AURUM
Funzioni e simbologie dell'oro
nelle culture del Mediterraneo antico
a cura di
MARISA TORTORELLI GHIDINI
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
AURUM
Funzioni e simbologie dell'oro
nelle culture del Mediterraneo antico
© Copyright 2014 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Via Cassiodoro, 11 - 00193 Roma
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Progetto graico:
«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER
Tutti i diritti risevati. è vietata la riproduzione
di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore.
In copertina:
Lamine d’oro trovate a Pélinna (ine IV secolo a.C.). Museo di Larissa (foto G. Tzartzas).
Aurum. Funzioni e simbologie dell’oro nelle culture del Mediterraneo antico / Marisa Tortorelli Ghidini
(a cura di) - Roma : «L’Erma» di Bretschneider, 2014. - 458 p. : ill. ; 20 cm. (Studia Archaeologica 193)
ISBN CARTACEO 978-88-913-0482-7
ISBN DIGITALE 978-88-913-0480-3
CDD 739.2
1. Oreicerie - Storia 2. Oro - Storia
USI DELL’ORO E DEL PIOMBO NEI TESTI
RELIGIOSI GRECI
Ana Isabel Jiménez San Cristóbal
I. TESTO E SUPPORTO
Numerosi sono gli esempi che mostrano come i Greci pensassero che l’eficacia di un testo di tipo religioso o terapeutico dipendesse in gran parte dal materiale su cui era scritto1. L’oggetto stesso conferiva da solo un
valore aggiunto al contenuto del testo e, ovviamente, era logico pensare
che il materiale più costoso avrebbe oferto il risultato migliore. I metalli
erano considerati più preziosi della pietra, del legno, del papiro o della
pelle di animali, e sono molto abbondanti e molto vari per tipologia i testi
conservati incisi su oro, argento, bronzo, ferro e piombo2.
In questo breve studio ci concentreremo
su testi di carattere religioso incisi su oro
e su piombo. A tal punto occorre ricordare che tra magia e religione nell’antichità
non esistevano diferenze speciiche, che
rispondono piuttosto a parametri moderni3: per tale motivo si analizzeranno
anche sia testi magici con inalità di evidente carattere cultuale o dottrinale, sia
testi religiosi che presentano una componente magica. Si procederà secondo il seguente schema: dopo aver brevemente
ricordato le proprietà di ogni metallo ed
aver oferto un sintetico campione delle
più comuni tipologie di testi incisi su essi,
si cercherà di stabilire se, in linea generale, esista un’associazione simbolica tra il
contenuto del testo inciso e il materiale
utilizzato; si presenterà inine un elenco
generale dei testi religiosi incisi su oro
e piombo insieme al commento degli
esempi più rilevanti per ogni tipo.
II. TESTI INCISI SU ORO
II. 1 Proprietà dell’oro
Le qualità di solidità e di resistenza al calore, all’umidità e alla corrosione rendono
l’oro il metallo più prezioso e più costoso.
Per il suo valore e per il suo colore, brillante e attraente, l’oro è sempre stato il
metallo preferito di dei, re e vincitori4: l’oro è infatti il materiale di cui sono fatte le
dimore divine, gli ornamenti, gli attributi
e, naturalmente, le raigurazioni di essi5.
L’oro simboleggia il potere divino e, allo
stesso tempo, segna la distanza che separa l’uomo dalla divinità: d’oro era la razza
Aurum
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degli dei, di ferro invece quella dei mortali. L’oro è inoltre un metallo malleabile
su cui i testi possono essere incisi senza
troppe diicoltà con uno stilo o punzone; il suo elevato costo ha però impedito
che diventasse materia scriptoria comune
nell’antichità. Dato che l’oro è associato alla ricchezza, alla luce, alla vittoria e
all’immortalità, è possibile supporre che
le incisioni auree fossero limitate agli oggetti considerati preziosi, a quelli che dovevano perdurare e, inine, a quelli a cui si
attribuivano qualità protettive.
