
35
Titolare del diritto di patronato
Primerano e Rossa Ardinghelli di San Gimignano
Priori del Comune di Firenze
Franzesi
San Niccolò di Picchena
Nobili di Picchena
Sant'Andrea di Picchena
Nobili di Picchena
Chiesa di Tollena
Nobili di Picchena
Chiesa di Montarrenti
Petroni di Siena
San Salvatore di Acquaviva
Nobili di Acquaviva
Pieve di Prata
Concistoro del Comune di Siena
San Simone di Libbiano
Nobili di Libbiano (in parte)
Ospedale di San Iacopo di Conti di Montescudaio
Montescudaio
Pieve di Querceto
Nobili di Querceto (in parte)
San Lorenzo di Gello
Comune di Volterra
Pieve di Castelfalfi
Parte guelfa di Firenze
Santi Iacopo e Filippo di Bar- Parte guelfa di Firenze
bialla
San Giovanni di Barbialla
Parte guelfa di Firenze
Pieve di Coiano
Parte guelfa di Firenze
San Bartolomeo di Dogana
Machiavelli di Firenze
Pieve di Montaione
Parte guelfa di Firenze
Prioria di Varna
Rossi di Firenze
San Martino di Catignano
Rossi di Firenze
San Michele di Agresto
Lorenzo Ridolfi
Pieve di Casale
Conti di Montescudaio
Tab. 1. I titolari del diritto di patronato censiti dalla visita Adimari*
* In corsivo le informazioni tratte da ASFI, Carte strozziane, Repertorio di memorie
ecclesiastiche (inventario N/335), sub voce. Non sono riportati i diritti di patronato sugli
altari.
36
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
A questa categoria non appartenevano i conti di Montescudaio, titolari
di una robusta placca signorile nella Maremma pisana, i cui iura (corroborati dai diritti di patronato qui messi in luce) furono perlopiù tutelati
dai Fiorentini47.
Ricapitoliamo brevemente. Si è detto che gli anni della nostra visita
conobbero un certo fermento nella Chiesa, sia al suo vertice (svolgimento del concilio di Basilea e «attività di disciplina e moralizzazione» svolta
da Eugenio IV) sia nelle sue articolazioni ‘di base’ (nascita e diffusione
dell’osservanza, ben vista da quel pontefice)48. Pur nella cornice della
tremenda crisi che attanagliò il Volterrano negli anni Trenta del Quattrocento, sia i fedeli sia i loro curati mostrano tinte meno fosche del contesto sociale, economico e demografico che li circondava e, in generale,
un’attitudine un po’ più spiccata (rispetto a Stefano 1 e a Stefano 2) a
comportarsi iuxta canones. Merito delle nuove sensibilità religiose? Del
senso di precarietà che avvolgeva tutti costoro e li rendeva più ligi nei
confronti dei sacramenti della Chiesa e del loro potere salvifico? Della
predicazione incessante di Bernardino e degli altri frati influenzati dalle
correnti osservanti? Come si è visto, non in tutte le coscienze aveva però
attecchito quella sorta di rinnovamento dell’esperienza religiosa che
sembra di poter intuire tra le righe della visita dell’Adimari: i reggitori di
San Gimignano volevano estendere l’estimo agli immobili oggetto di lascito pio, e non a caso quella fu la prima zona visitata dal presule. Per lui
recarsi lì in visita, oltre ai fini che abbiamo già richiamato a suo luogo,
doveva essere anche un modo per solidarizzare con il suo clero – insidiato dai domenicani proprio tra le mura del castello – e ascoltarne da vicino le istanze.
Ma sono anche altre le questioni, sollevate dalla nostra fonte, su cui
bisognerebbe gettare una luce più vivida. Come si è detto sopra, a un
certo punto il vescovo Roberto lasciò la conduzione della visita pastorale
al canonico Giovanni di Michele. Tuttavia, quel che avvenne alla chiesa
di Castelvecchio di Terricciola mostra che il filo dei contatti tra l’Adimari
47 J. PAGANELLI, Gherardeschi, in La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo, 5.
Censimento e quadri regionali, a cura di F. Del Tredici, Roma, Universitalia, 2021, II, pp.
625-630. Non figura, invece, il patronato dei conti d’Elci sulla chiesa di San Bartolomeo
di Anqua, pure visitata dall’Adimari (c. 88v), che era stato censito in Stefano 2 (c. 158r).
48 La cit. in BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, cit., p. 271 (ivi, p. 76 per la benevolenza del
papa nei confronti dell’osservanza).
LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437
37
e il con-visitatore non si era spezzato: il rettore di quel beneficio non fu
esaminato «quia dictus dominus episcopus est bene informatus de eo»
(c. 112r). Perché? Giovanni lo conosceva ex ante oppure aveva assunto
alcune informazioni presso la curia vescovile prima di recarsi a Terricciola? Alla domanda è impossibile rispondere con sicurezza. Senz’altro il
presule e il suo aiutante agivano in stretto coordinamento durante
l’escussione dei chierici della pieve di San Gimignano, come dimostra il
fatto che Meo di Cambio non fu sentito dal con-visitatore perché già
«examinatus per suprascriptum reverendum patrem» (c. 50v). Ciò porta
a ritenere che i frammenti della visita pastorale – rimasti allo stato di cedola – che si trovano conservati in un altro registro e che non furono ricopiati sul manoscritto principale siano riconducibili all’attività ‘parallela’ del vescovo, ancorché verbalizzata dallo stesso notaio (cc. 182r-185v).
Senz’altro, come si è già accennato, il prelato si era messo in viaggio tenendo la visita del predecessore alla mano, come porta a credere l’ordine
che egli impartì al priore di Strada, «legens dicto priori quoddam preceptum quod sibi factum fuit per suum predecessorem» (c. 54v)49.
Rimane difficilmente verificabile se il silenzio circa l’eventuale riscossione di un tributo da parte del visitatore sia da ricondurre al fatto
che esso non fu richiesto (magari in ossequio ai provvedimenti di Basilea) o al fatto che circa quell’imposizione lo scrivente ha semplicemente
taciuto50. A tale proposito, si ricava la sensazione che il dettato latino del
notaio Accettante ora riassuma ora nasconda una realtà molto più sfrangiata, operando anche dei tagli ‘brutali’ e riproponendo, allo storico moderno, la questione dello iato tra l’azione e la relativa documentazione.
Prendiamo il caso della pieve di Coiano (c. 122v). In apparenza qui non
furono escussi testimoni sul comportamento del rettore; eppure, il notaio riporta una stima presunta dei redditi del beneficio «secundum extimationem multorum populanorum». Non c’era bisogno di escutere
nessuno perché i mores del pievano e del suo cappellano (che sarebbe diventato una figura importante nella Chiesa volterrana del Quattrocento)
49
Precetto che si ritrova puntualmente in Stefano 2, c. 66r.
Cfr. Monumenta conciliorum generalium, cit., II, p. 690, tributi riscossi dai vescovi
«quando vadunt ad consecrandum ecclesias vel ad visitandum parrochias».
50
38
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
erano noti alla curia vescovile51? Oppure, magari, ‘conveniva’ non sentire nessuno, perché il pievano era un cliens dell’Adimari e dunque il vescovo, in virtù di un calcolo politico, avrebbe potuto difficilmente punirlo52? O, ancora, si tratta di un sunto ‘arbitrario’ operato dallo scrivente?
Le stesse perplessità sulle eventuali reticenze del notaio incombono anche sul silenzio che caratterizza i dati demografici (specie se si confronta
la nostra visita con Stefano 1 e Stefano 2): possibile che nessun rettore abbia fornito all’Adimari e al suo con-visitatore notizie sulla consistenza del
proprio gregge? Si tratta di un ‘taglio’ operato dallo scriba? O di un’istruzione impartitagli dal pastore volterrano, intenzionato a tralasciare il
numero delle anime a comunione?
51 Su di lui cfr. S. MORI, Dominus Grazia da Castelnuovo d’Elsa, in Benozzo Gozzoli e
Cosimo Rosselli nelle terre di Castelfiorentino: pittura devozionale in Valdelsa, a cura di S.
Nocentini e A. Padoa Rizzo, Firenze, M&M, 2011, pp. 77-100
52 Cfr. BURGER, Bishops, Clerks, and Diocesan Governance, cit.
NOTA AL TESTO
1. DESCRIZIONE DEL MANOSCRITTO
ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI VOLTERRA, Fondo Vescovile, Visite
pastorali, 3.
Manoscritto cartaceo, rilegato in mezza pergamena in età moderna
(verosimilmente nel Settecento). Le dimensioni all’esterno sono di cm
30,2x23,7x3,1. Sulla costola, di mano ottocentesca: «Atti della curia e visite del 1431. Roberto Adimari vescovo». Sempre sulla costola, di mano
moderna; «4»; apposto anche il cartellino con gli attuali estremi archivistici. Tre carte di guardia, di cui una posteriore; le due anteriori contengono un indice topografico delle località, listato da mons. Mario Bocci.
All’interno, 117 carte, della dimensione di cm 29,2x21,5, sono distribuite in 8 fascicoli: 116, 215, 316, 416, 516, 616, 716, 86. La cartulazione, apposta sul
recto da mano coeva, salta da c. 15v a c. 32r; inserita una carta non numerata
tra le cc. 69 e 70. Bianche le cc. 3v-15v, 32r-39v, 42r, 57v-69v, 70, 71r, 93r, 110,
129v-132v. Come accennato sopra, sono state aggiunte al testo alcune cedole
rilegate in fondo al registro che contiene Stefano 2 e relative alla nostra visita
(inserite qui con la cartulazione del manoscritto di provenienza).
Lo scrivente è il già citato notaio Accettante. Lo specchio di scrittura è mediamente di una ventina di cm, e al massimo di una quarantina di
righe, pur con notevoli oscillazioni. La colorazione dell’inchiostro è in
genere di marrone scuro, ma varia a seconda della concentrazione del
pigmento. La filigrana è costituita dal motivo dei tre monti iscritti in un
cerchio e attraversati da una linea verticale che assume, nella parte superiore, le fattezze di una croce: esso è assimilabile al n. 11695 del Briquet1.
1
C.-M. BRIQUET, Les filigranes, dictionnaire historique des marques de papier dès leur
apparition vers 1282 jusqu’en 1600, Paris, Picard, 1907, in rete sul portale <briquetonline.at>.
40
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
2. CRITERI DI EDIZIONE
La parentesi quadra [ ] racchiude il numero di carta, lasciato nel testo; la parentesi tonda ( ) indica le incertezze nella trascrizione, mentre
quella uncinata ⟨ ⟩ segnala le integrazioni indispensabili alla corretta
comprensione del testo. Laddove presenti dei vuoti sulla carta, magari
per la mancata indicazione del santo titolare di una chiesa, si sono apposti tre asterischi ***. Quando lo scrivente commette gravi errori sintattici
e/o grammaticali, magari stravolgendo una declinazione latina, si è apposta una nota a indicare che non si tratta di refusi e/o fraintendimenti
dell’Editore.
EDIZIONE DEL TESTO
[c. 1v] Habeantur constitutiones capituli et sacrestie et visis et diligenter inspectis si sufficient ad bonum regimen ecclesie precipiantur servari sin autem fiant de novo que desunt et inviolabiliter observentur.
[c. 2r] Infrascripta sunt capitula sive articuli super quibus tam canonici quam cappellani ipsius maioris ecclesie et alii ac conscientie viri spirituales, layci, cives Vulterrani debeant examinari et primo: primum, dato cuilibet examinando iuramento de veritate dicenda mandetur singulis,
sub excomunicationis pena, quod illa super quibus interrogati fuerint et
deponenda per eos secreta teneant et nulli pandant.
Secundum: an capitulum maioris ecclesie et subsequenter collationes et confirmationes benefitiorum habentes conferant et confirment
benefitia ad eos spectantia pure et libere ac sine simonie vitio, iuris ordine servato, et de personis dignis et benemeritis an interesse fructuum
benefitiorum vacantium dividant et reservent et in proprios usiis vel
alias extraneos convertunt contra iuris dispositionem et testantes ac naturam ipsius benefitii;
3m: an canonici servent et servari faciant per cappellanos constitutiones capituli et sacrestie et maxime illa que respiciunt argumentum divini cultus, bonum regimen ecclesie, honorem et comodum antedicte;
4m: an canonici et cappellani maioris ecclesie et alii rectores et prelati ecclesiarum prout tenentur servant constitutiones sinodales totius cleri
Vulterrani;
5m: an canonici et cappellani ipsius ecclesie maioris ceterique benefitiati pure, sine simonie vitio et iusto titulo, canonice possident eorum
benefitia an per symoniacam pravitatem quis electus seua nominatus ad
aliquod benefitium et ad illud ammissus fuerit, dato vel concesso aut
promisso aliquo pretio vel comodo temporali, per se vel aliam quamcumque personam aut scit vel credat aut est publica fama de premissis
vel aliquo premissorum;
6m: an sit aliquis canonicus, cappellanus vel rector quicumque male
ordinatus et non rite promotus ad sacros ordines secundum Romane sti-
a
Segue noit espunto.
44
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
lium ecclesie et ordinem seu ad ipsos ordines simoniace recepti et ammissi, aut forte tunc fuisse excomunicationis sententia innodatos et gravibus criminibus irretitos.
7m: an sit aliquis ex premissis in sacerdotio vel in sacris ordinibus
constitutis qui non recte celebret et non plene servet formam et expressionem distinte verborum ad conficiendum corpus et sanguinem Yhesu
Xhristi;
8m: an canonice hore in maiori ecclesia per canonicos et cappellanos
dicantur semper suis debitis horis honeste et devote et cum silentioet
quilibet alius clericus suum offitium dicat de per se vel non.
9m: an archipresbiter seu plebanus Sancti Iohannis de Vulterris, quibus est commissa spiritualis cura populi maioris ecclesie et collatio sacramentorum, ipsa devote, honeste, munde et nitide teneant et sollicite
dispenset in audiendis confessionibus infirmorum et aliorum ac ipsorum
infirmorum visitatione se sollicitos reddeant et actentos sic quod scandalum non oriatur. Similiter super premissis interrogentur et examinentur
alii ecclesiarum rectores curam animarum habentes et testes alii et videantur ipsa sacramenta.
[c. 2v] Xm: an custos ecclesie ceterique ecclesiarum rectores teneant
bona sacrestie, calices, cruces sanctorum et aliqua paramenta, libros et
alia ecclesiasticaa ornamenta reverenter, munde et honesto loco, prout
convenit unicuique rey, an sit sollicitus et actentus ad ea que spectant ad
suum offitium et puntandos puntet absentes, nulli parcendo absenti, nisi
cum licentia fuerit superioris vel pro comuni utilitate cappellanorum
remanentium prout et sicut continentur in constitutionibus capituli sacrestie et cappellanorum.
XIm: an archidiaconus et archipresbiter maioris ecclesie sollicite et
diligenter unusquisque actendat ad id quod expectat ad suum offitium
vel si commictitur negligentia vel defectus ex quibus scandalum publice
oriatur in populo et exemplum malum;
12m: an camerarius capituli fideliter distribuat et equaliter distributiones inter canonicos prout ad suum spectat offitium et per omnia se
habeat, secundum tenorem constitutionum capituli;
13m: an custos seu clerici domus vel deputatus per operarios maioris
ecclesie ceteriique alii rectores sacrestiam et ecclesiam cum luminaribus,
a
Segue, espunto: sacramenta.
EDIZIONE DEL TESTO
45
aqua benedicta et solitis ornamentis et cimiterium mundum et nitidum
tenent et conservant;
14m: an si in maiori ecclesie vel aliis ecclesiis civitatis et diocesis sint
cappelle sine cappellanis vel aliquis canonicus vel cappellanus plures octineat et utrum rite vel sine ordinarii dispensatione et sique sint sine
cappellanis in quorum usus fructus convertantur;
15m: an sit aliquis clericus cuiuscumque sit status vel gradus qui contemptor fuerit et sit censurarum ecclesiasticarum et in contemptum celebret et immisceat se divinis vel aliquis sacerdos celebrans vel dicens offitium et sciat excomunicatum publice interesse, idem si sit aliquis laycus
huiusmodi censurarum contemptor;
16m: an sit aliquis sacerdos, secularis vel regularis, qui in confessionibus audiendis absolvat propria temeritate a casibus sedi apostolice et
episcopo reservatis;
17m: an sit aliquis canonicus, rector, cappellanus vel quicumque
alius clericus, existens in sacris ordininibus aut curam animarum habens,
qui publice teneat concubinam suis expensis in domibus ecclesie seu ad
partem ut focariam vel suspectam vel ad similes transeat et commertium
turpe habeat, ex quibus scandalum oritur in clero et populo et pernitiosum exemplum;
18m: an sit aliquis canonicus, cappellanus vel rector personalis qui de
parrochia et iurisdictione alterius se intromictat non obtenta licentia illius qui dare debet;
19m: an sint aliqui clerici in sacris ordinibus constituti publice ludentes ad aleas vel ad zardum seu ad quemcumque alium ludum vetitum
publice vel occulte, frequentantes monasteria monialium, tabernas in locis vetitis, immiscentes se negotiis secularibus contra iuris dispositionem
et sinodales constitutiones;
[c. 3r] 20m: an sint aliqui clerici supra Deum et sanctos eius blasfemantes, iuratores, periurii ecclesiarum, conspiratores, alienatores et dilapidatores bonorum rerum ecclesiarum, impignoratores iura et iurisdictiones, ecclesias negligentes seu obmictentes, in habitu et tonsura non
incedentes, percussores, homicide, rissatores, scandala et divisiones
commictentes, bona ecclesiarum eis commissarum non licite sed in pravos usos dispensatores et aliis gravis criminibus et sceleribus meriti, quorum vita, operationes et gesta scandalum pariunt non modicum in populo ac dapnum ecclesiis prelibatis;
46
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
21m: an sint bona et iura et iurisdictiones ecclesiastice propter talium
regimen malum diminute quomodo et qualiter;
22m: an sint aliqui clerici vel layci publice et occulte usuras et malos
contractus commictentesa seu exercentes;
23m: an sit aliquis laycus qui contra interdictum ecclesie et minus
debite nuptias contrassit vel non reddit debitum coniugale aut transit ad
alias concubinasb vel personas coniuntas et affines ad commatres et vetitos amplexus;
24m: an sint aliqui parrochiani qui non confiteantur, non recipiant
ecclesiastica sacramenta saltim semel in anno aut fuerint maiori excomunicationi ligati sententia lata a iure vel ab homine vel aliis gravibus
sceleribus involuti et per quantum tempus;
25m: an sit aliquis qui bona ecclesiastica spiritualis et temporalia,
mobilia et inmobilia quecumque sint illa et cuiuscumque valoris occupet
et occupata detineat;
26m: an sint aliqui clerici vel layci de fide sospecti non bene sentientesc.
[c. 40r] Die mercurii, de mane, prima mensis augusti MºCCCCº
XXXVIºd. Ex parte, commissione et mandato reverendi in Christo patris
et domini domini Roberti de Adimariis, Dey et apostolice sedis gratia
episcopi Vulterrani, precepitur et mandatur Guidoni Antonii publico et
iurato numptio suo et episcopalis curie Vulterrane quatenus vadat, citet
et requirat infrascriptos terrigenas et comunales de Sancto Geminiano ad
comparendum coram suprascripto domino episcopo in plebe de Sancto
Geminiano ad perhibendum testimonium veritatis tam super statu predicte plebis spirituali et temporali quam etiam super vita, honestate et
conversatione ac etiam negotiatione clericorum et laycorum et super
aliis concernentibus fidem catholicam et bonos mores omnium predictorum. Datum in terra Sancti Geminiani in plebe Sancti Geminiani predicti, anno, mense et die suprascriptis, videlicet: Taddeum Michalis, Ber-
a
b
c
d
Segue et espunto.
Segue et espunto.
Seguono molte carte bianche nel manoscritto.
Sul margine sinistro della carta è listato: plebis de Sancto Geminiano.
EDIZIONE DEL TESTO
47
tum Iacobi Lamberti, Iohannem Taddeya, Matheum Michaelis, ser Iheronimum Nicolai notarium et Bartholum Blasii Ceccholinib.
Eadem die. Guido predictus, post commissionem sibi factam, iens et
rediens, retulit suprascripto domino episcopo et mihi notario infrascripto se ivisse et personaliter citasse omnes suprascriptos et omnia alia fecisse que a dicto domino episcopo habuit in mandatis et prout et sicut de
iure et secundum formam sinodalium constitutionum episcopalis curie
Vulterrane tenetur et debet.
Die IIIa augusti. Guido numptius suprascriptus, ex commissione sibi
facta, retulit suprascripto domino episcopo et mihi notario infrascripto
se ivisse et citasse infrascriptos: magistrum Ypolitum ser Nicholai, dominum Iulianum domini Nelli, Stephanum Iacobic, Taddeum ser Bartholi,
Nicholaum Lazeri, ser Raynerium ser Torellid.
[c. 40v] Die prima mensis augusti. Comparuit coram suprascripto
domino episcopo Taddeus Michaelis in sacrestia plebis Sancti Geminiani
quem locum suprascriptum dominus episcopus elegit specialiter ad hunc
actume, citatus, iuratus et requisitus et examinatus qui suo iuramento
dixit et primo interrogatus super primo capitulo et examinatus super collationibus benefitiorum dixit se nescire; super secundo dixit quod bene
servant; super IIIº, IIIIº, V, VI, VII, VIIIº dixit se nescire; super VIIIIº dixit quod bene servant; super X, XI, XII, XIII dixit se nescire; super XIIII
dixit se scire tamen duas cappellas vacantes in dicta plebe; super XVº dixit se scivisse aliquos fuisse expulsos de ecclesia; super XVIº dixit se nescire; super XVIIº dixit se nescire aliquem tenere concubinam, ser Geminianus prior Sancti Michaelis de Strata tenet in domum suam uxorem
patris sui premortui etatis annorum XLV, filiis non extantibus ex ea et
patre suo, et tenet filiam et sororem dicte mulieris. Super XVIII, XVIIIIº
dixit se nescire; super XXº dixit quod clerici ut plurimum non vadunt in
habitu et tonsura ut debent; super XXIº dixit ut plurimum propter ipsorum malum regimen ecclesie diminute, sed nescit que sint ille. Super
a
I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa.
I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa.
c I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa.
d I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa.
e Il testo da quem locum a hunc actum è vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo tramite un segno di richiamo.
b
48
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
XXII respondit se nescire de clericis, sed de laycis dixit de Michaele Benenati, Adiunta de Nanne Covri, ser Angelo ser Bartholomey et ser Ieronimo Nicholai Bindi; de aliis dixit se non recordari. Super XXIII,
XXIIIIº et reliquis capitulis dixit se nescire. Interrogatus de valore plebis
Sancti Geminiani dixit de florenis 130 vel circa.
[c. 41r] Die suprascripta. Comparuit coram suprascripto domino
episcopo Bertus Iacobi de Picchena citatus, iuratus et examinatus, et
primo interrogatus de valore plebis Sancti Geminiani dixit de florenis
CXXV vel circa. Super I, II, III, IIIIº, V, VI, VII, VIII, VIIII, X, XI, XII, XIII,
XIIII, XV, XVIa dixit se nescire. Super XVII dixit se nescire aliquem clericum tenere concubinam sed ser Geminianus prior Sancti Michaelis de
Strata tenet in domum suamb uxorem patris sui premortui etatis annorum Lta, filiis non extantibus, et filiam et sororem dicte mulieris. Super
XVIII dixit se nescire. Super XXº dixit clericos ut plurimum non ire in
habitum et tonsuram prout debent. Super XXI dixit se tamen unum scire. Super XXIIc dixit de clericis se nullum scire sed de laycis dixit ut supra
dixit Taddeus Michaelis alius testis. Super XXIII dixit se nescire. Super
XXIIII dixit se credere multos esse qui per multum tempus steterunt
absque sacramentis ecclesie. Super XXV, XXVI, XXVII, XXVIII, XXVIIII,
XXX, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIIIIº, XXXV, XXXVId dixit se nescire. Super XXXVIII dixit quod Torellus Doris non mandat executioni legata testamentis. Super XXXVIIIº dixit se nescire.
[c. 41v] Infrascripta sunt capitula sive articula super quibus tam canonici quam cappellani plebis Sancti Geminiani et alii viri spirituales layci debent diligenter examinari.
[c. 42v]. Die iovis secunda augusti. Iohannes Taddey de Bracceriis
comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto, citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de valore dicte plebis dixit
primo et ante omnia quod est comunis extimationis florenorum CXX vel
circa et quod terrigene Sancti Geminiani multum contentarentur quod
prepositi dicte plebis facerent continuam residentiam in dicto suo benefitio. Item super primo respondit se nescire, super secundo dixit presbite-
a
b
c
d
Segue, espunto: XVII.
Così nel testo.
Sul margine sinistro della carta è listato: de usuris.
Segue, espunto: XXVII.
EDIZIONE DEL TESTO
49
ros ut plurimum esse ignorantes, supera III, IIII et Vº dixit se nescire. Super VI circa concubinas dixit ut supra dicunt alii duo testes; super VII dixit quod ser Neriusb cotidie vendit et emit bestias. Super VIII dixit se nescire; super VIIIIºc dixit se nescire de clericis sed de laycis dixit de prenominatis per alios testes. Super X, XI, XII et XIII dixit se nescire; super
XIIII dixit quod credit quod bene moneant populum; super XV dixit
quod sunt aliqui presbiteri qui propter impotentiam obmictunt reparare
domos benefitiorum; super XVI dixit se nescire; super XVII dixit quod
executiones legatorum obmiserunt propter guerram.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco
suprascripto Bartholus Blasii de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit
de florenis C. Item de residentia prepositi dixit quod parum facit residentiam in dicto suo benefitio. Super primo dixit se nescire; super secundo
dixit ut plurimum esse ignorantes; super IIIº, IIIIº, Vº et VIº dixit se nescire; super VII dixit quod ser Ventura de Treschi pluries ludit ad ludum
vetitum; super VIII dixit se nescire; super VIIIIºd dixit se nescire de clericis, de laycis dixit ut alii testes dixerunt, addito eis Matheo Marchionis.
Super X, XI, XII, XIII, XIIIIº dixit se nescire; super XV dixit ut supra alii
testes; super XVI et XVII dixit se nescire.
[c. 43r]. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto ser Ieronimus Nicholai Bindi de Sancto Geminiano, citatus,
iuratus, requisitus et examinatus, et primo interrogatus de valore plebis
dixit de florenis CL vel circa. Item interrogatus de residentia prepositi dixit ut supra. Super primo capitulo et secundo dixit se nescire; super IIIº
dixit quod credit quod bene et sollicite actendant; super IIIIº, V, VI, VII,
VIII, VIIIIe, X, XI, XII et XIII dixit se nescire; super XIIIIº dixit se credere
quod bene moneant populum; super XV et XVI dixit se nescire; super
XVII credit quod fiant executiones.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco
suprascripto Matheus Michaelis de Sancto Geminiano, citatus, iuratus,
a
b
c
d
e
Segue, espunto: IIII.
Segue, espunto: q.
Sul margine sinistro della carta è listato: de usuris.
Sul margine sinistro della carta è listato: de usuris.
Segue, espunto: V.
50
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
requisitus et examinatus, et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit ut supra alius testis. Item interrogatus de residentia dixit ut supra. Super primo et secundo capitulo dixit se nescire. Super aliis capitulis respondit ut supra ser Ieronimu alius testis.
Dicta die, de sero. Comparuit coram suprascripto domino episcopo
in conventu Sancti Augustini de Sancto Geminiano, in loco eius solite
residentie, dominus Deo de Malavoltis de Senis canonicus plebis Sancti
Geminiani citatus, iuratus, requisitus et examinatus et primo interrogatus si plebs habet prepositum respondit quod sic sed parum facit residentiam in dicto suo benefitio. Interrogatus de valore respondit florenos
CXX vel circa. Interrogatus qualiter se habet dictus prepositus quando
residentiam facit in dicto benefitio dixit quod bene et populus bene contentatur sed de absentia non. Interrogatus si dicit offitium respondit
quod credit non dicat. Super secundo dixit quod audivit dicere quod
quando conferunt benefitia petunt collationem. Super IIIº et IIIIºa dixit
quod bene servant. Super Vº dixit se nescire; super VI et VIII dixit quod
credit. [c. 43v]. Super VIIIº credit sed quod non dicunt in dicta plebe mactutinum. Super VIIIIº credit; super X dixit ad eos non spectare; super XI
dixit quod bene servat; super XII dixit se nescire; super XIII dixit quod
credit; super XIIII dixit quod credit esse duas cappellas vacantes in dicta
plebe; super XV, XVI, XVII, XVIII, XVIIII, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIIIIº
et XXVº dixit se nescire. Super XXVI credit. Super XXVII dixit se nescire.
Super XXVIII dixit quod nullam solvunt gabellam; super XXVIIIIº dixit
se nescire; super XXX dixit quod non manutenent domum benefitiorum;
super reliquis capitulis dixit se nescire.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco
suprascripto ser Lucasb canonicus plebis Sancti Geminiani citatus, iuratus, requisitus et examinatus et primo interrogatus de valore dicte plebis
dixit de florenis LXXX vel circa. Item si dicta plebs habet prepositum respondit ⟨sic⟩, sed nullam facit residentiam in dicta plebe et populus contentaretur multum ut residentiam faceret in dicto suo benefitio. Interrogatus si dictus prepositus dicit offitium respondit quod credit non dicat.
Superc secondo de collatione benefitiorum dixit se nescire. Super IIIº et
a
b
c
Et IIIIº aggiunto in interlinea superiore.
Segue, espunto: plebanus.
Segue, espunto: pr.
EDIZIONE DEL TESTO
51
IIIIº dixit quod bene servant. Super omnibus aliis capitulis respondit
prout supra dominus Deo alius testis, preterquam super capitulo de usuris quia dixit quod Dominicus magistri Iacobi commictit contractus inlicitos et usurarios.
[c. 44r] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo
in suprascripto loco ser Bartholomeus Arrigi cappellanus plebis de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus ut supra, et primo si plebs predicta habet prepositum respondit ut supra ser Lucas. Super capitulo de concubinis respondit de ser Geminiano prout alii dixerunt. Super aliis capitulis respondit ut supra ser Lucas.
Die IIIa augusti de mane. Comparuit coram suprascripto domino
episcopo in sacrestia plebis Sancti Geminiani ser Raynerius ser Torelli
notarius de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus
ut supra, interrogatus primo de valore dicte plebis respondit de florenis
CLta vel circa. Interrogatus de gestis dicti prepositi dixit quod sunt valde
bona quando facit residentiam in dicta plebe. Super primo, secundo et
IIIº dixit se nescire. Super IIIIº dixit quod sunt plures cappelle vacantes
occasione patronuum; super Vº, VI, VII et VIIIº dixit se nescire; super
VIIIIº credit quod sint multi qui non confiteantur eorum peccata et non
recipiant sacramenta, sed nescit qui sint illi. Super X, XI, XII, XIII dixit se
nescire. Super XIIIIº dixit quod credit; super XV respondit quod non,
quia fere domus et possessiones omnium benefitiorum minantuir ruinam. Super XVI dixit se nescire. Super XVII dixit quod credit quod executiones legatorum non fiant et maxime per hospitalem Sancte Fine et
Scale occasione guerre. Super aliis dixit se nescire.
[c. 44v] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopoa
in suprascripto loco Nicholaus Lazeri de Sancto Geminiano, iuratus, citatus, requisitus et examinatus ut supra, et primo interrogatus de valore
dicte plebis dixit se nescire. De vita et fama prepositi dixit quod quando
facit residentiam in dicta quod bene se habet et quod de absentia eius
populus male contentatur. Super primo dixit se nescire; super secondo
credit; super IIIº credit quod sint solliciti ad visitandum infirmos; super
IIIIº dixit quod sunt alique cappelle in dicta plebe quod vacant rectore;
super Vº dixit se nescire; super VIº, de concubinis, dixit ut supra dixerunt
alii de Sancto Geminiano; super VII, VIII, VIIII et Xº dixit se nescire. Su-
a
Episcopo vergato in interlinea superiore.
52
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
per XI, de confessione, dixit quod credit sint multi qui non confiteantur
eorum peccata et non recipiant sacramenta, sed nescit qui sint illi. Super
XII et XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod credit; super XV et XVI
dixit se nescire; super XVII dixit quoda credit sint negligentes in mandando executiones legatorum testamentium et quod prout debent non
faciant et maxime hospitale Sancte Fine. Super generalibus dixit se nescire.
Dicta die. Comparuit coram dicto domino episcopo in suprascripto
loco Stephanus Iacobi de Morontis de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus ut supra, et primo interrogatus de valore
dicte plebis dixit se nescire; de fama et vita prepositi dixit ut supra alii testes. Super primo dixit se nescire; super secundo dixit quod credit; super
III, IIII, V, VI, VII, VIII, VIIIIº, X dixit se nescire. Super XI dixit ut supra
alii testes; super XII et XIII dixit se nescire; super XIIIIº dixit quod credit;
super XV dixit quod fere omnes domus et possessiones benefitiorum
minantur ruinam; super XVI et XVII dixit se nescire.
[c. 45r] Dominus Iulianus domini Nelli legum doctor comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ut supra, iuratus,
requisitus, citatus et examinatus et primo circa absentiam prepositi dixit
populum male contentari et, cum voces suas commiserit, accidit in
quampluribus diversis personis non potuisset evenire quin aliqua benefitia non fuerint concessa vitio et contra iuris ordinem. Super secundo
quod generaliter credit de maiori parte et specialiter de ser Bartholomeo
Cambi et de causa scientie quia continue vidit et videt omnes et quoscumque clericos vagare per terram Sancti Geminiani in horis debitis ad
offitium, et aliquando aliquos, quorum nomina nunc pro meliori tacet,
se claudere in loco secreto et ibi ludere. Super tertio dixit quod prepositus non potest bene servari cum prepositus steterit absens; de aliis habitantibus, cum multa benefitia teneant extra terram, in offitiis plebis non
sit possibile vacent prout debent. Super 4º dixit quod credit quod ecclesia
Sancti Martini de Larniano vacet et quod ser Antoninus Luce et ser Nerius Nofri tenent plura benefitia et quod fructus et proventus convertunt
in utilitate ipsorum. Super Vº dixit se nescire; super VIº dixit de preposito quia retinet concubinam in partibus Chianti. Super VII, circa ludum,
dixit de ser Antonino Luce, ser Iacobo de Morontis et de ser Ventura, et
a
Segue, espunto: sit.
