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Visita Roberto Adimari

2023

DOCUMENTI DELLA CHIESA VOLTERRANA JACOPO PAGANELLI IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI e la sua visita pastorale alla diocesi di Volterra (1436-1437) Presentazione di ROBERTO BIZZOCCHI VOLTERRA ACCADEMIA DEI SEPOLTI 2023 ISBN: 9788894428957 JACOPO PAGANELLI IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI Pubblicazione realizzata grazie al contributo della DOCUMENTI DELLA CHIESA VOLTERRANA JACOPO PAGANELLI IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI e la sua visita pastorale alla diocesi di Volterra (1436-1437) Presentazione di ROBERTO BIZZOCCHI VOLTERRA ACCADEMIA DEI SEPOLTI 2023 Volume sottoposto al referaggio di esperti anonimi esterni all’Accademia dei Sepolti. © 2023 ACCADEMIA DEI SEPOLTI Via Buonparenti 7 56048 Volterra (PI) e-mail: info@accademiasepolti.it ISBN: 9788894428957 INDICE Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. VI Presentazione del consolo dell’Accademia dei Sepolti . . . . . . . . . . . . . . . . . . » VII Presentazione di ROBERTO BIZZOCCHI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » IX Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1 Capitolo 1. L’episcopato di Roberto Adimari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9 Capitolo 2. La visita pastorale del 1436-1437 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21 Nota al testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39 Edizione del testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41 Indice dei nomi di persona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 151 Indice dei nomi di luogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 159 ABBREVIAZIONI ASCSG = Archivio Storico del Comune di San Gimignano; ASCV = Archivio Storico del Comune di Volterra; ASDVCAP = Archivio Storico Diocesano di Volterra, Fondo Capitolare; ASDVVES = Archivio Storico Diocesano di Volterra, Fondo Vescovile; ASFI = Archivio di Stato di Firenze; ASSI = Archivio di Stato di Siena; BGV = Biblioteca Guarnacci di Volterra; BMF = Biblioteca Marucelliana di Firenze; BNCF = Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Rainuccio = Il vescovo Rainuccio Allegretti e la sua Visita pastorale (13251328), a cura di J. Paganelli, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2019; Stefano 1 = La visita pastorale di Stefano da Prato, 1, (1413-1414), a cura di J. Paganelli, Pisa, Pacini, 2022; Stefano 2 = La visita pastorale di Stefano da Prato, 2, (1421-1423), a cura di J. Paganelli, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2023, in corso di stampa. PRESENTAZIONE L’Accademia dei Sepolti nacque, alla fine del Cinquecento, con lo scopo d’incoraggiare e promuovere le ricerche incentrate su Volterra e sul suo territorio. Si trattò del riconoscimento della cultura come del sale della vita aggregata: essa definiva, infatti, il retroterra comune per un insieme di uomini che condividevano uno stesso retaggio municipale, fisicamente e visibilmente definito dalla cerchia delle mura che delimitano la città. Urbs et civitas, per riprendere le ben note definizioni d’Isidoro di Siviglia. La nostra istituzione non può, quindi, che guardare con favore alla pubblicazione di una fonte così significativa come è un verbale di visita pastorale. Questo tipo di fonte rappresenta una lente formidabile per penetrare i gangli vivi della società medievale: essa offre una visuale dall’interno che, per giunta, si proietta su una larghissima fetta del territorio diocesano, facendone emergere chiese, castelli e comunità. In questa sede, Jacopo Paganelli ha edito la visita pastorale effettuata dal vescovo Roberto Adimari tra il 1436 e il 1437. Età complicata e, a un tempo, decisiva, per la Toscana e per Volterra. Dopo il ritorno di Cosimo de’ Medici dall’esilio e l’assunzione del gonfalonierato da parte sua, infatti, la Tuscia fiorentina divenne sempre più il mosaico di territori e di città che soggiaceva all’egemonia di Firenze e, quindi, medicea. L’Autore ha tenuto ben presente questa cornice e vi ha calato la sua analisi non solo, stricto sensu, della fonte qui edita, ma anche della Chiesa volterrana e dell’episcopato dell’Adimari. Messa in relazione, questa disamina dell’assetto ecclesiastico volterrano a pochissimi anni dalla stesura del primo Catasto (1427), con il più generale consolidarsi del dominio fiorentino su Volterra. Non c’è in questo libro solo l’edizione di una visita pastorale, quindi, ma qualcosa in più: ossia uno studio più complesso, che fa tesoro del magistero di Roberto Bizzocchi e dei suoi studi sulla Chiesa toscana del Quattrocento e li adagia sul concreto caso volterrano. Questo lavoro si pone in diretta continuità con gli altri studi usciti per la collana Documenti della Chiesa volterrana, inaugurata dall’edizione VIII IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE della visita pastorale del vescovo Rainuccio Allegretti (2019) e accresciutasi con le edizioni del sinodo del vescovo Filippo Belforti (1356), della prima visita pastorale del vescovo Stefano da Prato (1413-1414) e della seconda visita pastorale di questo presule (1421-1423), attualmente in corso di stampa. Si tratta, dunque, di un ulteriore mattone posto in un edificio che sta diventando sempre più ampio e articolato, anche grazie alla sapiente custodia dell’Archivio Storico Diocesano portata avanti dall’archivista dott. Alessandro Furiesi, Segretario della nostra Accademia. Un ringraziamento è anche sentito e doveroso per la Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, cui si deve un supporto costante alle attività dell’Accademia. L’auspicio è che questo lavoro possa servire da esempio e da stimolo per altre riflessioni e altri studi, anche d’ambito più propriamente laico. Umberto Bavoni Consolo dell’Accademia dei Sepolti PRESENTAZIONE Le visite pastorali sono una delle principali fonti per lo studio della storia ecclesiastica, e come tali valorizzate da tempo negli studi degli specialisti, e fatte anche oggetto di riflessioni metodologiche approfondite circa le loro caratteristiche, le loro potenzialità, i loro limiti. Penso – per fare un solo, ma importante, esempio – al lavoro svolto in anni ormai lontani presso l’Istituto Storico Italo-germanico di Trento sotto la guida di Paolo Prodi, che fruttò fra l’altro un prezioso volume d’impostazione generale del tema per cura di Umberto Mazzone e Angelo Turchini. Molto si è fatto al riguardo nei decenni successivi; e molto, in particolare, per la Toscana, recentemente e meritoriamente anche per opera di Jacopo Paganelli, che in questa edizione della visita del vescovo Roberto Adimari alla diocesi di Volterra fra 1436 e 1437 ci offre un nuovo, prezioso prodotto di una ricerca che aveva già concretizzato con l’edizione di visite precedenti a questa. La visita del vescovo Adimari cade in un momento drammatico della storia di Volterra, all’indomani di anni di guerra e di crisi, delle quali si avvertono ancora le conseguenze nelle testimonianze rese dai fedeli, nella stessa richiesta che più volte traspare, pur in un testo inevitabilmente steso in stile burocratico, di maggiore intensità nella cura spirituale di anime turbate dalla difficoltà del vivere. Troviamo in questo documento una manifestazione specifica e viva di alcune delle classiche questioni della storia della religione e della Chiesa nel primo Quattrocento: fermenti di inquietudine di fronte alle inadempienze del clero secolare; tendenza dei frati mendicanti a surrogare parroci assenteisti o inadeguati; implicazioni politiche della gestione delle istituzioni ecclesiastiche, e intrinsichezza fra potere civile e autorità religiosa. In Toscana, più precisamente nello Stato regionale toscano che si stava formando e consolidando, quest’ultimo aspetto della storia della Chiesa era segnato, proprio negli anni della visita volterrana di Adimari, X IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE da una novità decisiva. A Firenze si era appena affermato il potere, informale ma pervasivo, di Cosimo de’ Medici il Vecchio, dopo che questo era riuscito a prevalere sulla fazione albizzesca che lo aveva esiliato. La vicinanza a papa Eugenio IV era una componente primaria della forza di Cosimo; e già in questi anni Trenta del secolo si assiste al profilarsi di quella che sarà una linea caratteristica della costruzione della signoria medicea: l’uso dei benefici ecclesiastici e delle relazioni col mondo e le persone della Chiesa per consolidare clientele locali nelle città soggette a Firenze. Il caso di Volterra è poi specialmente interessante perché la città aveva fatto resistenza all’imposizione del Catasto del 1427; e il ruolo del vescovo Adimari, legato a Cosimo il Vecchio, fu essenziale nel controllo dei rapporti fra la città soggetta e la dominante. Credo che queste brevi osservazioni siano sufficienti a mostrare la rilevanza di questa visita pastorale, che deve riscuotere attenzione anche al di là della cerchia degli specialisti di storia ecclesiastica toscana. È stato merito di Paganelli curarne un’edizione chiara e precisa, arricchita da un’introduzione che ne illustra con competenza e informazione aggiornata i contenuti e la ricchezza di informazioni, di spunti e di suggestioni. Roberto Bizzocchi Docente di Storia Moderna all’Università degli Studi di Pisa INTRODUZIONE* Anche i contadini lo biasimavano di non aver fatto fare la comunione a Pollino. Perché i contadini non andavano alle funzioni, non s’accostavano ai sacramenti, o a mala pena si comunicavano a Pasqua, secondo le formali prescrizioni della Chiesa; ma per le creature era un’altra cosa. Maupassant, Una vita In una delle prediche pronunciate a Siena nel corso del 1427, san Bernardino raccontò che c’erano molte persone interessate a ottenere da lui ben più di un consiglio: c’era chi lo pregava di mettere una buona parola in un contenzioso d’affari, chi di far da paciere in una disputa coniugale, chi di mediare coi creditori1. Un giorno accadde che «uno forestiero» domandò il suo aiuto per le vicende della parrocchia donde veniva, i cui fedeli avevano cacciato il precedente curato perché risultava loro sgradito; la scelta di un altro rettore non aveva, però, migliorato la situazione, visto che il nuovo arrivato diceva la messa nonostante fosse scomunicato. All’auspicio del «forestiero», che chiese a Bernardino d’indurre il sacerdote a sanare la sua situazione, il frate oppose un netto rifiuto: la correzione del prete non spettava a lui, ma all’ordinario diocesano («oh, io non so’ vescovo, ch’io il possa né amonire né coreggiare»). Questa vicenda mette in chiaro due aspetti principali: il primo è l’indubbio ascendente esercitato dal francescano sui fedeli della Tuscia * Il volume rientra tra gli studi condotti, a partire dal febbraio 2022, nell’ambito del contratto di ricerca sulle tematiche green presso l’Università di Pisa (DM 1062 del 10 agosto 2021). In generale, per l’individuazione delle località citate cfr. S. MORI, Pievi della diocesi volterrana antica, uscito a più riprese sulla «Rassegna Volterrana», LXIII-LXIV (1987-1988), pp. 163-188; LXVII (1991), pp. 3-123; LXVIII (1992), pp. 3-107. Ringraziamo l’amico Franco Ciappi per aver realizzato l’impaginazione del volume. 1 Novellette, aneddoti, discorsi volgari di Bernardino da Siena, a cura di G. Tuccini, Genova, Il Melangolo, 2009, pp. 133-136. 2 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE del primo Quattrocento; il secondo, legato al primo, è che le difficoltà incontrate dal clero, sia rispetto ai suoi membri indisciplinati sia rispetto alle esigenze del laicato, agevolarono la diffusione del messaggio di Bernardino, il quale, «con una esemplarità vissuta e viva, riempie il distacco tra gerarchia e fedeli»2. Si tratta di un argomento forte e a un tempo cruciale, messo ben in luce da Edith Pasztor: intercettando la delusione dei fideles, che dalla Chiesa uscita dallo scisma si aspettavano una «riforma, intesa come rinnovamento spirituale-religioso», il francescano seppe toccare le corde di quella «sensibilità popolare» «sfuggita, invece, all’episcopato». Lo si vede bene nel caso del monogramma bernardiniano IHS, ‘utile’, soprattutto, per chi non comprendeva «il mistero della transustanziazione» e considerava l’ostia un semplice impasto di acqua e farina di forma rotonda3. Si può avanzare l’ipotesi che se una larga fetta dei fedeli non riusciva a capire il principio della transustanziazione la colpa era, anche, della generale «impreparazione del clero»: semplicemente, molti preti non sapevano spiegare adeguatamente certi argomenti teologici al loro gregge; né, forse, li avevano chiari essi stessi4. Tra costoro c’era senz’altro il chierico del pievano Arlotto (il ben noto protagonista di una raccolta di motti 2 E. PASZTOR, S. Bernardino da Siena e l’episcopato italiano del suo tempo, in Atti del simposio internazionale cateriniano-bernardiniano (Siena, 17-20 aprile 1980), a cura di D. Maffei e P. Nardi, Siena, Accademia Senese degli Intronati, 1982, pp. 715-739, p. 737. Per un inquadramento generale cfr. E. DELARUELLE, E.-R. LABANDE, P. OURLIAC, L’Église au temps du Grand Schisme et de la crise conciliaire (1378-1449), Paris, Bloud & Gay, 1962 (Histoire de l’Église, XIV), pp. 237-285; K. BIHLMEYER, H. TUECHLE, Storia della Chiesa, 3, L’epoca delle riforme, a cura di I. Rogger, Brescia, Morcelliana, 1979, pp. 76-83. Per la Tuscia fiorentina, cfr. P. PIRILLO, Religione e superstizione, in La civiltà fiorentina del Quattrocento, a cura di A. Guidotti, E. Conti, R. Lunardi, Firenze, Vallecchi, 1993, pp. 247-268; R. BIZZOCCHI, Clero e Chiesa nella società italiana alla fine del Medio Evo, in Clero e società nell’Italia moderna, a cura di M. Rosa, Roma-Bari, Laterza, 1992, pp. 3-94; D.S. PETERSON, Out of the Margins: Religion and the Church in Renaissance Italy, «Renaissance Quarterly» LIII (2000), pp. 835-879; ID., La Chiesa e lo Stato territoriale fiorentino (13751460), in Lo stato territoriale fiorentino (secoli XIV-XV). Ricerche, linguaggi, confronti, atti del convegno (San Miniato, giugno 1996), a cura di A. Zorzi e W.J. Connell, Pisa, Pacini, 2002, pp. 135-159; ID., Religion and the Church, in Italy in the age of the Renaissance: 13001550, a cura di J. Najemy, Oxford, Oxford University Press, 2004, pp. 59-81. 3 PASZTOR, S. Bernardino da Siena, cit., pp. 738-739. 4 La cit. nel testo in R. RUSCONI, Il sacramento della penitenza nella predicazione di san Bernardino da Siena, «Aevum», XLVII (1973), pp. 235-286, p. 236. INTRODUZIONE 3 di spirito ed episodi scherzosi) il quale, «in una buca dove era disegnato di fare il luogo del Corpo di Cristo», aveva ricavato la dimora per una civetta: fatto curioso, il rapace s’involò al passaggio dell’arcivescovo Antonino Pierozzi (1445-1449), destando lo stupore del prelato fiorentino5. Nella Chiesa toscana del pieno XV secolo, la santità e il rigore di Bernardino convivevano con la schiettezza quasi epicurea del pievano Arlotto. Al di là della contrapposizione plutarchiana tra due uomini e due modelli di ecclesia, e del cliché del prete ignorante, il ricorso alle fonti letterarie, benché prezioso, non basta da solo a penetrare la complessità della Chiesa nell’Italia rinascimentale – per citare la traduzione italiana di un ancora imprescindibile lavoro di Denis Hay – nelle sue articolazioni locali6. Occorre, invece, attingere soprattutto alle visite pastorali, o meglio, alle relazioni che i vescovi, visitando le loro diocesi, facevano redigere ai loro notai. Si tratta di «témoignages inestimables, parce que pris sur le vif, des conditions locales de la vie religieuse»7, lenti ineguagliabili per il loro carattere ‘duplice’: a un tempo panoramico (perché abbracciano ampie sezioni, se non l’interezza, dei distretti diocesani) e microscopico (perché in grado di cogliere dettagli in quantità sulla singola parrocchia raggiunta dal visitatore)8. Negli ultimi anni, il numero delle edizioni di visite pastorali si è notevolmente accresciuto: si pensi, solo per rimanere entro l’ambito del Quattrocento toscano, a quelle aretine, a quella lucchese, a quella pisana e a quella volterrana (qui citate in ordine cronologico di pubblicazione)9. 5 Motti e facezie del piovano Arlotto, a cura di G. Folena, Milano-Napoli, Ricciardi, 1953, n. 19, p. 36. Sulla figura di Arlotto si veda F.W. KENT e A. LILLIE, The Piovano Arlotto: new documents, in Florence and Italy. Renaissance Studies in Honour of Nicolai Rubinstein, a cura di P. Denley, C. Elam, London, Committee for Medieval Studies, Westfield College, 1988, pp. 347-3678 6 D. HAY, The Church in Italy in the Fifteenth Century, Cambridge, Cambridge University Press, 1977. 7 La cit. nel testo in M. MOLLAT, La vie religieuse aux XIVe et XVe siècles jusqu’à 1449, Paris, CDU, 1962, fasc. 1, p. 26. 8 Sul carattere della fonte si parta da P. CAMMAROSANO, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Firenze, La Nuova Italia, 1993, p. 234; ma cfr. anche A. TURCHINI, Per la storia religiosa del ’400 italiano. Visite pastorali e questionari di visita nell’Italia centrosettentrionale, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», XIII (1977), pp. 265-290. 9 Visite pastorali dal 1257 al 1516, a cura di S. Pieri e C. Volpi, Arezzo, Archivio Diocesano, 2006, pp. 67-100 (visita del 1424), 103-110 (visita del 1436), 113-114 (visita 4 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Se pare ormai assodato che le visite pastorali tardo-medievali non debbono essere lette con un’attitudine teleologica, in funzione delle riforme intraprese dal concilio di Trento, Thierry Pécout ha messo a confronto le visitationes e le inquisitiones, due tipologie di azione (e di relativa documentazione) che scaturivano dalla «déambulation d’une autorité ou de ses mandataires»10. La visita, in particolare, «caractérise la mise en œuvre d’une óbedientia», si trasformava in «un acte de pouvoir», in quanto «outil de déploiement et de restauration d’ une emprise, mais elle en est aussi l’institutionnalisation, par la pérennisation et la reconnaissance de la sujéton qu’elle s’efforce de faire dire». Ben inteso, anche in quest’ottica interpretativa non va dimenticato l’aspetto più strettamente ecclesiastico e pastorale della visitatio: marcatore «de sollicitude et de charité» dell’ordinario, essa portava «auprès du clergé local le matériau discursif, liturgique et normatif nécessaire à la pastoral», oltre, ovviamente, a incoraggiare la reformatio dei costumi e a garantire che i giovani ricevessero la cresima11. È innegabile, tuttavia, che la visita pastorale acquisisse anche una «logique gouvernamentale», non limitandosi a descrivere «simplement une situation» ma sforzandosi, anche, di plasmarla. Joseph Morsel ha ben chiarito i contorni di quest’approccio, sostenendo che le visitationes contribuivano a iscrivere «dans la réalité des choses le double régime de spatialité du pouvoir supérieur»: un «doppio regime» del quale erano propri sia l’itineranza della visita, dipanata nello spazio, sia la sua centralizzazione, mediante la stesura del verbale su un registro e la conservazione di quest’ultimo nell’archivio vescovile12. Di una performatività della visidel 1458); G. CONCIONI, Chiese, clero e cura d’anime in Diocesi di Lucca nella visita pastorale del domenicano Matteo da Pontremoli (1465-1467), Lucca, Pacini Fazzi, 2012; La visita pastorale alla diocesi di Pisa dell’arcivescovo Filippo De’ Medici (1462-1463), a cura di M.L. Ceccarelli Lemut, M. Luzzati, S. Sodi, Pisa, Pacini, 2021; Stefano 1. 10 T. PÉCOUT, La visite est-elle une enquête et vice-versa? Enquête générale et visite, deux pratiques de la déambulation (XIIe-XIVe siècle), in Gouverner les hommes, gouverner les âmes, atti del convegno (Montpellier, maggio 2015), Paris, Publication de la Sorbonne, 2016, pp. 265-280, p. 266. 11 Ivi, pp. 272-273. 12 J. MORSEL, La faucille et le goupillon. Observations sur les rapports entre communauté d’habitants et paroisse d’après les registres de visite pastorale de l’Empire au XVe siècle, in Communautés d’habitants au Moyen Âge, XIe-XVe siècles, a cura di J. Morsel, Paris, Publications de la Sorbonne, 2018, pp. 463-537, pp. 469-472. INTRODUZIONE 5 ta pastorale è un’efficace cartina di tornasole quel che accadde a San Gimignano pochi mesi prima che l’Adimari si mettesse in viaggio: infatti, almeno dall’autunno 1435, il Comune valdelsano pretendeva che gli immobili assoggettati all’estimo elaborato per appianare i debiti della cittadina, quand’anche fossero stati trasferiti a un ente ecclesiastico o religioso, non fossero considerati esenti dall’imposta13. L’arrivo del vescovo in visita pastorale lì dove i diritti dei suoi subiecti (i preti di San Gimignano) rischiavano di essere compromessi acquisiva una forte carica simbolica, soprattutto perché il presule giungeva espletando la funzione ispettiva e regolatrice propria del suo ministero: la visita pastorale diventava dunque, essa stessa, un mezzo utile a contrastare le istanze lesive della libertas ecclesie, ovviamente ‘abbinandosi’ alla consueta minaccia dell’applicazione delle censure ecclesiastiche. Sembra quasi superfluo avvertire che – pur all’interno di queste linee generali – ogni diocesi faceva storia a sé, e che ogni chiesa locale presenta una propria tradizione di visite basso-medievali. A Bologna, città assai importante per la sua università, la pratica della visitatio fu messa sistematicamente a regime solo con Niccolò Albergati (1417-1443)14. Cortona, al contrario, ha una sequenza serrata di visite pastorali, una ventina tra il 1340 e il 1440; e anche se, con Daniel Bornstein, riconduciamo quel numero imponente alla «modest size» e ai «meager revenues» della diocesi, che facevano sì che quella Chiesa vescovile «was perhaps less inefficiently governed than most», non si può fare a meno di pensare che a Cortona la visitatio assumesse quel fine di modellamento dello spazio di cui si è detto sopra: ai vescovi cortonesi premeva plasmare il ‘giovane’ districtus diocesano, nato solo nel 1325, e disciplinarlo con l’aiuto dei registri di visitationes conservati nei loro archivi (ai quali si ba- 13 Questa situazione mise in crisi i monaci olivetani, che l’8 agosto 1435 pregarono i priori di San Gimignano «per pietà e misericordia» di sgravare dalle imposte «due colti» avuti in dono, pena l’impossibilità di assicurare il servizio liturgico cui i due terreni dovevano servire («acciò che possino fare officiare la capella come si contiene nel testamento»): cfr. ASCSG, Deliberazioni e partiti, n. 172, c. 59r. Cfr. anche L. PECORI, Storia della terra di San Gimignano, Firenze, Cellini, 1853, p. 219. 14 Si veda R. PARMEGGIANI, Visite pastorali e riforma a Bologna durante l’episcopato di Niccolò Albergati (1417-1443), «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», LXIX (2015), pp. 21-47. 6 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE dava dunque di più)15. In filigrana vediamo anche una sorta di tradizione strutturante e legittimante dell’episcopato cortonese: ogni nuovo vescovo voleva forse dimostrare di essere all’altezza dei suoi predecessori, effettuando anch’egli una visita da lasciare ai posteri. Un sentimento assai simile doveva animare anche i vescovi di Volterra, che nel pieno Quattrocento custodivano nei loro archivi svariati registri di visite pastorali effettuate durante gli ultimi secoli del medioevo, alcune giunte sino a noi, altre no: almeno quelle di Rainuccio Allegretti (1321-1348) (conservata), di Simone Pagani (1375-1384) (soltanto menzionata), Ludovico Aliotti (1398-1411) (soltanto menzionata) e di Stefano del Buono (1411-1435) (addirittura due, entrambe conservate)16. La visita pastorale che editiamo qui, compiuta tra l’agosto 1436 e il marzo 1437 dal vescovo Roberto Adimari (1435-1440), lascia affiorare, come vedremo, un distretto diocesano devastato dal calo demografico, dalla guerra e dalle imposizioni fiscali sul clero17. E proprio il contesto di degrado in cui la visitatio si svolse è anche uno dei ‘moventi’ che ne giustificano l’attuazione. La pandemia del 1348, smagliando la rete del popolamento e della cura d’anime, aveva svolto il ruolo di tournant, di spartiacque tra una fase passata (figlia della lunga stagione di crescita pieno-medievale e non più replicabile) e una situazione del tutto inedita; e non è forse un caso che la maggior parte delle attestazioni relative a visitationes nel Volterrano si affastelli dopo quel momento: ai vescovi del post-peste cui premesse «esercitare una qualche forma di controllo sulle dinamiche scatenatesi 15 D. BORNSTEIN, Parish Priests in Late Medieval Cortona: The Urban and Rural Clergy, in Preti nel medioevo, Verona, Cierre, 1997, pp. 165-193, p. 167. Sulla nascita della diocesi di Cortona cfr. P. LICCIARDELLO, Un vescovo contro il papato. Il conflitto fra Guido Tarlati e Giovanni XXII, Arezzo, Società Storica Aretina, 2015. 16 Si vedano Rainuccio, Stefano 1 e Stefano 2. Per la storia del materiale archivistico di età medievale cfr. J. PAGANELLI, Dives episcopus. La signoria dei vescovi di Volterra nel Duecento, Roma, Viella, 2021, pp. 21-38. È ovviamente possibile che le visitationes dei presuli volterrani che apparentemente non visitarono la diocesi siano andate disperse a causa delle traversie che hanno interessato l’archivio episcopale. 17 Cfr. J. PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso». Riflessioni sulla Chiesa toscana nell’età del primo catasto fiorentino (a partire dal caso di Volterra), «Reti Medievali. Rivista», XXII (2021), 2, pp. 289-328. Sottolinea che «quasi un terzo delle parrocchie rurali giaceva in rovina o era stato abbandonato» PETERSON, La Chiesa e lo stato territoriale, cit., p. 141. INTRODUZIONE 7 dopo il 1348» era necessaria, come mostra il caso del presule fiesolano Benozzo Federighi (1421-1450) studiato da Paolo Pirillo, una conoscenza abbastanza approfondita del territorio e delle dinamiche che in esso si verificavano18. In questa cornice di consapevolezza dei tempi nuovi e del momento di svolta – cui era necessario far fronte con le adeguate contromisure – vanno poste le costituzioni sinodali elaborate dal vescovo Filippo Belforti (1348-1358), poi rimaste a fondamento della Chiesa volterrana per un paio di secoli. Anche il sinodo, del resto, forniva un canale di comunicazione formidabile tra il vescovo e la realtà diocesana, tra il ‘centro’ episcopale e la ‘periferia’ (ancorché nel senso inverso rispetto alla visita pastorale)19. Il filo del nostro ragionamento porta a ritenere che l’Adimari visitasse la sua diocesi per porsi nel solco tracciato dai suoi predecessori (e in particolare in quello del suo immediato antecessor, Stefano), per acquisire una certa cognizione del suo distretto ecclesiastico e, infine, anche per «comunicare» con il suo clero, sfruttando l’occasione per correggerne i mores20. Ma c’è un altro fattore da tenere presente. Nel giugno 1357, i reggitori del Comune di Firenze indirizzarono una lettera ai fedeli e al clero della diocesi di Pistoia: poiché «venerabilis pater dominus episcopus Pistoriensis visitare decernerit suam diocesim et ecclesias et monasteria et certa loca pia», i magistrati della città gigliata ordinarono che al prelato fosse assicurata la debita «reverentia» e che gli fosse tolto ogni «obstaculo», «ut per exhibitionem favore, ad Dei laudem, visitationem ipsam valeat expedire»21. Quest’episodio mostra che il vescovo di Pistoia aveva notificato al Comune di Firenze l’intenzione di visitare la sua diocesi: la visitatio prendeva dunque i connotati di un gesto anche politico, che interessava il potere pubblico e su cui quest’ultimo era chiamato a vegliare. La valenza politica della visita pastorale è ancor più netta se la si cala nella stagione successiva alla trasformazione del dominio di Firenze in stato 18 P. PIRILLO, La visita pastorale di Benozzo Federighi ed il territorio della diocesi fiesolana nel basso medioevo, in Un archivio, una diocesi. Fiesole nel medioevo e nell’età moderna, atti del convegno (Fiesole, maggio 1995), a cura di M. Borgioli, Firenze, Olschki, 1996, pp. 59-87 (la cit. nel testo da p. 66). 19 J. PAGANELLI, Il Sinodo del vescovo Filippo Belforti e la Chiesa di Volterra alla metà del Trecento, Volterra, Accademia dei Sepolti, 2020. 20 BIZZOCCHI, Clero e Chiesa, cit., p. 7. 21 ASFI, Missive I Cancelleria, n. 12, c. 143r. 8 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE regionale dopo la conquista di Pisa (avvenuta nel 1406)22. È possibile che l’«intrinsichezza»23 tra l’élite di governo fiorentina e l’alto clero delle diocesi toscane evidenziata da Roberto Bizzocchi, colorando le visite pastorali di una tonalità ancor più politica, arrivasse al punto di renderle uno strumento utile alla Dominante per il buon governo della Tuscia24? E che i governanti fiorentini incoraggiassero i pastori toscani a visitare le rispettive diocesi? Se, come scrissero i priori di Firenze, il vescovo Ludovico Aliotti era «la rocca e la forteza che noi abbiamo in Volterra», ed essi erano più sicuri «essendovi la sua persona, che buon numero di gente d’arme», è ragionevole che ciò valesse non solo per il caput diocesis ma anche per il resto del distretto diocesano (che un bravo vescovo fiorentino avrebbe dovuto tenere in ordine)25. Per cogliere l’importanza del buon governo episcopale basta, del resto, porre mente alla missiva inviata dai reggitori di Firenze al vescovo aretino nell’ottobre 1428, con cui il Comune gigliato pregava il presule – allontanatosi da circa 5 anni dalla sede vescovile – di tornare a risiedere presso il suo palatium: l’assenteismo del prelato rischiava di rappresentare una nota stonata nel prosieguo armonico della dominazione fiorentina su Arezzo26. 22 C.-M. DE LA RONCIÈRE, De la ville à l’État régional: la constitution du territoire (XIVe-XVe siècle), in Florence et la Toscane, XIVe-XIXe siècles. Les dynamiques d’un Etat italien, a cura di J. Boutier, S. Landi e O. Rouchon, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2004, pp. 15-38; Firenze e Pisa dopo il 1406: la creazione di un nuovo spazio regionale, atti del convegno (Firenze, settembre 2008), a cura di S. Tognetti, Firenze, Olschki, 2010. 23 BIZZOCCHI, Clero e Chiesa, cit., p. 35. 24 R. BIZZOCCHI, Chiesa e aristocrazia nella Firenze del Quattrocento, «Archivio Storico Italiano», CXLII (1984), 2 (520), pp. 191-282; ID., Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento, Bologna, il Mulino, 1987. 25 Stefano 1, p. 9. 26 ASFI, Signori, Missive I cancelleria, n. 32, c. 1r: «quotidie nobis per dilectos nostros priores et cives civitatis Aretii fiunt querele nostro iudicio non iniuste neque contemnende quod, cum residentia vestra esse debeat in ecclesia principali in loco illius civitatis ubi est capitulum cleri et habitatio pro episcopis deputata, vos, nescimus qua mente vel qua alienatione senni, per quinquennium ab eo loco abstinuistis»; «requirimus et hortamur ut honorem vestrum et debitum in ista parte adimplere et materiam turbationis et scandali [...] auferri». La missiva è richiamata in PETERSON, La chiesa e lo stato, cit., p. 150. CAPITOLO 1 L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI Gli ultimi anni dell’episcopato di Stefano coincisero con una fase politica del tutto particolare per il capoluogo diocesano: com’è noto, infatti, l’élite dirigente volterrana non aveva accettato di sottostare al Catasto fiorentino del 1427 in forza dei patti che, dal 1361, regolavano i rapporti tra Volterra e la città gigliata, e aveva reagito montando un principio di rivolta in città. Le speranze dei Volterrani di sfuggire a quell’imposizione fiscale (che altro non significava se non la fine della residua autonomia cittadina), in un primo momento stroncate dall’intransigenza dei Fiorentini, trovarono nuova linfa a partire dal 1431, quando il Comune di Firenze cassò le misure restrittive che erano state adottate in occasione della sommossa e, soprattutto, esentò Volterra dal Catasto: il 1º novembre 1431, giunse in città la notizia che «Florentinos restituisse Volaterranos illi gradui quo fuerunt ante motum»1. In quel quadro così turbolento, i Fiorentini salvaguardarono gli iura dell’episcopato volterrano, ossia i diritti che dagli Svevi in avanti la sede vescovile vantava su alcuni castelli del distretto volterrano (Pomarance, Serrazzano, Montecerboli, Sasso e Leccia)2. Soprattutto, il vescovo Stefano seppe giocare un ruolo di mediazione tra i Volterrani e Firenze quando, nel 1434, a Volterra si rincorsero le voci di una congiura filo1 BMF, ms. A234, c. 189v. Le fasi del confronto sono ben ripercorse in L. FABBRI, Odium Catasti. La sfida delle città minori ai progetti di accentramento fiscale nello Stato fiorentino, in From Florence to the Mediterranean and beyond: essays in honour of Anthony Molho, a cura di D.R. Curto, Firenze, Olschki, 2009, pp. 249-270. Ma per l’accoglienza riservata al Catasto cfr. anche G. PETRALIA, Fiscalità, politica e dominio nella Toscana fiorentina alla fine del medioevo, in Lo stato territoriale fiorentino, cit., pp. 161-187; e ID., Imposizione diretta e dominio territoriale nella repubblica fiorentina del Quattrocento, in Società, istituzioni, spiritualità. Studi in onore di Cinzio Violante, Spoleto, Cisam, 1994, pp. 639-652. 2 BGV, ms. 5873, c. 31v. 10 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE viscontea, ennesimo episodio perturbatore dell’equilibrio politico dopo i disordini che erano scoppiati nel 14323. Il 27 agosto 1434, i reggitori del Comune cittadino deciso di rivolgersi al vescovo «pro liberatione» di un carcerato coinvolto in una delle trame anti-fiorentine4. La richiesta faceva senz’altro seguito all’intrinsichezza, nettamente avvertita dai Volterrani, tra il vescovo Stefano e i governanti della città gigliata: non può essere un caso che, proprio nel 1434, il commissario fiorentino agisse, formalmente come delegato del presule, contro un prete che aveva preso parte alla congiura5. Del resto, Stefano usciva dalle file dei «presuli leali e fedeli» che Firenze si sforzava d’insediare nelle diocesi del dominio6. Nel volgere di qualche tempo, però, l’intrinsichezza tra ordinario e Comune fiorentino lasciò il posto a un fascio di rapporti più complesso, nel quale, come vedremo, giocava un ruolo il patronato politico ‘collettivo’ instaurato da Cosimo con l’élite urbana. Nell’autunno 1434 Stefano lasciò definitivamente la sua diocesi, dopo aver coronato il sogno di tornare al servizio del papa (diventando vicario in spiritualibus a Roma nel novembre 1434)7. A Volterra era rimasto il fidato Guarduccio (già convisitatore in Stefano 2) come suo locum tenens: momentaneamente sostituito, il 29 luglio 1435, dal canonico Giovanni di Michele, il collaboratore del Pratese era di nuovo ad bancum iuris il 14 agosto, e vi rimase – in qualità di vicario generale – anche nei giorni successivi; egli era coadiuvato dallo scriba Giusto di Guiduccio dei Gotti, nipote ex fratre del notaio re- 3 ASFI, Carte strozziane, Repertorio di memorie laiche (inventario N/334), ff. 570, 578; G. PILASTRI, Una congiura a Volterra nel 1432, «Rassegna Volterrana», IX (1958), pp. 1-55. A. MOLHO, Florentine Public Finances in the Early Renaissance, 1400-1433, Cambridge (Massachussets), Harvard University Press, 1971, p. 36, ricorda che nel febbraio 1433 il Comune di Firenze decise di concedere ai Volterrani il condono di alcune tasse che costoro non erano riusciti a pagare alla dominante. 4 Il presule avrebbe dovuto operare «efficaciter» per la sua «venia et liberatione»: ASCV, A nera n. 38, c. 86r. 5 BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 274. 6 R. BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, stato, e istituzioni ecclesiastiche, in I ceti dirigenti nella Toscana del Quattrocento, atti del convegno (Firenze, dicembre 1982 e dicembre 1983), Firenze, Papafava, 1987, pp. 257-277, p. 272. 7 I. WALTER, Buono, Stefano Del, in Dizionario Biografico degli Italiani, XV, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1972, in rete sul portale <treccani.it>. L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI 11 dattore di Stefano 18. Il 10 settembre 1435 il Pratese morì, e il 1º ottobre i priori volterrani deliberarono d’inviare alcuni oratori «ad summum pontificem et ad Florentinos pro impetrando et obtinendo episcopum Vulterris», affinché i Fiorentini e il papa designassero un nuovo pastore per la città9. Dal 5 ottobre 1435, Guarduccio (certamente in forza di un mandato trasmessogli dal nuovo pastore) s’intitolò vicario generale dell’eletto Roberto Adimari, e fu affiancato da ser Pietro del fu Ottaviano dei Caffarecci, notaio «curie dicti domini episcopi electi»10. Appena 4 giorni dopo la deliberazione dei priori di Volterra, dunque, la sede apostolica aveva destinato a Volterra un nuovo vescovo, che cominciò a operare in sostanziale continuità col suo predecessore (visto che Pietro dei Caffarecci 8 ASDVES, Processi civili, 62, III, cc. 54v, 55v, 60r. Guarduccio aveva mantenuto il ‘profilo gestionale’ che lo aveva caratterizzato negli anni a cavallo della seconda visita pastorale svolta dal Pratese: cfr. ASDVES, Inventari di beni, 5, dichiarazioni (risalenti al 1427) del pievano di Lustignano (18 fiorini «per paghare al detto Comune di Firenze e pagharonsi in mano di messer Ghuarduccio») e del monastero di Montescudaio (5 fiorini «per pagare una imposta 1426 per lo sesto»). Giovanni di Michele era canonico del duomo almeno a partire dal novembre 1404 (ASFI, Notarile antecosimiano, 7885, c. 215r) e rettore della chiesa di Sant’Ottaviano dall’aprile 1405 (ivi, 11264, c. 503r). Nel 1410, era procuratore del vescovo Ludovico Aliotti (ivi, 21119, c. 13r) mentre, tre anni dopo, risulta «generalis camerarius totius cleri Vulterrani non exempti» (BGV, ms. 8502, f. 6). Per i due anni successivi, fu designato dal Comune di Firenze tra i riscossori delle somme non versate alla città gigliata da parte del clero volterrano («circa exigendum et exigi faciendum denarios per dictum clerum solutos pro malpaghis et residuis dicti episcopatus prime, secunde et tertie page centum millium florrenorum impositorum per magnificum commune Florentinum»: ASDCAP, Diplomatico, 335; e ASFI, Notarile antecosimiano, 21119, c. 46v). Nel 1416, tentò di farsi assegnare «in curia Romana» la badia di San Giusto «de prope Vulterras» in commenda e a questo scopo chiese delle lettere di supporto alla contrada cittadina di Santo Stefano («et dictus dominus Iohannes affectat habere licteras a dicta contrata in sui benefitium suplicatorias»: ivi, c. 58r). La manovra, però, non riuscì, ed egli rimase soltanto canonico della cattedrale, ruolo in cui è attestato nella portata catastale della sua prebenda (ivi, Catasto, 193, c. 346r). All’epoca della stesura del Catasto, ser Giusto Gotti aveva 33 anni (cfr. Stefano 1, p. 18; e ASFI, Catasto, 239, c. 514r) ed era priore della societas dei battenti di San Francesco di Volterra (ASDVES, Inventari di beni, 2, c. 19r). Sulla famiglia Gotti cfr. anche BGV, Archivio Maffei, 52, f. 132. Sui vicari generali, «figura professionale nettamente tecnica», cfr. BIZZOCCHI, Clero e Chiesa, cit., p. 39. 9 ASCV, A nera, 38, c. 266v. 10 ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 1r. 12 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE aveva listato una parte di Stefano 2)11. L’eletto Roberto di Mainardo Adimari aveva ottenuto uno stallo nel capitolo della cattedrale di Firenze tra l’autunno 1431 e l’agosto 143212. Fratello di Filippo di Mainardo Adimari, che all’epoca del Catasto aveva 40 anni, egli era doctor decretorum, cioè esperto di diritto canonico, come indica anche la cronotassi cinquecentesca dei vescovi di Volterra approntata dal notaio Bastiano Borselli: «Robertus de Adimaribus de Florentia, decretorum doctor, fuit asumptus episcopus Volaterranus anno Domini MºCCCCºXXXVIº, sedit annis quatuor»13. Se diamo credito a quel che racconta l’erudito Scipione Ammirato, il quale avrebbe letto una missiva dell’Adimari a Cosimo de’ Medici, possiamo situare la nomina di Roberto a vescovo di Volterra nell’ambito del «clientelismo ecclesiastico» illuminato dalle ricerche di Roberto Bizzocchi14. Anche se i rapporti tra la schiatta degli Adimari e quella dei 11 Cfr. Stefano 1. Sui Caffarecci cfr. BGV, Archivio Maffei, 52, ff. 124-125; E. FIUMI, Volterra e San Gimignano nel medioevo, a cura di G. Pinto, San Gimignano, Nuovi Quaderni, 1983, p. 212. 12 La prebenda di Roberto Adimari non è censita in ASFI, Catasto, 425 (imposta sui preti riscossa durante il pontificato di Eugenio IV, di cui diremo tra poco); mentre costui era sicuramente canonico del duomo fiorentino il 14 agosto 1432, da una rapida ricerca sul portale <archivio.operaduomo.fi.it/cupola/>, che contiene la riproduzione digitale dei documenti dell’archivio di Santa Maria del Fiore tra il 1417 e il 1436 (id. o0202001.167vf). Un’ulteriore attestazione relativa al 23 gennaio 1431, invece, non può qui essere considerata (id. o0202001.136c), giacché il cognome ‘Adimari’ è stato vergato in seguito all’espunzione del riferimento gentilizio ‘Cavalcanti’: anche Roberto Cavalcanti (peraltro, successore dell’Adimari all’episcopato volterrano) era canonico della cattedrale di Firenze. Cfr. comunque S. SALVINI, Catalogo cronologico de' canonici della chiesa metropolitana fiorentina, Firenze, Cambiagi, 1751, p. 39. Il padre di Roberto, Mainardo di Filippo, risulta seppellito in cattedrale (come da banca dati consultabile all’indirizzo <http://sepoltuario.iath.virginia.edu/tombs/people/>). Cfr. anche l’annotazione relativa a Iacopo di Filippo di Mainardo Adimari: nella visita a c. 182av. 13 Per l’indicazione relativa a Filippo di Mainardo cfr. la banca dati consultabile sul portale <cds.library.brown.edu/projects/catasto/>; per la cronotassi del Borselli, invece, cfr. ASFI, Capitoli, Appendice, 44, c. 56v (come si vede, il notaio confuse sia l’anno d’inizio dell’episcopato dell’Adimari sia la durata). Presumibilmente, Roberto aveva conseguito il titolo di doctor a Siena: cfr. F. UGHELLI, Italia sacra, I, Venetiis, apud Sebastianum Coleti, 1717, col. 1458. 14 S. AMMIRATO, Vescovi di Fiesole, di Volterra e d’Arezzo, Firenze, nella stamperia Massi e Landi, 1637, p. 167; la cit. nel testo da BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 177. L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI 13 Medici debbono ancora essere indagati, val la pena notare che Alamanno Adimari, prima arcivescovo di Pisa (1406-1411) e poi cardinale della Chiesa romana, si serviva abitualmente del banco Medici15. E che, soprattutto, la designazione vescovile di Roberto avvenne, nel ben noto quadro della «diplomatizzazione delle nomine episcopali», durante il soggiorno fiorentino di Eugenio IV (durato dal giugno 1434 all’aprile 1436), nella stagione in cui Cosimo – che dal gennaio 1435 era gonfaloniere di giustizia del Comune di Firenze – era l’«interlocutore privilegiato del papa e del suo entourage»: quella prossimità sfociò nella nomina di Giovanni Vitelleschi (amico personale del Medici ed esponente di primo piano della curia papale) ad arcivescovo di Firenze (1435-1438)16. La designazione di Roberto a vescovo di Volterra va dunque posta in un quadro ampio, quasi fosse una ‘rotella’ nel gigantesco ‘ingranaggio’ dei rapporti che legavano la sede apostolica a Firenze (e al suo stato), da un lato, e il papa Eugenio IV a Cosimo de’ Medici (e ai suoi clientes), dall’altro. Oltre che canonico del duomo di Firenze, al momento di essere destinato alla Chiesa volterrana Roberto era anche pievano di Cerreto Guidi, zona in cui gli Adimari nutrivano forti interessi patrimoniali ed erano titolari di alcuni patronati ecclesiastici17. Pochi giorni dopo 15 Cfr. L. TANZINI, Cosimo de’ Medici. Il banchiere statista padre del Rinascimento fiorentino, Roma, Salerno, 2022, p. 48. 16 Le cit. nel testo in R. BIZZOCCHI, Vescovi e potere politico nello Stato regionale fiorentino fra Quattrocento e primo Cinquecento, in Vescovi e diocesi in Italia dal XIV alla metà del XVI secolo, atti del convegno (Brescia, settembre 1987), a cura di G. De Sandre Gasparini, A. Rigon, F. Trolese, G.M. Varanini, Roma, Herder, 1990, pp. 957-964, p. 958; e in TANZINI, Cosimo de’ Medici, cit., pp. 153-154. 17 Il precedente pievano di Cerreto Guidi, che compilò la dichiarazione per il Catasto fiorentino il 29 marzo 1429 (ASFI, Catasto, 182, c. 116r: la portata è datata), era «Lorenzo di Filipo Adimari, piovano della pieve di Sa’ Lionardo del chomune di Ciereto». Per gli interessi della schiatta Adimari a Cerreto Guidi cfr. V. MAZZONI, Dalla lotta di parte al governo delle fazioni. I guelfi e i ghibellini del territorio fiorentino nel Trecento, «Archivio Storico Italiano», CLX (2002), 3 (593), pp. 455-513, p. 502. Sul tema dei patronati ecclesiastici rimane fondamentale BIZZOCCHI, Chiesa e aristocrazia, cit. (per gli Adimari, cui è riconducibile il patronato della chiesa di San Cristoforo a Firenze, cfr. le pp. 197198). 14 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE la sua promozione a vescovo, spogliato dal papa del beneficio pievano18, l’Adimari fu libero di fare il proprio ingresso a Volterra: l’8 novembre, i priori di quella città stanziarono la somma di 200 lire «pro honorantia fienda pro parte dicti comunis domino episcopo Vulterrano noviter adsumpto et de proximo intraturo in civitatem Vulterranam»19. Che situazione trovò Roberto al momento d’insediarsi nel suo palatium? Dall’episcopio mancavano le suppellettili e le carte portate a Prato dal suo predecessore: così, allo scopo di recuperare i beni nonpatrimoniali del vescovo defunto, il 25 novembre i priori fecero appello al papa e ai cardinali. Quella richiesta appariva urgente perché fu legata allo stato di precarietà delle finanze vescovili: «fructus et redditus episcopatus Vulterrani, propter guerras et discrimina, quasi ad nihilum devenerunt, et hodie cum difficultate adscendunt ad modia XXV annuatim»20. Anche se i Volterrani probabilmente esagerarono al ribasso le entrate del presule per conferire maggior peso alla loro petizione, è ragionevole supporre che la situazione finanziaria dell’episcopato alla metà degli anni Trenta – specie se consideriamo la crisi che attanagliò il Volterrano proprio durante il nostro decennio (ne parleremo meglio tra poco) – non fosse migliorata rispetto a quella della fine degli anni Venti21. La valutazione che Oretta Muzzi ha fornito circa le sostanze del vescovato fiesolano sembra quindi attagliarsi anche all’episcopato volterrano, le cui entrate «possono essere assimilate quantitativamente a quelle di una famiglia del ceto medio-alto fiorentino»22. 18 Il 25 ottobre 1435, Eugenio IV tolse la pieve di Cerreto all’eletto volterrano conferendola a un altro titolare: cfr. BGV, ms. 5837, c. 245r, che riprende la notizia da AMMIRATO, Vescovi di Fiesole, cit., p. 167. 19 ASCV, A nera, 38, c. 274v. Il pagamento della taxa da parte di Roberto alla sede apostolica avvenne il 16 novembre 1435 (Taxae pro communibus servitiis (1295-1455), a cura di H. Hoberg, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1949, p. 135). 20 BGV, ms. 5837, c. 244v. 21 Dalla denuncia che Stefano aveva presentata agli ufficiali del Catasto risulta che, mentre per la «vita di messer lo veschovo» si spendevano circa 340 fiorini all’anno, il debito con il collegio cardinalizio ammontava a 156 fiorini, mentre altri 133 fiorini erano dovuti alla compagnia degli Spini per le somme spese «quando la chorte fu a Firenze» (ASFI, Catasto, 193, c. 551r). 