II. 2 Tipologia dei testi incisi su oro
La maggior parte dei testi incisi su oro è
di contenuto religioso e magico6. Il presunto desiderio degli dei per l’oro favorì
l’uso di tale metallo nella produzione sia
di oggetti che simbolizzavano un modo
di avvicinamento alla divinità, sia di amuleti volti a garantire a chi li indossava l’aiuto o la protezione divina contro i diversi
mali, nella convinzione che quanto più
costoso fosse stato il materiale, tanto più
eicace sarebbe stato l’amuleto7.
Ad oggi, i più antichi documenti incisi su oro sono amuleti magici rinvenuti in
contesti tombali di inluenza fenicia, come
Sardegna, Sicilia, alcune zone del Nord Africa e della Penisola Iberica, e risalenti ai secoli VII e V a.C. Si tratta di lamine arrotolate,
apparse all’interno di custodie o astucci tubolari che probabilmente erano portati al
collo. In molte si trovano rappresentazioni
pittoriche, a volte accompagnate da iscrizioni in alfabeto fenicio, il cui testo rivela un
ruolo fondamentalmente protettivo8:
Protegge e cura Hilletsbaal, iglio di Arisatbaal. Cura e protegge Hilletsbaal, iglio di Asi.
Molte altre lamine non riportano
testi ma gerogliici, igure di animali e
234
Ana Isabel Jiménez San Cristóbal
divinità zoomorfe di stile egiziano, che
sembrano essere in relazione al Libro dei
Morti9: ciò suggerisce una funzione escatologica per l’oggetto, che serviva come
aiuto al defunto. Tale valore sembra essere confermato dal testo di una lamina
d’argento, apparsa nella cittadina sarda
di Tharros, in cui si legge:
Protegge N. P. iglio di N. P. contro i possessori
della bilancia10.
Il defunto porta con sé un amuleto per afrontare il giudizio delle anime
nell’Aldilà, una prova ben documentata
nell’immaginario escatologico greco a
partire da Platone. Altri esempi simili suggeriscono che queste lamine istruissero i
defunti nel loro viaggio ultraterreno e
che fossero utilizzate anche per cercare la
protezione divina in questa diicile situazione. In questo senso, le lamine hanno
un ruolo a metà strada tra quello religioso e quello di amuleti magici e, per tale
motivo, secondo alcuni costituirebbero il
precedente delle laminette d’oro oriche,
uno dei tipi di testi incisi su oro che analizzeremo successivamente.
Inoltre, possiamo deinire amuleti una serie di lamine d’oro provenienti
dalle tombe della Palestina e databili a
partire dal secolo s. II a.C. Si tratta di lamine molto sottili, normalmente in forma
di tabula ansata, contenenti iscrizioni del
tipo11:
arsei, (N. P.), udei aanat.
Coraggio (N. P.) nessuno è immortale.
Il loro ritrovamento nelle tombe,
accanto al cadavere, ha suggerito che si
trattasse di una sorta di passaporto per
il defunto. Tuttavia, il contenuto scarsamente confortante del testo sembra
rendere non sostenibile questa interpretazione. La scoperta a Gaulán di una
lamina con caratteristiche simili, incisa
con ‘caratteri’ o lettere magiche apparentemente prive di senso, suggerisce piuttosto una funzione magica per tali pezzi,
che sarebbero serviti come talismano ai
loro proprietari12.