EDIZIONE DEL TESTO
53
circa monasteria testificatus est de priore Ranze, Strate et Casagle Veteris, et circa negotia secularia dixit de ser Bartholomei Arrigi, quia multos
contractos inlicitos exercuit, et similiter de priore Strate et ser Nerio. Super VIIIº in prima parte dixit quod ser Bartholomeus Arrigi prima die
novembris, iusta eius ecclesiam, cum rehabuerit eius asinam cum sella
fracta dixit: “maladecto sia Idio”, et hoc presentibus Iuliano Guidi de
Sancto Geminiano et Dominico de Camporbiano eius laboratore et in
medietate missam intravit; super secunda parte dixit quod disciplinantes
Sancte Crucis Sancti Augustini vendiderunt quoddam cultum Iohannis
Lodovici; super 3a parte dixit se nescire; super 4a quod nulli vadunt in
habitu et tonsura et per viam currunt et vadunt cum asinis exceptis domino Manno et ser Antonio ser Stephani; super Va parte quod inter se
habeant divisiones et sectas et quod unius secte est caput prior Strate,
dominus Deo, ser Lucas et ser Nerius; et de alia secta est caput ser Iacobus dell’Ochio, ser Antonius ser Antonini et ser Iacobus de Morontis et
continue stant in rissis et divisionibus tam in offitiis quam in aliis. Super
ultima dixit ut supra. Super VIIIIº et primo de laycis dixit de ser Angelo
ser Bartholomey, Antonio Buzzichini, Matheo Marchionis, Massino Vie,
Petro Honofrii, Papo de Morontis, Dominico magistri Iacobi, Michaele
Benenati, Placito Francisci, ser Ambrosio, Taddeo ser Bartholomei, Angelo Christofori pro comuni, ser Matheo ser Guasperis, Agustino ser Nicholai et ser Iheronimo Nicholai Bindi. De presbiteris dixit de priore
Strate, ser Nerio, ser Luca et ser Bartholomeo Arrigi. Super X dixit se nescire. Super XI dixit ut supra. Super XII et XIII dixit se nescire. Super
XIIIIº dixit quod sic. Super XV dixit quod de hoc est publica vox et fama
quia vidit in terra Sancti Geminiani multas domus ⟨esse⟩ destructas benefitiorum et sic in curia dicte terre. Super XVI dixit de ser Antonino ratione testamenti Iuliani Martini. Super XVII dixit quod executiones testamentorum non bene adimplentur neque societates, hospitalarii et
omnes alii non plene satisfaciunt legatis perpetuis.
[c. 45v]. Die VIa augusti de mane. Comparuit coram suprascripto
domino episcopo in suprascripto loco Dominicus Agustini alias Ciarpa,
testis iuratus, inductus et examinatus et primo interrogatus de vita et
fama prepositi dixit se nescire; de valore dicte plebis dixit se nescire; de
absentia dicti prepositi dixit populum male contentum. Interrogatus de
vita clericorum dixit quod ser Lucas est cappellanus disciplinantium
Sancte Crucis in plebe et quod ipse dat sacramentum corporis Christi
dictis disciplinantibus et quod ipse est taliter informatus de vita et mori-
54
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
bus omnium et precipue circa contractus, qui dixit quod dictus ser Lucas
scit quod ser Iheronimus Nicholai Bindi, Iohannes Geminiani, ser Pierus
Christofori et Antonius Buzzichini contraxerunt et contrahunt usurarie.
Item dixit quod Michael Benenati pluries contraxit et contrahit et precipue
contraxit cum eo qui dedit ei LIIIIor florenos pro C. Super primo dixit se
nescire; super secundo dixit se nescire; super IIIº quod male possunt ex eo
quia habent vacare ad plura benefitia; super IIIIº dixit ut supra de ser Luca;
de aliis dixit se nescire; super VIº dixit quod ser Stephanus iam retinuit
concubinam et ex ea habet filiam. Super VII dixit se nescire. Super VIIIº et
in prima parte dixit quod de domo sua pluries audivit presbiteros rissare
inter se; super IIa parte dixit se nescire; super IIIa parte dixit quod credit;
super IIIIa parte et Va dixit se nescire; super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra
in principio; super Vº dixit se nescire; super XI dixit quod credit sint multi
qui non recipiant sacramenta sed nescit qui sint. Super XII dixit se nescire;
super XIIIº dixit se nescire; super XIIIIº dixit se nescire; super XV dixit
quod scit fere omnes domus benefitiorum ruinasse et et ruinam minare;
super XVI dixit se nescire; super XVII dixit se nescire.
[c. 46r] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo
in suprascripto loco ser Antonius Luce cappellanus cappelle Sancti Iuliani in plebe. Interrogatus de vita et honestate prepositi, canonicorum et
cappellanorum dixit esse bonas. Interrogatus de valore dicte plebis dixit
de florenis C vel circa. Item dixit quod non dicunt mactutinum in dicta
plebe. Super primo dixit se nescire, super secondo dixit se nescire, super
IIIº dixit quoda bene. Super IIIIº dixit quod cappelle prelibate vacant et
quod ser Nerius et ser Iacobus Gori retinent duas cappellas. Super Vº dixit se nescire; super VIº dixit se nescire; super VII dixit se nescire; super
VIIIº in prima, secunda, IIIa, 4a et 5a parte dixit se nescire; super VIIIIº dixit se nescire; super X dixit se nescire; super XI, XII, XIII dixit se nescire;
super XIIIIº dixit quod sic; super XV dixit quod sunt multe domus benefitiorum et ruinam minantes; super XVI dixit se nescire; super XVII dixit
se nescire. Interrogatus si canonici et presbiteri dicunt offitium credit
quod sic; interrogatus de patronibus dicte cappelle dixit de domino Iuliano et Iohanne domini Nelli, de valore dicte cappelle dixit de florenis
VIII: fructus consistunt in grano, vino et oleo.b
a
b
Segue, espunto: cappelle prelibate vacant.
Segue, al rigo sottostante, dilavato: inter.
EDIZIONE DEL TESTO
55
[c. 46v] Die VIIa augusti. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in sacrestia plebis suprascripte ser Christoforo Fucini de Sancto
Geminiano, cappellanus capelle Sancti Cerbonis in plebe suprascripta.
Interrogatus de vita et honestate prepositi dixit esse bonas. Interrogatus
si populus contentatur de eius absentia dixit quod non, et quod plebs suprascripta melius gubernaretur si esset presens quam non gubernaretur.
Interrogatus de valore dixit de florenis Cº vel circa. Super primo dixit se
nescire; super secundo dixita quod in dicta plebe dicuntur omnes hore
excepto mactutino; super IIIº dixit quod bene servunt et sunt solliciti;
super IIIIº dixit quod sunt quinque cappelle vacantes in dicta plebe; super Vº dixit se nescire; super VIº, de concubinis, dixit ut supra de ser
Geminiano; super VIIº dixit se nescire; super VIIIº dixit se nescire; bsuper
VIIIIº dixit de Michaele Benenati, Matheo Marchionis, Nanne Coveri,
ser Angelo ser Bartholomei, ser Raynerio ser Torelli, domino Dominico
de Beccis et ser Iheronimo Nicholai Bindi; de aliis dixit se non recordare
et de Taddeo ser Bartholomey. cSuper Xº dixit se nescire; super XI dixit
quod credit bene servient; super XII dixit se nescire; super XIII dixit se
nescire; super XIIIIº dixit quod bene servant; super XV dixit se nescire;
super XVI dixit se nescire; super XVIIº dixit quod per societates et hospitales credit quod non fiant executiones testamentorum. Interrogatus si
camerarius et cappellani dicunt officiunt dixit quod credit bene et sollicite dicant.
[c. 47r] Die VIIIº augusti. Comparuit coram venerabili viro domino
Iohanne Michaelis canonico Vulterrano, deputato specialiter per suprascriptum reverendum patrem ad hunc actum, ser Iheronimus Nicholai
canonicusd plebis suprascripte. Interrogatus de valore dicte plebis dixit
de florenis C vel circa. Interrogatus si populus contentatur de eius absentia dixit quod male et quod plebs suprascripta melius gubernaretur si esset presens. Interrogatus qualiter se habet inter canonicos et cappellanos
dixit bene. Interrogatus si dicit officium dicit quod credit quod dicat. Su-
a
Segue, espunto: se nescire.
Sul margine sinistro della carta è vergato: de usuris.
c Il testo da super VIIIIº a de Taddeo ser Bartholomey è corredato da un segno a forma di graffa vergato sul margine destro della carta. In corpo minore, fuori dalla graffa, è listato:
et de Dominico magistri Iacobi.
d Segue, espunto: et cappellanus.
b
56
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
per primo dixit quod credit quod bene et legaliter faciat; super secundo
dixit quod bene vacant divinum officium excepto quod ipsi non dicunt
mactutinum. Super IIIº dixit quod sunt bene solliciti. Super IIIIº dixit
quod in dicta plebe sunt plures cappelle vacantes in dicta plebe, videlicet:
cappella Conceptionis Virginis Marie, cappella Sancti Iohannis, cappella
Sancti Bartholomey, cappella Sancti Nicholai et cappella Sancte Catherine in perbio. Cappella Conceptionis Virginis Marie: patrones sunta Angelus Michaelis, Taddeus Michaelis et ser Iohannes Pieri, fratres Montis
Oliveti de Sancto Geminiano tenentes dare quolibet anno libras XX.
Cappella Sancti Iohannis: patrones Franciscus et Matheus de Bracceriis
et possident fructus, vacavit per annos XV. Cappella Sancti Bartholomey: patronus ser Iheronimus Nicholai Bindi et possidet bona, vacavit
per annos X. Cappella Sancti Nicholai: patronus monasterium Sancte Katerine, dixit nescire qui possidet fructus, vacavit per annos XII. Cappella
Sancte Katerine in perbio: patrones sunt prepositus et canonici, vacavit
per annos XXXta, Blasinus de Cotone tenet in affictus bona dicte cappelle. Ser Iacobus Gori tenet in dicta plebe duas cappellas. Ser Nerius tenet
duas cappellas. Super Vº dixit se nescire; super VIº dixit ut supra de ser
Geminiano; super VII dixit se nescire; super VIII dixit se nescire; super
VIIII dixit se nescire; super Xº dixit se nescire; super XI credit; super XII
dixit ut supra de cappellis; super XIIIº dixit se nescire; super XIIIIº credit;
super XVº dixit se nescire; super XVIº dixit se nescire; super XVII: de sacrestanis dixit quod se habent satis negligenter. De testamentis et executionibus ipsorum dixit se nescire, nisi de hospitale Sancte Fine.
[c. 47v] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino Iohanne
ut supra ser Antonius ser Stephani canonicus plebis Sancti Geminiani. Et
primo interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis CXX vel circa.
Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit quod quando est presens
bene se habet sed quod de eius absentia populus male contentatur. Super primo dixit se nescire; super secundo dixit quod bene vacant divinum offitium exceptum quam in mactutino; super IIIº dixit quod sunt
solliciti; super IIIIº, de cappellis vacantibus et si est aliquis qui teneat plures cappellas, dixit ut supra ser Ieronimus. Super Vº dixit se nescire. Super VIº, de concubinis, dixit ut supra de ser Geminiano. Super VII
a
Segue, espunto: pr.
EDIZIONE DEL TESTO
57
dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit
se nescire; super X dixit se nescire; super XI dixit quod credit sint multi
qui non confiteantur et recipiant sacramenta prout debent et tenentur.
Super XII, XIII, XIIIIa dixit se nescire. Super XV, de benefitiis, dixit quod
omnes domus benefitiorum penitus minantur ruinam. Super XVI et
XVII dixit se nescire.
Dicta die comparuit coram suprascripto domino Iohanne ut supra
ser Geminianus Iacobi cappellanus cappelle Sancti Leonardi site in dicta
plebe. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis LXXXta vel circa; valet eius cappella florenis X; ⟨fructus⟩ consistunt in grano, vino et
oleo. Patrones sacrestani plebis, rector hospitalis Sancte Fine, prior canonicorum dicte plebis; prepositus confirmat. Super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene et sollicite vacant divinum offitium
excepto quod ipsi non dicunt mactutinum, sextam et nonam in dicta
plebe. Super IIIº dixit quod bene servant. Super IIIIº, de cappellis vacantibus et si est aliquis qui retineat plures cappellas, dixit ut supra. Super Vº
dixit se nescire; super VIº, de concubinis, dixit ut supra. [c. 48r] Super
VIIº dixit se nescire. Super VIII dixit se nescire nisi quod ipse habet unam
planetam et unum chalicem: que res sunt de canonica Sancti Eusebii,
habuit ab Hebreo. Super VIIIIº, de usuris, dixit quod credit sint multi sed
nescit nomina; scit de Fruosino de Ficarellis et de aliis ut supra. Super Xº
dixit se nescire. Super XI dixit quod credit sint multi qui non confiteantur et recipiant sacramenta prout debent. Super XII dixit se nescire. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XV
dixit quod comuniter omnia beneficia minantur ruinam. Super XVI dixit
se nescire. Super XVIIº dixit quod sacrestani sunt negligentes; prior societatuum et hospitalarii male faciunt, et pessime executioni mandant
executiones testamentorum.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino Iohanne et cetera
ut supra ser Gerardus Antonii cappellanus cappelle Sancti Bartholomey
ad ianuam sitam in dicta plebe. Patrones operarii plebis, societas Sancte
Crucisb in plebe et Matheus Geminianuzzi. Valet dicta cappella florenis
a
b
Segue, espunto: XV.
Crucis è scritto nel testo come †.
58
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Vc. Fructus consistunt in grano. Interrogatus de valore dicte plebis dixit
de florenis C vel circa. Interrogatus dea vita et moribus dicti prepositi dixit quando residentiam facit in dicta plebe esse bona, sed quod de eius
absentia populus male contentatur. Super primo dixit se nescire. Super
secondo dixit quod bene et sollicite vacant divinum officium excepto
quod ipsi non dicunt mactutinum, sextam neque nonam in dicta plebe.
Super IIIº dixit quod bene servant. Super IIIIº, de cappellis vacantibus et
si est aliquis qui retineat plures cappellas, dixit ut supra. Super Vº dixit se
nescire. Super VIº dixit ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit se
nescire. Super VIIIº dixit se nescire, sed quod in dicta plebe sunt multi
presbiteri qui non vadunt in habito et tonsura. [c. 48v] Super VIIIIº, de
usuris, dixit se nescire. Super X dixit se nescire. Super XI dixit quod credit sint multi qui non confitentur eorum peccata et recipiant sacramenta
saltim semel in anno, sed nescit qui sint. Super XII dixit ut supra de cappellis. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant.
Super XVº dixit quod sunt multe domus benefitiorum que minantur
ruinam et quod prior Ranze dedit in affictus eius benefitium sine licentia.
bSuper XVI dixit se nescire. Super XVII dixit quod executiones testamentorum male executioni mandant.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino vicario ut supra in
dicto loco ser Iacobus Gori Gesis cappellanus cappellarum Sancte Fine et
Sancti Petri a’ Vincoli sitarum in plebe. Interrogatus quantum valent
eius cappelle ⟨dicit de⟩ florenis X, videlicet florenis 5 pro qualibet; fructus consistunt in grano, vino et oleo et libris sex de una pensione ciusdam domus Sancte Fine: in totum florenis 11 cum dimidio. Patrones
cappelle Sancte Fine: societas disciplinantium plebis, canonici plebis et
hospitalis Sancte Fine et prior fraternintatis platee. Patronus Sancti Petri
a’ Vincula: Taddeus ser Bartholomey. Interrogatus de valore dicte plebis
dixit se nescire. Interrogatus de moribus et vita prepositi dixit esse bonos
quando est presens; de absentia vero eius populus male contentatur. Super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene servant excepto quam de mactutino, nona et sexta. Super IIIº dixit se nescire. Super
IIIIº, de cappellis vacantibus, dixit ut supra ser Nerius et ipse retinet in
a
b
ta.
Segue, espunto: hone.
Il testo da et quod prior Ranze a sine licentia è aggiunto sul margine destro della car-
EDIZIONE DEL TESTO
59
dicta plebe duas cappellas. Super Vº dixit quod bene servant. Super VIº,
de concubinis, dixit ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit se nescire. Super VIII dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra. Super X dixit se nescire. Super XI dixit se nescire. [c. 49r] Super XII, dixit de
cappellis suprascriptis quod patrones possident eorum bona. Super XIII
dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XV dixit
quod fere omnes domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVI dixit
se nescire. Super XVIII dixit quod operarii sunt male solliciti et quod per
hospitales et societates male executioni mandatur testamentorum et
ideo providendum est.
Die VIIIIº augusti. Comparuit coram suprascripto domino episcopo
in suprascripto loco dominus Mannus de Cavalcantibus plebanus plebis
Sancte Marie et Iohannis de Cellulis. Interrogatus de vita et moribus
prepositi dixit esse malos et pessimos quandoa residet in dicto suo benefitio et quod in partibus Chianti retinet concubinam. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis 90 et etiam quod de absentia eius populus
in omnibus male contentatur. Super primo dixit quod audivit a quampluribus quod, quando dedit ecclesiam Sancti Donati plebatus Sancti
Geminiani, recepit ab una persona solventi pro ser Nerio florenos LXXXta. Super secundo dixit se nescire, excepto quam de ser Christoforo quod
non dicit medietatem misse. Super IIIº dixit quod bene servant secundum quod audivit. Super IIIIº dixit quod Placitus retinet ecclesiam Larniani et eam retinuit iam per annos decem. Super Vº dixit se nescire. Super VIº dixit ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit quod ser Papinus de Morontis et prior Casagle et ser Antoninus pluries luderent ad
zardum insimul cum Antonio ser Politi penes plebem Cellulis. Super
VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra in aliis capitulis. Superb X dixit se nescire. Super XI se nescire, nisi quod Placitus Francisci dicit se non curare excomunicationem neque papalem neque domini episcopi. Super XII dixit se nescire. Super XIII dixit se nescire. Super
XIIIIº dixit se nescire. Super XV dixit quod propter guerram, domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVI dixit se nescire. Super XVII dixit
a
Segue, espunto: est p.
Il testo da super X a neque domini episcopi è unito da una graffa listata sul margine
sinistro della carta.
b
60
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
quod Torellus et etiam societates male mandant executioni testamenta
et ultimas voluntates.
[c. 49v] Die XIIII augusti. Comparuit coram suprascripto domino
episcopo ut supra in suprascripto loco dompnus Raphaellus Antonii cappellanus cappelle Sancti Paulia site in plebe. Interrogatus de valore dicte
cappelle dixit de florenis Vc; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse bonos quando residentiam facit in dicto suo benefitio, sed quod parum residet et populus de
eius absentia per omnia male contentatur. Interrogatus si dictus prepositus dicit offitium dixit se nescire. Interrogatus de patronibus dicte cappelle dixit quod prepositus dat et confirmat. Interrogatus super primo dixit
se nescire. Super secundo dixit quod bene servant excepto quod ipsi non
dicunt in dicta plebe sextam, nonam neque mactutinum. Super IIIº dixit
se nescire. Super IIIIº, de cappellis vacantibus, dixit ut supra. Super Vº
dixit se nescire. Super VIº dixit se nescire. Super VII dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIII dixit se nescire. Super X dixit se nescire. Super XI dixit quod credit. Super XII, XIII dixit se nescire. Super
XIIIIº dixit quod credit. Super XV dixit se nescire. Super XVIº dixit se nescire. Super XVIIº dixit se nescire.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ser Iacobus Andree de Morontis cappellanus cappelle
Sancte Andree site in plebe. Interrogatus de valore dicte cappelle dixit de
florenis XIIIIcim; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Tenetur dare
quolibet anno in festo Sancti Andree unum modium grani extimationis
florenorum trium et tenetur facere festum et offitium in quibus spendit
libras 4or. Patrones Taddeus et Angelus Michaelis et ser Iohannes Pieri et
heredes Dini Politi, prepositus confirmat. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse bonos et quod de eius absentia populus male contentatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis LXXXta. Interrogatus si prepositus dicit offitium dixit se nescire. Super primo dixit
se nescire. [c. 50r] Super secundo dixit quod bene servant excepto quod
ipsi non dicunt in dicta plebe sextam, nonam neque mactutinum. Super
IIIº dicit quod bene servant. Super IIIIº dixit ut supra de cappellis vacantibus, et quod ser Iacobus et ser Nerius retinent duas cappellas. Super Vº
dixit se nescire. Super VIº dixit se nescire. Super VIIº dixit se nescire. Su-
a
Pauli è vergato su un precedente Nicholai.
EDIZIONE DEL TESTO
61
per VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº dixit quod sunt multi comictentes
usuram sed nescit qui sint. Super X dixit se nescire. Super XI dixit se nescire. Super XII dixit se nescire. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº
dixit quod bene servant. Super XV dixit quod fere omnes domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVI et XVII dixit se nescire.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ser Nerius Nofri cappellanus cappelle Sancti Antonii et
Sancte Katerine. Patrones cappelle Sancti Antonii sunt Taddeus Michaelis et fratres ser Iohannis Pieri et domina Lisa Nini et domina Scolaia Politi et ser Nerius Nofri. Valet florenis octoa. Fructus consistunt in grano,
vino et oleo, tenetur dare quolibet anno staria 16 grani ad libitum presbiteri et quod iam sunt iam duo anni in quibus ipse non dedit; prepositus
confirmat. Cappellam Sancte Katerine offitiat eamb et habet pro helemosina libras XXXta a domina Lisa uxore Nini. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse bonos. De absentia populus male contentatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis CL. Interrogatus si dicit
officium dixit se nescire. Super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene servant excepto ut supra. Super IIIº dixit quod bene servant. [c. 50v] Super IIIIº, de cappellis vacantibus, dixit ut supra. Super Vº
dixit se nescire. Super VIº dixit se nescire sed ut supra de ser Geminiano.
Super VIIº dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº, de
usuris, dixit ut supra ⟨ut⟩ dixerunt quamplures. Super X, XI, XII et XIII
dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XVº dixit
quod fere omnes domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVºc dixit quod prior Ranze affictavit eius benefitium. Super XVIº dixit se nescire. Super XVII dixit se nescire. Cappella Purificationis Virginis Marie:
rector ser Bacciomeus Iohannis, patrones sunt illi de Saluccis.d Patrones
retinent in affictum pro stariis 16 grani et tenentur facere festum et solvere impositas et facere eam officiari.
Cappella Sancti Iacobi sita in plebe: rector ser Meus Cambi. Examinatus per suprascriptum reverendum patrem, ideo non opportet examinari. Patronus Torellus Dori.
a
b
c
d
Octo vergato su un precedente sex.
Così nel testo.
Così nel testo: refuso nell’indicazione del numerale.
Così nel testo.
62
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 51r] Die Iovis de mane XVIa augusti. Reverendus in Christo pater
et dominus dominus Robertus de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopus Vulterranus, visitavit ecclesiam Sancti Mathey de Sancto
Geminiano. Cuius ecclesiea rector est ser Lucas Geminiani de dicto loco.
Et primo visitavit et vidit locum ubi corpus Domini et alia sacramenta
servantur et vidit quod bene, honestissime et devote tenentur. Ecclesia
est satis bene fulcita paramentis et libris prout in eius inventarium apparebit. In dicta ecclesia altare maius habet certa petia terrarum cum altare
Sancti Christofori in dicta ecclesia. Que omnia petia terrarum sunt locata
ad affictum personis per quinque annos pro florenis XIIcim auri etb pro
cappella Sancti Iohannis in dicta ecclesia pro salmis duabus grani. Est
etiam alia cappella in dicta ecclesia titulata sub vocabulo Beate Marie
Virginis, cuius rector est ser Bartholomeus Arrigi de Vulterris. Patronus
dicte ecclesie est Iohannes olim Michaelis Beneventi; habet unum potere
affictatum pro libris viginti quolibet anno. Patrones suprascripte ecclesie
Sancti Mathey sunt omnes populares; prepositus Sancti Geminiani et
plebanus Cellulis confirmant. Tenetur facere quolibet anno in perpetuum festum Sancti Mathey et die sequenti facere unum officium mortuorum, item festum Sancti Iohannis Evangeliste, Sancte Agnetis et festum Sancti Christofori. Item tenetur legi facere quatuor missas in die
Sancti Silvestri. Suprascripta ecclesia habet duos operarios qui conficiunt
et tenent inventarium omnium et singulorum bonorum mobilium et
immobilium dicte ecclesie; tenentur manutenere dictam ecclesiam et
propterea habent quolibet anno libras sexdecim.
Dicta die. Ser Lucas suprascriptus testis et cetera et primo interrogatus qualiter dicti operarii se habent dixit quod negligenter, et preteriti
operarii et presentes habent denarios pre manibus pertinentes addictam
ecclesiam. Item interrogatus an ser Bartholomeus Arrigi bene offitiet
eius cappellam dixit quod bene. Item interrogatus an ipse ser Lucas sciat
officium XIIcimc articulorum et omnia alia pertinentia ad bonos clericos
diligenter examinatus bene scivit.
[c. 51v] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo
in dicta ecclesia Iohannes Geminiani populanus dicte ecclesie, inductus,
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Mathey de Sancto Geminiano.
Segue, espunto, al rigo successivo: salmis.
Segue, espunto: pre.
EDIZIONE DEL TESTO
63
iuratus et examinatus. Et primo interrogatus si dicta ecclesia habet patrones respondit quod sic et sunt populares. Interrogatus de vita et moribus suprascripti rectoris dixit se honestissime et bene gerere, excepto
quod totus populus contentaretur quod ipse habitaret in domo dicte ecclesie. Item interrogatus de operariis dixit se nichil scire.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in dicta
ecclesia Laurentius Angeli populanus dicte ecclesie, testis inductus ut
supra. Dixit de rectore in omnibus et per omnes prout supra alii testes.
Item interrogatus de operariis dixit ut supra ser Lucas rector.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in dicta
ecclesia Iheronimus Laris populanus dicte ecclesie, inductus, iuratus et
examinatus, et primo interrogatus si dicta ecclesia habet patrones respondit ut supra. Interrogatus de vita et moribus suprascripti rectoris dixit ut supra et quod omnino populus contentatur quod ipse faceret residentiam in dicta ecclesia. Interrogatus de valore dixit de florenis 15 vel
circa. De operariis dixit ut supra quod per omnia male se habent et quod
penes se habent denarios dicte opera et specialiter ipse testis.
[c. 52r] Dicta die. aSuprascriptus reverendus pater visitavit ecclesiam
Sancti Blasii de Sancto Geminiano unitam insimul cum dicta ecclesia
Sancti Mathey. Cuius rector est suprascriptus ser Lucas. Est in dicta ecclesia una cappella titulata sub vocabulo Sancti Blasii, cuius rector est ser
Antoninus Luce presbiter de Sancto Geminiano. Est valoris librarum decem cum dimidio. Tenetur facere festum Sancti Blasii. Patronus Franciscus Michaelis Braccieri. Est quedam helemosina in dicta ecclesiab quam
percepit dominus Deo de Malavoltis. Patrones Federicus de Malavoltis,
Mignanus Tey de Ulignano, societas plebis et Sancti Francisci. Est valoris
florenorum VI vel circa. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Dixit
quod tenetur dicere missam in dicta ecclesia ad suum beneplacitum.
Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in supradicta ecclesia Bartholomeus Guidonis de dicto populo et dixit quod
suprascriptus rector in omnibus et per omnia bene se habet salvo et excepto quod in dicta ecclesia ad manus pro qualibet edogmada solebant
dici due misse, nunc autem raro et quasi per totum mensem nulla in dicta ecclesia missa celebratur: ideo provideatur.
a
b
Sul margine sinistro della carta è listato: Sancti Blasii de SanctoGeminiano.
Segue, espunto: que pertinet.
64
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 52v] Die XVIII agusti de mane. Reverendus in Christo pater et
dominus dominus episcopus visitavit ecclesiam Sancti Donati de Sancto
Geminiano, cuius rector est dopnus Raphaellus ordinis Vallis Umbrose.
Est benefitium sine cura.a Reperit ecclesiam in edifitiis satis bene. Interrogatus si habet patronum dixit quod Franciscus ser Iohannis Tegni est
patronus. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis sex vel
circa. Fructus consistunt in uno orto et in uno culto. Supradicta ecclesia
est satis bene fulcita paramentis, libris, calice et de aliis prout in inventario apparebit. Constitutus personaliter coram supradicto domino episcopo gratia ser Iohannis Tegni patroni dicte ecclesieb et primo interrogatus
de honestate dicti dopni Raphaelli dixit quod in omnibus et per omnia
dictus dopnus Raphaellus est sollicitus, honestus et bene actendit ad conservationem dicti sui benefitii.
Dicta die. Venerabilis vir dominus Iohannes Michaelis, venerabilis
patris et domini domini Roberti episcopi Vulterrani ⟨vicarius⟩, visitavit
ecclesiam Sancti Petri de Sancto Geminiano, cuius rector est dominus
Mannus de Cavalcantibus de Florentia. Et primo visitavitc et vidit locum
ubi corpus Domini et alia sacramenta servantur et vidit quod bene, honestissime et devote tenentur. Ecclesia est satis bene fulcita paramentis
et libris prout in eius inventario apparebit.
[c. 53r] Die XXa de mane. dReverendus in Christo pater et dominus
dominus episcopus visitavit ecclesiam Sancti Laurentii de Sancto Geminiano, cuius rector est ser Geminianus Iacobi presbiter de Sancto Geminiano. Est benefitium sine cura. Reperit ecclesiam in edifitiis satis bene.
Interrogatus si habet patrones dixit de canonicis plebis Sancti Geminiani.
Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis sex vel circa. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Supradicta ecclesia est satis bene
fulcita paramentis et libris prout in eius inventario apparebit.
[c. 53v] Die XXVIIIIº agusti. eReverendus pater et dominus dominus
episcopus suprascriptus visitavit ecclesiam Sancti Donati de villa Sancti
Donati plebatus Sancti Geminiani, cuius rector est ser Nerius Nofrii de
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è listato: Sancti Donati de Sancto Geminiano.
Segue, espunto: dixit.
Sul margine sinistro della carta è listato: Sancti Petri de Sancto Geminiano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Laurentii de Sancto Geminiano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Donati de Sancto Donato.
EDIZIONE DEL TESTO
65
Sancto Geminiano, et est curata. Et primo visitavit et vidit locum ubi
corpus Domini et alia sacramenta, in edifitiis satis bene. Supradicta ecclesia est bene fulcita missale, calice, paramentis et aliis pertinentibus ad
dictam ecclesiam, prout in eius inventario apparebit. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis quinque grani ad mensuram Florentinam vel circa, omnibus fructibus reductis ad granum. Interrogatus de vita et moribus populanorum dixit quod in omnibus bene se habent. Interrogatus de patronatu dicte ecclesie dixit quod prepositus confert et confirmat.
Dicta die. Antonius Michaelis Corsoni de dicta villa, testis inductus
et iuratus, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis sex grani
vel circa ut supra. Interrogatus de patronatu dixit ut supra. Interrogatus
de vita et honestate dicti rectoris dixit quod bene, honestissime et perfecte et in omnibus et per omniaa se habet ad que tenetur et debet et
obligatus est. Interrogatus si in casibus evenientibus dicto populo est sollicitus dixit quod bene servit.
Gorus Michaelis de dicto loco, testis inductus, iuratus et cetera in
omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
Geminianus Berti de dicto loco alius testis et cetera in omnibus ut
supra alius testis.
[c. 54r] Die III septembris. bVenerabilis vir dominus Iohannes vicarius suprascriptus visitavit plebem Sancti Iohannis de Cellulis, cuius est
plebanus dominus Mannus de Cavalcantibus de Florentia et primo visitavit locum et vidit locum ubi retinentur sacramenta et non invenit nisi
oleum sanctum. Reperiit ecclesiam in edifitiis satis bene, sed domus dicte plebis per totum minantur ruinam. Non invenit ibi rectorem sed ser
Antonius Luce de Sancto Geminiano est cappellanus; qui interrogatus de
patronatu dicte ecclesie dixit quod eam habuit in curia Romana. Interrogatus de valore dixit quod dicta plebes cum ecclesia Sancti Blasii et Sancti Petri de Sancto Geminiano sunt fructus florenorum XXV, videlicet in
grano et oleo. Suprascripta plebes est fulcita paramentis, libris, calice et
aliis prout in inventario apparebit.
a
b
Segue, espunto: bene.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Cellulis.
66
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Dicta die. aReverendus pater et dominus dominus Robertus episcopus Vulterranus visitavit ecclesiam Sancti Blasii plebatus Cellulis; est unita ut dicitur cum dicta plebe, cuius rector est dictus dominus Mannus,
cappellanus est suprascriptus ser Antonius. Invenit in edifitiis satis bene.
Dicta die. Iacobus Niccholi de villa Collimuscioli, etatis LX annorum, testis et cetera, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra
sed dixit quod si predium dicte plebis cultivaretur vel laboraretur esset
maior fructus. Interrogatus de vita et moribus dicti ser Antonii dixit quod
in omnibus et per omnia bene se habet cum dicto populo et quod de eo
multum contentatur et quod est sollicitus circa necessaria dicto populo.
Lippus Fey de dicta villa, etatis annorum L vel circa, testis et cetera
dixit in omnibus ut supra.
[c. 54v] bReverendus in Christo pater et dominus dominus episcopus
suprascriptus visitavit canonicam Sancti Michaelis de Strada plebatus Sancti
Geminiani, cuius prior est ser Geminianus Iacobi de Sancto Geminiano. Et
primo visitavit locum ubi corpus Domini et alia sacramenta servanturc et
vidit quod bene, honestissime et devote tenentur; et interrogatus de valore
dicte ecclesie dixit de florenis XXXta vel circa: fructus consistunt in grano,
vino, oleo. Interrogatus de patronatu dixit quod sunt hospitalis Sancte Marie Nove de Florentia, heredes magistri Iacobi de Sancto Geminiano et ser
Raynerius ser Torelli. Confirmatio spectat ad prepositum. Retinuit dictam
ecclesiam dictus prior per annos XXIII. Ecclesia suprascripta in edificiis bene se habet; est fulcita paramentis, calice et libris prout in inventario apparebit. Supradictus reverendus pater legens dicto priori quoddam preceptum quod sibi factum fuit per suum predecessorem scriptum in libro visitationis continens quod reficeret et reactaret libros ecclesie dixit se non reactasse ex eo maxime quia negat se tale preceptum recepisse et interrogatus
si ecclesia habet missale dixit quod non.