22 O. MUZZI, La proprietà fondiaria dei vescovi di Fiesole nel tardo Medioevo, in Un Archivio, una Diocesi, cit, pp. 41-58, p. 58. Il compilatore delle facezie del pievano Arlotto avrebbe quindi potuto dire di Volterra, come fece per Fiesole, che essa «fu delle antiche L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI 15 I primi atti compiuti dal vescovo Roberto al governo della sua diocesi risalgono alla fine del 1435: il 7 dicembre il presule, «confisus et legalitate et sufficientia» di Guarduccio, lo riconfermò nel ruolo vicario generale, «non recedendo propterea a prima electione de eo facta sed in ipsam insistendo». Si trattava di un atto che, se non aggiungeva nulla sul piano formale, serviva a trasformare Guarduccio da ex collaboratore di Stefano a uomo fidato dell’Adimari e buon interprete del suo governo23. Forte di quella nomina, subito dopo Guarduccio convocò il clero della diocesi – su istanza del canonico Giovanni di Michele, che in quel momento era camerarius cleri – per eleggerne i nuovi rappresentanti24. Tra le materie da discutere c’era forse la ripartizione del subsidium caritativum, un’imposta sui preti della diocesi riscossa dal vescovo all’indomani del suo insediamento25. Se Guarduccio impersonava la continuità del governo dell’Adimari con quello del predecessore, l’altro vicario generale in azione (almeno dall’aprile 1436) era Antonio di Gualfredo, canonico del duomo, peritus in diritto canonico e pievano di Gambassi; al bancum iuris insieme a lui sedeva il notaio Accettante di Piero Della Bese, cui è riconducibile – grazie a un confronto grafico con la documentazione da lui prodotta – la mano che listò la nostra visita26. Esponente di una ricca e influente fami- città del mondo» e che in essa «v’è rimasto d’antichità la chiesa catedrale e il vescovado», il quale, però, «è di piccolo valore», «per avere il vescovo pochissima entrata» (Motti e facezie del piovano Arlotto, cit., p. 87). 23 ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 2r. Del resto, il vicario generale era, nei confronti del vescovo, come «un burocrate rispetto a un politico»: cfr. BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 252. 24 ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 2r. 25 Ivi, c. 3r. Sul subsidium caritativum cfr. PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso», cit. Alcuni preti dovevano ancora corrispondere al Comune di Firenze gli arretrati dell’imposta dei 100'000 fiorini (cfr. ASDVES, Processi civili, 62, III, c. 55v); sulle imposizioni concordate tra sede apostolica e Comune di Firenze cfr. anche R. BIZZOCCHI, Politica fiscale e immunità ecclesiastica nella Toscana medicea fra Repubblica e Granducato (secoli XV-XVIII), in Fisco, religione, Stato nell’età confessionale, a cura di H. Kellenbenz, P. Prodi, Bologna, il Mulino, 1989, pp. 355-385. 26 ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 15 aprile 1436: «tempore venerabilis et in iure canonico periti viri domini Antonii Gualfredi canonici Vulterrani et tunc dicti reverendi patris in spiritualibus et temporalibus vicarii generalis». Antonio compare in qualità di pievano di Gambassi nella nostra visita, a c. 126v. Ser Accettante non operava 16 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE glia cittadina, Accettante era figlio del mercator Piero, che aveva accresciuto la sua fortuna prestando ai chierici del Volterrano il denaro necessario a pagare le imposte che il Comune di Firenze, in accordo con la sede apostolica, aveva addossato al clero. L’incarico curiale di Accettante poggiava, quindi, sulla ‘familiarità’ tra i Della Bese e la Chiesa volterrana27. Nel gennaio 1433 Accettante sedeva nel collegio dei priori, anche se ancora privo della titolatura di ‘ser’: ciò indica che, quando vergò la visitatio dell’Adimari (cominciata nell’estate 1436), egli era nella stessa condizione di ser Gotto (redattore di Stefano 1) nel 1413, ossia agli inizi della carriera notarile28. Un certo mutamento si scorge all’indomani della morte di Guarduccio, avvenuta nella seconda metà del 1436: un nuovo vicario generale, Antonio di Paolo arcidiacono del duomo (che già era stato «vicario di “complemento”» nell’estate 1436 supplendo a Guarduccio), risulta in attività dal novembre di quell’anno29. La morte dell’ex braccio destro di in via esclusiva al servizio di Antonio, visto che, il 6 marzo 1436, vergò l’assoluzione di un testamento compiuta da Guarduccio (ASCV, Diplomatico Provenienze Diverse, alla data 1431 marzo 6), mentre, il 31 marzo 1437, rogò la cessione del patronato dell’ospedale di Santa Maria al Comune cittadino (ASFI, Diplomatico, Volterra, Comune, alla data). 27 Notizie su Piero in PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso», cit. Sulla famiglia cfr. anche BGV, Archivio Maffei, 52, ff. 120-121. 28 ASCV, A nera, 37, IV, c. 28v. Per la considerazione su ser Gotto cfr. Stefano 1, p. 15. In attesa di riflessioni più puntuali circa il rapporto tra l’incarico curiale e l’iscrizione alla matricola urbana dei notai, il fatto che Accettante non risulti nell’elenco dei notai volterrani (ivi, G nera, 14) porta a credere che il signum tabellionatus gli fosse stato conferito dal vescovo di Volterra in virtù delle prerogative che consentivano ai prelati d’investire giudici e notai (cfr. ASDVES, Notarile rossa, 22, c. 33r, creazione di un notaio nell’aprile 1418; e ASFI, Capitoli, Appendice, 44, c. 54r: «modus servandus per episcopum in creatione notariorum»). Alcune riflessioni sul tema in F. BORGHERO, Ser Lando di Fortino dalla Cicogna. Ascesa sociale e professionale di un notaio valdarnese e dei suoi discendenti dalla Peste Nera alla Firenze dei Medici, tesi di dottorato presso l’Università di Firenze, tutori M. Pellegrini, F. Salvestrini, 2022. Ser Accettante fu impiegato nella curia dell’Adimari almeno fino all’estate 1439 (ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 7 luglio 1439). 29 La notizia della morte di Guarduccio risale al 28 novembre 1436, quando il vicario generale mise sotto custodia «res et bona que remanserunt in hereditate domini Guarduccii Mathey canonici Vulterrani» (ASDVES, Processi civili, 62, IV, alla data). Antonio di Paolo «vicario suprascripti domini episcopi loco suprascripti domini Guarduccii absentis» ivi, II, c. 7v. La cit. nel testo in BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 249. Antonio di Paolo era anche pievano di Rivalto (cfr. Stefano 1, p. 95; e ASDCAP, Diplomatico, 335). Nel suo incarico vicariale, egli era coadiuvato dal notaio Ottaviano del fu Otta- L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI 17 Stefano, che da molto tempo stava al vertice della Chiesa volterrana ricoprendo la mansione di locum tenens vescovile, comportò una certa riorganizzazione degl’incarichi di curia. Un ulteriore indizio del venir meno di Guarduccio fu l’arrivo di un vicario specificamente destinato al Sangimignanese ed ‘esterno’ all’ambiente volterrano: si trattava di Santi di Piero pievano di Artimino, attivo, non a caso, dall’autunno 143630. Tirando le fila di quel che abbiamo detto, sembra lecito affermare che, rispetto al Pratese, Roberto muovesse qualche passo in avanti verso la creazione di un vicariato foraneo a San Gimignano (istituzione che sarebbe stata formalizzata dal papa Pio II)31; e che il momento di discontinuità con l’organizzazione curiale ereditata da Stefano sia da collocare nell’autunno 1436, in seguito alla morte di Guarduccio. Da lì, infatti, prese avvio l’immissione in curia di personale ‘nuovo’: oltre al già citato pievano di Artimino, si possono menzionare Bartolomeo di Martino di Duccio, nominato notaio curiale da Roberto il 18 febbraio 1437; e Paolo da Roma e Bartolomeo di Iacopo (quest’ultimo proposto della pieve di Cortona e peritus in iure canonico), vicari generali attestati, rispettivamente, il 13 giugno 1437 e il 24 agosto 143932. Benché breve e durato solo un quinquennio, l’episcopato di Roberto Adimari fu attraversato manciata di questioni politiche cruciali. La prima fu la cessione del diritto di patronato sull’ospedale di Santa Maria viano dei Vermicelli, nominato da Roberto, il 20 novembre 1436, «in notarium sue curie» (ASDVES, Processi civili, 62, II, c. 20r). Sulla schiatta dei Vermicelli cfr. BGV, Archivio Maffei, 52, f. 129; FIUMI, Volterra e San Gimignano, cit., p. 234. Nell’ottobre 1439, l’arcidiacono era Michele di Niccolò (ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 13 ottobre 1439). 30 ASFI, Diplomatico, San Gimignano, Santa Fina, 1436 ottobre 24; e ASDVES, Diplomatico, 1510: Santi, stando nella chiesa di San Pietro di San Gimignano «ubi pro iure reddendo presentialiter residit», portava la qualifica di vicario generale «in terra Sancti Geminiani». Entrambi i rogiti sono vergati dal notaio sangimignanese Giovanni del fu Pietro di Michele, «notarius et offitialis suprascripti domini vicarii et episcopalis curie». Il 25 agosto 1439, Santi era pievano di Gambassi (ivi, Notarile nera, 36, alla data), ruolo che ricopriva anche nel maggio 1447 (ivi, Visite pastorali, 5, c. 90r: «dominus Santes de Florentia»). 31 PAGANELLI, Il Sinodo, cit., p. XVIII. 32 ASDVES, Processi civili, 62, IV, alla data; ASFI, Diplomatico, Volterra, Sant’Andrea, alla data 13 giugno 1437; e ASDVES, Notarile nera, 36, alla data 24 agosto 1439. La portata catastale della «propositura di Chortona» non riporta il nome del titolare del beneficio (ASFI, Catasto, 192, c. 6v). 18 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE al Comune di Volterra (marzo 1437), deliberata di concerto coi canonici della cattedrale (Antonio arcidiacono, Giovanni di Michele, Lorenzo di Giovanni e Antonio di Gualfredo)33. Perché il vescovo compì quel gesto? Mette conto evidenziare che il cambio di patronato seguì di poco l’assunzione, da parte di Cosimo, della carica di gonfaloniere di giustizia del Comune fiorentino (evento, accaduto all’inizio del 1435, che convenzionalmente segna l’inizio dell’egemonia medicea a Firenze). Sembra di poter dire che Cosimo godesse di un buon consenso a Volterra, come mostra la predilezione dimostratagli dall’anonimo autore della Cronichetta volterrana, che infatti lo chiama «nostro protettore» e ne ricorda gli atti compiuti in favore dei Volterrani34. Il passaggio dello ius patronatus dalle mani del presule a quelle dei reggitori di Volterra potrebbe, dunque, essere stato caldeggiato dal Medici in virtù di un calcolo di natura politica. Conforta quest’interpretazione la gestione dei regalia vescovili, che sembra improntata alla ‘dismissione’ (di cui doveva farsi garante lo stesso Cosimo) dei diritti episcopali in favore della collettività cittadina. Nel 1438 scoppiò una lite tra l’Adimari e il Comune di Sasso, sfociata nell’adozione dell’interdetto su quel castello da parte del presule. Il 30 agosto, i Volterrani decisero di perorare la causa degli uomini di Sasso presso il vescovo, affinché «ei placeat elevare interdictum positum in comuni Sassi»35. L’aspetto interessante è che quella contesa – che prendeva le mosse dai giacimenti di allume36 – fu risolta tramite un arbitrato, pronunciato, si badi, dai priori di Volterra: costoro (il 19 ottobre) stabilirono che «lumarie castri Sassi suprascripti sint in perpetuum dicti comunis Saxi eo modo et forma [...] quibus erant [...] tempore domini episcopi Stefani precessoris presentis domini episcopi», riconoscendo a Roberto «allumina presentis anni»37. In quegli stessi giorni, l’Adimari cedette al 33 ASCV, A nera, 38, II, c. 19r; e ASFI, Diplomatico, Volterra, Comune, alla data 31 marzo 1437. 34 Cronache Volterrane, Cronichetta Anonima 1362-1478, a cura di M. Tabarrini, «Archivio Storico Italiano», Appendice 14, XI (1846), pp. 317-332, p. 323. 35 ASCV, A nera, 39, cc. 95v, 147r. 36 Sulle lumaie di Sasso cfr. E. FIUMI, L’utilizzazione dei lagoni boraciferi della toscana nell'industria medievale, Firenze, Cya, 1943, pp. 196-198. 37 ASCV, A nera, 39, c. 173r. L’EPISCOPATO DI ROBERTO ADIMARI 19 Comune urbano «iurisdictionem temporalem quam habet» a Pomarance e negli altri castelli della Montagna, cioè Serrazzano, Sasso, Leccia e Montecerboli. La spinta verso la ricomposizione dei poteri e l’eliminazione delle residue ‘sacche’ giurisdizionali in mano al vescovo, in attesa di ricerche più approfondite e di comparazioni con altri contesti di studio, in primis Arezzo, potrebbe quindi celare una precisa strategia politica di Cosimo: il quale, sfruttando l’ascendente sull’Adimari (suo cliens ecclesiastico), spingeva quest’ultimo ad assecondare le rivendicazioni dell’élite dirigente volterrana, così che essa gli si ‘fidelizzasse’. Gli iura vescovili diventavano non solo «un problema da valutare in termini immediatamente politici» «anziché istituzionali», ma anche una preziosa ‘merce di scambio’ per alimentare il patronato politico ‘collettivo’ del Medici nei confronti di una delle civitates del dominio fiorentino38. D’altra parte, i rapporti tra Roberto e i reggitori del caput diocesis rimasero ottimi: nel giugno 1439, i priori di Volterra annunciavano al vescovo (impegnato «in curia» a Firenze, alla vigilia del concilio che lì si sarebbe tenuto) che «populus vester Vulterranus in quibuscumque debitis et vestre paternitati gratis dispositus est toto posse»39. Mentre, nel luglio 1439, i Volterrani stanziarono 100 fiorini in favore all’Adimari «pro reparatione domorum episcopatus»40. Si trattava, comunque, dell’ultima fase dell’episcopato volterrano di Roberto. Il soggiorno fiorentino gli schiuse forse il trasferimento alla diocesi di Montefeltro e un ruolo nei gangli dell’amministrazione delle terre del papa41. Il 23 marzo, il successore di Roberto Adimari era già stato nominato e consacrato vescovo: si trattava di Roberto Cavalcanti (1440-1449), altro canonico della cattedrale fiorentina e uditore alla Rota 38 La cit. nel testo in BIZZOCCHI, Chiesa e potere, cit., p. 289. ASCV, A nera, 39, c. 299r. Il vescovo Roberto sottoscrisse il decreto di unione tra le Chiese greca e latina, promulgato a Firenze nel luglio 1439: cfr. C. MILANESI, Osservazioni intorno agli esemplari del decreto d’unione della Chiesa greca con la latina che si conservano nella biblioteca mediceo-laurenziana e nell’I. E. R. Archivio centrale di Stato, «Archivio Storico Italiano», n.s., VI (1857), 1 (11), pp. 196-225. Sul concilio di Firenze cfr. D. BALDI, I «Documenti del Concilio» di Firenze e quasi sei secoli di storia, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», LIII (2017), pp. 287-374. 40 ASCV, A nera, 39, c. 312r. 41 G. LEONCINI, Illustrazione della Cattedrale di Volterra, Siena, Lazzeri, 1869, p. 272; BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, cit., p. 275. 39 20 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE romana, che il 27 aprile 1440 cominciò, nel suo palatium volterrano, a redigere l’elenco dei beni e delle entrate della mensa vescovile42. 42 BGV, ms. 5873, c. 246r; ASDVES, Mensa, 44, c. 1r. Roberto Cavalcanti era canonico della cattedrale almeno dal 1431, mentre nelle portate catastali della fine degli anni Venti non risulta ancora titolare della prebenda (BNCF, Fondo nazionale, II.IV.505; e ASFI, Catasto, 425, c. 2v); cfr. comunque SALVINI, Catalogo cronologico, cit., p. 38. CAPITOLO 2 LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 La nostra visita, svolta dal 1º agosto 1436 all’11 giugno 1437, interessò un totale di 217 enti con un’autonomia e un’‘individuabilità’ strutturale (pievi, parrocchie, canoniche, priorie e ospedali). Dal conto sono esclusi le cappelle e gli altari, che si ‘appoggiavano’, per forza di cose, a enti (ed edifici) più grandi: la visita Adimari è quindi più ‘piccola’ di Stefano 2, che censì un totale di 283 parrocchie. Le operazioni di visita furono inaugurate dal vescovo, che escusse i chierici della pieve di San Gimignano sino al 7 agosto 1436; poi, dall’8 agosto, egli fu sostituito dal canonico Giovanni di Michele sino al 14 agosto, quando tornò a visitare alcune chiese in tandem col suo vicario; l’avvicendamento tra i due durò sino al tre settembre, data a partire dalla quale le redini della visitatio furono assunte dal solo con-visitatore. Qui di seguito rifletteremo – senza l’ambizione di esaurirle – su alcune delle problematiche più interessanti sollevate dalla lettura del testo. Il questionario di visita da cui mosse l’inspectio alla pieve di San Gimignano (listato alle cc. 2r-3r) fu interamente mutuato da quello di Stefano 2, a riprova della sostanziale continuità tra la prima fase del governo dell’Adimari e quello del suo predecessore1. Ciò desta l’impressione, per dirla con Hay, di un’attitudine «mechanical and legalistic» da parte del vescovo Roberto, che impiegò tal quale, senza mutarlo, un questionario elaborato più di 10 anni prima2. Eppure, il fatto stesso di effettuare una 1 Anche se il questionario dell’Adimari consta di soli 26 punti, uno sguardo al manoscritto rivela che i restanti 14 (giacché Stefano 2 ne conta 40) non furono ricopiati dal notaio rogante sul registro. Sul questionario di visita cfr. Introduction, in The Visitation of Hereford Diocese in 1397, a cura di I. Forrest e C. Whittick, Woodbridge, Boydell & Brewer, 2021, pp. XI-XLI, p. XVI. 2 HAY, The Church in Italy, cit., p. 57. 22 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE visita pastorale a meno di un anno dalla presa di possesso della sede vescovile – anche se ammettiamo che in parte ciò avvenisse in ossequio alla ‘tradizione’ di visitationes che ormai caratterizzava la Chiesa volterrana – denota una certa «volontà delle autorità ecclesiastiche di rispondere alle attese e alle richieste di pulizia morale del clero da parte dei fedeli»3. Del resto, l’episcopato dell’Adimari coincise con i lavori del concilio di Basilea, durante lo svolgimento del quale sia Eugenio IV sia i padri conciliari «affichient un zèle égal pour l’oeuvre de réforme»4. In particolare, le norme emanate Oltralpe nel 1433 stabilivano che ciascun vescovo «inquirat de vita et moribus subditorum», al fine di reprimere «labem symoniacae pravitatis, contractos usurarios, concubinatum, fornicationem et aliqua quevis crimina», e di sradicare «sortilegia, divinaciones, incantaciones, supersticiones»5. Erano anche gli anni, quelli della nostra visita, dell’intenso «impegno militante pro fide di Bernardino» e della predicazione dell’Albizzeschi a Siena, Arezzo e Firenze (a Volterra il frate era stato nel 1424), e, in generale, della diffusione delle istanze tese a «rétablir la discipline primitive» all’interno degli ordini, i cui membri si rendevano frequentemente protagonisti di un’«opera di guida religiosa» nei confronti delle comunità6. In un clima tanto dinamico dal punto di vista delle istanze ecclesiali, 3 La cit. nel testo da A. RIGON, Clero e città: «Fratalea cappellanorum», parroci, cura d’anime in Padova dal XII al XV secolo, Padova, Istituto per la Storia Ecclesiastica Padovana, 1988, p. 226. 4 La cit. nel testo da DELARUELLE, LABANDE, OURLIAC, L’église au temps du Grand Schisme, cit., p. 261. 5 Cfr. Monumenta conciliorum generalium seculi decimi quinti. Concilium Basileense. Scriptorum, Vindobonae, Officinae typographicae aulae et status, II, 1873, pp. 525-526. Ma cfr. anche ivi, pp. 802-805, articoli concernenti la disciplina dei chierici secolari emanati dal concilio nel corso del 1435: «quomodo divinum officium in ecclesia celebrandum sit», «quo tempore quisque debeat esse in ecclesia», «qualiter hore canonice extra chorum dicende sint», «de hiis qui tempore divinorum vagantur per ecclesiam», «de hiis qui in missa non complent credo vel cantant cantilenas, vel nimis basse missam legunt aut sine ministro», «de pignorantibus cultum divinum», «de tenentibus capitula tempore misse», «de spectaculis in ecclesia non faciendis». 6 Le cit. nel testo, rispettivamente, in A. GAMBERINI, Santi allo specchio: Bernadino da Siena e Pietro martire. Osservazioni a partire dalle fonti iconografiche, in Flos studiorum. Saggi di storia e di diplomatica per Giuliana Albini, a cura di A. Gamberini, M.L. Mangini, Milano-Torino, Pearson, 2020, pp. 327-357, p. 330; in M. PACAUT, Les ordres monastiques LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 23 anche i fedeli del Volterrano esprimevano la sete di una nuova spiritualità? In che modo la domanda di rinnovamento e di riforma della Chiesa influenzavano, se la influenzavano, la gestione della cura animarum? Quali indizi offre la nostra visita? Si avverte non di rado la sensazione che, da un lato, fosse proprio l’inadeguatezza del clero (che vediamo affiorare in alcuni punti di Stefano 2 e della visita Adimari7) a spingere il gregge dominico a volgere lo sguardo verso l’apostolato dei fratres, che meglio rispondeva al desiderio di «forme più personali di devozione»; e che, dall’altro, il populus fosse meglio ‘avvertito’ dell’impreparazione dei pastori proprio lì dove sorgevano i conventi o predicavano i frati8. Per corroborare quest’idea servirebbero confronti con altre regioni della Tuscia fiorentina, magari attraverso una cernita degli insediamenti mendicanti e un incrocio con le criticità evidenziate dalle visite pastorali (lì dove ci sono). A San Gimignano, l’influenza dei fratres sulla percezione dell’inadeguatezza del clero emerge con nettezza. Qui esisteva un importante locus domenicano, i cui frati, nell’agosto 1435, chiesero al pontefice di entrare in possesso della chiesa di San Lorenzo in Ponte (il patronato di quest’ente spettava ai canonici della propositura): la vicinanza tra il convento e l’ecclesia di San Lorenzo causava ai frati «perturbationes et incommoda» «in eorum predicationibus faciendis nec non et religieux au Moyen-Age, Paris, Colin, 2005, p. 221; e in C. VIOLANTE, Sistemi organizzativi della cura d’anime in Italia tra medioevo e rinascimento. Discorso introduttivo, in ID., Ricerche sulle istituzioni ecclesiastiche dell’Italia centro-settentrionale nel Medioevo, Palermo, Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti, 1986, pp. 449-484, p. 477. Sull’osservanza cfr. anche BIZZOCCHI, Clero e società, cit., pp. 23-28. 7 Cfr. ad esempio, c. 42v: «presbiteros ut plurimum esse ignorantes», San Gimignano; e c. 102v: «totus populus male contentatur de ipso propter eius ignorantiam et inhonestos gestus», Leccia. 8 La cit. nel testo in PETERSON, La chiesa e lo stato territoriale, cit., p. 142. Sul tema cfr. anche C.M. DE LA RONCIÈRE, Dans la campagne florentine au XIVe siécle. Les communautés chrétiennes et leurs curés, in Histoire vécue du peuple chrétien, a cura di J. Delumeau, Toulouse, Privât 1979, pp. 281-314, il quale sostiene che «les prêtres de campagne sont plus facilement accessibles à l’ifluence des franciscains, largement présents dans le plat pays, et dont l’apostolat privilégie leur milieu» (p. 295). Ma sul clero curato cfr. ora L. DELOBETTE, Pouvoirs, devoirs et moyens des curés, in Structures et dynamiques religieuses dans les sociétés de l’Occident latin (1179-1449), a cura di M.-M. de Cevins e J.-M. Matz, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2010, pp. 107-122. 24 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE missis et aliis divinis officiis celebrandis»9. Pur iscrivendosi nella più generale «querelle entre séculiers et Mendiants» (che rappresentava «un des grands conflits internes à l’Église médievale»), questa vicenda mette anche in luce il forte ascendente che i mendicanti esercitavano nella vita della cittadina valdelsana, tanto da spingerli a contendere al capitolo della propositura il patronato su di una chiesa intra muros: è un caso che, nell’ambito della nostra visita, le mancanze del clero beneficiato filtrino con più vividezza proprio tra le parole dei testi escussi nell’oppidum10? A Castelnuovo di Valdicecina (dove non c’era nessun convento) la popolazione, scontenta di come il curato ascoltava le confessioni, ingaggiava un predicatore da fuori: e forse ciò si doveva all’eco delle prediche di Bernardino, visto che il castello della Valdicecina si trova a pochi chilometri da Massa Marittima (città natale del frate)11. Ma se è indubitabile che i fratres «ont pussé à mieux et plus pratiquer les sacraments (confessions et Eucharestie)»12, occorre però evitare di collegare meccanicamente lo zelo religioso della popolazione all’insediamento o alla presenza dei mendicanti: nella stessa San Gimignano, ad esempio, c’erano «multi qui non confiteantur eorum peccata et non recipiant sacramenta» (c. 44v) e «multi comictentes usuram» (c. 49v). Semmai, si può formulare l’ipotesi che la ‘concorrenza’ mendicante spronasse i vertici diocesani a essere più ‘accorti’ nel loro governo: ne sono un indizio i procedimenti giudiziari 9 ASFI, Diplomatico, San Gimignano, Ss.ma Annuniziata, 1435 settembre 30. Sulla chiesa di San Lorenzo in Ponte cfr. R. RAZZI, S. Lorenzo in Ponte in San Gimignano e l’Oratorio della Madonna del Prato, San Gimignano 2017. Nel giugno 1427, il rettore della chiesa era Tommaso canonico della propositura (ASDVVES, Iinventari di beni, 5, alla data 15 giugno 1427). 10 La cit. nel testo in V. BEAULANDE-BARRAUD, Les péchés les plus grands. Hiérarchie de l’Église et for de la pénitence (France, Angleterre, XIIIe-XVe siècle), Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2019, p. 244. Sul convento domenicano di San Gimignano e la sua fondazione cfr. J. PAGANELLI, «Conventus Ordinis predicatorum in terra Sancti Geminiani». Una bolla «dimenticata» in favore dei domenicani di San Gimignano, «Miscellanea Storica della Valdelsa», CXXIV (2018), 2 (335), pp. 159-164. Del risentimento anti-mendicante del clero parrocchiale è indizio il motto messo in bocca al pievano Arlotto (Motti e facezie, cit., p. 69, n. 39): «diceva ancora il piovano della sapienza de’ frati». 11 Cfr. c. 100r: «non libenter audit populum in confessione et ipsi et populani male contentantur confiteri ab eo: qua propter quolibet anno eligunt unum predicatorem in quaragesima a quo confitentur». 12 La cit. nel testo in PACAUT, Les ordres monastiques, cit., p. 230. LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 25 avviati poco dopo lo svolgimento della visitatio a San Gimignano, grazie alle informazioni raccolte in loco. L’8 giugno 1437, ad esempio, davanti al vicario generale dell’Adimari, ser Ventura rettore di Treschi confessò di aver scommesso con Antonio cappellano dell’altare di San Giuliano di San Gimignano e Papi (Iacopo) dei Moronti: e infatti, durante lo svolgimento della visita l’anno prima, costoro erano stati annoverati tra i giocatori d’azzardo (c. 49r)13. La visitatio – vera e propria inquisitio itinerante, così come l’ha interpretata Pécout14 – consentiva al vescovo e alla sua clique non solo di portare il tribunale diocesano più vicino al luogo dei misfatti, ma anche di vedere ictu oculi e toccare con mano il grado di devianza dei fedeli e del clero. D’indossare, se si vuole, una sorta di scafandro grazie al quale ‘immergersi’ nella singola realtà parrocchiale e adottare i provvedimenti necessari grazie a quella visuale ‘dall’interno’. Stando a San Gimignano, l’Adimari e il suo con-visitatore, prestando l’orecchio alle parole dei testimoni escussi, dovettero rendersi conto dell’ampia diffusione della pratica dell’usura. Difatti, nella primavera 1437, il vicario generale avviò un’inchiesta volta ad approfondire la natura usuraria dell’eredità di Niccolò di Gualtiero dei Salvucci, accusato di aver prestato a interesse, 16 anni prima, la somma di 54 fiorini15. Tuttavia, il fatto che sul Salvucci avesse già indagato Stefano da Prato una decina d’anni avanti consiglia di usare prudenza: i freni alla capacità dei visitatori di correggere i comportamenti e di agire in profondità nelle realtà locali erano forti (tanto rispetto al clero quanto rispetto ai fedeli)16. Se si guarda alla posizione di rilievo del Salvucci all’interno 13 ASDVVES, Processi civili, 62, IV, alla data 8 giugno 1437. PÉCOUT, La visite est-elle une enquête et vice-versa?, cit. 15 ASDVVES, Processi civili, 62, IV, alla data 12 giugno 1437. Sui Salvucci cfr. S. MORI, Documenti e proposte per una ricerca prosopografica sulla famiglia Salvucci di San Gimignano (secoli XIII-XIV), in Studi in onore di Sergio Gensini, a cura di F. Ciappi e O. Muzzi, Firenze, Polistampa, 2013 (Biblioteca della «Miscellanea Storica della Valdelsa», 25), pp. 137-178. 16 Rispetto al clero, si può estendere al XV secolo il modello elaborato da M. BURGER, Bishops, Clerks, and Diocesan Governance in Thirteenth-Century England, Cambridge, Cambridge University Press, 2012: Guarduccio, infatti, divenne vicario di Stefano da Prato nonostante la sua cattiva amministrazione della pieve di Gabbreto, messa in luce proprio durante lo svolgimento di Stefano 2 (c. 124v). 14 26 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE dell’élite dirigente di San Gimignano, e si considera che la curia vescovile conosceva da anni la natura delle sue attività, si può pensare che l’eventuale azione repressiva avvenisse (o non avvenisse) sulla scorta, anche, di motivazioni politiche. Spinge a ritenerlo quel che accadde nell’agosto 1435, quando il Comune di San Gimignano designò una balia di 4 uomini incaricati di censire «omnia et singula bona immobilia que devenient ad manus ecclesiarum et aliorum locorum piorum»17. Ne facevano parte anche Francesco di Michele dei Bracceri e ser Angelo di ser Bartolomeo, individui ben inseriti all’interno del milieu di governo della cittadina18. I testimoni escussi dai visitatori l’anno dopo li conoscevano bene: mentre Francesco, patrono della cappella di San Giovanni nella propositura, fu accusato di occupare indebitamente la dotazione di quel beneficio, ser Angelo era annoverato tra gli usurai del castello19. Eppure, non ci sono tracce di procedimenti a loro carico, e ciò induce a credere che l’azione giudiziaria intrapresa dalla curia vescovile fosse tutt’altro che automatica, e anzi potesse essere frenata da logiche di natura politica20. Se l’ipotesi che abbiamo formulato ha fondamento, essa spinge a interrogarsi sulla natura dell’iniziativa politica espressa dalle cittadine inserite nel dominio fiorentino in rapporto alle rispettive sedi vescovili: quanto stretti erano i margini dell’autonomia di queste élite borghigiane nell’ambito del «condominium avec Rome» che Firenze aveva costruito sulla Chiesa toscana21? Spostando per un momento lo sguardo al di là di San Gimignano, sembra che possa trovare una conferma l’idea di una «participation plus 17 ASCSG, Deliberazioni e partiti, 174, c 66v. Entrambi furono censiti dal Catasto del 1427 (cfr. E. FIUMI, Storia economica e sociale di San Gimignano, Firenze, Olschki, 1961, p. 180 e ad indicem). Ser Angelo era un importante lanaiolo, mentre l’altro un proprietario terriero. 19 Cfr. c. 47r: «cappella Sancti Iohannis: patrones Franciscus et Matheus de Bracceriis et possident fructus»; e c. 182av: «usurarii: ser Angelus ser Bartolomei». Sui Bracceri cfr. FIUMI, Storia economica, cit., pp. 241-242. 20 Sui tribunali della Tuscia medievale ha fatto il punto L. TANZINI, Una Chiesa a giudizio. I tribunali vescovili nella Toscana del Trecento, Roma, Viella, 2020. 21 Cfr. R. BIZZOCCHI, Écclesiastiques toscans et officiers de la curie romaine pendant la Renaissance, in L’état moderne et les élites, XIIIe - XVIIIe siècles. Apports et limites de la méthode prosopographique, actes du colloque international CNRS-Paris I (Parigi, ottobre 1991), a cura di J.L. Genet e G. Lottes, Paris, Éditions de la Sorbonne, 1996, pp. 327-335, p. 331. 18 LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 27 effective à la vie de la paroisse» da parte dei fedeli22. I casi (16 in tutto) in cui i membri dei populi sono descritti come dei buoni cristiani propensi a ricevere i sacramenti sono ben di più rispetto al numero delle criticità censite dai visitatori, come ad esempio i contesti nei quali non si faceva la comunione (a Sasso, Casaglia, Bibbona e Fabbrica)23. C’erano, poi, i casi in cui i sacramenti erano trascurati per cause di forza maggiore o ricevuti presso un’ecclesia ‘aliena’: i populares della pieve di Prata non si comunicarono perché «auffugerunt pestem et non interfuerunt in castro» (c. 101r), mentre quelli di Trecciano si recavano al castello di Sovicille, forse perché la loro canonica era in condizioni strutturali precarie e, soprattutto, in uno spazio aperto, alla mercé di eventuali razzie (c. 84v)24. A San Michele di Cavallano l’abnegazione dei populares arrivava al punto che, nonostante essi fossero «adeo pauperes et miserabiles quod […] non habent unde vivant», si preoccupavano di far officiare la chiesa (c. 75r): «avere in loco un proprio prete» che assicurasse il servizio liturgico era avvertito come un’esigenza cui la comunità non poteva rinunciare25. Più in generale, ad affiorare è l’impressione di un certo innalzamento dello zelo religioso rispetto a Stefano 2 e a Stefano 1: forse, fu il combinato disposto della guerra e della pestilenza ad accrescere la «conscience de l’audelà, voire la peur de la mort», innescando un bisogno più cogente dell’«intercession de l’Eglise» per accedere, almeno, al Purgatorio26. In effetti, la visita dell’Adimari si svolse una manciata di anni dopo il «terribile biennio ’31-33, nel quale Siena e Firenze sembrarono far a gara 22 R. GERMAIN, Revenus et actions pastorales des prêtres paroissiaux dans le diocèse de Clermont, in Le clerc séculier au Moyen Âge, atti del convegno (Amiens, giugno 1991), Paris, Publications de la Sorbonne, 1993, pp. 101-119, p. 101. 23 Cfr. rispettivamente alle cc. 102r, 104v, 106v, 113r. 24 Sul castello di Sovicille, del resto, la comunità di Trecciano gravitava anche dal punto di vista civile: cfr. M. GINATEMPO, Crisi di un territorio. Il popolamento della Toscana senese alla fine del medioevo, Firenze, Olschki, 1988, p. 585; V. PASSERI, Documenti per la storia delle località della provincia di Siena, Siena, Cantagalli, 2002, p. 361. 25 La cit. in M. PELLEGRINI, Clero beneficiato, preti mercenari e salariato ecclesiastico: una prospettiva sul tardo medioevo, in La mobilità sociale nel Medioevo italiano, 3, Il mondo ecclesiastico (secoli XII-XV), a cura di S. Carocci e A. De Vincentiis, Roma, Viella, 2017, pp. 265-292, p. 267. 26 GERMAIN, Revenus et actions, cit., p. 101. 28 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE nel devastare i rispettivi territori»27. L’entità della devastazione causata dalla guerra nella diocesi di Volterra è parzialmente illuminata dal tenore delle trattative intavolate per la pace nel febbraio 1433: dai negoziati si apprende che, nel corso del conflitto, le forze militari del Comune di Siena e dei suoi alleati avevano espugnato Bibbona, Casale, Canneto, Sasso, Pomarance, San Dalmazio, Acquaviva, Montecerboli, Libbiano, Leccia, Serrazzano, Cornia, Berignone, Paurano e Gambassi; avevano bruciato Lustignano, Querceto, e Montegemoli; infine, avevano costretto la popolazione di Castelvolterrano, Gello e Sassa ad abbandonare le proprie case (e si tenga presente che questa è soltanto la ‘metà fiorentina’ delle devastazioni, quella che prende in considerazione i danneggiamenti causati dai Senesi)28. Se l’«entità dei danni dovette essere impressionante», la guerra sferrò un colpo micidiale un’«area poco popolata nella sua maglia castrense», il cui profilo demografico era stato già ulteriormente indebolito dalla peste del 1348 e dalle sue recrudescenze (alcune delle quali colpirono la Tuscia negli anni 1430-31 e 1436-38)29. Non stupisce, quindi, trovarci davanti a un contesto diocesano sostanzialmente devastato: chiese defuncte e senza gregge come quella di Molli, presso la quale il visitatore non trovò «rectorem neque populanos» (c. 83r); pievi scoperchiate da molti anni, come quella di Paterno presso Chianni (c. 111v); o edifici di culto ridotti a casalinum, cioè a un terreno edificabile, come la chiesa di Gello di 27 GINATEMPO, Crisi di un territorio, cit., p. 270. Cfr. Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze, dal 1399 al 1433, III, Firenze, Cellini, 1873, pp. 542-543. Il pericolo era tutt’altro che cessato, visto che, il 27 settembre 1436, i priori di Firenze scrivevano ai Sangimignanesi: «siamo advisati e così pensiamo voi abiate sentito che Niccolò Piccinino con sua compagnia debba passare di qua per venire a’ nostri dampni» (ASCSG, Deliberazioni e partiti, 174, c. 228v). Per alcune ‘tracce’ del passaggio della guerra nella nostra visita cfr. c. 74r, chiesa di Scorgiano: «domus male propter bellum»; c. 75r, chiesa di Cavallano: «campanam magnam in castro Casulis in plebe quam ibi tulerunt propter bellum, ne ab inimicis robaretur»; c. 108r, chiesa di Gello: «interrogatus si quis habet de bonis ecclesie in manibus dixit quod nemo ex eo quia post bellum plus expendiderunt quam receperunt». 29 La cit. nel testo in GINATEMPO, Crisi di un territorio, cit., p. 271, e in EAD., Il popolamento del territorio volterrano nel basso medioevo, «Rassegna Volterrana», LXX (1994), pp. 19-74, p. 70; sulle annate di recrudescenza della peste cfr. M.S. MAZZI, S. RAVEGGI, Gli uomini e le cose nelle campagne fiorentine del Quattrocento, Firenze, Olschki, 1983, p. 51. 28 LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 29 Valdera (c. 114r)30. Sembra confermata la crisi definitiva di alcune, grandi pievi (come quella di Castelfalfi, c. 119r) situate fuori dalle mura dei castelli e gradualmente ‘sostituite’ dalle parrocchie intramurarie: in questo senso la crisi del biennio 1431-33 accelerò un processo in atto da alcuni decenni, nell’ambito del quale c’erano pievi che «entravano in crisi, decadevano, addirittura scomparivano»31. Non mancano ovviamente delle eccezioni (la pieve di Scola, ad esempio, fu trovata in buone condizioni «per totum» (c. 85v), così come pure la vicina chiesa di Pietralata), le quali, però, non mutano il quadro in maniera sostanziale. Desta invece una certa sorpresa che, pur nel contesto di degrado che abbiamo appena descritto, il clero fosse meno indisciplinato di quel che si potrebbe pensare. Sommando il numero complessivo dei giudizi sui mores dei curati espressi tra le righe della nostra visita, si ottiene un totale di 50 valutazioni: di queste, ben 31 sono positive, mentre 19 evidenziano delle criticità. Alcune di esse assumono dei tratti di radicalmente negativi: il rettore di San Lorenzo di Montagutolo, ad esempio, litigava frequentemente coi suoi parrocchiani, appariva loro ignorantissimo e teneva dei comportamenti scandalosi (c. 55v). È evidente che si tratta di un giudizio senza appello, che ricorda la vicenda dei parrocchiani il cui rappresentante andò a chiedere consiglio a Bernardino: se la curia vescovile non fosse intervenuta, anche il prete di Montagutolo sarebbe stato probabilmente cacciato dalla sua chiesa. Così era avvenuto a Serrazzano (c. 103v), castello nel quale, al tempo del vescovo Stefano, i fedeli «clauserunt sibi [scil.: al rettore] hostium et nolebant ipsum amplius in rectorem». Anche a Gallena, infine, il curato «est rector dicte ecclesie per vim et contra velle dicti populi» (c. 86v), cioè a dispetto dei desiderata dei fedeli: a costui era imputata la «negligentia» nei confronti del patrimonio del suo beneficio, che egli amministrava in maniera tutt’altro che oculata. Comunità, nel complesso, più consapevoli dei doveri cui i loro pastori erano chiamati a ottemperare? Verrebbe da rispondere di sì. E se in Rainuccio e, in generale, nel secolo XIV l’attrito tra il prete e i fedeli si muoveva anche lungo le linee di faglia delle solidarietà politiche e per- 30 Su quest’aspetto cfr. anche S. MORI, J. PAGANELLI, Le strutture materiali della Visita, in Rainuccio, pp. 127-138. 31 VIOLANTE, Sistemi organizzativi, cit., p. 470. 30 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE sonali interne alle comunità, al tempo dell’Adimari il risentimento contro i preti delle parrocchie sprigionava, soprattutto, dall’inadempienza nei confronti dei compiti richiesti dalla cura animarum32. Forse ciò avveniva (come si è ipotizzato sopra) sulla scia del contributo delle nuove istanze di spiritualità e religiosità diffuse, anche, dalla predicazione mendicante, che richiedevano – in momenti di crisi come quello in cui la nostra visita si svolse – un clero curato pronto a recepire le istanze del gregge e a condurlo con abilità verso quella salvezza che la nascita e la diffusione del concetto di Purgatorio aveva messo a disposizione dei fedeli ligi ai dettami della Chiesa33. Certamente non era in grado di farlo il curato di Leccia, del quale i parrocchiani lamentarono al visitatore l’insopportabile ignoranza34. Alcune volte, le carenze segnalate erano strutturali e non dipendevano dalla cattiva attitudine del prete. Guardiamo al caso della chiesa di Suvera. Il pievano di Castelfalfi (nel cui piviere ricadeva Suvera), Marino dei Guadagni, era anche canonico delle cattedrali di Volterra e di Firenze, nonché rettore della chiesa di Sant’Andrea di Barbialla (c. 122r), e non risiedeva presso la pieve della Valdera: la faceva officiare a ser Piero di Paolo da Treschi, suo cappellano35. Il problema era che quest’ultimo aveva in carico tutte le chiese del piviere perché, come disse uno dei par- 32 Su quest’aspetto cfr. TANZINI, Una Chiesa a giudizio, cit., p. 227. 33 Cfr. PELLEGRINI, Clero beneficiato, cit., p. 267. 34 Cfr. c. 102v: «totus populus male contentatur de ipso propter eius ignorantiam». 35 Sul ruolo del cappellano cfr. LA RONCIÈRE, Dans la campagne florentine, cit., pp. 293-294; e PELLEGRINI, Clero beneficiato, cit. I fedeli di San Bartolomeo nel piviere di Coiano dichiararono che avrebbero voluto il cappellano della loro chiesa come titolare del beneficio (c. 143v: «populus multum contentaretur de eo si vellet esse eorum rector»; sulla possibilità di un siffatto avvicendamento cfr. RIGON, Clero e città, cit., pp. 238239). Marino Guadagni risulta canonico a Firenze in BNCF, Fondo nazionale, II.IV.505, c. 14v («questi sono e’ beni della prebenda di Sancta Liparata che tiene messer Marino Ghuadagni chalonacho»), mentre risulta canonico di Volterra in ASFI, Catasto, 193, c. 350r. Su di lui cfr. anche SALVINI, Catalogo cronologico, cit., p. 33, e LEONCINI, Illustrazione della cattedrale, cit., p. 335. Sulla pieve di Castelfalfi alcune notizie in ASFI, Carte strozziane, Repertorio di memorie ecclesiastiche (inventario N/335), ff. 206-207, in cui si ricorda che, a fine Quattrocento, il patronato della pieve apparteneva alla Parte guelfa; la collazione in favore di Marino Guadagni, però, fu effettuata dalla curia romana, come ricorda la nostra visita: sull’istituto della collazione apostolica cfr. BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, cit., pp. 268-269. LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 31 rocchiani escussi a Suvera, «in plebatu Castrifalfi nullus alius presbiter est et ideo non potest ei bene servire quia necesse est ut serviat omnibus ecclesiis dicti plebatus» (c. 120r). Ser Piero doveva, da solo, dire messa e assicurare l’assistenza spirituale a tutti i fedeli del piviere: in quella situazione, non poteva essere certo garantita un’adeguata cura animarum. La carenza di sacerdoti – portato del calo demografico, ma forse anche di una certa incapacità dei curati di ‘addestrare’ dei bravi chierici nel «cosiddetto sistema zio-nipote», o anche della crescente facilità con cui si poteva ricorrere al «regime di dipendenza precaria» che sempre più caratterizzava i cappellani – era vissuta con disagio dai fedeli36. Ma ci sono questioni ulteriori che riguardano lo stato del clero e che emergono dalla visitatio. Spostiamo di nuovo lo sguardo su San Gimignano. Il proposto della cittadina valdelsana – che nella nostra visita non è mai chiamato per nome37 – non risiedeva presso il suo beneficio, e il popolo ne era comprensibilmente insoddisfatto38. Il clero imperniato sulla propositura, invece, gestiva un vero e proprio fascio di benefici tra Cellole e San Gimignano: Antonio di Luca, rettore dell’altare di San Giuliano nella propositura (c. 45r), era anche rettore delle chiese unite di San Biagio e di San Matteo di San Gimignano (c. 52r), oltre che cappellano alla pieve di Cellole e alla chiesa di San Biagio di quel piviere (c. 54r), e rettore delle chiese di Santa Margherita di Signano (c. 55r) (unita alla cappella di Sant’Antonio nella propositura) e di Santa Maria di Staggia (c. 73r)39. Nonostante che ser Antonio gestisse tutti quei benefici insieme, 36 La cit. nel testo in R. BRENTANO, Vescovi e collocazione socio-culturale del clero parrocchiale, in Pievi e parrocchie in Italia nel basso medioevo (sec. XIII-XV), atti del convegno (Firenze, settembre 1981), Roma, Herder, 1984, pp. 235-256, p. 248; e in PELLEGRINI, Clero beneficiato, cit. 37 In Stefano 1 (p. 67) il proposto era Michele de’ Bardelli da Firenze, all’epoca ancora un bimbo. Nel 1419, il vescovo Stefano – ricordando che il papa Giovanni XXIII aveva concesso a Michele la dispensa per rimediare al suo «defectus etatis, cum esset annorum novem vel circa» – lo affidò alle cure di un canonico della propositura finché non avesse raggiunto la maggiore età (ASDVVES, Notarile rossa n. 22, c. 37v). Egli era certamente proposto all’epoca della redazione del Catasto (ASFi, Catasto n. 193, c. 384r): la denuncia relativa alla propositura fu presentata da un suo «fattore». 38 Cfr. c. 42v : «terrigene Sancti Geminiani multum contentarentur quod prepositi dicte plebus facerent continuam residentiam». 39 Per l’unione dei due benefici cfr. L’archivio storico della collegiata di San Gimignano, a cura di J. Vichi Imberciadori e L. Rossi, Siena, Nencini, 2007, p. 19. Tuttavia, 32 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE i fedeli non ne erano particolarmente scontenti: a Staggia, ad esempio, un testimone disse che egli era «sollicitus ad omnia et singula que tenetur», e un analogo giudizio riscosse alla pieve di Cellole, mentre a Signano fu descritto come «sollicitus ad omnia que tenetur»; solo i parrocchiani di San Biagio biasimarono il fatto che, mentre un tempo erano abituati a sentire due messe a settimana, «nunc autem raro et quasi per totum mensem nulla in dicta ecclesia missa celebratur». Più benefici insieme li tenevano anche donno Raffaello, che era sia cappellano degli altari di San Paolo e di Santa Fina nella propositura (cc. 49v e 182v) sia rettore della chiesa di San Donato di San Gimignano (c. 52v), i cui parrocchiani erano soddisfatti; Manno dei Cavalcanti, che era sia rettore di San Pietro di San Gimignano (c. 52v) sia pievano di Cellole (c. 54r)40; Gimignano di Iacopo, che era sia rettore di San Lorenzo di San Gimignano (c. 53r) sia priore di Strada (c. 40v), nonché cappellano dell’altare di San Leonardo nella propositura (c. 47v); Meo di Cambio, che svolgeva le mansioni di rettore di San Silvestro di Racciano (c. 55r) e di cappellano dell’altare di San Iacopo nella propositura; e Nerio di Nofri, che era cappellano degli altari di Sant’Antonio e di Santa Caterina nella propositura (c. 49v), officiante alla canonica di Castelvecchio (c. 57r) e rettore della chiesa di San Donato di San Donato (c. 53v). E se a Castelvecchio Nerio accontentava il suo gregge, a San Donato fu addirittura descritto come un curato eccellente, che si comportava «honestissime et perfecte» ed era «sollicitus» nell’amministrazione dei sacramenti. A San Gimignano v’era dunque un «intricato pluralismo di benefici», il cui impatto non può però essere interpretato soltanto in chiave positiva, nell’ottica di un incentivo per i curati alla residenza sul territorio41. Anzi. Ne è prova la lucida analisi espressa da un teste di quella citnel Catasto la denuncia dell’altare di Sant’Antonio (ASFI, Catasto, 193, c. 388r) è separata da quella della chiesa di Signano (ivi, c. 418v): i due benefici avevano anche due titolari differenti. 