Incantesimi protettivi incisi su laminette di metallo sono stati trovati in
numerosi punti dei conini dell’Impero
Romano13. Nella sua monograia sugli
amuleti magici incisi su oro, argento,
rame e bronzo, Kotansky riunisce circa
quaranta lamine d’oro da un totale di
68 pezzi14. I testi incisi su oro sono scritti
soprattutto in greco, ma ci sono anche
alcuni esempi in latino15. La datazione si
estende dall’epoca augustea ai secoli V-VI
d.C.16 e ampio è anche l’ambito geograico di ritrovamento: molti provengono
dall’Italia e dalla Grecia17, ma molti altri
sono apparsi negli angoli nord-ovest e
nord-est dell’Impero Romano18, in Asia
Minore19 e in Africa20. Parecchie lamine
sono state conservate all’interno di custodie, per lo più d’oro, indossate al collo
dai loro proprietari21, alcuni pezzi erano
parte della struttura di una collana22. Tali
amuleti non costituiscono un gruppo
omogeneo e presentano tra loro notevoli
diferenze nelle caratteristiche formali e
nel contenuto. Si trovano infatti amuleti
erotici per favorire l’attrazione sessuale23,
invocazioni per proteggere o guarire dalle malattie24 oppure per facilitare la fertilità25, incantesimi che respingono gli spiriti
maligni26, invocazioni per ottenere la vittoria27, scongiuri28, logoi magici29, segni,
lettere o nomi magici30, a volte a formare
igure geometriche31. Poiché in alcune lamine è diicile separare l’ambito magico
da quello religioso, possiamo considerare
testi di tipo magico-religioso una serie di
amuleti apparsi in depositi votivi, probabilmente in segno di gratitudine per
la richiesta soddisfatta32. Indipendentemente dal contenuto del testo, sarebbe
inoltre possibile estendere le stesse considerazioni ad alcune lamine che sembrano essere stati concepite o riutilizzate
come Totenpaβ, vale a dire phylacteria
per proteggere il defunto contro la morte
o i possibili mali nell’Aldilà33, come suggerisce il loro ritrovamento all’interno di
tombe e la loro disposizione nella bocca
del cadavere o accanto al corpo. Lo stato
frammentario, danneggiato o illeggibile
di molte altre lamine rende impossibile
stabilirne la funzione34.
II. 3 Testi religiosi e magico-religiosi incisi
su oro
Per quanto riguarda i testi religiosi greci
incisi su oro, il gruppo più importante e
più antico è costituito dalle cosiddette
laminette oriche, di cui contenuto e funzione sono fondamentalmente escatologici. Si tratta di lamine di piccola grandezza con iscritti testi brevi e rinvenute in
tombe di vari luoghi, soprattutto Magna
Grecia, Tessaglia, Creta e Macedonia. Attualmente il numero di esemplari è oltre
la trentina. La lamina più antica, quella
di Hipponion, si data intorno al 400 a.C.,
mentre quella più recente, venuta alla
luce a Roma, intorno al 260 d.C. Le lamine
sono state oggetto di studio di numerosissimi contributi35, dato che è poco
frequente trovare testimonianze dirette
sulla religione greca. La funzione delle lamine è quella di istruire il defunto che le
porta sulla maniera in cui deve comportarsi e sulle parole che deve dire nell’Aldilà per raggiungere la gioia eterna. I loro
portatori erano senza dubbio degli iniziati, probabilmente orici, ma tale punto
ha suscitato non poche discussioni36. Il
contenuto di questi documenti presenta una notevole unità, poiché riguarda il
tragitto dell’anima verso l’altro mondo: i
testi possono dunque essere classiicati
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in gruppi, sulla base della tappa a cui si
riferiscono37. Alcune lamine riportano la
“geograia” dell’Ade e le prove che lì troverà l’anima38, altre esprimono desideri di
felicità nell’Aldilà per l’anima del defunto
o suggerimenti per aiutarlo a trovarla39.
Varie laminette contengono solo il nome
proprio del defunto o la parola must,
oppure entrambi e/o un riferimento,
un saluto alla divinità40. In questi ultimi
esempi predominano la funzione identiicativa del defunto e il richiamo al favore
delle divinità infere.
Tre sono le laminette oriche al conine tra magia e religione. Il testo che
contengono è di carattere esplicitamente religioso, ma il modo in cui sono state
piegate o arrotolate, in alcuni casi per
essere introdotte nelle custodie, suggerisce che potrebbero anche essere state
considerate amuleti dai loro proprietari41.
Nel cosiddetto Timpone Grande di Thurii
è apparsa una lamina d’oro che serviva
da imballaggio per un’altra più piccola:
entrambe sono databili tra i secoli IV e III
a.C. Il testo di quella più grande presenta
un amalgama di lettere disarticolate ed è
stata oggetto di numerose interpretazioni dal suo ritrovamento nel 189742. Oggi
si pensa che questo sia un testo cifrato,
una sorta di parole intrecciate in cui, tra
le lettere senza senso, si trovano scritti nomi di divinità legate all’orismo ed
espressioni rituali diicili da interpretare.