Dicta die. Ser Lucas canonicus de Sancto Geminiano testis et cetera
dixit quod supradicta ecclesia est valoris florinorum XLta vel circa. De
aliis vero dixit se nescire.
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Blasii plebatus Cellulis.
Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Michaelis de Strada.
Servantur listato su serventur espunto.
EDIZIONE DEL TESTO
67
[c. 55r] Die IIIIº septembris de mane. 1436. aVenerabilis vir Iohannes
Michaelis canonicus Vulterranus, vicarius generalis reverendi patris et
domini domini Roberti episcopi Vulterrani, per ipsum dominum episcopum ad hunc actum specialiter deputatus, visitavit ecclesiam Sancte
Margarite de Signano plebatus de Cellule, Vulterrane diocesis. Est curata. Cuius rector est ser Antonius Luce Cursi de Sancto Geminiano. Patroni sunt heredes domine Rubee uxoris domini Primerani de Ardinghellis de Sancto Geminiano. Confirmatio spectat ad plebanum Cellulis. Interrogatus de valore dicte ecclesieb dixit de florenis quatuor: fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesia suprascripta in edifitiis bene se
habet; habet unum paramentum nigrum. Item unum calicem stagni,
item unum missale anticuum, item tria sciugatoria et unam tobaleam.
Interrogatus de vita populanorum bonum testimonium reddidit.
Dicta die. Laurentius Nannere de dicta villa, testis iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita et moribus suprascripti rectoris dixit
quod valde bene se habet et est sollicitus ad omnia que tenetur et debet et
populus bene de eo contentatur. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit
ut supra. Suprascriptus Laurentius est etatis LXXta annorum vel circa.
Iacobus Antonii de dicta villa, etatis XL annorum, testis et cetera, in
omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
Dicta die, de mane. cSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Silvestri de Racciano plebatus Sancti Geminiani Vulterrane
diocesis; est curata. Cuius rector est ser Bartholomeus Iohannis Marcuccii
de Sancto Geminiano. Patroni sunt e’ Casciotti de Sancto Geminiano.
Ecclesia satis bene se habet in hedifitiis. Non invenit rectorem neque sacramenta eo quia sacramenta ministrantur per plebem Sancti Geminiani,
prepositus confirmat. Dicta ecclesia est valorisd decem florenorum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ser Meus Cambi est cappellanus dicte ecclesie et pro dicto ser Bartholomeo officiat dictam ecclesiam. In dicta
ecclesia est unum missale antiquum, unus calix cum cuppa argentea,
item una planeta fulcita, item tria asciugatoria et unae tobalea.
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Margarite de Signano.
Ecclesie listato su un precedente plebis.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Silvestri de Racciano.
Segue, espunto: sex.
Il notaio ha espunto l’abbreviazione per l’accusativo.
68
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Dicta die. Antonius Bartoli Buonanni de dicta villa, testis iuratus et
examinatus, et primo de valore dicte ecclesie dixit de florenis octo vel
circa. Dixit quod ser Meus Cambi bene et sollicite actendebat ada dictam
ecclesiam.
[c. 55v] Dicta die, deb mane.c Suprascriptus dominus vicarius visitavit
ecclesiam Sancti Bartholomei de Piscille plebatus Sancti Geminiani, et
est curata; non invenit ibi rectorem. Ecclesia in edifitiis satis competenter, domus vero minantur ruinam. Non invenit ibi sacramenta neque libros; invenit altare paratum. Dicitur quod est unita cum plebe Sancti
Geminiani.
Dicta die, de sero. dSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Laurentii de Monte Agutolo plebatus Sancti Geminiani, Vulterrane diocesis, et est curata. Cuius rector est ser ***. Patrones Stephanus Papi de Morontis et Torellus Doris et magister Ypolitus ser Nicholai.
Est valoris florenorum XIIcim vel circa; fructus consistunt in grano, vino
et oleo. Invenit eam in edifitiis stare satis competenter. In dicta ecclesia
non invenit sacramenta nisi oleum sanctum et ipse invenit bene stare et
munde de paramentis, libris et calicee prout in inventario apparebit.
Dicta die. Meus Cechi de dicta villa, etatis LXta annorum, testis iuratus et examinatus et cetera, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut
supra. Interrogatus si dictus rector erat sollicitus in deserviendo dicto
populo dixit quod a sex mensibus retrof bene deserviebat sed quod sunt
per sex menses in quibus in omnibus cum dicto populo male se habuit.
Nannes Marci de dicta villa, testis et cetera, interrogatus de valore
dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus de vita et moribus dicti presbiteri dixit quod in omnibus et per omnia cum dicto populo male se habebat et cum magna heresi et multa scandala seminabat in dicto populo et
quod non sollicite et actente deserviebat dicto populo et quod sibi videtur populum de eo male contentari eo quod videtur esse ingnorantissi-
a
Ad è vergato in interlinea superiore.
Segue, espunto: de sero.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei de Piscilla.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Laurentii de Monte Agutulo.
e Segue, espunto: non.
f Retro è vergato in interlinea superiore, su una parola espunta.
b
EDIZIONE DEL TESTO
69
mus ut dicitur a pluribus et maxime ab intelligentibus et quod dictus populus contentaretur de alio presbitero.
Fede Pieri populanusa ville Renzani testis et cetera dixit quod non
est de dicta villa sed quod ab hominibus dicte ville audivit dicere prout
sibi dixit Nannes Marci et quod vulgariter dicitur dictum presbiterum
nescire totam missam et quod populus contentaretur de alio presbitero.
[c. 56r] Die V septembris. bSuprascriptus dominus vicarius visitavit
ecclesiam seu canonicam Sancti Michaelis de Ranza et est curata. Cuius
rector sive prior dicitur esse dominus Geminianus ser Bartoli de Morontis de Sancto Geminiano. Non invenit rectorem; invenit ecclesiam in edifitiis satis bene; domus vero dicti benefitii sunt omnino destructe et sunt
in maxima ruina. Non invenit ibi sacramenta neque corpus Christi. Prior
suprascriptus vel Papi de Morontis affictavit eam Massino Vie pro florenis XXII pro annis quinque videlicet pro quolibet anno florenis XXII et
cum dicta canonica affictavit ecclesiam Sancti Petri de Ciuciano: videatur
quomodo, quia in manibus domini vicarii domini episcopi videlicet
tempore domini Guarduccii suprascriptus prior eam renumptiavit.
Dicta die. Antonius Laurentii de Ranza, etatis LXXta annorum, testis
iuratus, inductus et iuratus et cetera, et primo interrogatus de vita et
moribus dicti rectoris dixit quod in omnibus et per omnia male se habet
et quod dictam ecclesiam non offitiat et ibi non fuit celebrata missa per
menses quinque vel circa. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de
florenis XXX et quod ipse affictavit Massino Vie pro florenis XXII et
quod de dicto rectore male totus populus contentatur eo quia in casibus
contingentibus dicto populo nullus est qui dictum populum succurrat et
quod si faceret residentiam in dicto suo benefitio multum contentaretur.
Bartolus Simonis de villa suprascripta, testis ut supra, iuratus et
examinatus dixit utsupra alius testis.
[c. 56v] Dicta die. cSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Petri de Ciucciano, et est curatad; nullus est rector. Invenit eam in
ruinam et semidiscoperta; non invenit ibi sacramenta neque corpus
a
b
c
d
chiamo.
Segue, espunto: dicte.
Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Michaelis de Ranza.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Petri de Ciucciano.
Et est curata è vergato in interlinea superiore e aggiunto al testo con un segno di ri-
70
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Christi. Patronus magister Ypolitus Nicholai. Est valoris quinque florenorum vel circa. In dicta ecclesia non dicitur missa et male officiatur. Ser
Bartholomeus Camby est yconomus dicte ecclesie propter renumptiationem de ea sponte factam per priorem de Ranza in manibus olim domini Guarduccii tunc vicarii domini episcopi Vulterrani. Massinus Vie
tenet in affictu a priore Ranze vel a Papi de Morontis eius consorte insimul cum prioria de Ranza.
[c. 57r] Dicta die. Suprascriptus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti Fridiani de Castroveteri plebatus Sancti Geminiani et est curata; cuius rector est ser Petrus Mathey de Sancto Geminiano. Non invenit ibi rectorem; ser Nerius Nofrii offitiat dictam ecclesiam pro dicto
rectore. aInvenit ecclesiam et domus in edifitiis satis bene et peroptime.
Invenit sacramenta et corpus Christi honeste et munde teneri. Est valoris X florenorum: fructus consistunt in grano, vino et oleo et decimis. Est
fulcita paramentis, libris et calice prout in inventario apparebit. Patronus
abbas Honofrius. Prepositus confirmat.
Dicta die. Nannes Taviani de dicto loco, testis inductus, iuratus et
examinatus et cetera, et primo interrogatus de valore dicte ecclesie dixit
ut supra. Interrogatus de vita et moribus dicti rectoris dixit quando adest
quod sunt boni. Interrogatus qualiter dictus ser Nerius in deserviendo
dicte ecclesie se habet dixit bene et est sollicitus et quod de eo bene contentatur. Item dixit quod Massinus fuit confessus habuisse a ser Luca
olim rectore dicte ecclesie, occasione cuiusdam litis quam habuit cum
suprascripto dompno Honofrio patrono dicte ecclesie, florenos duodecim.
Die VI septembrisb.
[c. 57v] Die primo decembris, de mane, 1436. cVenerabilis et egregius vir dominus Iohannes Michaelis ser Cecchi canonicus maioris ecclesie Vulterrane, reverendi in Christo patris et domini domini Roberti de
Adimaris de Florentia, Dei et appostolice sedis gratia episcopus Vulterranus, in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis, visitavit plebem
Sancti Ypoliti Vulterrane diocesis, cuius est plebanus dictus Iacobus Fanuccii de Colle. Patrones dicte ecclesie sunt nobiles de Pichena; confir-
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Fridiani de Castroveteri.
Lo spazio sottostante non è riempito.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Ypoliti.
EDIZIONE DEL TESTO
71
matio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Dicta plebes est
semicohoperta tecto; non habet sacramenta neque libros neque paramenta et altare est male fulcitum. Interrogatus de valore dicte ecclesie
dixit de modiis decem grani, fructus consistunt in grano, vino et blado;
non habet nisi unum populanum.
Meus Pieri Monis de Campilia, laborator predii dicte plebis, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita, moribus et honestate
dicti plebani respondit quod peroptime se habet. Interrogatus de valore
dicte plebis dixit ut supra. Item dixit quod dictus plebanus habet parata
lignamina et alia necessaria pro coperiendo residuum dicte plebis.
[c. 72r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Bartholomei de Campigla curie Collis plebatus Sancti Ypoliti, Vulterrane diocesis, cuius est rector ser Dominicus Nannis Cennini de Colle,
qui abfuit dicte visitationi. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicte ville. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. In edifitiis
bene se habet sed domus dicte ecclesie male stant. In libris et paramentis
male se habet quia habet unum missale solum et est in pignus penes societatem Sancte Caterine de castro Collis.
Dominucus Iohannis de dicta villa alias Goccio testis citatus, iuratus et
examinatus, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti rectoris, dixit
quod in omnibus bene se habet. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit
de uno modio grani. Super aliis omnibus dixit quod bene servit populo.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Severi de Sancto Severo curie Collis, plebatus et diocesis predictorum,
cuius est rector suprascriptus ser Dominicus. Que ecclesia est unita cum
suprascripta ecclesia de Campilia. Patrones sunt homines dicte ville.
Confirmatio spectat ad dictum dominum episcopum. Non habet
domum. In edifitiis non bene se habet quia in pluribus locis dicte ecclesie
pluit. Non habet sacramenta. In libris et paramentis male se habet.
Angelus Ricci de dicta villa, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti ser Dominici dixit quod satis bene se gerit in omnibus et quod tenet aliam ecclesiam de Campilia.
Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis duobus grani. In reliquis recte respondit.
a
b
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei de Campilia.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Severi de Sancto Severo.
72
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 72v] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Michaelis a Borgatello curie Collis plebatus Sancti Ypoliti diocesis
Vulterrane, cuius est rector dompnus Franciscus Calderini de Colle, infirmus. Patrones dicte ecclesie sunt homines ville. Confirmatio spectat
ad plebanum Sancti Ypoliti. In edifitiis benese habet tam in ecclesia
quam in domibus sed domus laboratoris est ruinata. Non habet sacramenta; in libris maleb, in paramentis mediocriter.
Dominicus Pieri de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus,
interrogatus super valore dicte ecclesie dixitc quod valet quolibet anno
florenos octo. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti rectoris
dixit quod nec bene nec male, quia iam sunt anni sex quibus stetit infirmus in lecto sed quod ser Marianus Pauli de Colle pro eo satis bene deservit populo in missis et aliis necessariis. In ceteris bene respondit.
[c. 73r] Die III decembris 1436. dSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie de castro Stadie et est curata; cuius est rector ser Anthonius Luce de Sancto Geminiano. Dicta ecclesia est in plebatu Castelli Vulterrane diocesis. Patrones dicte ecclesie sunt magnifici et
excelsi domini domini priores artium et vexilifer iustitie magnifici populi
et comunis Florentie. Confirmatio spectat ad ***. Interrogatus de valore
dicte ecclesie dixit de florenis vigintiquinque cum infrascripta ecclesia
Sancti Silvestrie. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et decimis. In
edificiis bene se habet sed domus contigue ecclesie sunt per totum ruinate. Habet quamdam aliam domum in qua habitat dictus rector.
Tanus Pieri testis citatus, iuratus et examinatus, et primo examinatus super vita et honestate dicti rectoris dixit quod bene se habet et est
sollicitus ad omnia et singula que tenetur et debet; in aliis dixit ut supradictus testis. Est annorum sexagintaquinque vel circa.
Pierus Guiducci alius testis in omnibus et per omnia dixit ut supra.
Dicta die. fSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Silvestri unitam cum suprascripta ecclesia Sancte Marie de Stadia. Cuius
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis a Borgatello.
Male vergato in interlinea superiore e aggiunto con un segno di richiamo.
c Segue, espunto: qual.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Stadia.
e Cum infrascripta ecclesia Sancti Silvestri aggiunto sul margine destro della carta.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Silvestri de Stadia.
b
EDIZIONE DEL TESTO
73
patrones sunt dicti magnifici et excelsi domini, rector vero dictus ser Anthonius. Interrogatus de valore dixit ut supra et quia ista ecclesia est unita cum suprascripta, ideo eius valores sunt prenominati cum superiori.
In edificiis male se habet; altaria sunt detecta; non est in ea aqua benedicta neque campana. Domus eius per totum sunt ruinate. Dixit dictus rector quod habet campanam dicte ecclesie fractam.
[c. 73v] Dicta die III decembris, de sero. aSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Bulsano positam in curia Stadie et est
curata. Cuius rector est ser Agustinus de Saracinis de Florentiab et est in
prefato plebatu. Patrones dicte ecclesie sunt nobiles de Franzesis; confirmatio spectat ad plebanum plebis de Castello. Interrogatus de valore dixit
de florenis quattuor auri; fructus consistunt in grano, vino et oleo. In edifitiis bene se habet, sed domus eiusdem sunt ruinate. Habet unuam planetam rubeam fulcitam, unum calicem parvum cum cuppa argentea.
Pierus Guiduccii de Stadia, annorum trigintaocto, citatus, iuratus et
examinatus et primo super moribus et vita dicti rectoris dixit quod bene
se habet, in reliquis dixit ut supra.
Die IIIIº decembris, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Martini a Strove plebatus plebis Castelli, cuius est
rector ser Iacobus Angelini de Rapolano comitatus Senarum. Et est curata, non habet locum sacramentorum. Dicta ecclesia et domus eius dem
in edificiis bene se habent. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de
modiis tribus, fructus consistunt in grano, vino et oleo. Dicta ecclesia
habet unum calicem cum cuppa argentea, unum paramentum viridem,
unum missalem, unum epistolarium et unum lectionarium. Interrogatus
si dicit offitium dixit quod non habet breviarium sed quod emit et habebit hinc ad quindecim dies et quod dicit offitium Virginis Marie et nocturnum. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicte ville. Confirmatio
spectat add plebanum plebis de Castello.
Anthonius Dominici de dicta villa, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita et honestate et moribus dicti rectoris dixit valde
bene. In reliquis dixit ut supra.
a
b
c
d
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie de Bulsano.
Segue una p espunta.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini a Strove.
Segue, espunto: ho.
74
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Nannes Benedicti de dicta villa, testis et cetera, septuagennis vel circa in omnibus et per omnia dixit ut supra.
[c. 74r] Dicta die IIIIº decembris. aSupradictus dominus vicarius visib
tavit plebem Sancti Iohannis de Castello, cuius est plebanus dompnus
Anthonius de Monte Agutolo comitatus Senarum. Non habet patrones.
Dictus plebanus obtinuit ipsam in curia Romana. Plebanus erat absens
sed cappellanus dicti plebani est ser Donatus rector ecclesie Sancte Flore
de Scorgiano. Qui interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis decem grani, fructus consistunt in grano, bladis et vino. Dicta plebes in edifitiis bene se habet sed domus male se habent. Habet unum missale antiquum, unum antifanarium antiquum et unum epistolarium, unamc planetam flavam cum coctis et camicibus, unum calicem cum cuppa argentea. Pro sacramentis eucaristie et olei sancti et batismatis habet proprium tabernaculum.
Antonius Michaelis de Poggiarello dicti plebatus, testis citatus, iuratus et examinatus, de vita et honestate dicti plebani dixit bene. Interrogatus qualiter in sacramentis deservit populo dixit quod eius cappellanus
iuxta posse bene se habet. In ceteris dixit ut supra.
Nannes del Raso mediarius dicte plebis, testis et cetera, in omnibus
dixit ut supra.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte
Flore et Lucille de Scorgiano plebatus suprascripti, cuius est rector suprascriptus ser Donatus Iohannis de Colle. Cuius sunt patrones parrocchiani. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis decem auri. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. In edifitiis bene se habet sed domus male
propter bellum. Habet unum calicem cum cuppa argentea, unam planetam viridem, unum missalem antiquum.
Suprascripti duo testes, examinati super suprascripta plebe, similiter
examinati super dicta ecclesia de Scorgiano in omnibus per omnia dixerunt ut supra continetur et scriptum est.
a
b
c
d
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Castello.
Segue, espunto: ecclesiam.
Segue, espunto: paramenta.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Flore et Lucille de Scorgiano.
EDIZIONE DEL TESTO
75
[c. 74v] Die VII decembris, de mane. aSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancte Cristine de Castronovo plebatus Sancti Ypoliti,
Vulterrane diocesisb.
Die VIII decembris, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Leccioli plebatus Casulis, que in totum est defuncta et
ruinata et solum habet unum petium terre contiguum muris ecclesie
quod est seminatum grano: quod dicunt operarii plebis de Casulis esse
dicte opere plebis.
[c. 75r] Die VIII decembris, de mane. dSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Ponzano plebatus Casulis, Vulterrane diocesis, que vacat rectore. In edifitiis non bene se habet. Eius
domus per totum sunt ruinate interius. Michael habet de dicta ecclesia
unum calicem argenteum et unum paramentum rubeum. Patrones dicte
ecclesie sunt populani, confirmatio spectat ad prepositum plebis Casulis.
Michael Blaxii de Scopeto, sexagenarius vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte ecclesie dixit quod Marcus
del Raso de dicta villa laborat aliquam partem terrenorum dicte ecclesie
et quod ser Laurentius del Guarnaccia de Vulterris his diebus elapsis
scripsit omnia dicte ecclesie.
Braxius Laurentii de Camporbiano habitator in dicta villa testis et
cetera dixit ut supra.
Paulus Nannis Nieri habitator Casulis habet libras sex pertinentes ad
dictam ecclesiam.
Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Michaelis de Cavallano plebatus Casularum, Vulterrane diocesis. Non
habet rectorem, patrones sunt populani dicte ville. Confirmatio spectat
ad prepositum plebis Casulis. Dicti populani faciunt offitiare dictam ecclesiam a ser Michaele Iohannis de Casule et operarii dicte ecclesie sunt
Michael Bartolomei alias Bacarini et Dominicus Luchetti de dicta villa.
In edifitiis bene se habet et similiter eius domus. Qui ser Michael interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de triginta sextariis grani, omnibus
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Christine de Castronovo.
Il testo s’interrompe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesie de Leccioli.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei de Ponzano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Cavallano.
76
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
computatis. Item interrogatus de vita et moribus dictorum populanorum dixit quod bene se habent et quod sunt adeo pauperes et miserabiles quod nedum male contrahant, non habent unde vivant. In confessionibus et comunionibus bene se habent. Dicta ecclesia habet unum paramentum rubeum, unum nigrum, duo corporalia, unum calicem cum
cuppa argentea, unum missalem votivum, habet sex sciugatoria et unam
campanellam deputatam pro corpore Christi; item unam campanam antiquam super campanile et unam campanellam in ecclesia; item unam
campanam magnam in castro Casulis in plebe quam ibi tulerunt propter
bellum, ne ab inimicis robaretur.
[c. 75v] Dicta die, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Lucciano plebatus Casulis, Vulterrane diocesis.
Cuius est rector ser Taddeus Pieri ser Anthonii de Casulis. Interrogatus
de valore dicte ecclesie dixit de florenis viginti auri, omnibus computatis.
In edifitiis bene se habet et eius domus est curata. Interrogatus de vita
populanorum dixit quod bene; modo habet unum populanum qui est
eius mediarius. Non tenet in ea calice neque paramenta neque sacramenta. Patrones dicte ecclesieb est Blaxii Pieri Terii de Casulis et dominus episcopus confirmat.
Angelus Michaelis de Casulis mediarius dicti rectoris, testis citatus,
iuratus et examinatus, et primo de vita et honestate dicti rectoris dixit
quod bene se habet et bene offitiat. Interrogatus de valore dixit ut supra,
in aliis recte respondit.
[c. 76r] Dicta die, de sero. cSupradictus dominus vicarius visitavit
preposituramd Sancte Marie de castro Casulis, cuius prepositus est dominus Iohannes Andree de Radi(condoli). Invenit sacramenta in loco
debito, habete canonicos tres, videlicet: ser Taddeum Pieri ser Anthonii,
ser Michaelem Iohannis et ser Lucam Iunte de Menzano; quartus defunctus est. Et quatuor debet habere et habet pro eorum prebendis sextaria duo grani pro quolibet. Electio prepositi spectat ad dictos canonicos
et confirmatio ad dominum episcopum Vulterranum. In dicta plebe sunt
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie de Lucciano.
Segue, espunto: sunt filii.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Prepositure de Casulis.
Preposituram listato su un precedente plebem espunto.
Segue, espunto: duos.
EDIZIONE DEL TESTO
77
septem altaria et habet quattuor cappellanos, videlicet: ser Taddeum
Pieri ser Anthonii et ser Michaelem Iohannis de Casulis, qui resident in
dicto castro; et ser Anthonium Simonis de Colle et ser Paulum Iohannis
de Casulis qui non faciunt residentiam in dicta terra. Interrogatus de valore prepositurea dixit de modiis decem grani, omnibus computatis. Dicta prepositura habet operam et operarios qui de tempore in tempus eliguntur per comune Casulis, qui operarii tenentur conservare et manutenere ecclesiam et alia circa ipsam. Interrogatus super articulis fidei,
preceptis legis, peccatis mortalibus, sacramentis ecclesie, super omnibus
satis bene respondit. Item super vita, moribus et honestate clericorum
dixit quod bene se habent circa omnia, sed quod plebanus perivit, iam
sunt duo menses quod in dicta plebe non fuit. Interrogatus de moribus
et vita populi dicti castri dixit quod parvum tempus est quod fuit creatus
prepositus et quod adhuc non potest discernere mores eius sed usque ad
presens dixit quod bene et honeste se habet. Interrogatus si in dicto castro sunt usurarii dixit quod non. Interrogatus si operarii sunt solicit circa necessaria plebis dixit quod male.
Ser Anthonius Simonis de Colle, cappellanus duarum cappellarum
ambarum intitulatarum Sancti Niccolai in dicta plebe de Casulis, interrogatus de valore dictarum cappellarum dixit de florenis decem in grano,
vino et oleo. Interrogatus si dicte cappelle habent paramenta et alia necessaria per se dixit quod habent unum calicem argenteum, unum missalem, unum breviarium, unum psalterium grossum, unam planetam damaschini albi quam dixit emisse de anno preterito, et tres alias planetas
veteres. Interrogatus de valore dicte plebis dixit ut supra. Item de moribus, vita et honestate dicti prepositi dixit quod bene se habet. Item interrogatus si dictus prepositus est sollicitus circa sacramenta, offitiat missas
et alia necessaria circa dictam plebem et circa populum dixit quod bene.
Patronus dictarum cappellarum est Pietropaulus Porrine de Casulis.
[c. 76v] bSer Taddeus Pieri ser Anthonii de Casulis, cappellanus
trium cappellarum in dicta plebe, videlicet Sancti Tomei, Sancti Petri et
Sanche Marie Madalene et Sancti Agustini simul, interrogatus de valore
dictarum cappellarum dixit de florenis decem, in grano, vino et oleo.
a
Prepositure su un precedente prebende.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappellarum Sancti Tomme, Sancti Petri,
Sancti Agustini et Sancte Marie Madalene.
b
78
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Item de paramentis et aliis necessariis dictarum cappellarum dixita unum
calicem argenteum, unum breviarium, unam planetam viridem et rubeam. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti prepositi dixit ut
supra alius cappellanus. Item interrogatus si dictus prepositus est sollicitus circa necessaria dixit ut supra. Interrogatus de valore dicte plebis dixit
ut supra super omnibus aliis. Circa populum dixit quod bene. Ser Andreas Stefani de Casulis est cappellanus dictarum cappellarum et prepositus confirmat.
bSer Michael Iohannis de Casulis cappellanus cappellarum Sancti
Tomaxii Martiris cuius est patronus hospitale Sancte Marie della Scala de
Senis et Sancti Fabbiani et Sebastiani, que non habent patronos. Interrogatus de valore dictarum cappellarum dixit de uno modio cum dimidio
grani, omnibus computatis. Item dixit quod dicte cappelle habent unum
missale novum, duos calices cum cuppis argenteis, unum paramentum
fulcitum, decem inter tobalias et sciugatorias, duos palioctos bonos. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti prepositi dixit ut supra.
Item in reliquis circac sacramenta et alia dixit ut supra alii cappellani.
dDominus Paulus Iohannis de Casulis, plebanus plebis Pernine, cappellanus cappelle Sancti Martini pro anima Catelline, est absens; ex quo
interrogatus suprascriptus ser Michael, de valore dicte cappelle dixit de
sextariis triginta grani, omnibus computatis. Non habet paramenta.
[c. 77r] Die VIIIIº decembris de mane. eSupradictus dominus vicarius
visitavit operam comunis Casulis positam in plebe de Casulis, cuius sunt
operariif Nannes Francisci et Paulus Iacobi alias Volpelle de Casulis, quam
invenit in paramentis et aliis bene ordinata. Item de valore dicte opereg.
[c. 77v] Dicta die, de mane. Nerius Ambroxii de castro Casulis, testis
iuratus et examinatus, interrogatus super valore dicte plebis de Casulis
dixit de modiis decem grani. Item super moribus, vita et honestate pre-
a
Segue, espunto: de.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappellarum Sancti Tommaxii et Sancti
Fabiani et Sebastiani.
c Segue, espunto: etiam v.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sancti Martini.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: opera Casulis.
f Segue, espunto: Nerius Ambroxii.
g Il testo s’interrompe.
b
EDIZIONE DEL TESTO
79
positi et cappellarum dixit quod bene se habent. Item si non vadunt in
habitu et tonsura, ludunt, male contrahunt et alia commictunt contra
constitutiones dixit quod secundum vedere suum in omnibus bene, moderate et honeste se gerunt. Item si dictus prepositus habuit et obtinuit
plebem per simoniam dixit se nescire. Item circa generalia dicti populi an
confiteantur et comunicent dixit quod, secundum quod audivit, quolibet
anno populus confitetur et comunicatur. Item si in populo sunt usurarii
et male contrahentes dixit se nescire, sed credit quod non et numquam
audivit quod esset in dicta terra aliquis usurarius vel male contrahens.
Landus Michaelis de dicto loco, testi citatus, iuratus et examinatus,
et primo super valore dicte ecclesie et plebis dixit se nescire; item qualiter dictus prepositus obtinuit dictam plebem dixit quod in comuni fuerunt electi quatuor homines qui miserunt dicto prepositum in dicta plebe contra voluntatem maioris partis hominum dicti castri et precipue
guelforum. Item si dictus prepositus obtinuit dictam plebem per simoniam dixit quod audivit dici quod sic. In aliis respondita ut supra circa
prepositum, cappellanos et populum.
Anthonius Martinuccii de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit se nescire. Item qualiter
dictus prepositus obtinuit dictam plebem dixit quod in curia Romana, de
voluntate comunis. Item si per simoniam dixit se nescire. In reliquis circa
prepositum, cappellanos et populum dixit ut supra.
[c. 78r] Christoforus Nelli de Casulis alius testis citatus, iuratus et
examinatus, et primo super valore dixit ut supra. Item qualiter dictus
prepositus obtinuit dictam plebem dixit in curia Romana. Item si ipsam
habuit per simoniam dixit se nescire. In ceteris circa prepositum, cappellanos et populum dixit peroptime; item si in terra sunt usurarii dixit
quod non et alia ut supra.
Caius Iuntini de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et
primo super valore dicte plebis dixit ut supra. Item qualiter dictus prepositus obtinuit dictam plebem et super simoniam dixit ut supra. In ceteris
circa ipsum, cappellanos et populum dixit ut supra.
Blaxius Pieri Tocci de dicto loco, testis ut supra citatus, iuratus,
examinatus et primo super valore dicte plebis dixit ut supra et in omnibus et per omnia dixit ut supra.
a
Segue, espunto: quod.
80
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 78v] Dicta die, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Iacobi et Filippi de Coronna plebatus Casulis. Vacat rectore; patrones sunt ser Andreas de Andreis de Casulis et alii sui consortes.
Confirmatio spectat ad prepositum plebis de Casulis. Valor dicte ecclesie
sunt quolibet anno sextaria sex grani et pro tanto est adfictata Mariano
Borghesis de Senis. Ecclesia in edifitiis satis bene stat; nichil aliud habet.
Habebat populum sed ad presens non habet.
Die X decembris. bSupradictus dominus vicarius visitavit plebem
Sancte Marie de Menzano Vulterrane diocesis, cuius rector est plebanus
dominus Aiutus Mactei de Senis. Patrones eiusdem sunt populares dicti
castri et confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Invenit sacramenta in loco decenti. Interrogatus de valore dicte ecclesie
dixit de modiis tribus grani, omnibus computatis. Dicta plebes habet
operam et operarium qui de tempore in tempus elegitur per comune,
qui tenetur manutenere ecclesiam et alia circa ipsam. Interrogatus super
necessariis recte respondit. Interrogatus de moribus et vita populi dixit
se nescire quia est novus in plebe ex eo quod intravit de mense augusti
proximi preteriti. Interrogatus si operarius est sollicitus circa necessaria
plebis dixit quod male. Dicta plebes in edifitiis bene se habet sed domus
eius male.
[c. 79r] Dicta die, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit
ecclesiam Sancti Blaxii de castro Menzani, que vacat rectore. Patrones
dicte ecclesie sunt populares dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. In edifitiis satis bene se habet sed domus
male. Habet tria paramenta. Valet quolibet anno modia duo grani.
Dicta die, de sero. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancte Marie de Menzano plebatus Casulis. Concessio et confirmatio
spectat ad prepositum plebis Casulis. In edifitiis ecclesia et domus male
se habent et minantur ruinam. Valet quolibet anno viginti staria grani
vel circa. Est locatae Nanni Ristori de Menzano ad quartum. Habet
unum calicem cum cuppa argentea et duo paramenta.
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Iacobi et Filippi de Coronna.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Menzano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Blaxii de castro Menzani.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Menzano.
Segue, espunto e al rigo successivo: ad fictum.
EDIZIONE DEL TESTO
81
[c. 79v] Dicta die, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Tomme de Querceto. Vacat rectore et Belantes de Senis
tenent ecclesiam et omnia eius bona. Ecclesia in edifitiis bene se habet et
non habet domum penes se sed habet unam in castro Querceti. Non celebratur ibi missa nisi in festo Sancti Tomei.
Dicta die. Frater Franciscus Cacchiani frater hospitalis Sancte Marie
della Scala de Menzano testis citatus, iuratus et examinatus et primo de
vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod adhuc, pro quanto
tempore stetit, bene se tulit sed quod est pauperimus. Interrogatus de
valore dicte plebis dixit de modiis tribus vel circa. Interrogatus si dictus
plebanus tenet concubinam dixit quod non et quod habet secum matrem et sororem. Interrogatus si in populo sunt usurarii dixit quod non.
Interrogatus si in populo est aliquis qui non confiteatur quolibet anno et
non sumat corpus Christi dixit quod credit quod omnes confiteantur et
sumant corpus Christi. In reliquis recte respondit.
Dicta die. Stefanus Mactei de Menzano testis citatus, iuratus et
examinatus et primo de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit taliter qualiter. In omnibus autem aliis tam circa plebanum quam circa populus dixit ut supra.
[c. 80r] Die IIII ianuarii, 1436 de mane.b Supradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Martini de Lano, que vacat rectore. Dominus episcopus confert ipsam. In edifitiis bene se habet. Non sunt in ea
sacramenta neque paramenta. Parri Mei Bernardi de dicto loco tenet ad
fictum et respondit domino episcopo.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Niccolai de Picchena, que vacat rectore. Eius patrones sunt nobiles de
Picchena. Non habet possessiones neque fructus aliquos. Dompnus Raffaelus Anthonii rector ecclesie Sancti Donati del Santuccio offitiat ex eo
quia ecclesia Sancti Andree de Picchena est in totum ruinata, de qua dictus dompnus Raffaelus est rector. Non sunt in ea sacramenta neque paramenta et ecclesia minatur ruinam vicinam.
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Tomme de Querceto.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Martini de Lano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Niccolai de Pichena.