40 Matteo di Bernardo Cavalcanti diventò pievano di Cellole nel 1418 (ASDVVES, Notarile rossa, 22, c. 36r), mentre Manno di Bindo Cavalcanti risulta pievano sin dall’epoca del Catasto (ASFI, Catasto, 193, c. 413v). 41 Si tratta del giudizio espresso da BRENTANO, Vescovi e collocazione socio-culturale del clero, cit., p. 244 (da cui la cit. nel testo). Il cumulo dei benefici era un costume diffuso anche a Casole: solo a titolo di esempio, si consideri che Paolo di Giovanni, cappellano nella propositura, era anche pievano di Pernina (c. 76v). Ma si veda anche l’esempio di Pace priore di Gabbro, rettore di Santa Croce di Belforte, di San Leonardo LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 33 tadina, Giuliano di Nello doctor legum (c. 45r), che asserì che per i chierici della propositura era semplicemente impossibile attendere a tutti gli uffici divini «cum multa benefitia tenent extra terram». Alla pratica di cumulare più chiese e/o altari contribuiva l’estrema disuguaglianza economica tra un beneficio e l’altro: situazione che incoraggiava «i chierici cittadini» (o quasi-cittadini) ad accaparrarsi i nodi più ricchi della rete beneficiale specie quando essi provenivano dalle famiglie localmente potenti (le quali, come si vedrà tra poco, potevano spesso contare anche sui diritti di giuspatronato)42. Se diamo una scorsa ai ruoli dell’«imposita presbiterorum» di 25'000 fiorini che fu riscossa dal Comune di Firenze nel novembre 1431, e li usiamo per calcolare l’indice di Gini (che serve a misurare l’entità della disuguaglianza tra un contribuente e l’altro), si ottiene un coefficiente di 0,72, valore che segnala un’enorme disuguaglianza (mentre 0 è il coefficiente proprio dell’uguaglianza perfetta, 1 è quello che rispecchia una disuguaglianza perfetta). Tra i redditi delle chiese del Volterrano esisteva quindi un divario ingente, circostanza che presuppone che, accanto a enti in buona salute e con una robusta dotazione patrimoniale, ci fossero benefici sostanzialmente annichiliti, le cui entrate erano pressoché ridotte a zero43. Le chiese vicine agli assi viari principali e non lontane dai castelli più grandi (come San Gimignano e Casole) erano senz’altro meglio attrezzate per reggere i colpi che furono inferti dalla crisi degli anni Trenta del Quattrocento: i loro curati potevano attingere a un bacino più ampio di anime, che garantiva sia entrate non trascurabili (lasciti, elemosine, donativi, decime eccetera) sia, anche, giovani chierici da formare e trasformare in nuovi sacerdoti. Se il caso del piviere di Castelfalfi, richiamato sopra, mostra che il numero dei curati non era un fattore secondario per la qualità della cura animarum, la vicenda del rettore della chiesa di di Belforte e di San Niccolò di Radicondoli, nonché cappellano di Sant’Antonio nella chiesa di Santa Maria di Belforte (cc. 93v-94v). 42 La cit. nel testo in TANZINI, Una Chiesa a giudizio, cit., p. 207. 43 Il calcolo a partire da ASFI, Catasto, 428 («incameratus die ultimo novembris MCCCCXXXI»). Per l’utilizzo dell’indice di Gini cfr. P. MALANIMA, Ineguaglianze economiche. Le certezze e le incertezze, in Disuguaglianza economica nelle società preindustriali: cause ed effetti, a cura di G. Nigro, Firenze, Firenze University Press, 2020, pp. 3-18. Si consideri che, nel 1431, anche il Comune di Siena deliberò l’imposizione di una «presta» alle chiese del dominio (ASSI, Lira, 416). 34 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Serrazzano indica che il divario tra una comunità e l’altra in termini di gerarchia demografica – e, quindi, di capacità di esprimere nuovi preti – poteva avere un impatto concreto sulle chiese: infatti il prete di Serrazzano, che veniva da Castelnuovo (centro assai più grande di Serrazzano), fu accusato di portare lì i proventi della sua chiesa44. Ma Castelnuovo era più importante di Serrazzano anche dal punto di vista economico, e lì doveva esserci il mercato al quale il curato vendeva una parte dei frutti della propria chiesa. Inoltre, al riparo delle mura o comunque non troppo distanti da esse, i benefici e le loro dotazioni mobiliari e immobiliari resistevano meglio alle razzie dei soldati (in cui era tutt’altro che difficile imbattersi nel clima di guerra che abbiamo descritto poc’anzi). A indebolire la consistenza dei benefici contribuiva anche la gragnola d’imposizioni che, sin dal pontificato dei papi ‘pisani’, erano state addossate alle chiese, ed è indubbio, a tale riguardo, che una chiesa fornita di una buona dotazione di beni e di un patrimonio solido poteva affrontare assai meglio le situazioni critiche, come ad esempio l’inasprirsi della pressione fiscale45. Un altro aspetto che la nostra visita consente di mettere in luce, a cui abbiamo già accennato, è la rete dei diritti di patronato che punteggiavano il territorio diocesano; si consideri la tab. 1. Come si vede, i patronati riconducibili alla città di Firenze – alle sue famiglie (come i Rossi) o alle sue istituzioni politiche (come i priori) – avevano un ruolo di primo piano: ben tre pievi si trovavano sottoposte al giuspatronato della Parte guelfa, che poteva anche, così, influenzare il reclutamento dei parroci delle chiese appartenenti a quei pivieri. V’erano, poi, i patronati ‘collettivi’ delle altre città (Siena e Volterra) e quelli riconducibili alle schiatte dei lambardi, i signori di castello che, dopo aver perso i loro residui iura signorili, tenevano i diritti di patronato come una sorta di «testimonianza, in qualche caso il residuo vestigio, di un’indiscutibile nobiltà» (almeno i nobiles di Libbiano e di Querceto)46. 44 Cfr. c. 103v: «bona et fructus ecclesie continue mictit ad Castrumnovum». Per i dati demografici relativi ai due castelli cfr. GINATEMPO, Il popolamento, cit., passim. 45 Su questi aspetti cfr. PAGANELLI, «Molte spese pago più che non posso», cit. Si veda, nella nostra visita, il caso dell’altare di Santa Caterina nella propositura di San Gimignano (c. 182r): «fructus occupantur per commune Florentie propter impositiones». 46 La cit. nel testo in BIZZOCCHI, Chiesa e aristocrazia, cit., p. 192. LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 Ente Santa Margherita di Signano Santa Maria e San Silvestro di Staggia Santa Lucia di Bolsano 35 Titolare del diritto di patronato Primerano e Rossa Ardinghelli di San Gimignano Priori del Comune di Firenze Franzesi San Niccolò di Picchena Nobili di Picchena Sant'Andrea di Picchena Nobili di Picchena Chiesa di Tollena Nobili di Picchena Chiesa di Montarrenti Petroni di Siena San Salvatore di Acquaviva Nobili di Acquaviva Pieve di Prata Concistoro del Comune di Siena San Simone di Libbiano Nobili di Libbiano (in parte) Ospedale di San Iacopo di Conti di Montescudaio Montescudaio Pieve di Querceto Nobili di Querceto (in parte) San Lorenzo di Gello Comune di Volterra Pieve di Castelfalfi Parte guelfa di Firenze Santi Iacopo e Filippo di Bar- Parte guelfa di Firenze bialla San Giovanni di Barbialla Parte guelfa di Firenze Pieve di Coiano Parte guelfa di Firenze San Bartolomeo di Dogana Machiavelli di Firenze Pieve di Montaione Parte guelfa di Firenze Prioria di Varna Rossi di Firenze San Martino di Catignano Rossi di Firenze San Michele di Agresto Lorenzo Ridolfi Pieve di Casale Conti di Montescudaio Tab. 1. I titolari del diritto di patronato censiti dalla visita Adimari* * In corsivo le informazioni tratte da ASFI, Carte strozziane, Repertorio di memorie ecclesiastiche (inventario N/335), sub voce. Non sono riportati i diritti di patronato sugli altari. 36 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE A questa categoria non appartenevano i conti di Montescudaio, titolari di una robusta placca signorile nella Maremma pisana, i cui iura (corroborati dai diritti di patronato qui messi in luce) furono perlopiù tutelati dai Fiorentini47. Ricapitoliamo brevemente. Si è detto che gli anni della nostra visita conobbero un certo fermento nella Chiesa, sia al suo vertice (svolgimento del concilio di Basilea e «attività di disciplina e moralizzazione» svolta da Eugenio IV) sia nelle sue articolazioni ‘di base’ (nascita e diffusione dell’osservanza, ben vista da quel pontefice)48. Pur nella cornice della tremenda crisi che attanagliò il Volterrano negli anni Trenta del Quattrocento, sia i fedeli sia i loro curati mostrano tinte meno fosche del contesto sociale, economico e demografico che li circondava e, in generale, un’attitudine un po’ più spiccata (rispetto a Stefano 1 e a Stefano 2) a comportarsi iuxta canones. Merito delle nuove sensibilità religiose? Del senso di precarietà che avvolgeva tutti costoro e li rendeva più ligi nei confronti dei sacramenti della Chiesa e del loro potere salvifico? Della predicazione incessante di Bernardino e degli altri frati influenzati dalle correnti osservanti? Come si è visto, non in tutte le coscienze aveva però attecchito quella sorta di rinnovamento dell’esperienza religiosa che sembra di poter intuire tra le righe della visita dell’Adimari: i reggitori di San Gimignano volevano estendere l’estimo agli immobili oggetto di lascito pio, e non a caso quella fu la prima zona visitata dal presule. Per lui recarsi lì in visita, oltre ai fini che abbiamo già richiamato a suo luogo, doveva essere anche un modo per solidarizzare con il suo clero – insidiato dai domenicani proprio tra le mura del castello – e ascoltarne da vicino le istanze. Ma sono anche altre le questioni, sollevate dalla nostra fonte, su cui bisognerebbe gettare una luce più vivida. Come si è detto sopra, a un certo punto il vescovo Roberto lasciò la conduzione della visita pastorale al canonico Giovanni di Michele. Tuttavia, quel che avvenne alla chiesa di Castelvecchio di Terricciola mostra che il filo dei contatti tra l’Adimari 47 J. PAGANELLI, Gherardeschi, in La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo, 5. Censimento e quadri regionali, a cura di F. Del Tredici, Roma, Universitalia, 2021, II, pp. 625-630. Non figura, invece, il patronato dei conti d’Elci sulla chiesa di San Bartolomeo di Anqua, pure visitata dall’Adimari (c. 88v), che era stato censito in Stefano 2 (c. 158r). 48 La cit. in BIZZOCCHI, Ceti dirigenti, cit., p. 271 (ivi, p. 76 per la benevolenza del papa nei confronti dell’osservanza). LA VISITA PASTORALE DEL 1436-1437 37 e il con-visitatore non si era spezzato: il rettore di quel beneficio non fu esaminato «quia dictus dominus episcopus est bene informatus de eo» (c. 112r). Perché? Giovanni lo conosceva ex ante oppure aveva assunto alcune informazioni presso la curia vescovile prima di recarsi a Terricciola? Alla domanda è impossibile rispondere con sicurezza. Senz’altro il presule e il suo aiutante agivano in stretto coordinamento durante l’escussione dei chierici della pieve di San Gimignano, come dimostra il fatto che Meo di Cambio non fu sentito dal con-visitatore perché già «examinatus per suprascriptum reverendum patrem» (c. 50v). Ciò porta a ritenere che i frammenti della visita pastorale – rimasti allo stato di cedola – che si trovano conservati in un altro registro e che non furono ricopiati sul manoscritto principale siano riconducibili all’attività ‘parallela’ del vescovo, ancorché verbalizzata dallo stesso notaio (cc. 182r-185v). Senz’altro, come si è già accennato, il prelato si era messo in viaggio tenendo la visita del predecessore alla mano, come porta a credere l’ordine che egli impartì al priore di Strada, «legens dicto priori quoddam preceptum quod sibi factum fuit per suum predecessorem» (c. 54v)49. Rimane difficilmente verificabile se il silenzio circa l’eventuale riscossione di un tributo da parte del visitatore sia da ricondurre al fatto che esso non fu richiesto (magari in ossequio ai provvedimenti di Basilea) o al fatto che circa quell’imposizione lo scrivente ha semplicemente taciuto50. A tale proposito, si ricava la sensazione che il dettato latino del notaio Accettante ora riassuma ora nasconda una realtà molto più sfrangiata, operando anche dei tagli ‘brutali’ e riproponendo, allo storico moderno, la questione dello iato tra l’azione e la relativa documentazione. Prendiamo il caso della pieve di Coiano (c. 122v). In apparenza qui non furono escussi testimoni sul comportamento del rettore; eppure, il notaio riporta una stima presunta dei redditi del beneficio «secundum extimationem multorum populanorum». Non c’era bisogno di escutere nessuno perché i mores del pievano e del suo cappellano (che sarebbe diventato una figura importante nella Chiesa volterrana del Quattrocento) 49 Precetto che si ritrova puntualmente in Stefano 2, c. 66r. Cfr. Monumenta conciliorum generalium, cit., II, p. 690, tributi riscossi dai vescovi «quando vadunt ad consecrandum ecclesias vel ad visitandum parrochias». 50 38 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE erano noti alla curia vescovile51? Oppure, magari, ‘conveniva’ non sentire nessuno, perché il pievano era un cliens dell’Adimari e dunque il vescovo, in virtù di un calcolo politico, avrebbe potuto difficilmente punirlo52? O, ancora, si tratta di un sunto ‘arbitrario’ operato dallo scrivente? Le stesse perplessità sulle eventuali reticenze del notaio incombono anche sul silenzio che caratterizza i dati demografici (specie se si confronta la nostra visita con Stefano 1 e Stefano 2): possibile che nessun rettore abbia fornito all’Adimari e al suo con-visitatore notizie sulla consistenza del proprio gregge? Si tratta di un ‘taglio’ operato dallo scriba? O di un’istruzione impartitagli dal pastore volterrano, intenzionato a tralasciare il numero delle anime a comunione? 51 Su di lui cfr. S. MORI, Dominus Grazia da Castelnuovo d’Elsa, in Benozzo Gozzoli e Cosimo Rosselli nelle terre di Castelfiorentino: pittura devozionale in Valdelsa, a cura di S. Nocentini e A. Padoa Rizzo, Firenze, M&M, 2011, pp. 77-100 52 Cfr. BURGER, Bishops, Clerks, and Diocesan Governance, cit. NOTA AL TESTO 1. DESCRIZIONE DEL MANOSCRITTO ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI VOLTERRA, Fondo Vescovile, Visite pastorali, 3. Manoscritto cartaceo, rilegato in mezza pergamena in età moderna (verosimilmente nel Settecento). Le dimensioni all’esterno sono di cm 30,2x23,7x3,1. Sulla costola, di mano ottocentesca: «Atti della curia e visite del 1431. Roberto Adimari vescovo». Sempre sulla costola, di mano moderna; «4»; apposto anche il cartellino con gli attuali estremi archivistici. Tre carte di guardia, di cui una posteriore; le due anteriori contengono un indice topografico delle località, listato da mons. Mario Bocci. All’interno, 117 carte, della dimensione di cm 29,2x21,5, sono distribuite in 8 fascicoli: 116, 215, 316, 416, 516, 616, 716, 86. La cartulazione, apposta sul recto da mano coeva, salta da c. 15v a c. 32r; inserita una carta non numerata tra le cc. 69 e 70. Bianche le cc. 3v-15v, 32r-39v, 42r, 57v-69v, 70, 71r, 93r, 110, 129v-132v. Come accennato sopra, sono state aggiunte al testo alcune cedole rilegate in fondo al registro che contiene Stefano 2 e relative alla nostra visita (inserite qui con la cartulazione del manoscritto di provenienza). Lo scrivente è il già citato notaio Accettante. Lo specchio di scrittura è mediamente di una ventina di cm, e al massimo di una quarantina di righe, pur con notevoli oscillazioni. La colorazione dell’inchiostro è in genere di marrone scuro, ma varia a seconda della concentrazione del pigmento. La filigrana è costituita dal motivo dei tre monti iscritti in un cerchio e attraversati da una linea verticale che assume, nella parte superiore, le fattezze di una croce: esso è assimilabile al n. 11695 del Briquet1. 1 C.-M. BRIQUET, Les filigranes, dictionnaire historique des marques de papier dès leur apparition vers 1282 jusqu’en 1600, Paris, Picard, 1907, in rete sul portale <briquetonline.at>. 40 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE 2. CRITERI DI EDIZIONE La parentesi quadra [ ] racchiude il numero di carta, lasciato nel testo; la parentesi tonda ( ) indica le incertezze nella trascrizione, mentre quella uncinata ⟨ ⟩ segnala le integrazioni indispensabili alla corretta comprensione del testo. Laddove presenti dei vuoti sulla carta, magari per la mancata indicazione del santo titolare di una chiesa, si sono apposti tre asterischi ***. Quando lo scrivente commette gravi errori sintattici e/o grammaticali, magari stravolgendo una declinazione latina, si è apposta una nota a indicare che non si tratta di refusi e/o fraintendimenti dell’Editore. EDIZIONE DEL TESTO [c. 1v] Habeantur constitutiones capituli et sacrestie et visis et diligenter inspectis si sufficient ad bonum regimen ecclesie precipiantur servari sin autem fiant de novo que desunt et inviolabiliter observentur. [c. 2r] Infrascripta sunt capitula sive articuli super quibus tam canonici quam cappellani ipsius maioris ecclesie et alii ac conscientie viri spirituales, layci, cives Vulterrani debeant examinari et primo: primum, dato cuilibet examinando iuramento de veritate dicenda mandetur singulis, sub excomunicationis pena, quod illa super quibus interrogati fuerint et deponenda per eos secreta teneant et nulli pandant. Secundum: an capitulum maioris ecclesie et subsequenter collationes et confirmationes benefitiorum habentes conferant et confirment benefitia ad eos spectantia pure et libere ac sine simonie vitio, iuris ordine servato, et de personis dignis et benemeritis an interesse fructuum benefitiorum vacantium dividant et reservent et in proprios usiis vel alias extraneos convertunt contra iuris dispositionem et testantes ac naturam ipsius benefitii; 3m: an canonici servent et servari faciant per cappellanos constitutiones capituli et sacrestie et maxime illa que respiciunt argumentum divini cultus, bonum regimen ecclesie, honorem et comodum antedicte; 4m: an canonici et cappellani maioris ecclesie et alii rectores et prelati ecclesiarum prout tenentur servant constitutiones sinodales totius cleri Vulterrani; 5m: an canonici et cappellani ipsius ecclesie maioris ceterique benefitiati pure, sine simonie vitio et iusto titulo, canonice possident eorum benefitia an per symoniacam pravitatem quis electus seua nominatus ad aliquod benefitium et ad illud ammissus fuerit, dato vel concesso aut promisso aliquo pretio vel comodo temporali, per se vel aliam quamcumque personam aut scit vel credat aut est publica fama de premissis vel aliquo premissorum; 6m: an sit aliquis canonicus, cappellanus vel rector quicumque male ordinatus et non rite promotus ad sacros ordines secundum Romane sti- a Segue noit espunto. 44 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE lium ecclesie et ordinem seu ad ipsos ordines simoniace recepti et ammissi, aut forte tunc fuisse excomunicationis sententia innodatos et gravibus criminibus irretitos. 7m: an sit aliquis ex premissis in sacerdotio vel in sacris ordinibus constitutis qui non recte celebret et non plene servet formam et expressionem distinte verborum ad conficiendum corpus et sanguinem Yhesu Xhristi; 8m: an canonice hore in maiori ecclesia per canonicos et cappellanos dicantur semper suis debitis horis honeste et devote et cum silentioet quilibet alius clericus suum offitium dicat de per se vel non. 9m: an archipresbiter seu plebanus Sancti Iohannis de Vulterris, quibus est commissa spiritualis cura populi maioris ecclesie et collatio sacramentorum, ipsa devote, honeste, munde et nitide teneant et sollicite dispenset in audiendis confessionibus infirmorum et aliorum ac ipsorum infirmorum visitatione se sollicitos reddeant et actentos sic quod scandalum non oriatur. Similiter super premissis interrogentur et examinentur alii ecclesiarum rectores curam animarum habentes et testes alii et videantur ipsa sacramenta. [c. 2v] Xm: an custos ecclesie ceterique ecclesiarum rectores teneant bona sacrestie, calices, cruces sanctorum et aliqua paramenta, libros et alia ecclesiasticaa ornamenta reverenter, munde et honesto loco, prout convenit unicuique rey, an sit sollicitus et actentus ad ea que spectant ad suum offitium et puntandos puntet absentes, nulli parcendo absenti, nisi cum licentia fuerit superioris vel pro comuni utilitate cappellanorum remanentium prout et sicut continentur in constitutionibus capituli sacrestie et cappellanorum. XIm: an archidiaconus et archipresbiter maioris ecclesie sollicite et diligenter unusquisque actendat ad id quod expectat ad suum offitium vel si commictitur negligentia vel defectus ex quibus scandalum publice oriatur in populo et exemplum malum; 12m: an camerarius capituli fideliter distribuat et equaliter distributiones inter canonicos prout ad suum spectat offitium et per omnia se habeat, secundum tenorem constitutionum capituli; 13m: an custos seu clerici domus vel deputatus per operarios maioris ecclesie ceteriique alii rectores sacrestiam et ecclesiam cum luminaribus, a Segue, espunto: sacramenta. EDIZIONE DEL TESTO 45 aqua benedicta et solitis ornamentis et cimiterium mundum et nitidum tenent et conservant; 14m: an si in maiori ecclesie vel aliis ecclesiis civitatis et diocesis sint cappelle sine cappellanis vel aliquis canonicus vel cappellanus plures octineat et utrum rite vel sine ordinarii dispensatione et sique sint sine cappellanis in quorum usus fructus convertantur; 15m: an sit aliquis clericus cuiuscumque sit status vel gradus qui contemptor fuerit et sit censurarum ecclesiasticarum et in contemptum celebret et immisceat se divinis vel aliquis sacerdos celebrans vel dicens offitium et sciat excomunicatum publice interesse, idem si sit aliquis laycus huiusmodi censurarum contemptor; 16m: an sit aliquis sacerdos, secularis vel regularis, qui in confessionibus audiendis absolvat propria temeritate a casibus sedi apostolice et episcopo reservatis; 17m: an sit aliquis canonicus, rector, cappellanus vel quicumque alius clericus, existens in sacris ordininibus aut curam animarum habens, qui publice teneat concubinam suis expensis in domibus ecclesie seu ad partem ut focariam vel suspectam vel ad similes transeat et commertium turpe habeat, ex quibus scandalum oritur in clero et populo et pernitiosum exemplum; 18m: an sit aliquis canonicus, cappellanus vel rector personalis qui de parrochia et iurisdictione alterius se intromictat non obtenta licentia illius qui dare debet; 19m: an sint aliqui clerici in sacris ordinibus constituti publice ludentes ad aleas vel ad zardum seu ad quemcumque alium ludum vetitum publice vel occulte, frequentantes monasteria monialium, tabernas in locis vetitis, immiscentes se negotiis secularibus contra iuris dispositionem et sinodales constitutiones; [c. 3r] 20m: an sint aliqui clerici supra Deum et sanctos eius blasfemantes, iuratores, periurii ecclesiarum, conspiratores, alienatores et dilapidatores bonorum rerum ecclesiarum, impignoratores iura et iurisdictiones, ecclesias negligentes seu obmictentes, in habitu et tonsura non incedentes, percussores, homicide, rissatores, scandala et divisiones commictentes, bona ecclesiarum eis commissarum non licite sed in pravos usos dispensatores et aliis gravis criminibus et sceleribus meriti, quorum vita, operationes et gesta scandalum pariunt non modicum in populo ac dapnum ecclesiis prelibatis; 46 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE 21m: an sint bona et iura et iurisdictiones ecclesiastice propter talium regimen malum diminute quomodo et qualiter; 22m: an sint aliqui clerici vel layci publice et occulte usuras et malos contractus commictentesa seu exercentes; 23m: an sit aliquis laycus qui contra interdictum ecclesie et minus debite nuptias contrassit vel non reddit debitum coniugale aut transit ad alias concubinasb vel personas coniuntas et affines ad commatres et vetitos amplexus; 24m: an sint aliqui parrochiani qui non confiteantur, non recipiant ecclesiastica sacramenta saltim semel in anno aut fuerint maiori excomunicationi ligati sententia lata a iure vel ab homine vel aliis gravibus sceleribus involuti et per quantum tempus; 25m: an sit aliquis qui bona ecclesiastica spiritualis et temporalia, mobilia et inmobilia quecumque sint illa et cuiuscumque valoris occupet et occupata detineat; 26m: an sint aliqui clerici vel layci de fide sospecti non bene sentientesc. [c. 40r] Die mercurii, de mane, prima mensis augusti MºCCCCº XXXVIºd. Ex parte, commissione et mandato reverendi in Christo patris et domini domini Roberti de Adimariis, Dey et apostolice sedis gratia episcopi Vulterrani, precepitur et mandatur Guidoni Antonii publico et iurato numptio suo et episcopalis curie Vulterrane quatenus vadat, citet et requirat infrascriptos terrigenas et comunales de Sancto Geminiano ad comparendum coram suprascripto domino episcopo in plebe de Sancto Geminiano ad perhibendum testimonium veritatis tam super statu predicte plebis spirituali et temporali quam etiam super vita, honestate et conversatione ac etiam negotiatione clericorum et laycorum et super aliis concernentibus fidem catholicam et bonos mores omnium predictorum. Datum in terra Sancti Geminiani in plebe Sancti Geminiani predicti, anno, mense et die suprascriptis, videlicet: Taddeum Michalis, Ber- a b c d Segue et espunto. Segue et espunto. Seguono molte carte bianche nel manoscritto. Sul margine sinistro della carta è listato: plebis de Sancto Geminiano. EDIZIONE DEL TESTO 47 tum Iacobi Lamberti, Iohannem Taddeya, Matheum Michaelis, ser Iheronimum Nicolai notarium et Bartholum Blasii Ceccholinib. Eadem die. Guido predictus, post commissionem sibi factam, iens et rediens, retulit suprascripto domino episcopo et mihi notario infrascripto se ivisse et personaliter citasse omnes suprascriptos et omnia alia fecisse que a dicto domino episcopo habuit in mandatis et prout et sicut de iure et secundum formam sinodalium constitutionum episcopalis curie Vulterrane tenetur et debet. Die IIIa augusti. Guido numptius suprascriptus, ex commissione sibi facta, retulit suprascripto domino episcopo et mihi notario infrascripto se ivisse et citasse infrascriptos: magistrum Ypolitum ser Nicholai, dominum Iulianum domini Nelli, Stephanum Iacobic, Taddeum ser Bartholi, Nicholaum Lazeri, ser Raynerium ser Torellid. [c. 40v] Die prima mensis augusti. Comparuit coram suprascripto domino episcopo Taddeus Michaelis in sacrestia plebis Sancti Geminiani quem locum suprascriptum dominus episcopus elegit specialiter ad hunc actume, citatus, iuratus et requisitus et examinatus qui suo iuramento dixit et primo interrogatus super primo capitulo et examinatus super collationibus benefitiorum dixit se nescire; super secundo dixit quod bene servant; super IIIº, IIIIº, V, VI, VII, VIIIº dixit se nescire; super VIIIIº dixit quod bene servant; super X, XI, XII, XIII dixit se nescire; super XIIII dixit se scire tamen duas cappellas vacantes in dicta plebe; super XVº dixit se scivisse aliquos fuisse expulsos de ecclesia; super XVIº dixit se nescire; super XVIIº dixit se nescire aliquem tenere concubinam, ser Geminianus prior Sancti Michaelis de Strata tenet in domum suam uxorem patris sui premortui etatis annorum XLV, filiis non extantibus ex ea et patre suo, et tenet filiam et sororem dicte mulieris. Super XVIII, XVIIIIº dixit se nescire; super XXº dixit quod clerici ut plurimum non vadunt in habitu et tonsura ut debent; super XXIº dixit ut plurimum propter ipsorum malum regimen ecclesie diminute, sed nescit que sint ille. Super a I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa. I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa. c I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa. d I tre nomi propri sono scritti in colonna e uniti da un segno a forma di parentesi graffa. e Il testo da quem locum a hunc actum è vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo tramite un segno di richiamo. b 48 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE XXII respondit se nescire de clericis, sed de laycis dixit de Michaele Benenati, Adiunta de Nanne Covri, ser Angelo ser Bartholomey et ser Ieronimo Nicholai Bindi; de aliis dixit se non recordari. Super XXIII, XXIIIIº et reliquis capitulis dixit se nescire. Interrogatus de valore plebis Sancti Geminiani dixit de florenis 130 vel circa. [c. 41r] Die suprascripta. Comparuit coram suprascripto domino episcopo Bertus Iacobi de Picchena citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de valore plebis Sancti Geminiani dixit de florenis CXXV vel circa. Super I, II, III, IIIIº, V, VI, VII, VIII, VIIII, X, XI, XII, XIII, XIIII, XV, XVIa dixit se nescire. Super XVII dixit se nescire aliquem clericum tenere concubinam sed ser Geminianus prior Sancti Michaelis de Strata tenet in domum suamb uxorem patris sui premortui etatis annorum Lta, filiis non extantibus, et filiam et sororem dicte mulieris. Super XVIII dixit se nescire. Super XXº dixit clericos ut plurimum non ire in habitum et tonsuram prout debent. Super XXI dixit se tamen unum scire. Super XXIIc dixit de clericis se nullum scire sed de laycis dixit ut supra dixit Taddeus Michaelis alius testis. Super XXIII dixit se nescire. Super XXIIII dixit se credere multos esse qui per multum tempus steterunt absque sacramentis ecclesie. Super XXV, XXVI, XXVII, XXVIII, XXVIIII, XXX, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIIIIº, XXXV, XXXVId dixit se nescire. Super XXXVIII dixit quod Torellus Doris non mandat executioni legata testamentis. Super XXXVIIIº dixit se nescire. [c. 41v] Infrascripta sunt capitula sive articula super quibus tam canonici quam cappellani plebis Sancti Geminiani et alii viri spirituales layci debent diligenter examinari. [c. 42v]. Die iovis secunda augusti. Iohannes Taddey de Bracceriis comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto, citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de valore dicte plebis dixit primo et ante omnia quod est comunis extimationis florenorum CXX vel circa et quod terrigene Sancti Geminiani multum contentarentur quod prepositi dicte plebis facerent continuam residentiam in dicto suo benefitio. Item super primo respondit se nescire, super secundo dixit presbite- a b c d Segue, espunto: XVII. Così nel testo. Sul margine sinistro della carta è listato: de usuris. Segue, espunto: XXVII. EDIZIONE DEL TESTO 49 ros ut plurimum esse ignorantes, supera III, IIII et Vº dixit se nescire. Super VI circa concubinas dixit ut supra dicunt alii duo testes; super VII dixit quod ser Neriusb cotidie vendit et emit bestias. Super VIII dixit se nescire; super VIIIIºc dixit se nescire de clericis sed de laycis dixit de prenominatis per alios testes. Super X, XI, XII et XIII dixit se nescire; super XIIII dixit quod credit quod bene moneant populum; super XV dixit quod sunt aliqui presbiteri qui propter impotentiam obmictunt reparare domos benefitiorum; super XVI dixit se nescire; super XVII dixit quod executiones legatorum obmiserunt propter guerram. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto Bartholus Blasii de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis C. Item de residentia prepositi dixit quod parum facit residentiam in dicto suo benefitio. Super primo dixit se nescire; super secundo dixit ut plurimum esse ignorantes; super IIIº, IIIIº, Vº et VIº dixit se nescire; super VII dixit quod ser Ventura de Treschi pluries ludit ad ludum vetitum; super VIII dixit se nescire; super VIIIIºd dixit se nescire de clericis, de laycis dixit ut alii testes dixerunt, addito eis Matheo Marchionis. Super X, XI, XII, XIII, XIIIIº dixit se nescire; super XV dixit ut supra alii testes; super XVI et XVII dixit se nescire. [c. 43r]. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto ser Ieronimus Nicholai Bindi de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus, et primo interrogatus de valore plebis dixit de florenis CL vel circa. Item interrogatus de residentia prepositi dixit ut supra. Super primo capitulo et secundo dixit se nescire; super IIIº dixit quod credit quod bene et sollicite actendant; super IIIIº, V, VI, VII, VIII, VIIIIe, X, XI, XII et XIII dixit se nescire; super XIIIIº dixit se credere quod bene moneant populum; super XV et XVI dixit se nescire; super XVII credit quod fiant executiones. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto Matheus Michaelis de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, a b c d e Segue, espunto: IIII. Segue, espunto: q. Sul margine sinistro della carta è listato: de usuris. Sul margine sinistro della carta è listato: de usuris. Segue, espunto: V. 50 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE requisitus et examinatus, et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit ut supra alius testis. Item interrogatus de residentia dixit ut supra. Super primo et secundo capitulo dixit se nescire. Super aliis capitulis respondit ut supra ser Ieronimu alius testis. Dicta die, de sero. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in conventu Sancti Augustini de Sancto Geminiano, in loco eius solite residentie, dominus Deo de Malavoltis de Senis canonicus plebis Sancti Geminiani citatus, iuratus, requisitus et examinatus et primo interrogatus si plebs habet prepositum respondit quod sic sed parum facit residentiam in dicto suo benefitio. Interrogatus de valore respondit florenos CXX vel circa. Interrogatus qualiter se habet dictus prepositus quando residentiam facit in dicto benefitio dixit quod bene et populus bene contentatur sed de absentia non. Interrogatus si dicit offitium respondit quod credit non dicat. Super secundo dixit quod audivit dicere quod quando conferunt benefitia petunt collationem. Super IIIº et IIIIºa dixit quod bene servant. Super Vº dixit se nescire; super VI et VIII dixit quod credit. [c. 43v]. Super VIIIº credit sed quod non dicunt in dicta plebe mactutinum. Super VIIIIº credit; super X dixit ad eos non spectare; super XI dixit quod bene servat; super XII dixit se nescire; super XIII dixit quod credit; super XIIII dixit quod credit esse duas cappellas vacantes in dicta plebe; super XV, XVI, XVII, XVIII, XVIIII, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIIIIº et XXVº dixit se nescire. Super XXVI credit. Super XXVII dixit se nescire. Super XXVIII dixit quod nullam solvunt gabellam; super XXVIIIIº dixit se nescire; super XXX dixit quod non manutenent domum benefitiorum; super reliquis capitulis dixit se nescire. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in loco suprascripto ser Lucasb canonicus plebis Sancti Geminiani citatus, iuratus, requisitus et examinatus et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis LXXX vel circa. Item si dicta plebs habet prepositum respondit ⟨sic⟩, sed nullam facit residentiam in dicta plebe et populus contentaretur multum ut residentiam faceret in dicto suo benefitio. Interrogatus si dictus prepositus dicit offitium respondit quod credit non dicat. Superc secondo de collatione benefitiorum dixit se nescire. Super IIIº et a b c Et IIIIº aggiunto in interlinea superiore. Segue, espunto: plebanus. Segue, espunto: pr. EDIZIONE DEL TESTO 51 IIIIº dixit quod bene servant. Super omnibus aliis capitulis respondit prout supra dominus Deo alius testis, preterquam super capitulo de usuris quia dixit quod Dominicus magistri Iacobi commictit contractus inlicitos et usurarios. [c. 44r] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ser Bartholomeus Arrigi cappellanus plebis de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus ut supra, et primo si plebs predicta habet prepositum respondit ut supra ser Lucas. Super capitulo de concubinis respondit de ser Geminiano prout alii dixerunt. Super aliis capitulis respondit ut supra ser Lucas. Die IIIa augusti de mane. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in sacrestia plebis Sancti Geminiani ser Raynerius ser Torelli notarius de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus ut supra, interrogatus primo de valore dicte plebis respondit de florenis CLta vel circa. Interrogatus de gestis dicti prepositi dixit quod sunt valde bona quando facit residentiam in dicta plebe. Super primo, secundo et IIIº dixit se nescire. Super IIIIº dixit quod sunt plures cappelle vacantes occasione patronuum; super Vº, VI, VII et VIIIº dixit se nescire; super VIIIIº credit quod sint multi qui non confiteantur eorum peccata et non recipiant sacramenta, sed nescit qui sint illi. Super X, XI, XII, XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod credit; super XV respondit quod non, quia fere domus et possessiones omnium benefitiorum minantuir ruinam. Super XVI dixit se nescire. Super XVII dixit quod credit quod executiones legatorum non fiant et maxime per hospitalem Sancte Fine et Scale occasione guerre. Super aliis dixit se nescire. [c. 44v] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopoa in suprascripto loco Nicholaus Lazeri de Sancto Geminiano, iuratus, citatus, requisitus et examinatus ut supra, et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit se nescire. De vita et fama prepositi dixit quod quando facit residentiam in dicta quod bene se habet et quod de absentia eius populus male contentatur. Super primo dixit se nescire; super secondo credit; super IIIº credit quod sint solliciti ad visitandum infirmos; super IIIIº dixit quod sunt alique cappelle in dicta plebe quod vacant rectore; super Vº dixit se nescire; super VIº, de concubinis, dixit ut supra dixerunt alii de Sancto Geminiano; super VII, VIII, VIIII et Xº dixit se nescire. Su- a Episcopo vergato in interlinea superiore. 52 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE per XI, de confessione, dixit quod credit sint multi qui non confiteantur eorum peccata et non recipiant sacramenta, sed nescit qui sint illi. Super XII et XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod credit; super XV et XVI dixit se nescire; super XVII dixit quoda credit sint negligentes in mandando executiones legatorum testamentium et quod prout debent non faciant et maxime hospitale Sancte Fine. Super generalibus dixit se nescire. Dicta die. Comparuit coram dicto domino episcopo in suprascripto loco Stephanus Iacobi de Morontis de Sancto Geminiano, citatus, iuratus, requisitus et examinatus ut supra, et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit se nescire; de fama et vita prepositi dixit ut supra alii testes. Super primo dixit se nescire; super secundo dixit quod credit; super III, IIII, V, VI, VII, VIII, VIIIIº, X dixit se nescire. Super XI dixit ut supra alii testes; super XII et XIII dixit se nescire; super XIIIIº dixit quod credit; super XV dixit quod fere omnes domus et possessiones benefitiorum minantur ruinam; super XVI et XVII dixit se nescire. [c. 45r] Dominus Iulianus domini Nelli legum doctor comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ut supra, iuratus, requisitus, citatus et examinatus et primo circa absentiam prepositi dixit populum male contentari et, cum voces suas commiserit, accidit in quampluribus diversis personis non potuisset evenire quin aliqua benefitia non fuerint concessa vitio et contra iuris ordinem. Super secundo quod generaliter credit de maiori parte et specialiter de ser Bartholomeo Cambi et de causa scientie quia continue vidit et videt omnes et quoscumque clericos vagare per terram Sancti Geminiani in horis debitis ad offitium, et aliquando aliquos, quorum nomina nunc pro meliori tacet, se claudere in loco secreto et ibi ludere. Super tertio dixit quod prepositus non potest bene servari cum prepositus steterit absens; de aliis habitantibus, cum multa benefitia teneant extra terram, in offitiis plebis non sit possibile vacent prout debent. Super 4º dixit quod credit quod ecclesia Sancti Martini de Larniano vacet et quod ser Antoninus Luce et ser Nerius Nofri tenent plura benefitia et quod fructus et proventus convertunt in utilitate ipsorum. Super Vº dixit se nescire; super VIº dixit de preposito quia retinet concubinam in partibus Chianti. Super VII, circa ludum, dixit de ser Antonino Luce, ser Iacobo de Morontis et de ser Ventura, et a Segue, espunto: sit. EDIZIONE DEL TESTO 53 circa monasteria testificatus est de priore Ranze, Strate et Casagle Veteris, et circa negotia secularia dixit de ser Bartholomei Arrigi, quia multos contractos inlicitos exercuit, et similiter de priore Strate et ser Nerio. Super VIIIº in prima parte dixit quod ser Bartholomeus Arrigi prima die novembris, iusta eius ecclesiam, cum rehabuerit eius asinam cum sella fracta dixit: “maladecto sia Idio”, et hoc presentibus Iuliano Guidi de Sancto Geminiano et Dominico de Camporbiano eius laboratore et in medietate missam intravit; super secunda parte dixit quod disciplinantes Sancte Crucis Sancti Augustini vendiderunt quoddam cultum Iohannis Lodovici; super 3a parte dixit se nescire; super 4a quod nulli vadunt in habitu et tonsura et per viam currunt et vadunt cum asinis exceptis domino Manno et ser Antonio ser Stephani; super Va parte quod inter se habeant divisiones et sectas et quod unius secte est caput prior Strate, dominus Deo, ser Lucas et ser Nerius; et de alia secta est caput ser Iacobus dell’Ochio, ser Antonius ser Antonini et ser Iacobus de Morontis et continue stant in rissis et divisionibus tam in offitiis quam in aliis. Super ultima dixit ut supra. Super VIIIIº et primo de laycis dixit de ser Angelo ser Bartholomey, Antonio Buzzichini, Matheo Marchionis, Massino Vie, Petro Honofrii, Papo de Morontis, Dominico magistri Iacobi, Michaele Benenati, Placito Francisci, ser Ambrosio, Taddeo ser Bartholomei, Angelo Christofori pro comuni, ser Matheo ser Guasperis, Agustino ser Nicholai et ser Iheronimo Nicholai Bindi. De presbiteris dixit de priore Strate, ser Nerio, ser Luca et ser Bartholomeo Arrigi. Super X dixit se nescire. Super XI dixit ut supra. Super XII et XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod sic. Super XV dixit quod de hoc est publica vox et fama quia vidit in terra Sancti Geminiani multas domus ⟨esse⟩ destructas benefitiorum et sic in curia dicte terre. Super XVI dixit de ser Antonino ratione testamenti Iuliani Martini. Super XVII dixit quod executiones testamentorum non bene adimplentur neque societates, hospitalarii et omnes alii non plene satisfaciunt legatis perpetuis. [c. 45v]. Die VIa augusti de mane. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco Dominicus Agustini alias Ciarpa, testis iuratus, inductus et examinatus et primo interrogatus de vita et fama prepositi dixit se nescire; de valore dicte plebis dixit se nescire; de absentia dicti prepositi dixit populum male contentum. Interrogatus de vita clericorum dixit quod ser Lucas est cappellanus disciplinantium Sancte Crucis in plebe et quod ipse dat sacramentum corporis Christi dictis disciplinantibus et quod ipse est taliter informatus de vita et mori- 54 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE bus omnium et precipue circa contractus, qui dixit quod dictus ser Lucas scit quod ser Iheronimus Nicholai Bindi, Iohannes Geminiani, ser Pierus Christofori et Antonius Buzzichini contraxerunt et contrahunt usurarie. Item dixit quod Michael Benenati pluries contraxit et contrahit et precipue contraxit cum eo qui dedit ei LIIIIor florenos pro C. Super primo dixit se nescire; super secundo dixit se nescire; super IIIº quod male possunt ex eo quia habent vacare ad plura benefitia; super IIIIº dixit ut supra de ser Luca; de aliis dixit se nescire; super VIº dixit quod ser Stephanus iam retinuit concubinam et ex ea habet filiam. Super VII dixit se nescire. Super VIIIº et in prima parte dixit quod de domo sua pluries audivit presbiteros rissare inter se; super IIa parte dixit se nescire; super IIIa parte dixit quod credit; super IIIIa parte et Va dixit se nescire; super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra in principio; super Vº dixit se nescire; super XI dixit quod credit sint multi qui non recipiant sacramenta sed nescit qui sint. Super XII dixit se nescire; super XIIIº dixit se nescire; super XIIIIº dixit se nescire; super XV dixit quod scit fere omnes domus benefitiorum ruinasse et et ruinam minare; super XVI dixit se nescire; super XVII dixit se nescire. [c. 46r] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ser Antonius Luce cappellanus cappelle Sancti Iuliani in plebe. Interrogatus de vita et honestate prepositi, canonicorum et cappellanorum dixit esse bonas. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis C vel circa. Item dixit quod non dicunt mactutinum in dicta plebe. Super primo dixit se nescire, super secondo dixit se nescire, super IIIº dixit quoda bene. Super IIIIº dixit quod cappelle prelibate vacant et quod ser Nerius et ser Iacobus Gori retinent duas cappellas. Super Vº dixit se nescire; super VIº dixit se nescire; super VII dixit se nescire; super VIIIº in prima, secunda, IIIa, 4a et 5a parte dixit se nescire; super VIIIIº dixit se nescire; super X dixit se nescire; super XI, XII, XIII dixit se nescire; super XIIIIº dixit quod sic; super XV dixit quod sunt multe domus benefitiorum et ruinam minantes; super XVI dixit se nescire; super XVII dixit se nescire. Interrogatus si canonici et presbiteri dicunt offitium credit quod sic; interrogatus de patronibus dicte cappelle dixit de domino Iuliano et Iohanne domini Nelli, de valore dicte cappelle dixit de florenis VIII: fructus consistunt in grano, vino et oleo.b a b Segue, espunto: cappelle prelibate vacant. Segue, al rigo sottostante, dilavato: inter. EDIZIONE DEL TESTO 55 [c. 46v] Die VIIa augusti. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in sacrestia plebis suprascripte ser Christoforo Fucini de Sancto Geminiano, cappellanus capelle Sancti Cerbonis in plebe suprascripta. Interrogatus de vita et honestate prepositi dixit esse bonas. Interrogatus si populus contentatur de eius absentia dixit quod non, et quod plebs suprascripta melius gubernaretur si esset presens quam non gubernaretur. Interrogatus de valore dixit de florenis Cº vel circa. Super primo dixit se nescire; super secundo dixita quod in dicta plebe dicuntur omnes hore excepto mactutino; super IIIº dixit quod bene servunt et sunt solliciti; super IIIIº dixit quod sunt quinque cappelle vacantes in dicta plebe; super Vº dixit se nescire; super VIº, de concubinis, dixit ut supra de ser Geminiano; super VIIº dixit se nescire; super VIIIº dixit se nescire; bsuper VIIIIº dixit de Michaele Benenati, Matheo Marchionis, Nanne Coveri, ser Angelo ser Bartholomei, ser Raynerio ser Torelli, domino Dominico de Beccis et ser Iheronimo Nicholai Bindi; de aliis dixit se non recordare et de Taddeo ser Bartholomey. cSuper Xº dixit se nescire; super XI dixit quod credit bene servient; super XII dixit se nescire; super XIII dixit se nescire; super XIIIIº dixit quod bene servant; super XV dixit se nescire; super XVI dixit se nescire; super XVIIº dixit quod per societates et hospitales credit quod non fiant executiones testamentorum. Interrogatus si camerarius et cappellani dicunt officiunt dixit quod credit bene et sollicite dicant. [c. 47r] Die VIIIº augusti. Comparuit coram venerabili viro domino Iohanne Michaelis canonico Vulterrano, deputato specialiter per suprascriptum reverendum patrem ad hunc actum, ser Iheronimus Nicholai canonicusd plebis suprascripte. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis C vel circa. Interrogatus si populus contentatur de eius absentia dixit quod male et quod plebs suprascripta melius gubernaretur si esset presens. Interrogatus qualiter se habet inter canonicos et cappellanos dixit bene. Interrogatus si dicit officium dicit quod credit quod dicat. Su- a Segue, espunto: se nescire. Sul margine sinistro della carta è vergato: de usuris. c Il testo da super VIIIIº a de Taddeo ser Bartholomey è corredato da un segno a forma di graffa vergato sul margine destro della carta. In corpo minore, fuori dalla graffa, è listato: et de Dominico magistri Iacobi. d Segue, espunto: et cappellanus. b 56 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE per primo dixit quod credit quod bene et legaliter faciat; super secundo dixit quod bene vacant divinum officium excepto quod ipsi non dicunt mactutinum. Super IIIº dixit quod sunt bene solliciti. Super IIIIº dixit quod in dicta plebe sunt plures cappelle vacantes in dicta plebe, videlicet: cappella Conceptionis Virginis Marie, cappella Sancti Iohannis, cappella Sancti Bartholomey, cappella Sancti Nicholai et cappella Sancte Catherine in perbio. Cappella Conceptionis Virginis Marie: patrones sunta Angelus Michaelis, Taddeus Michaelis et ser Iohannes Pieri, fratres Montis Oliveti de Sancto Geminiano tenentes dare quolibet anno libras XX. Cappella Sancti Iohannis: patrones Franciscus et Matheus de Bracceriis et possident fructus, vacavit per annos XV. Cappella Sancti Bartholomey: patronus ser Iheronimus Nicholai Bindi et possidet bona, vacavit per annos X. Cappella Sancti Nicholai: patronus monasterium Sancte Katerine, dixit nescire qui possidet fructus, vacavit per annos XII. Cappella Sancte Katerine in perbio: patrones sunt prepositus et canonici, vacavit per annos XXXta, Blasinus de Cotone tenet in affictus bona dicte cappelle. Ser Iacobus Gori tenet in dicta plebe duas cappellas. Ser Nerius tenet duas cappellas. Super Vº dixit se nescire; super VIº dixit ut supra de ser Geminiano; super VII dixit se nescire; super VIII dixit se nescire; super VIIII dixit se nescire; super Xº dixit se nescire; super XI credit; super XII dixit ut supra de cappellis; super XIIIº dixit se nescire; super XIIIIº credit; super XVº dixit se nescire; super XVIº dixit se nescire; super XVII: de sacrestanis dixit quod se habent satis negligenter. De testamentis et executionibus ipsorum dixit se nescire, nisi de hospitale Sancte Fine. [c. 47v] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino Iohanne ut supra ser Antonius ser Stephani canonicus plebis Sancti Geminiani. Et primo interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis CXX vel circa. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit quod quando est presens bene se habet sed quod de eius absentia populus male contentatur. Super primo dixit se nescire; super secundo dixit quod bene vacant divinum offitium exceptum quam in mactutino; super IIIº dixit quod sunt solliciti; super IIIIº, de cappellis vacantibus et si est aliquis qui teneat plures cappellas, dixit ut supra ser Ieronimus. Super Vº dixit se nescire. Super VIº, de concubinis, dixit ut supra de ser Geminiano. Super VII a Segue, espunto: pr. EDIZIONE DEL TESTO 57 dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit se nescire; super X dixit se nescire; super XI dixit quod credit sint multi qui non confiteantur et recipiant sacramenta prout debent et tenentur. Super XII, XIII, XIIIIa dixit se nescire. Super XV, de benefitiis, dixit quod omnes domus benefitiorum penitus minantur ruinam. Super XVI et XVII dixit se nescire. Dicta die comparuit coram suprascripto domino Iohanne ut supra ser Geminianus Iacobi cappellanus cappelle Sancti Leonardi site in dicta plebe. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis LXXXta vel circa; valet eius cappella florenis X; ⟨fructus⟩ consistunt in grano, vino et oleo. Patrones sacrestani plebis, rector hospitalis Sancte Fine, prior canonicorum dicte plebis; prepositus confirmat. Super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene et sollicite vacant divinum offitium excepto quod ipsi non dicunt mactutinum, sextam et nonam in dicta plebe. Super IIIº dixit quod bene servant. Super IIIIº, de cappellis vacantibus et si est aliquis qui retineat plures cappellas, dixit ut supra. Super Vº dixit se nescire; super VIº, de concubinis, dixit ut supra. [c. 48r] Super VIIº dixit se nescire. Super VIII dixit se nescire nisi quod ipse habet unam planetam et unum chalicem: que res sunt de canonica Sancti Eusebii, habuit ab Hebreo. Super VIIIIº, de usuris, dixit quod credit sint multi sed nescit nomina; scit de Fruosino de Ficarellis et de aliis ut supra. Super Xº dixit se nescire. Super XI dixit quod credit sint multi qui non confiteantur et recipiant sacramenta prout debent. Super XII dixit se nescire. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XV dixit quod comuniter omnia beneficia minantur ruinam. Super XVI dixit se nescire. Super XVIIº dixit quod sacrestani sunt negligentes; prior societatuum et hospitalarii male faciunt, et pessime executioni mandant executiones testamentorum. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino Iohanne et cetera ut supra ser Gerardus Antonii cappellanus cappelle Sancti Bartholomey ad ianuam sitam in dicta plebe. Patrones operarii plebis, societas Sancte Crucisb in plebe et Matheus Geminianuzzi. Valet dicta cappella florenis a b Segue, espunto: XV. Crucis è scritto nel testo come †. 58 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Vc. Fructus consistunt in grano. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis C vel circa. Interrogatus dea vita et moribus dicti prepositi dixit quando residentiam facit in dicta plebe esse bona, sed quod de eius absentia populus male contentatur. Super primo dixit se nescire. Super secondo dixit quod bene et sollicite vacant divinum officium excepto quod ipsi non dicunt mactutinum, sextam neque nonam in dicta plebe. Super IIIº dixit quod bene servant. Super IIIIº, de cappellis vacantibus et si est aliquis qui retineat plures cappellas, dixit ut supra. Super Vº dixit se nescire. Super VIº dixit ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire, sed quod in dicta plebe sunt multi presbiteri qui non vadunt in habito et tonsura. [c. 48v] Super VIIIIº, de usuris, dixit se nescire. Super X dixit se nescire. Super XI dixit quod credit sint multi qui non confitentur eorum peccata et recipiant sacramenta saltim semel in anno, sed nescit qui sint. Super XII dixit ut supra de cappellis. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XVº dixit quod sunt multe domus benefitiorum que minantur ruinam et quod prior Ranze dedit in affictus eius benefitium sine licentia. bSuper XVI dixit se nescire. Super XVII dixit quod executiones testamentorum male executioni mandant. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino vicario ut supra in dicto loco ser Iacobus Gori Gesis cappellanus cappellarum Sancte Fine et Sancti Petri a’ Vincoli sitarum in plebe. Interrogatus quantum valent eius cappelle ⟨dicit de⟩ florenis X, videlicet florenis 5 pro qualibet; fructus consistunt in grano, vino et oleo et libris sex de una pensione ciusdam domus Sancte Fine: in totum florenis 11 cum dimidio. Patrones cappelle Sancte Fine: societas disciplinantium plebis, canonici plebis et hospitalis Sancte Fine et prior fraternintatis platee. Patronus Sancti Petri a’ Vincula: Taddeus ser Bartholomey. Interrogatus de valore dicte plebis dixit se nescire. Interrogatus de moribus et vita prepositi dixit esse bonos quando est presens; de absentia vero eius populus male contentatur. Super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene servant excepto quam de mactutino, nona et sexta. Super IIIº dixit se nescire. Super IIIIº, de cappellis vacantibus, dixit ut supra ser Nerius et ipse retinet in a b ta. Segue, espunto: hone. Il testo da et quod prior Ranze a sine licentia è aggiunto sul margine destro della car- EDIZIONE DEL TESTO 59 dicta plebe duas cappellas. Super Vº dixit quod bene servant. Super VIº, de concubinis, dixit ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit se nescire. Super VIII dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra. Super X dixit se nescire. Super XI dixit se nescire. [c. 49r] Super XII, dixit de cappellis suprascriptis quod patrones possident eorum bona. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XV dixit quod fere omnes domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVI dixit se nescire. Super XVIII dixit quod operarii sunt male solliciti et quod per hospitales et societates male executioni mandatur testamentorum et ideo providendum est. Die VIIIIº augusti. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco dominus Mannus de Cavalcantibus plebanus plebis Sancte Marie et Iohannis de Cellulis. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse malos et pessimos quandoa residet in dicto suo benefitio et quod in partibus Chianti retinet concubinam. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis 90 et etiam quod de absentia eius populus in omnibus male contentatur. Super primo dixit quod audivit a quampluribus quod, quando dedit ecclesiam Sancti Donati plebatus Sancti Geminiani, recepit ab una persona solventi pro ser Nerio florenos LXXXta. Super secundo dixit se nescire, excepto quam de ser Christoforo quod non dicit medietatem misse. Super IIIº dixit quod bene servant secundum quod audivit. Super IIIIº dixit quod Placitus retinet ecclesiam Larniani et eam retinuit iam per annos decem. Super Vº dixit se nescire. Super VIº dixit ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit quod ser Papinus de Morontis et prior Casagle et ser Antoninus pluries luderent ad zardum insimul cum Antonio ser Politi penes plebem Cellulis. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra in aliis capitulis. Superb X dixit se nescire. Super XI se nescire, nisi quod Placitus Francisci dicit se non curare excomunicationem neque papalem neque domini episcopi. Super XII dixit se nescire. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit se nescire. Super XV dixit quod propter guerram, domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVI dixit se nescire. Super XVII dixit a Segue, espunto: est p. Il testo da super X a neque domini episcopi è unito da una graffa listata sul margine sinistro della carta. b 60 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE quod Torellus et etiam societates male mandant executioni testamenta et ultimas voluntates. [c. 49v] Die XIIII augusti. Comparuit coram suprascripto domino episcopo ut supra in suprascripto loco dompnus Raphaellus Antonii cappellanus cappelle Sancti Paulia site in plebe. Interrogatus de valore dicte cappelle dixit de florenis Vc; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse bonos quando residentiam facit in dicto suo benefitio, sed quod parum residet et populus de eius absentia per omnia male contentatur. Interrogatus si dictus prepositus dicit offitium dixit se nescire. Interrogatus de patronibus dicte cappelle dixit quod prepositus dat et confirmat. Interrogatus super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene servant excepto quod ipsi non dicunt in dicta plebe sextam, nonam neque mactutinum. Super IIIº dixit se nescire. Super IIIIº, de cappellis vacantibus, dixit ut supra. Super Vº dixit se nescire. Super VIº dixit se nescire. Super VII dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIII dixit se nescire. Super X dixit se nescire. Super XI dixit quod credit. Super XII, XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod credit. Super XV dixit se nescire. Super XVIº dixit se nescire. Super XVIIº dixit se nescire. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ser Iacobus Andree de Morontis cappellanus cappelle Sancte Andree site in plebe. Interrogatus de valore dicte cappelle dixit de florenis XIIIIcim; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Tenetur dare quolibet anno in festo Sancti Andree unum modium grani extimationis florenorum trium et tenetur facere festum et offitium in quibus spendit libras 4or. Patrones Taddeus et Angelus Michaelis et ser Iohannes Pieri et heredes Dini Politi, prepositus confirmat. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse bonos et quod de eius absentia populus male contentatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis LXXXta. Interrogatus si prepositus dicit offitium dixit se nescire. Super primo dixit se nescire. [c. 50r] Super secundo dixit quod bene servant excepto quod ipsi non dicunt in dicta plebe sextam, nonam neque mactutinum. Super IIIº dicit quod bene servant. Super IIIIº dixit ut supra de cappellis vacantibus, et quod ser Iacobus et ser Nerius retinent duas cappellas. Super Vº dixit se nescire. Super VIº dixit se nescire. Super VIIº dixit se nescire. Su- a Pauli è vergato su un precedente Nicholai. EDIZIONE DEL TESTO 61 per VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº dixit quod sunt multi comictentes usuram sed nescit qui sint. Super X dixit se nescire. Super XI dixit se nescire. Super XII dixit se nescire. Super XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XV dixit quod fere omnes domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVI et XVII dixit se nescire. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in suprascripto loco ser Nerius Nofri cappellanus cappelle Sancti Antonii et Sancte Katerine. Patrones cappelle Sancti Antonii sunt Taddeus Michaelis et fratres ser Iohannis Pieri et domina Lisa Nini et domina Scolaia Politi et ser Nerius Nofri. Valet florenis octoa. Fructus consistunt in grano, vino et oleo, tenetur dare quolibet anno staria 16 grani ad libitum presbiteri et quod iam sunt iam duo anni in quibus ipse non dedit; prepositus confirmat. Cappellam Sancte Katerine offitiat eamb et habet pro helemosina libras XXXta a domina Lisa uxore Nini. Interrogatus de vita et moribus prepositi dixit esse bonos. De absentia populus male contentatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis CL. Interrogatus si dicit officium dixit se nescire. Super primo dixit se nescire. Super secundo dixit quod bene servant excepto ut supra. Super IIIº dixit quod bene servant. [c. 50v] Super IIIIº, de cappellis vacantibus, dixit ut supra. Super Vº dixit se nescire. Super VIº dixit se nescire sed ut supra de ser Geminiano. Super VIIº dixit se nescire. Super VIIIº dixit se nescire. Super VIIIIº, de usuris, dixit ut supra ⟨ut⟩ dixerunt quamplures. Super X, XI, XII et XIII dixit se nescire. Super XIIIIº dixit quod bene servant. Super XVº dixit quod fere omnes domus benefitiorum minantur ruinam. Super XVºc dixit quod prior Ranze affictavit eius benefitium. Super XVIº dixit se nescire. Super XVII dixit se nescire. Cappella Purificationis Virginis Marie: rector ser Bacciomeus Iohannis, patrones sunt illi de Saluccis.d Patrones retinent in affictum pro stariis 16 grani et tenentur facere festum et solvere impositas et facere eam officiari. Cappella Sancti Iacobi sita in plebe: rector ser Meus Cambi. Examinatus per suprascriptum reverendum patrem, ideo non opportet examinari. Patronus Torellus Dori. a b c d Octo vergato su un precedente sex. Così nel testo. Così nel testo: refuso nell’indicazione del numerale. Così nel testo. 62 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 51r] Die Iovis de mane XVIa augusti. Reverendus in Christo pater et dominus dominus Robertus de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopus Vulterranus, visitavit ecclesiam Sancti Mathey de Sancto Geminiano. Cuius ecclesiea rector est ser Lucas Geminiani de dicto loco. Et primo visitavit et vidit locum ubi corpus Domini et alia sacramenta servantur et vidit quod bene, honestissime et devote tenentur. Ecclesia est satis bene fulcita paramentis et libris prout in eius inventarium apparebit. In dicta ecclesia altare maius habet certa petia terrarum cum altare Sancti Christofori in dicta ecclesia. Que omnia petia terrarum sunt locata ad affictum personis per quinque annos pro florenis XIIcim auri etb pro cappella Sancti Iohannis in dicta ecclesia pro salmis duabus grani. Est etiam alia cappella in dicta ecclesia titulata sub vocabulo Beate Marie Virginis, cuius rector est ser Bartholomeus Arrigi de Vulterris. Patronus dicte ecclesie est Iohannes olim Michaelis Beneventi; habet unum potere affictatum pro libris viginti quolibet anno. Patrones suprascripte ecclesie Sancti Mathey sunt omnes populares; prepositus Sancti Geminiani et plebanus Cellulis confirmant. Tenetur facere quolibet anno in perpetuum festum Sancti Mathey et die sequenti facere unum officium mortuorum, item festum Sancti Iohannis Evangeliste, Sancte Agnetis et festum Sancti Christofori. Item tenetur legi facere quatuor missas in die Sancti Silvestri. Suprascripta ecclesia habet duos operarios qui conficiunt et tenent inventarium omnium et singulorum bonorum mobilium et immobilium dicte ecclesie; tenentur manutenere dictam ecclesiam et propterea habent quolibet anno libras sexdecim. Dicta die. Ser Lucas suprascriptus testis et cetera et primo interrogatus qualiter dicti operarii se habent dixit quod negligenter, et preteriti operarii et presentes habent denarios pre manibus pertinentes addictam ecclesiam. Item interrogatus an ser Bartholomeus Arrigi bene offitiet eius cappellam dixit quod bene. Item interrogatus an ipse ser Lucas sciat officium XIIcimc articulorum et omnia alia pertinentia ad bonos clericos diligenter examinatus bene scivit. [c. 51v] Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in dicta ecclesia Iohannes Geminiani populanus dicte ecclesie, inductus, a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Mathey de Sancto Geminiano. Segue, espunto, al rigo successivo: salmis. Segue, espunto: pre. EDIZIONE DEL TESTO 63 iuratus et examinatus. Et primo interrogatus si dicta ecclesia habet patrones respondit quod sic et sunt populares. Interrogatus de vita et moribus suprascripti rectoris dixit se honestissime et bene gerere, excepto quod totus populus contentaretur quod ipse habitaret in domo dicte ecclesie. Item interrogatus de operariis dixit se nichil scire. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in dicta ecclesia Laurentius Angeli populanus dicte ecclesie, testis inductus ut supra. Dixit de rectore in omnibus et per omnes prout supra alii testes. Item interrogatus de operariis dixit ut supra ser Lucas rector. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in dicta ecclesia Iheronimus Laris populanus dicte ecclesie, inductus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus si dicta ecclesia habet patrones respondit ut supra. Interrogatus de vita et moribus suprascripti rectoris dixit ut supra et quod omnino populus contentatur quod ipse faceret residentiam in dicta ecclesia. Interrogatus de valore dixit de florenis 15 vel circa. De operariis dixit ut supra quod per omnia male se habent et quod penes se habent denarios dicte opera et specialiter ipse testis. [c. 52r] Dicta die. aSuprascriptus reverendus pater visitavit ecclesiam Sancti Blasii de Sancto Geminiano unitam insimul cum dicta ecclesia Sancti Mathey. Cuius rector est suprascriptus ser Lucas. Est in dicta ecclesia una cappella titulata sub vocabulo Sancti Blasii, cuius rector est ser Antoninus Luce presbiter de Sancto Geminiano. Est valoris librarum decem cum dimidio. Tenetur facere festum Sancti Blasii. Patronus Franciscus Michaelis Braccieri. Est quedam helemosina in dicta ecclesiab quam percepit dominus Deo de Malavoltis. Patrones Federicus de Malavoltis, Mignanus Tey de Ulignano, societas plebis et Sancti Francisci. Est valoris florenorum VI vel circa. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Dixit quod tenetur dicere missam in dicta ecclesia ad suum beneplacitum. Dicta die. Comparuit coram suprascripto domino episcopo in supradicta ecclesia Bartholomeus Guidonis de dicto populo et dixit quod suprascriptus rector in omnibus et per omnia bene se habet salvo et excepto quod in dicta ecclesia ad manus pro qualibet edogmada solebant dici due misse, nunc autem raro et quasi per totum mensem nulla in dicta ecclesia missa celebratur: ideo provideatur. a b Sul margine sinistro della carta è listato: Sancti Blasii de SanctoGeminiano. Segue, espunto: que pertinet. 64 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 52v] Die XVIII agusti de mane. Reverendus in Christo pater et dominus dominus episcopus visitavit ecclesiam Sancti Donati de Sancto Geminiano, cuius rector est dopnus Raphaellus ordinis Vallis Umbrose. Est benefitium sine cura.a Reperit ecclesiam in edifitiis satis bene. Interrogatus si habet patronum dixit quod Franciscus ser Iohannis Tegni est patronus. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis sex vel circa. Fructus consistunt in uno orto et in uno culto. Supradicta ecclesia est satis bene fulcita paramentis, libris, calice et de aliis prout in inventario apparebit. Constitutus personaliter coram supradicto domino episcopo gratia ser Iohannis Tegni patroni dicte ecclesieb et primo interrogatus de honestate dicti dopni Raphaelli dixit quod in omnibus et per omnia dictus dopnus Raphaellus est sollicitus, honestus et bene actendit ad conservationem dicti sui benefitii. Dicta die. Venerabilis vir dominus Iohannes Michaelis, venerabilis patris et domini domini Roberti episcopi Vulterrani ⟨vicarius⟩, visitavit ecclesiam Sancti Petri de Sancto Geminiano, cuius rector est dominus Mannus de Cavalcantibus de Florentia. Et primo visitavitc et vidit locum ubi corpus Domini et alia sacramenta servantur et vidit quod bene, honestissime et devote tenentur. Ecclesia est satis bene fulcita paramentis et libris prout in eius inventario apparebit. [c. 53r] Die XXa de mane. dReverendus in Christo pater et dominus dominus episcopus visitavit ecclesiam Sancti Laurentii de Sancto Geminiano, cuius rector est ser Geminianus Iacobi presbiter de Sancto Geminiano. Est benefitium sine cura. Reperit ecclesiam in edifitiis satis bene. Interrogatus si habet patrones dixit de canonicis plebis Sancti Geminiani. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis sex vel circa. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Supradicta ecclesia est satis bene fulcita paramentis et libris prout in eius inventario apparebit. [c. 53v] Die XXVIIIIº agusti. eReverendus pater et dominus dominus episcopus suprascriptus visitavit ecclesiam Sancti Donati de villa Sancti Donati plebatus Sancti Geminiani, cuius rector est ser Nerius Nofrii de a b c d e Sul margine sinistro della carta è listato: Sancti Donati de Sancto Geminiano. Segue, espunto: dixit. Sul margine sinistro della carta è listato: Sancti Petri de Sancto Geminiano. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Laurentii de Sancto Geminiano. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Donati de Sancto Donato. EDIZIONE DEL TESTO 65 Sancto Geminiano, et est curata. Et primo visitavit et vidit locum ubi corpus Domini et alia sacramenta, in edifitiis satis bene. Supradicta ecclesia est bene fulcita missale, calice, paramentis et aliis pertinentibus ad dictam ecclesiam, prout in eius inventario apparebit. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis quinque grani ad mensuram Florentinam vel circa, omnibus fructibus reductis ad granum. Interrogatus de vita et moribus populanorum dixit quod in omnibus bene se habent. Interrogatus de patronatu dicte ecclesie dixit quod prepositus confert et confirmat. Dicta die. Antonius Michaelis Corsoni de dicta villa, testis inductus et iuratus, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis sex grani vel circa ut supra. Interrogatus de patronatu dixit ut supra. Interrogatus de vita et honestate dicti rectoris dixit quod bene, honestissime et perfecte et in omnibus et per omniaa se habet ad que tenetur et debet et obligatus est. Interrogatus si in casibus evenientibus dicto populo est sollicitus dixit quod bene servit. Gorus Michaelis de dicto loco, testis inductus, iuratus et cetera in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Geminianus Berti de dicto loco alius testis et cetera in omnibus ut supra alius testis. [c. 54r] Die III septembris. bVenerabilis vir dominus Iohannes vicarius suprascriptus visitavit plebem Sancti Iohannis de Cellulis, cuius est plebanus dominus Mannus de Cavalcantibus de Florentia et primo visitavit locum et vidit locum ubi retinentur sacramenta et non invenit nisi oleum sanctum. Reperiit ecclesiam in edifitiis satis bene, sed domus dicte plebis per totum minantur ruinam. Non invenit ibi rectorem sed ser Antonius Luce de Sancto Geminiano est cappellanus; qui interrogatus de patronatu dicte ecclesie dixit quod eam habuit in curia Romana. Interrogatus de valore dixit quod dicta plebes cum ecclesia Sancti Blasii et Sancti Petri de Sancto Geminiano sunt fructus florenorum XXV, videlicet in grano et oleo. Suprascripta plebes est fulcita paramentis, libris, calice et aliis prout in inventario apparebit. a b Segue, espunto: bene. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Cellulis. 66 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Dicta die. aReverendus pater et dominus dominus Robertus episcopus Vulterranus visitavit ecclesiam Sancti Blasii plebatus Cellulis; est unita ut dicitur cum dicta plebe, cuius rector est dictus dominus Mannus, cappellanus est suprascriptus ser Antonius. Invenit in edifitiis satis bene. Dicta die. Iacobus Niccholi de villa Collimuscioli, etatis LX annorum, testis et cetera, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra sed dixit quod si predium dicte plebis cultivaretur vel laboraretur esset maior fructus. Interrogatus de vita et moribus dicti ser Antonii dixit quod in omnibus et per omnia bene se habet cum dicto populo et quod de eo multum contentatur et quod est sollicitus circa necessaria dicto populo. Lippus Fey de dicta villa, etatis annorum L vel circa, testis et cetera dixit in omnibus ut supra. [c. 54v] bReverendus in Christo pater et dominus dominus episcopus suprascriptus visitavit canonicam Sancti Michaelis de Strada plebatus Sancti Geminiani, cuius prior est ser Geminianus Iacobi de Sancto Geminiano. Et primo visitavit locum ubi corpus Domini et alia sacramenta servanturc et vidit quod bene, honestissime et devote tenentur; et interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis XXXta vel circa: fructus consistunt in grano, vino, oleo. Interrogatus de patronatu dixit quod sunt hospitalis Sancte Marie Nove de Florentia, heredes magistri Iacobi de Sancto Geminiano et ser Raynerius ser Torelli. Confirmatio spectat ad prepositum. Retinuit dictam ecclesiam dictus prior per annos XXIII. Ecclesia suprascripta in edificiis bene se habet; est fulcita paramentis, calice et libris prout in inventario apparebit. Supradictus reverendus pater legens dicto priori quoddam preceptum quod sibi factum fuit per suum predecessorem scriptum in libro visitationis continens quod reficeret et reactaret libros ecclesie dixit se non reactasse ex eo maxime quia negat se tale preceptum recepisse et interrogatus si ecclesia habet missale dixit quod non. Dicta die. Ser Lucas canonicus de Sancto Geminiano testis et cetera dixit quod supradicta ecclesia est valoris florinorum XLta vel circa. De aliis vero dixit se nescire. a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Blasii plebatus Cellulis. Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Michaelis de Strada. Servantur listato su serventur espunto. EDIZIONE DEL TESTO 67 [c. 55r] Die IIIIº septembris de mane. 1436. aVenerabilis vir Iohannes Michaelis canonicus Vulterranus, vicarius generalis reverendi patris et domini domini Roberti episcopi Vulterrani, per ipsum dominum episcopum ad hunc actum specialiter deputatus, visitavit ecclesiam Sancte Margarite de Signano plebatus de Cellule, Vulterrane diocesis. Est curata. Cuius rector est ser Antonius Luce Cursi de Sancto Geminiano. Patroni sunt heredes domine Rubee uxoris domini Primerani de Ardinghellis de Sancto Geminiano. Confirmatio spectat ad plebanum Cellulis. Interrogatus de valore dicte ecclesieb dixit de florenis quatuor: fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesia suprascripta in edifitiis bene se habet; habet unum paramentum nigrum. Item unum calicem stagni, item unum missale anticuum, item tria sciugatoria et unam tobaleam. Interrogatus de vita populanorum bonum testimonium reddidit. Dicta die. Laurentius Nannere de dicta villa, testis iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita et moribus suprascripti rectoris dixit quod valde bene se habet et est sollicitus ad omnia que tenetur et debet et populus bene de eo contentatur. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Suprascriptus Laurentius est etatis LXXta annorum vel circa. Iacobus Antonii de dicta villa, etatis XL annorum, testis et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Dicta die, de mane. cSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Silvestri de Racciano plebatus Sancti Geminiani Vulterrane diocesis; est curata. Cuius rector est ser Bartholomeus Iohannis Marcuccii de Sancto Geminiano. Patroni sunt e’ Casciotti de Sancto Geminiano. Ecclesia satis bene se habet in hedifitiis. Non invenit rectorem neque sacramenta eo quia sacramenta ministrantur per plebem Sancti Geminiani, prepositus confirmat. Dicta ecclesia est valorisd decem florenorum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ser Meus Cambi est cappellanus dicte ecclesie et pro dicto ser Bartholomeo officiat dictam ecclesiam. In dicta ecclesia est unum missale antiquum, unus calix cum cuppa argentea, item una planeta fulcita, item tria asciugatoria et unae tobalea. a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Margarite de Signano. Ecclesie listato su un precedente plebis. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Silvestri de Racciano. Segue, espunto: sex. Il notaio ha espunto l’abbreviazione per l’accusativo. 68 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Dicta die. Antonius Bartoli Buonanni de dicta villa, testis iuratus et examinatus, et primo de valore dicte ecclesie dixit de florenis octo vel circa. Dixit quod ser Meus Cambi bene et sollicite actendebat ada dictam ecclesiam. [c. 55v] Dicta die, deb mane.c Suprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Piscille plebatus Sancti Geminiani, et est curata; non invenit ibi rectorem. Ecclesia in edifitiis satis competenter, domus vero minantur ruinam. Non invenit ibi sacramenta neque libros; invenit altare paratum. Dicitur quod est unita cum plebe Sancti Geminiani. Dicta die, de sero. dSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Laurentii de Monte Agutolo plebatus Sancti Geminiani, Vulterrane diocesis, et est curata. Cuius rector est ser ***. Patrones Stephanus Papi de Morontis et Torellus Doris et magister Ypolitus ser Nicholai. Est valoris florenorum XIIcim vel circa; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Invenit eam in edifitiis stare satis competenter. In dicta ecclesia non invenit sacramenta nisi oleum sanctum et ipse invenit bene stare et munde de paramentis, libris et calicee prout in inventario apparebit. Dicta die. Meus Cechi de dicta villa, etatis LXta annorum, testis iuratus et examinatus et cetera, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus si dictus rector erat sollicitus in deserviendo dicto populo dixit quod a sex mensibus retrof bene deserviebat sed quod sunt per sex menses in quibus in omnibus cum dicto populo male se habuit. Nannes Marci de dicta villa, testis et cetera, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus de vita et moribus dicti presbiteri dixit quod in omnibus et per omnia cum dicto populo male se habebat et cum magna heresi et multa scandala seminabat in dicto populo et quod non sollicite et actente deserviebat dicto populo et quod sibi videtur populum de eo male contentari eo quod videtur esse ingnorantissi- a Ad è vergato in interlinea superiore. Segue, espunto: de sero. c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei de Piscilla. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Laurentii de Monte Agutulo. e Segue, espunto: non. f Retro è vergato in interlinea superiore, su una parola espunta. b EDIZIONE DEL TESTO 69 mus ut dicitur a pluribus et maxime ab intelligentibus et quod dictus populus contentaretur de alio presbitero. Fede Pieri populanusa ville Renzani testis et cetera dixit quod non est de dicta villa sed quod ab hominibus dicte ville audivit dicere prout sibi dixit Nannes Marci et quod vulgariter dicitur dictum presbiterum nescire totam missam et quod populus contentaretur de alio presbitero. [c. 56r] Die V septembris. bSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu canonicam Sancti Michaelis de Ranza et est curata. Cuius rector sive prior dicitur esse dominus Geminianus ser Bartoli de Morontis de Sancto Geminiano. Non invenit rectorem; invenit ecclesiam in edifitiis satis bene; domus vero dicti benefitii sunt omnino destructe et sunt in maxima ruina. Non invenit ibi sacramenta neque corpus Christi. Prior suprascriptus vel Papi de Morontis affictavit eam Massino Vie pro florenis XXII pro annis quinque videlicet pro quolibet anno florenis XXII et cum dicta canonica affictavit ecclesiam Sancti Petri de Ciuciano: videatur quomodo, quia in manibus domini vicarii domini episcopi videlicet tempore domini Guarduccii suprascriptus prior eam renumptiavit. Dicta die. Antonius Laurentii de Ranza, etatis LXXta annorum, testis iuratus, inductus et iuratus et cetera, et primo interrogatus de vita et moribus dicti rectoris dixit quod in omnibus et per omnia male se habet et quod dictam ecclesiam non offitiat et ibi non fuit celebrata missa per menses quinque vel circa. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis XXX et quod ipse affictavit Massino Vie pro florenis XXII et quod de dicto rectore male totus populus contentatur eo quia in casibus contingentibus dicto populo nullus est qui dictum populum succurrat et quod si faceret residentiam in dicto suo benefitio multum contentaretur. Bartolus Simonis de villa suprascripta, testis ut supra, iuratus et examinatus dixit utsupra alius testis. [c. 56v] Dicta die. cSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Petri de Ciucciano, et est curatad; nullus est rector. Invenit eam in ruinam et semidiscoperta; non invenit ibi sacramenta neque corpus a b c d chiamo. Segue, espunto: dicte. Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Michaelis de Ranza. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Petri de Ciucciano. Et est curata è vergato in interlinea superiore e aggiunto al testo con un segno di ri- 70 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Christi. Patronus magister Ypolitus Nicholai. Est valoris quinque florenorum vel circa. In dicta ecclesia non dicitur missa et male officiatur. Ser Bartholomeus Camby est yconomus dicte ecclesie propter renumptiationem de ea sponte factam per priorem de Ranza in manibus olim domini Guarduccii tunc vicarii domini episcopi Vulterrani. Massinus Vie tenet in affictu a priore Ranze vel a Papi de Morontis eius consorte insimul cum prioria de Ranza. [c. 57r] Dicta die. Suprascriptus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti Fridiani de Castroveteri plebatus Sancti Geminiani et est curata; cuius rector est ser Petrus Mathey de Sancto Geminiano. Non invenit ibi rectorem; ser Nerius Nofrii offitiat dictam ecclesiam pro dicto rectore. aInvenit ecclesiam et domus in edifitiis satis bene et peroptime. Invenit sacramenta et corpus Christi honeste et munde teneri. Est valoris X florenorum: fructus consistunt in grano, vino et oleo et decimis. Est fulcita paramentis, libris et calice prout in inventario apparebit. Patronus abbas Honofrius. Prepositus confirmat. Dicta die. Nannes Taviani de dicto loco, testis inductus, iuratus et examinatus et cetera, et primo interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus de vita et moribus dicti rectoris dixit quando adest quod sunt boni. Interrogatus qualiter dictus ser Nerius in deserviendo dicte ecclesie se habet dixit bene et est sollicitus et quod de eo bene contentatur. Item dixit quod Massinus fuit confessus habuisse a ser Luca olim rectore dicte ecclesie, occasione cuiusdam litis quam habuit cum suprascripto dompno Honofrio patrono dicte ecclesie, florenos duodecim. Die VI septembrisb. [c. 57v] Die primo decembris, de mane, 1436. cVenerabilis et egregius vir dominus Iohannes Michaelis ser Cecchi canonicus maioris ecclesie Vulterrane, reverendi in Christo patris et domini domini Roberti de Adimaris de Florentia, Dei et appostolice sedis gratia episcopus Vulterranus, in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis, visitavit plebem Sancti Ypoliti Vulterrane diocesis, cuius est plebanus dictus Iacobus Fanuccii de Colle. Patrones dicte ecclesie sunt nobiles de Pichena; confir- a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Fridiani de Castroveteri. Lo spazio sottostante non è riempito. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Ypoliti. EDIZIONE DEL TESTO 71 matio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Dicta plebes est semicohoperta tecto; non habet sacramenta neque libros neque paramenta et altare est male fulcitum. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis decem grani, fructus consistunt in grano, vino et blado; non habet nisi unum populanum. Meus Pieri Monis de Campilia, laborator predii dicte plebis, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani respondit quod peroptime se habet. Interrogatus de valore dicte plebis dixit ut supra. Item dixit quod dictus plebanus habet parata lignamina et alia necessaria pro coperiendo residuum dicte plebis. [c. 72r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Campigla curie Collis plebatus Sancti Ypoliti, Vulterrane diocesis, cuius est rector ser Dominicus Nannis Cennini de Colle, qui abfuit dicte visitationi. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicte ville. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. In edifitiis bene se habet sed domus dicte ecclesie male stant. In libris et paramentis male se habet quia habet unum missale solum et est in pignus penes societatem Sancte Caterine de castro Collis. Dominucus Iohannis de dicta villa alias Goccio testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti rectoris, dixit quod in omnibus bene se habet. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de uno modio grani. Super aliis omnibus dixit quod bene servit populo. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Severi de Sancto Severo curie Collis, plebatus et diocesis predictorum, cuius est rector suprascriptus ser Dominicus. Que ecclesia est unita cum suprascripta ecclesia de Campilia. Patrones sunt homines dicte ville. Confirmatio spectat ad dictum dominum episcopum. Non habet domum. In edifitiis non bene se habet quia in pluribus locis dicte ecclesie pluit. Non habet sacramenta. In libris et paramentis male se habet. Angelus Ricci de dicta villa, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti ser Dominici dixit quod satis bene se gerit in omnibus et quod tenet aliam ecclesiam de Campilia. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis duobus grani. In reliquis recte respondit. a b Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei de Campilia. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Severi de Sancto Severo. 72 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 72v] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis a Borgatello curie Collis plebatus Sancti Ypoliti diocesis Vulterrane, cuius est rector dompnus Franciscus Calderini de Colle, infirmus. Patrones dicte ecclesie sunt homines ville. Confirmatio spectat ad plebanum Sancti Ypoliti. In edifitiis benese habet tam in ecclesia quam in domibus sed domus laboratoris est ruinata. Non habet sacramenta; in libris maleb, in paramentis mediocriter. Dominicus Pieri de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus super valore dicte ecclesie dixitc quod valet quolibet anno florenos octo. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti rectoris dixit quod nec bene nec male, quia iam sunt anni sex quibus stetit infirmus in lecto sed quod ser Marianus Pauli de Colle pro eo satis bene deservit populo in missis et aliis necessariis. In ceteris bene respondit. [c. 73r] Die III decembris 1436. dSuprascriptus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie de castro Stadie et est curata; cuius est rector ser Anthonius Luce de Sancto Geminiano. Dicta ecclesia est in plebatu Castelli Vulterrane diocesis. Patrones dicte ecclesie sunt magnifici et excelsi domini domini priores artium et vexilifer iustitie magnifici populi et comunis Florentie. Confirmatio spectat ad ***. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis vigintiquinque cum infrascripta ecclesia Sancti Silvestrie. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et decimis. In edificiis bene se habet sed domus contigue ecclesie sunt per totum ruinate. Habet quamdam aliam domum in qua habitat dictus rector. Tanus Pieri testis citatus, iuratus et examinatus, et primo examinatus super vita et honestate dicti rectoris dixit quod bene se habet et est sollicitus ad omnia et singula que tenetur et debet; in aliis dixit ut supradictus testis. Est annorum sexagintaquinque vel circa. Pierus Guiducci alius testis in omnibus et per omnia dixit ut supra. Dicta die. fSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Silvestri unitam cum suprascripta ecclesia Sancte Marie de Stadia. Cuius a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis a Borgatello. Male vergato in interlinea superiore e aggiunto con un segno di richiamo. c Segue, espunto: qual. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Stadia. e Cum infrascripta ecclesia Sancti Silvestri aggiunto sul margine destro della carta. f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Silvestri de Stadia. b EDIZIONE DEL TESTO 73 patrones sunt dicti magnifici et excelsi domini, rector vero dictus ser Anthonius. Interrogatus de valore dixit ut supra et quia ista ecclesia est unita cum suprascripta, ideo eius valores sunt prenominati cum superiori. In edificiis male se habet; altaria sunt detecta; non est in ea aqua benedicta neque campana. Domus eius per totum sunt ruinate. Dixit dictus rector quod habet campanam dicte ecclesie fractam. [c. 73v] Dicta die III decembris, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Bulsano positam in curia Stadie et est curata. Cuius rector est ser Agustinus de Saracinis de Florentiab et est in prefato plebatu. Patrones dicte ecclesie sunt nobiles de Franzesis; confirmatio spectat ad plebanum plebis de Castello. Interrogatus de valore dixit de florenis quattuor auri; fructus consistunt in grano, vino et oleo. In edifitiis bene se habet, sed domus eiusdem sunt ruinate. Habet unuam planetam rubeam fulcitam, unum calicem parvum cum cuppa argentea. Pierus Guiduccii de Stadia, annorum trigintaocto, citatus, iuratus et examinatus et primo super moribus et vita dicti rectoris dixit quod bene se habet, in reliquis dixit ut supra. Die IIIIº decembris, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Martini a Strove plebatus plebis Castelli, cuius est rector ser Iacobus Angelini de Rapolano comitatus Senarum. Et est curata, non habet locum sacramentorum. Dicta ecclesia et domus eius dem in edificiis bene se habent. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis tribus, fructus consistunt in grano, vino et oleo. Dicta ecclesia habet unum calicem cum cuppa argentea, unum paramentum viridem, unum missalem, unum epistolarium et unum lectionarium. Interrogatus si dicit offitium dixit quod non habet breviarium sed quod emit et habebit hinc ad quindecim dies et quod dicit offitium Virginis Marie et nocturnum. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicte ville. Confirmatio spectat add plebanum plebis de Castello. Anthonius Dominici de dicta villa, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita et honestate et moribus dicti rectoris dixit valde bene. In reliquis dixit ut supra. a b c d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie de Bulsano. Segue una p espunta. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini a Strove. Segue, espunto: ho. 74 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Nannes Benedicti de dicta villa, testis et cetera, septuagennis vel circa in omnibus et per omnia dixit ut supra. [c. 74r] Dicta die IIIIº decembris. aSupradictus dominus vicarius visib tavit plebem Sancti Iohannis de Castello, cuius est plebanus dompnus Anthonius de Monte Agutolo comitatus Senarum. Non habet patrones. Dictus plebanus obtinuit ipsam in curia Romana. Plebanus erat absens sed cappellanus dicti plebani est ser Donatus rector ecclesie Sancte Flore de Scorgiano. Qui interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis decem grani, fructus consistunt in grano, bladis et vino. Dicta plebes in edifitiis bene se habet sed domus male se habent. Habet unum missale antiquum, unum antifanarium antiquum et unum epistolarium, unamc planetam flavam cum coctis et camicibus, unum calicem cum cuppa argentea. Pro sacramentis eucaristie et olei sancti et batismatis habet proprium tabernaculum. Antonius Michaelis de Poggiarello dicti plebatus, testis citatus, iuratus et examinatus, de vita et honestate dicti plebani dixit bene. Interrogatus qualiter in sacramentis deservit populo dixit quod eius cappellanus iuxta posse bene se habet. In ceteris dixit ut supra. Nannes del Raso mediarius dicte plebis, testis et cetera, in omnibus dixit ut supra. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Flore et Lucille de Scorgiano plebatus suprascripti, cuius est rector suprascriptus ser Donatus Iohannis de Colle. Cuius sunt patrones parrocchiani. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis decem auri. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. In edifitiis bene se habet sed domus male propter bellum. Habet unum calicem cum cuppa argentea, unam planetam viridem, unum missalem antiquum. Suprascripti duo testes, examinati super suprascripta plebe, similiter examinati super dicta ecclesia de Scorgiano in omnibus per omnia dixerunt ut supra continetur et scriptum est. a b c d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Castello. Segue, espunto: ecclesiam. Segue, espunto: paramenta. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Flore et Lucille de Scorgiano. EDIZIONE DEL TESTO 75 [c. 74v] Die VII decembris, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Cristine de Castronovo plebatus Sancti Ypoliti, Vulterrane diocesisb. Die VIII decembris, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Leccioli plebatus Casulis, que in totum est defuncta et ruinata et solum habet unum petium terre contiguum muris ecclesie quod est seminatum grano: quod dicunt operarii plebis de Casulis esse dicte opere plebis. [c. 75r] Die VIII decembris, de mane. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Ponzano plebatus Casulis, Vulterrane diocesis, que vacat rectore. In edifitiis non bene se habet. Eius domus per totum sunt ruinate interius. Michael habet de dicta ecclesia unum calicem argenteum et unum paramentum rubeum. Patrones dicte ecclesie sunt populani, confirmatio spectat ad prepositum plebis Casulis. Michael Blaxii de Scopeto, sexagenarius vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte ecclesie dixit quod Marcus del Raso de dicta villa laborat aliquam partem terrenorum dicte ecclesie et quod ser Laurentius del Guarnaccia de Vulterris his diebus elapsis scripsit omnia dicte ecclesie. Braxius Laurentii de Camporbiano habitator in dicta villa testis et cetera dixit ut supra. Paulus Nannis Nieri habitator Casulis habet libras sex pertinentes ad dictam ecclesiam. Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Cavallano plebatus Casularum, Vulterrane diocesis. Non habet rectorem, patrones sunt populani dicte ville. Confirmatio spectat ad prepositum plebis Casulis. Dicti populani faciunt offitiare dictam ecclesiam a ser Michaele Iohannis de Casule et operarii dicte ecclesie sunt Michael Bartolomei alias Bacarini et Dominicus Luchetti de dicta villa. In edifitiis bene se habet et similiter eius domus. Qui ser Michael interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de triginta sextariis grani, omnibus a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Christine de Castronovo. Il testo s’interrompe. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesie de Leccioli. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei de Ponzano. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Cavallano. 76 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE computatis. Item interrogatus de vita et moribus dictorum populanorum dixit quod bene se habent et quod sunt adeo pauperes et miserabiles quod nedum male contrahant, non habent unde vivant. In confessionibus et comunionibus bene se habent. Dicta ecclesia habet unum paramentum rubeum, unum nigrum, duo corporalia, unum calicem cum cuppa argentea, unum missalem votivum, habet sex sciugatoria et unam campanellam deputatam pro corpore Christi; item unam campanam antiquam super campanile et unam campanellam in ecclesia; item unam campanam magnam in castro Casulis in plebe quam ibi tulerunt propter bellum, ne ab inimicis robaretur. [c. 75v] Dicta die, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Lucciano plebatus Casulis, Vulterrane diocesis. Cuius est rector ser Taddeus Pieri ser Anthonii de Casulis. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de florenis viginti auri, omnibus computatis. In edifitiis bene se habet et eius domus est curata. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene; modo habet unum populanum qui est eius mediarius. Non tenet in ea calice neque paramenta neque sacramenta. Patrones dicte ecclesieb est Blaxii Pieri Terii de Casulis et dominus episcopus confirmat. Angelus Michaelis de Casulis mediarius dicti rectoris, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo de vita et honestate dicti rectoris dixit quod bene se habet et bene offitiat. Interrogatus de valore dixit ut supra, in aliis recte respondit. [c. 76r] Dicta die, de sero. cSupradictus dominus vicarius visitavit preposituramd Sancte Marie de castro Casulis, cuius prepositus est dominus Iohannes Andree de Radi(condoli). Invenit sacramenta in loco debito, habete canonicos tres, videlicet: ser Taddeum Pieri ser Anthonii, ser Michaelem Iohannis et ser Lucam Iunte de Menzano; quartus defunctus est. Et quatuor debet habere et habet pro eorum prebendis sextaria duo grani pro quolibet. Electio prepositi spectat ad dictos canonicos et confirmatio ad dominum episcopum Vulterranum. In dicta plebe sunt a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie de Lucciano. Segue, espunto: sunt filii. Sul margine sinistro della carta è vergato: Prepositure de Casulis. Preposituram listato su un precedente plebem espunto. Segue, espunto: duos. EDIZIONE DEL TESTO 77 septem altaria et habet quattuor cappellanos, videlicet: ser Taddeum Pieri ser Anthonii et ser Michaelem Iohannis de Casulis, qui resident in dicto castro; et ser Anthonium Simonis de Colle et ser Paulum Iohannis de Casulis qui non faciunt residentiam in dicta terra. Interrogatus de valore prepositurea dixit de modiis decem grani, omnibus computatis. Dicta prepositura habet operam et operarios qui de tempore in tempus eliguntur per comune Casulis, qui operarii tenentur conservare et manutenere ecclesiam et alia circa ipsam. Interrogatus super articulis fidei, preceptis legis, peccatis mortalibus, sacramentis ecclesie, super omnibus satis bene respondit. Item super vita, moribus et honestate clericorum dixit quod bene se habent circa omnia, sed quod plebanus perivit, iam sunt duo menses quod in dicta plebe non fuit. Interrogatus de moribus et vita populi dicti castri dixit quod parvum tempus est quod fuit creatus prepositus et quod adhuc non potest discernere mores eius sed usque ad presens dixit quod bene et honeste se habet. Interrogatus si in dicto castro sunt usurarii dixit quod non. Interrogatus si operarii sunt solicit circa necessaria plebis dixit quod male. Ser Anthonius Simonis de Colle, cappellanus duarum cappellarum ambarum intitulatarum Sancti Niccolai in dicta plebe de Casulis, interrogatus de valore dictarum cappellarum dixit de florenis decem in grano, vino et oleo. Interrogatus si dicte cappelle habent paramenta et alia necessaria per se dixit quod habent unum calicem argenteum, unum missalem, unum breviarium, unum psalterium grossum, unam planetam damaschini albi quam dixit emisse de anno preterito, et tres alias planetas veteres. Interrogatus de valore dicte plebis dixit ut supra. Item de moribus, vita et honestate dicti prepositi dixit quod bene se habet. Item interrogatus si dictus prepositus est sollicitus circa sacramenta, offitiat missas et alia necessaria circa dictam plebem et circa populum dixit quod bene. Patronus dictarum cappellarum est Pietropaulus Porrine de Casulis. [c. 76v] bSer Taddeus Pieri ser Anthonii de Casulis, cappellanus trium cappellarum in dicta plebe, videlicet Sancti Tomei, Sancti Petri et Sanche Marie Madalene et Sancti Agustini simul, interrogatus de valore dictarum cappellarum dixit de florenis decem, in grano, vino et oleo. a Prepositure su un precedente prebende. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappellarum Sancti Tomme, Sancti Petri, Sancti Agustini et Sancte Marie Madalene. b 78 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Item de paramentis et aliis necessariis dictarum cappellarum dixita unum calicem argenteum, unum breviarium, unam planetam viridem et rubeam. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti prepositi dixit ut supra alius cappellanus. Item interrogatus si dictus prepositus est sollicitus circa necessaria dixit ut supra. Interrogatus de valore dicte plebis dixit ut supra super omnibus aliis. Circa populum dixit quod bene. Ser Andreas Stefani de Casulis est cappellanus dictarum cappellarum et prepositus confirmat. bSer Michael Iohannis de Casulis cappellanus cappellarum Sancti Tomaxii Martiris cuius est patronus hospitale Sancte Marie della Scala de Senis et Sancti Fabbiani et Sebastiani, que non habent patronos. Interrogatus de valore dictarum cappellarum dixit de uno modio cum dimidio grani, omnibus computatis. Item dixit quod dicte cappelle habent unum missale novum, duos calices cum cuppis argenteis, unum paramentum fulcitum, decem inter tobalias et sciugatorias, duos palioctos bonos. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti prepositi dixit ut supra. Item in reliquis circac sacramenta et alia dixit ut supra alii cappellani. dDominus Paulus Iohannis de Casulis, plebanus plebis Pernine, cappellanus cappelle Sancti Martini pro anima Catelline, est absens; ex quo interrogatus suprascriptus ser Michael, de valore dicte cappelle dixit de sextariis triginta grani, omnibus computatis. Non habet paramenta. [c. 77r] Die VIIIIº decembris de mane. eSupradictus dominus vicarius visitavit operam comunis Casulis positam in plebe de Casulis, cuius sunt operariif Nannes Francisci et Paulus Iacobi alias Volpelle de Casulis, quam invenit in paramentis et aliis bene ordinata. Item de valore dicte opereg. [c. 77v] Dicta die, de mane. Nerius Ambroxii de castro Casulis, testis iuratus et examinatus, interrogatus super valore dicte plebis de Casulis dixit de modiis decem grani. Item super moribus, vita et honestate pre- a Segue, espunto: de. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappellarum Sancti Tommaxii et Sancti Fabiani et Sebastiani. c Segue, espunto: etiam v. d Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sancti Martini. e Sul margine sinistro della carta è vergato: opera Casulis. f Segue, espunto: Nerius Ambroxii. g Il testo s’interrompe. b EDIZIONE DEL TESTO 79 positi et cappellarum dixit quod bene se habent. Item si non vadunt in habitu et tonsura, ludunt, male contrahunt et alia commictunt contra constitutiones dixit quod secundum vedere suum in omnibus bene, moderate et honeste se gerunt. Item si dictus prepositus habuit et obtinuit plebem per simoniam dixit se nescire. Item circa generalia dicti populi an confiteantur et comunicent dixit quod, secundum quod audivit, quolibet anno populus confitetur et comunicatur. Item si in populo sunt usurarii et male contrahentes dixit se nescire, sed credit quod non et numquam audivit quod esset in dicta terra aliquis usurarius vel male contrahens. Landus Michaelis de dicto loco, testi citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte ecclesie et plebis dixit se nescire; item qualiter dictus prepositus obtinuit dictam plebem dixit quod in comuni fuerunt electi quatuor homines qui miserunt dicto prepositum in dicta plebe contra voluntatem maioris partis hominum dicti castri et precipue guelforum. Item si dictus prepositus obtinuit dictam plebem per simoniam dixit quod audivit dici quod sic. In aliis respondita ut supra circa prepositum, cappellanos et populum. Anthonius Martinuccii de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit se nescire. Item qualiter dictus prepositus obtinuit dictam plebem dixit quod in curia Romana, de voluntate comunis. Item si per simoniam dixit se nescire. In reliquis circa prepositum, cappellanos et populum dixit ut supra. [c. 78r] Christoforus Nelli de Casulis alius testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dixit ut supra. Item qualiter dictus prepositus obtinuit dictam plebem dixit in curia Romana. Item si ipsam habuit per simoniam dixit se nescire. In ceteris circa prepositum, cappellanos et populum dixit peroptime; item si in terra sunt usurarii dixit quod non et alia ut supra. Caius Iuntini de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit ut supra. Item qualiter dictus prepositus obtinuit dictam plebem et super simoniam dixit ut supra. In ceteris circa ipsum, cappellanos et populum dixit ut supra. Blaxius Pieri Tocci de dicto loco, testis ut supra citatus, iuratus, examinatus et primo super valore dicte plebis dixit ut supra et in omnibus et per omnia dixit ut supra. a Segue, espunto: quod. 80 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 78v] Dicta die, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Iacobi et Filippi de Coronna plebatus Casulis. Vacat rectore; patrones sunt ser Andreas de Andreis de Casulis et alii sui consortes. Confirmatio spectat ad prepositum plebis de Casulis. Valor dicte ecclesie sunt quolibet anno sextaria sex grani et pro tanto est adfictata Mariano Borghesis de Senis. Ecclesia in edifitiis satis bene stat; nichil aliud habet. Habebat populum sed ad presens non habet. Die X decembris. bSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancte Marie de Menzano Vulterrane diocesis, cuius rector est plebanus dominus Aiutus Mactei de Senis. Patrones eiusdem sunt populares dicti castri et confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Invenit sacramenta in loco decenti. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis tribus grani, omnibus computatis. Dicta plebes habet operam et operarium qui de tempore in tempus elegitur per comune, qui tenetur manutenere ecclesiam et alia circa ipsam. Interrogatus super necessariis recte respondit. Interrogatus de moribus et vita populi dixit se nescire quia est novus in plebe ex eo quod intravit de mense augusti proximi preteriti. Interrogatus si operarius est sollicitus circa necessaria plebis dixit quod male. Dicta plebes in edifitiis bene se habet sed domus eius male. [c. 79r] Dicta die, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Blaxii de castro Menzani, que vacat rectore. Patrones dicte ecclesie sunt populares dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. In edifitiis satis bene se habet sed domus male. Habet tria paramenta. Valet quolibet anno modia duo grani. Dicta die, de sero. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie de Menzano plebatus Casulis. Concessio et confirmatio spectat ad prepositum plebis Casulis. In edifitiis ecclesia et domus male se habent et minantur ruinam. Valet quolibet anno viginti staria grani vel circa. Est locatae Nanni Ristori de Menzano ad quartum. Habet unum calicem cum cuppa argentea et duo paramenta. a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Iacobi et Filippi de Coronna. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Menzano. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Blaxii de castro Menzani. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Menzano. Segue, espunto e al rigo successivo: ad fictum. EDIZIONE DEL TESTO 81 [c. 79v] Dicta die, de sero. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Tomme de Querceto. Vacat rectore et Belantes de Senis tenent ecclesiam et omnia eius bona. Ecclesia in edifitiis bene se habet et non habet domum penes se sed habet unam in castro Querceti. Non celebratur ibi missa nisi in festo Sancti Tomei. Dicta die. Frater Franciscus Cacchiani frater hospitalis Sancte Marie della Scala de Menzano testis citatus, iuratus et examinatus et primo de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod adhuc, pro quanto tempore stetit, bene se tulit sed quod est pauperimus. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis tribus vel circa. Interrogatus si dictus plebanus tenet concubinam dixit quod non et quod habet secum matrem et sororem. Interrogatus si in populo sunt usurarii dixit quod non. Interrogatus si in populo est aliquis qui non confiteatur quolibet anno et non sumat corpus Christi dixit quod credit quod omnes confiteantur et sumant corpus Christi. In reliquis recte respondit. Dicta die. Stefanus Mactei de Menzano testis citatus, iuratus et examinatus et primo de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit taliter qualiter. In omnibus autem aliis tam circa plebanum quam circa populus dixit ut supra. [c. 80r] Die IIII ianuarii, 1436 de mane.b Supradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Martini de Lano, que vacat rectore. Dominus episcopus confert ipsam. In edifitiis bene se habet. Non sunt in ea sacramenta neque paramenta. Parri Mei Bernardi de dicto loco tenet ad fictum et respondit domino episcopo. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Niccolai de Picchena, que vacat rectore. Eius patrones sunt nobiles de Picchena. Non habet possessiones neque fructus aliquos. Dompnus Raffaelus Anthonii rector ecclesie Sancti Donati del Santuccio offitiat ex eo quia ecclesia Sancti Andree de Picchena est in totum ruinata, de qua dictus dompnus Raffaelus est rector. Non sunt in ea sacramenta neque paramenta et ecclesia minatur ruinam vicinam. a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Tomme de Querceto. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Martini de Lano. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Niccolai de Pichena. 82 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 80v] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Andree de Picchena, cuius est rector suprascriptus dompnus Raffalusb. Patrones eius sunt suprascripti nobiles de Pichena. Dicta ecclesia in totum est ruinata et defuncta. Est valoris unius modii grani ad mensuram Collensem. Fructus consistunt in grano tamen. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Pieri de Montegabbro. Vacat rectore. Non habet patrones nisi dominum episcopum. Est valoris duorum sextariorum grani, quod Lazarus Martini de dicto loco dat quolibet anno domino episcopo. Ecclesia in edifitiis male se habet. Habet unum calicem et unum missale. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie de Menzanello plebatus Castelli, cuius est rector ser Iacobus Angeli de Rapolano. Erat ruinata pro parte et nunc redificat ipsam. [c. 81r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Bulicciano plebatus Sancti Ypoliti, cuius est rector ser Bartholomeus de Castronovo. Non habet patrones nisi episcopum. Ecclesia in edifitiis male se habet. Non habet sacramenta neque paramenta. Angelus Iohannis de dicta villa laborat ad fictum ad quartum, cui factum fuit preceptum quod nichil det presbitero nisi de licentia domini episcopi. Item visitavit ecclesiam de Dometaio, cuius est rector dominus Bartholomeus, et habet predium iunctum cum suprascripta ecclesie Sancti Michaelis. Item visitavit ecclesiam de Tollenaf, cuius est rector dictus ser Bartholomeus, et habet predium iunctum cum predio ecclesie Sancte Christine de Castronovo. Cuius sunt patrones nobiles de Picchena. [c. 81v] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Andree, cuius est rector suprascriptus ser Iacobus. Ecclesia et eius a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree de Picchena. Così nel testo. c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Pieri de Montegabbro. d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie de Menzanello. e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Bulicciano. f Segue, espunto: q. g Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree. b EDIZIONE DEL TESTO 83 domus in totum sunt defuncte et ruinate et de eius fructibus nichil scivit quia non aderat dictus rector nequea alius populanus. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Fraperti plebatus de Scuole, cuius est rector dictus ser Iacobus. Ecclesia et eius domus in totum sunt defuncte et ruinate. De eius fructibus ut supra. [c. 82r] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Georgii plebatus de Scuole, cuius est rector suprascriptus ser Iacobus. Ecclesia in edifitiis male se habet et de eius fructibus ut supra. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Petri de Cotorniano, cuius est rector ser Matheus rector ecclesie Sancti Petri de Gallene. In edifitiis male se habet et de eius fructibus ⟨ut supra⟩. [c. 82v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Donati plebatus de Scuole, que vacat rectore. Non habet patrones nisi dominum episcopum. In edifitiis male se habet. Est valoris modiorum trium grani. Andreas Michaelis Burgassi de Radicondoli laborat predium dicte ecclesie. Dicta die. fSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie de Radi plebatus de Scuole, que vacat rectore. Non habet patrones nisi dominum episcopum. [c. 83r] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Molli, cuius est plebanus dominus Niccolaus *** de comitatu Pisarum. In edifitiis bene se habet et non invenit ibi rectorem neque populanos. Valet modia sex grani. hItem visitavit ecclesiam Sancti Michaelis, quam tenet suprascriptus plebanus. Et est in totum defuncta et ruinata, tamen valet modiis duobus grani. a Segue, espunto: alii. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia de Fraperti. c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Georgii. d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Petri de Cotorniano. e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Donati. f Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie de Radi. g Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Molli. h Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Lasciano. b 84 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 83v] Dicta die. aSupradictus dominus episcopusb visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Ancaiano plebatus Sancti Iusti, cuius est rector ser Franciscus Simonis de Rapolano. Non habet patrones nisi dominum episcopum. Est valoris duorum modiorum grani. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. In edifitiis bene se habet. Habet sacramenta et bene tenet et est bene fulcita paramentis et libris. [c. 84r] die VIII ianuarii, de sero. cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Pernina. Non habet patrones nisi dominum episcopum Vulterranum. Cuius est plebanus dominus Paulus Nannis de Casulis, qui tenet unum cappellanum qui est ser Iohannes de Montealcino. In edifitiis dicta plebes et eius domus peroptime se habent, invenit sacramenta in loco decenti. Paramentis, libris, calicis et aliis necessariis est bene fulcita. [c. 84v] Die VIII inauarii 1436. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Magni de Simignano, cuius habet electionem appellantes sed non est adhuc confirmatus per dominum episcopum ser Iohannes Clementis Sordi de Senis. Patrones dicte cclesie sunt populares, confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Ecclesia in edifitiis bene se habet et smiliter est domus. Valores dicte ecclesie sunt, quolibet anno, modiorum trium grani, reductis omnibus fructibus ad granum. Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti Michaelis de Trecciano, cuius est prior dominus Tommaxius Iacopi de Petrucciis. Patrones dicte ecclesie non habetf nisi solum dominum episcopum. Dictus dominus Tomaxius habuit et obtinuit in curia Romana. Ecclesia et eius domus per totum minantur ruinam. Valores dicte canonice sunt florenorum vigintiquinque. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Nicolaus Pagni de dicta villa, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super moribus et vita dicti prioris dixit quod bene se habet. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus qualiter se a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Ancaiano. Evidente svista per vicarius. c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Pernina. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Magni de Simignano. e Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Michaelis de Trecciano. f Segue, ripetuto: patrones. b EDIZIONE DEL TESTO 85 habet circa sacramenta et alia necessaria dixit quod vadunt ad castrum de Sovicille. Supradictus dominus vicarius precepit suprascripto Nicolao mediario dicte canonice quatenus non det dicto priori eius partem fructuum sine licentia domini episcopi vel eius vicarii et cetera. [c. 85r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Tonni plebatus de Molli, cuius est rector dompnus Anthonius Simonis de Massa, qui non aderat. Ecclesia est detecta, non habet sacramenta. Domus eius male se habent. Fuit ei factum preceptum et appositum in valvis ecclesie quatenus compareat sub pena excomunicationis et privationis. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Monte Arrenti plebatus de Monti. Vacat rectore, patrones sunt nobiles de Petronis et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Nanninus Petri laborat. Cui dictum fuit per unum ex populanis quatenus teneat recollectam ad instantiam domini episcopi. [c. 85v] Die VIIII ianuarii, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Iohannis Evangeliste de Pietralta plebatus plebis de Scuole, cuius est rector ser Blaxius magistri Angeli de Pisis. Patrones dicte ecclesie sunt populani, confimatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet unum calicem argenteum et unum tabernaculum pro corpore Christi et pissidem argenteam pro oleo sancto, unum missale modernum et duo paramenta fulcita et unum defulcitum. Valores dicte ecclesie sunt modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et castaneis. Anthonius Petri de dicta villa, testis et cetera, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit ut supra. De moribus, vita et honestate dicti rectoris dixit se nichil scire ex eo quia modicum stetit rector dicte ecclesie. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Scuole, cuius est plebanus dominus Contee Marini de Cacciacontis canonicus Senensis. Plebes et eius domus per totum bene se ha- a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Tonni. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia de Montearenti. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Iohannis de Pietralta. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Scuole. Segue, espunto: de. 86 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE bent. Habet sacramenta in condecenti loco. Est bene fulcita paramentis et libris. Est valoris modiorum sex grani, omnibus reductis ad granum. Non invenimus ibi plebanum. [c. 86r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie Novelle, quam tenet plebanus plebis Menzani. Ecclesia in edifitiis malese habet quia minatur ruinam; eius domus sunt ruinate et nichil est in ea. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Clementis, vacat rectore. Patrones sunt Bartholomeus de Sancto Clementec, quam ipsemet tenet, et est pro maiori parte ruinata et in ea habitat; non habet domum. Et omnes vicini de eo male dicunt per totum. [c. 86v] Die X ianuarii. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Petri de Gallena, cuius est rector ser Macteus Neroccii de Senis. Patrones dicte ecclesie sunt populani; confirmatio spectat ad dominum episcopum. In edifitiis bene se habet et similiter eius domus. Habet sacramenta in condecenti loco. Est satis fulcita paramentis et libris. Est valoris unius modii grani, fructus consistunt in grano, vino et oleo. Niccolaus Mactei de dicto loco septuagennis vel circa, testis st cetera, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod in omnibus male se habet et quod omnia dissipat et quod est rector dicte ecclesie per vim et contra velle dicti populi et quod habet quemdam pulcrum ortum quem ex negligentia non laborat. De fructibus dixit ut supra. Anthonius Bartholomei de dicto loco testis et cetera in omnibus dixit ut supra. Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Mauritii de Vergenis, que in totum est defuncta iam per quinquaginta annos, quam tenet suprascriptus Macteus et de ipsa nichil trahit. Suprascripti testes de suprascripta ecclesia Sancti Mauritii dixerunt ut supra. [c. 87r] Die XI ianuarii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Donati plebatus Sillani, cuius est rector ser Cerbo- a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie Novelle. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Clementis. Così nel testo. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Petri de Gallena. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Mauritii de Vergenis. EDIZIONE DEL TESTO 87 nus Francisci de Montecastello per electionem hominum dicti castri, sed non est confirmatus per dominum episcopum. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicti castri; confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia in edifitiis male se habet et domus ruinam minatur. Valores dicte ecclesie sunt duodecim sextariorum grani, vinea est soda et sic stetit duobus annis elapsis. Anthonius Iohannis de Montecastello laborat predium ipsius ad quintum et habuit ab operariis. Nichil est in ecclesia. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Sillano cuius est plebanus dominus Iohannes *** de Castronovo. Patrones non habet nisi curia Romana. Valores dicte plebis sunt modiorum septem grani; fructus consistunt in grano, vino et oleo. Plebes in edifitiis satis bene se habet sed eius domus male et ruinam minatur vicinam. Non habet sacramenta, paramenta neque libros nisi unum paramentum quod est in ecclesia de Sillano. Nannes Ticis de Sillano laborat predia dicte plebis, qui habet multas bestias que sunt Anthonii de Benutiis de Florentia. Qui olim tenuit dictam plebem et cum invenerit in dicta plebe, quando ipsam habuit, unum par boum, tenetur etiam aliud par bovum in ipsa dimictere et sic, ut dicitur, adseruit velle facere. [c. 87v] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Sillano, cuius est rector ser Dominicus Andree de Sancto Almatio. Patrones non habet nisi dominum episcopum. In edifitiis satis bene se habet ac etiam eius domus. Valore dicte ecclesie sunt modiorum trium grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Est bene fulcita calicibus, paramentis et libris. Non habet sacramentum eucarestie eo quia dixit non posse tenere in archivio ecclesie propter humidum. dItem tenet suprascriptus ser Dominicus cappellam Sancti Martini in dicta ecclesia, cuius sunt patrones homines comunis; confirmatio spectat ad prefatum dominum episcopum. Valores dicte cappelle sunt unius modii grani. a b c d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Donati. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Sillano. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Sillano. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Martini in dicta ecclesia. 88 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Item tenet ecclesiam Sancti Marci de Vinazzano in totum ruinata, de qua solummodo habet quolibet anno libras quinque de pascuis. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Salvatoris de Aquaviva, cuius est rector ser Anthonius Niccolai de nobilibus de Aquaviva et ipsemet est patronus. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Est in totum ruinata et similiter eius domus. Est valoris octo sextariorum grani, omnibus ad granum reductis. Nichil aliud habet nisi unum calicem argenteum. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit operam Sancti Bartholomei de Sillano, cuius ad presens estd operarius Regulus Reguli. [c. 88r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Martini de Ripapoggioli, que vacat et in totum est ruinata. Nichil habet. Dicta die. fSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Iacobi de Mastrugnano quam tenet dominus Franciscus plebanus Morbe, est devoluta ad cameram apostolicam. Valoris est trium salmarum grani. Fuit factum preceptum dicto plebano quatenus non tangeret eius fructus. Fuit inobbediens et ipsos percepit. Dicta ecclesia in totum est ruinata. Dicta die. gSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Lucciano dicti plebatus quam tenet Nannes Taviani curie Castrinovi in affictu a camera appostolica. [c. 88v] Dicta die. hSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Teguli et Sancti Laurentii de Valliano et Sancti Reguli de Montealbano, quas teneti Ludovicus Ugi Malescocti de Senis. Ac etiam tenet ecclesiam Sancti Silvestri et de ipsis trahit fructus quamplures contra debitum iuris, et nichil solvit de expensis sextus. a a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Marci de Vinazzano. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Salvatoris de Aquaviva. c Sul margine sinistro della carta è vergato: opera Sancti Bartholomei de Sillano. d Est vergato su sunt espunto. e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Martini de Ripapoggioli. f Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Iacobi de Mastrugnano. g Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Lucie de Lucciano. h Sul margine sinistro della carta è vergato: plures ecclesie. i Segue, espunto: s. b EDIZIONE DEL TESTO 89 Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Anqua: vacat ⟨rectore⟩. Anthonius Iannecti de dicto loco laborat predia dicte ecclesie. Est ruinata. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Pauli, quec est ad mensam plebis de Sillano. [c. 89r] Die XII ianuarii. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sanctorum Iacobi et Filippi de Montecastelli plebatus Sillani, que vacat rectore. Patrones sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. In edifitiis bene se habet sed eius domus male. Valores dicte ecclesie sunt modiorum quattuor granie, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Habet sacramenta in condecenti et perpolito loco. Est bene fulcita paramentis, calicibus et libris et aliis necessariis. In sacrestia habet opera et operarios deputatos per dictum comune. Habet fontem sacri batismatis in quadam magna olla. Dicta die fSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte Marie Annumptiate positam in dictag ecclesia, cuius est cappellanus ser Paulus Iohannis de Podiobonizi. Patrones dicte ecclesie sunt homines et comune dicti castri. Valores dicte cappelle sunt modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Nichil habet aliud. [c. 89v] Dicta die. hSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Calvaiano, cuius est rector ser Michael Iacobi Cai de Radicondoli. Patrones dicte ecclesie sunt homines et commune Radicondoli. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia et eius domus in edifitiis male se habent et fere per totam ecclesiam pluit et rui- a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Anqua. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Pauli. c Segue, espunto: sunt. d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sanctorum Iacobi et Filippi de Montecastello. e Ad mensuram Florentinam è vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo. f Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie Annumptiate in dicta ecclesia. g Segue, espunto: p. h Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Calvaiano. b 90 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE nam minatur. Et habet operam. Dictus ser Michael iam sunt XVIII menses quod in ea non celebravit missam. Una ex duabus campanis quas habet propter terremotum cecidit et sic stat. Habet unum par bovum. Non habet sacramenta neque paramenta neque libros in ecclesia, sed omnia tenet in castro Radicondoli. Valores dicte ecclesie sunt modiorum trium grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano et oleo. Campanile minatur ruinam et sic tota domus. [c. 90r] Sextus Montanee. Die XII ianuarii 1436. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Andree de Monteguidi plebatus Radicondoli, cuius est rector ser Anthonius Simonis de Colle. Patrones dicte ecclesie sunt homines et comune dicti castri Montisguidi. Confirmatio spectat ad plebanum plebis de Radicondoli. In edifitiis bene et peroptime se habet et similiter eius domus. Valores dicte ecclesie cum ecclesia Sancti Laurentii sunt modiorum quatuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Habet sacramenta in condecenti loco. Est bene fulcita calicibus, paramentis et libris et habet unum breviarium. Habet operam et operarios qui sunt Nannes Pauli et Simon Sandruccii de dicto castro. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale Sancti Iohannis Evangeliste de castro Montisguidi, cuius est hospitalarius Pierus Angeli de Galiata per electionem de eo factam per Filippum Petri del Gorgiera de Senis et Nerium domini Nerii de Salimbenis de Senis; que electio adhuc non fuit confirmata per dominum episcopum. Quod est in lectis pro peregrinis et omnibus aliis necessariis bene fulcitum. Valores dicti hospitalis sunt quolibet anno modia quinque, grani omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. [c. 90v] Die XIIIIº ianuarii, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Sorciano, cuius est plebanus dominus Petrus Tomaxii de Alfedena de Bruziod. Patronus dicte ecclesie est dominus episcopus Vulterranus. Est fere tota cum eius domibus propter terremotum ruinata sed dominus plebanus operatur reactare ipsam. Valores dicte ecclesie seu plebis sunt modia tria grani, omnibus reductis ad a b c d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree de Monteguidi. Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iohannis de Monteguidi. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Iohannis de Sorciano. Segue, espunto: plebano. EDIZIONE DEL TESTO 91 granum. Fructus consistunt in grano, tamen et est salmarum octo vini. Habet operam in castro Montisalcinelli. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti Magni in castro Montisalcinelli suppositam dicte plebi. Cuius est cappellanus dictus plebanusb. Est unita cum plebe, ex quo est patronus prefatus dominus episcopus. Valores eius sunt ut supra. Habet dicta opera tres calices, unum missale vetus, unum votivum notatum, tria paramenta. Habet sacramenta in condecenti loco. Dicta ecclesia seu cappella et eius domus in edifitiis bene se habent. Item tenet supradictus plebanusc cappellam Vannis intitulatam sub vocabulo Sancti Iohannis sitam in dicta ecclesia Sancti Magni. Valet quolibet anno duobus grossis argenteis. [c. 91r] Dicta die, de sero. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Gerfalco et cappellam Sancti Blaxii, cuius est plebanus dominus Steffanus Orlandi de Travale. Patrones dicte plebis sunt populani et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et pascuis. Ecclesia in edifitiis bene se habet ac eius domus. Non sunt in ea sacramenta. Habet duos calices, unum missale novum et quattuor paramenta. Habet operam et Iohannes Mannini et Anthonius Pauli sunt operarii qui male custodiunt et gubernant operam et bona ipsius. Die XV ianuarii. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Silvestri cum cappella Sancti Michaelis de Travale, cuius est rector dominus Sanus Bartholomei de Senis. Cuius est patronus dominus episcopusf. In edifitiis cum eius domo bene se habet. Valores dicte ecclesie et cappelle sunt modia quinque grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano et vino. Habet sacramenta in condecenti lo- a Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Magni in castro Montisal- cinelli. b Segue, espunto: patrones. Segue, espunto: pb. d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Gerfalco. e Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Mactei et Sancte Lucie in ecclesia de Brezzano. f Segue, espunto: item tenet cap. c 92 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE co. Precepimus eidem quatenus infra mensem producat inventarium. Interrogatus de vita et honestate et moribus populi de omnibus bene dixit, excepto quod domina Donnuccia Anthonii habet famam incantatricis et multi ad eam concurrunt quotidie. Habet operam, cuisu est operarius Nerius Bindi de dicto loco. Nannes Puccii de Travale sexagennis vel circa, testis et cetera, dixit super moribus, vita et honestate dicti rectoris quod in omnibus bene se habet. Interrogatus de valore dixit ut supra. Item circa sacramenta et offitium et bene se habet. [c. 91v] Guglielmus Guccii de dicto loco, testis et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Item de valore dixit ut supra. Interrogatus si in dicta terra est aliqua incantatriz dixit quod dicta domina Donnuccia est de hoc infamata sed quod nichil de ipsa vidit. Dicta die. Supradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte Lucie et cappellam Sancti Mactei et ecclesiam Sancti Martini de Brezano plebatus Montisalcinelli, quas tenet dictus dominus Sanus. Dicte cappelle sunt in dicta ecclesia Sancti Silvestri. Dicta ecclesia in edifitiis male se habet. Fructus eorum sunt in totum modia tria grani, omnibus reductis ad granuma. Collatio ipsarum pertinent ad dominum episcopum. Patrones cappelle Sancte Lucie sunt heredes Iohannis Iusti et Marchione Ghieri de Radicondoli; patrones ecclesie seu cappelle Sancti Mactei Checchus Ambroxii et quidam eius frater de Belforte. Supradictus dominus vicarius precepit Nello Bindi operario opere suprascripte quatenus, per totum mensem iunii proximi futuri, debeat fecisse reactari tecta et alia necessaria ecclesie sub pena excomunicationis et librarum vigintiquinque. Item precepit suprascripto domino sano quatenus, per totum mensem marzii proximi futuri, debeat fecisse fieri quattuor corporalia nova sub pena decem librarum et fecisse reactari tres calices quos habet penes se de dicta opera, etiam sub pena decem librarum. Dicta die. Anthonius Iohannis Iacobi de Travale, testis et cetera, interrogatus inter alia si in dicta terra est aliqua incantatrix seu maliarda dixit quod est in dicta terrab una mulier nomine domina Barbara Urbani de dicto loco que fecit ut credit eidem testi unam maliam ex qua stetit a b Segue, espunto: tenet ipsas dictus. Segue, ripetuto: est. EDIZIONE DEL TESTO 93 infirmus circa sexdecim menses etadhuc non est sanatus et est debelitatum brachium sinistrum. [c. 92r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Pauli de Monterio Vulterrane diocesis et ecclesiam Sancti Iusti de Mignone et ecclesiam Sancti Laurentii de Sovivolo et cappellam Sancte Caterine in terra Monterii quarum est plebanus, rector et cappellanus dominus Iustus Naldi de Vulterris. Patronusb omnium suprascriptorum benefitiorum est dominus episcopus. Valores dictorum benefitiorum sunt in totum modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Plebes et eius domus in totum sunt ruinate iam sunt anni 50; dicte ecclesie etiam in totum sunt ruinate; dicta cappella sita in ecclesia Sancti Iacobi bene se habet. Dicta ecclesia Sancti Iacobi in qua est dicta cappella habet operam, cuius est operarius Cigluolus Iacobi. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod in omnibus bene se habet etc quod est devotus populus. Habet et tenet sacramenta in condecenti loco. Habet unum calicem cum cuppa argentea, unum missale novum, habet unum paramentum fulcitum et duas planetas. Fons baptismatis non tenetd. Dicta cappella est censuaria domino episcopo pro libris octo de quolibet anno. Cigluolus Iacobi de Monterio, operarius prefatus, interrogatus de proventibus opere dixit quod nichil scribit et quod non est obligatus ad rationem reddendam de perceptis seu percipiendis dum vixerit ex eo quod commissus est in dicta opera et omnia que habet eo mortuo remanebunt in opera et quod debet trahere vitam. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod bene se habet et quod est pauper et quod circa sacramenta solertissimus est. Urbanus Pieri de Monterio, testis et cetera, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti cappellani seu plebani dixit quod in omnibus bene se habet. Interrogatus si in dicta terra sunt aliqua testamenta habentia ligata ad pias causas dixit quod ipse, ut privata persona, scripsit testamentum domine Mee Bartolomei, que investivit eius heredes domi- a Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Pauli de Monterio cum suis membris. b Segue, espunto: sunt certi. c Segue, espunto: d. d Così nel testo. 94 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE nam Benucciam uxorem ad presens Angelini Teutonici et dominam Anthoniam Pasquini. Item scripsit testamentum Santis *** de Ginestreto qui investivit heredes dominam Margheritam eius uxorem ad presens Pauli Andree alias Iugliecti. Item scripsit testamentum Francisci Iohannis, qui dimisit heredem dominam Iohannam Antonii de Alesisa de Belforte, cuius testamenti copia producta fuit per suprasciptum operarium. [c. 92v] Dicta die, de sero. bSupradictus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti Niccolai de Monterio, cuius est rector et prior ser Michael ser Mei Ciuccii de Casulis. Patronus dicte canonice est dominus episcopus Vulterranus. Valores dicte ecclesie sunt floreni decem, omnibus reductis ad denarios. Eius fructus consistunt in grano, vino, castanee et denarii. Ecclesia et eius domus in totum sunt ruinate et nichil habet. Die XVI ianuarii. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Petri de Vallicello, cuius est rector dompnus Galganus Ieronimi de Chiuslino. Patronus dicte ecclesie est dominus episcopus. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno libre viginti denariorum, omnibus computatis. Fructus consistunt in grano et vino. Ecclesia in edifitiis male se habet ex eo quia in ea sunt quattuor punteli. Altare est turpe et indecorate fulcitum. Habet unum calicem peltri, unum paramentum et aliquot libros veteres et fractos. Habet tinum et vegetem in ecclesia. Domus ecclesie bene se habent. Non habet sacramenta. Interrogatus si dicit offitium cum iuramento dixit quod dicit sed nescit quod offitium dicere debetur et quod iam sunt octo dies quod non dixit offitium. Interrogatus etiam si scit offitium et circa ipsum examinatus in totum ignoravit. [c. 93v] Die XVI ianuarii, de mane 1436. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu canonicam Sancti Michaelis del Gabbro, cuius est rector et prior dominus Pace Francisci de Belforte. Patrones dicte canonice sunt homines et comune de castro Belfortis. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte canonice sunt quolibet anno floreni decem auri et sic est affictata Meo Anthonii Mini de Belforte. Ecclesia et eius domus pro parte sunt ruinate. a Nome d’incerta lettura. Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti (segue, espunto: Mar) Niccolai de Monterio. c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Petri de Vallicello. d Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Michaelis del Gabbro. b EDIZIONE DEL TESTO 95 Item visitavit cappellam Sancti Perecrini positam in castro Belfortis, cuius est cappellanus dictus dominus Pace, et valores eius sunt ut supra quia est ad mensam dicte canonice. Non habet sacramenta. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Crucis seu Sancti Anthonini de Belforte, cuius est rector dictus dominus Pace. Patrones eius sunt dicti homines et commune. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Est in plebatu Montisalcinelli. Valores dicte ecclesie sunt modia tres grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius est operarius dictus rector. Tenet in ea cappellanum qui est ser Christoforus Andree Petri de Radicondolo. Cui precepit suprasciptus dominus vicarius quatenus infra quindecim dies produceret inventarium paramentorum et aliorum dictarum canonice et ecclesie. [c. 94r] Dicta die, de mane. Supradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti Antonini in dicta ecclesia, cuius est cappellanus ser Bartholomeus Benedicti de Belforte. Patrona dicte cappelle est domina Caterina Galgani. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt unius modii grani, omnibus reductis ad granum. Dicta die. Supradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Leonardi de Belforte, cuius est rector dictus dominus Pace. Patrones sunt heredes ser Galgani Chelis et Anthonius Ghini. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt sextaria quattuor grani. Item visitavit ecclesiam Sancti Niccolai plebatus Radicondoli, quam tenet dictus dominus Pace. Patrones eius sunt Luca et Iohannes Angeli ser Galgani de Radicondolo. Confirmatio spectat ad plebanum de Radicondolo. Valores eius sunt duo sextaria grani. Dicte duo ecclesie in edifitiis male se habent. [c. 94v] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Marie de Belforte, cuius est rector ser Iohannes Pauli de dicto loco. Patrones eius sunt homines et commune dicti castri et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Est in plebatu Montisalcinelli. Valores dicte ecclesie sunt modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fruc- a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Antonini seu Sancte Crucis de Belforte. b Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Marie de Belforte. 96 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE tus consistunt in grano et vino. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco ac etiam baptisma. Precepit eidem ser Iohanni quatenus, infra XV dies, producat inventarium paramentorum et aliarum circa cultum divinum. Habet operam, cuius sunt operarii Tomeus Iannini et Michael Urbani. Quibus supradictus dominus vicarius precepit quatenus, per totum mensem iuniia proximi futuri, debeant expendisse omnes denarios dicte opere in utiliori re pro dicta ecclesia. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti Anthonii sitam in ecclesia Sancte Marie, cuius est cappellanus dominus Pace supradictus. Patrones eius sunt Iohannes Galgani et eius heredes. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte cappelle sunt duo modia grani. [c. 95r] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale dicti castri Belfortis, cuius est hospitalarius Simon Bartoli de dicto loco. Patrones dicti hospitalis sunt homines et commune dicti castri. Iacobus Vitalis de Belforte populi Sancte Marie, testis et cetera, interrogatus de moribus, vita et honestate presbiterorum dicte terre dixit quod bene se habent. Interrogatus si quis ipsorum tenet concubinam dixit quod nemo. Interrogatus qualiter se habent circa offitium, confessiones, sacramenta et alia quibus obligati sunt dixit quod sunt solertissimi et quod bene se gerunt. Interrogatus si operarii hospitalis faciunt elemosinas et alia quibus obligati sunt dixit quod sic quod faciunt multas elemosinas annuatim. Galganus Iohannis, alius testis et cetera, interrogatus de moribus et cetera dixit ut supra alius testis et quod populus contentaretur quod dominus Pace faceret residentiam in suis ecclesiis. In reliquis respondit et dixit ut supra alius testis. Interrogatus si populus confitetur quolibet anno et sumit sacramentum corporis Christi dixit quod nescit sed credit quod sic. [c. 95v] Die XVIIIIº ianuarii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Donati de Radicondolo, cuius est rector ser Io- a Iunii listato su un precedente maii. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Anthonii in suprascripta ecclesia. c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Belfortis. b EDIZIONE DEL TESTO 97 hannes Petri de Menzano. Patrones dicte ecclesie sunt populani. Confirmatio spectat ad plebanum plebis de Radicondolo predicto in cuius plebatu ipsa est. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Habet operam, cuius est operarius Anthonius spetialisb. Qui operarius tenetur manutenere ecclesiam et domum. In qua ecclesia in aliquibus locis pluit. Non tenet dictus rector in ea sacramenta quia dixit quod non debet dare ex eo quia spectat ad plebanum. Precepit dictus dominus vicarius dicto rectori quatenus, infra XV dies, producat inventarium paramentorum et aliorum. Interrogatus si dicit offitium respondit quod sic et habet breviarium. [c. 96r] Die XVIIIIº ianuarii, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Radicondolo, cuius est rector ser Angelus Petri de dicto loco. Patrones dicte ecclesie sunt populani. Confirmatio spectat ad plebanum suprascripte plebis in cuius plebatu ipsa est. Valores dicte ecclesie sunt, quolibet anno, modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Habet operam, cuius est operarius Checcus fornarius, qui tenet manutenere ecclesiam et domum eius: que in edifitiis bene se habent preterquam ab una parte dicte ecclesie que ruinam minatur. Dictus dominus vicarius precepit dicto rectori quatenus producat inventarium paramentorum et aliorum infra quindecim dies. Interrogatus si dicit offitium dixit quod sic et habet breviarium. Dicta die. Puccius Iohannis de populo dicte ecclesie Sancti Michaelis de Radicondolo testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus de vita et moribus et honestate dicti rectoris dixit quod bene se gerit. Interrogatus si dictus rector dicit offitium dixit quod se nescire nisi quod multum tempestive surgit de mane. Interrogatus si tenet concubinam dixit quod habet secum quamdam mulierem sexagennem. In sacramentis est sollicitus. [c. 96v] Die XVIIIIº ianuarii, de mane. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Cristine de Radicondolo, cuius est rector ser Benedictus Bartoli de dicto loco. Dicta ecclesia est ⟨in⟩ plebatu de Radi- a b c d Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Donati de Radicondolo. Oppure: Spetialis. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaeliscde Radicondolo. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancte Cristine de Radicondolo. 98 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE condolo. Patrones dicte ecclesie sunt eius populani, confirmatio spectat ad plebanum dicte plebis. Valores dicte ecclesie sunt modia tria et staria duodecim grani, omnibus reductis ad granum. Dicta ecclesia habet operam, cuius est operarius Nannes Cecchi de dicto loco. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent; dicta opera tenetur manutenere dictam ecclesiam et eius domum. Cuius rector, examinatus si scit Pater noster et Ave Maria, bene scivit. Examinatus super peccatis mortalibus bene scivit. Item super sacramentis ecclesie bene, articulis fidei bene. Si scit Credo et evangelium sancti Iohannis bene. Item si scit ordinare offitium recte respondit. Item super aliis necessariis optime respondit. Est aliquantulum impeditus de lingua, est semisordus. Dictus dominus vicarius precepit eidem quatenus, infra XV dies, producat inventarium. [c. 97r] Die XXVIIIIº ianuarii. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Simonis et Iude de castro Radicondoli, cuius est plebanus dominus Michael Iacobi de Radicondolo. Patrones dicte plebis sunt canonici eiusdem, confirmatio spectat ad dominum papam et curiam Romana. In edifitiis bene se habet ac etiam eius domus. Valores dicte plebis sunt floreni quadraginta quolibet anno, omnibus reductis ad denarius. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius sunt ⟨operarii⟩ Ieronimus alterius Ieronimi et Bartholus Francisci. Dicta die. Anthonius Ciane d Radicondolo, sexagennis vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super moribus, vita et honestate dicti plebani, et prius quam fuerit plebanus dixit quod ipse est bonus homo et bone conscientie et bene se habet in omnibus et ob hoc fuit electus in plebanum. Interrogatus de valore dixit quod valet XII modia, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita et honestate aliorum presbiterorum de omnibus bene dixit. Bindus Francisci de dicto loco, testis et cetera, interrogatus de moribus et honestate dicti plebani, dixit ut supra alius testis. De valore dixit de modiis octo grani. In reliquis dixit ut supra. [c. 97v] Die XXI ianuarii, de mane. bSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte Aghate olim Ture Luti in dicta plebe, cuius est a b Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Radicondolo. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Agate in plebe. EDIZIONE DEL TESTO 99 cappellanus ser Christoforus Andree Petri de Radicondolo. Patrones dicte cappelle sunt magister Credi Iohannis, ser Iohannes et Andreoccius ser Antonii Iannari de Senis et Andreas Cambiuxi Petri de Radicondolo. Confirmatio spectat ad plebanum suprascipte plebis. Valores dicte cappelle sunt modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Nichil aliud habet. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti Petri in dicta plebe que fuit domine Nesis, cuius sunt patrones Anthonius Ciai et Iohannes Mei de Radicondolo. Cappellanus est suprasciptus ser Christoforus, electus per dictos patrones; haduc non fuerat confirmatus per plebanum cui spectat confirmatio esiusdem. Valores dicte cappelle sunt ***. bItem visitavit cappellam Sancte Marie Madalene vel Gani Beringhieri in dicta plebe, cuius sunt patrones prefati patrones antecedentis cappelle. Cuius est clericus cappellanus dictus ser Christoforus non confirmatus. Valores dicte cappelle sunt ***. [c. 98r] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti Bartholomei olim Raggi, patrones eiusdem sunt homines comunitatis, confirmatio spectat ad plebanum. Ser Anthonius Pauli de Radicondolo est electus cappellanus, adhuc non fuit confirmatus. Valores eius sunt salme vini ***. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancti Michaelis olim Nalducci Chelini, cuius est cappellanus ser Angelus Petri de Radincondolo. Patrones eius sunt homines comunitatis. Confirmatio spectat ad plebanum. Valores eius sunt duodecim sextaria grani, omnibus reductis ad granum. Dictus cappellanus non fuit adhuc confirmatus. [c. 98v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sanctorum Cosme et Damiani in dicta plebe, cuius sunt patrones homines comunis. Confirmatio spectat ad plebanum. Cappellanus eiusdem est ser Benedictus Bartoli de Radicondolo. Valores eius sunt unius modii grani, omnibus reductis ad granum. a b c d e plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella domine Nesis in plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie Madalene in plebe Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Bartholomei in plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancti Michaelis in plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sanctorum Cosme et Damiani in 100 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit operam plebis de Radicondolo intitulate sub vocabulo Sancti Simonis et Iude. Cuius sunt patrones homines dicti comunis, cuius sunt operarii Bartholus Francisci et Ieronimus alterius Ieronimi. Qui operarii eliguntur per comune. Rationes operariorum revidentur per comune. Interrogati dicti operarii de valore dicte opere dixerunt se nescire ex eo quia pauci dies sunt quando fuerunt electi et ratio perceptorum adhuc non est revisa. Quibus supradictus dominus vicarius precepit quatenus infra tridium debeant produxisse valorem dicte opere. [c. 99r] bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Cerbonis de Montecerboli cuius est rector ser Pierus Marchionis de Florentia. Patronatus et confirmatio eiusdem pertinent ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt modia tria grani. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesia in edifitiis bene se habet ac etiam eius domus. Habet sacramenta in condecenti loco licet eucarestia sit intarlata. Habet unum calicem, unum missalem. Cui ser Piero suprascriptus dominus vicarius precepit quatenus, infra unum mensem, producat inventarium. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit se nescire quia est modicum tempus quod in dictac ecclesia fuit rector. Interrogatus si populares occupant bona ecclesie dixit quod credit quod sic. Habet breviarium cum quo dicit offitium ut dixit. Dicta die. Dominicus Michaelis de dicto loco testis citatus, iuratus et examinatus, etatis annorum quinquaginta, et primo si dicta ecclesia habet patrones dixit quod populus eligit rectorem et dominus episcopus confirmat. De valore dixit ut supra. De vita, moribus et honestate dicti rectoris dixit quod in omnibus bene se habet. Pierus Bartoli de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, etatis annorum quadragintaquinque, in omnibus per omnia dixit ut supra alius testis. [c. 99v] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Morba, cuius est plebanus dominus Benedictus Nan- a Sul margine sinistro della carta è vergato: opera Sancti Simonis. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Cerbonis de Montecerboli. Sul margine destro, invece; plebatus de Morba. c Dicta vergato su una parola espunta. d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Morba. b EDIZIONE DEL TESTO 101 nis Mannuccii. Patronatus eiusdem et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt modia quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Plebes et eius domus sunt ruinate et non habet ibi sacramenta neque paramenta. Die VII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Salvatoris de Castronovo plebatus Morbe, cuius est rector ser Christoforus Actaviani de dicto loco. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicti castri, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno modia quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et castaneis. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Habet operam, cuius ad presens est operarius Paulus Martini de dicto loco. Tenet sacramenta in condecenti loco. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti populi et si confitetur et sumunt eucarestiam dixit quod in omnibus bene se habet. Interrogatus si est aliquis usurarius dixit de Niccola Naddi de Malavoltis de Senis. Dicta ecclesia habet unam cappellam que dicitur cappella Lecti, que non habet altare neque est intitulata sub nomine alicuius sancti; etiam de ipsa est patronus populus prelibatus. Non habet cappellanum sed eius fructus perveniunt ad dictum comune. [c. 100r] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale Sancte Marie de Castronovo, cuius est hospitalarius Iohannes Blaxini de dicto loco. Patrones dicti hospitalisc sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Dicta die. Dominicus Stefani de Castronovo testis citatus, iuratus et examinatus et primo de valore ecclesie dixit de modiis tribus grani, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita, moribus et honestate suprascripti rectoris dixit quod bene se habet. Interrogatus circa offitium et missas dixit quod bene servit populo. Interrogatus circa usurarios dixit de suprascripto domino Nicola; in reliquis recte respondit. Dominicus Chelis de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus ut supra alius testis, et primo de valore dicte ecclesie dixit ut supra alius testis. Item de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod bene a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Salvatoris de Castronovo. Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Castrinovi. Dicti hospitalis su un precedente dicte ecclesie. 102 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE se habet. Item dixit quod dictus presbiter non loquitur sibi et cum eo tenet rissam. Urbanus Pauli de dicto loco, testis ut supra, et primo interrogatus de valore ecclesie dixit ut supra. De vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod bene se habet sed quod tenet rissam cum suprascripto Dominico Chelis, cum Michaele Martellini et cum Ceccarino. Circa offitium bene se habet, sed circa confessiones ipse male et non libenter audit populum in confessione et ipsi et populani male contentantur confiteri ab eo: qua propter quolibet anno eligunt unum predicatorem in quaragesima a quo confitentur. [c. 100v] Die VIII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu plebem Sancte Marie de Lugriano, cuius est plebanus dominus Anthonius ser Bartholomei de Chiuslino. Valores dicte plebis sunt quolibet anno modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Dicta plebes in edifitiis male se habet sed in ea sunt plura atramenta pro redificando et manutenendo ipsa. Habet baptisma in congruo loco; non habet in ea sacramenta. Non habet populum nisi tamen modo unum mediarium. Interrogatus de patronatu dicte plebis dixit quod habuit ipsam a domino episcopo Vulterrano. Item visitavit ecclesiam Sancti Blaxii et Laurentii de Farma que est ad mensam dicte plebis. Que in edifitiis satis bene se habet. Fructus eius sunt computati supra in visitatione plebis. Item ecclesiam Sancti Vincentii in villa Folgori, que etiam est ad mensam dicte plebis. In edifitiis satis bene se habet. Fructus eius sunt supra in visitatione plebis. [c. 101r] Dicta die, de sero. bSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancte Marie de Prata, cuius est plebanus dominus Marcus Bartholomei de Montefoscolic. Confirmatio spectat ad dominum episcopum sed electio spectat ad concestorium civitatis Senarum. Valores dicte plebis sunt quolibet anno modia tria grani, omnibus reductis ad granum; fructus consistunt in grano, vino et castaneis. Ecclesia in edifitiis satis bene se habet ac etiam eius domus. Dicta plebes habet operam et opera- a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Lugriano. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Prata. Segue, espunto: collatio et. EDIZIONE DEL TESTO 103 rius qui eliguntur per comune: cuius sunt operarii Guido Iohannis et Pierus del Marchese de dicto loco. Qui operarii de proventibus opere tenentur manutenere in edifitiis dictam ecclesiam. Non habet in ea sacramentum corporis Christi quia non habet locum condecente ac etiam non habet purificatorium. Habet baptisma in satis congruo loco. Interrogatus de vita, moribus et honestate eius populi dixit quod bene se gerunt erga ecclesiam sed quod non omnes confessi fuerunt anno preterito et hoc quia auffugerunt pestem et non interfuerunt in castro tempore quadragesime. Die VIIIIº ⟨martii⟩, de mane. Iohannes Mannucci de dicto loco septuagennis, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit de modiis tribus grani. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod bene se habet et quod totus populus de ipso multo contentatur. De patronatu dixit ut supra. Iohannes Luti de dicto loco, testis ut supra, interrogatus de patronatu dicte plebis dixit ut supra. Interrogatus de valore dixit de modiis duobus. De vita, moribus et honestate dicti plebani in omnibus et per omnia dixit ut supra. [c. 101v] Die X marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam seu canonicam Sancti Laurentii de Monterotundo plebatus plebis de Saxo. Cuius est prior dominus Bartholus Maxii de Cesena. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie sunt quolibet anno modia quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et castaneis. Habet dicta ecclesia tres cappellas quas tenet cum dicta ecclesia, cum quibus una cum dicta ecclesia trahit quolibet anno dictos fructus. Cappelle sunt infrascripte, videlicet cappella Numptiate, cappella Sancti Donati et cappella Brembonisb. Item habet dictus dominus Bartholus ex pacto a comuni Montisrotundi quattuor modia grani et barilia quadragintaocto vini. Ecclesia in edifitiis bene se habet. Dictus dominus Bartholus de novo redificavit domum dicte canonice. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius sunt operarii Bartholus Reguli et Bartholomeus Paganelli de dicto loco. Fons bapti- a Sul margine sinistro della carta è vergato: canonica Sancti Laurentii de Montero- tundo. b Nome d’incerta lettura. 104 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE smatis non retinet aquam, quapropter dictus dominus vicarius precepit eisdem operariis quatenus, infra tempus sex mensium proximorum futurorum, debeant reactasse dictam fontem et fecisse fieri unam cassectam seu unam pissidem pro ferendo oleum sanctum per castrum. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale Sancte Marie de Monterotundo, cuius est hospitalarius, per electionem de eo factam per dictum commune licet non ostendat fuisse confirmatus per dominum episcopum, Anthonius Gherardi de dicto loco. Interrogatus de valore dicti hospitalis dixit de uno modio grani, omnibus reductis ad granum. Domus eius sunt in ruina et pro parte ruinate. [c. 102r] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit cappellam Sancte Marie extraportam Montisrotundi, cuius est cappellanus ser Marinus de Fulineo. Patrones dicte cappelle sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quasi 0. Die XI ⟨martii⟩, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Commessano, cuius est plebanus dominus Michael Pardi de Vulterris. Plebes in totum est ruinatad. Collatio et confirmatio plebani dicte plebis pertinent ad dominum episcopum. Item dictus plebanus est rector ecclesie Sancti Bartholomei de castro Saxi dicti plebatus. Rectorese dicte ecclesie sunt homines dicti castri de Saxo. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dictarum plebis et ecclesie sunt quolibet anno modia duo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et castaneis. Ecclesia et eius domus in edifitiis satis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco et nitide tenet batisma in quadam conca. Interrogatus si populani confitentur et accipiunt eucarestiam quolibet anno dixit quod fere omnes confitentur sed una pars sumunt eucarestiam. In reliquis bene se habent. Habet operam, cuius est operarius Petrus Francisci de dicto loco. Que opera ut dixit dictus plebanus est pauperima. a Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancte Marie de Monterotundo. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie de Monterotundo. c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Commessano cum ecclesia Sancti Bartholomei de Saxa. d Segue, espunto: item dictus dr. e Evidente refuso per patrones. b EDIZIONE DEL TESTO 105 Dicta die. Iohannes Laurentii de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dictarum plebis et ecclesie dixit de modiis duobus grani, omnibus reductis ad granum. Item de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod nobiliter se habet in omnibus. In reliquis recte respondit. Petrus Francisci de dicto loco, testis et cetera, interrogatus ut supra in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. [c. 102v] Die XII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de castro Leccie, plebatus plebis de Morba. Patrones dicte ecclesie sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Rector eius est ser Anthonius Michaelis de Montecerboli. Valores dicte ecclesie, una cum ecclesia Sancti Andree de Castrovulterrano, que est unita cum dicta ecclesia Sancti Bartholomei, sunt duo modia grani omnibus reductus ad granum. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et castaneis. Habet operam, cuius est operarius Andreas Bertoldi de dicto loco. Ecclesia Sancti Bartholomei et eius domus satis bene se habent et similiter ecclesia Sancti Andree de Castrovulterrano. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod in omnibus bene se habet. Ipse autem est ignorantissimus, nescit legere ex eo quia dicens missam ignoravit introitum et Gloria in excelsis nec scivit legere evangelium et alias lectiones. Non habet sacramenta eucarestie et oleum sanctum tenet in quadam capsa in sacrestia. Habet baptisma in condecenti loco. Totus populus male contentatur de ipso propter eius ignorantiam et inhonestos gestus. Dicta die. Iohannes Francisci septuagennisb de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo de moribus, vita et honestate dicti rectoris dixit quod ut dicitur inhoneste se gerit cum quadam muliere, videlicet cum domina Piera olim Petri dicti Mezaguardia et quod eius actus circa ipsam sunt inhonestissimi. Item dixit quod celebrat missam ter in ebdomoda et quod aliquando rissat cum populanis. Interrogatus qualiter se habet circa conservationem possessionum dictarum ecclesiarum dixit quod male custodit et destruit. Interrogatus de valore dixit ut supra. a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Leccia cum ecclesia Sancti Andree de Castrovulterrano. b Septuagennis listato in interlinea superiore. 106 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Paulus Francisci de dicto loco, testis ut supra, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit se nescire sed secundum se ipse est ignorantissimus. In reliquis dixit ut supra alius testis. Iohannes Pauli octuagennis vel circa, testis ut supra, interrogatus de vita, moribus et honestate presbiteri dixit quod dicitur quod inhoneste se gerit circa femminam prenominatam sed nichil scit nisi ex auditu. In reliquis dixit ut supra alii testes. [c. 103r] Bartholomeus Francisci testis ut supra, interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod ipse est inhonestissimus et habet et habuit malam famam ex eo quia ut publice dicitur habuit afare cum domina Francesca Nuti de dicto loco. In reliquis dixit ut supra. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Lustignano, cuius est plebanus dominus Anthonius Michaelis rector suprascriptarum ecclesiarum. Valores dicte ecclesie seu plebis sunt, quolibet anno, modia quattuor grani. Fructus consistunt in grano, oleo et pascuis. Ecclesia in edifitiis satis bene se habet. Non habet aliqua sacramenta. Eius domus minatur ruinam. Habet unum calicem et non habet aliquem librum. Est in ea una cappella sub titulo Sancti Iohannis, quam tenet suprascriptus dominus Anthonius, et fructus eius sunt computatis supra in fructibus plebis. Dicta die.Supradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Brusciano plebatus Commessani, quam tenet ser Christoforus Taviani de Castronovo, que est in totum ruinata. Valores eius sunt, quolibet anno, unius modii grani. [c. 103v] Die XIII marzii, de mane. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Donati de castro Serrazani, cuius est rector ser Iohannes Simonis de Castronovo comitatus Vulterrani. Est in plebatu plebis de Morba. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt, quolibet anno, modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano et vino. Ecclesia in edifitiis bene se habet et similiter eius domus. Non habet sacramentum eucarestie neque lampadem aliquem. Habet operam, cuius est operarius Michaelc Taviani de dicto loco. Interrogatus de a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Lustignano. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Donati de Serazano. Michael vergato su un precedente Pierus. EDIZIONE DEL TESTO 107 vita, moribus et honestate populi, in confexionibus et aliis dixit quod in omnibus bene se habent. Tenet plures ampullas olei sancti veteris in quadam fenestra aperta ita quod ab omnnibus haberi et percipi posset. Tenet fontem baptismatis siccum cum quibusdam turpibus panniculis intus et dicit quoda, quando baptizat pueros, accipit aquam benedictam de pila ecclesie qua utuntur introeuntes et cum ipsa baptizat pueros. Dicta die. Dominicus Simonis Tomme de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte ecclesie dixit de modiis quinque grani, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod populus contentaretur quod diceret de mane tempestive, ut possent ire ad opera ipsorum. Et ipse est tardus et lentus et quod ut plurimum est necesse quod vocetur a populanis ad missam celebrandam. Circa visitationem infirmorum male se habet et quod pluries evenit quod ipse non adfuit in casu necessitatis. Bona et fructus ecclesie continue mictit ad Castrumnovum et in ecclesia nichil tenet. Interrogatus si populus de ipso contentatur dixit quod non et quod tempore domini Stefani episcopi clauserunt sibi hostium et nolebant ipsum amplius in rectorem. Pierus Iohannis Cardino de dicto loco octuagennis vel circa, testis ut supra, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit se nescire. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit in summa quod in toto populo non est solus unus qui ipsum possit pati propter sua demerita. Circa fructus dicte ecclesie dixit ut supra alius testis et quod pro sepe accusat homines de populo pro damnis datis et eos redimere facit. Interrogatus si loquitur cum omnibus dixit quod sic et quod semper uni de altero male dicit et reportat et quod in summa ipse est male conditionis et quod totus populus ipsum nollet et de ipso minime contentatur et quod pluries evenit quod populani mortui sunt non receptis sacramentis. Interrogatus si male contrahit dixit quod non sed quod aliena in suos usus converit quando potest. [c. 104r] Dicta die. Michael Iohannis alias El Foggia de dicto loco, sexagennis vel circa, testis ut supra interrogatus de valore dixit de modiis tribus. Item de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit ut supra alii testes et quod turpissime vivit. Item in visitatio infirmorum dixit ut supra alii testes et quod ipse testis his temporibus fuit infirmus et quod a Segue, espunto: tenet. 108 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE ter misit pro eo et noluit ipsum visitare, quapropter destinavit pro presbitero de castro Leccie; et quod cum ipse presbiter audivit tunc ivit ad visitandum ipsum. In aliis dixit ut supra alii testes et quod in summa populus nullatenus de ipso contentatur propter eius demerita. Die XIIII marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit monasterium monialium Sancti Almatii, sextus civitatis. Moniales dicti monasterii sunt in magna concordia. Ecclesia intus et extra et eorum domus et habitationes bene se habent. Tenent sacramenta et relliquias in condecentissimo loco. Habent cappellanum qui est ser Anthonius rector ecclesie Aquavive, est commissus monasterii et deservit monialibus in sacramentis et aliis necessariis. Abbatissa dicti monasterii est soror Checca Actaviani de Vulterris. Electio abbatisse dicti monasterii pertinet ad capitulum dictarum monialium et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Dicta die. Michael Anthonii Laurentii de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus et primo de vita, moribus et honestate dictarum monialium dixit quod honestissime sunt et de ipsis est perfecta fama per totam terram. Item super sacramentis dixit quod continue faciunt celebrari missam et alia necessaria ex quo populus multum contentatur. [c. 104v] Die XIIIIº marzii, de sero. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Simonisc de Libbiano plebatus plebis de Micciano. Vacat rectore. Patrones eius sunt homines dicti castri et Cavalcante Lani habet super ipsam unam vocem. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia in edifitiis optime se habet ac etiam eius domus. Habet operam cuius sunt operarii Dominicus Simonis et Iohannes Bindi. Habet sacramenta in condecenti loco sed non corpus Christi. Habet eius fontem baptismatis in congruo loco. Dicta die. Bartholomeus Nieri alias Baccio de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte ecclesie dixit quod de modiis quattuor grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Interrogatus si habet paramenta et calices dixit quod sic et quod operarius habet penes se et custodit. a Sul margine sinistro della carta è vergato: monasterium Sancti Almatii. Sul margine sinistro della carta è vergato: sextus Maritime. Ecclesia Sancti Simonis de Libbiano. c Simonis listato su un precedente Bartholomei. b EDIZIONE DEL TESTO 109 Anthonius Bindi de dicto loco, testis ut supra, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Die XV marzii. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Casalia, cuius est plebanus dominus Anthonius Iohannis de Vulterris. Cuius collatio et confirmatio spectat ad dominum episcopum et in totum cum eius domibus ruinata. Valores eius ignoravit quia dictus plebanus fuit absens. bItem visitavit ecclesiam Sancti Nicolai de Celli, cuius est rector suprascriptus dominus Anthonius, cuius collatio et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia minatur ruinam et eius domus sunt ruinate. De valore eius ignoravit quia dictus rector abfuit. [c. 105r] Die XV marzii, de mane. cSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de Montegemoli plebatus plebis de Micciano, que vacat rectore. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia in edifitiis bene se habet sed in ipsa nichil est nisi solum altare. Eius domus sunt in totum ruinate. Habet operam, cuius est operarius Pierus Nannis de dicto loco. Non habet sacramenta neque fontem baptismatis. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Micciano, que vacat plebano. Collatio et confirmatio eiusdem pertinet et spectat ad dominum episcopum. Est in totum ruinata ac etiam eius domus et nichil habet in paramentis, calicibus vel libris. Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Micciano plebatus Micciani, que vacat rectore. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia minatur ruinam et domus eius sunt ruinate. Habet unum calicem et unum paramentum. Habet operam, cuius est operarius Iohannes Pieri de dicto loco. Iohannes Pieri de dicto loco, operarius dicte opere necnon testis citatus, iuratus et examinatus et primo super valore dicte plebis dixit de a Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Casale. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Nicolai de Celli. c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Bartholomei de Montegemoli. d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Micciano. e Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis de Micciano. b 110 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE sextariis decem grani. De patronatibus earum dixit ut supra. Item de fulcimentis earum dixit ut supra. [c. 105v] Die XVI marzii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit monasterium Sancte Marie de Montescudario cum ecclesia Sancti Andree de dicto loco, quarum est rector ser Anthonius Andree de Vulterris. Patrones sunt homines de dicto castro, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dictarum ecclesiarum sunt quolibet anno modia octo grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesie prelibate cum earum domibus in edifitiis bene se habent. Habet sacramenta in condecenti loco et relliquias et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod in omnibus bene se habent. Non habet operam. Dicta die. Iohannes Anthonii de dicto loco quinquagennis vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte ecclesie et monasterii dixit de modiis septem grani. Item de patronatu ipsarum dixit ut supra. Item de vita, moribus et honestate dicti rectoris dixit quod in omnibus bene se habet. Item circa sacramenta bene se habet. Franciscus Iohannis de dicto loco septuagennis vel circa, testis citatus, iuratus et examinatus, interrogatus ut supra in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. [c. 106r] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit hospitale Sancti Iacobi de Monte Scudario, cuius est hospitalarius frater Ghabriel Iusti Angelini de Vulterris. Patrones eius sunt comites de Montescudario; confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno floreni octo denariorum, omnibus reductis ad denarios. Horatorium hospitalis et eius domus in edifitiis bene se habent. Habet unum calicem fractum cum cuppa argentea et unum missale et unum paramentum coloris virigati. Inventarium rerum dicti hospitalis est penes comune. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Casale, cuius est plebanus donnnus Salvator Iohannis Carabini a Sul margine sinistro della carta è vergato: monasterium cum ecclesia Sancti Andree de Montescudario. b Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iacobi de Montescudario. c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Iohannis de Casale. EDIZIONE DEL TESTO 111 de Florentia. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno florenorum decem auri, omnibus reductis ad denarios. Ecclesia in edifitiis bene se habet sed eius domus male se habet ut quod non possit per ipsum habitari. Tenet sacramenta in condecenti loco et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod bene se habent in omnibus preterquam in summendo corpus Christi quia ut plurimum non summunt. Interrogatus de inventario dixit quod nichil habet. Ghinuccius Mannini alias Montemasso de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dixit de florenis quattuor. Interrogatus de patronatu dixit ut supra. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod in omnibus bene se habet et similiter circa sacramenta. Anthonius Bichi de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dixit ut supra alius testis. Interrogatus etiam ut supra dixit ut supra alius testis. [c. 106v] Die XVIII marzii, de mane 1436. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Bibbona cum ecclesia Sancti Ylarii de castro Bibbone, cuius est plebanus dominus Michael Stefani de Tacti comitatus Senarum. Collatio et confirmatio dicte plebis spectat ad dominum episcopum sed patrones ecclesie Sancti Ylarii sunt homines dicti castri, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dictarum plebis et ecclesie sunt quolibet anno modia sex grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Plebes est ruinata et eius domus, sed ecclesia Sancti Ylarii et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti et nitido loco et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod bene se habent tam inter se quam cum impso plebano. Confitentur omnes quolibet anno sed pauci summunt corpus Christi. Non habet operam. Dicta die. Bartholuccius Pieri de dicto castro testis citatus, iuratus et examinatus, et primo de patronatu dictarum plebis et ecclesie dixit ut supra. Interrogatus de valore ipsarum dixit de modiis quinque. Interro- a Ylarii. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Bibbona cum ecclesia Sancti 112 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE gatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod bene se gerit et quod est sollicitus in accrescendo fructus ecclesie et quod de ipso populus multus contentatur et quod circa sacramenta conferendo bene se habet. Santus Dominici de dicto castro, testis ut supra, interrogatus de patronatu dixit ut supra. Item de valore dixit de modiis quinque vel circa. Item de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit ut supra alii testes. [c. 107r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Andree de castro Bibbone plebatus Bibbone, que vacat rectore. Cuius collatio et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia et eius domus sunt fere ruinate. Die dicta. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancte Agate et Sancti Laurentii de Guardistallo sextus civitatis Vulterrane, cuius est rector ser Iacobus Baldi de Florentia. Patrones eius sunt chomines dicti castri. Confirmatio spectat ad capitulum canonicorum maioris ecclesie Vulterrane. Valores dicte ecclesie sunt, quolibet anno, duo modia cum dimidio grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in grano, vino et oleo. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habet. Tenet sacramenta in condecenti loco et similiter fontem baptismatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate populi dixit quod in omnibus bene se habet. Dicta die. Guaspar Manini de dicto loco, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super patronatu dicte ecclesie dixit ut supra. Item de vita, moribus et honestate dicti rectoris dixit quod in omnibus bene se habet etquod de ipso populus contentatur. Blaxius Vannis de dicto loco, testis et cetera, et primo super patronatu dixit ut supra. Item de vita, moribusd et honestate dicti rectoris dixit quod habuit et recepit unum calicem que permutavit et quod calix ecclesie erat valoris florenorum X et ille quem habet non est valoris trium, ex quo populus non contentatur. In aliis bene se habet. a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Andree de Bibbona. Sul margine sinistro della carta è vergato: sextus civitatis. Ecclesia Sancte Agate et Sancti Laurentii de Guardistallo. c Segue, espunto: canonici maioris ecclesie Vulterrane. d Segue, espunto: vita. b EDIZIONE DEL TESTO 113 [c. 107v] Die XX martii, de mane. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Querceto, cuius est plebanus dominus Iohannesb Actaviani de Vulterris. Patrones eius sunt homines dicti castri et Nannes Gasparini de nobilibus de dicto castro pro una voce. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt modium unum cum dimidio alterius modii grani, omnibus reductis ad granum. Fructus consistunt in granoc et oleo. Plebes in edifitiis bene se habet sed eius domus in una parte bene, in alia male. Habet operam, cuius sunt operarii Dominicus Ghinuccii et Cursinus Vannuccii. Tenet sacramenta in condecentissimo loco et similiter fontem baptismatis. Habet plures relliquias et precipue unam crucem argenteam in qua dixit esse aliquantulum de cruce domini nostri Ihesu Christi et tabernaculum eius est totum argenteum. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti populi et si quolibet anno confitentur eorum peccata et si summunt corpus Christi dixit quod in omnibus et per omnia bene se habent. Dicta die. Bartholomeus Pigi de dicto, loco testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super valore dicte plebis dixit ut supra. Item de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod in omnibus bene se habet et quod est placidus vir. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Blaxii in castro Querceti, que vacat rectore. Patrones eius sunt Nannes Gasparini. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno quattuor quarre grani. Ecclesia in edifitiis bene se habet sed domus eius male. Nichil aliud habet. [c. 108r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Laurentii de Gello plebatus plebis de Casalia, que vacat rectore. Patrones eius sunt cives seu comune civitatis Vulterrane. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Ecclesia in edifitiis male se habet quia ab una parte minatur ruinam. Domus eius pro maiori parte sunt ruinate et residuum est in ruina. Habet fontem baptismatis, habet unum calicem et unum missale. a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Querceto. Iohannes vergato in interlinea superiore e aggiunto al testo con un segno di richiamo. Segue, espunto: vino. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Blaxii de Querceto. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Laurentii de Gello. 114 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Sabbatinus Andree de dicto loco massarius comunis, citatus, iuratus et examinatus, et primo super patronatu dixit ut supra. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modioa grani, omnibus reductis ad granum. Interrogatus si quis habet de bonis ecclesie in manibus dixit quod nemo ex eo quia post bellum plus expendiderunt quam receperunt. Nichil habet. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Anthonii de Sorbaiano plebatus Gabbreti, que vacat rectore. Ecclesia in edifitiis satis bene se habet. Eius domus sunt ruinate. Iuntinus Pieri et Iannes Baroni de dicto loco, examinati super valore dicte ecclesie, dixerunt de sextariis quattuor grani et promiserunt comparere coram domino vicario hinc ad decem dies. [c. 108v] cSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Ripomarrancia, cuius est plebanus dominus Anthonius de Pecoris de Florentia. Collatio et confirmatio eiusdem spectant ad dominum episcopum. Plebes in edifitiis bene se habet sed eius domus male. Est in ea cappellanus pro dicto domino plebano, ser Andreas *** de Florentia. Tenet sacramenta in condecenti loco et similiter fontem baptismatis. Habet operam, cuius est operarius Iohannes alterius Iohannis Mei de dicto castro. Qui operarius tenetd claves omnium calicum, paramentorum et librorum dicte opere. Iohannes Iohannis Mei operarius et testis citatus, iuratus et examinatus, et primo super patronatu dicte plebis dixit ut supra. Item super valore dixit se nescire quia sunt multum diminuti et quasi ad nichilum reducti. Interrogatus de vita, moribus et honestate cappellani dixit quod in omnibus bene se habet. Dicit quod habet ipse testis in manibus libras centum et ultra, que sunt dicte opere. eItem visitavit societatem Sancti Iohannis in dicta plebe, cuius est cappellanus ser Lodovicus de Ripomarancia. Introitus et proventus dicte societatis sunt obligati per decem annos dicto ser Lodovico. a b c d e Segue, espunto: cum. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Anthonii de Sorbaiano. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Ripomarrancia. Segue, ripetuto: tenet. Sul margine sinistro della carta è vergato: societatas Sancti Iohannis in plebe. EDIZIONE DEL TESTO 115 Item visitavit cappellam Monis Mucci in dicta plebe, cuius est cappellanus suprascriptus ser Andreas. Est in intitulata sub vocabulo Sancte Marie Virginis. Patrones eius sunt homines dicti comunis. Valores eius sextaria viginti grani. Comune predictum et Macteus Pauli sunt eius debitores de florenis vigintiquinque vel triginta. [c. 109r] bItem visitavit societatem Sancti Michaelis de dicto castro, cuius valores sunt quolibet anno unius modii grani, de quo obligati sunt facere festum Sancte Crucis et facere ipsam offitiari, et tenetur dare quolibet anno pro censu unam libram cere domino episcopo. Dominicus Bartholomei est prior et Bartholomeus Iacobi est sindicus dicte societatis. cItem visitavit ecclesiam Sancti Michaelis in dicto castro, cuius est rector ser Lodovicus suprascriptus. Patronesd eius sunt homines dicti castri et confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno unius modii grani, omnibus reductis ad granum. Habet operam et est sine cura. Eius operarius ⟨est⟩ Simon Maffei. eItem visitavit hospitale Sancti Iohannis in dicto castro, cuius est hospitalarius Balduccius de Aquaviva, cuiusf patronatus spectat ad commune et in omnibus bene se habet. Item visitavit hospitale Sancte Marie in dicto castro, cuius est hospitalarius ser Andreas presbiter suprascriptus. Cuius patronatus spectat ad dictum commune et in omnibus bene se habet. [c. 109v] Die XXI marzii, de mane. gSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Deonisiih de Gabbreto, cuius est plebanus dominus Pasquinus Iohannis de Vulterris. Collatio spectat ad sanctum papam. Valores eius sunt quolibet anno sextaria quatraginta grani, omnibus reductis ad granum. Ecclesia et eius domus sunt in totum ruinate. Habet tamen modo unum calicem, unum paramentum et quattuor sciugatoria. a a Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie in plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: societas Sancti Michaelis. c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Michaelis. d Segue, espunto: est. e Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Michaelis. f Segue, espunto: est. g Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Gabbreto. h Così nel testo. b 116 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Blaxii de Montecatino, cuius est rector ser Anthonius Iacobi de Vulterris. Patrones eius sunt homines dicti castri. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores eius sunt quolibet anno modia tria grani, omnibus reductis ad granum. Ecclesia et eius domus in edifitiis bene se habent. Tenet sacramenta in condecenti loco. Habet operam, cuius sunt operarii Michael Blaxii et Ghectus Andree. Valores dicte opere sunt quolibet anno libre duodecim denariorum. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam de Caprile plebatus Gabbreti. Vacat rectore et est in totum ruinata et nichil habet. [c. 111r] Sextus Vallis Here. Die V mensis iunii MºCCCCºXXXVII. cVenerabilis vir dominusd Iohannes Michaelis ser Cecchi, canonicus Vulterranus necnon reverendi in Christo patris et domini domini Roberti de Adimaris de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopi Vulterrani, in hac parte vicarius generalis et visitator, visitavit plebem Sancti Iohannis et oratorium Sancti Michaelis de Orciaticho comitatus Florentini et Vulterrane diocesis. Cuius plebanus est dominus Antonius Lippi de Vulterris. Collatio et patronatus pertinet ad dominum episcopum. Valores dicte plebis et dicti oratorii sunt modia quatuor grani, omnibus computatis. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et decimis. Plebes in totum minatur ruinam , oratorium bene se habet. Dicta plebes habet operam, cuius operarius est Antonius Martini. Opera nichil possidet. Interrogatus de vita, moribus populanorum dixit peroptime. Non habet eucarestiam quia non habet locum condecenteme, alia sacramenta tenet in loco condecenti. De bonis mobilibus et immobilibus pertinentibus ad dictos plebem et oratorium habuit preceptum producendi inventarium per totum presentem mensem sub pena excomunicationis, XXV librarum denariorum. a Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Blaxii de Montecatino. Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia de Caprile. c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Iohannis de Orciatico. d Segue, espunto: vicar. e Quia non habet locum condecentem è listato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo. b EDIZIONE DEL TESTO 117 Tavianus Cionis etatis LXXta annoruma de dicto loco, testis inductus, citatus et iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet. De redditibus dicte plebis dixit de modiis II grani. De operario dixit quod nichil possidet. De aliis dixit bene. Patronatus et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Sabbatinus Nannis etatis L annorum de dicto loco, alius testis et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Nannes Mannaie etatis LXXta annorum de dicto loco, alius testis et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra. Antonius Martini alius testis dixit ut supra. Die VIº mensis iunii. bSupradictus dominus Iohannes vicarius et visitator prelibatus visitavit plebem Sancti Leonardi de castro Layatici et oratorium Sancti Michaelis de dicto castro, unitum cum dicta plebe. Invenit in edifitiis bene et peroptime. Non habet plebanum. Collatio et confirmatio pertinet ad dominum episcopum Vulterranum. Fructus et valores dicte plebis sunt modiorum trium grani, omnibus computatis inter decimas, oleum et vinum et granum. Habet operam, cuius operarius est Meus Guerrieri de dicto castro.c Redditus dicte opere est florenorum quatuor et tenetur inluminare corpus Christi et manutenere ecclesiam. Invenit sacramenta bene et in loco condecenti stare. Dicta plebes in rebus mobilibus videlicet in calice, paramentis et aliis necessariis ad divinum cultum nichil possidet eo quia sunt dicte opere. Baldissar Iohannis de dicto castro etatis Lta annorum, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo de valore dicte plebis dixit ut supra et similiter de valore dicte opere. Interrogatus qualiter se habet dictus operarius dixit bene et quod est solertissimus circa ea tangentia ad suum offitium. Angelus Pieri de dicto castro etatis XXX annorum, alius testis, dixit ut supra alius testis. a Etatis LXXta annorum è listato in interlinea superiore e aggiunto al testo con un segno di richiamo. b Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Laiatico. c Segue, espunto: fru. 118 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 111v] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit plebem Sancti Iohannis de Paterno comunis Chiannis, cuius plebanus est dominus Victor Taviani de Vulterris. Dicta plebes est tota discoperta et stetit sic per annos centum et ultra. Collatio et confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Item ⟨visitavit⟩ ecclesiam Sancti Donati de dicto castro Chiannis unita cum dicta plebe. Dicta ecclesia in edifitiis bene se habet, tenet sacramenta in condecenti loco. Interrogatus de valore dicte plebis respondit se nescire eo quia stetit adhuc per annum sed quod credit sit valoris modiorum quatuor grani vel circa, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita populanorum et qualiter visitant et frequentant ecclesiam dixit satis competenter. Habuit preceptum producere inventarium in terminum unius mensis sub pena et cetera. Non habet operarium neque operam. Martinus Iohannis etatis LXXta annorum de dicto castro, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita et moribus dicti plebani in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet et quod est solertissimus in officiando et celebrando missam dicto populo. Interrogatus de valore dixit de modiis 4or grani, omnibus reductis ad granum. Collatio et confirmatio dicte plebis pertinent ad dominum episcopum. Menicus Gadducci etatis Lta annorum de dicto loco, alius testis citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita et cetera dixit ut supra alius testis et similiter de valore. In aliis omnibus respondit ut supra alius testis. Guido Tommei de dicto castro etatis XLV annorum, alius testis, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Marie comunis Chiannis et dicti plebatus, est sine cura. Cuius rector est dominus Antonius Pauli archidiaconus Vulterranus. Dicta ecclesia est discoperta quasi per totum et minatur ruinam et hoc, ut suprascripti asserierunt, culpa et defectu dicti rectoris eo quia percipit fructus et redditus dicte ecclesie et nichil in ea expendit. Et invenit eam copertam et in edifitiis bene et peroptime stare, nunc autem pessime et a b Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Chianni. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Chianni. EDIZIONE DEL TESTO 119 quod bonum esset quod de redditibus dicte ecclesie manuteneretur eo quia in dicta ecclesia sunt multe indulgentie. Est valoris quolibet anno librarum XXti denariorum. Die VIIº mensis iunii. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Fabiani et Sebastiani de Rivalto, cuius est plebanus dominus Puccius Dominici de Casciana. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Tenet sacramenta bene et in loco condecenti. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis quatuor grani, omnibus reductis ad granum. Interrogatus de vita, honestate et moribus populanorum et si sunt solliciti ad ecclesiam et in confitendo eorum peccata respondit bene et quod circa divinum officium sunt peroptime solliciti. Habuit preceptum ad producendum inventarium ut supra. [c. 112r] Christoforus Venture de dicto castro etatis LXXVa annorum vel circa, testis inductus, citatus, iuratus, relatus et examinatus et primo circa famam, vitam, mores dicti plebani et si est sollicitus circa animas dicti eius populi et si frequentat celebrare missam et alia pertinentia ad divinum cultum in omnibus et per omnia bonum reddit testimonium et quod est bone conditionis, vite et fame et sic comuniter ab omnibus dicti populi tenetur et reputatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de florenis XXV vel circa. Super aliis bene respondit. Bartolus Cole de dicto castro etatis LXXXta annorum, alius testis, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis excepto quod de valore, quia dixit de florenis XXti vel circa. Dicta die. bSuprascriptus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Iohannis Baptiste de Pava, cuius est rector dominus Antonius Michaelis de Pisis. Dicta plebes est sine populo. Dicta plebes est coperta, in edifitiis malese habet. Confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris, ut dictus plebanus asserivit, unius modii cum dimidio grani, omnibus computatis. Patrones nobiles de Vi⟨vi⟩naia. Nichil possidet in rebus mobilibus. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sacti Donati de Terricciuola, cuius est rector suprascriptus dominus plebanus et est dicti plebatus de Pava. Est curata et habet populum. a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Rivalto. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Pava. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Donati de Terricciuola. 120 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Dicta ecclesia in edifitiis satis competenter se habet. Tenet sacramenta in loco condecenti et honesto. Fructus consistunt in grano, vino, oleo et decimis. De valore, ut asseruit, modia quatuor grani vel circa, omnibus reductis ad granum. In dicta ecclesia est una capella que vocatur L’Anumptiata: est censuaria quolibet anno episcopo Vulterrano in solidos decem denariorum. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene se habent et quod sunt solliciti ad ecclesiam et in confessionibus et in aliis. Dicta ecclesia habet operarium, cuius operarius esta Lucas Pucciarini. Est valoris florenorum II quolibet anno. tenetur in reparatione et reactatione dicte ecclesie. bItem visitavit ecclesiam Sancte Marie de Castroveteri comunis Terricciuole, plebatus plebis de Rivalto, cuius est rector suprascriptus plebanus. Patrones sunt Antonius Ducci et Iohannes Grazini et Guerruccius Monis de Terricciuola. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Valoris est unius floreni et in aliis non fuit examinatus eo quia dictus dominus episcopus est bene informatus de eo. Nichil possidet in rebus mobilibus. De rebus ecclesie Sancti Donati suprascripte non potest facere inventarium quia operarius tenet omnia apud se. [c. 112v] Nannes Michaelis de dicto castro etatis LX annorum vel circa, testis inductus, citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani et rectoris in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet et quod populus de eo multum contentatur et quod est solertissimus ad ecclesiam et quasi continue officiat. Interrogatus de valore dicte plebis et aliorum benefitiorum dixit ut supra et etiam credit quod minus reddant. De patronatu et confirmatio dixit ut supra dixit dominus plebanus. Iohannes Parducci de dicto castro, etatis LXV annorum, alius testis inductus, citatus, iuratus et examinatus, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Lucas Pucciarini de dicto castro etatis LXX annorum, alius testis inductus ut supra, in omnibus et per omnia dixit ut supra aliusc testis. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Scandiccio plebatus Pave, cuius est rector ser An- a b c Così nel testo. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie plebatus Rivalti. Segue, espunto: ft. EDIZIONE DEL TESTO 121 tonius Nannis Trusciole de Vulterris. Non est ibi ecclesia sed tanquam casalenum. Collatio et confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Est valoris quolibet anno stariorum XXXVI grani ad mensuram civitatis Pisane. In rebus mobilibus nichil possidet. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Petri de Ghiulica plebatus Pave, cuius rector est dominus Petrus Pasquini plebanus plebis de Morrona, et est sine cura. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Invenit eam in edifitiis satis male. Non est ibi hostium et non clauditur. Nichil reperiit in rebus mobilibus. Est valoris quolibet anno modiorum II grani, omnibus reductis ad granum. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Tommei de Vallecchio plebatus Pave. Nullus est ibi rector et est sine cura. Dicta ecclesia in hedifitiis male se habet et est discoperta. In rebus mobilibus nichil invenit. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Plebanus de Pava locavit ad affictum dictum terrenum secundum consuetudinem vicinorum ad petitionem domini episcopi et eius curie. [c. 113r] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Laurentii curie Casenuove plebatus Pava. Cuius nullus est rector et est sine cura. In totum ruinata et non ut ecclesia sed ut casalinum. Nichil invenit in rebus mobilibus. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris unius modii grani, omnibus reductis ad granum. Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancti Iohannis de Guilicha plebatus de Pava. Rector dicti hospitalis est Iacobus dictus Cascioppa de Pisis. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris unius modii grani, omnibus reductis ad granum. Die VIIIº mensis iunii. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancte Marie de Fabricha, cuius est plebanus dominus Pea Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti martini de Scandiccio. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Petri de Ghiulica. c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Tommei de Vallechio. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Laurentii curie Casenuove. e Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iohannis. f Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Fabricha. b 122 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE trus Antonii Reguli de Montaione. Invenit eam in hedifitiis male et semidiscoperta. Non tenet heucaristiam; alia sacramenta invenit nitide et munde stare. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Non dicit offitium eo quia non habet breviarium. Interrogatus de valore dixit de modiis duobus grani, omnibus computatis. Fructus consistunt in grano et oleo et decimis. Interrogatus de vita et moribus populanorum dixit quod bene se habent circa divinum offitium et quod sunt solliciti ad ecclesiam et quod confitentur eorum peccata sed non accipiunt corpus Christi. Habet unum calicem erei cum patena, unum corporalem, unam planetam fulcitam, unum paramentum ad altare cum tribus tobaleisa. Habet unum missalem votivum et est suum sed vult quod sit dicte plebis. Non habet operam. Paulus Francisci de dicto loco etatis LXXXta annorum vel circa, testis inductus, citatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod in omnibus cum dicto populo bene se habet et quod est bone conditionis et est sollicitus in officiando et celebrando missam et visitando infirmos et ad alia ad que tenetur et quod populus de eo multum contentatur. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de stariis XL grani ad mensuram civitatis Pisane. De collatione et confirmatione dicte plebis dixit ut supra. Iacobus vocatus Cozzo de dicto castro etatis LX annorum, alius testis, interrogatus ut supra respondit ut alius testis et quod populus de eo multum contentatur. [c. 113v] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Montelopio, cuius nullus est rector. Est curata et habet populum. Ecclesia in edifitiis male se habet. Habet unam planetam tristem fulcitam, unum paramentum ad altarem fulcitum, est valoris stariorum sex grani vel circa. Est plebatus Fabrice. Dicta die.cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Celli plebatus plebis de Fabrichad, cuius nullus est rector. Est curata, habet duos populanos. In edifitiis male se habet. a b c d Segue, espunto: non. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini de Montelopio. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Celli. Segue, espunto: cuius. EDIZIONE DEL TESTO 123 Bona dicte ecclesie possidet Antonius de Rubeis de Florentia. Est valoris stariorum XII grani vel circa. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavitb hospitale Sancte Mariede Fabrica, cuius nullus est rector. Bona dicti hospitalis possidet Iohannes domini Pieri de Gaetanis, laborator est Iacobus vocatus Cozzo de Fabrica. Est censuale domini episcopi in libris IIc cere quolibet anno. Comune Fabrice affictavit dictum hospitale dicto Iohanni pro stariis sex grani ad mensuram Pisane civitatis. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Lucie de Montechio plebatus Fabrice, cuius nullus est rector. Est curata et habet populum. In edifitiis male se habet et minatur ruinam. Habetd duas planetas fulcitas, duo paramenta fulcita ad altarem, unum calicem cum cappa argentea fracta, unum missale antiquum. Non laborantur eius possessiones. Est valoris florenorum XXXVI grani, omnibus computatis. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Item visitavit ecclesiam Sancti Brancatii unitam cum ecclesia Sancte Lucie. Invenit eam discopertam et in hedifitiis male. [c. 114r] eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Iusti a Poggio Martino, plebatus de Fabrica. Cuius nullus est rector. Est sine cura et est tota destructa et ruinata. Iohannes domini Pieri de Gatanis possidet eius bona. Chechus Renzi laborat terrenum dicte ecclesie. Dicta die. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem seu preposituram Sancti Verani de castro Peccioli, cuius prepositus est dominus Taddeus Michealis de Vulterris. Invenit eam in edifitiis bene et peroptime stare. Invenit sacramenta nitide et munde et in loco condecenti permanere. Collatio et confirmatio spectant ad dominum episcopum. In dicta plebe sunt sex altaria et habet unum capellanum videlicet ad altare Anumptiationis; non sunt plura eo quia vel altaria sive capella a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancte Marie de Fabricha. Segue, espunto: eccle. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie et Sancti Brancatii de Mon- techio. d e f Segue, espunto: unam. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanct Iusti a Poggio Martino. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis seu prepositure de Peccioli. 124 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE non sunt dotata. Interrogatus de valore dicte prepositure dixit de modiis quinque grani, omnibus computatis et quod populani eius non solvunt decimam. Item quod dicta prepositura habet operarium unum et quod de anno in annum eligitur per dictum comune de Peccioli, qui operarius tenetur manutenere dictam preposituram, domus et alia pertinentia ad dictam preposituram. Interrogatus de vita et moribus dicti populi et qualiter sunt solliciti circa divinum cultum et in visitando et frequentando ecclesiam dixit quod male se habet et quod circa hoc est multum negligens; de aliis dixit quod bene se habent excepto quod de Menico Lippi vocato Moschone de dicto castro qui, secundum comune existimatum, facit malos contractus et inlicitos. Interrogatus si operarii sunt solliciti circa eorum officium dixit quod male. In paramentis, calice, libris et aliis necessariis ad dictam preposituram est bene fulcita. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Laurentii de Gello plebatus Sancte Marie de Montefoscoli, cuius est rector suprascriptus dominus prepositus. Et est unita cum dicta prepositura ad vitam dicti prepositi. Fuit unita tempore domini Stefani olim episcopi Vulterrani. Dicta ecclesia non ut ecclesia sed ut casalenum. Interrogatus de valore dixit de stariis XII grani, omnibus reductis ad granum. Dicta ecclesia non est curata. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Monterocto plebatus de Peccioli, non est curata et est unita ad vitam dicti prepositi. Fuit unita ut supra a dicto domino episcopo ad vitam dicti domini prepositi. Dicta ecclesia in hedifitiis bene se habet. Nichil possidet in rebus mobilibus. Est valoris stariorum grani. [c. 114v] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit cappellam Sancte Marie Annumptiate in plebe sive in dicta prepositura. Cuius cappellanus est ser Zenobius Francisci de Vulterris. Qui interrogatus de valore dicte cappelle dixit de stariis XLV grani, quos habet ab operario pro suo salario quolibet anno. Interrogatus de patronatu dicte capelle dixit de operariis dicte prepositure et quod prepositus confirmat. Interrogatus de valore dicte prepositure dixit quod credit de modiis sex grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate a b c Sul margine sinistro della carta è vergato: ecclesia Sancti Laurentii de Gello. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Monterocto. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappella Sancte Marie Annumptiate in plebe. EDIZIONE DEL TESTO 125 dicti prepositi dixit quod in omnibus et per omnia bene se habet. Interrogatus si est sollicitus circa curam animarum dicti eius populi in visitando infirmos et aliis casibus occurrentibus dicto populo dixit quod solertissimus est. [c. 115r] Die VIIIIº mensis iunii. aSupradictus dominus vicarius visitavit ecclesiam Sancti Germani de Ghizzano plebatus de Pino, cuius nullus est rector. In hedifitiis male se habet, sine tecto. Est curata. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Esset valoris, si laboraretur, unius modii grani et male. Antonius Choli di Ghizzano dixit quod bona dicte ecclesie nullusb possidet sed quod ipse Ciolus Iohannis et Meus Pieri de dicto loco laborant partem dicti terreni et quod de eo perciperunt unam recollectam, nunc autem percipient aliam. Item dixit quod dompnus Lucas olim dicte ecclesie rector dedit in pignus unum calicem argenteum valoris florenorum X auri domino Petro priori canonice Sancte Marie de Castronovo Vallis Helse. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Prosperi de Ghizzano plebatus de Montefoscoli, cuius nullus est rector. Ecclesia in hedifitiis male se habet, est discoperta. Bona dicte ecclesie possidet dominus Herculanus domini Pieri de Vulterris. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris stariorum 20 grani, omnibus reductis ad granum. Laborator est Antonius Francisci de Ghizzano. Non est curata. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Marie de Gricciano comunis Ghizzani plebatus de Montefoscoli, cuius nullus est rector. Ecclesia prelibata in totum est destructa et pessime se habet. De dicta ecclesia nichil laboratur et stetit sic per annos XIIcim et ultra. [c. 115v] eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Petri de Pino Vulterrane diocesis, cuius est plebanus Antonius ser Bartholomei Fatii de Sancto Miniato. Dicta plebes in hedifitiis pessime se a b c d e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Germani de Ghizzano. Segue, espunto: labor. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Prosperi de Ghizzano. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie de Grecciano. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes de Pino. 126 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE habet et non ut plebes sed ut casalenum. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Est valoris stariorum LXXXXta grani ad mensuram Pisane civitatis. In rebus mobilibus nichil possidet. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Iacobi de Catignano plebatus plebis de Peccioli, cuius est rector suprascriptus Antonius ser Bartoli. Est sine cura. Ecclesia in hedifitiis male se habet et est tota discoperta. Nichil possidet in rebus mobilibus. Est valoris stariorum XXX grani ad suprascriptam mensuram. Die X mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancte Marie de Montefosculo, cuius est plebanus ser Benedictus Buonaiuti de Pietrasancta ordinis heremitarum Sancti Augustini. Ecclesia in hedifitiis bene se habet. Invenit sacramenta in loco condecenti et bene munde et nitide stare. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. In dicta plebe sunt tria altaria et non sunt dotata. Interrogatus devalore dixit se nescire eo quia adhuc non stetit per annum et non potest scire introytus dicte plebis. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene se habent in visitando ecclesiam, sed quod male custodiunt festivitates. Interrogatus si dicta plebs habet operarios dixit quod sic et quod habet unum et eligitur per comune. Tenetur de redditibus et fructibus dicte opere manutenere ecclesiam et alia necessaria circa eam. Interrogatus si operarii sunt solliciti circa eorum officium dixit quod sic et quod dictus operarius tenetur conservare paramenta ecclesie, libros, calices et alia pertinentia ad dictam plebem. Antonius Bindi de dicto castro, testis inductus, citatus, relatus et examinatus, et primo interrogatus de patronatu dicte plebis dixit quod confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis tribus grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod satis bene se habet. Interrogatus si est sollicitus circa divinum cultum et in visitando infirmos dixit quod sic. Interrogatus si nullum ex dictorum altarium est dotatum dixit quod altare Annumptiate situm in dicta plebe et quod operarius facit eum officiare. Simon Angeli de dicto castro, etatis LX annorum, alius testis, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. a b Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Iacobi de Catignano. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Sancte Marie de Montefoscoli. EDIZIONE DEL TESTO 127 Sanctus Benedicti de dicto loco, etatis L annorum, alius testis, dixit ut supra alius testis. Iacobus Gori de dicto loco etatis LX annorum, alius testis, in omnibus dixit ut supra alii dixerunt. [c. 116r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit capellam Annumptiate sitam in dicta plebe, cuius nullus est capellanus sed operarius dicte plebis facit eam offitiari a dicto plebano. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Romani plebatus de Montefosculi, cuius est rector secundum quod dixit suprascriptus plebanus. Est sine cura. In hedifitiis pessime et est discoperta et per totum ruinata. Est valoris stariorum XII grani quolibet anno ad mensuram Pisane civitatis. Nichil possidet in rebus mobilibus. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancti Petri de Montefosculo cuius nullus est rector, sed ⟨dixit⟩ quod Nannes Bartolomei Baldini de dicto castro tenetur dare censum. Pierus Iuliani de Montefosculo laborat possessionem dicti hospitalis. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit operam comunis Montefosculi positam in plebe dicti castri, cuius operarius est Andreas Cerbonis de dicto castro. Invenit eam in paramentis, libris et aliis necessariis ad dictam plebem bene ornatam. [c. 116v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit abbatiam de Carigio. Est rector dompnus Petrus *** de Empulo. Dicta die. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Petrig de Libbiano et ecclesiam Sancti Fedriani in Pratello plebatus plebis de Pino. Quarum rector est ser Ieronimus *** de Palaria. Ecclesia Sancti Petri minatur ruinam et male se habet; ecclesia vero Sancti Fedriani est semidiscoperta et in una parte ruinata. Collatio et confirmatio dictarum ecclesiarum pertinet ad dominum episcopum Vul- a Sul margine sinistro della carta è vergato: Annumptiate in plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Romani. c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Petri. d Sul margine sinistro della carta è vergato: opere de Montefosculo. e Sul margine sinistro della carta è vergato: abbatie de Carigio. f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Petri de Libbiano et Fedriani in Pratello. g Segue, espunto: in Pratello. b 128 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE terranum. Sunt valoris modiorum trium grani, omnibus computatis. Fructus consistunt in grano et oleo. Dicta ecclesia est curata. Item si habent operarium, non habent. Benedictus Santi de Libbiano etatis LX annorum, testis citatus, iuratus et examinatus, et primo de valore dicte ecclesie dixit ut supra. Interrogatus qualiter dictus presbiter et rector se habet dixit quod adhuc non dixerat missam et quod per alium faciebat ibi celebrare et quod usque nunc bene se habet et quod populani satis bene de eo contentantur. Interrogatus de valore dixit ut supra. Interrogatus si dicta ecclesia habet paramenta dixit quod habet unum paramentum fulcitum triste et unum calicem totum de argenteo et habet certos libros antiquos tristes. [c. 117r] Dicta die. Supradictus dominus vicarius et visitator visitavit canonicam Sancti Petri in Curte plebatus plebis de Pino, cuius rector sive prior est dominus Michael Pauli de Menzano. Dicta canonica in hedifitiis male se habet et in totum minatur ruinama. [c. 118r] Sextus Vallis Helse. Die X mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Iusti et Bartoli de Legoli plebatus Toiani, cuius rector est ser Michael Pauli de Menzano. Non facit ibi residentiam. Habet in dicta ecclesia unum cappellanum, qui est dominus Stagius Ciucci de Barbialla plebanus plebis de Toiano. Invenit eam in hedifitiis bene stare. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum bonum testimonium reddidit et quod sunt solliciti in visitando ecclesiam, in confitendo eorum peccata et demum accipere sanctam comunionem. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixitc. Bartolus Ferri de dicto castro etatis LXX annorum, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo si dicta ecclesia habet rectorem dixit quod sic et quod est dictus ser Michael, sed quod est absens. Interrogatus qualiter se habet dictus ser Michael quando facit residentiam in dicta ecclesia ⟨dixit quod⟩ bene et peroptime se habet. Item interrogatus qualiter se habet dictus cappellanus dixit quod bene et quod populus de eo multum contentatur et quod est circa necessaria ad dictam ecclesiam solertissimus. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis sex grani, omnibus computatis et reductis ad granum. Interrogatus quis con- a b c Sul margine destro della carta è vergato, da un’altra mano: Marchobaldus. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Iusti et Bartoli. Il testo s’interrompe. EDIZIONE DEL TESTO 129 fert dictam ecclesiam dixit quod confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus si dicta ecclesia habet operam dixit quod sic et quod ⟨operarius⟩ est Baptistas Nannis de Leguli sed quod nichil possidet. Michael Iohannis habitator in dicto castro, etatis LX annorum vel circaa. [c. 118v] Die XI mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Georgii de Scandiccio, cuius rector est ser Ieronimus Benedicti de Palaria. Est sine cura. Dicta ecclesia in hedifitiis satis competenter se habet. Est sine cura. Confirmatio spectat ad dominum episcopum Vulterranum. Non invenit ibi rectorem. Est plebatus plebis de Toiano. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Iohannis Baptiste de Toiano, cuius plebanus est dominus Nastagius Ciucci de Barbialla. Invenit eam in hedifitiis male et minatur ruinam. Invenit sacramenta bene et munde stare excepto quod de corpore Christi. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis duobus grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene se habent et quod peroptime frequentant et visitant ecclesiam. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum Vulterranum. Interrogatus si dicta plebes habet operam dixit quod sic sed quod nichil possidet. Dicta plebes habet unum missale antiquum, unum calicem argenteum cum patena, unam planetam tristem fulcitam, duo paramenta ad altare. Petrus Venture de dicto castro, etatis LXX annorum vel circa, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus et primo de valore dicte plebis dixit ut supra, et quod etiam credit quod minus valeat. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti plebani dixit quod omnibus per omnia peroptime se habet. Interrogatus de patronatu dicte plebis dixit quod sunt homines dicti comunis et quod confirmatio spectat ad dominum episcopum suprascriptum. Matheus Bernardi de dicto loco, etatis LX annorum, alius testis citatus, relatus, iuratus et examinatus in omnibus et per omnia dixit ut supra. a b c Il testo s’interrompe. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Georgii a Scandiccio. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis de Toiano. 130 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 119r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Paterno, cuius nullus est rector et est plebatus plebis de Castrofalfi. Dicta ecclesia est curata. Invenit eam ruinatam, Dominicus de Sapit(is) de Florentia possidet eius bona. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Floriani de Castrofalfi, cuius plebanus est dominus Marinus de Guadagnis de Florentia. Dicta plebes est bene coperta sed muri minantur ruinam. Habuit eam a domino papa. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis decem grani. In dicta plebe offitiat ser Petrus Pauli de Treschi rector ecclesie de Vignale. In dicta plebe sunt sacramenta excepto quodc corpus Christi et ipsum non retinet propter timorem stipendiariorum. [c. 119v] Dicta died.Se. Dicta die. Sf. Dicta die. Sg. [c. 120r] Dicta die. hSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Petri de la Suvera, cuius nullus est rector. Est curata. Ser Pierus Pauli de Treschi habuit in commendam a domino episcopo Vulterrano ad beneplacitum dicti domini episcopi. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de stariis XXX grani. Interrogatus si habet breviarium dixit quod non et quod dicit officium super psalterio. Checchus Bartolomei de la Suvera, etatis LXV annorum vel circa, interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de uno modio grani et male. Interrogatus de vita, moribus et honestate dicti presbiteri dixit quod satis competenter [c. 120v] se habet sed quod non est sollicitus prout vellent homines dicte ville quia ipse est cappellanus domini Marini et habet ecclesiam de Vignale et quod in plebatu Castrifalfi nullus alius presbiter est a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Paterno. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Castrifalfi. c Segue, espunto: de cor. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Mosteruole. e Le cedole relative alle tre chiese di questa carta non sono state trascritte sul registro. f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Georgi de Ceddri. g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartolomei de Vignale. h Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Petri de la Suvera. b EDIZIONE DEL TESTO 131 et ideo non potest eis bene servire quia necesse est ut serviat omnibus ecclesiis dicti plebatus in necessitatibus eorum. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Nicholai de Tonda, et est curata, cuius nullus est rector. Ecclesia in hedifitiis bene se habet. Interrogatus Mondinus de dicto loco de valore dicte ecclesie dixit quod nichil valet eo quia non laborantur possessiones dicte ecclesie. Habet unum paramentum ad altare fulcitum vetus et triste. Habebat unum breviarium quod dompnus Lucas dedit in pignus *** de Vulterris. [c. 121r] Dicta dieb. Sc. Dicta die. Sd. [c. 121v] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Iacobi et Philippi de Barbialla, plebatus plebis de Coiano, cuius rector est dompnus Paulus*** de Sancto Miniato. Invenit eam in hedifitiis satis bene et intus sicut stabulum. Habet unum paramentum fulcitum ad altare. Patrones sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Dictus rector non offitiat dictam ecclesiam et numquam vel saltim raro venit ad celebrandum in dicta ecclesia. Est curata. Dicta die. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Iohannis de Barbialla dicti plebatus, cuius rector est ser Bartolus de Coiano. Invenit eam in hedifitiis male et non invenit ibi rectorem. Patrones sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Nichil de dicta ecclesia laboratur. Est curata. Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Barbialla dicti plebatush, cuius nullus est rector. In totum est ruinata et nichil de dicta ecclesia laboratur. Collatio, confirmatio pertinent ad dominum episcopum. a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Nicholai de Tonda. Le cedole relative alle due chiese di questa carta non sono state trascritte sul registro. c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti *** de Monti. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti *** in Pignano. e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Iacobi et Philippi de Barbialla. f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Iohannis de Barbialla. g Sancti Michaelis de Barbialla. h Segue, espunto: cuius rector. b 132 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE [c. 122r] Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Andree de Barbialla, sine cura, cuius rector est dominus Marinus de Guadagnis. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. In hedifiis male se habet et est tota ruinata. De dicta ecclesia nichil laboratur et nichil percipit. Cantinus Blasii, Menicus Iuntini, Iohannes Philippib de dicto castro interrogatic. [c. 122v] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Petri de Coiano, cuius plebanus est ***. Bona dicte plebis possidet Sandrus Iohannis de Bilioctis de Florentia. Dicta plebes in hedifitiis bene se habet. Invenit sacramenta in loco condecenti. Ser Gratia *** de Castronovo officiat dictam plebem bis et quando ter in ebdomoda. Patrones dicte plebis sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Est valoris, secundum extimationem multorum populanorum, modiorum XXXta grani et ultra. Ser Bartholomeus Antonii de Certaldo presbitere. [c. 123r] Die XII mensis iunii. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Crucis de Retachio. Dicta ecclesia est curata. Cuius rector est ser Antonius Christofori de Castro Florentino. Dicta ecclesia in hedifitiis minatur ruinam. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Non habet sacramenta. Valores dicte plebis sunt de modiis quinque grani vel circa, omnibus computatis, et quod numquam vel raro et rarissime venit ad offitiandum dictam ecclesiam. Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Ypoliti de Meletro dicti plebatus Coiani. Cuius nullus est rector. Est sine cua et tota ruinata et nichil de possessionibus dicte ecclesie laboratur. a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Andree de Barbialla. I tre nomi sono vergati in colonna e uniti da un segno a forma di graffa. c Il testo s’interrompe. d Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Sancti Petri de Coiano. e Il testo s’interrompe. f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Crucis de Retacchio. g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Ypoliti de Meletro. b EDIZIONE DEL TESTO 133 Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Fabiani et Sebastiani de Miliccianob dicti plebatus. Est curata, cuius nullus est rector. Est ruinata et nichil laboratur de dicta ecclesia. Scoctus Taddei de Barbialla habitator in dicta villa vendidit unum calicem dicte ecclesie stimationis florenorum VIIIIº vel X. Habuit preceptum ad domum comparere coram suprascripto domino vicario in Castronovo sub pena excomunicationis. Dicta ecclesia habebat unam campanam que ad presens est in castro Canneti diocesis Lucane. [c. 143v] Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancto Bartoli vel Stefani in Sancto Stephano dicti plebatus. Est curata. Cuius nullus est rector, sed quod ser Lodovicus Mathei de Castro Florentino offitiat dictam ecclesiam et quod officiavit per mensem vel circa. Est valoris, qundo laboratur, modiorum quactuor grani vel circa, et ad presens esset valoris modiorum II grani. Populus multum contentaretur de eo si vellet esse eorum rector. Dicta ecclesia in hedifitiis satis competenter se habet et tenet sacramenta in condecenti loco. Habet unum missale antiquum et unam crucem heream duratam. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius visitavit canonicam Sancti Nicholai de Collepacti dicti plebatus. Dicta canonica est curata, cuius prior sive rector est dominus Petrus Antonii de Castro Florentino. Invenit eam in hedifitiis male et semidiscopertam et per totum minatur ruinam. Non tenet ibi sacramenta quia non habet locum congruum. Collatio et confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte canonice dixit de modiis duobus grani et male omnibus computatis. Nichil possidet in rebus mobilibus nisi solum quode dicta canonica habet unum missale antiquum triste et unum calicem plumbeum. Interrogatus qualiter populani se habent dixit quod bene et diligenter frequentant ecclesiam. a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Fabiani et Sebastianide Milic- ciano. b De Milicciano è vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo. c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei sive Stefani in Sancto Stefano. d Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Nicholai de Collepacti. e Segue, espunto: ipse. 134 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Stefanusa Tommasi de dicto loco, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo de vita, moribus et honestate dicti prioris dixit quod bene se habet. Interrogatus de valore dicte canonice dixit de stariis XL grani et male. Interrogatus de collatione et confirmatione dicte canonice dixit de domino episcopo Vulterrano. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit oratorium Sancte Marie loco Tauri iuxta flumen Helse, quod horatorium pertinent ad suprascriptam prioriam. In dicto oratorium habitant duo heremite. In omnibus bene se habet. [c. 124r] Ea die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Bartholomei de la Dogana dicti plebatus. Cuius est rector sive dicta ecclesia pertinet ad Laurentium Antonii ser Donati de Sancto Miniate. Patrones dicte ecclesie sunt *** de Machiavellis de Florentia, confirmatio spectat ad dominum episcopum. Valores dicte ecclesie, ut laborator asseruit, dixit de stariis LX grani. Dicta ecclesia non est curata et in omnibus bene se habet. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit canonicam Sancte Marie de Castronovo Vallis Helse, cuius prior sive rector est dominus Petrus Antonii de Castro Florentino. Dicta ecclesia in hedifitiis bene se habet. In dicta canonica sive ecclesia sunt quatuor capelle, quarum una solum est dotata et vocatur capella Sanctorum Dominici et Iohannis. Cuius capellanus dominus Stefanuse Michaelis de Florentia. Dictus dominus Stefanus non facit residentiam ad dictam capellam sed quod facit eam officiare a suprascripto domino Petro. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de modiis quinque grani, omnibus reductis ad granum. Cappella vero suprascripta est valoris florenorum XXV et ultra. Invenit sacramenta bene et peroptime in loco condecenti stare et nitide et munde retinere. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum bonum reddidit testimonium. Interrogatus si sunt usurarii vel aliqui facientes malos contractus dixit se nescire nisi de Bartolomeo Novelli de dicto loco, qui tenet denarios ab uno notario de Sancto Miniato et dein- a b c d e Segue, espunto: Philippi. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie loco Tauri. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartholomei della Dogana. Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancte Marie de Castronovo. Segue, espunto: pri. EDIZIONE DEL TESTO 135 de dat eos in dicto castro ad usuram et ex eis facit malos et inlicitos contractus. De aliis bene respondit. Dicta ecclesia est bene fulcita libris, calice, paramentis et aliis pertinentiis ad dictam ecclesiam. Interrogatus si habet operam dicta ecclesia dixit quod sic sed quod nichil possidet. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Bartholus Iacobi de dicto castro etatis LX annorum, testis inductus, citatus, iuratiset examinatus et primo interrogatus de vita et moribus dicti prioris dixit quod in omnibus et per omnia bene se habet et quod est solertissimus in officiando, missam celebrando, visitando infirmos et in aliis circa suum offitium et quod populus de eo peroptime contentatur. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de modiis sex grani, ominibus reductis ad granum. Interrogatis si in dicta terra sunt usurarii dixit de Simone Antonii Tucci, qui ab eo recepit mutuo florenos octo, et usque in presentem diem dominus Antonius recepit a dicto Bartholomeo teste florenos X et ultra ultra sortem. De pluribus dixit se nescire. [c. 124v] Checcus Tucci de dicto castro etatis annorum XL vel circa, alius testis inductus, citatus, iuratus et examinatus, et primo super vita, fama et honestate dicti prioris dixit ut supra alius testis. Interrogatus si in dicta terra sunt usurarii dixit se nescire. Super aliis bene respondit. Nardus Cei de dicto castro etatis LXX annorum alius testis in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancti Iacobi de dicto castro, cuius rector est Blasius Iohannis de Luco. Dictum hospitale satis competenter se habet et est pauper. Tenetur solvere quolibet anno domino episcopo Vulterrano pro censu solidos X. Die XIII mensis iunii. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancti Reguli de Montaione, cuius plebanus est dominus Nicholaus Francisci de Baldovinectis de Florentia. Invenit eam in hedifitiis bene stare et se habere. Invenit etiam sacramenta bene munde et nitide in loco condecenti stare. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis quatuor grani et male omnibus computatis et reductis ad granum. In dicta plebe sunt multe capelle, sed non sunt nisi solum tres dotate, ut infra aparebit. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum dixit quod in omnibus bene se habent et quod sunt solliciti a b Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancti Iacobi de Castronovo. Sul margine sinistro della carta è vergato: plebes Sancti Reguli de Montaione. 136 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE in visitando et frequentando ecclesiam. Interrogatus si in dicta terra sunt usurarii dixit se nescire. Interrogatus si sunt aliqua legata perpetua dixit quod non. Dicta plebes habet operam et nichil possidet in bonis mobilibus neque immobilibus nisi solum candelas. Patrones dicte plebis sunt capitanei partis Guelfe de Florentia. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Dicta plebes est fulcita male paramentis sed libris bene. Bartholus Iohannis de dicto castro testis citatus, iuratus, relatus et examinatus, et primo de patronatu dicte plebis dixit ut supra. Interrogatus de valore dicte plebis dixit de modiis octo grani. Interrogatus dea vita, moribus et honestate dicti plebani in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet et quod est sollicitus in officiando, celebrando et infirmos visitando. Interrogatus de vita, moribus et honestate dictorum cappellanorum dixit bene et peroptime se habent. Interrogatus si in dicta terra sunt usurarii dixit se nescire. Regulus Iacobi de dicto castro, alius testis inductus et cetera, in omnibus et per omnia dixit ut supra alius testis. [c. 125v] Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit cappellam Sancti Sani et Sanctic Vivaldi sitam in dicta plebe, cuius capellanus est ser Iacobus Bartholi de Asciano. Patrones dicte capelle sunt Bonachursi de Montaione. Confirmatio spectat ad plebanum dicte plebis. Interrogatus si dictus dominus plebanus in confirmatione dicte capelle aliquid de eis recisit dixit quod non. Habet unum calicem argenteum videlicet cuppa. Habet duas planetas cum uno camise tristem. Interrogatus de valore dicte capelle dixit de stariis XXXVI grani. Interrogatus de officio et aliis necessariis ad dictum capellanum bene respondit. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit capellam Beatissime Virginis Marie sitam in dicta plebe cuius rector est dompnus Petrus Bracci de Montepolitiano. Patrones dicte capelle sunt homines societatis Virginis Marie de dicta plebe. Confirmatio spectat ad plebanum. Interrogatus si in confirmatione dicte capelle dictus plebanus a b c d Segue, espunto: valore. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sanctorum Sani et Vivaldi. Segue, espunto: Val. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Marie in dicta plebe. EDIZIONE DEL TESTO 137 accipit aliquid ab eis dixit quod non. Habet duas planetas fulcitas et unum calicem cum cuppa argentea. Nichil aliud habet. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius visitavit capellam Sancte Margherite sitam in dicta plebe, cuius rector est suprascriptus dompnus Petrus. Patrones dicte capelle sunt Agustinus Francisci et nepotes dicti castri. Confirmatio spectat ad plebanum. Interrogatus de valore dictarum capellarum dixit de stariis XXX grani et male. Habet unam planetam et unum camisem, unum calicem parvum cum cuppa argentea et unum missale parvum votivum. [c. 126r] bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale Sancte Lucie de dicto castro Montaionis, cuius rector est Federicus Theutonicus. Dictum hospitale est pauper et parum habet. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit prioriam Sancti Antonii de Fighina, cuius nullus est rector. Patrones dicte priorie ⟨sunt⟩ Nectus magistri Mei, Regolus Nini, Vivaldus Modenini de dicto castro Montaionis et Nannes Guidonis de dicto loco. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de stariis VIIIº grani et male. Habet unum calicem cum cuppa argentead parvum et unum missalem tristem, sex planetas tristes et delaceratas, quatuor camises. Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit capellam Sancti Geminiani in dicta canonica. Nichil possidet. [c. 126v] Die XIIIIa mensis iunii. fSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit plebem Sancte Marie de Chianni comunis Gambassi, cuius plebanus est dominus Antonius Gualfredini canonicus Vulterranus. Dicta plebes in hedifitiis bene se habet. Patrones dicte plebis sunt homines de Gambassio. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. [c. 127r] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Pillo plebatus Gambassi, cuius rector est ser a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Margarite in dicta plebe. Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitale Sancte Lucie. c Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Antonii de Fighine. d Segue, espunto: parve. e Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sancti Geminiani in canonica. f Sul margine sinistro della carta è vergato: plebis Sancte Marie de Gambassio. g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini de Pillo. b 138 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Dominicus Taviani de Gambassio. Patrones dicte ecclesie sunt ser Tomasius Nerii Barilis, Meus Pupi et Laurentius Nierii vocatus Brusco. Confirmatio pertinent ad dominum episcopum. Invenit in hedifitiis satis bene. Est valoris stariorum XXIIIIor grani, omnibus computatis. Invenit sacramenta bene stare. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum bene respondit. Habet unum calicem cum cuppa argentea, unum missalem tristem, unam planetam fulcitam tristem. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Bartolomei de Sancto Brancatio dicti plebatus, cuius rector est suprascriptus ser Dominicus. Patronus ⟨est⟩ suprascriptus ser Tomasius. Confirmatio pertinet ad dominum episcopum. Est unita cum suprascripta ecclesia tempore domini episcopi Stephani olim episcopi Vulterrani ad vitam dicti presbiteri Dominicib. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de stariis XXXVI grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita, moribus populanorum dixit ut supra. Habet unum breviarium, unum missalem, duos calices cum cuppis argenteis, unam planetam fulcitam et unum homiliarem antiquum. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Arsiccioli dicti plebatus, et est sine cura. Est valoris stariorum XX grani. Nichil possidet. Laurentius Pauli etatis LX annorum, testis citatus, relatus, iuratus et examinatus, et primo interrogatus de vita, moribus et honestate dicti rectoris in omnibus et per omnia dixit quod bene se habet et quod est solertissimus in celebrando dictas suas ecclesias et eas officiando et infirmos visitando. Interrogatus de valore dictarum ecclesiarum dixit ut supra. Meus Azzolini etatis Lta annorum, alius testis citatus, relatus ut supra, in omnibus et per omnia dixit ut supra. [c. 127v] Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit prioriam sive canonicam Sancti Iohannis de Varna dicti plebatus, cuius prior est dominus Pierus Vagni de Gambassio. Invenit eam in hedi- a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Bartoli de Brancatio. Ad vitam dicti presbieri Dominici vergato sul margine destro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo. c Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Arsiccioli. d Sul margine sinistro della carta è vergato: canonice Sancti Iohannis de Varna. b EDIZIONE DEL TESTO 139 fitiis bene se habere. Invenit sacramenta in loco condecenti et bene munde et nitide stare. Interrogatus de valore dicte priorie dixit de modiis duobus grani et male. Interrogatus de vita, moribus et honestate populanorum, in omnibus dixit quod bene. Patrones dicte priorie sunt Rubei de Florentia et *** de Beccis de Florentia. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Ylarii dicti plebatus, et est sine cura. Cuius rector est suprascriptus dominus Petrus. Invenit eam in hedifitiis bene. Patrones sunt homines de domo dicti Vagni. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de stariis XXti grani. Dicta die. bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit cappellam Sancti Iohannis in canonica de Varna cuius nullus est cappellanus. Nichil habet. Dicta die. cSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit hospitale de Varna cuius rector estd Iheronimus Iacobi de Varna. Dictum hospitale est pauper. [c. 128r] Dicta die. eSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sanctorum Iacobi et Stefani de Gambassio, cuius rector est dompnus Leonardus Pauli de Montespertoli. Invenit eam in hedifitiis bene stare et invenit sacramenta in condecenti loco permanere. Dicta die. fSupradictus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Andree de Gavignalla dicti plebatus, cuius rector est ser Franciscus Simonis de Marcialla. Invenit eam in hedifitiis bene et invenit corpus Christi et alia sacramenta bene munde et nitide permanere. [c. 128v] Dicta die. gSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Martini de Catignano plebatus Gambassi, cuius est rector ser Angelus Nicholai de Varna. Invenit in hedifitiis bene, invenit sacramenta bene munde et nitide stare et in condecenti loco retineri. Ina Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Ylarii. Sul margine sinistro della carta è vergato: cappelle Sancti Iohanni de Varna. c Sul margine sinistro della carta è vergato: hospitalis de Varna. d Segue, espunto: m. e Sul margine sinistro della carta è vergato: Sanctorum Iacobi et Stefani. f Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Andree de Gavignalla. g Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Martini de Catignano. b 140 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE terrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis quatuor grani, omnibus computatis. Interrogatus de vita et moribus populanorum et qualiter se habent in visitando et frequentando ecclesiam dixit quod bene se habent et quod sunt devotissime persone. Interrogatus si in dicta ecclesia sunt operarii dixit quod non. Patrones dicte ecclesie ⟨sunt⟩ dominus Stoldus de Rubeis et nepotes. Confirmatio spectat ad dominum episcopum. Dicta die. aSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Lucie dicti plebatus, cuius nullus est rector. Suprascriptus ser Angelus offitiat dictam ecclesiam de consensu et parabola domini episcopi. Percepit pro suo salario et helemosina ab hominibus dicte ville libras XII. [c. 129r] bSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancti Michaelis de Agresto dicti plebatus, cuius rector est ser Iohannes Michaelis Bardi de Catignano. Invenit eamc in hedifitiis satis bene. Invenit sacramenta in condecenti loco et bene nitide et munde stare. Interrogatus de vita populanorum dixit quod bene se habent in visitando et frequentando ecclesiam et quod sunt solliciti saltim semel in anno in confitendo eorum peccata. Interrogatus de valore dicte ecclesie dixit de modiis quinque grani. Patrones ⟨sunt⟩ dominus Laurentius de Ridolfis et lambardi de Catignano. In dicta ecclesia non sunt operarii. Dixit quod Benci *** de Agresto numquam tempore suo confessavit eius peccata. Dicta die. dSupradictus dominus vicarius et visitator visitavit ecclesiam Sancte Christine dicti plebatus, cuius rector est suprascriptus dompnus Leonardus. In hedifitiis male se habet et minatur ruinam. Dicta ecclesia est sine cura. [c. 182r] Capella Sancti Iohannis olim Nicholai Iohannis Scocti, cuius possessiones occupantur per Chechum et Machteum Braccerii de Sancto Geminiano patrones dicte capelle, et ipsi percipient fructus. a Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Lucie de Sancta Lucia. Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancti Michaelis de Agresto. c Segue, ripetuto: invenit eam. d Sul margine sinistro della carta è vergato: Sancte Christine de Germagnano. b EDIZIONE DEL TESTO 141 Capella Sancti Pauli, olim ***, patronus plebes Sancti Geminiani, fructus percipit prepositus. Capella Sancti Bartolomey a Colonnaa, olim Nicholai Bindi, patrones ⟨sunt⟩ ser Ieronimus Nicholai Bindi et Nicholaus Antonii Bindi. Fructus percipiunt suprascripti patrones et faciunt eam offitiare et pro offitiatura solvent libras XX denariorum et faciunt festum Sancti Bartolomey et offitium. Capella Sancte Caterine in perbio, cuius fructus occupantur per commune Florentie propter impositiones. Capella Sancti Fabbiani in totum destituta quia nullius fructus est. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, mandata legis, peccata mortalia, sensus corporis, sacramenta ecclesie, dona Spiritus Sancti, opera misericordie et helimosinas spirituales satis recte respondit. [c. 182v] Die VI mensis agusti. Dompnus Raphaellus Antonii capellanus capelle Sancte Fine site in plebe, delato sibi iuramento per suprascriptum dominum vicarium de veritate dicenda, scriptura corporaliter manu tacta, ad sancta Dey hevangelia iuravit se dicere veritatem et testimonium veritatis perhibere super hiis super quibus interrogabitur et primo: super primo capitolo incipienti “an capitulum plebis”, suo iuramento dixit quod benefitia spectantia ad collationem prepositi et canonicatus sibi et aliis contulerunt pure, libere et sine simonie vitio et secundum quod iura disponunt. Item super secundo incipienti “an fructus et cetera”, suo iuramento dixit quod servantur futuro subcessori. Item super IIIº incipienti “an canonici servient et cetera”, suo iuramento dixit quod canonici observant et observari faciunt consitutiones dicte ecclesie et maxime concernentes divinum cultum et augmentum dicte ecclesie iusta eorum possibilitates; et qui non observant, puntati ⟨sunt⟩ secundum ordinem dictarum constitutionum. Item super IIIIº incipienti “an canonici et capellani et cetera”, suo iuramento dixit quod observant melius quam possunt. Item super Vº incipienti “an canonici et capellani et cetera”, suo iuramento dixit quod nescit aliquem habuisse vel habere benefitium iniuste et indebite et symoniace sed iusto titulo ac canonice possidere. Item interrogatus nunquid dominus Michael olim prepositus dicte plebis tenuerit aliquod aliud benefitium cum prepositura dixit quod tenuit et tenet ecclesiam Sancti Bartolomey de Piscille curatam actu et a Segue una p espunta. 142 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE habitu, cui facit aliquando et raro deservire in celebratione missarum ser Bartolomeo Cambii presbitero. Item interrogatus nunquid tenens preposituram teneatur facere aliquid festum vel offitium dixit quod tenenetur facere festum Sancti Geminiani, festum Sancti Iohannis ex testamento, in quo festo tenentur interesse X presbiteri et eis facere collationem et pro helemosina libras tres denariorum et similiter festum Sancti Bartolomey. ⟨Item interrogatus⟩ si iuste possedit dictam ecclesiam, item interrogatus si tenetur facere aliquod offitium dixit se nescire et quod nunquam vidit dictum prepositum celebrari facere aliquod offitium in dicta plebe, et fieri non potuisset quia dictus dompnus Raphaellus non interfuisset cum sit cappellanus dicte plebis; festivitatem vero, prout tenetur, celebrari fecit. Item interrogatus an sit aliquis canonicus vel capellanus qui retineat concubinam dixit se nescire. Item interrogatus an possessiones dicte prepositure sint bene cultivata an dictus dominus Michael locaverit ad multum tempus dixit quod sunt videri suo bene cultivate et quod partim ad affictus et partim ad medium eas locavit; per quantum tempus dixit se nescire. Item interrogatus de valore dicte prepositure dixit se nescire. Interrogatus an fructus dictorum benefitiorum convertat in utilitatem dictorum benefitiorum dixit ⟨quod⟩ credit quod sic. Item interrogatus an sit aliquis canonicus vel capellanus qui bona benefitiorum suorum distraxerit, alienaverit seu pignoraverit et ad multum tempus locaverit dixit se nescire. Item interrogatus an dictus dompnus Raphaellus locaverit, distraxerit, alienaverit possessiones suorum benefitiorum dixit quod non. Item interrogatus utrum dictus dompnus Raphaellus habeat aliquod benefitium preter dictam capellam dixit quod habet ecclesiam Sancti Blaxii de Cusona in yconomatu et quoda. [c. 182ar] Yhesus Christus filius Dey. Interrogatus an habeat aliquod aliud benefitium et cetera dixit quod habet ecclesiam Sancti Laurentii de Villacastelli. Tenetur facere festum Sancti Andree de dicta capella et unum offitium die sequenti. Tenetur expendere in totum libras III denariorum. Item tenetur facere festum Sancti Laurentii. Item pro dicta capella tenetur dare pro Ia caritate in manibus Sancti Andree unum modium grani in pane cocto ad plebem. Interrogatus de valore capelle dixit de florenis X, de ecclesia VII. Interrogatus de usurisb dixit se nescirea. Su- a b Segue, espunto: ad. La carta s’interrompe. Una macchia d’inchiostro rende difficoltosa la lettura. EDIZIONE DEL TESTO 143 per articulis fidey dixit quod sunt XII et scivit mandata legis: dixit quod sunt X et scivit. Peccata mortalia dixit quod sunt VII et scivit. Sacramenta dixit quod sunt VII et scivit. Interrogatis que sunt necessatia dixit se nescire. Opera misericordie dixit quod sunt VII et scivit. Sensus corporis scivit, dona Spiritus Sancti scivit, helemosinas spirituales nescivit. Verba ad conficiendum corpus et sanguinem satis bene scivit, verba ad batizandum scivit. Item interrogatus super offitio satis bene se habuitb. Ser Meus Cambi habet ecclesiam Sancti Laurentiic de Monteagutolo; patronus capelle Torellinus Dree, valet florenos VIII. Tenetur facere festum Sancti Iacobi et die sequenti unum officium cum sex presbiteris, tenetur expendere libras II, solidos 10 pro ecclesia: festum Sancti Laurentii valet florenos 9 1/2, patronus Stephanus Papi, Torellinus et heredes magistri Ypoliti. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey et que requiruntur circa confessionem nescivit. Mandata legisi dixit quod sunt X. Interrogatus que sunt dixit credere in unum Deum; peccata numero dixit quod sunt VII et scivit sensus corporis, VII sacramenta ecclesie, VII opera misericordie, VII dona Spiritus Sancti dixit quod sunt VII et sunt sensus corporis. Verba ad conficiendum corpus et sanguinem Christi scivit de officiod. [c. 182av] Ser Iacobus Gori habet dictam cappellam et habet ecclesiam Sancte Marie de Villacastelli. Patronus Taddeus ser Bartoli et confirmat prepositus. Patronus ecclesie dominus Taddeus, prepositus tenetur confirmare. De valore capelle dixit de florenis sex, solidis XX. Tenetur facere festum Sancti Petri in Vinculis et expendere libras tres denariorum. De valore ecclesie dixit de florenis V. Tenetur facere festum Sancte Marie, in quo ad libitum suum. Item interrogatus si in dicta terra sunt usurarii dixit quod sunt multi et maxime Nannes Covri, ser Ieronimus, magister Taddeus ser Bartoli, Fruosinus, Massinus Vie, Antonius Baccelli, Matheus Marchionis, Stefanus Papi de Morontis. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, peccata mortalia, sensus corporis, precepta legis nescivit. Sacramenta ecclesie nescivit, opera miseri- a b c d Segue, forse di mano cinquecentesca: al nome sia di Christo amen. Il testo da Yhesus Christus filius a satis bene se habuit è barrato. Laurentii su un precedente Martini. Il testo da ser Meus Cambi a scivit de officio è listato in senso opposto, sottosopra. 144 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE cordia, dona Spiritus Sancti nescivit. Item interrogatus de offitio dixit se non dicere eo quia non habet breviarium. Ser Nerius Nofrii articulos fidey XII, scivit peccata mortalia, precepta legis bene habuit, sacramenta ecclesie, donus Spiritus Sancti, opera misericordie, sensus corporis. Ser Christofanus, usurarii: ser Angelus ser Bartolomei, ser Raynerius ser Torelli, Massinus Vie, Taddeus ser Bartoli, ser Ieronimus Nicholai Bindi, Antonius Buzichini, Fruosinus Ficarelli, Matheus Marchionisa. Patroni dicte cappelle: sacristani dicte sacrestie, canonici et fratres Sancte Marie de Monteoliveto. Habet ecclesiam Sancti Petri de Libbiano ex qua percepit de fictu staria XII grani, de capella staria X grani. Tenetur facere festum Sancti Cerbonis, tenetur expendere solidos XX pro helemosinis et festum Sanctib Petric. dRobertus de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopus Vulterranus, universis et singulis prepositis, plebanis, prioribus, rectoribus ceterisque ecclesiarum curatarum et non curatarum presbiteris per sextus Vallis Else nostre Vulterrane diocesis ubilibet constitutis salutem in Domino sempitername. Cum ex cura offitii pastoralis nobis desuper iniuncta gregem nostrum dominicum agnoscere atque visitare teneamur, ne frustre eorum sanghuis de manibus nostris exquiratur, iuxta legiptimas sanctiones quibus singolo anno facere teneamurf, ideo tenore presentium omnes et singulos supradictosg hoc nostro generali edycto monemus quatenush vos preparare debeatis ad visitationem in die secu- a I nomi degli usurai sono vergati in due colonne. Segue, espunto: Cerbonis. c Il testo da ser Iacobus Gori a opera misericordie, sensus corporis è vergato specularmente a quello da ser Christofanus a festum Sancti Petri. d Sul margine sinistro è vergato, dalla stessa mano: Sancti Geminiani, Cellulis et ⟨cetera⟩. e Il testo da per sextus a ubilibet constitutis è vergato sul margine sinistro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo. f Il testo da quibus singulo anno a facere teneamur è vergato sul margine sinistro della carta e aggiunto al testo con un segno di richiamo. g Segue, espunto: monemus. h Segue, espunto: die me. b EDIZIONE DEL TESTO 145 nda mensis augusti proxime futuri: eam facere vel fieri facere intendimus. [c. 182bv] Habet prioriam de Castroveteri videlicet Sancti Friani. Habet de cappella florenos 5, festum et ⟨ob⟩ officium Sancti Bartoli tenetur expendere III florenos. Prioria valet X, festum Sancti Friani et Sancti Iohannis. Abbas Honofrius est patronus, confirmat prepositus. Interrogatus an sint usurarii dixit dea Fruosino Ficharelli. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, mandata legis, peccata mortalia, sensus corporis, opera misericordie, dona Spiritus Sancti, sacramenta ecclesie, helimosinas spirituales. Interrogatus de officiob. [c. 183r] Fuit electus et adhuc non fuit consfirmatus. Patrones capelle sunt rector hospitalis Sancte Fine, canonici plebis, societas fraternitatis Virginis Marie. Patrones dicti beneficia sunt dominus Andreas, Angelus et Bernardus de Bardis de Florentia. Item interrogatus quantum percipit seu percipere potest de dictis benefitiis dixit quod de capella in presenti anno habuit staria sex granic, VII segale et de ecclesia modia II grani, omnibus computatis. Item interrogatus si pro dictis benefitiis tenetur facere aliquod offitium vel festum dixit quod predicta capella nichil tenetur facere. Pro ecclesia vero: festum Sancti Blaxii et festum Sancti Zeni, in quibus tenetur expendere prout sibi libet. Item interrogatus si in dicta terra Sancti Geminiani sunt usurarii dixit quod audivit quod multi sunt, sed qui sint ignorat. Interrogatus si omnes capelle dicte plebis habent rectores dixit quod sic preter infrascriptas, videlicet: capella Sancti Iuliani, capella Sancti Iohannis, capella Conceptionis Sancte Marie, capella Sancti Iohannis olim Iohannis Scocti, capella Sancti Pauli, capella Sancti Bartolomey, capella Sancte Katerine, capella Sancti Fabbianid: quasquidem capellas omnes et singulas dixit carent rectore quia earum possessiones et fructus tenentur et occupantur per patrones quorum nomina supra in dicto ser Geminiani continetur et ideo rectore carent. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey dixit quod sunt VII, mandata legis dixit quod sunt X, sed dixit se nescire neque exprimere. a De è listato in interlinea superiore. Sotto, una mano diversa ha vergato: in Dey. Iacopo di Maynardo Adi. Iacopo di Filippo di Maynardo Adimari. c Segue, espunto: et de et. d I nomi delle cappelle sono listati in colonna e uniti da un segno a forma di graffa. b 146 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Peccata mortalia dixit quod sunt VII et scivit. Sacramenta ecclesie dixit quod sunt VII et penitus ignoravit exprimere aut dicere. Opera misericordie dixit esse VII et nescivit. Dona Spiritus Sancti nescivita, virtutes cardinales dixit se nescire. Helimosinas spirituales dixit se nescire. Verba ad conficiendum corpus et sanguinem domini nostri Ihesu Christi satis bene scivit, verba ad baptizandum scivit. Item interrogatus super officio dixit se non dicere eo quia non habet breviarium. [c. 183v] Dicta die VI mensis augusti. Ser Iacobus Andree de Morontis, capellanus capelle Sancti Andree site in dicta plebe, delato sibi per suprascriptum dominum vicarium iuramento de veritate dicenda, scripturis corporaliter manu tactis, ad sancta Dey evangelia iuravit se dicere et testimonium veritatis perhibere super hiis super quibus interrogabitur. Et primo super primo capitulo incipienti “an capitulum et canoninici plebis”, suo iuramento dixit quod benefitia spectantia ad collationes prepositi et canonicorum sibi et aliis contulerunt pure, libere et sine simonie vitio et secundum quod iura disponunt. Item super secundo, IIIº, IIIIº et Vº dixit ut supra alius testis. Item interrogatus numquid dominus Michael olim prepositus dicte plebis tenuerit aliud benefitium cum prepositura dixit quod tenuit et tenet ecclesiam Sancti Bartolomey de Piscille curatam actu et habitu cui facit aliquando per ser Bartolomeum Cambii presbiterum de Sancto Geminiano deservire in celebration missarum. Item interrogatus numquid tenens preposituram teneatur facere aliquod festum vel offitium dixit quod tenetur facere festum Sancti Geminiani et ex testamento festum Sancti Iohannis, in quo festo debent interesse X presbiteri et eis facere collationem et pro helemosina dare libras III denariorum, et similiter si iuste ac recte detinet ecclesiam Sancti Bartolomey suprascriptam; et festum dicti Sancti Bartolomei. De officiis vero nescit utrum teneatur facere necne sed bene recordatur quod tempore dicti ser Iacobi aliquod offitium numquam fecit et fieri non potuissent quominus dictus testis non interfuisset cum sit dicte plebis cappellanus. Festivitates vero prout tenetur facit celebrare. Item interrogatus numquid relicta facta ecclesie Sancti Geminiani expendantur in utilitatem et reparationem dicte ecclesie dixit quod nulla relicta sunt facta dicte ecclesie sed sacrestie dicte plebis et quod relicta predicta exponuntur per sacristas deputatos per commune Sancti Geminiani in utilitatem dicte ecclesie et sacrestie. a Segue una parola espunta. EDIZIONE DEL TESTO 147 Item interrogatus an sit aliquis capellanus vel canonicus qui retineat concubinam dixit se nescire. Item interrogatus an possessions dicte prepositure sint bene cultivate et an dictus dominus Michael locaverit eas ad multum tempus dixit quod sunt secundum quod dicitur bene cultivate et quod partim locavit ad affictus et partim ad medium, per quantum tempus dixit se nescire. Item interrogatus de valore dicte prepositure dixit se nescire. Interrogatus an fructus dictorum benefitiorum convertat in utilitatem dictorum benefitiorum an in utilitatem sui dixit quod partem in utilitatem benefitiorum et partim in utilitatem sui. Item interrogatus an sit aliquis canonicus vel capellanus qui bona benefitiorum suorum distraxerit, alienaverit seu pignoraverit et ad multum tempus locaverit dixit se nescire. Item interrogatus an ipse bona dictorum suorum benefitiorum locaverit, distraxerit, alienaverit seu ad multum tempus locaverit dixita quod non. Item interrogatus utrum dictus ser Iacobus habeat aliquod benefitium preter dictam capellam dixit quod habet ecclesiam Sancti Laurentii de Villacastellib. Item interrogatus quantum percipit seu percipere potest de dictis benefitiis dixit de cappella percipit florenos X, omnibus computatis, et de benefitio videlicet de ecclesia florenos VII, omnibus computatis. Interrogatus si pro dictis benefitiis tenet facere aliquod festum vel offitium dixit quod pro dicta capella quolibet anno tenetur facere festum Sancti Andree et dicta die unam cari-. [c. 184r] Ihesus. Anno Domini MºCCCCºXXXºVIIIº, indictione prima, die vero secundo mensis agusti. cEximius decretorum doctor dominus Baldassar canonicus Mutinensis reverendi in Christo patris et domini domini Roberti de Adimariis de Florentia, Dey et apostolice sedis gratia episcopi Vulterrani, in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis, et per suprascriptum revrendum patrem ad hoc specialiter deputatus, hac suprascripto presenti die visitavit plebem Sancti Geminiani de Sancto Geminiano Vulterrane diocesis. [c. 185r] Quatuor. Item tenetur facere dicta die ad hostium plebis unam caritatem bampnitam pro anima Dree Locti fundatoris cappelle. Item pro cappella Sancte Katerine tenetur facere festum Sancte Katerine et die sequenti unum offitium, in quibus festivitate et offitio tenetur ex- a b c Segue, espunto: se. Seguono 4 righe lasciate bianche, marcate da un puntolino di mano dello scrivente. Sul margine sinistro della carta è listato: plebis Sancti Geminiani. 148 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE ponere prout sibi libet. Item pro ecclesia Sancti Donati festum Sancti Donati et festum dedicationis ecclesie, in quibus tenetur exponere prout sibi libet. Item interrogatus si in dicta terra sunt usurarii dixit ut supra dixerunt ser Iacobus Gori et ser Christoforus Friani. Item interrogatus si omnes cappelle dicte plebis habent rectores dixit quod sic preter suprascriptas per alios cappellanos supra nominatos, quas dixit vacare causis per eos superius citatis. Item interrogatus super concernentibus articulos fidey, mandata legis, peccata mortalia, sensus corporis, opera misericordia, dona Spiritus Sancti, sacramenta ecclesie, helimosinas spirituales, item de offitio in omnibus bene se habuit. [c. 185v] Die XI dicti mensis augusti. Ser Meus Cambi cappellanus cappelle Sancti Iacobi site in dicta plebe, delato sibi per suprascriptum dominum vicarium iuramento de veritate dicenda, scripturis corporaliter manu tactis, ad sancta Dey evangelia iuravit se dicere et testimonium veritatis perhibere super hiis super quibus interrogabitur et primo: super primo capitulo incipienti: “an capitulum et canonici et cetera” suo iuramento dixit quod benefitia spectantia et pertinentia ad eorum collationem et confirmationem prepositi conferunt et confirmant pure, libere et sine symonie vitio secundum quod iura disponunt. Item super secundo, tertio, quarto et quinto dixit ut supra alius. Item interrogatus numquid dominus Michael olim prepositus dicte plebis retinuerit vel retineat aliquod aliud benefitium cum cura preter dictam preposituram dixit quod retinuit et retinet ecclesiam Sancti Bartolomey de Piscille curatam actu et habitu, cui dictus ser Meus in celebratione missarum pro dicto preposito deservivit et ad presens deservit. INDICI AVVERTENZA Sono riportati di seguito gli indici dei nomi di persona, dei nomi di luogo e degli autori delle opere citate nel testo. Per quanto concerne il primo, è da avvertire che non si sono indicizzate le occorrenze dei nomina sacra e dei santi. Succede di riscontrare che la villa in cui sorgeva la parrocchia fosse nient’altro che l’estensione dell’intitulatio della chiesa stessa, in questo caso, si è scelto d’indicizzare con la dicitura che si trova in S. MORI, Pievi della diocesi volterrana antica, uscito a più riprese sulla «Rassegna Volterrana», LXII-LXIV (1987-1988), pp. 163-188; LXVII (1991), pp. 3-123; LXVIII (1992), pp. 3107. INDICE DEI NOMI DI PERSONA Adimari 12n, 13, 30 Adimari, Alamanno 13 Adimari, Filippo di Mainardo 12n Adimari, Iacopo di Filippo di Mainardo 12n, 145n Adimari, Iacopo di Mainardo 145n Adimari, Lorenzo di Filippo 13n Adimari, Mainardo di Filippo 12n Adimari, Roberto di Mainardo VII, IX, X, 57, 11-19, 21-23, 25, 27, 30, 37-38, 39, 46, 62, 64, 66, 67, 70, 116, 144, 147 Aggiunta di Nanni di Covero 48 Agostino di Francesco 137 Agostino di Niccolò 53 Aiuto di Matteo 80 Albergati, Niccolò 5 Alessi, Giovanna di Antonio 94 Aliotti, Ludovico 6, 8, 11n Allegretti, Rainuccio VIII, 6 Ambrogio 53 Ammirato, Scipione 12, 14n Andrea da Firenze 114, 115 Andrea di Bertoldo 105 Andrea di Cambio di Pietro 99 Andrea di Cerbone 127 Andrea di Michele di Burgasso 83 Andrea di Stefano 78 Andrei, Andrea 80 Andreozzo di Antonio di Gennaro 99 Angelo di Bartolomeo 26, 48, 53, 55, 144 Angelo di Cristoforo 53 Angelo di Giovanni 82 Angelo di Michele 56, 60 Angelo di Michele da Casole 76 Angelo di Niccolò 139, 140 Angelo di Pietro, cappellano 97, 99 Angelo di Pietro, teste 117 Angelo di Riccio 71 Angelo, tedesco 94 Antonia di Pasquino 94 Antonino di Lippo 116 Antonio di Andrea 110 Antonio di Antonino 53 Antonio di Baccello 143 Antonio di Bartolo di Bonanno 68 Antonio di Bartolomeo di Facio 125, 126 Antonio di Bartolomeo, pievano 102 Antonio di Bartolomeo, teste 86 Antonio di Bico 111 Antonio di Bindo di Libbiano 109 Antonio di Bindo di Montefoscoli 126 Antonio di Buzzichino 53, 54, 144 Antonio di Ciaio 99 Antonio di Ciana 98 Antonio di Colo 125 Antonio di Cristoforo 132 Antonio di Domenico 73 Antonio di Duccio 120 Antonio di Gherardo 104 Antonio di Ghino 95 Antonio di Giannetto 89 Antonio di Giovanni 109 Antonio di Giovanni 87 Antonio di Giovanni di Iacopo 92 Antonio di Gualfredo 15, 16n, 18 Antonio di Iacopo 116 Antonio di Lorenzo 69 Antonio di Luca 25, 31, 52-54, 59, 63, 6567, 72, 73 Antonio di Martino 116, 117 Antonio di Martinuccio 79 Antonio di Michele Corsone 65 Antonio di Michele da Montecerboli 105 Antonio di Michele da Pisa 119 Antonio di Michele da Poggiarello 74 Antonio di Michele, pievano 106 152 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Antonio di Nanni 120, 121 Antonio di Niccolò 88 Antonio di Paolo, arcidiacono 16, 18, 118 Antonio di Paolo, cappellano 99 Antonio di Paolo, operaio 91 Antonio di Pietro 85 Antonio di Polito 59 Antonio di Simone 77, 90 Antonio di Simone 85 Antonio di Stefano 53, 56 Antonio, donno e pievano 74 Antonio, rettore 108 Antonio, speziale 97 Ardinghelli, Primerano 35 Ardinghelli, Rossa moglie di Primerano 35, 67 Arlotto, pievano 2, 3, 14n, 24n Bacciomeo di Giovanni 61 Baldassarre di Giovanni 117 Baldassarre, canonico 147 Baldi, D. 19n Baldovinetti, Niccolò di Francesco 135 Balduccio, spedalingo 115 Barbara di Urbano 92 Bardelli, Michele 31n Bardi, Andrea 145 Bardi, Angelo 145 Bardi, Bernardo 145 Bartolo di Biagio di Ceccolino 47, 49 Bartolo di Cola 119 Bartolo di Ferro 128 Bartolo di Francesco 98, 100 Bartolo di Giovanni 136 Bartolo di Iacopo 135 Bartolo di Maso 103 Bartolo di Pietro 111 Bartolo di Simone 69 Bartolomeo da Castelnuovo 82 Bartolomeo da Coiano 131 Bartolomeo da San Clemente 86 Bartolomeo di Antonio 132 Bartolomeo di Benedetto 95 Bartolomeo di Cambio 52, 70, 142, 146 Bartolomeo di Enrico 51, 53, 62 Bartolomeo di Francesco 106 Bartolomeo di Giovanni di Marcuccio 67 Bartolomeo di Guido 63 Bartolomeo di Iacopo 17 Bartolomeo di Martino di Duccio 17 Bartolomeo di Nerio 108 Bartolomeo di Novello 134 Bartolomeo di Paganello 103 Bartolomeo di Pisio 113 Bartolomeo di Regolo 103 Bartolomeo, rettore 82 Battista di Nanni 129 Bavoni, U. VIII Beaulande-Barraud, V. 24n Becci 139 Becci, Domenico 55 Belanti 81 Belforti, Filippo VIII, 7 Benci di Agresto 140 Benedetto di Bartolo 97, 99 Benedetto di Bonaiuto 126 Benedetto di Nanni di Minuccio 100, 101 Benedetto di Santo 128 Benucci, Antonio 87 Benuccia 94 Bernardino da Siena 1-3, 22, 24, 29, 36 Berto di Iacopo di Lamberto 46-48 Biagino da Cotone 56 Biagio di Angelo 85 Biagio di Giovanni 135 Biagio di Lorenzo 75 Biagio di Piero di Tiero 76, 79 Biagio di Vanni 112 Bihlmeyer, K. 2n Biliotti, Sandro di Giovanni 132 Bindo di Francesco 98 Bizzocchi, R. VII, X, 2n, 7n, 8, 10n, 11n, 12, 13n, 15n, 16n, 19n, 23n, 26n, 30n, 34n, 36n Bocci, M. 39 Bonaccorsi 136 Borghero, F. 16n Borgioli, 7n Bornstein, D. 5, 6n Borselli, Bastiano 12 Boutier, J. 8n Bracceri 26n INDICE DEI NOMI DI PERSONA Bracceri, Francesco (Checco) di Michele 26, 56, 63, 140 Bracceri, Giovanni di Taddeo 47, 48 Bracceri, Matteo 26n, 56, 140 Brembone 103 Brentano, R. 31n, 32n Briquet, C.-M. 39 Burger, 25n, 38n Cacciaconti, Conte di Marino 85 Caffarecci 12n Caffarecci, Pietro di Ottaviano 11, 12 Caio di Giuntino 79 Cammarosano, P. 3n Cantino di Biagio 132 Carocci, S. 27n Casciotti 67 Catellina 78 Caterina di Galgano 95 Cavalcanti 12n Cavalcanti, Cavalcante di Lano 108 Cavalcanti, Manno 32, 59, 64-66 Cavalcanti, Matteo di Bernardo 32n Cavalcanti, Roberto 12n, 19, 20n Ceccarelli Lemut, M.L. 4n Ceccarino 102 Cerbone di Matteo 86, 87 Cevins, M.-M. de 23n Checco di Ambrogio 92 Checco di Bartolomeo 130 Checco di Ottaviano 108 Checco di Renzo 123 Checco di Tuccio 135 Checco, fornaio 97 Ciappi, F. 1n, 25n Cigliolo di Iacopo 93 Ciolo di Giovanni 125 Concioni, G. 4n Connell, W.J. 2n Conti, E. 2n Corsino di Vannuccio 113 Credi di Giovanni 99 Cristoforo di Andrea di Pietro 95, 99 Cristoforo di Frediano 148 Cristoforo di Fucino 55, 59, 144 Cristoforo di Nello 79 153 Cristoforo di Ottaviano 101, 106 Cristoforo di Ventura 119 Curto, D.R. 9n De Sandre Gasparini, G. 13n De Vincentiis, A. 27n Del Tredici, F. 36n Delaruelle, E. 2n, 22n Della Bese 16 Della Bese, Accettante di Piero 15, 16, 37, 39 Della Bese, Piero 16 Delobette, L. 23n Denley, P. 3n Dino di Polito 60 Domenico di Agostino detto Ciarpa 53 Domenico di Andrea 87 Domenico di Bartolomeo 115 Domenico di Chele 101, 102 Domenico di Ghinuccio 113 Domenico di Giovanni 71 Domenico di Iacopo 51, 53, 55n Domenico di Lucchetto 75 Domenico di Michele 100 Domenico di Nanni di Cennino 71 Domenico di Piero 72 Domenico di Simone di Tommaso 107 Domenico di Simone, operaio 108 Domenico di Stefano, 101 Domenico di Taviano di Gambassi 138 Donato, rettore 74 Donnuccia di Antonio 91 Drea di Lotto 147 Elam, C. 3n Ercolano di Pietro 125 Eugenio IV 10, 12n, 13, 14n, 22, 36 Fabbri, L. 9n Fede di Piero 69 Federico, teutonico 137 Federighi, Benozzo 7 Ficarelli, Frosino 57, 143, 144, 145 Filippo di Pietro 90 Fiumi, E. 12n, 17n, 18n, 26n Folena, G. 3n 154 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Forrest, I. 21n Francesca di Nuto 106 Francesco di Cacchiano 81 Francesco di Calderino 72 Francesco di Giovanni di Tegno 64 Francesco di Giovanni, teste 110 Francesco di Simone da Marcialla 139 Francesco di Simone da Rapolano 84 Francesco, pievano 88 Franzesi 35, 73 Furiesi, A. VIII Gabriele di Giusto di Angelino 110 Gaetani, Giovanni di Piero 123 Galgano di Chele 95 Galgano di Geronimo 94 Galgano di Giovanni 96 Gamberini, A. 22n Gano di Beringhiero 99 Gaspare di Mannino 112 Gateani, Piero 123 Genet, J.L. 26n Gerardo di Antonio 57 Germain, R. 27n Geronimo da Palaia 127 Geronimo di Benedetto 129 Geronimo di Geronimo 98, 100 Geronimo di Iacopo da Varna 139 Geronimo di Laro 63 Geronimo di Niccolò di Bindo 47-49, 5358, 141, 143, 144 Ghetto di Andrea 116 Ghinuccio di Martino 111 Gianni di Barone 114 Gimignano di Berto 65 Gimignano di Iacopo 32, 47, 48, 51, 55-59, 61, 64, 66, 145 Ginatempo, M. 27n, 28n, 34n Gini, C. 33 Giovanni da Castelnuovo 87 Giovanni da Montalcino, 84 Giovanni di Andrea 76 Giovanni di Angelo di Galgano 95 Giovanni di Antonio di Gennaro 99 Giovanni di Antonio, rettore Giovanni di Biagino 101 Giovanni di Bindo 108 Giovanni di Clemente 84 Giovanni di Filippo 132 Giovanni di Francesco 105 Giovanni di Galgano 96 Giovanni di Gimignano 54, 62 Giovanni di Giovanni di Meo 114 Giovanni di Giusto 92 Giovanni di Grazino 120 Giovanni di Lorenzo 105 Giovanni di Ludovico 53 Giovanni di Luto 103 Giovanni di Mannino 91 Giovanni di Mannuccio 103 Giovanni di Meo 99 Giovanni di Michele di Bardo 140 Giovanni di Michele di Benvenuto 62, 64 Giovanni di Michele di Cecco 10, 11n, 15, 18, 21, 36, 37, 55, 57, 64, 65, 67, 70, 116 Giovanni di Nello 54 Giovanni di Ottaviano 113 Giovanni di Paolo, rettore 95 Giovanni di Paolo, teste 106 Giovanni di Parduccio 120 Giovanni di Pietro 97 Giovanni di Pietro di Michele 17n, 56, 60, 61 Giovanni di Pietro, operaio 109 Giovanni di Scotto 145 Giovanni di Simone 106 Giovanni di Tegno 64 Giuliano di Guido 53 Giuliano di Martino 53 Giuliano di Nello 33, 47, 52, 54 Giuntino di Pietro, 114 Giusto di Naldo 93 Goro di Michele 65 Gotti 11n Gotti, Giusto di Guiduccio 10, 11n Gotti, Gotto 16 Grazia da Castelnuovo 132 Guadagni, Marino 30, 130, 132 Guarduccio 10, 11, 15, 16n, 17, 25n, 69, 70 Guerruccio di Mone 120 Guglielmo di Guccio 91 Guido di Antonio 46 Guido di Giovanni 103 INDICE DEI NOMI DI PERSONA Guido di Tommeo 118 Guido, nunzio 47 Guidotti, A. 2n Hay, D. 3, 21 Hoberg, H. 14n Iacopo dell’Occhio 53 Iacopo di Angelino 73, 82, 83 Iacopo di Antonio 67 Iacopo di Baldo 112 Iacopo di Bartolo 136 Iacopo di Fanuccio Iacopo di Goro, cappellano 54, 56-58, 143, 144n, 148 Iacopo di Goro, teste 127 Iacopo di Vitale 96 Iacopo voc. Cascioppa 121 Iacopo voc. Cozzo 122 Iacopo, magister 66, 143 Ippolito di Niccolò 47, 66, 68, 70 Isidoro da Siviglia VII Kellenbenz, H. 15n Kent, F.W. 3n Labande, E.-R. 2n, 22n Landi, S. 8n Lando di Michele 79 Lazzaro di Martino 82 Leonardo di Paolo 139, 140 Leoncini, G. 19n, 30n Letto 101 Licciardello, P. 6n Lillie, A. 3n Lippo di Feo 66 Lisa di Nino 61 Lorenzo del Guarnaccia 75 Lorenzo di Angelo 63 Lorenzo di Antonio di Tommaso 134 Lorenzo di Giovanni 18 Lorenzo di Nannera 67 Lorenzo di Nerio 138 Lorenzo di Paolo 138 Lottes, G. 26n Luca di Angelo di Galgano 95 155 Luca di Gimignano 50, 51, 53, 54, 62, 63, 66, 70 Luca di Giunta 76 Luca di Pucciarino 120 Luca, ex rettore 125 Ludovico di Matteo 133 Ludovico, cappellano 114, 115 Lunardi, R. 2n Luzzati, M. 4n Machiavelli 35, 134 Maffei, D. 2n Malanima, P. 33n Malavolti, Deo 50, 53, 63 Malavolti, Federico 63 Malavolti, Nicola di Naddo 101 Mangini, M.L. 22n Manno 53 Marchione di Gherio 92 Marco del Raso 75 Marco di Bartolomeo 102 Marescotti, Ludovico di Ugo 88 Margherita 94 Mariano di Borghese 80 Mariano di Paolo 72 Marino da Foligno 104 Martino di Giovanni 118 Masino di Via 53, 69, 70, 143, 144 Matteo di Bernardo Matteo di Gaspare 53 Matteo di Gimignano 57 Matteo di Marchione 49, 53, 55, 143, 144 Matteo di Michele 47, 49 Matteo di Nerozzo 86 Matteo di Paolo 115 Matteo, rettore 83 Matz, J.-M. 23n Maupassant, Guy de 1 Mazzi, M.S. 28n Mazzone, U. IX Mazzoni, V. 13n Mea di Bartolomeo 93 Medici 13 Medici, Cosimo il Vecchio VII, X, 12, 13, 18, 19 Menico di Giuntino 132 156 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Menico di Guiduccio 118 Meo di Antonio di Mino 94 Meo di Azzolino 138 Meo di Cambio 32, 37, 61, 67, 68, 143, 148 Meo di Cecco 68 Meo di Guerriero 117 Meo di Piero 125 Meo di Piero di Mone 71 Meo di Pupo 138 Michele 75 Michele di Antonio di Lorenzo 108 Michele di Bartolomeo di Bacarino 75 Michele di Benenato 48, 53-55 Michele di Biagio, operaio 116 Michele di Biagio, teste 75 Michele di Gimignano 57 Michele di Giovanni voc. Foggia 107 Michele di Giovanni, canonico 75-78 Michele di Giovanni, teste 129 Michele di Iacopo 98 Michele di Iacopo di Cao 89 Michele di Martellino, 102 Michele di Meo di Ciuccio 94 Michele di Niccolò 17n Michele di Ottaviano 106 Michele di Paolo 128 Michele di Pardo 104 Michele di Stefano 111 Michele di Urbano 96 Michele, ex proposto 141, 142, 146-148 Mignano di Teo 63 Milanesi, C. 19n Molho, A. 10n Mollat., M. 3n Mondino 131 Mone di Muccio 115 Mori, S. 1n, 25n, 29n, 38n Moronti, Gimignano di Bartolo 69 Moronti, Gimignano di Iacopo 32, 47, 48, 51, 55-59, 61, 64, 66, 69 Moronti, Iacopo di Andrea 25, 52, 59, 60, 69, 70, 146, 147 Moronti, Stefano di Iacopo 52, 53, 68, 143 Morsel, J., 4 Muzzi, O. 14, 25n Najemy, J. 2n Nalduccio di Chelino 99 Nanni del Raso 74 Nanni di Bartolomeo di Baldino 127 Nanni di Benedetto 74 Nanni di Cecco 98 Nanni di Covero 55, 143 Nanni di Francesco 78 Nanni di Gasparino 113 Nanni di Guido 137 Nanni di Mannaia 117 Nanni di Marco 68, 69 Nanni di Michele 120 Nanni di Paolo 90 Nanni di Puccio 91 Nanni di Ristoro 80 Nanni di Taviano da Castelvecchio 70 Nanni di Taviano da Lucciano 88 Nanni di Tice 87 Nannino di Pietro 85 Nardi, P. 2n Nardo di Ceo 135 Nastasio di Ciuccio 129 Nello di Bindo 92 Nerio di Ambrogio 78 Nerio di Bindo 91 Nerio di Nofri 32, 49, 52-54, 56, 58-61, 65, 70, 144 Nese 99 Netto di Meo 137 Niccolò dal comitato pisano 83 Niccolò di Antonio di Bindo 141 Niccolò di Bindo 141 Niccolò di Giovanni di Scotto 140 Niccolò di Lazzaro 47, 51 Niccolò di Matteo 86 Niccolò di Pagno 84 Niccolò Piccinino 28n Niccolò, mezzadro 85 Nigro, G. 33n Nino 61 Nocentini, S. 38n Onofrio, abate 70, 145 Ourliac, P. 2n, 22n Pacaut, M. 22n, 24n INDICE DEI NOMI DI PERSONA Pace di Francesco 94 Pace, priore 32n, 95, 96 Padoa Rizzo, A. 38n Paganelli, J. VII, X, 6n, 7n, 16n, 17n, 24n, 29n, 34n, 36n Pagani, Simone 6 Paolo da Roma 17 Paolo da San Miniato 131 Paolo di Andrea 94 Paolo di Francesco di Castelvolterrano 106 Paolo di Francesco di Montaione 122 Paolo di Giovanni da Casole 32n, 77, 78 Paolo di Giovanni da Poggibonsi 89 Paolo di Iacopo detto Volpella Paolo di Martino 101 Paolo di Nanni 84 Paolo di Nanni di Nerio 75 Parmeggiani, R. 5n Parro di Meo di Bernardo 81 Pasquino di Giovanni, 115 Passeri, V. 27n Pasztor, E. 2 Pecori, Antonio 114 Pecori, L. 5n Pécout, Th. 4, 25 Pellegrini, M. 16n, 27n, 30n, 31n Peterson, D.S. 2n, 6n, 8n, 23n Petralia, G. 9n Petroni 35, 85 Petrucci, Tommaso di Iacopo 84 Piera di Pietro 105 Pieri, S. 3n Pierozzi, Antonino 3 Pietro da Empoli 127 Pietro del Marchese 103 Pietro di Angelo 90 Pietro di Antonio 133, 134 Pietro di Antonio di Regolo 122 Pietro di Baccio 136 Pietro di Bartolo 100 Pietro di Cristoforo 54 Pietro di Francesco 104, 105 Pietro di Giovanni 107 Pietro di Giuliano 127 Pietro di Guiduccio 72, 73 Pietro di Marchione 100 157 Pietro di Nanni 109 Pietro di Onofrio 53 Pietro di Paolo, cappellano 30, 31, 130 Pietro di Pasquino 121 Pietro di Tommaso 90 Pietro di Vagno 138 Pietro di Ventura 129 Pietro, priore 125 Pietro, rettore 137 Pietropaolo del Porrina 77 Pilastri, G. 10n Pinto, G. 12n Pio II 17 Pirillo, P. 2n, 7 Placido di Francesco 53, 59 Prodi, P. IX, 15n Puccio di Domenico 119 Puccio di Giovanni 97 Raffaello di Antonio 141 Raffaello, rettore e cappellano 32, 60, 64, 81, 82, 142 Raggio 99 Ranieri di Torello 47, 51, 55, 66, 144 Raveggi, S. 28n Razzi, R. 24n Regolo di Iacopo 136 Regolo di Nino 137 Regolo di Regolo 88 Ridolfi, Lorenzo 35, 140 Rigon, A. 13n, 22n, 30n Roncière, C.-M. de La 8n, 23n, 30n Rosa, M. 2n Rossi 34, 139 Rossi, Antonio 123 Rossi, L. 31n Rossi, Stoldo 140 Rouchon, O. 8n Rusconi, R. 2n Sabatino di Andrea 114 Sabatino di Nanni 117 Salimbeni, Nerio di Nerio 90 Salvatore di Giovanni di Carabino 110 Salvestrini, F. 16n Salvini, S. 12n, 20n, 30n 158 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Salvucci 25n, 61 Salvucci, Niccolò di Gualtiero 25 Sano di Bartolomeo 91, 92 Sante da Ginestreto 94 Sante di Domenico 112 Santi di Piero 17 Santo di Benedetto 127 Sapiti, Domenico 130 Saraceni, Agostino 73 Scolaia di Polito 61 Scotto di Taddeo 133 Simone di Angelo 126 Simone di Antonio di Tuccio 135 Simone di Bartolo 96 Simone di Maffeo 115 Simone di Sandruccio 90 Sodi, S. 4n Spini 14n Stagio di Ciuccio 128 Stefano di Geri del Buono VIII, 6, 7, 9-11, 14n, 15, 17, 25, 29, 31n, 107, 124, 138 Stefano di Iacopo 47, 54, 143 Stefano di Matteo 81 Stefano di Michele 134 Stefano di Orlando 91 Stefano di Tommaso 134 Tabarrini, M. 18n Taddeo di Bartolo 47, 53, 55, 58, 143, 144 Taddeo di Michele, rettore 123 Taddeo di Michele, teste e patrono 46, 48, 56, 60, 61 Taddeo di Piero di Antonio 76, 77 Tano di Piero 72 Tanzini, L. 13n, 26n, 30n, 33n Taviano di Cione 117 Tognetti, S. 8n Tomeo di Giannino 96 Tommaso di Nerio di Barile 138 Tommaso, canonico 24n Torello di Doro 48, 60, 61, 68, 143 Trolese, 13n Tuccini, G. 1n Tuechle, 2n Tura di Luto 98 Turchini, A. IX, 3n Urbano di Paolo 102 Urbano di Piero 93 Vagno da Gambassi 139 Vanni 91 Varanini, G.M. 13n Ventura, rettore 25, 49, 53 Vermicelli 17n Vermicelli, Ottaviano di Ottaviano 16n, 17n Vichi Imberciadori, J. 31n Violante, C. 23n, 29n Vitelleschi, 13 Vittore di Taviano 118 Vivaldo di Modenino 137 Volpi, C. 3n Walter, I. 10n Whittick, C. 21n Zenobio di Francesco 124 Zorzi, A. 2n INDICE DEI NOMI DI LUOGO Acquaviva 28, 35, 88, 108, 115 Agresto 35, 140 Alfedena 90 Ancaiano 84 Anqua 36n, 89 Arezzo 8, 19, 22 Arsiccioli 138 Artimino 17 Asciano 136 Barbialla 30, 35, 128, 129, 131-133 Basilea 22, 36, 37 Belforte 32n, 33n, 94-96 Berignone 28 Bibbona 27, 28, 111, 112 Bologna 5 Bolsano 35, 73 Borgatello 72 Brezzano 91n, 92 Bruciano 106 Buliciano 82 Calvaiano 89 Campiglia 71 Camporbiano 53, 75 Canneto 28 Caprile 116 Carigi 127 Casaglia di Valdelsa 53, 59 Casaglia di Valdicecina 27, 109, 113 Casale M.mo 28, 35, 110 Casanuova 121 Casciana Terme 119 Casole 28n, 32n, 33, 75-80, 84, 94 Castelfalfi 29-31, 33, 130 Castelfiorentino 132, 134 Castello (Volterra) 72-74 Castello 82 Castelnuovo di Valdelsa 75, 82 (?), 125, 132-134, 135n Castelnuovo di Valdicecina 24, 34, 87, 101, 106, 107 Castelvecchio di Valdelsa 32, 70, 145 Castelvecchio di Valdera 36, 120 Castelvolterrano 28, 105 Catignano di Valdelsa 35, 139, 140 Catignano di Valdera 126 Cavallano 27, 28n, 75 Cedri 130n Celli di Valdera 122 Celli di Valdicecina 109 Cellole 31, 32, 59, 62, 65-67, 144 Cerreto Guidi 13, 14n Certaldo 132 Cesena 103 Chianni di Valdelsa 137 Chianni di Valdera 28, 118 Chianti 52, 59 Chiusdino 94, 102 Ciucciano 69 Coiano 30n, 35, 37, 131, 132 Colle Valdelsa 70-72, 74, 77, 90 Collemuscari 66 Collepatti 133 Commessano 104, 106 Cornia 28 Coronna 80 Cortona 5, 6n, 17 Cotorniano 83 Cusona 142 Dogana 35, 134 Dometaio 82 160 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Elci 36n Empoli 127 Fabbrica 27, 121-123 Farma 102 Fiesole 14n Figline 137 Firenze VII, X, 7-10, 11n, 12, 13, 14n, 15n, 16, 17n, 18, 19, 22, 26, 27, 28n, 30, 31n, 33-35, 62, 64-66, 70, 72, 73, 87, 100, 111, 112, 114, 116, 123, 130-132, 134-136, 139, 141, 144, 145, 147 Fogari 102 Foligno 104 Fraperti 83 Gabbreto 25n, 114-116 Gabbro 32n, 94 Galeata 90 Gallena 29, 83, 86 Gambassi 15, 17n, 28, 137-139 Gavignalla 139 Gello di Valdera 28n, 29, 124 Gello di Valdicecina 28, 113 Gerfalco 91 Germagnana 140n Ghizzano 125 Ginestreto 94 Giulica 121 Gricciano 125 Guardistallo 112 Lajatico 117 Lano 81 Larniano 59 Lasciano 83n Leccia 9, 19, 28, 30, 105, 108 Leccioli 75 Legoli 128, 129 Libbiano di Valdelsa 144 Libbiano di Valdera 127, 128 Libbiano di Valdicecina 28, 34, 35, 108 Lucciano 76, 88 Luco 135 Luriano 102 Lustignano 11n, 28, 106 Marcialla 139 Maremma 36 Massa Marittima 24, 85 Mastrugnano 88 Meletro 132 Mellicciano 133 Mensanello 82 Mensano 76, 80, 81, 86, 97, 128 Micciano 108, 109 Mignone 93 Molli 28, 83, 85 Montagna 19, 90 Montagutolo 29, 68, 74, 143 Montaione 35, 122, 135-137 Montalbano 88 Montalcinello 84, 91, 92, 95 Montarrenti 35, 85 Montecastelli 87, 89 Montecatini 116 Montecchio 123 Montecerboli 9, 19, 28, 100, 105 Montefeltro 19 Montefoscoli 102, 125-127 Montegabbro 82 Montegemoli 28, 109 Monteguidi 90 Montelopio 122 Montemassi 111 Monteoliveto 56, 144 Montepulciano 136 Monterotondo 103, 104 Monterotto 124 Montescudaio 11n, 35, 36, 110 Montespertoli 139 Monti 85, 131n Montieri 93, 94 Morba 88, 100, 101, 105, 106 Morrona 121 Orciatico 116 Palaia 127, 129 Paterno 28, 118, 130 Paurano 28 Pava 119-121 Peccioli 123, 124 INDICE DEI NOMI DI LUOGO Pernina 32n, 78, 84 Pescille 68, 141, 146, 148 Picchena 35, 48, 70, 81, 82 Pietralata 29, 85 Pietrasanta 126 Pignano 131n Pillo 137 Pino 125, 128 Pisa 1n, 8, 13, 83, 85, 119, 121 Pistoia 7 Poggiarello 74 Poggibonsi 89 Poggio Martino 123 Pomarance 9, 19, 28, 114 Ponsano 75 Prata 27, 35, 102 Pratello 127 Prato VIII, 14, 25 Querceto di Valdicecina 28, 34, 35, 113 Querceto di Valdistrove 81 Racciano 32, 67 Radi 83 Radicondoli 33n, 76, 83, 89, 90, 92, 95-100 Ranza 53, 58, 61, 69, 70 Rapolano 73, 82, 84 Renzano 69 Retacchio 132 Ripapoggioli 88 Rivalto 16n, 119, 120 Roma 10, 17, 26 San Brancaccio 138 San Clemente 86 San Dalmazio 28, 87, 108 San Donato 32, 65 San Gimignano 5, 17, 21, 23-26, 31-33, 34n, 35, 36, 37, 46-53, 55, 56, 59, 62-70, 72, 140, 141, 144-147 San Miniato 125, 131, 134 San Severo 71 Sangimignanese 17 Santo Stefano (Volterra) 11n Santo Stefano 133 Sassa 28 161 Sasso 9, 18, 19, 27, 28, 103, 104 Scandiccio 120, 121n, 129 Scola 29, 83, 85 Scopeto 75 Scorgiano 28n, 74 Serrazzano 9, 19, 28, 29, 34, 106 Siena 1, 12n, 22, 27, 28, 33n, 34, 35, 50, 73, 74, 80, 84, 86, 88, 90, 91, 99, 101, 102, 111 Signano 31, 32, 35, 67 Sillano 86-89 Simignano 84 Siviglia VII Sorbaiano 114 Sorciano 90 Sovicille 27, 84, 85 Soviola 93 Staggia 31, 32, 35, 72, 73 Strada 32, 37, 47, 48, 53, 66 Strove 73 Suvera 30, 31, 130 Tatti 111 Tauri 134 Tegoni 88 Terricciola 36, 37, 119, 120 Toiano 128, 129 Tollena 35, 82 Tonda 131 Tonni 85 Toscana/Tuscia VII, IX, 1, 23, 26n, 28 Travale 91, 92 Trecciano 27, 84 Trento IX, 4 Treschi 25, 30, 49, 130 Ulignano 63 Valdelsa 128, 144 Valdera 30, 116 Valdicecina 24 Valiano 88 Vallecchio 121 Vallicelloli 94 Vallombrosa 64 Varna 35, 138, 139 162 IL VESCOVO ROBERTO ADIMARI E LA SUA VISITA PASTORALE Vergene 86 Vignale 130 Villacastelli 142, 143, 147 Vinazzano 88 Vivinaia 119 Volterra VII, X, 6, 8, 9, 11, 12, 14, 16n, 18, 19, 22, 28, 30, 34, 35, 39, 44, 62, 75, 93, 104, 108, 109, 110, 113, 115, 116, 118, 121, 123, 125, 131 Volterrano 14, 23, 33, 36 Finito di stampare nel mese di febbraio 2023 per conto dell’Accademia dei Sepolti presso Grafitalia • Peccioli (PI)