Benché non si possa riiutare categoricamente un uso magico del testo, esiste
un certo consenso sul fatto che le lettere
non sono un abracadabra, ma un modo
per nascondere il contenuto in modo che
soltanto i fedeli con delle conoscenze
iniziatiche fossero in grado di leggere e
decodiicare tale testo.
Un’altra lamina proveniente da Petelia, datata alla metà del secolo IV a.C.,
ofre un testo escatologico ma, dato
il ritrovamento in un astuccio d’oro di
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Ana Isabel Jiménez San Cristóbal
epoca romana (ca. secolo II d.C.), fu probabilmente estratta da una tomba per
essere riutilizzata. Non siamo in grado di
stabilire se il proprietario fosse un iniziato orico, che aveva deciso di introdurre
la lamina nella custodia porta-amuleti,
oggetto all’epoca di uso comune, oppure
se, non conoscendo l’escatologia orica,
avesse usato la lamina come un amuleto
semplice, pratica anch’essa molto in voga
all’epoca43.
Inine, una laminetta rinvenuta a
Roma, risalente al 260 d.C., presenta un
testo simile a quello delle altre lamine di
tema escatologico, ma a diferenza degli
altri ofre il nome della sua proprietaria,
Cecilia Secundina, e probabilmente fu
progettata per essere utilizzata come un
amuleto al momento della sua lavorazione. Data la vigenza dei culti orici-dionisiaci a Roma in quel periodo, è molto
probabile che la proprietaria fosse un’iniziata, che avesse commissionato il pezzo
in conformità ai modelli antichi, che lo
avesse utilizzato come ilatterio mentre
era in vita, d’accordo con la prassi comune, e che si fece inine seppellire con essa
con l’intenzione di essere guidata nell’Aldilà. Il desiderio di protezione dai pericoli
dell’Aldilà dai defunti orici sarebbe diventato un desideratum anche per i vivi44.
Oltre alle laminette oriche, ci sono
anche altri documenti incisi su oro che
sembrano avere funzione chiaramente
escatologica. In una tomba di San Vito di
Luzzi a Cosenza (Calabria), sono stati trovati un paio di orecchini d’oro risalenti ai
secoli V-IV a.C. con le seguenti iscrizioni45:
OR
U
Kor (i. e. di Core).
Lys (i. e. di Lisio).
Lys (U) potrebbe essere interpretato come una forma abbreviata di
usiu, «di Lisio» (vale a dire, «del Liberatore»), un epiteto di Dioniso, mentre
Kor (OR) è probabilmente l’abbreviazione di r «di Core», in riferimento a Persefone. L’epiteto Lisio (usi),
ben attestato nei testi orici46, e la scoperta nella stessa area archeologica di frammenti di laminette d’oro iscritte, diicili
da interpretare, promuovono una lettura
orica per tali orecchini. La defunta proprietaria potrebbe essere un’iniziata che
si fece seppellire con questi piccoli gioielli, nella speranza che la sua consacrazione a Dioniso e Persefone le sarebbe stata
utile nell’Aldilà.
Identica funzione escatologica sembrano avere due monete ritrovate a poca
distanza da Pieria, in Macedonia, e risalenti all’epoca di Filippo II (382-336 a.C.).
Esse sono incise con i nomi dell’uomo e
della donna defunti e messe nelle loro
bocche47:
a. enarist
b. ndrn
Questi esemplari hanno un ruolo
simile a quello delle laminette con testo
breve in cui appare solo il nome del defunto. La sua unicità risiede, tuttavia, nel
fatto che il simbolo per identiicare il defunto come iniziato è una moneta invece
di una lamina. Lo stesso si può dire di un
disco d’oro del periodo ellenistico trovato
a Dion – sempre in Macedonia – che presenta inciso il nome Epien48.