82
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 80v] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Andree de Picchena, cuius est rector suprascriptus dompnus Raffalusb. Patrones eius sunt suprascripti nobiles de Pichena. Dicta ecclesia
in totum est ruinata et defuncta. Est valoris unius modii grani ad mensuram Collensem. Fructus consistunt in grano tamen.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Pieri de Montegabbro. Vacat rectore. Non habet patrones nisi dominum
episcopum. Est valoris duorum sextariorum grani, quod Lazarus Martini
de dicto loco dat quolibet anno domino episcopo. Ecclesia in edifitiis male se habet. Habet unum calicem et unum missale.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte
Marie de Menzanello plebatus Castelli, cuius est rector ser Iacobus Angeli de Rapolano. Erat ruinata pro parte et nunc redificat ipsam.
[c. 81r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Michaelis de Bulicciano plebatus Sancti Ypoliti, cuius est rector ser
Bartholomeus de Castronovo. Non habet patrones nisi episcopum. Ecclesia in edifitiis male se habet. Non habet sacramenta neque paramenta.
Angelus Iohannis de dicta villa laborat ad fictum ad quartum, cui factum
fuit preceptum quod nichil det presbitero nisi de licentia domini episcopi.
Item visitavit ecclesiam de Dometaio, cuius est rector dominus Bartholomeus, et habet predium iunctum cum suprascripta ecclesie Sancti
Michaelis.
Item visitavit ecclesiam de Tollenaf, cuius est rector dictus ser Bartholomeus, et habet predium iunctum cum predio ecclesie Sancte Christine de Castronovo. Cuius sunt patrones nobiles de Picchena.
[c. 81v] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Andree, cuius est rector suprascriptus ser Iacobus. Ecclesia et eius
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree de Picchena.
Così nel testo.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Pieri de Montegabbro.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie de Menzanello.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Bulicciano.
f Segue, espunto: q.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree.
b
EDIZIONE DEL TESTO
83
domus in totum sunt defuncte et ruinate et de eius fructibus nichil scivit
quia non aderat dictus rector nequea alius populanus.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Michaelis de Fraperti plebatus de Scuole, cuius est rector dictus ser Iacobus. Ecclesia et eius domus in totum sunt defuncte et ruinate. De eius
fructibus ut supra.
[c. 82r] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Georgii plebatus de Scuole, cuius est rector suprascriptus ser Iacobus. Ecclesia in edifitiis male se habet et de eius fructibus ut supra.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Petri de Cotorniano, cuius est rector ser Matheus rector ecclesie Sancti
Petri de Gallene. In edifitiis male se habet et de eius fructibus ⟨ut supra⟩.
[c. 82v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Donati plebatus de Scuole, que vacat rectore. Non habet patrones
nisi dominum episcopum. In edifitiis male se habet. Est valoris modiorum trium grani. Andreas Michaelis Burgassi de Radicondoli laborat
predium dicte ecclesie.
Dicta die. fSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte
Marie de Radi plebatus de Scuole, que vacat rectore. Non habet patrones
nisi dominum episcopum.
[c. 83r] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius visitavit plebem
Sancti Iohannis de Molli, cuius est plebanus dominus Niccolaus *** de
comitatu Pisarum. In edifitiis bene se habet et non invenit ibi rectorem
neque populanos. Valet modia sex grani.
hItem visitavit ecclesiam Sancti Michaelis, quam tenet suprascriptus
plebanus. Et est in totum defuncta et ruinata, tamen valet modiis duobus grani.
a
Segue, espunto: alii.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia de Fraperti.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Georgii.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Petri de Cotorniano.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Donati.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie de Radi.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Molli.
h Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Lasciano.
b
84
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 83v] Dicta die. aSupradictus dominus episcopusb visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Ancaiano plebatus Sancti Iusti, cuius est rector ser Franciscus Simonis de Rapolano. Non habet patrones nisi dominum episcopum. Est valoris duorum modiorum grani. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. In edifitiis bene se habet. Habet sacramenta et bene tenet et est bene fulcita paramentis et libris.
[c. 84r] die VIII ianuarii, de sero. cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Pernina. Non habet patrones nisi dominum episcopum Vulterranum. Cuius est plebanus dominus Paulus Nannis de Casulis, qui tenet unum cappellanum qui est ser Iohannes de
Montealcino. In edifitiis dicta plebes et eius domus peroptime se habent,
invenit sacramenta in loco decenti. Paramentis, libris, calicis et aliis necessariis est bene fulcita.
[c. 84v] Die VIII inauarii 1436. dSupradictus dominus vicarius visitavit
ecclesiam Sancti Magni de Simignano, cuius habet electionem appellantes
sed non est adhuc confirmatus per dominum episcopum ser Iohannes
Clementis Sordi de Senis. Patrones dicte cclesie sunt populares, confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Ecclesia in edifitiis bene
se habet et smiliter est domus. Valores dicte ecclesie sunt, quolibet anno,
modiorum trium grani, reductis omnibus fructibus ad granum.
Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti
Michaelis de Trecciano, cuius est prior dominus Tommaxius Iacopi de
Petrucciis. Patrones dicte ecclesie non habetf nisi solum dominum episcopum. Dictus dominus Tomaxius habuit et obtinuit in curia Romana.
Ecclesia et eius domus per totum minantur ruinam. Valores dicte canonice sunt florenorum vigintiquinque. Fructus consistunt in grano, vino
et oleo.
Nicolaus Pagni de dicta villa, testis citatus, iuratus et examinatus, et
primo super moribus et vita dicti prioris dixit quod bene se habet. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus qualiter se
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Ancaiano.
Evidente svista per vicarius.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Pernina.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Magni de Simignano.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Michaelis de Trecciano.
f Segue, ripetuto: patrones.
b
EDIZIONE DEL TESTO
85
habet circa sacramenta et alia necessaria dixit quod vadunt ad castrum
de Sovicille. Supradictus dominus vicarius precepit suprascripto Nicolao
mediario dicte canonice quatenus non det dicto priori eius partem fructuum sine licentia domini episcopi vel eius vicarii et cetera.
[c. 85r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Bartholomei de Tonni plebatus de Molli, cuius est rector
dompnus Anthonius Simonis de Massa, qui non aderat. Ecclesia est detecta, non habet sacramenta. Domus eius male se habent. Fuit ei factum
preceptum et appositum in valvis ecclesie quatenus compareat sub pena
excomunicationis et privationis.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Monte Arrenti plebatus de Monti. Vacat rectore, patrones sunt nobiles de Petronis et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Nanninus Petri
laborat. Cui dictum fuit per unum ex populanis quatenus teneat recollectam ad instantiam domini episcopi.
[c. 85v] Die VIIII ianuarii, de mane. cSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancti Iohannis Evangeliste de Pietralta plebatus plebis de Scuole, cuius est rector ser Blaxius magistri Angeli de Pisis. Patrones dicte ecclesie sunt populani, confimatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet unum calicem argenteum et unum tabernaculum pro corpore Christi et pissidem argenteam pro oleo sancto,
unum missale modernum et duo paramenta fulcita et unum defulcitum.
Valores dicte ecclesie sunt modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et castaneis.
Anthonius Petri de dicta villa, testis et cetera, interrogatus de valore
dicte ecclesie dixit ut supra. De moribus, vita et honestate dicti rectoris
dixit se nichil scire ex eo quia modicum stetit rector dicte ecclesie.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Scuole, cuius est plebanus dominus Contee Marini de Cacciacontis canonicus Senensis. Plebes et eius domus per totum bene se ha-
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Tonni.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia de Montearenti.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Iohannis de Pietralta.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Scuole.
Segue, espunto: de.
86
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
bent. Habet sacramenta in condecenti loco. Est bene fulcita paramentis
et libris. Est valoris modiorum sex grani, omnibus reductis ad granum.
Non invenimus ibi plebanum.
[c. 86r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancte Marie Novelle, quam tenet plebanus plebis Menzani. Ecclesia in
edifitiis malese habet quia minatur ruinam; eius domus sunt ruinate et
nichil est in ea.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Clementis, vacat rectore. Patrones sunt Bartholomeus de Sancto Clementec, quam ipsemet tenet, et est pro maiori parte ruinata et in ea habitat; non habet domum. Et omnes vicini de eo male dicunt per totum.
[c. 86v] Die X ianuarii. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Petri de Gallena, cuius est rector ser Macteus Neroccii de Senis. Patrones dicte ecclesie sunt populani; confirmatio spectat ad dominum episcopum. In edifitiis bene se habet et similiter eius domus. Habet
sacramenta in condecenti loco. Est satis fulcita paramentis et libris. Est
valoris unius modii grani, fructus consistunt in grano, vino et oleo.
Niccolaus Mactei de dicto loco septuagennis vel circa, testis st cetera,
interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod in omnibus male se habet et quod omnia dissipat et quod est rector dicte ecclesie
per vim et contra velle dicti populi et quod habet quemdam pulcrum ortum
quem ex negligentia non laborat. De fructibus dixit ut supra.
Anthonius Bartholomei de dicto loco testis et cetera in omnibus dixit ut supra.
Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Mauritii de Vergenis, que in totum est defuncta iam per quinquaginta
annos, quam tenet suprascriptus Macteus et de ipsa nichil trahit.
Suprascripti testes de suprascripta ecclesia Sancti Mauritii dixerunt
ut supra.
[c. 87r] Die XI ianuarii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Donati plebatus Sillani, cuius est rector ser Cerbo-
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie Novelle.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Clementis.
Così nel testo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Petri de Gallena.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Mauritii de Vergenis.
EDIZIONE DEL TESTO
87
nus Francisci de Montecastello per electionem hominum dicti castri, sed
non est confirmatus per dominum episcopum. Patrones dicte ecclesie
sunt homines dicti castri; confirmatio spectat ad dominum episcopum.
Ecclesia in edifitiis male se habet et domus ruinam minatur. Valores dicte ecclesie sunt duodecim sextariorum grani, vinea est soda et sic stetit
duobus annis elapsis. Anthonius Iohannis de Montecastello laborat predium ipsius ad quintum et habuit ab operariis. Nichil est in ecclesia.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Sillano cuius est plebanus dominus Iohannes *** de Castronovo. Patrones non habet nisi curia Romana. Valores dicte plebis sunt modiorum septem grani; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Plebes in
edifitiis satis bene se habet sed eius domus male et ruinam minatur vicinam. Non habet sacramenta, paramenta neque libros nisi unum paramentum quod est in ecclesia de Sillano. Nannes Ticis de Sillano laborat
predia dicte plebis, qui habet multas bestias que sunt Anthonii de Benutiis de Florentia. Qui olim tenuit dictam plebem et cum invenerit in dicta
plebe, quando ipsam habuit, unum par boum, tenetur etiam aliud par
bovum in ipsa dimictere et sic, ut dicitur, adseruit velle facere.
[c. 87v] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Bartholomei de Sillano, cuius est rector ser Dominicus Andree de
Sancto Almatio. Patrones non habet nisi dominum episcopum. In edifitiis satis bene se habet ac etiam eius domus. Valore dicte ecclesie sunt
modiorum trium grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt
in grano, vino et oleo. Est bene fulcita calicibus, paramentis et libris.
Non habet sacramentum eucarestie eo quia dixit non posse tenere in archivio ecclesie propter humidum.
dItem tenet suprascriptus ser Dominicus cappellam Sancti Martini in
dicta ecclesia, cuius sunt patrones homines comunis; confirmatio spectat
ad prefatum dominum episcopum. Valores dicte cappelle sunt unius
modii grani.
a
b
c
d
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Donati.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Sillano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Sillano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Martini in dicta ecclesia.
88
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Item tenet ecclesiam Sancti Marci de Vinazzano in totum ruinata,
de qua solummodo habet quolibet anno libras quinque de pascuis.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Salvatoris de Aquaviva, cuius est rector ser Anthonius Niccolai de nobilibus de Aquaviva et ipsemet est patronus. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Est in totum ruinata et similiter eius domus. Est valoris
octo sextariorum grani, omnibus ad granum reductis. Nichil aliud habet
nisi unum calicem argenteum.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit operam Sancti
Bartholomei de Sillano, cuius ad presens estd operarius Regulus Reguli.
[c. 88r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Martini de Ripapoggioli, que vacat et in totum est ruinata. Nichil
habet.
Dicta die. fSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Iacobi de Mastrugnano quam tenet dominus Franciscus plebanus Morbe, est devoluta ad cameram apostolicam. Valoris est trium salmarum
grani. Fuit factum preceptum dicto plebano quatenus non tangeret eius
fructus. Fuit inobbediens et ipsos percepit. Dicta ecclesia in totum est
ruinata.
Dicta die. gSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte
Lucie de Lucciano dicti plebatus quam tenet Nannes Taviani curie Castrinovi in affictu a camera appostolica.
[c. 88v] Dicta die. hSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancte Lucie de Teguli et Sancti Laurentii de Valliano et Sancti Reguli de
Montealbano, quas teneti Ludovicus Ugi Malescocti de Senis. Ac etiam
tenet ecclesiam Sancti Silvestri et de ipsis trahit fructus quamplures contra debitum iuris, et nichil solvit de expensis sextus.
a
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Marci de Vinazzano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Salvatoris de Aquaviva.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: opera Sancti Bartholomei de Sillano.
d Est vergato su sunt espunto.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Martini de Ripapoggioli.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Iacobi de Mastrugnano.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Lucie de Lucciano.
h Sul margine sinistro della carta è vergato: plures ecclesie.
i Segue, espunto: s.
b
EDIZIONE DEL TESTO
89
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Bartholomei de Anqua: vacat ⟨rectore⟩. Anthonius Iannecti de dicto loco
laborat predia dicte ecclesie. Est ruinata.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Pauli, quec est ad mensam plebis de Sillano.
[c. 89r] Die XII ianuarii. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sanctorum Iacobi et Filippi de Montecastelli plebatus Sillani, que vacat rectore. Patrones sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad
dominum episcopum. In edifitiis bene se habet sed eius domus male. Valores dicte ecclesie sunt modiorum quattuor granie, omnibus reductis ad
granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Habet sacramenta in
condecenti et perpolito loco. Est bene fulcita paramentis, calicibus et libris
et aliis necessariis. In sacrestia habet opera et operarios deputatos per dictum comune. Habet fontem sacri batismatis in quadam magna olla.
Dicta die fSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte
Marie Annumptiate positam in dictag ecclesia, cuius est cappellanus ser
Paulus Iohannis de Podiobonizi. Patrones dicte ecclesie sunt homines et
comune dicti castri. Valores dicte cappelle sunt modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Nichil
habet aliud.
[c. 89v] Dicta die. hSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Michaelis de Calvaiano, cuius est rector ser Michael Iacobi Cai de
Radicondoli. Patrones dicte ecclesie sunt homines et commune Radicondoli. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia et eius
domus in edifitiis male se habent et fere per totam ecclesiam pluit et rui-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Anqua.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Pauli.
c Segue, espunto: sunt.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sanctorum Iacobi et Filippi de
Montecastello.
e Ad mensuram Florentinam è vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie Annumptiate in
dicta ecclesia.
g Segue, espunto: p.
h Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Calvaiano.
b
90
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
nam minatur. Et habet operam. Dictus ser Michael iam sunt XVIII menses quod in ea non celebravit missam. Una ex duabus campanis quas habet propter terremotum cecidit et sic stat. Habet unum par bovum. Non
habet sacramenta neque paramenta neque libros in ecclesia, sed omnia
tenet in castro Radicondoli. Valores dicte ecclesie sunt modiorum trium
grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano et oleo.
Campanile minatur ruinam et sic tota domus.
[c. 90r] Sextus Montanee. Die XII ianuarii 1436. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Andree de Monteguidi plebatus
Radicondoli, cuius est rector ser Anthonius Simonis de Colle. Patrones
dicte ecclesie sunt homines et comune dicti castri Montisguidi. Confirmatio spectat ad plebanum plebis de Radicondoli. In edifitiis bene et peroptime se habet et similiter eius domus. Valores dicte ecclesie cum ecclesia Sancti Laurentii sunt modiorum quatuor grani, omnibus reductis
ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Habet sacramenta
in condecenti loco. Est bene fulcita calicibus, paramentis et libris et habet unum breviarium. Habet operam et operarios qui sunt Nannes Pauli
et Simon Sandruccii de dicto castro.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale Sancti
Iohannis Evangeliste de castro Montisguidi, cuius est hospitalarius Pierus Angeli de Galiata per electionem de eo factam per Filippum Petri del
Gorgiera de Senis et Nerium domini Nerii de Salimbenis de Senis; que
electio adhuc non fuit confirmata per dominum episcopum. Quod est in
lectis pro peregrinis et omnibus aliis necessariis bene fulcitum. Valores
dicti hospitalis sunt quolibet anno modia quinque, grani omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo.
[c. 90v] Die XIIIIº ianuarii, de mane. cSupradictus dominus vicarius
visitavit plebem Sancti Iohannis de Sorciano, cuius est plebanus dominus
Petrus Tomaxii de Alfedena de Bruziod. Patronus dicte ecclesie est dominus episcopus Vulterranus. Est fere tota cum eius domibus propter
terremotum ruinata sed dominus plebanus operatur reactare ipsam. Valores dicte ecclesie seu plebis sunt modia tria grani, omnibus reductis ad
a
b
c
d
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree de Monteguidi.
Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iohannis de Monteguidi.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Iohannis de Sorciano.
Segue, espunto: plebano.
EDIZIONE DEL TESTO
91
granum. Fructus consistunt in grano, tamen et est salmarum octo vini.
Habet operam in castro Montisalcinelli.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti
Magni in castro Montisalcinelli suppositam dicte plebi. Cuius est cappellanus dictus plebanusb. Est unita cum plebe, ex quo est patronus prefatus
dominus episcopus. Valores eius sunt ut supra. Habet dicta opera tres
calices, unum missale vetus, unum votivum notatum, tria paramenta.
Habet sacramenta in condecenti loco. Dicta ecclesia seu cappella et eius
domus in edifitiis bene se habent.
Item tenet supradictus plebanusc cappellam Vannis intitulatam sub
vocabulo Sancti Iohannis sitam in dicta ecclesia Sancti Magni. Valet quolibet anno duobus grossis argenteis.
[c. 91r] Dicta die, de sero. dSupradictus dominus vicarius visitavit
plebem Sancti Iohannis de Gerfalco et cappellam Sancti Blaxii, cuius est
plebanus dominus Steffanus Orlandi de Travale. Patrones dicte plebis
sunt populani et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores
dicte ecclesie sunt modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et pascuis. Ecclesia in edifitiis bene se habet
ac eius domus. Non sunt in ea sacramenta. Habet duos calices, unum
missale novum et quattuor paramenta. Habet operam et Iohannes Mannini et Anthonius Pauli sunt operarii qui male custodiunt et gubernant
operam et bona ipsius.
Die XV ianuarii. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Silvestri cum cappella Sancti Michaelis de Travale, cuius est rector
dominus Sanus Bartholomei de Senis. Cuius est patronus dominus episcopusf. In edifitiis cum eius domo bene se habet. Valores dicte ecclesie
et cappelle sunt modia quinque grani, omnibus reductis ad granum.
Fructus consistunt in grano et vino. Habet sacramenta in condecenti lo-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Magni in castro Montisal-
cinelli.
b
Segue, espunto: patrones.
Segue, espunto: pb.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Gerfalco.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Mactei et Sancte Lucie in
ecclesia de Brezzano.
f Segue, espunto: item tenet cap.
c
92
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
co. Precepimus eidem quatenus infra mensem producat inventarium. Interrogatus de vita et honestate et moribus populi de omnibus bene dixit,
excepto quod domina Donnuccia Anthonii habet famam incantatricis et
multi ad eam concurrunt quotidie. Habet operam, cuisu est operarius
Nerius Bindi de dicto loco.
Nannes Puccii de Travale sexagennis vel circa, testis et cetera, dixit
super moribus, vita et honestate dicti rectoris quod in omnibus bene se
habet. Interrogatus de valore dixit ut supra. Item circa sacramenta et offitium et bene se habet.
[c. 91v] Guglielmus Guccii de dicto loco, testis et cetera, in omnibus
et per omnia dixit ut supra alius testis. Item de valore dixit ut supra. Interrogatus si in dicta terra est aliqua incantatriz dixit quod dicta domina
Donnuccia est de hoc infamata sed quod nichil de ipsa vidit.
Dicta die. Supradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte
Lucie et cappellam Sancti Mactei et ecclesiam Sancti Martini de Brezano
plebatus Montisalcinelli, quas tenet dictus dominus Sanus. Dicte cappelle
sunt in dicta ecclesia Sancti Silvestri. Dicta ecclesia in edifitiis male se
habet. Fructus eorum sunt in totum modia tria grani, omnibus reductis
ad granuma. Collatio ipsarum pertinent ad dominum episcopum. Patrones cappelle Sancte Lucie sunt heredes Iohannis Iusti et Marchione
Ghieri de Radicondoli; patrones ecclesie seu cappelle Sancti Mactei
Checchus Ambroxii et quidam eius frater de Belforte.
Supradictus dominus vicarius precepit Nello Bindi operario opere
suprascripte quatenus, per totum mensem iunii proximi futuri, debeat
fecisse reactari tecta et alia necessaria ecclesie sub pena excomunicationis et librarum vigintiquinque. Item precepit suprascripto domino sano
quatenus, per totum mensem marzii proximi futuri, debeat fecisse fieri
quattuor corporalia nova sub pena decem librarum et fecisse reactari
tres calices quos habet penes se de dicta opera, etiam sub pena decem librarum.
Dicta die. Anthonius Iohannis Iacobi de Travale, testis et cetera, interrogatus inter alia si in dicta terra est aliqua incantatrix seu maliarda
dixit quod est in dicta terrab una mulier nomine domina Barbara Urbani
de dicto loco que fecit ut credit eidem testi unam maliam ex qua stetit
a
b
Segue, espunto: tenet ipsas dictus.
Segue, ripetuto: est.
EDIZIONE DEL TESTO
93
infirmus circa sexdecim menses etadhuc non est sanatus et est debelitatum brachium sinistrum.
[c. 92r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem
Sancti Pauli de Monterio Vulterrane diocesis et ecclesiam Sancti Iusti de
Mignone et ecclesiam Sancti Laurentii de Sovivolo et cappellam Sancte
Caterine in terra Monterii quarum est plebanus, rector et cappellanus
dominus Iustus Naldi de Vulterris. Patronusb omnium suprascriptorum
benefitiorum est dominus episcopus. Valores dictorum benefitiorum
sunt in totum modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus
consistunt in grano, vino et oleo. Plebes et eius domus in totum sunt
ruinate iam sunt anni 50; dicte ecclesie etiam in totum sunt ruinate; dicta
cappella sita in ecclesia Sancti Iacobi bene se habet. Dicta ecclesia Sancti
Iacobi in qua est dicta cappella habet operam, cuius est operarius Cigluolus Iacobi. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod
in omnibus bene se habet etc quod est devotus populus. Habet et tenet
sacramenta in condecenti loco. Habet unum calicem cum cuppa argentea, unum missale novum, habet unum paramentum fulcitum et duas
planetas. Fons baptismatis non tenetd. Dicta cappella est censuaria domino episcopo pro libris octo de quolibet anno.
Cigluolus Iacobi de Monterio, operarius prefatus, interrogatus de
proventibus opere dixit quod nichil scribit et quod non est obligatus ad
rationem reddendam de perceptis seu percipiendis dum vixerit ex eo
quod commissus est in dicta opera et omnia que habet eo mortuo remanebunt in opera et quod debet trahere vitam. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod bene se habet et quod est pauper et quod circa sacramenta solertissimus est.
Urbanus Pieri de Monterio, testis et cetera, interrogatus de vita,
moribus et honestate dicti cappellani seu plebani dixit quod in omnibus
bene se habet. Interrogatus si in dicta terra sunt aliqua testamenta habentia ligata ad pias causas dixit quod ipse, ut privata persona, scripsit testamentum domine Mee Bartolomei, que investivit eius heredes domi-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Pauli de Monterio cum suis
membris.
b Segue, espunto: sunt certi.
c Segue, espunto: d.
d Così nel testo.
94
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
nam Benucciam uxorem ad presens Angelini Teutonici et dominam Anthoniam Pasquini. Item scripsit testamentum Santis *** de Ginestreto
qui investivit heredes dominam Margheritam eius uxorem ad presens
Pauli Andree alias Iugliecti. Item scripsit testamentum Francisci Iohannis, qui dimisit heredem dominam Iohannam Antonii de Alesisa de Belforte, cuius testamenti copia producta fuit per suprasciptum operarium.
[c. 92v] Dicta die, de sero. bSupradictus dominus vicarius visitavit
canonicam Sancti Niccolai de Monterio, cuius est rector et prior ser Michael ser Mei Ciuccii de Casulis. Patronus dicte canonice est dominus
episcopus Vulterranus. Valores dicte ecclesie sunt floreni decem, omnibus reductis ad denarios. Eius fructus consistunt in grano, vino, castanee
et denarii. Ecclesia et eius domus in totum sunt ruinate et nichil habet.
Die XVI ianuarii. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Petri de Vallicello, cuius est rector dompnus Galganus Ieronimi
de Chiuslino. Patronus dicte ecclesie est dominus episcopus. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno libre viginti denariorum, omnibus computatis. Fructus consistunt in grano et vino. Ecclesia in edifitiis male se habet ex eo quia in ea sunt quattuor punteli. Altare est turpe et indecorate
fulcitum. Habet unum calicem peltri, unum paramentum et aliquot libros veteres et fractos. Habet tinum et vegetem in ecclesia. Domus ecclesie bene se habent. Non habet sacramenta. Interrogatus si dicit offitium cum iuramento dixit quod dicit sed nescit quod offitium dicere debetur et quod iam sunt octo dies quod non dixit offitium. Interrogatus
etiam si scit offitium et circa ipsum examinatus in totum ignoravit.
[c. 93v] Die XVI ianuarii, de mane 1436. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu canonicam Sancti Michaelis del Gabbro, cuius
est rector et prior dominus Pace Francisci de Belforte. Patrones dicte canonice sunt homines et comune de castro Belfortis. Confirmatio spectat
ad dominum episcopum. Valores dicte canonice sunt quolibet anno floreni decem auri et sic est affictata Meo Anthonii Mini de Belforte. Ecclesia et eius domus pro parte sunt ruinate.
a
Nome d’incerta lettura.
Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti (segue, espunto: Mar) Niccolai de Monterio.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Petri de Vallicello.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Michaelis del Gabbro.
b
EDIZIONE DEL TESTO
95
Item visitavit cappellam Sancti Perecrini positam in castro Belfortis,
cuius est cappellanus dictus dominus Pace, et valores eius sunt ut supra
quia est ad mensam dicte canonice. Non habet sacramenta.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte
Crucis seu Sancti Anthonini de Belforte, cuius est rector dictus dominus
Pace. Patrones eius sunt dicti homines et commune. Confirmatio spectat
ad dominum episcopum. Est in plebatu Montisalcinelli. Valores dicte ecclesie sunt modia tres grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se
habent. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius est
operarius dictus rector. Tenet in ea cappellanum qui est ser Christoforus
Andree Petri de Radicondolo. Cui precepit suprasciptus dominus vicarius quatenus infra quindecim dies produceret inventarium paramentorum et aliorum dictarum canonice et ecclesie.
[c. 94r] Dicta die, de mane. Supradictus dominus vicarius visitavit
cappellam Sancti Antonini in dicta ecclesia, cuius est cappellanus ser Bartholomeus Benedicti de Belforte. Patrona dicte cappelle est domina Caterina Galgani. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores
eius sunt unius modii grani, omnibus reductis ad granum.
Dicta die. Supradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Leonardi de Belforte, cuius est rector dictus dominus Pace. Patrones
sunt heredes ser Galgani Chelis et Anthonius Ghini. Confirmatio spectat
ad dominum episcopum. Valores eius sunt sextaria quattuor grani.
Item visitavit ecclesiam Sancti Niccolai plebatus Radicondoli, quam
tenet dictus dominus Pace. Patrones eius sunt Luca et Iohannes Angeli
ser Galgani de Radicondolo. Confirmatio spectat ad plebanum de Radicondolo. Valores eius sunt duo sextaria grani. Dicte duo ecclesie in edifitiis male se habent.
[c. 94v] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancte Marie de Belforte, cuius est rector ser Iohannes Pauli de dicto loco. Patrones eius sunt homines et commune dicti castri et confirmatio
spectat ad dominum episcopum. Est in plebatu Montisalcinelli. Valores
dicte ecclesie sunt modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fruc-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Antonini seu Sancte Crucis de Belforte.
b Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie de Belforte.
96
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
tus consistunt in grano et vino. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se
habent. Tenet sacramenta in condecenti loco ac etiam baptisma. Precepit eidem ser Iohanni quatenus, infra XV dies, producat inventarium paramentorum et aliarum circa cultum divinum. Habet operam, cuius sunt
operarii Tomeus Iannini et Michael Urbani. Quibus supradictus dominus
vicarius precepit quatenus, per totum mensem iuniia proximi futuri, debeant expendisse omnes denarios dicte opere in utiliori re pro dicta ecclesia.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti
Anthonii sitam in ecclesia Sancte Marie, cuius est cappellanus dominus
Pace supradictus. Patrones eius sunt Iohannes Galgani et eius heredes.
Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte cappelle sunt
duo modia grani.
[c. 95r] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale
dicti castri Belfortis, cuius est hospitalarius Simon Bartoli de dicto loco.
Patrones dicti hospitalis sunt homines et commune dicti castri.
Iacobus Vitalis de Belforte populi Sancte Marie, testis et cetera, interrogatus de moribus, vita et honestate presbiterorum dicte terre dixit
quod bene se habent. Interrogatus si quis ipsorum tenet concubinam dixit quod nemo. Interrogatus qualiter se habent circa offitium, confessiones, sacramenta et alia quibus obligati sunt dixit quod sunt solertissimi et
quod bene se gerunt. Interrogatus si operarii hospitalis faciunt elemosinas et alia quibus obligati sunt dixit quod sic quod faciunt multas elemosinas annuatim.
Galganus Iohannis, alius testis et cetera, interrogatus de moribus et
cetera dixit ut supra alius testis et quod populus contentaretur quod dominus Pace faceret residentiam in suis ecclesiis. In reliquis respondit et
dixit ut supra alius testis. Interrogatus si populus confitetur quolibet anno et sumit sacramentum corporis Christi dixit quod nescit sed credit
quod sic.
[c. 95v] Die XVIIIIº ianuarii, de mane. aSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancti Donati de Radicondolo, cuius est rector ser Io-
a
Iunii listato su un precedente maii.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Anthonii in suprascripta
ecclesia.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Belfortis.
b
EDIZIONE DEL TESTO
97
hannes Petri de Menzano. Patrones dicte ecclesie sunt populani. Confirmatio spectat ad plebanum plebis de Radicondolo predicto in cuius
plebatu ipsa est. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno modia duo
grani, omnibus reductis ad granum. Ecclesia et eius domus in edifitiis
bene se habent. Habet operam, cuius est operarius Anthonius spetialisb.
Qui operarius tenetur manutenere ecclesiam et domum. In qua ecclesia
in aliquibus locis pluit. Non tenet dictus rector in ea sacramenta quia dixit quod non debet dare ex eo quia spectat ad plebanum. Precepit dictus
dominus vicarius dicto rectori quatenus, infra XV dies, producat inventarium paramentorum et aliorum. Interrogatus si dicit offitium respondit quod sic et habet breviarium.
[c. 96r] Die XVIIIIº ianuarii, de mane. cSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Radicondolo, cuius est rector ser
Angelus Petri de dicto loco. Patrones dicte ecclesie sunt populani. Confirmatio spectat ad plebanum suprascripte plebis in cuius plebatu ipsa
est. Valores dicte ecclesie sunt, quolibet anno, modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Habet operam, cuius est operarius Checcus fornarius, qui tenet manutenere ecclesiam et domum eius: que in edifitiis
bene se habent preterquam ab una parte dicte ecclesie que ruinam minatur. Dictus dominus vicarius precepit dicto rectori quatenus producat
inventarium paramentorum et aliorum infra quindecim dies. Interrogatus si dicit offitium dixit quod sic et habet breviarium.
Dicta die. Puccius Iohannis de populo dicte ecclesie Sancti Michaelis
de Radicondolo testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita
et moribus et honestate dicti rectoris dixit quod bene se gerit. Interrogatus si dictus rector dicit offitium dixit quod se nescire nisi quod multum
tempestive surgit de mane. Interrogatus si tenet concubinam dixit quod
habet secum quamdam mulierem sexagennem. In sacramentis est sollicitus.
[c. 96v] Die XVIIIIº ianuarii, de mane. dSupradictus dominus vicarius
visitavit ecclesiam Sancte Cristine de Radicondolo, cuius est rector ser
Benedictus Bartoli de dicto loco. Dicta ecclesia est ⟨in⟩ plebatu de Radi-
a
b
c
d
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Donati de Radicondolo.
Oppure: Spetialis.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaeliscde Radicondolo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Cristine de Radicondolo.
98
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
condolo. Patrones dicte ecclesie sunt eius populani, confirmatio spectat
ad plebanum dicte plebis. Valores dicte ecclesie sunt modia tria et staria
duodecim grani, omnibus reductis ad granum. Dicta ecclesia habet operam, cuius est operarius Nannes Cecchi de dicto loco. Ecclesia et eius
domus in edifitiis bene se habent; dicta opera tenetur manutenere dictam ecclesiam et eius domum.
Cuius rector, examinatus si scit Pater noster et Ave Maria, bene scivit.
Examinatus super peccatis mortalibus bene scivit. Item super sacramentis ecclesie bene, articulis fidei bene. Si scit Credo et evangelium sancti
Iohannis bene. Item si scit ordinare offitium recte respondit. Item super
aliis necessariis optime respondit. Est aliquantulum impeditus de lingua,
est semisordus. Dictus dominus vicarius precepit eidem quatenus, infra
XV dies, producat inventarium.
[c. 97r] Die XXVIIIIº ianuarii. aSupradictus dominus vicarius visitavit
plebem Sancti Simonis et Iude de castro Radicondoli, cuius est plebanus
dominus Michael Iacobi de Radicondolo. Patrones dicte plebis sunt canonici eiusdem, confirmatio spectat ad dominum papam et curiam Romana. In edifitiis bene se habet ac etiam eius domus. Valores dicte plebis
sunt floreni quadraginta quolibet anno, omnibus reductis ad denarius.
Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius sunt ⟨operarii⟩ Ieronimus alterius Ieronimi et Bartholus Francisci.
Dicta die. Anthonius Ciane d Radicondolo, sexagennis vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super moribus, vita et honestate dicti plebani, et prius quam fuerit plebanus dixit quod ipse est bonus homo et bone conscientie et bene se habet in omnibus et ob hoc fuit
electus in plebanum. Interrogatus de valore dixit quod valet XII modia,
omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita et honestate aliorum
presbiterorum de omnibus bene dixit.
Bindus Francisci de dicto loco, testis et cetera, interrogatus de moribus et honestate dicti plebani, dixit ut supra alius testis. De valore dixit
de modiis octo grani. In reliquis dixit ut supra.
[c. 97v] Die XXI ianuarii, de mane. bSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte Aghate olim Ture Luti in dicta plebe, cuius est
a
b
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Radicondolo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Agate in plebe.
EDIZIONE DEL TESTO
99
cappellanus ser Christoforus Andree Petri de Radicondolo. Patrones dicte
cappelle sunt magister Credi Iohannis, ser Iohannes et Andreoccius ser
Antonii Iannari de Senis et Andreas Cambiuxi Petri de Radicondolo. Confirmatio spectat ad plebanum suprascipte plebis. Valores dicte cappelle
sunt modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Nichil aliud habet.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti
Petri in dicta plebe que fuit domine Nesis, cuius sunt patrones Anthonius Ciai et Iohannes Mei de Radicondolo. Cappellanus est suprasciptus
ser Christoforus, electus per dictos patrones; haduc non fuerat confirmatus per plebanum cui spectat confirmatio esiusdem. Valores dicte cappelle sunt ***.
bItem visitavit cappellam Sancte Marie Madalene vel Gani Beringhieri in dicta plebe, cuius sunt patrones prefati patrones antecedentis
cappelle. Cuius est clericus cappellanus dictus ser Christoforus non confirmatus. Valores dicte cappelle sunt ***.
[c. 98r] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam
Sancti Bartholomei olim Raggi, patrones eiusdem sunt homines comunitatis, confirmatio spectat ad plebanum. Ser Anthonius Pauli de Radicondolo est electus cappellanus, adhuc non fuit confirmatus. Valores eius
sunt salme vini ***.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti
Michaelis olim Nalducci Chelini, cuius est cappellanus ser Angelus Petri
de Radincondolo. Patrones eius sunt homines comunitatis. Confirmatio
spectat ad plebanum. Valores eius sunt duodecim sextaria grani, omnibus reductis ad granum. Dictus cappellanus non fuit adhuc confirmatus.
[c. 98v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam
Sanctorum Cosme et Damiani in dicta plebe, cuius sunt patrones homines comunis. Confirmatio spectat ad plebanum. Cappellanus eiusdem
est ser Benedictus Bartoli de Radicondolo. Valores eius sunt unius modii
grani, omnibus reductis ad granum.
a
b
c
d
e
plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella domine Nesis in plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie Madalene in plebe
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Bartholomei in plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Michaelis in plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sanctorum Cosme et Damiani in
100
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit operam plebis de
Radicondolo intitulate sub vocabulo Sancti Simonis et Iude. Cuius sunt
patrones homines dicti comunis, cuius sunt operarii Bartholus Francisci
et Ieronimus alterius Ieronimi. Qui operarii eliguntur per comune. Rationes operariorum revidentur per comune. Interrogati dicti operarii de
valore dicte opere dixerunt se nescire ex eo quia pauci dies sunt quando
fuerunt electi et ratio perceptorum adhuc non est revisa. Quibus supradictus dominus vicarius precepit quatenus infra tridium debeant produxisse valorem dicte opere.
[c. 99r] bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Cerbonis de Montecerboli cuius est rector ser Pierus Marchionis de Florentia. Patronatus et confirmatio eiusdem pertinent ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt modia tria grani. Fructus consistunt in
grano, vino et oleo. Ecclesia in edifitiis bene se habet ac etiam eius domus. Habet sacramenta in condecenti loco licet eucarestia sit intarlata.
Habet unum calicem, unum missalem. Cui ser Piero suprascriptus dominus vicarius precepit quatenus, infra unum mensem, producat inventarium. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit se nescire
quia est modicum tempus quod in dictac ecclesia fuit rector. Interrogatus
si populares occupant bona ecclesie dixit quod credit quod sic. Habet
breviarium cum quo dicit offitium ut dixit.
Dicta die. Dominicus Michaelis de dicto loco testis citatus, iuratus et
examinatus, etatis annorum quinquaginta, et primo si dicta ecclesia habet patrones dixit quod populus eligit rectorem et dominus episcopus
confirmat. De valore dixit ut supra. De vita, moribus et honestate dicti
rectoris dixit quod in omnibus bene se habet.
Pierus Bartoli de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, etatis annorum quadragintaquinque, in omnibus per omnia dixit ut supra
alius testis.
[c. 99v] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem
Sancti Iohannis de Morba, cuius est plebanus dominus Benedictus Nan-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: opera Sancti Simonis.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Cerbonis de Montecerboli.
Sul margine destro, invece; plebatus de Morba.
c Dicta vergato su una parola espunta.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Morba.
b
EDIZIONE DEL TESTO
101
nis Mannuccii. Patronatus eiusdem et confirmatio spectat ad dominum
episcopum. Valores eius sunt modia quattuor grani, omnibus reductis ad
granum. Plebes et eius domus sunt ruinate et non habet ibi sacramenta
neque paramenta.
Die VII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Salvatoris de Castronovo plebatus Morbe, cuius est rector
ser Christoforus Actaviani de dicto loco. Patrones dicte ecclesie sunt
homines dicti castri, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno modia quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et castaneis. Ecclesia
et eius domus in edifitiis bene se habent. Habet operam, cuius ad presens est operarius Paulus Martini de dicto loco. Tenet sacramenta in
condecenti loco. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti populi
et si confitetur et sumunt eucarestiam dixit quod in omnibus bene se habet. Interrogatus si est aliquis usurarius dixit de Niccola Naddi de Malavoltis de Senis.
Dicta ecclesia habet unam cappellam que dicitur cappella Lecti, que
non habet altare neque est intitulata sub nomine alicuius sancti; etiam de
ipsa est patronus populus prelibatus. Non habet cappellanum sed eius
fructus perveniunt ad dictum comune.
[c. 100r] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale
Sancte Marie de Castronovo, cuius est hospitalarius Iohannes Blaxini de
dicto loco. Patrones dicti hospitalisc sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum.
Dicta die. Dominicus Stefani de Castronovo testis citatus, iuratus et
examinatus et primo de valore ecclesie dixit de modiis tribus grani, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita, moribus et honestate suprascripti rectoris dixit quod bene se habet. Interrogatus circa offitium et
missas dixit quod bene servit populo. Interrogatus circa usurarios dixit
de suprascripto domino Nicola; in reliquis recte respondit.
Dominicus Chelis de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus
ut supra alius testis, et primo de valore dicte ecclesie dixit ut supra alius
testis. Item de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod bene
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Salvatoris de Castronovo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Castrinovi.
Dicti hospitalis su un precedente dicte ecclesie.
102
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
se habet. Item dixit quod dictus presbiter non loquitur sibi et cum eo tenet rissam.
Urbanus Pauli de dicto loco, testis ut supra, et primo interrogatus de
valore ecclesie dixit ut supra. De vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod bene se habet sed quod tenet rissam cum suprascripto
Dominico Chelis, cum Michaele Martellini et cum Ceccarino. Circa offitium bene se habet, sed circa confessiones ipse male et non libenter audit
populum in confessione et ipsi et populani male contentantur confiteri
ab eo: qua propter quolibet anno eligunt unum predicatorem in quaragesima a quo confitentur.
[c. 100v] Die VIII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu plebem Sancte Marie de Lugriano, cuius est plebanus dominus Anthonius ser Bartholomei de Chiuslino. Valores dicte
plebis sunt quolibet anno modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Dicta plebes in edifitiis
male se habet sed in ea sunt plura atramenta pro redificando et manutenendo ipsa. Habet baptisma in congruo loco; non habet in ea sacramenta. Non habet populum nisi tamen modo unum mediarium. Interrogatus de patronatu dicte plebis dixit quod habuit ipsam a domino episcopo
Vulterrano.
Item visitavit ecclesiam Sancti Blaxii et Laurentii de Farma que est
ad mensam dicte plebis. Que in edifitiis satis bene se habet. Fructus eius
sunt computati supra in visitatione plebis.
Item ecclesiam Sancti Vincentii in villa Folgori, que etiam est ad
mensam dicte plebis. In edifitiis satis bene se habet. Fructus eius sunt supra in visitatione plebis.
[c. 101r] Dicta die, de sero. bSupradictus dominus vicarius visitavit
plebem Sancte Marie de Prata, cuius est plebanus dominus Marcus Bartholomei de Montefoscolic. Confirmatio spectat ad dominum episcopum
sed electio spectat ad concestorium civitatis Senarum. Valores dicte plebis sunt quolibet anno modia tria grani, omnibus reductis ad granum;
fructus consistunt in grano, vino et castaneis. Ecclesia in edifitiis satis
bene se habet ac etiam eius domus. Dicta plebes habet operam et opera-
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Lugriano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Prata.
Segue, espunto: collatio et.
EDIZIONE DEL TESTO
103
rius qui eliguntur per comune: cuius sunt operarii Guido Iohannis et
Pierus del Marchese de dicto loco. Qui operarii de proventibus opere tenentur manutenere in edifitiis dictam ecclesiam. Non habet in ea sacramentum corporis Christi quia non habet locum condecente ac etiam
non habet purificatorium. Habet baptisma in satis congruo loco. Interrogatus de vita, moribus et honestate eius populi dixit quod bene se gerunt erga ecclesiam sed quod non omnes confessi fuerunt anno preterito
et hoc quia auffugerunt pestem et non interfuerunt in castro tempore
quadragesime.
Die VIIIIº ⟨martii⟩, de mane. Iohannes Mannucci de dicto loco septuagennis, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit de modiis tribus grani. Interrogatus de vita, moribus et
honestate dicti plebani dixit quod bene se habet et quod totus populus
de ipso multo contentatur. De patronatu dixit ut supra.
Iohannes Luti de dicto loco, testis ut supra, interrogatus de patronatu dicte plebis dixit ut supra. Interrogatus de valore dixit de modiis duobus. De vita, moribus et honestate dicti plebani in omnibus et per omnia
dixit ut supra.
[c. 101v] Die X marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu canonicam Sancti Laurentii de Monterotundo plebatus plebis de Saxo. Cuius est prior dominus Bartholus Maxii de Cesena.
Patrones dicte ecclesie sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad
dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno modia
quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et castaneis. Habet dicta ecclesia tres cappellas quas tenet
cum dicta ecclesia, cum quibus una cum dicta ecclesia trahit quolibet
anno dictos fructus. Cappelle sunt infrascripte, videlicet cappella Numptiate, cappella Sancti Donati et cappella Brembonisb. Item habet dictus
dominus Bartholus ex pacto a comuni Montisrotundi quattuor modia
grani et barilia quadragintaocto vini. Ecclesia in edifitiis bene se habet.
Dictus dominus Bartholus de novo redificavit domum dicte canonice.
Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius sunt operarii
Bartholus Reguli et Bartholomeus Paganelli de dicto loco. Fons bapti-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Laurentii de Montero-
tundo.
b
Nome d’incerta lettura.
104
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
smatis non retinet aquam, quapropter dictus dominus vicarius precepit
eisdem operariis quatenus, infra tempus sex mensium proximorum futurorum, debeant reactasse dictam fontem et fecisse fieri unam cassectam
seu unam pissidem pro ferendo oleum sanctum per castrum.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale Sancte
Marie de Monterotundo, cuius est hospitalarius, per electionem de eo
factam per dictum commune licet non ostendat fuisse confirmatus per
dominum episcopum, Anthonius Gherardi de dicto loco. Interrogatus de
valore dicti hospitalis dixit de uno modio grani, omnibus reductis ad
granum. Domus eius sunt in ruina et pro parte ruinate.
[c. 102r] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam
Sancte Marie extraportam Montisrotundi, cuius est cappellanus ser Marinus de Fulineo. Patrones dicte cappelle sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quasi 0.
Die XI ⟨martii⟩, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit
plebem Sancti Iohannis de Commessano, cuius est plebanus dominus
Michael Pardi de Vulterris. Plebes in totum est ruinatad. Collatio et confirmatio plebani dicte plebis pertinent ad dominum episcopum. Item dictus plebanus est rector ecclesie Sancti Bartholomei de castro Saxi dicti
plebatus. Rectorese dicte ecclesie sunt homines dicti castri de Saxo. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dictarum plebis et ecclesie sunt quolibet anno modia duo grani, omnibus reductis ad granum.
Fructus consistunt in grano, vino et castaneis. Ecclesia et eius domus in
edifitiis satis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco et nitide tenet batisma in quadam conca. Interrogatus si populani confitentur
et accipiunt eucarestiam quolibet anno dixit quod fere omnes confitentur sed una pars sumunt eucarestiam. In reliquis bene se habent. Habet
operam, cuius est operarius Petrus Francisci de dicto loco. Que opera ut
dixit dictus plebanus est pauperima.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancte Marie de Monterotundo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie de Monterotundo.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Commessano cum ecclesia
Sancti Bartholomei de Saxa.
d Segue, espunto: item dictus dr.
e Evidente refuso per patrones.
b
EDIZIONE DEL TESTO
105
Dicta die. Iohannes Laurentii de dicto loco, testis citatus, iuratus et
examinatus et primo super valore dictarum plebis et ecclesie dixit de
modiis duobus grani, omnibus reductis ad granum. Item de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod nobiliter se habet in omnibus. In
reliquis recte respondit.
Petrus Francisci de dicto loco, testis et cetera, interrogatus ut supra
in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
[c. 102v] Die XII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de castro Leccie, plebatus plebis de
Morba. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicti castri. Confirmatio
spectat ad dominum episcopum. Rector eius est ser Anthonius Michaelis
de Montecerboli. Valores dicte ecclesie, una cum ecclesia Sancti Andree
de Castrovulterrano, que est unita cum dicta ecclesia Sancti Bartholomei, sunt duo modia grani omnibus reductus ad granum. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et castaneis. Habet operam, cuius est operarius Andreas Bertoldi de dicto loco. Ecclesia Sancti Bartholomei et eius
domus satis bene se habent et similiter ecclesia Sancti Andree de Castrovulterrano. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit
quod in omnibus bene se habet. Ipse autem est ignorantissimus, nescit
legere ex eo quia dicens missam ignoravit introitum et Gloria in excelsis
nec scivit legere evangelium et alias lectiones. Non habet sacramenta
eucarestie et oleum sanctum tenet in quadam capsa in sacrestia. Habet
baptisma in condecenti loco. Totus populus male contentatur de ipso
propter eius ignorantiam et inhonestos gestus.
Dicta die. Iohannes Francisci septuagennisb de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo de moribus, vita et honestate dicti
rectoris dixit quod ut dicitur inhoneste se gerit cum quadam muliere, videlicet cum domina Piera olim Petri dicti Mezaguardia et quod eius actus circa ipsam sunt inhonestissimi. Item dixit quod celebrat missam ter
in ebdomoda et quod aliquando rissat cum populanis. Interrogatus qualiter se habet circa conservationem possessionum dictarum ecclesiarum
dixit quod male custodit et destruit. Interrogatus de valore dixit ut supra.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Leccia
cum ecclesia Sancti Andree de Castrovulterrano.
b Septuagennis listato in interlinea superiore.
106
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Paulus Francisci de dicto loco, testis ut supra, interrogatus de vita,
moribus et honestate dicti presbiteri dixit se nescire sed secundum se ipse est ignorantissimus. In reliquis dixit ut supra alius testis.
Iohannes Pauli octuagennis vel circa, testis ut supra, interrogatus de
vita, moribus et honestate presbiteri dixit quod dicitur quod inhoneste se
gerit circa femminam prenominatam sed nichil scit nisi ex auditu. In reliquis dixit ut supra alii testes.
[c. 103r] Bartholomeus Francisci testis ut supra, interrogatus de vita,
moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod ipse est inhonestissimus
et habet et habuit malam famam ex eo quia ut publice dicitur habuit afare cum domina Francesca Nuti de dicto loco. In reliquis dixit ut supra.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Lustignano, cuius est plebanus dominus Anthonius Michaelis
rector suprascriptarum ecclesiarum. Valores dicte ecclesie seu plebis
sunt, quolibet anno, modia quattuor grani. Fructus consistunt in grano,
oleo et pascuis. Ecclesia in edifitiis satis bene se habet. Non habet aliqua
sacramenta. Eius domus minatur ruinam. Habet unum calicem et non
habet aliquem librum. Est in ea una cappella sub titulo Sancti Iohannis,
quam tenet suprascriptus dominus Anthonius, et fructus eius sunt computatis supra in fructibus plebis.
Dicta die.Supradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Brusciano plebatus Commessani, quam tenet ser Christoforus Taviani de
Castronovo, que est in totum ruinata. Valores eius sunt, quolibet anno,
unius modii grani.
[c. 103v] Die XIII marzii, de mane. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Donati de castro Serrazani, cuius est rector ser
Iohannes Simonis de Castronovo comitatus Vulterrani. Est in plebatu
plebis de Morba. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio
spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt, quolibet anno, modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano
et vino. Ecclesia in edifitiis bene se habet et similiter eius domus. Non
habet sacramentum eucarestie neque lampadem aliquem. Habet operam, cuius est operarius Michaelc Taviani de dicto loco. Interrogatus de
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Lustignano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Donati de Serazano.
Michael vergato su un precedente Pierus.
EDIZIONE DEL TESTO
107
vita, moribus et honestate populi, in confexionibus et aliis dixit quod in
omnibus bene se habent. Tenet plures ampullas olei sancti veteris in
quadam fenestra aperta ita quod ab omnnibus haberi et percipi posset.
Tenet fontem baptismatis siccum cum quibusdam turpibus panniculis
intus et dicit quoda, quando baptizat pueros, accipit aquam benedictam
de pila ecclesie qua utuntur introeuntes et cum ipsa baptizat pueros.
Dicta die. Dominicus Simonis Tomme de dicto loco, testis citatus,
iuratus et examinatus et primo super valore dicte ecclesie dixit de modiis
quinque grani, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod populus contentaretur quod
diceret de mane tempestive, ut possent ire ad opera ipsorum. Et ipse est
tardus et lentus et quod ut plurimum est necesse quod vocetur a populanis ad missam celebrandam. Circa visitationem infirmorum male se
habet et quod pluries evenit quod ipse non adfuit in casu necessitatis.
Bona et fructus ecclesie continue mictit ad Castrumnovum et in ecclesia
nichil tenet. Interrogatus si populus de ipso contentatur dixit quod non
et quod tempore domini Stefani episcopi clauserunt sibi hostium et nolebant ipsum amplius in rectorem.
Pierus Iohannis Cardino de dicto loco octuagennis vel circa, testis ut
supra, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit se nescire. Interrogatus
de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit in summa quod in toto
populo non est solus unus qui ipsum possit pati propter sua demerita.
Circa fructus dicte ecclesie dixit ut supra alius testis et quod pro sepe accusat homines de populo pro damnis datis et eos redimere facit. Interrogatus si loquitur cum omnibus dixit quod sic et quod semper uni de altero male dicit et reportat et quod in summa ipse est male conditionis et
quod totus populus ipsum nollet et de ipso minime contentatur et quod
pluries evenit quod populani mortui sunt non receptis sacramentis. Interrogatus si male contrahit dixit quod non sed quod aliena in suos usus
converit quando potest.
[c. 104r] Dicta die. Michael Iohannis alias El Foggia de dicto loco,
sexagennis vel circa, testis ut supra interrogatus de valore dixit de modiis
tribus. Item de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit ut supra
alii testes et quod turpissime vivit. Item in visitatio infirmorum dixit ut
supra alii testes et quod ipse testis his temporibus fuit infirmus et quod
a
Segue, espunto: tenet.
108
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
ter misit pro eo et noluit ipsum visitare, quapropter destinavit pro presbitero de castro Leccie; et quod cum ipse presbiter audivit tunc ivit ad
visitandum ipsum. In aliis dixit ut supra alii testes et quod in summa populus nullatenus de ipso contentatur propter eius demerita.
Die XIIII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit
monasterium monialium Sancti Almatii, sextus civitatis. Moniales dicti
monasterii sunt in magna concordia. Ecclesia intus et extra et eorum
domus et habitationes bene se habent. Tenent sacramenta et relliquias in
condecentissimo loco. Habent cappellanum qui est ser Anthonius rector
ecclesie Aquavive, est commissus monasterii et deservit monialibus in
sacramentis et aliis necessariis. Abbatissa dicti monasterii est soror Checca Actaviani de Vulterris. Electio abbatisse dicti monasterii pertinet ad
capitulum dictarum monialium et confirmatio spectat ad dominum episcopum.
Dicta die. Michael Anthonii Laurentii de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus et primo de vita, moribus et honestate dictarum
monialium dixit quod honestissime sunt et de ipsis est perfecta fama per
totam terram. Item super sacramentis dixit quod continue faciunt celebrari missam et alia necessaria ex quo populus multum contentatur.
[c. 104v] Die XIIIIº marzii, de sero. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Simonisc de Libbiano plebatus plebis de Micciano. Vacat rectore. Patrones eius sunt homines dicti castri et Cavalcante
Lani habet super ipsam unam vocem. Confirmatio spectat ad dominum
episcopum. Ecclesia in edifitiis optime se habet ac etiam eius domus.
Habet operam cuius sunt operarii Dominicus Simonis et Iohannes Bindi.
Habet sacramenta in condecenti loco sed non corpus Christi. Habet eius
fontem baptismatis in congruo loco.
Dicta die. Bartholomeus Nieri alias Baccio de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte ecclesie dixit quod
de modiis quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Interrogatus si habet paramenta et calices
dixit quod sic et quod operarius habet penes se et custodit.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: monasterium Sancti Almatii.
Sul margine sinistro della carta è vergato: sextus Maritime. Ecclesia Sancti Simonis
de Libbiano.
c Simonis listato su un precedente Bartholomei.
b
EDIZIONE DEL TESTO
109
Anthonius Bindi de dicto loco, testis ut supra, in omnibus et per
omnia dixit ut supra alius testis.
Die XV marzii. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Casalia, cuius est plebanus dominus Anthonius Iohannis
de Vulterris. Cuius collatio et confirmatio spectat ad dominum episcopum et in totum cum eius domibus ruinata. Valores eius ignoravit quia
dictus plebanus fuit absens.
bItem visitavit ecclesiam Sancti Nicolai de Celli, cuius est rector suprascriptus dominus Anthonius, cuius collatio et confirmatio spectat ad
dominum episcopum. Ecclesia minatur ruinam et eius domus sunt ruinate. De valore eius ignoravit quia dictus rector abfuit.
[c. 105r] Die XV marzii, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Montegemoli plebatus plebis de
Micciano, que vacat rectore. Patrones eius sunt homines dicti castri.
Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia in edifitiis bene se
habet sed in ipsa nichil est nisi solum altare. Eius domus sunt in totum
ruinate. Habet operam, cuius est operarius Pierus Nannis de dicto loco.
Non habet sacramenta neque fontem baptismatis.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Micciano, que vacat plebano. Collatio et confirmatio eiusdem
pertinet et spectat ad dominum episcopum. Est in totum ruinata ac
etiam eius domus et nichil habet in paramentis, calicibus vel libris.
Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Michaelis de Micciano plebatus Micciani, que vacat rectore. Patrones
eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia minatur ruinam et domus eius sunt ruinate. Habet unum
calicem et unum paramentum. Habet operam, cuius est operarius Iohannes Pieri de dicto loco.
Iohannes Pieri de dicto loco, operarius dicte opere necnon testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte plebis dixit de
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Casale.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Nicolai de Celli.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Montegemoli.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Micciano.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Micciano.
b
110
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
sextariis decem grani. De patronatibus earum dixit ut supra. Item de fulcimentis earum dixit ut supra.
[c. 105v] Die XVI marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit monasterium Sancte Marie de Montescudario cum ecclesia Sancti
Andree de dicto loco, quarum est rector ser Anthonius Andree de Vulterris. Patrones sunt homines de dicto castro, confirmatio spectat ad
dominum episcopum. Valores dictarum ecclesiarum sunt quolibet anno
modia octo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in
grano, vino et oleo. Ecclesie prelibate cum earum domibus in edifitiis
bene se habent. Habet sacramenta in condecenti loco et relliquias et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate
populi dixit quod in omnibus bene se habent. Non habet operam.
Dicta die. Iohannes Anthonii de dicto loco quinquagennis vel circa,
testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte ecclesie
et monasterii dixit de modiis septem grani. Item de patronatu ipsarum
dixit ut supra. Item de vita, moribus et honestate dicti rectoris dixit quod
in omnibus bene se habet. Item circa sacramenta bene se habet.
Franciscus Iohannis de dicto loco septuagennis vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus ut supra in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
[c. 106r] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale
Sancti Iacobi de Monte Scudario, cuius est hospitalarius frater Ghabriel
Iusti Angelini de Vulterris. Patrones eius sunt comites de Montescudario; confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno floreni octo denariorum, omnibus reductis ad denarios. Horatorium hospitalis et eius domus in edifitiis bene se habent. Habet unum
calicem fractum cum cuppa argentea et unum missale et unum paramentum coloris virigati. Inventarium rerum dicti hospitalis est penes
comune.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Casale, cuius est plebanus donnnus Salvator Iohannis Carabini
a Sul margine sinistro della carta è vergato: monasterium cum ecclesia Sancti Andree
de Montescudario.
b Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iacobi de Montescudario.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Iohannis de Casale.
EDIZIONE DEL TESTO
111
de Florentia. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat
ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno florenorum
decem auri, omnibus reductis ad denarios. Ecclesia in edifitiis bene se
habet sed eius domus male se habet ut quod non possit per ipsum habitari. Tenet sacramenta in condecenti loco et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod bene se
habent in omnibus preterquam in summendo corpus Christi quia ut
plurimum non summunt. Interrogatus de inventario dixit quod nichil
habet.
Ghinuccius Mannini alias Montemasso de dicto loco, testis citatus,
iuratus et examinatus, et primo super valore dixit de florenis quattuor.
Interrogatus de patronatu dixit ut supra. Interrogatus de vita, moribus et
honestate dicti plebani dixit quod in omnibus bene se habet et similiter
circa sacramenta.
Anthonius Bichi de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus,
et primo super valore dixit ut supra alius testis. Interrogatus etiam ut supra dixit ut supra alius testis.
[c. 106v] Die XVIII marzii, de mane 1436. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Bibbona cum ecclesia Sancti
Ylarii de castro Bibbone, cuius est plebanus dominus Michael Stefani de
Tacti comitatus Senarum. Collatio et confirmatio dicte plebis spectat ad
dominum episcopum sed patrones ecclesie Sancti Ylarii sunt homines
dicti castri, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dictarum plebis et ecclesie sunt quolibet anno modia sex grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Plebes est
ruinata et eius domus, sed ecclesia Sancti Ylarii et eius domus in edifitiis
bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti et nitido loco et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi
dixit quod bene se habent tam inter se quam cum impso plebano. Confitentur omnes quolibet anno sed pauci summunt corpus Christi. Non habet operam.
Dicta die. Bartholuccius Pieri de dicto castro testis citatus, iuratus et
examinatus, et primo de patronatu dictarum plebis et ecclesie dixit ut
supra. Interrogatus de valore ipsarum dixit de modiis quinque. Interro-
a
Ylarii.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Bibbona cum ecclesia Sancti
112
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
gatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod bene se gerit
et quod est sollicitus in accrescendo fructus ecclesie et quod de ipso populus multus contentatur et quod circa sacramenta conferendo bene se
habet.
Santus Dominici de dicto castro, testis ut supra, interrogatus de patronatu dixit ut supra. Item de valore dixit de modiis quinque vel circa.
Item de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit ut supra alii testes.
[c. 107r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Andree de castro Bibbone plebatus Bibbone, que vacat rectore.
Cuius collatio et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia et
eius domus sunt fere ruinate.
Die dicta. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte
Agate et Sancti Laurentii de Guardistallo sextus civitatis Vulterrane,
cuius est rector ser Iacobus Baldi de Florentia. Patrones eius sunt chomines dicti castri. Confirmatio spectat ad capitulum canonicorum maioris
ecclesie Vulterrane. Valores dicte ecclesie sunt, quolibet anno, duo modia cum dimidio grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt
in grano, vino et oleo. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habet.
Tenet sacramenta in condecenti loco et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod in omnibus
bene se habet.
Dicta die. Guaspar Manini de dicto loco, testis citatus, iuratus et
examinatus, et primo super patronatu dicte ecclesie dixit ut supra. Item
de vita, moribus et honestate dicti rectoris dixit quod in omnibus bene se
habet etquod de ipso populus contentatur.
Blaxius Vannis de dicto loco, testis et cetera, et primo super patronatu dixit ut supra. Item de vita, moribusd et honestate dicti rectoris dixit
quod habuit et recepit unum calicem que permutavit et quod calix ecclesie erat valoris florenorum X et ille quem habet non est valoris trium, ex
quo populus non contentatur. In aliis bene se habet.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree de Bibbona.
Sul margine sinistro della carta è vergato: sextus civitatis. Ecclesia Sancte Agate et
Sancti Laurentii de Guardistallo.
c Segue, espunto: canonici maioris ecclesie Vulterrane.
d Segue, espunto: vita.
b
EDIZIONE DEL TESTO
113
[c. 107v] Die XX martii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Querceto, cuius est plebanus dominus
Iohannesb Actaviani de Vulterris. Patrones eius sunt homines dicti castri
et Nannes Gasparini de nobilibus de dicto castro pro una voce. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt modium unum
cum dimidio alterius modii grani, omnibus reductis ad granum. Fructus
consistunt in granoc et oleo. Plebes in edifitiis bene se habet sed eius
domus in una parte bene, in alia male. Habet operam, cuius sunt operarii Dominicus Ghinuccii et Cursinus Vannuccii. Tenet sacramenta in
condecentissimo loco et similiter fontem baptismatis. Habet plures relliquias et precipue unam crucem argenteam in qua dixit esse aliquantulum de cruce domini nostri Ihesu Christi et tabernaculum eius est totum
argenteum. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti populi et si
quolibet anno confitentur eorum peccata et si summunt corpus Christi
dixit quod in omnibus et per omnia bene se habent.
Dicta die. Bartholomeus Pigi de dicto, loco testis citatus, iuratus et
examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit ut supra. Item de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod in omnibus bene se habet et quod est placidus vir.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Blaxii in castro Querceti, que vacat rectore. Patrones eius sunt Nannes
Gasparini. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius
sunt quolibet anno quattuor quarre grani. Ecclesia in edifitiis bene se habet sed domus eius male. Nichil aliud habet.
[c. 108r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam
Sancti Laurentii de Gello plebatus plebis de Casalia, que vacat rectore.
Patrones eius sunt cives seu comune civitatis Vulterrane. Confirmatio
spectat ad dominum episcopum. Ecclesia in edifitiis male se habet quia
ab una parte minatur ruinam. Domus eius pro maiori parte sunt ruinate
et residuum est in ruina. Habet fontem baptismatis, habet unum calicem
et unum missale.
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Querceto.
Iohannes vergato in interlinea superiore e aggiunto al testo con un segno di richiamo.
Segue, espunto: vino.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Blaxii de Querceto.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Laurentii de Gello.
114
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Sabbatinus Andree de dicto loco massarius comunis, citatus, iuratus
et examinatus, et primo super patronatu dixit ut supra. Interrogatus de
valore dicte ecclesie dixit de modioa grani, omnibus reductis ad granum.
Interrogatus si quis habet de bonis ecclesie in manibus dixit quod nemo
ex eo quia post bellum plus expendiderunt quam receperunt. Nichil habet.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Anthonii de Sorbaiano plebatus Gabbreti, que vacat rectore. Ecclesia in
edifitiis satis bene se habet. Eius domus sunt ruinate.
Iuntinus Pieri et Iannes Baroni de dicto loco, examinati super valore
dicte ecclesie, dixerunt de sextariis quattuor grani et promiserunt comparere coram domino vicario hinc ad decem dies.
[c. 108v] cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Ripomarrancia, cuius est plebanus dominus Anthonius de Pecoris de Florentia. Collatio et confirmatio eiusdem spectant ad dominum
episcopum. Plebes in edifitiis bene se habet sed eius domus male. Est in
ea cappellanus pro dicto domino plebano, ser Andreas *** de Florentia.
Tenet sacramenta in condecenti loco et similiter fontem baptismatis.
Habet operam, cuius est operarius Iohannes alterius Iohannis Mei de
dicto castro. Qui operarius tenetd claves omnium calicum, paramentorum et librorum dicte opere.
Iohannes Iohannis Mei operarius et testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super patronatu dicte plebis dixit ut supra. Item super
valore dixit se nescire quia sunt multum diminuti et quasi ad nichilum
reducti. Interrogatus de vita, moribus et honestate cappellani dixit quod
in omnibus bene se habet. Dicit quod habet ipse testis in manibus libras
centum et ultra, que sunt dicte opere.
eItem visitavit societatem Sancti Iohannis in dicta plebe, cuius est
cappellanus ser Lodovicus de Ripomarancia. Introitus et proventus dicte
societatis sunt obligati per decem annos dicto ser Lodovico.
a
b
c
d
e
Segue, espunto: cum.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Anthonii de Sorbaiano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Ripomarrancia.
Segue, ripetuto: tenet.
Sul margine sinistro della carta è vergato: societatas Sancti Iohannis in plebe.
EDIZIONE DEL TESTO
115
Item visitavit cappellam Monis Mucci in dicta plebe, cuius est cappellanus suprascriptus ser Andreas. Est in intitulata sub vocabulo Sancte
Marie Virginis. Patrones eius sunt homines dicti comunis. Valores eius
sextaria viginti grani. Comune predictum et Macteus Pauli sunt eius debitores de florenis vigintiquinque vel triginta.
[c. 109r] bItem visitavit societatem Sancti Michaelis de dicto castro,
cuius valores sunt quolibet anno unius modii grani, de quo obligati sunt
facere festum Sancte Crucis et facere ipsam offitiari, et tenetur dare quolibet anno pro censu unam libram cere domino episcopo. Dominicus Bartholomei est prior et Bartholomeus Iacobi est sindicus dicte societatis.
cItem visitavit ecclesiam Sancti Michaelis in dicto castro, cuius est
rector ser Lodovicus suprascriptus. Patronesd eius sunt homines dicti castri et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt
quolibet anno unius modii grani, omnibus reductis ad granum. Habet
operam et est sine cura. Eius operarius ⟨est⟩ Simon Maffei.
eItem visitavit hospitale Sancti Iohannis in dicto castro, cuius est hospitalarius Balduccius de Aquaviva, cuiusf patronatus spectat ad commune et in omnibus bene se habet.