Al conine tra magia e religione si
collocano molti incantesimi protettivi
incisi su laminette d’oro risalenti all’epoca romana. In diverse laminette si trovano simboli o voces magicae accanto ai
nomi di divinità pagane, greche, giudaiche o cristiane, a cui si chiede protezione. Molto rilevante è, ad esempio, una
lamina del secolo II d.C. proveniente da
Ciciliano (Lazio)49: la igura incisa sulla la-
mina sembra richiamare una divinità del
Tempo, che potrebbe essere associata al
Mitra con testa di leone. La presunta divinità sorregge in una mano un mazzo
di papaveri, simbolo di Persefone, e tale
fatto potrebbe indicare la connessione di
questa igura con l’Aldilà50. Il nome divino
non appare però tra le parole magiche
scritte attorno alla igura51. A questa stessa tipologia appartengono amuleti che
riportano i nomi degli arcangeli cristiani,
con o senza voces magicae: la funzione di
tali oggetti sembra essere quella di proteggere la casa, tuttavia il ritrovamento
di alcuni di essi in tombe non permette
di escludere una funzione escatologica52.
Tale è ad esempio il caso d’una lamina
apparsa a Roma nel sepolcro di Maria,
moglie dell’imperatore Onorio, insieme a
ricchi elementi funerari. La lamina, databile intorno ai secoli IV e V d.C., presenta
incisa la tetrarchia degli arcangeli standard53:
Mia
ari
Raa
Ouri
A Baudecet (Gembloux, Belgio) è apparsa una lamina d’oro databile al secolo
II d.C., scritta in alfabeto latino in una sorta di combinazione di lingue54. Il contenuto si distribuisce su otto righe di testo
e contiene diverse formule, tra cui voces
magicae, riferimenti a divinità orientali e,
cosa molto interessante, presenta alle righe 3-5 frasi che ricordano formule delle
laminette oriche55:
RVTI DVO EIS IALA
TARATN DANOV
OIB FONT MEM
La prima formula (riga 3) potrebbe
forse essere interpretata in greco:
Aurum
237
eri du ei aa.56
capretto, mi immergo nel latte.
che ricorda una formula presente
nelle laminette di Thurii57.
Alla riga 4, si potrebbe leggere58
kaar() aanatu vel atar()
aanatu vel taur()59 aanatu.
puro dell’immortale vel ataros dell’immortale
vel toro dell’immortale.
Il termine kaar suggerisce
la formula eretai ek kaarn
kaara, “vengo pura tra i puri”, delle laminette di Thurii60.
Alla riga 5 Lambert legge in latino:
ibo font(em) Mem(oriae),
andrò alla fonte della Memoria,
mentre Jordan preferisce interpretare la
prima parola come «pecora». Le letture
sono incerte e il contesto della laminetta non è, in ogni caso, orico. Per questo
esempio, sarebbe afascinante pensare
che una sorta di mago itinerante fosse
andato in Belgio nel secolo II d.C. portando, ad imitazione delle antiche laminette
oriche, una lamina d’oro già usata come
amuleto, che contenesse echi di vecchie
formule, alcune tradotte in latino, tra un
groviglio di abracadabra incomprensibili
per i suoi “clienti”. Il ritrovamento della
lamina de Baudecet in una sorta di fossa
non impedisce una possibile funzione
escatologica di questo amuleto.
è diicile trovare testi di contenuto
votivo insieme a questi esemplari di inalità escatologica61. Una laminetta provenente da Lisos, Creta, sembra tuttavia essere un’oferta per Asclepio e Igea. In base
alla forma delle lettere, l’iscrizione può
essere datata intorno ai secoli III e II a.C.62:
kuri sk
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Ana Isabel Jiménez San Cristóbal
pi kai t kuri
Uei an
p aneka u
per stria.
Al sovrano Asclepio e a Igea Sovrana io, Canopus, faccio questo sacriicio per la mia salvezza.
La funzione votiva della lamina è
suggerita dai buchi fatti perché l’oggetto
fosse appeso come voto in un luogo visibile, e dalla formula uper stria63,
ricorrente in greco nelle iscrizioni votive
di epoca ellenistica e imperiale.
Nel Museo della Flagellazione a Gerusalemme è conservata una laminetta
d’oro di origine sconosciuta, datata probabilmente al secolo IV d.C.64, che manifesta la tristezza da parte di un afezionato per coloro che sono morti:
tu du sunkreinn Dinusin kai
de annta ekeinn tn se p
iane amteri pisti taa.
confrontando i due defunti, Dioniso lo cerco,
te, Libano, mi manchi. Fedeli, tutti e due, però
l’uno sfortunato.