Item visitavit hospitale Sancte Marie in dicto castro, cuius est hospitalarius ser Andreas presbiter suprascriptus. Cuius patronatus spectat ad
dictum commune et in omnibus bene se habet.
[c. 109v] Die XXI marzii, de mane. gSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Deonisiih de Gabbreto, cuius est plebanus dominus
Pasquinus Iohannis de Vulterris. Collatio spectat ad sanctum papam. Valores eius sunt quolibet anno sextaria quatraginta grani, omnibus reductis ad granum. Ecclesia et eius domus sunt in totum ruinate. Habet tamen modo unum calicem, unum paramentum et quattuor sciugatoria.
a
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie in plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: societas Sancti Michaelis.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis.
d Segue, espunto: est.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Michaelis.
f Segue, espunto: est.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Gabbreto.
h Così nel testo.
b
116
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti
Blaxii de Montecatino, cuius est rector ser Anthonius Iacobi de Vulterris.
Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius sunt
operarii Michael Blaxii et Ghectus Andree. Valores dicte opere sunt quolibet anno libre duodecim denariorum.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Caprile plebatus Gabbreti. Vacat rectore et est in totum ruinata et nichil
habet.
[c. 111r] Sextus Vallis Here. Die V mensis iunii MºCCCCºXXXVII.
cVenerabilis vir dominusd Iohannes Michaelis ser Cecchi, canonicus Vulterranus necnon reverendi in Christo patris et domini domini Roberti de
Adimaris de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopi Vulterrani,
in hac parte vicarius generalis et visitator, visitavit plebem Sancti Iohannis et oratorium Sancti Michaelis de Orciaticho comitatus Florentini et
Vulterrane diocesis. Cuius plebanus est dominus Antonius Lippi de Vulterris. Collatio et patronatus pertinet ad dominum episcopum. Valores
dicte plebis et dicti oratorii sunt modia quatuor grani, omnibus computatis. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et decimis. Plebes in totum
minatur ruinam , oratorium bene se habet. Dicta plebes habet operam,
cuius operarius est Antonius Martini. Opera nichil possidet. Interrogatus
de vita, moribus populanorum dixit peroptime. Non habet eucarestiam
quia non habet locum condecenteme, alia sacramenta tenet in loco condecenti. De bonis mobilibus et immobilibus pertinentibus ad dictos plebem et oratorium habuit preceptum producendi inventarium per totum
presentem mensem sub pena excomunicationis, XXV librarum denariorum.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Blaxii de Montecatino.
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia de Caprile.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Iohannis de Orciatico.
d Segue, espunto: vicar.
e Quia non habet locum condecentem è listato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo.
b
EDIZIONE DEL TESTO
117
Tavianus Cionis etatis LXXta annoruma de dicto loco, testis inductus, citatus et iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani in omnibus et per omnia dixit quod bene
se habet. De redditibus dicte plebis dixit de modiis II grani. De operario
dixit quod nichil possidet. De aliis dixit bene. Patronatus et confirmatio
pertinent ad dominum episcopum.
Sabbatinus Nannis etatis L annorum de dicto loco, alius testis et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
Nannes Mannaie etatis LXXta annorum de dicto loco, alius testis et
cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra.
Antonius Martini alius testis dixit ut supra.
Die VIº mensis iunii. bSupradictus dominus Iohannes vicarius et visitator prelibatus visitavit plebem Sancti Leonardi de castro Layatici et
oratorium Sancti Michaelis de dicto castro, unitum cum dicta plebe. Invenit in edifitiis bene et peroptime. Non habet plebanum. Collatio et
confirmatio pertinet ad dominum episcopum Vulterranum. Fructus et
valores dicte plebis sunt modiorum trium grani, omnibus computatis inter decimas, oleum et vinum et granum. Habet operam, cuius operarius
est Meus Guerrieri de dicto castro.c Redditus dicte opere est florenorum
quatuor et tenetur inluminare corpus Christi et manutenere ecclesiam.
Invenit sacramenta bene et in loco condecenti stare. Dicta plebes in rebus mobilibus videlicet in calice, paramentis et aliis necessariis ad divinum cultum nichil possidet eo quia sunt dicte opere.
Baldissar Iohannis de dicto castro etatis Lta annorum, testis citatus,
relatus, iuratus et examinatus, et primo de valore dicte plebis dixit ut supra et similiter de valore dicte opere. Interrogatus qualiter se habet dictus operarius dixit bene et quod est solertissimus circa ea tangentia ad
suum offitium.
Angelus Pieri de dicto castro etatis XXX annorum, alius testis, dixit
ut supra alius testis.
a Etatis LXXta annorum è listato in interlinea superiore e aggiunto al testo con un segno
di richiamo.
b Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Laiatico.
c Segue, espunto: fru.
118
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 111v] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem
Sancti Iohannis de Paterno comunis Chiannis, cuius plebanus est dominus Victor Taviani de Vulterris. Dicta plebes est tota discoperta et stetit
sic per annos centum et ultra. Collatio et confirmatio pertinet ad dominum episcopum.
Item ⟨visitavit⟩ ecclesiam Sancti Donati de dicto castro Chiannis
unita cum dicta plebe. Dicta ecclesia in edifitiis bene se habet, tenet sacramenta in condecenti loco. Interrogatus de valore dicte plebis respondit se nescire eo quia stetit adhuc per annum sed quod credit sit valoris
modiorum quatuor grani vel circa, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita populanorum et qualiter visitant et frequentant ecclesiam dixit satis competenter. Habuit preceptum producere inventarium
in terminum unius mensis sub pena et cetera. Non habet operarium neque operam.
Martinus Iohannis etatis LXXta annorum de dicto castro, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita et moribus dicti plebani in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet et
quod est solertissimus in officiando et celebrando missam dicto populo.
Interrogatus de valore dixit de modiis 4or grani, omnibus reductis ad
granum. Collatio et confirmatio dicte plebis pertinent ad dominum episcopum.
Menicus Gadducci etatis Lta annorum de dicto loco, alius testis citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita et cetera dixit ut
supra alius testis et similiter de valore. In aliis omnibus respondit ut supra alius testis.
Guido Tommei de dicto castro etatis XLV annorum, alius testis, in
omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Marie comunis Chiannis et dicti plebatus, est sine cura.
Cuius rector est dominus Antonius Pauli archidiaconus Vulterranus.
Dicta ecclesia est discoperta quasi per totum et minatur ruinam et hoc,
ut suprascripti asserierunt, culpa et defectu dicti rectoris eo quia percipit
fructus et redditus dicte ecclesie et nichil in ea expendit. Et invenit eam
copertam et in edifitiis bene et peroptime stare, nunc autem pessime et
a
b
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Chianni.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Chianni.
EDIZIONE DEL TESTO
119
quod bonum esset quod de redditibus dicte ecclesie manuteneretur eo
quia in dicta ecclesia sunt multe indulgentie. Est valoris quolibet anno
librarum XXti denariorum.
Die VIIº mensis iunii. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Fabiani et Sebastiani de Rivalto, cuius est plebanus
dominus Puccius Dominici de Casciana. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Tenet sacramenta bene et in loco condecenti. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis quatuor grani,
omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita, honestate et moribus
populanorum et si sunt solliciti ad ecclesiam et in confitendo eorum
peccata respondit bene et quod circa divinum officium sunt peroptime
solliciti. Habuit preceptum ad producendum inventarium ut supra.
[c. 112r] Christoforus Venture de dicto castro etatis LXXVa annorum
vel circa, testis inductus, citatus, iuratus, relatus et examinatus et primo
circa famam, vitam, mores dicti plebani et si est sollicitus circa animas
dicti eius populi et si frequentat celebrare missam et alia pertinentia ad
divinum cultum in omnibus et per omnia bonum reddit testimonium et
quod est bone conditionis, vite et fame et sic comuniter ab omnibus dicti
populi tenetur et reputatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de
florenis XXV vel circa. Super aliis bene respondit.
Bartolus Cole de dicto castro etatis LXXXta annorum, alius testis, in
omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis excepto quod de valore,
quia dixit de florenis XXti vel circa.
Dicta die. bSuprascriptus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Iohannis Baptiste de Pava, cuius est rector dominus Antonius
Michaelis de Pisis. Dicta plebes est sine populo. Dicta plebes est coperta,
in edifitiis malese habet. Confirmatio pertinent ad dominum episcopum.
Est valoris, ut dictus plebanus asserivit, unius modii cum dimidio grani,
omnibus computatis. Patrones nobiles de Vi⟨vi⟩naia. Nichil possidet in
rebus mobilibus.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sacti Donati de Terricciuola, cuius est rector suprascriptus dominus plebanus et est dicti plebatus de Pava. Est curata et habet populum.
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Rivalto.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Pava.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Donati de Terricciuola.
120
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Dicta ecclesia in edifitiis satis competenter se habet. Tenet sacramenta in
loco condecenti et honesto. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et
decimis. De valore, ut asseruit, modia quatuor grani vel circa, omnibus
reductis ad granum. In dicta ecclesia est una capella que vocatur
L’Anumptiata: est censuaria quolibet anno episcopo Vulterrano in solidos decem denariorum. Interrogatus de vita populanorum dixit quod
bene se habent et quod sunt solliciti ad ecclesiam et in confessionibus et
in aliis. Dicta ecclesia habet operarium, cuius operarius esta Lucas Pucciarini. Est valoris florenorum II quolibet anno. tenetur in reparatione et
reactatione dicte ecclesie.
bItem visitavit ecclesiam Sancte Marie de Castroveteri comunis Terricciuole, plebatus plebis de Rivalto, cuius est rector suprascriptus plebanus. Patrones sunt Antonius Ducci et Iohannes Grazini et Guerruccius
Monis de Terricciuola. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum.
Valoris est unius floreni et in aliis non fuit examinatus eo quia dictus
dominus episcopus est bene informatus de eo. Nichil possidet in rebus
mobilibus. De rebus ecclesie Sancti Donati suprascripte non potest facere inventarium quia operarius tenet omnia apud se.
[c. 112v] Nannes Michaelis de dicto castro etatis LX annorum vel circa, testis inductus, citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus
de vita, moribus et honestate dicti plebani et rectoris in omnibus et per
omnia dixit quod bene se habet et quod populus de eo multum contentatur et quod est solertissimus ad ecclesiam et quasi continue officiat. Interrogatus de valore dicte plebis et aliorum benefitiorum dixit ut supra
et etiam credit quod minus reddant. De patronatu et confirmatio dixit ut
supra dixit dominus plebanus.
Iohannes Parducci de dicto castro, etatis LXV annorum, alius testis
inductus, citatus, iuratus et examinatus, in omnibus et per omnia dixit ut
supra alius testis.
Lucas Pucciarini de dicto castro etatis LXX annorum, alius testis inductus ut supra, in omnibus et per omnia dixit ut supra aliusc testis.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Scandiccio plebatus Pave, cuius est rector ser An-
a
b
c
Così nel testo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie plebatus Rivalti.
Segue, espunto: ft.
EDIZIONE DEL TESTO
121
tonius Nannis Trusciole de Vulterris. Non est ibi ecclesia sed tanquam
casalenum. Collatio et confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Est
valoris quolibet anno stariorum XXXVI grani ad mensuram civitatis Pisane. In rebus mobilibus nichil possidet.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Petri de Ghiulica plebatus Pave, cuius rector est dominus Petrus Pasquini plebanus plebis de Morrona, et est sine cura. Confirmatio
pertinet ad dominum episcopum. Invenit eam in edifitiis satis male. Non
est ibi hostium et non clauditur. Nichil reperiit in rebus mobilibus. Est
valoris quolibet anno modiorum II grani, omnibus reductis ad granum.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Tommei de Vallecchio plebatus Pave. Nullus est ibi rector et
est sine cura. Dicta ecclesia in hedifitiis male se habet et est discoperta.
In rebus mobilibus nichil invenit. Collatio et confirmatio pertinent ad
dominum episcopum. Plebanus de Pava locavit ad affictum dictum terrenum secundum consuetudinem vicinorum ad petitionem domini episcopi et eius curie.
[c. 113r] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sancti Laurentii curie Casenuove plebatus Pava. Cuius nullus
est rector et est sine cura. In totum ruinata et non ut ecclesia sed ut casalinum. Nichil invenit in rebus mobilibus. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris unius modii grani, omnibus
reductis ad granum.
Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancti Iohannis de Guilicha plebatus de Pava. Rector dicti hospitalis
est Iacobus dictus Cascioppa de Pisis. Collatio et confirmatio pertinent
ad dominum episcopum. Est valoris unius modii grani, omnibus reductis
ad granum.
Die VIIIº mensis iunii. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancte Marie de Fabricha, cuius est plebanus dominus Pea
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti martini de Scandiccio.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Petri de Ghiulica.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Tommei de Vallechio.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Laurentii curie Casenuove.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iohannis.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Fabricha.
b
122
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
trus Antonii Reguli de Montaione. Invenit eam in hedifitiis male et semidiscoperta. Non tenet heucaristiam; alia sacramenta invenit nitide et
munde stare. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum.
Non dicit offitium eo quia non habet breviarium. Interrogatus de valore
dixit de modiis duobus grani, omnibus computatis. Fructus consistunt in
grano et oleo et decimis. Interrogatus de vita et moribus populanorum
dixit quod bene se habent circa divinum offitium et quod sunt solliciti ad
ecclesiam et quod confitentur eorum peccata sed non accipiunt corpus
Christi. Habet unum calicem erei cum patena, unum corporalem, unam
planetam fulcitam, unum paramentum ad altare cum tribus tobaleisa.
Habet unum missalem votivum et est suum sed vult quod sit dicte plebis. Non habet operam.
Paulus Francisci de dicto loco etatis LXXXta annorum vel circa, testis
inductus, citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita,
moribus et honestate dicti plebani dixit quod in omnibus cum dicto populo bene se habet et quod est bone conditionis et est sollicitus in officiando et celebrando missam et visitando infirmos et ad alia ad que tenetur et quod populus de eo multum contentatur. Interrogatus de valore
dicte plebis dixit de stariis XL grani ad mensuram civitatis Pisane. De collatione et confirmatione dicte plebis dixit ut supra.
Iacobus vocatus Cozzo de dicto castro etatis LX annorum, alius testis, interrogatus ut supra respondit ut alius testis et quod populus de eo
multum contentatur.
[c. 113v] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Montelopio, cuius nullus est rector. Est
curata et habet populum. Ecclesia in edifitiis male se habet. Habet unam
planetam tristem fulcitam, unum paramentum ad altarem fulcitum, est
valoris stariorum sex grani vel circa. Est plebatus Fabrice.
Dicta die.cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Celli plebatus plebis de Fabrichad, cuius nullus
est rector. Est curata, habet duos populanos. In edifitiis male se habet.
a
b
c
d
Segue, espunto: non.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini de Montelopio.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Celli.
Segue, espunto: cuius.
EDIZIONE DEL TESTO
123
Bona dicte ecclesie possidet Antonius de Rubeis de Florentia. Est valoris
stariorum XII grani vel circa.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavitb hospitale Sancte Mariede Fabrica, cuius nullus est rector. Bona dicti hospitalis
possidet Iohannes domini Pieri de Gaetanis, laborator est Iacobus vocatus Cozzo de Fabrica. Est censuale domini episcopi in libris IIc cere quolibet anno. Comune Fabrice affictavit dictum hospitale dicto Iohanni pro
stariis sex grani ad mensuram Pisane civitatis.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Montechio plebatus Fabrice, cuius nullus est rector. Est curata et habet populum. In edifitiis male se habet et minatur
ruinam. Habetd duas planetas fulcitas, duo paramenta fulcita ad altarem,
unum calicem cum cappa argentea fracta, unum missale antiquum. Non
laborantur eius possessiones. Est valoris florenorum XXXVI grani, omnibus computatis. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum.
Item visitavit ecclesiam Sancti Brancatii unitam cum ecclesia Sancte
Lucie. Invenit eam discopertam et in hedifitiis male.
[c. 114r] eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam
Sancti Iusti a Poggio Martino, plebatus de Fabrica. Cuius nullus est rector. Est sine cura et est tota destructa et ruinata. Iohannes domini Pieri
de Gatanis possidet eius bona. Chechus Renzi laborat terrenum dicte ecclesie.
Dicta die. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem
seu preposituram Sancti Verani de castro Peccioli, cuius prepositus est
dominus Taddeus Michealis de Vulterris. Invenit eam in edifitiis bene et
peroptime stare. Invenit sacramenta nitide et munde et in loco condecenti permanere. Collatio et confirmatio spectant ad dominum episcopum. In dicta plebe sunt sex altaria et habet unum capellanum videlicet
ad altare Anumptiationis; non sunt plura eo quia vel altaria sive capella
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancte Marie de Fabricha.
Segue, espunto: eccle.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie et Sancti Brancatii de Mon-
techio.
d
e
f
Segue, espunto: unam.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanct Iusti a Poggio Martino.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis seu prepositure de Peccioli.
124
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
non sunt dotata. Interrogatus de valore dicte prepositure dixit de modiis
quinque grani, omnibus computatis et quod populani eius non solvunt
decimam. Item quod dicta prepositura habet operarium unum et quod
de anno in annum eligitur per dictum comune de Peccioli, qui operarius
tenetur manutenere dictam preposituram, domus et alia pertinentia ad
dictam preposituram. Interrogatus de vita et moribus dicti populi et qualiter sunt solliciti circa divinum cultum et in visitando et frequentando
ecclesiam dixit quod male se habet et quod circa hoc est multum negligens; de aliis dixit quod bene se habent excepto quod de Menico Lippi
vocato Moschone de dicto castro qui, secundum comune existimatum,
facit malos contractus et inlicitos. Interrogatus si operarii sunt solliciti
circa eorum officium dixit quod male. In paramentis, calice, libris et aliis
necessariis ad dictam preposituram est bene fulcita.
aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti
Laurentii de Gello plebatus Sancte Marie de Montefoscoli, cuius est rector suprascriptus dominus prepositus. Et est unita cum dicta prepositura
ad vitam dicti prepositi. Fuit unita tempore domini Stefani olim episcopi
Vulterrani. Dicta ecclesia non ut ecclesia sed ut casalenum. Interrogatus
de valore dixit de stariis XII grani, omnibus reductis ad granum. Dicta
ecclesia non est curata.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Monterocto plebatus de Peccioli, non est curata
et est unita ad vitam dicti prepositi. Fuit unita ut supra a dicto domino
episcopo ad vitam dicti domini prepositi. Dicta ecclesia in hedifitiis bene
se habet. Nichil possidet in rebus mobilibus. Est valoris stariorum grani.
[c. 114v] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
cappellam Sancte Marie Annumptiate in plebe sive in dicta prepositura.
Cuius cappellanus est ser Zenobius Francisci de Vulterris. Qui interrogatus de valore dicte cappelle dixit de stariis XLV grani, quos habet ab operario pro suo salario quolibet anno. Interrogatus de patronatu dicte capelle dixit de operariis dicte prepositure et quod prepositus confirmat.
Interrogatus de valore dicte prepositure dixit quod credit de modiis sex
grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate
a
b
c
Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Laurentii de Gello.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Monterocto.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie Annumptiate in plebe.
EDIZIONE DEL TESTO
125
dicti prepositi dixit quod in omnibus et per omnia bene se habet. Interrogatus si est sollicitus circa curam animarum dicti eius populi in visitando infirmos et aliis casibus occurrentibus dicto populo dixit quod solertissimus est.
[c. 115r] Die VIIIIº mensis iunii. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Germani de Ghizzano plebatus de Pino, cuius nullus est rector. In hedifitiis male se habet, sine tecto. Est curata. Collatio
et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Esset valoris, si laboraretur, unius modii grani et male.
Antonius Choli di Ghizzano dixit quod bona dicte ecclesie nullusb
possidet sed quod ipse Ciolus Iohannis et Meus Pieri de dicto loco laborant partem dicti terreni et quod de eo perciperunt unam recollectam,
nunc autem percipient aliam. Item dixit quod dompnus Lucas olim dicte
ecclesie rector dedit in pignus unum calicem argenteum valoris florenorum X auri domino Petro priori canonice Sancte Marie de Castronovo
Vallis Helse.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Prosperi de Ghizzano plebatus de Montefoscoli, cuius nullus
est rector. Ecclesia in hedifitiis male se habet, est discoperta. Bona dicte
ecclesie possidet dominus Herculanus domini Pieri de Vulterris. Collatio
et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris stariorum
20 grani, omnibus reductis ad granum. Laborator est Antonius Francisci
de Ghizzano. Non est curata.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Marie de Gricciano comunis Ghizzani plebatus de Montefoscoli, cuius nullus est rector. Ecclesia prelibata in totum est destructa et
pessime se habet. De dicta ecclesia nichil laboratur et stetit sic per annos
XIIcim et ultra.
[c. 115v] eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem
Sancti Petri de Pino Vulterrane diocesis, cuius est plebanus Antonius ser
Bartholomei Fatii de Sancto Miniato. Dicta plebes in hedifitiis pessime se
a
b
c
d
e
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Germani de Ghizzano.
Segue, espunto: labor.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Prosperi de Ghizzano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Grecciano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Pino.
126
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
habet et non ut plebes sed ut casalenum. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris stariorum LXXXXta grani ad
mensuram Pisane civitatis. In rebus mobilibus nichil possidet.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Iacobi de Catignano plebatus plebis de Peccioli, cuius est rector suprascriptus Antonius ser Bartoli. Est sine cura. Ecclesia in hedifitiis
male se habet et est tota discoperta. Nichil possidet in rebus mobilibus.
Est valoris stariorum XXX grani ad suprascriptam mensuram.
Die X mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancte Marie de Montefosculo, cuius est plebanus ser Benedictus Buonaiuti de Pietrasancta ordinis heremitarum Sancti Augustini.
Ecclesia in hedifitiis bene se habet. Invenit sacramenta in loco condecenti et bene munde et nitide stare. Collatio et confirmatio pertinent ad
dominum episcopum. In dicta plebe sunt tria altaria et non sunt dotata.
Interrogatus devalore dixit se nescire eo quia adhuc non stetit per annum et non potest scire introytus dicte plebis. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene se habent in visitando ecclesiam, sed quod male custodiunt festivitates. Interrogatus si dicta plebs habet operarios dixit
quod sic et quod habet unum et eligitur per comune. Tenetur de redditibus et fructibus dicte opere manutenere ecclesiam et alia necessaria circa eam. Interrogatus si operarii sunt solliciti circa eorum officium dixit
quod sic et quod dictus operarius tenetur conservare paramenta ecclesie,
libros, calices et alia pertinentia ad dictam plebem.
Antonius Bindi de dicto castro, testis inductus, citatus, relatus et
examinatus, et primo interrogatus de patronatu dicte plebis dixit quod
confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis tribus grani, omnibus computatis. Interrogatus
de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod satis bene se habet.
Interrogatus si est sollicitus circa divinum cultum et in visitando infirmos dixit quod sic. Interrogatus si nullum ex dictorum altarium est dotatum dixit quod altare Annumptiate situm in dicta plebe et quod operarius facit eum officiare.
Simon Angeli de dicto castro, etatis LX annorum, alius testis, in
omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
a
b
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Iacobi de Catignano.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Sancte Marie de Montefoscoli.
EDIZIONE DEL TESTO
127
Sanctus Benedicti de dicto loco, etatis L annorum, alius testis, dixit
ut supra alius testis.
Iacobus Gori de dicto loco etatis LX annorum, alius testis, in omnibus dixit ut supra alii dixerunt.
[c. 116r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit capellam
Annumptiate sitam in dicta plebe, cuius nullus est capellanus sed operarius dicte plebis facit eam offitiari a dicto plebano.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Romani plebatus de Montefosculi, cuius est rector secundum
quod dixit suprascriptus plebanus. Est sine cura. In hedifitiis pessime et est
discoperta et per totum ruinata. Est valoris stariorum XII grani quolibet
anno ad mensuram Pisane civitatis. Nichil possidet in rebus mobilibus.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancti Petri de Montefosculo cuius nullus est rector, sed ⟨dixit⟩ quod
Nannes Bartolomei Baldini de dicto castro tenetur dare censum. Pierus
Iuliani de Montefosculo laborat possessionem dicti hospitalis.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit operam comunis Montefosculi positam in plebe dicti castri, cuius operarius
est Andreas Cerbonis de dicto castro. Invenit eam in paramentis, libris et
aliis necessariis ad dictam plebem bene ornatam.
[c. 116v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit abbatiam de Carigio. Est rector dompnus Petrus *** de Empulo.
Dicta die. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Petrig de Libbiano et ecclesiam Sancti Fedriani in Pratello
plebatus plebis de Pino. Quarum rector est ser Ieronimus *** de Palaria.
Ecclesia Sancti Petri minatur ruinam et male se habet; ecclesia vero
Sancti Fedriani est semidiscoperta et in una parte ruinata. Collatio et
confirmatio dictarum ecclesiarum pertinet ad dominum episcopum Vul-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Annumptiate in plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Romani.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Petri.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: opere de Montefosculo.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: abbatie de Carigio.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Petri de Libbiano et Fedriani
in Pratello.
g Segue, espunto: in Pratello.
b
128
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
terranum. Sunt valoris modiorum trium grani, omnibus computatis.
Fructus consistunt in grano et oleo. Dicta ecclesia est curata. Item si habent operarium, non habent.
Benedictus Santi de Libbiano etatis LX annorum, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus qualiter dictus presbiter et rector se habet dixit quod adhuc non
dixerat missam et quod per alium faciebat ibi celebrare et quod usque
nunc bene se habet et quod populani satis bene de eo contentantur. Interrogatus de valore dixit ut supra. Interrogatus si dicta ecclesia habet
paramenta dixit quod habet unum paramentum fulcitum triste et unum
calicem totum de argenteo et habet certos libros antiquos tristes.
[c. 117r] Dicta die. Supradictus dominus vicarius et visitator visitavit
canonicam Sancti Petri in Curte plebatus plebis de Pino, cuius rector sive
prior est dominus Michael Pauli de Menzano. Dicta canonica in hedifitiis
male se habet et in totum minatur ruinama.
[c. 118r] Sextus Vallis Helse. Die X mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Iusti et Bartoli de
Legoli plebatus Toiani, cuius rector est ser Michael Pauli de Menzano.
Non facit ibi residentiam. Habet in dicta ecclesia unum cappellanum, qui
est dominus Stagius Ciucci de Barbialla plebanus plebis de Toiano. Invenit eam in hedifitiis bene stare. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum bonum testimonium reddidit et quod sunt solliciti in visitando ecclesiam, in confitendo eorum peccata et demum accipere sanctam comunionem. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixitc.
Bartolus Ferri de dicto castro etatis LXX annorum, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo si dicta ecclesia habet rectorem dixit quod sic et quod est dictus ser Michael, sed quod est absens. Interrogatus qualiter se habet dictus ser Michael quando facit residentiam in
dicta ecclesia ⟨dixit quod⟩ bene et peroptime se habet. Item interrogatus
qualiter se habet dictus cappellanus dixit quod bene et quod populus de
eo multum contentatur et quod est circa necessaria ad dictam ecclesiam
solertissimus. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis sex
grani, omnibus computatis et reductis ad granum. Interrogatus quis con-
a
b
c
Sul margine destro della carta è vergato, da un’altra mano: Marchobaldus.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Iusti et Bartoli.
Il testo s’interrompe.
EDIZIONE DEL TESTO
129
fert dictam ecclesiam dixit quod confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus si dicta ecclesia habet operam dixit quod sic et
quod ⟨operarius⟩ est Baptistas Nannis de Leguli sed quod nichil possidet.
Michael Iohannis habitator in dicto castro, etatis LX annorum vel
circaa.
[c. 118v] Die XI mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Georgii de Scandiccio, cuius rector est ser
Ieronimus Benedicti de Palaria. Est sine cura. Dicta ecclesia in hedifitiis
satis competenter se habet. Est sine cura. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Non invenit ibi rectorem. Est plebatus
plebis de Toiano.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem
Sancti Iohannis Baptiste de Toiano, cuius plebanus est dominus Nastagius Ciucci de Barbialla. Invenit eam in hedifitiis male et minatur ruinam. Invenit sacramenta bene et munde stare excepto quod de corpore
Christi. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis duobus grani,
omnibus computatis. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene
se habent et quod peroptime frequentant et visitant ecclesiam. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum Vulterranum. Interrogatus si
dicta plebes habet operam dixit quod sic sed quod nichil possidet. Dicta
plebes habet unum missale antiquum, unum calicem argenteum cum
patena, unam planetam tristem fulcitam, duo paramenta ad altare.
Petrus Venture de dicto castro, etatis LXX annorum vel circa, testis
citatus, relatus, iuratus et examinatus et primo de valore dicte plebis dixit ut supra, et quod etiam credit quod minus valeat. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod omnibus per omnia peroptime se habet. Interrogatus de patronatu dicte plebis dixit quod sunt
homines dicti comunis et quod confirmatio spectat ad dominum episcopum suprascriptum.
Matheus Bernardi de dicto loco, etatis LX annorum, alius testis citatus, relatus, iuratus et examinatus in omnibus et per omnia dixit ut supra.
a
b
c
Il testo s’interrompe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Georgii a Scandiccio.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Toiano.
130
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 119r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sancti Michaelis de Paterno, cuius nullus est rector et est plebatus plebis de Castrofalfi. Dicta ecclesia est curata. Invenit eam ruinatam, Dominicus de Sapit(is) de Florentia possidet eius bona.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem
Sancti Floriani de Castrofalfi, cuius plebanus est dominus Marinus de
Guadagnis de Florentia. Dicta plebes est bene coperta sed muri minantur ruinam. Habuit eam a domino papa. Interrogatus de valore dicte
plebis dixit de modiis decem grani. In dicta plebe offitiat ser Petrus Pauli
de Treschi rector ecclesie de Vignale. In dicta plebe sunt sacramenta excepto quodc corpus Christi et ipsum non retinet propter timorem stipendiariorum.
[c. 119v] Dicta died.Se.
Dicta die. Sf.
Dicta die. Sg.
[c. 120r] Dicta die. hSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sancti Petri de la Suvera, cuius nullus est rector. Est curata.
Ser Pierus Pauli de Treschi habuit in commendam a domino episcopo
Vulterrano ad beneplacitum dicti domini episcopi. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de stariis XXX grani. Interrogatus si habet breviarium dixit quod non et quod dicit officium super psalterio.
Checchus Bartolomei de la Suvera, etatis LXV annorum vel circa,
interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de uno modio grani et male.
Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod satis
competenter [c. 120v] se habet sed quod non est sollicitus prout vellent
homines dicte ville quia ipse est cappellanus domini Marini et habet ecclesiam de Vignale et quod in plebatu Castrifalfi nullus alius presbiter est
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Paterno.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Castrifalfi.
c Segue, espunto: de cor.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Mosteruole.
e Le cedole relative alle tre chiese di questa carta non sono state trascritte sul registro.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Georgi de Ceddri.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartolomei de Vignale.
h Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Petri de la Suvera.
b
EDIZIONE DEL TESTO
131
et ideo non potest eis bene servire quia necesse est ut serviat omnibus
ecclesiis dicti plebatus in necessitatibus eorum.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Nicholai de Tonda, et est curata, cuius nullus est rector. Ecclesia in hedifitiis bene se habet. Interrogatus Mondinus de dicto loco de
valore dicte ecclesie dixit quod nichil valet eo quia non laborantur possessiones dicte ecclesie. Habet unum paramentum ad altare fulcitum vetus et triste. Habebat unum breviarium quod dompnus Lucas dedit in
pignus *** de Vulterris.
[c. 121r] Dicta dieb. Sc.
Dicta die. Sd.
[c. 121v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Iacobi et Philippi de Barbialla, plebatus plebis
de Coiano, cuius rector est dompnus Paulus*** de Sancto Miniato. Invenit eam in hedifitiis satis bene et intus sicut stabulum. Habet unum paramentum fulcitum ad altare. Patrones sunt capitanei partis Guelfe de
Florentia. Dictus rector non offitiat dictam ecclesiam et numquam vel
saltim raro venit ad celebrandum in dicta ecclesia. Est curata.
Dicta die. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Iohannis de Barbialla dicti plebatus, cuius rector est ser Bartolus de Coiano. Invenit eam in hedifitiis male et non invenit ibi rectorem. Patrones sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Confirmatio
spectat ad dominum episcopum. Nichil de dicta ecclesia laboratur. Est
curata.
Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Barbialla dicti plebatush, cuius nullus est rector.
In totum est ruinata et nichil de dicta ecclesia laboratur. Collatio, confirmatio pertinent ad dominum episcopum.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Nicholai de Tonda.
Le cedole relative alle due chiese di questa carta non sono state trascritte sul registro.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti *** de Monti.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti *** in Pignano.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Iacobi et Philippi de Barbialla.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Iohannis de Barbialla.
g Sancti Michaelis de Barbialla.
h Segue, espunto: cuius rector.
b
132
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
[c. 122r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Andree de Barbialla, sine cura, cuius rector est dominus Marinus de Guadagnis. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. In hedifiis male se habet et est tota ruinata. De dicta
ecclesia nichil laboratur et nichil percipit.
Cantinus Blasii, Menicus Iuntini, Iohannes Philippib de dicto castro
interrogatic.
[c. 122v] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Petri de Coiano, cuius plebanus est ***. Bona dicte
plebis possidet Sandrus Iohannis de Bilioctis de Florentia. Dicta plebes in
hedifitiis bene se habet. Invenit sacramenta in loco condecenti. Ser Gratia *** de Castronovo officiat dictam plebem bis et quando ter in ebdomoda. Patrones dicte plebis sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Est
valoris, secundum extimationem multorum populanorum, modiorum
XXXta grani et ultra. Ser Bartholomeus Antonii de Certaldo presbitere.
[c. 123r] Die XII mensis iunii. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Crucis de Retachio. Dicta ecclesia est curata. Cuius rector est ser Antonius Christofori de Castro Florentino. Dicta
ecclesia in hedifitiis minatur ruinam. Confirmatio spectat ad dominum
episcopum. Non habet sacramenta. Valores dicte plebis sunt de modiis
quinque grani vel circa, omnibus computatis, et quod numquam vel raro
et rarissime venit ad offitiandum dictam ecclesiam.
Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Ypoliti de Meletro dicti plebatus Coiani. Cuius nullus est rector. Est sine cua et tota ruinata et nichil de possessionibus dicte ecclesie
laboratur.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Andree de Barbialla.
I tre nomi sono vergati in colonna e uniti da un segno a forma di graffa.
c Il testo s’interrompe.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Sancti Petri de Coiano.
e Il testo s’interrompe.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Crucis de Retacchio.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Ypoliti de Meletro.
b
EDIZIONE DEL TESTO
133
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Fabiani et Sebastiani de Miliccianob dicti plebatus. Est
curata, cuius nullus est rector. Est ruinata et nichil laboratur de dicta ecclesia. Scoctus Taddei de Barbialla habitator in dicta villa vendidit unum
calicem dicte ecclesie stimationis florenorum VIIIIº vel X. Habuit preceptum ad domum comparere coram suprascripto domino vicario in
Castronovo sub pena excomunicationis. Dicta ecclesia habebat unam
campanam que ad presens est in castro Canneti diocesis Lucane.
[c. 143v] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sancto Bartoli vel Stefani in Sancto Stephano dicti plebatus.
Est curata. Cuius nullus est rector, sed quod ser Lodovicus Mathei de
Castro Florentino offitiat dictam ecclesiam et quod officiavit per mensem vel circa. Est valoris, qundo laboratur, modiorum quactuor grani
vel circa, et ad presens esset valoris modiorum II grani. Populus multum
contentaretur de eo si vellet esse eorum rector. Dicta ecclesia in hedifitiis satis competenter se habet et tenet sacramenta in condecenti loco.
Habet unum missale antiquum et unam crucem heream duratam.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti
Nicholai de Collepacti dicti plebatus. Dicta canonica est curata, cuius
prior sive rector est dominus Petrus Antonii de Castro Florentino. Invenit eam in hedifitiis male et semidiscopertam et per totum minatur ruinam. Non tenet ibi sacramenta quia non habet locum congruum. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte canonice dixit de modiis duobus grani et male omnibus computatis. Nichil possidet in rebus mobilibus nisi solum quode dicta canonica habet unum missale antiquum triste et unum calicem plumbeum.
Interrogatus qualiter populani se habent dixit quod bene et diligenter
frequentant ecclesiam.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Fabiani et Sebastianide Milic-
ciano.
b
De Milicciano è vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno
di richiamo.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei sive Stefani in Sancto
Stefano.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Nicholai de Collepacti.
e Segue, espunto: ipse.
134
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Stefanusa Tommasi de dicto loco, testis citatus, relatus, iuratus et
examinatus, et primo de vita, moribus et honestate dicti prioris dixit
quod bene se habet. Interrogatus de valore dicte canonice dixit de stariis
XL grani et male. Interrogatus de collatione et confirmatione dicte canonice dixit de domino episcopo Vulterrano.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit oratorium Sancte Marie loco Tauri iuxta flumen Helse, quod horatorium pertinent ad suprascriptam prioriam. In dicto oratorium habitant duo heremite. In omnibus bene se habet.
[c. 124r] Ea die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sancti Bartholomei de la Dogana dicti plebatus. Cuius est rector sive dicta ecclesia pertinet ad Laurentium Antonii ser Donati de
Sancto Miniate. Patrones dicte ecclesie sunt *** de Machiavellis de Florentia, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie, ut laborator asseruit, dixit de stariis LX grani. Dicta ecclesia non est
curata et in omnibus bene se habet.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit canonicam Sancte Marie de Castronovo Vallis Helse, cuius prior sive rector
est dominus Petrus Antonii de Castro Florentino. Dicta ecclesia in hedifitiis bene se habet. In dicta canonica sive ecclesia sunt quatuor capelle,
quarum una solum est dotata et vocatur capella Sanctorum Dominici et
Iohannis. Cuius capellanus dominus Stefanuse Michaelis de Florentia.
Dictus dominus Stefanus non facit residentiam ad dictam capellam sed
quod facit eam officiare a suprascripto domino Petro. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de modiis quinque grani, omnibus reductis ad
granum. Cappella vero suprascripta est valoris florenorum XXV et ultra.
Invenit sacramenta bene et peroptime in loco condecenti stare et nitide
et munde retinere. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum bonum reddidit testimonium. Interrogatus si sunt usurarii vel aliqui
facientes malos contractus dixit se nescire nisi de Bartolomeo Novelli de
dicto loco, qui tenet denarios ab uno notario de Sancto Miniato et dein-
a
b
c
d
e
Segue, espunto: Philippi.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie loco Tauri.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei della Dogana.
Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancte Marie de Castronovo.
Segue, espunto: pri.
EDIZIONE DEL TESTO
135
de dat eos in dicto castro ad usuram et ex eis facit malos et inlicitos contractus. De aliis bene respondit. Dicta ecclesia est bene fulcita libris, calice, paramentis et aliis pertinentiis ad dictam ecclesiam. Interrogatus si
habet operam dicta ecclesia dixit quod sic sed quod nichil possidet. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum.
Bartholus Iacobi de dicto castro etatis LX annorum, testis inductus,
citatus, iuratiset examinatus et primo interrogatus de vita et moribus
dicti prioris dixit quod in omnibus et per omnia bene se habet et quod
est solertissimus in officiando, missam celebrando, visitando infirmos et
in aliis circa suum offitium et quod populus de eo peroptime contentatur. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de modiis sex grani, ominibus reductis ad granum. Interrogatis si in dicta terra sunt usurarii dixit de
Simone Antonii Tucci, qui ab eo recepit mutuo florenos octo, et usque
in presentem diem dominus Antonius recepit a dicto Bartholomeo teste
florenos X et ultra ultra sortem. De pluribus dixit se nescire.
[c. 124v] Checcus Tucci de dicto castro etatis annorum XL vel circa,
alius testis inductus, citatus, iuratus et examinatus, et primo super vita,
fama et honestate dicti prioris dixit ut supra alius testis. Interrogatus si in
dicta terra sunt usurarii dixit se nescire. Super aliis bene respondit.
Nardus Cei de dicto castro etatis LXX annorum alius testis in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancti Iacobi de dicto castro, cuius rector est Blasius Iohannis de Luco. Dictum hospitale satis competenter se habet et est pauper. Tenetur
solvere quolibet anno domino episcopo Vulterrano pro censu solidos X.
Die XIII mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Reguli de Montaione, cuius plebanus est dominus
Nicholaus Francisci de Baldovinectis de Florentia. Invenit eam in hedifitiis bene stare et se habere. Invenit etiam sacramenta bene munde et
nitide in loco condecenti stare. Interrogatus de valore dicte plebis dixit
de modiis quatuor grani et male omnibus computatis et reductis ad
granum. In dicta plebe sunt multe capelle, sed non sunt nisi solum tres
dotate, ut infra aparebit. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum dixit quod in omnibus bene se habent et quod sunt solliciti
a
b
Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iacobi de Castronovo.
Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Reguli de Montaione.
136
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
in visitando et frequentando ecclesiam. Interrogatus si in dicta terra
sunt usurarii dixit se nescire. Interrogatus si sunt aliqua legata perpetua
dixit quod non. Dicta plebes habet operam et nichil possidet in bonis
mobilibus neque immobilibus nisi solum candelas. Patrones dicte plebis sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Confirmatio spectat ad
dominum episcopum. Dicta plebes est fulcita male paramentis sed libris bene.
Bartholus Iohannis de dicto castro testis citatus, iuratus, relatus et
examinatus, et primo de patronatu dicte plebis dixit ut supra. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis octo grani. Interrogatus dea vita,
moribus et honestate dicti plebani in omnibus et per omnia dixit quod
bene se habet et quod est sollicitus in officiando, celebrando et infirmos
visitando. Interrogatus de vita, moribus et honestate dictorum cappellanorum dixit bene et peroptime se habent. Interrogatus si in dicta terra
sunt usurarii dixit se nescire.
Regulus Iacobi de dicto castro, alius testis inductus et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis.
[c. 125v] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit cappellam Sancti Sani et Sanctic Vivaldi sitam in dicta plebe, cuius
capellanus est ser Iacobus Bartholi de Asciano. Patrones dicte capelle
sunt Bonachursi de Montaione. Confirmatio spectat ad plebanum dicte
plebis. Interrogatus si dictus dominus plebanus in confirmatione dicte
capelle aliquid de eis recisit dixit quod non. Habet unum calicem argenteum videlicet cuppa. Habet duas planetas cum uno camise tristem.
Interrogatus de valore dicte capelle dixit de stariis XXXVI grani. Interrogatus de officio et aliis necessariis ad dictum capellanum bene respondit.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit capellam Beatissime Virginis Marie sitam in dicta plebe cuius rector est
dompnus Petrus Bracci de Montepolitiano. Patrones dicte capelle sunt
homines societatis Virginis Marie de dicta plebe. Confirmatio spectat ad
plebanum. Interrogatus si in confirmatione dicte capelle dictus plebanus
a
b
c
d
Segue, espunto: valore.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sanctorum Sani et Vivaldi.
Segue, espunto: Val.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie in dicta plebe.
EDIZIONE DEL TESTO
137
accipit aliquid ab eis dixit quod non. Habet duas planetas fulcitas et
unum calicem cum cuppa argentea. Nichil aliud habet.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit capellam Sancte
Margherite sitam in dicta plebe, cuius rector est suprascriptus dompnus
Petrus. Patrones dicte capelle sunt Agustinus Francisci et nepotes dicti
castri. Confirmatio spectat ad plebanum. Interrogatus de valore dictarum capellarum dixit de stariis XXX grani et male. Habet unam planetam et unum camisem, unum calicem parvum cum cuppa argentea et
unum missale parvum votivum.
[c. 126r] bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale
Sancte Lucie de dicto castro Montaionis, cuius rector est Federicus
Theutonicus. Dictum hospitale est pauper et parum habet.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit prioriam Sancti Antonii de Fighina, cuius nullus est rector. Patrones dicte
priorie ⟨sunt⟩ Nectus magistri Mei, Regolus Nini, Vivaldus Modenini de
dicto castro Montaionis et Nannes Guidonis de dicto loco. Confirmatio
spectat ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de stariis VIIIº grani et male. Habet unum calicem cum cuppa argentead parvum et unum missalem tristem, sex planetas tristes et delaceratas, quatuor camises.
Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit capellam Sancti Geminiani in dicta canonica. Nichil possidet.
[c. 126v] Die XIIIIa mensis iunii. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancte Marie de Chianni comunis Gambassi,
cuius plebanus est dominus Antonius Gualfredini canonicus Vulterranus. Dicta plebes in hedifitiis bene se habet. Patrones dicte plebis sunt
homines de Gambassio. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum.
[c. 127r] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sancti Martini de Pillo plebatus Gambassi, cuius rector est ser
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Margarite in dicta plebe.
Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancte Lucie.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Antonii de Fighine.
d Segue, espunto: parve.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sancti Geminiani in canonica.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Sancte Marie de Gambassio.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini de Pillo.
b
138
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Dominicus Taviani de Gambassio. Patrones dicte ecclesie sunt ser Tomasius Nerii Barilis, Meus Pupi et Laurentius Nierii vocatus Brusco.
Confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Invenit in hedifitiis satis
bene. Est valoris stariorum XXIIIIor grani, omnibus computatis. Invenit
sacramenta bene stare. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum bene respondit. Habet unum calicem cum cuppa argentea,
unum missalem tristem, unam planetam fulcitam tristem.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Bartolomei de Sancto Brancatio dicti plebatus, cuius rector
est suprascriptus ser Dominicus. Patronus ⟨est⟩ suprascriptus ser Tomasius. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Est unita cum suprascripta ecclesia tempore domini episcopi Stephani olim episcopi Vulterrani ad vitam dicti presbiteri Dominicib. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de stariis XXXVI grani, omnibus computatis. Interrogatus de
vita, moribus populanorum dixit ut supra. Habet unum breviarium,
unum missalem, duos calices cum cuppis argenteis, unam planetam fulcitam et unum homiliarem antiquum.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Arsiccioli dicti plebatus, et est sine cura. Est valoris stariorum XX grani. Nichil possidet.
Laurentius Pauli etatis LX annorum, testis citatus, relatus, iuratus et
examinatus, et primo interrogatus de vita, moribus et honestate dicti
rectoris in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet et quod est
solertissimus in celebrando dictas suas ecclesias et eas officiando et infirmos visitando. Interrogatus de valore dictarum ecclesiarum dixit ut
supra.
Meus Azzolini etatis Lta annorum, alius testis citatus, relatus ut supra, in omnibus et per omnia dixit ut supra.
[c. 127v] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit prioriam sive canonicam Sancti Iohannis de Varna dicti plebatus,
cuius prior est dominus Pierus Vagni de Gambassio. Invenit eam in hedi-
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartoli de Brancatio.
Ad vitam dicti presbieri Dominici vergato sul margine destro della carta e aggiunto
al testo con un segno di richiamo.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Arsiccioli.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Iohannis de Varna.
b
EDIZIONE DEL TESTO
139
fitiis bene se habere. Invenit sacramenta in loco condecenti et bene
munde et nitide stare. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de modiis
duobus grani et male. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum, in omnibus dixit quod bene. Patrones dicte priorie sunt Rubei
de Florentia et *** de Beccis de Florentia. Confirmatio spectat ad dominum episcopum.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Ylarii dicti plebatus, et est sine cura. Cuius rector est suprascriptus dominus Petrus. Invenit eam in hedifitiis bene. Patrones sunt
homines de domo dicti Vagni. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de stariis XXti grani.
Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit cappellam Sancti Iohannis in canonica de Varna cuius nullus est cappellanus.
Nichil habet.
Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale de Varna cuius rector estd Iheronimus Iacobi de Varna. Dictum hospitale est pauper.
[c. 128r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit
ecclesiam Sanctorum Iacobi et Stefani de Gambassio, cuius rector est
dompnus Leonardus Pauli de Montespertoli. Invenit eam in hedifitiis
bene stare et invenit sacramenta in condecenti loco permanere.
Dicta die. fSupradictus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti
Andree de Gavignalla dicti plebatus, cuius rector est ser Franciscus Simonis de Marcialla. Invenit eam in hedifitiis bene et invenit corpus Christi et alia sacramenta bene munde et nitide permanere.
[c. 128v] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Catignano plebatus Gambassi, cuius est
rector ser Angelus Nicholai de Varna. Invenit in hedifitiis bene, invenit
sacramenta bene munde et nitide stare et in condecenti loco retineri. Ina
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Ylarii.
Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sancti Iohanni de Varna.
c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitalis de Varna.
d Segue, espunto: m.
e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Iacobi et Stefani.
f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Andree de Gavignalla.
g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini de Catignano.
b
140
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
terrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis quatuor grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita et moribus populanorum et qualiter
se habent in visitando et frequentando ecclesiam dixit quod bene se habent et quod sunt devotissime persone. Interrogatus si in dicta ecclesia
sunt operarii dixit quod non. Patrones dicte ecclesie ⟨sunt⟩ dominus
Stoldus de Rubeis et nepotes. Confirmatio spectat ad dominum episcopum.
Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Lucie dicti plebatus, cuius nullus est rector. Suprascriptus
ser Angelus offitiat dictam ecclesiam de consensu et parabola domini
episcopi. Percepit pro suo salario et helemosina ab hominibus dicte ville
libras XII.
[c. 129r] bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam
Sancti Michaelis de Agresto dicti plebatus, cuius rector est ser Iohannes
Michaelis Bardi de Catignano. Invenit eamc in hedifitiis satis bene. Invenit sacramenta in condecenti loco et bene nitide et munde stare. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene se habent in visitando et frequentando ecclesiam et quod sunt solliciti saltim semel in anno in confitendo eorum peccata. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis quinque grani. Patrones ⟨sunt⟩ dominus Laurentius de Ridolfis et
lambardi de Catignano. In dicta ecclesia non sunt operarii. Dixit quod
Benci *** de Agresto numquam tempore suo confessavit eius peccata.
Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Christine dicti plebatus, cuius rector est suprascriptus
dompnus Leonardus. In hedifitiis male se habet et minatur ruinam. Dicta ecclesia est sine cura.
[c. 182r] Capella Sancti Iohannis olim Nicholai Iohannis Scocti,
cuius possessiones occupantur per Chechum et Machteum Braccerii de
Sancto Geminiano patrones dicte capelle, et ipsi percipient fructus.
a
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie de Sancta Lucia.
Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Agresto.
c Segue, ripetuto: invenit eam.
d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Christine de Germagnano.
b
EDIZIONE DEL TESTO
141
Capella Sancti Pauli, olim ***, patronus plebes Sancti Geminiani,
fructus percipit prepositus.
Capella Sancti Bartolomey a Colonnaa, olim Nicholai Bindi, patrones ⟨sunt⟩ ser Ieronimus Nicholai Bindi et Nicholaus Antonii Bindi.
Fructus percipiunt suprascripti patrones et faciunt eam offitiare et pro
offitiatura solvent libras XX denariorum et faciunt festum Sancti Bartolomey et offitium.
Capella Sancte Caterine in perbio, cuius fructus occupantur per
commune Florentie propter impositiones.
Capella Sancti Fabbiani in totum destituta quia nullius fructus est.
Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, mandata legis, peccata mortalia, sensus corporis, sacramenta ecclesie, dona Spiritus
Sancti, opera misericordie et helimosinas spirituales satis recte respondit.
[c. 182v] Die VI mensis agusti. Dompnus Raphaellus Antonii capellanus capelle Sancte Fine site in plebe, delato sibi iuramento per suprascriptum dominum vicarium de veritate dicenda, scriptura corporaliter
manu tacta, ad sancta Dey hevangelia iuravit se dicere veritatem et testimonium veritatis perhibere super hiis super quibus interrogabitur et
primo: super primo capitolo incipienti “an capitulum plebis”, suo iuramento dixit quod benefitia spectantia ad collationem prepositi et canonicatus sibi et aliis contulerunt pure, libere et sine simonie vitio et secundum quod iura disponunt. Item super secundo incipienti “an fructus et
cetera”, suo iuramento dixit quod servantur futuro subcessori. Item super IIIº incipienti “an canonici servient et cetera”, suo iuramento dixit
quod canonici observant et observari faciunt consitutiones dicte ecclesie
et maxime concernentes divinum cultum et augmentum dicte ecclesie
iusta eorum possibilitates; et qui non observant, puntati ⟨sunt⟩ secundum ordinem dictarum constitutionum. Item super IIIIº incipienti “an
canonici et capellani et cetera”, suo iuramento dixit quod observant melius quam possunt. Item super Vº incipienti “an canonici et capellani et
cetera”, suo iuramento dixit quod nescit aliquem habuisse vel habere
benefitium iniuste et indebite et symoniace sed iusto titulo ac canonice
possidere. Item interrogatus nunquid dominus Michael olim prepositus
dicte plebis tenuerit aliquod aliud benefitium cum prepositura dixit quod
tenuit et tenet ecclesiam Sancti Bartolomey de Piscille curatam actu et
a
Segue una p espunta.
142
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
habitu, cui facit aliquando et raro deservire in celebratione missarum ser
Bartolomeo Cambii presbitero. Item interrogatus nunquid tenens preposituram teneatur facere aliquid festum vel offitium dixit quod tenenetur
facere festum Sancti Geminiani, festum Sancti Iohannis ex testamento,
in quo festo tenentur interesse X presbiteri et eis facere collationem et
pro helemosina libras tres denariorum et similiter festum Sancti Bartolomey. ⟨Item interrogatus⟩ si iuste possedit dictam ecclesiam, item interrogatus si tenetur facere aliquod offitium dixit se nescire et quod nunquam vidit dictum prepositum celebrari facere aliquod offitium in dicta
plebe, et fieri non potuisset quia dictus dompnus Raphaellus non interfuisset cum sit cappellanus dicte plebis; festivitatem vero, prout tenetur,
celebrari fecit. Item interrogatus an sit aliquis canonicus vel capellanus
qui retineat concubinam dixit se nescire. Item interrogatus an possessiones dicte prepositure sint bene cultivata an dictus dominus Michael locaverit ad multum tempus dixit quod sunt videri suo bene cultivate et
quod partim ad affictus et partim ad medium eas locavit; per quantum
tempus dixit se nescire. Item interrogatus de valore dicte prepositure dixit se nescire. Interrogatus an fructus dictorum benefitiorum convertat
in utilitatem dictorum benefitiorum dixit ⟨quod⟩ credit quod sic. Item
interrogatus an sit aliquis canonicus vel capellanus qui bona benefitiorum suorum distraxerit, alienaverit seu pignoraverit et ad multum tempus locaverit dixit se nescire. Item interrogatus an dictus dompnus
Raphaellus locaverit, distraxerit, alienaverit possessiones suorum benefitiorum dixit quod non. Item interrogatus utrum dictus dompnus
Raphaellus habeat aliquod benefitium preter dictam capellam dixit quod
habet ecclesiam Sancti Blaxii de Cusona in yconomatu et quoda.
[c. 182ar] Yhesus Christus filius Dey. Interrogatus an habeat aliquod
aliud benefitium et cetera dixit quod habet ecclesiam Sancti Laurentii de
Villacastelli. Tenetur facere festum Sancti Andree de dicta capella et
unum offitium die sequenti. Tenetur expendere in totum libras III denariorum. Item tenetur facere festum Sancti Laurentii. Item pro dicta capella tenetur dare pro Ia caritate in manibus Sancti Andree unum modium grani in pane cocto ad plebem. Interrogatus de valore capelle dixit
de florenis X, de ecclesia VII. Interrogatus de usurisb dixit se nescirea. Su-
a
b
Segue, espunto: ad. La carta s’interrompe.
Una macchia d’inchiostro rende difficoltosa la lettura.
EDIZIONE DEL TESTO
143
per articulis fidey dixit quod sunt XII et scivit mandata legis: dixit quod
sunt X et scivit. Peccata mortalia dixit quod sunt VII et scivit. Sacramenta dixit quod sunt VII et scivit. Interrogatis que sunt necessatia dixit se
nescire. Opera misericordie dixit quod sunt VII et scivit. Sensus corporis
scivit, dona Spiritus Sancti scivit, helemosinas spirituales nescivit. Verba
ad conficiendum corpus et sanguinem satis bene scivit, verba ad batizandum scivit. Item interrogatus super offitio satis bene se habuitb.
Ser Meus Cambi habet ecclesiam Sancti Laurentiic de Monteagutolo; patronus capelle Torellinus Dree, valet florenos VIII. Tenetur facere
festum Sancti Iacobi et die sequenti unum officium cum sex presbiteris,
tenetur expendere libras II, solidos 10 pro ecclesia: festum Sancti Laurentii valet florenos 9 1/2, patronus Stephanus Papi, Torellinus et heredes
magistri Ypoliti. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey
et que requiruntur circa confessionem nescivit. Mandata legisi dixit quod
sunt X. Interrogatus que sunt dixit credere in unum Deum; peccata numero dixit quod sunt VII et scivit sensus corporis, VII sacramenta ecclesie, VII opera misericordie, VII dona Spiritus Sancti dixit quod sunt VII
et sunt sensus corporis. Verba ad conficiendum corpus et sanguinem
Christi scivit de officiod.
[c. 182av] Ser Iacobus Gori habet dictam cappellam et habet ecclesiam Sancte Marie de Villacastelli. Patronus Taddeus ser Bartoli et confirmat prepositus. Patronus ecclesie dominus Taddeus, prepositus tenetur confirmare. De valore capelle dixit de florenis sex, solidis XX. Tenetur facere festum Sancti Petri in Vinculis et expendere libras tres denariorum. De valore ecclesie dixit de florenis V. Tenetur facere festum
Sancte Marie, in quo ad libitum suum. Item interrogatus si in dicta terra
sunt usurarii dixit quod sunt multi et maxime Nannes Covri, ser Ieronimus, magister Taddeus ser Bartoli, Fruosinus, Massinus Vie, Antonius
Baccelli, Matheus Marchionis, Stefanus Papi de Morontis. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, peccata mortalia, sensus corporis, precepta legis nescivit. Sacramenta ecclesie nescivit, opera miseri-
a
b
c
d
Segue, forse di mano cinquecentesca: al nome sia di Christo amen.
Il testo da Yhesus Christus filius a satis bene se habuit è barrato.
Laurentii su un precedente Martini.
Il testo da ser Meus Cambi a scivit de officio è listato in senso opposto, sottosopra.
144
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
cordia, dona Spiritus Sancti nescivit. Item interrogatus de offitio dixit se
non dicere eo quia non habet breviarium.
Ser Nerius Nofrii articulos fidey XII, scivit peccata mortalia, precepta legis bene habuit, sacramenta ecclesie, donus Spiritus Sancti, opera
misericordie, sensus corporis.
Ser Christofanus, usurarii: ser Angelus ser Bartolomei, ser Raynerius ser Torelli, Massinus Vie, Taddeus ser Bartoli, ser Ieronimus Nicholai Bindi, Antonius Buzichini, Fruosinus Ficarelli, Matheus Marchionisa.
Patroni dicte cappelle: sacristani dicte sacrestie, canonici et fratres Sancte
Marie de Monteoliveto. Habet ecclesiam Sancti Petri de Libbiano ex qua
percepit de fictu staria XII grani, de capella staria X grani. Tenetur facere
festum Sancti Cerbonis, tenetur expendere solidos XX pro helemosinis et
festum Sanctib Petric.
dRobertus de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopus Vulterranus, universis et singulis prepositis, plebanis, prioribus, rectoribus
ceterisque ecclesiarum curatarum et non curatarum presbiteris per sextus Vallis Else nostre Vulterrane diocesis ubilibet constitutis salutem in
Domino sempitername. Cum ex cura offitii pastoralis nobis desuper
iniuncta gregem nostrum dominicum agnoscere atque visitare teneamur, ne frustre eorum sanghuis de manibus nostris exquiratur, iuxta
legiptimas sanctiones quibus singolo anno facere teneamurf, ideo tenore
presentium omnes et singulos supradictosg hoc nostro generali edycto
monemus quatenush vos preparare debeatis ad visitationem in die secu-
a
I nomi degli usurai sono vergati in due colonne.
Segue, espunto: Cerbonis.
c Il testo da ser Iacobus Gori a opera misericordie, sensus corporis è vergato specularmente a quello da ser Christofanus a festum Sancti Petri.
d Sul margine sinistro è vergato, dalla stessa mano: Sancti Geminiani, Cellulis et
⟨cetera⟩.
e Il testo da per sextus a ubilibet constitutis è vergato sul margine sinistro della
carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo.
f Il testo da quibus singulo anno a facere teneamur è vergato sul margine sinistro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo.
g Segue, espunto: monemus.
h Segue, espunto: die me.
b
EDIZIONE DEL TESTO
145
nda mensis augusti proxime futuri: eam facere vel fieri facere intendimus.
[c. 182bv] Habet prioriam de Castroveteri videlicet Sancti Friani.
Habet de cappella florenos 5, festum et ⟨ob⟩ officium Sancti Bartoli tenetur expendere III florenos. Prioria valet X, festum Sancti Friani et Sancti
Iohannis. Abbas Honofrius est patronus, confirmat prepositus. Interrogatus an sint usurarii dixit dea Fruosino Ficharelli. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, mandata legis, peccata mortalia, sensus corporis, opera misericordie, dona Spiritus Sancti, sacramenta ecclesie, helimosinas spirituales. Interrogatus de officiob.
[c. 183r] Fuit electus et adhuc non fuit consfirmatus. Patrones capelle sunt rector hospitalis Sancte Fine, canonici plebis, societas fraternitatis
Virginis Marie. Patrones dicti beneficia sunt dominus Andreas, Angelus
et Bernardus de Bardis de Florentia. Item interrogatus quantum percipit
seu percipere potest de dictis benefitiis dixit quod de capella in presenti
anno habuit staria sex granic, VII segale et de ecclesia modia II grani,
omnibus computatis. Item interrogatus si pro dictis benefitiis tenetur facere aliquod offitium vel festum dixit quod predicta capella nichil tenetur facere. Pro ecclesia vero: festum Sancti Blaxii et festum Sancti Zeni,
in quibus tenetur expendere prout sibi libet. Item interrogatus si in dicta
terra Sancti Geminiani sunt usurarii dixit quod audivit quod multi sunt,
sed qui sint ignorat. Interrogatus si omnes capelle dicte plebis habent
rectores dixit quod sic preter infrascriptas, videlicet: capella Sancti Iuliani, capella Sancti Iohannis, capella Conceptionis Sancte Marie, capella
Sancti Iohannis olim Iohannis Scocti, capella Sancti Pauli, capella Sancti
Bartolomey, capella Sancte Katerine, capella Sancti Fabbianid: quasquidem capellas omnes et singulas dixit carent rectore quia earum possessiones et fructus tenentur et occupantur per patrones quorum nomina
supra in dicto ser Geminiani continetur et ideo rectore carent. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey dixit quod sunt VII,
mandata legis dixit quod sunt X, sed dixit se nescire neque exprimere.
a
De è listato in interlinea superiore.
Sotto, una mano diversa ha vergato: in Dey. Iacopo di Maynardo Adi. Iacopo di Filippo di Maynardo Adimari.
c Segue, espunto: et de et.
d I nomi delle cappelle sono listati in colonna e uniti da un segno a forma di graffa.
b
146
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Peccata mortalia dixit quod sunt VII et scivit. Sacramenta ecclesie dixit
quod sunt VII et penitus ignoravit exprimere aut dicere. Opera misericordie dixit esse VII et nescivit. Dona Spiritus Sancti nescivita, virtutes
cardinales dixit se nescire. Helimosinas spirituales dixit se nescire. Verba
ad conficiendum corpus et sanguinem domini nostri Ihesu Christi satis
bene scivit, verba ad baptizandum scivit. Item interrogatus super officio
dixit se non dicere eo quia non habet breviarium.
[c. 183v] Dicta die VI mensis augusti. Ser Iacobus Andree de Morontis, capellanus capelle Sancti Andree site in dicta plebe, delato sibi per
suprascriptum dominum vicarium iuramento de veritate dicenda, scripturis corporaliter manu tactis, ad sancta Dey evangelia iuravit se dicere
et testimonium veritatis perhibere super hiis super quibus interrogabitur. Et primo super primo capitulo incipienti “an capitulum et canoninici
plebis”, suo iuramento dixit quod benefitia spectantia ad collationes prepositi et canonicorum sibi et aliis contulerunt pure, libere et sine simonie
vitio et secundum quod iura disponunt. Item super secundo, IIIº, IIIIº et
Vº dixit ut supra alius testis. Item interrogatus numquid dominus Michael olim prepositus dicte plebis tenuerit aliud benefitium cum prepositura dixit quod tenuit et tenet ecclesiam Sancti Bartolomey de Piscille
curatam actu et habitu cui facit aliquando per ser Bartolomeum Cambii
presbiterum de Sancto Geminiano deservire in celebration missarum.
Item interrogatus numquid tenens preposituram teneatur facere aliquod
festum vel offitium dixit quod tenetur facere festum Sancti Geminiani et
ex testamento festum Sancti Iohannis, in quo festo debent interesse X
presbiteri et eis facere collationem et pro helemosina dare libras III denariorum, et similiter si iuste ac recte detinet ecclesiam Sancti Bartolomey
suprascriptam; et festum dicti Sancti Bartolomei. De officiis vero nescit
utrum teneatur facere necne sed bene recordatur quod tempore dicti ser
Iacobi aliquod offitium numquam fecit et fieri non potuissent quominus
dictus testis non interfuisset cum sit dicte plebis cappellanus. Festivitates
vero prout tenetur facit celebrare. Item interrogatus numquid relicta facta ecclesie Sancti Geminiani expendantur in utilitatem et reparationem
dicte ecclesie dixit quod nulla relicta sunt facta dicte ecclesie sed sacrestie
dicte plebis et quod relicta predicta exponuntur per sacristas deputatos
per commune Sancti Geminiani in utilitatem dicte ecclesie et sacrestie.
a
Segue una parola espunta.
EDIZIONE DEL TESTO
147
Item interrogatus an sit aliquis capellanus vel canonicus qui retineat
concubinam dixit se nescire. Item interrogatus an possessions dicte prepositure sint bene cultivate et an dictus dominus Michael locaverit eas
ad multum tempus dixit quod sunt secundum quod dicitur bene cultivate et quod partim locavit ad affictus et partim ad medium, per quantum
tempus dixit se nescire. Item interrogatus de valore dicte prepositure dixit se nescire. Interrogatus an fructus dictorum benefitiorum convertat
in utilitatem dictorum benefitiorum an in utilitatem sui dixit quod partem in utilitatem benefitiorum et partim in utilitatem sui. Item interrogatus an sit aliquis canonicus vel capellanus qui bona benefitiorum suorum distraxerit, alienaverit seu pignoraverit et ad multum tempus locaverit dixit se nescire. Item interrogatus an ipse bona dictorum suorum
benefitiorum locaverit, distraxerit, alienaverit seu ad multum tempus locaverit dixita quod non. Item interrogatus utrum dictus ser Iacobus habeat aliquod benefitium preter dictam capellam dixit quod habet ecclesiam Sancti Laurentii de Villacastellib. Item interrogatus quantum percipit seu percipere potest de dictis benefitiis dixit de cappella percipit florenos X, omnibus computatis, et de benefitio videlicet de ecclesia florenos VII, omnibus computatis. Interrogatus si pro dictis benefitiis tenet
facere aliquod festum vel offitium dixit quod pro dicta capella quolibet
anno tenetur facere festum Sancti Andree et dicta die unam cari-.
[c. 184r] Ihesus. Anno Domini MºCCCCºXXXºVIIIº, indictione prima, die vero secundo mensis agusti. cEximius decretorum doctor dominus Baldassar canonicus Mutinensis reverendi in Christo patris et domini
domini Roberti de Adimariis de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia
episcopi Vulterrani, in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis, et
per suprascriptum revrendum patrem ad hoc specialiter deputatus, hac
suprascripto presenti die visitavit plebem Sancti Geminiani de Sancto
Geminiano Vulterrane diocesis.
[c. 185r] Quatuor. Item tenetur facere dicta die ad hostium plebis
unam caritatem bampnitam pro anima Dree Locti fundatoris cappelle.
Item pro cappella Sancte Katerine tenetur facere festum Sancte Katerine
et die sequenti unum offitium, in quibus festivitate et offitio tenetur ex-
a
b
c
Segue, espunto: se.