Il carattere religioso del testo è determinato dall’aggettivo pisti che suggerisce l’appartenenza dei defunti ad una
religione. Il contenuto indica una funzione consolatrice del familiare o dell’amico
sopravvissuto ai defunti; la mancanza di
dati relativi al contesto archeologico di
ritrovamento non permette di essere più
precisi.
Questo breve percorso sulle laminette d’oro di tematica religiosa mostra
una chiara prevalenza della funzione
escatologica sulle altre, ad esempio su
quella votiva: tale supremazia suggerisce
la preferenza per l’uso dell’oro, durevole
e imperituro, in ciò che si riferisce agli
aspetti ultraterreni, soprattutto quelli
inerenti alla presunta salvezza del portatore dell’oggetto.
III. TESTI INCISI SU PIOMBO
III. 1 Proprietà del piombo e tipologia dei
testi incisi su questo metallo
Diversamente dall’oro, il piombo è un materiale duttile, che si scioglie facilmente,
abbondante e, di conseguenza, di basso
costo. Tali caratteristiche gli consentirono
di essere da subito usato come frequente
materiale di scrittura per registrare qualsiasi tipo di testo, comprese lettere private65. Il piombo è però un metallo freddo
e grigio, inoltre è inizialmente brillante,
ma diventa scuro con il passare del tempo: queste proprietà, a loro volta, fecero
sì che fosse ben presto utilizzato anche
per le richieste e le pratiche aggressive
di magia.
Dato il costo contenuto, il piombo
diventò, già dai primi tempi, il materiale
abituale di scrittura per i documenti civili, magici e religiosi66. Dal secolo V a.C., si
trovano, tra i documenti civili, documenti
inanziari, lamine con il nome di una persona, registri della cavalleria ateniese,
riferimenti alle attività sportive e lettere
private. Sono tuttavia i testi magici e religiosi a costituire il gruppo più numeroso e variegato di documenti incisi su
piombo. Tra questi si trovano domande e
risposte – molte di epoca arcaica – dell’oracolo di Dοdona, deixiones, epdai,
iscrizioni dedicatorie67, tombali68 e votive,
e occasionalmente, amuleti giudaicocristiani.
In greco abbiamo un numero molto
alto, più di un migliaio, di deixiones, cioè
testi magici il cui scopo è quello di rendere la divinità avversa a alcune persone
o animali69. Le più antiche provengono
dalla Sicilia, da Olbia e dall’Attica, e la loro
datazione corrisponde ai secoli VI e V a.C.,
sebbene il loro uso fosse molto difuso
in tutto il mondo greco-romano. Come
esempio, citiamo un testo ricorrente in
alcune di esse, datate già nel periodo tardo, che rivela la convinzione nell’eicacia
della magia simpatica70:
u[t] mu[d] ur kai
a[u]m [ut kai ta tn entaua
e]rammenn u[ra tai auma est]
kai ep kai era k[ai tta........ ].
così come il piombo è freddo e privo di valore,
freddi e privi di valore diventino le parole, le
azioni e la lingua degli iscritti (i.e. i miei nemici).
III. 2 Testi magico-religiosi incisi su piombo
Tra le deixiones, è particolarmente interessante ai nostri ini la tipologia della
lettera con cui il deigens si rivolge alle
divinità infere per chiedere il danno o la
morte di una terza persona, o chiede il
loro aiuto per vincere cause giudiziarie o
per ritrovare oggetti71. Questi documenti
sono già attestati nel secolo V a.C. ma si
difondono maggiormente a partire dal
periodo ellenistico. Proponiamo il seguente esempio72:
Erm[i] kai Ferse[]n[i] tnde
epist[]n appemp[ p]te tauta
<e> anrp(u) amar[t(u)
]e[r] autu Dik tuein teu
dik.
Invio questa lettera a Ermes e a Persefone. Gli
uomini non la trovino mai! Questo, Giustizia,
sconti la pena ino alla ine!