Seguono 4 righe lasciate bianche, marcate da un puntolino di mano dello scrivente.
Sul margine sinistro della carta è listato: plebis Sancti Geminiani.
148
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
ponere prout sibi libet. Item pro ecclesia Sancti Donati festum Sancti
Donati et festum dedicationis ecclesie, in quibus tenetur exponere prout
sibi libet. Item interrogatus si in dicta terra sunt usurarii dixit ut supra
dixerunt ser Iacobus Gori et ser Christoforus Friani. Item interrogatus si
omnes cappelle dicte plebis habent rectores dixit quod sic preter suprascriptas per alios cappellanos supra nominatos, quas dixit vacare causis
per eos superius citatis. Item interrogatus super concernentibus articulos
fidey, mandata legis, peccata mortalia, sensus corporis, opera misericordia, dona Spiritus Sancti, sacramenta ecclesie, helimosinas spirituales,
item de offitio in omnibus bene se habuit.
[c. 185v] Die XI dicti mensis augusti. Ser Meus Cambi cappellanus
cappelle Sancti Iacobi site in dicta plebe, delato sibi per suprascriptum
dominum vicarium iuramento de veritate dicenda, scripturis corporaliter manu tactis, ad sancta Dey evangelia iuravit se dicere et testimonium
veritatis perhibere super hiis super quibus interrogabitur et primo: super
primo capitulo incipienti: “an capitulum et canonici et cetera” suo iuramento dixit quod benefitia spectantia et pertinentia ad eorum collationem et confirmationem prepositi conferunt et confirmant pure, libere et
sine symonie vitio secundum quod iura disponunt. Item super secundo,
tertio, quarto et quinto dixit ut supra alius. Item interrogatus numquid
dominus Michael olim prepositus dicte plebis retinuerit vel retineat aliquod aliud benefitium cum cura preter dictam preposituram dixit quod
retinuit et retinet ecclesiam Sancti Bartolomey de Piscille curatam actu
et habitu, cui dictus ser Meus in celebratione missarum pro dicto preposito deservivit et ad presens deservit.
INDICI
AVVERTENZA
Sono riportati di seguito gli indici dei nomi di persona, dei nomi di luogo e degli
autori delle opere citate nel testo. Per quanto concerne il primo, è da avvertire che non
si sono indicizzate le occorrenze dei nomina sacra e dei santi. Succede di riscontrare che
la villa in cui sorgeva la parrocchia fosse nient’altro che l’estensione dell’intitulatio della
chiesa stessa, in questo caso, si è scelto d’indicizzare con la dicitura che si trova in S.
MORI, Pievi della diocesi volterrana antica, uscito a più riprese sulla «Rassegna Volterrana», LXII-LXIV (1987-1988), pp. 163-188; LXVII (1991), pp. 3-123; LXVIII (1992), pp. 3107.
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Adimari 12n, 13, 30
Adimari, Alamanno 13
Adimari, Filippo di Mainardo 12n
Adimari, Iacopo di Filippo di Mainardo
12n, 145n
Adimari, Iacopo di Mainardo 145n
Adimari, Lorenzo di Filippo 13n
Adimari, Mainardo di Filippo 12n
Adimari, Roberto di Mainardo VII, IX, X, 57, 11-19, 21-23, 25, 27, 30, 37-38, 39, 46,
62, 64, 66, 67, 70, 116, 144, 147
Aggiunta di Nanni di Covero 48
Agostino di Francesco 137
Agostino di Niccolò 53
Aiuto di Matteo 80
Albergati, Niccolò 5
Alessi, Giovanna di Antonio 94
Aliotti, Ludovico 6, 8, 11n
Allegretti, Rainuccio VIII, 6
Ambrogio 53
Ammirato, Scipione 12, 14n
Andrea da Firenze 114, 115
Andrea di Bertoldo 105
Andrea di Cambio di Pietro 99
Andrea di Cerbone 127
Andrea di Michele di Burgasso 83
Andrea di Stefano 78
Andrei, Andrea 80
Andreozzo di Antonio di Gennaro 99
Angelo di Bartolomeo 26, 48, 53, 55, 144
Angelo di Cristoforo 53
Angelo di Giovanni 82
Angelo di Michele 56, 60
Angelo di Michele da Casole 76
Angelo di Niccolò 139, 140
Angelo di Pietro, cappellano 97, 99
Angelo di Pietro, teste 117
Angelo di Riccio 71
Angelo, tedesco 94
Antonia di Pasquino 94
Antonino di Lippo 116
Antonio di Andrea 110
Antonio di Antonino 53
Antonio di Baccello 143
Antonio di Bartolo di Bonanno 68
Antonio di Bartolomeo di Facio 125, 126
Antonio di Bartolomeo, pievano 102
Antonio di Bartolomeo, teste 86
Antonio di Bico 111
Antonio di Bindo di Libbiano 109
Antonio di Bindo di Montefoscoli 126
Antonio di Buzzichino 53, 54, 144
Antonio di Ciaio 99
Antonio di Ciana 98
Antonio di Colo 125
Antonio di Cristoforo 132
Antonio di Domenico 73
Antonio di Duccio 120
Antonio di Gherardo 104
Antonio di Ghino 95
Antonio di Giannetto 89
Antonio di Giovanni 109
Antonio di Giovanni 87
Antonio di Giovanni di Iacopo 92
Antonio di Gualfredo 15, 16n, 18
Antonio di Iacopo 116
Antonio di Lorenzo 69
Antonio di Luca 25, 31, 52-54, 59, 63, 6567, 72, 73
Antonio di Martino 116, 117
Antonio di Martinuccio 79
Antonio di Michele Corsone 65
Antonio di Michele da Montecerboli 105
Antonio di Michele da Pisa 119
Antonio di Michele da Poggiarello 74
Antonio di Michele, pievano 106
152
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Antonio di Nanni 120, 121
Antonio di Niccolò 88
Antonio di Paolo, arcidiacono 16, 18, 118
Antonio di Paolo, cappellano 99
Antonio di Paolo, operaio 91
Antonio di Pietro 85
Antonio di Polito 59
Antonio di Simone 77, 90
Antonio di Simone 85
Antonio di Stefano 53, 56
Antonio, donno e pievano 74
Antonio, rettore 108
Antonio, speziale 97
Ardinghelli, Primerano 35
Ardinghelli, Rossa moglie di Primerano 35,
67
Arlotto, pievano 2, 3, 14n, 24n
Bacciomeo di Giovanni 61
Baldassarre di Giovanni 117
Baldassarre, canonico 147
Baldi, D. 19n
Baldovinetti, Niccolò di Francesco 135
Balduccio, spedalingo 115
Barbara di Urbano 92
Bardelli, Michele 31n
Bardi, Andrea 145
Bardi, Angelo 145
Bardi, Bernardo 145
Bartolo di Biagio di Ceccolino 47, 49
Bartolo di Cola 119
Bartolo di Ferro 128
Bartolo di Francesco 98, 100
Bartolo di Giovanni 136
Bartolo di Iacopo 135
Bartolo di Maso 103
Bartolo di Pietro 111
Bartolo di Simone 69
Bartolomeo da Castelnuovo 82
Bartolomeo da Coiano 131
Bartolomeo da San Clemente 86
Bartolomeo di Antonio 132
Bartolomeo di Benedetto 95
Bartolomeo di Cambio 52, 70, 142, 146
Bartolomeo di Enrico 51, 53, 62
Bartolomeo di Francesco 106
Bartolomeo di Giovanni di Marcuccio 67
Bartolomeo di Guido 63
Bartolomeo di Iacopo 17
Bartolomeo di Martino di Duccio 17
Bartolomeo di Nerio 108
Bartolomeo di Novello 134
Bartolomeo di Paganello 103
Bartolomeo di Pisio 113
Bartolomeo di Regolo 103
Bartolomeo, rettore 82
Battista di Nanni 129
Bavoni, U. VIII
Beaulande-Barraud, V. 24n
Becci 139
Becci, Domenico 55
Belanti 81
Belforti, Filippo VIII, 7
Benci di Agresto 140
Benedetto di Bartolo 97, 99
Benedetto di Bonaiuto 126
Benedetto di Nanni di Minuccio 100, 101
Benedetto di Santo 128
Benucci, Antonio 87
Benuccia 94
Bernardino da Siena 1-3, 22, 24, 29, 36
Berto di Iacopo di Lamberto 46-48
Biagino da Cotone 56
Biagio di Angelo 85
Biagio di Giovanni 135
Biagio di Lorenzo 75
Biagio di Piero di Tiero 76, 79
Biagio di Vanni 112
Bihlmeyer, K. 2n
Biliotti, Sandro di Giovanni 132
Bindo di Francesco 98
Bizzocchi, R. VII, X, 2n, 7n, 8, 10n, 11n, 12,
13n, 15n, 16n, 19n, 23n, 26n, 30n, 34n,
36n
Bocci, M. 39
Bonaccorsi 136
Borghero, F. 16n
Borgioli, 7n
Bornstein, D. 5, 6n
Borselli, Bastiano 12
Boutier, J. 8n
Bracceri 26n
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Bracceri, Francesco (Checco) di Michele
26, 56, 63, 140
Bracceri, Giovanni di Taddeo 47, 48
Bracceri, Matteo 26n, 56, 140
Brembone 103
Brentano, R. 31n, 32n
Briquet, C.-M. 39
Burger, 25n, 38n
Cacciaconti, Conte di Marino 85
Caffarecci 12n
Caffarecci, Pietro di Ottaviano 11, 12
Caio di Giuntino 79
Cammarosano, P. 3n
Cantino di Biagio 132
Carocci, S. 27n
Casciotti 67
Catellina 78
Caterina di Galgano 95
Cavalcanti 12n
Cavalcanti, Cavalcante di Lano 108
Cavalcanti, Manno 32, 59, 64-66
Cavalcanti, Matteo di Bernardo 32n
Cavalcanti, Roberto 12n, 19, 20n
Ceccarelli Lemut, M.L. 4n
Ceccarino 102
Cerbone di Matteo 86, 87
Cevins, M.-M. de 23n
Checco di Ambrogio 92
Checco di Bartolomeo 130
Checco di Ottaviano 108
Checco di Renzo 123
Checco di Tuccio 135
Checco, fornaio 97
Ciappi, F. 1n, 25n
Cigliolo di Iacopo 93
Ciolo di Giovanni 125
Concioni, G. 4n
Connell, W.J. 2n
Conti, E. 2n
Corsino di Vannuccio 113
Credi di Giovanni 99
Cristoforo di Andrea di Pietro 95, 99
Cristoforo di Frediano 148
Cristoforo di Fucino 55, 59, 144
Cristoforo di Nello 79
153
Cristoforo di Ottaviano 101, 106
Cristoforo di Ventura 119
Curto, D.R. 9n
De Sandre Gasparini, G. 13n
De Vincentiis, A. 27n
Del Tredici, F. 36n
Delaruelle, E. 2n, 22n
Della Bese 16
Della Bese, Accettante di Piero 15, 16, 37,
39
Della Bese, Piero 16
Delobette, L. 23n
Denley, P. 3n
Dino di Polito 60
Domenico di Agostino detto Ciarpa 53
Domenico di Andrea 87
Domenico di Bartolomeo 115
Domenico di Chele 101, 102
Domenico di Ghinuccio 113
Domenico di Giovanni 71
Domenico di Iacopo 51, 53, 55n
Domenico di Lucchetto 75
Domenico di Michele 100
Domenico di Nanni di Cennino 71
Domenico di Piero 72
Domenico di Simone di Tommaso 107
Domenico di Simone, operaio 108
Domenico di Stefano, 101
Domenico di Taviano di Gambassi 138
Donato, rettore 74
Donnuccia di Antonio 91
Drea di Lotto 147
Elam, C. 3n
Ercolano di Pietro 125
Eugenio IV 10, 12n, 13, 14n, 22, 36
Fabbri, L. 9n
Fede di Piero 69
Federico, teutonico 137
Federighi, Benozzo 7
Ficarelli, Frosino 57, 143, 144, 145
Filippo di Pietro 90
Fiumi, E. 12n, 17n, 18n, 26n
Folena, G. 3n
154
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Forrest, I. 21n
Francesca di Nuto 106
Francesco di Cacchiano 81
Francesco di Calderino 72
Francesco di Giovanni di Tegno 64
Francesco di Giovanni, teste 110
Francesco di Simone da Marcialla 139
Francesco di Simone da Rapolano 84
Francesco, pievano 88
Franzesi 35, 73
Furiesi, A. VIII
Gabriele di Giusto di Angelino 110
Gaetani, Giovanni di Piero 123
Galgano di Chele 95
Galgano di Geronimo 94
Galgano di Giovanni 96
Gamberini, A. 22n
Gano di Beringhiero 99
Gaspare di Mannino 112
Gateani, Piero 123
Genet, J.L. 26n
Gerardo di Antonio 57
Germain, R. 27n
Geronimo da Palaia 127
Geronimo di Benedetto 129
Geronimo di Geronimo 98, 100
Geronimo di Iacopo da Varna 139
Geronimo di Laro 63
Geronimo di Niccolò di Bindo 47-49, 5358, 141, 143, 144
Ghetto di Andrea 116
Ghinuccio di Martino 111
Gianni di Barone 114
Gimignano di Berto 65
Gimignano di Iacopo 32, 47, 48, 51, 55-59,
61, 64, 66, 145
Ginatempo, M. 27n, 28n, 34n
Gini, C. 33
Giovanni da Castelnuovo 87
Giovanni da Montalcino, 84
Giovanni di Andrea 76
Giovanni di Angelo di Galgano 95
Giovanni di Antonio di Gennaro 99
Giovanni di Antonio, rettore
Giovanni di Biagino 101
Giovanni di Bindo 108
Giovanni di Clemente 84
Giovanni di Filippo 132
Giovanni di Francesco 105
Giovanni di Galgano 96
Giovanni di Gimignano 54, 62
Giovanni di Giovanni di Meo 114
Giovanni di Giusto 92
Giovanni di Grazino 120
Giovanni di Lorenzo 105
Giovanni di Ludovico 53
Giovanni di Luto 103
Giovanni di Mannino 91
Giovanni di Mannuccio 103
Giovanni di Meo 99
Giovanni di Michele di Bardo 140
Giovanni di Michele di Benvenuto 62, 64
Giovanni di Michele di Cecco 10, 11n, 15,
18, 21, 36, 37, 55, 57, 64, 65, 67, 70, 116
Giovanni di Nello 54
Giovanni di Ottaviano 113
Giovanni di Paolo, rettore 95
Giovanni di Paolo, teste 106
Giovanni di Parduccio 120
Giovanni di Pietro 97
Giovanni di Pietro di Michele 17n, 56, 60, 61
Giovanni di Pietro, operaio 109
Giovanni di Scotto 145
Giovanni di Simone 106
Giovanni di Tegno 64
Giuliano di Guido 53
Giuliano di Martino 53
Giuliano di Nello 33, 47, 52, 54
Giuntino di Pietro, 114
Giusto di Naldo 93
Goro di Michele 65
Gotti 11n
Gotti, Giusto di Guiduccio 10, 11n
Gotti, Gotto 16
Grazia da Castelnuovo 132
Guadagni, Marino 30, 130, 132
Guarduccio 10, 11, 15, 16n, 17, 25n, 69, 70
Guerruccio di Mone 120
Guglielmo di Guccio 91
Guido di Antonio 46
Guido di Giovanni 103
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Guido di Tommeo 118
Guido, nunzio 47
Guidotti, A. 2n
Hay, D. 3, 21
Hoberg, H. 14n
Iacopo dell’Occhio 53
Iacopo di Angelino 73, 82, 83
Iacopo di Antonio 67
Iacopo di Baldo 112
Iacopo di Bartolo 136
Iacopo di Fanuccio
Iacopo di Goro, cappellano 54, 56-58, 143,
144n, 148
Iacopo di Goro, teste 127
Iacopo di Vitale 96
Iacopo voc. Cascioppa 121
Iacopo voc. Cozzo 122
Iacopo, magister 66, 143
Ippolito di Niccolò 47, 66, 68, 70
Isidoro da Siviglia VII
Kellenbenz, H. 15n
Kent, F.W. 3n
Labande, E.-R. 2n, 22n
Landi, S. 8n
Lando di Michele 79
Lazzaro di Martino 82
Leonardo di Paolo 139, 140
Leoncini, G. 19n, 30n
Letto 101
Licciardello, P. 6n
Lillie, A. 3n
Lippo di Feo 66
Lisa di Nino 61
Lorenzo del Guarnaccia 75
Lorenzo di Angelo 63
Lorenzo di Antonio di Tommaso 134
Lorenzo di Giovanni 18
Lorenzo di Nannera 67
Lorenzo di Nerio 138
Lorenzo di Paolo 138
Lottes, G. 26n
Luca di Angelo di Galgano 95
155
Luca di Gimignano 50, 51, 53, 54, 62, 63,
66, 70
Luca di Giunta 76
Luca di Pucciarino 120
Luca, ex rettore 125
Ludovico di Matteo 133
Ludovico, cappellano 114, 115
Lunardi, R. 2n
Luzzati, M. 4n
Machiavelli 35, 134
Maffei, D. 2n
Malanima, P. 33n
Malavolti, Deo 50, 53, 63
Malavolti, Federico 63
Malavolti, Nicola di Naddo 101
Mangini, M.L. 22n
Manno 53
Marchione di Gherio 92
Marco del Raso 75
Marco di Bartolomeo 102
Marescotti, Ludovico di Ugo 88
Margherita 94
Mariano di Borghese 80
Mariano di Paolo 72
Marino da Foligno 104
Martino di Giovanni 118
Masino di Via 53, 69, 70, 143, 144
Matteo di Bernardo
Matteo di Gaspare 53
Matteo di Gimignano 57
Matteo di Marchione 49, 53, 55, 143, 144
Matteo di Michele 47, 49
Matteo di Nerozzo 86
Matteo di Paolo 115
Matteo, rettore 83
Matz, J.-M. 23n
Maupassant, Guy de 1
Mazzi, M.S. 28n
Mazzone, U. IX
Mazzoni, V. 13n
Mea di Bartolomeo 93
Medici 13
Medici, Cosimo il Vecchio VII, X, 12, 13,
18, 19
Menico di Giuntino 132
156
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Menico di Guiduccio 118
Meo di Antonio di Mino 94
Meo di Azzolino 138
Meo di Cambio 32, 37, 61, 67, 68, 143, 148
Meo di Cecco 68
Meo di Guerriero 117
Meo di Piero 125
Meo di Piero di Mone 71
Meo di Pupo 138
Michele 75
Michele di Antonio di Lorenzo 108
Michele di Bartolomeo di Bacarino 75
Michele di Benenato 48, 53-55
Michele di Biagio, operaio 116
Michele di Biagio, teste 75
Michele di Gimignano 57
Michele di Giovanni voc. Foggia 107
Michele di Giovanni, canonico 75-78
Michele di Giovanni, teste 129
Michele di Iacopo 98
Michele di Iacopo di Cao 89
Michele di Martellino, 102
Michele di Meo di Ciuccio 94
Michele di Niccolò 17n
Michele di Ottaviano 106
Michele di Paolo 128
Michele di Pardo 104
Michele di Stefano 111
Michele di Urbano 96
Michele, ex proposto 141, 142, 146-148
Mignano di Teo 63
Milanesi, C. 19n
Molho, A. 10n
Mollat., M. 3n
Mondino 131
Mone di Muccio 115
Mori, S. 1n, 25n, 29n, 38n
Moronti, Gimignano di Bartolo 69
Moronti, Gimignano di Iacopo 32, 47, 48,
51, 55-59, 61, 64, 66, 69
Moronti, Iacopo di Andrea 25, 52, 59, 60,
69, 70, 146, 147
Moronti, Stefano di Iacopo 52, 53, 68, 143
Morsel, J., 4
Muzzi, O. 14, 25n
Najemy, J. 2n
Nalduccio di Chelino 99
Nanni del Raso 74
Nanni di Bartolomeo di Baldino 127
Nanni di Benedetto 74
Nanni di Cecco 98
Nanni di Covero 55, 143
Nanni di Francesco 78
Nanni di Gasparino 113
Nanni di Guido 137
Nanni di Mannaia 117
Nanni di Marco 68, 69
Nanni di Michele 120
Nanni di Paolo 90
Nanni di Puccio 91
Nanni di Ristoro 80
Nanni di Taviano da Castelvecchio 70
Nanni di Taviano da Lucciano 88
Nanni di Tice 87
Nannino di Pietro 85
Nardi, P. 2n
Nardo di Ceo 135
Nastasio di Ciuccio 129
Nello di Bindo 92
Nerio di Ambrogio 78
Nerio di Bindo 91
Nerio di Nofri 32, 49, 52-54, 56, 58-61, 65,
70, 144
Nese 99
Netto di Meo 137
Niccolò dal comitato pisano 83
Niccolò di Antonio di Bindo 141
Niccolò di Bindo 141
Niccolò di Giovanni di Scotto 140
Niccolò di Lazzaro 47, 51
Niccolò di Matteo 86
Niccolò di Pagno 84
Niccolò Piccinino 28n
Niccolò, mezzadro 85
Nigro, G. 33n
Nino 61
Nocentini, S. 38n
Onofrio, abate 70, 145
Ourliac, P. 2n, 22n
Pacaut, M. 22n, 24n
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Pace di Francesco 94
Pace, priore 32n, 95, 96
Padoa Rizzo, A. 38n
Paganelli, J. VII, X, 6n, 7n, 16n, 17n, 24n,
29n, 34n, 36n
Pagani, Simone 6
Paolo da Roma 17
Paolo da San Miniato 131
Paolo di Andrea 94
Paolo di Francesco di Castelvolterrano 106
Paolo di Francesco di Montaione 122
Paolo di Giovanni da Casole 32n, 77, 78
Paolo di Giovanni da Poggibonsi 89
Paolo di Iacopo detto Volpella
Paolo di Martino 101
Paolo di Nanni 84
Paolo di Nanni di Nerio 75
Parmeggiani, R. 5n
Parro di Meo di Bernardo 81
Pasquino di Giovanni, 115
Passeri, V. 27n
Pasztor, E. 2
Pecori, Antonio 114
Pecori, L. 5n
Pécout, Th. 4, 25
Pellegrini, M. 16n, 27n, 30n, 31n
Peterson, D.S. 2n, 6n, 8n, 23n
Petralia, G. 9n
Petroni 35, 85
Petrucci, Tommaso di Iacopo 84
Piera di Pietro 105
Pieri, S. 3n
Pierozzi, Antonino 3
Pietro da Empoli 127
Pietro del Marchese 103
Pietro di Angelo 90
Pietro di Antonio 133, 134
Pietro di Antonio di Regolo 122
Pietro di Baccio 136
Pietro di Bartolo 100
Pietro di Cristoforo 54
Pietro di Francesco 104, 105
Pietro di Giovanni 107
Pietro di Giuliano 127
Pietro di Guiduccio 72, 73
Pietro di Marchione 100
157
Pietro di Nanni 109
Pietro di Onofrio 53
Pietro di Paolo, cappellano 30, 31, 130
Pietro di Pasquino 121
Pietro di Tommaso 90
Pietro di Vagno 138
Pietro di Ventura 129
Pietro, priore 125
Pietro, rettore 137
Pietropaolo del Porrina 77
Pilastri, G. 10n
Pinto, G. 12n
Pio II 17
Pirillo, P. 2n, 7
Placido di Francesco 53, 59
Prodi, P. IX, 15n
Puccio di Domenico 119
Puccio di Giovanni 97
Raffaello di Antonio 141
Raffaello, rettore e cappellano 32, 60, 64,
81, 82, 142
Raggio 99
Ranieri di Torello 47, 51, 55, 66, 144
Raveggi, S. 28n
Razzi, R. 24n
Regolo di Iacopo 136
Regolo di Nino 137
Regolo di Regolo 88
Ridolfi, Lorenzo 35, 140
Rigon, A. 13n, 22n, 30n
Roncière, C.-M. de La 8n, 23n, 30n
Rosa, M. 2n
Rossi 34, 139
Rossi, Antonio 123
Rossi, L. 31n
Rossi, Stoldo 140
Rouchon, O. 8n
Rusconi, R. 2n
Sabatino di Andrea 114
Sabatino di Nanni 117
Salimbeni, Nerio di Nerio 90
Salvatore di Giovanni di Carabino 110
Salvestrini, F. 16n
Salvini, S. 12n, 20n, 30n
158
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Salvucci 25n, 61
Salvucci, Niccolò di Gualtiero 25
Sano di Bartolomeo 91, 92
Sante da Ginestreto 94
Sante di Domenico 112
Santi di Piero 17
Santo di Benedetto 127
Sapiti, Domenico 130
Saraceni, Agostino 73
Scolaia di Polito 61
Scotto di Taddeo 133
Simone di Angelo 126
Simone di Antonio di Tuccio 135
Simone di Bartolo 96
Simone di Maffeo 115
Simone di Sandruccio 90
Sodi, S. 4n
Spini 14n
Stagio di Ciuccio 128
Stefano di Geri del Buono VIII, 6, 7, 9-11,
14n, 15, 17, 25, 29, 31n, 107, 124, 138
Stefano di Iacopo 47, 54, 143
Stefano di Matteo 81
Stefano di Michele 134
Stefano di Orlando 91
Stefano di Tommaso 134
Tabarrini, M. 18n
Taddeo di Bartolo 47, 53, 55, 58, 143, 144
Taddeo di Michele, rettore 123
Taddeo di Michele, teste e patrono 46, 48,
56, 60, 61
Taddeo di Piero di Antonio 76, 77
Tano di Piero 72
Tanzini, L. 13n, 26n, 30n, 33n
Taviano di Cione 117
Tognetti, S. 8n
Tomeo di Giannino 96
Tommaso di Nerio di Barile 138
Tommaso, canonico 24n
Torello di Doro 48, 60, 61, 68, 143
Trolese, 13n
Tuccini, G. 1n
Tuechle, 2n
Tura di Luto 98
Turchini, A. IX, 3n
Urbano di Paolo 102
Urbano di Piero 93
Vagno da Gambassi 139
Vanni 91
Varanini, G.M. 13n
Ventura, rettore 25, 49, 53
Vermicelli 17n
Vermicelli, Ottaviano di Ottaviano 16n,
17n
Vichi Imberciadori, J. 31n
Violante, C. 23n, 29n
Vitelleschi, 13
Vittore di Taviano 118
Vivaldo di Modenino 137
Volpi, C. 3n
Walter, I. 10n
Whittick, C. 21n
Zenobio di Francesco 124
Zorzi, A. 2n
INDICE DEI NOMI DI LUOGO
Acquaviva 28, 35, 88, 108, 115
Agresto 35, 140
Alfedena 90
Ancaiano 84
Anqua 36n, 89
Arezzo 8, 19, 22
Arsiccioli 138
Artimino 17
Asciano 136
Barbialla 30, 35, 128, 129, 131-133
Basilea 22, 36, 37
Belforte 32n, 33n, 94-96
Berignone 28
Bibbona 27, 28, 111, 112
Bologna 5
Bolsano 35, 73
Borgatello 72
Brezzano 91n, 92
Bruciano 106
Buliciano 82
Calvaiano 89
Campiglia 71
Camporbiano 53, 75
Canneto 28
Caprile 116
Carigi 127
Casaglia di Valdelsa 53, 59
Casaglia di Valdicecina 27, 109, 113
Casale M.mo 28, 35, 110
Casanuova 121
Casciana Terme 119
Casole 28n, 32n, 33, 75-80, 84, 94
Castelfalfi 29-31, 33, 130
Castelfiorentino 132, 134
Castello (Volterra) 72-74
Castello 82
Castelnuovo di Valdelsa 75, 82 (?), 125,
132-134, 135n
Castelnuovo di Valdicecina 24, 34, 87, 101,
106, 107
Castelvecchio di Valdelsa 32, 70, 145
Castelvecchio di Valdera 36, 120
Castelvolterrano 28, 105
Catignano di Valdelsa 35, 139, 140
Catignano di Valdera 126
Cavallano 27, 28n, 75
Cedri 130n
Celli di Valdera 122
Celli di Valdicecina 109
Cellole 31, 32, 59, 62, 65-67, 144
Cerreto Guidi 13, 14n
Certaldo 132
Cesena 103
Chianni di Valdelsa 137
Chianni di Valdera 28, 118
Chianti 52, 59
Chiusdino 94, 102
Ciucciano 69
Coiano 30n, 35, 37, 131, 132
Colle Valdelsa 70-72, 74, 77, 90
Collemuscari 66
Collepatti 133
Commessano 104, 106
Cornia 28
Coronna 80
Cortona 5, 6n, 17
Cotorniano 83
Cusona 142
Dogana 35, 134
Dometaio 82
160
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Elci 36n
Empoli 127
Fabbrica 27, 121-123
Farma 102
Fiesole 14n
Figline 137
Firenze VII, X, 7-10, 11n, 12, 13, 14n, 15n,
16, 17n, 18, 19, 22, 26, 27, 28n, 30, 31n,
33-35, 62, 64-66, 70, 72, 73, 87, 100, 111,
112, 114, 116, 123, 130-132, 134-136,
139, 141, 144, 145, 147
Fogari 102
Foligno 104
Fraperti 83
Gabbreto 25n, 114-116
Gabbro 32n, 94
Galeata 90
Gallena 29, 83, 86
Gambassi 15, 17n, 28, 137-139
Gavignalla 139
Gello di Valdera 28n, 29, 124
Gello di Valdicecina 28, 113
Gerfalco 91
Germagnana 140n
Ghizzano 125
Ginestreto 94
Giulica 121
Gricciano 125
Guardistallo 112
Lajatico 117
Lano 81
Larniano 59
Lasciano 83n
Leccia 9, 19, 28, 30, 105, 108
Leccioli 75
Legoli 128, 129
Libbiano di Valdelsa 144
Libbiano di Valdera 127, 128
Libbiano di Valdicecina 28, 34, 35, 108
Lucciano 76, 88
Luco 135
Luriano 102
Lustignano 11n, 28, 106
Marcialla 139
Maremma 36
Massa Marittima 24, 85
Mastrugnano 88
Meletro 132
Mellicciano 133
Mensanello 82
Mensano 76, 80, 81, 86, 97, 128
Micciano 108, 109
Mignone 93
Molli 28, 83, 85
Montagna 19, 90
Montagutolo 29, 68, 74, 143
Montaione 35, 122, 135-137
Montalbano 88
Montalcinello 84, 91, 92, 95
Montarrenti 35, 85
Montecastelli 87, 89
Montecatini 116
Montecchio 123
Montecerboli 9, 19, 28, 100, 105
Montefeltro 19
Montefoscoli 102, 125-127
Montegabbro 82
Montegemoli 28, 109
Monteguidi 90
Montelopio 122
Montemassi 111
Monteoliveto 56, 144
Montepulciano 136
Monterotondo 103, 104
Monterotto 124
Montescudaio 11n, 35, 36, 110
Montespertoli 139
Monti 85, 131n
Montieri 93, 94
Morba 88, 100, 101, 105, 106
Morrona 121
Orciatico 116
Palaia 127, 129
Paterno 28, 118, 130
Paurano 28
Pava 119-121
Peccioli 123, 124
INDICE DEI NOMI DI LUOGO
Pernina 32n, 78, 84
Pescille 68, 141, 146, 148
Picchena 35, 48, 70, 81, 82
Pietralata 29, 85
Pietrasanta 126
Pignano 131n
Pillo 137
Pino 125, 128
Pisa 1n, 8, 13, 83, 85, 119, 121
Pistoia 7
Poggiarello 74
Poggibonsi 89
Poggio Martino 123
Pomarance 9, 19, 28, 114
Ponsano 75
Prata 27, 35, 102
Pratello 127
Prato VIII, 14, 25
Querceto di Valdicecina 28, 34, 35, 113
Querceto di Valdistrove 81
Racciano 32, 67
Radi 83
Radicondoli 33n, 76, 83, 89, 90, 92, 95-100
Ranza 53, 58, 61, 69, 70
Rapolano 73, 82, 84
Renzano 69
Retacchio 132
Ripapoggioli 88
Rivalto 16n, 119, 120
Roma 10, 17, 26
San Brancaccio 138
San Clemente 86
San Dalmazio 28, 87, 108
San Donato 32, 65
San Gimignano 5, 17, 21, 23-26, 31-33, 34n,
35, 36, 37, 46-53, 55, 56, 59, 62-70, 72,
140, 141, 144-147
San Miniato 125, 131, 134
San Severo 71
Sangimignanese 17
Santo Stefano (Volterra) 11n
Santo Stefano 133
Sassa 28
161
Sasso 9, 18, 19, 27, 28, 103, 104
Scandiccio 120, 121n, 129
Scola 29, 83, 85
Scopeto 75
Scorgiano 28n, 74
Serrazzano 9, 19, 28, 29, 34, 106
Siena 1, 12n, 22, 27, 28, 33n, 34, 35, 50, 73,
74, 80, 84, 86, 88, 90, 91, 99, 101, 102,
111
Signano 31, 32, 35, 67
Sillano 86-89
Simignano 84
Siviglia VII
Sorbaiano 114
Sorciano 90
Sovicille 27, 84, 85
Soviola 93
Staggia 31, 32, 35, 72, 73
Strada 32, 37, 47, 48, 53, 66
Strove 73
Suvera 30, 31, 130
Tatti 111
Tauri 134
Tegoni 88
Terricciola 36, 37, 119, 120
Toiano 128, 129
Tollena 35, 82
Tonda 131
Tonni 85
Toscana/Tuscia VII, IX, 1, 23, 26n, 28
Travale 91, 92
Trecciano 27, 84
Trento IX, 4
Treschi 25, 30, 49, 130
Ulignano 63
Valdelsa 128, 144
Valdera 30, 116
Valdicecina 24
Valiano 88
Vallecchio 121
Vallicelloli 94
Vallombrosa 64
Varna 35, 138, 139
162
IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE
Vergene 86
Vignale 130
Villacastelli 142, 143, 147
Vinazzano 88
Vivinaia 119
Volterra VII, X, 6, 8, 9, 11, 12, 14, 16n, 18,
19, 22, 28, 30, 34, 35, 39, 44, 62, 75, 93,
104, 108, 109, 110, 113, 115, 116, 118,
121, 123, 125, 131
Volterrano 14, 23, 33, 36
Finito di stampare nel mese di febbraio 2023
per conto dell’Accademia dei Sepolti
presso Grafitalia • Peccioli (PI)