Sebbene l’intenzione sia la stessa che
si ritrova in altre deixiones, in base al contenuto queste imprecazioni andrebbero
piuttosto collocate al conine tra magia e
religione. Lo stile religioso, aine alle preghiere dei testi di quest’epoca, evidenzia
che l’azione magica era intesa come una
forma di comunicazione con l’Aldilà73.
Alla stessa tipologia appartiene una
serie di lamine di piombo, appena una
Aurum
239
decina, per la maggior parte dei secoli V
e IV a.C., incise con epdai74, vale a dire
invocazioni che contengono a loro volta
alcune o tutte le parole delle cosiddette
Eesia rammata75, e un testo molto
simile. Tutto ciò ha portato a suggerire la
provenienza da un archetipo comune76.
Come esempio cito una delle lamine
più signiicative, quella da Falassarna, a
Creta, datata nel secolo IV a.C.77. La lamina fu piegata sei volte e fu usata come
amuleto protettivo. Riporto di seguito
solamente la parte del testo più interessante ai nostri ini78. Espressioni simili si
trovano su altre lamine di piombo incise
con epdai:
ski ataski ataski asian
Endasian en ami [{ai]?}
aia iai ek kp<u> eaunete. t[i d
]nma etra[]
si d nma re. <-˘˘ -> anemi
akt.
i[] i k<a>ta de s[k]edai kat
amaitn << i>>
[O]FREUO [vac.?] ei
makarn {makarn} kat amaitn
a[udan]
<<ra etra etra>>
Damnam]e[n]eu damasn de kak
[a]eknta anaka[i].
Aski kataski kataski Aasian Endasian, nel secchio
spinge a forza la capra dal giardino. Il suo
nome, Tetragos.
Il tuo nome Trex .... un promontorio ventoso
Felice esse a cui sia difuso lungo il cammino
lo “ió”!
Che abbia la voce dei beati lungo il cammino!
Trax, Tetrax, Tetragos.
Damnameneo, doma malamente per forza
chi non vuole.
Nel testo presentato emergono dei
termini e delle espressioni che ne indicano il valore cultuale. Ad esempio, alla riga
240
Ana Isabel Jiménez San Cristóbal
2 aia, ‘capra’ e etra, Τetragos,
ricorrenti nel testo, fanno pensare al capretto (eri) e al montone (kri)
che compaiono anche sulle laminette
oriche di Thurii e Pelinna79. Alla riga 4
l’espressione i suggerisce il macarismos degli iniziati80 e inine alla riga
5 l’espressione kat amaitn, probabilmente in riferimento al percorso compiuto dall’iniziato, richiama il cammino
dei mystai e bacchoi della laminetta di
Hipponion e il carro del poema di Parmenide81. è stato anche ipotizzato che il
testo di riferimento fossero i legomena
d’un culto in onore di Demetra e Kore82,
divinità i cui nomi compaiono in diverse
lamine di piombo. Inoltre, il riferimento al
giardino di Persefone in due di esse ci situa nuovamente nell’ambito del mondo
infero83. Ad ogni modo, queste epdai
incise su piombo sembrano rispondere
ad un’intenzione di culto, e quindi non
dannosa nei confronti di terzi.
IV. CONCLUSIONI
La precedente analisi di testi incisi su oro
e piombo ci ha permesso di determinare
la tipologia di oggetti e testi, la loro frequenza quantitativa e, per alcuni aspetti,
anche la loro distribuzione temporale. Il
nostro breve campione conferma l’importanza e il simbolismo che i Greci conferissero alla fusione di testo e supporto.
I testi incisi su oro e piombo sono fondamentalmente di contenuto religioso
e magico, sebbene si possano veriicare
delle diferenze quantitative e qualitative
tra i due sopporti.
I testi magici incisi su piombo sono
molto più numerosi di quelli incisi su
oro, come dimostra l’elevato numero di
deixiones rinvenute, più di un migliaio di
fronte alla quarantina su oro. Ovviamente il prezzo dell’oro ha avuto un ruolo di
deterrente o, per dire meglio, esclusorio
in questo senso. Per i testi religiosi invece,
si preferisce l’oro al piombo, a tal punto
che, di fronte alla trentina de lamine d’oro
oriche, che costituiscono la serie più ampia di testi religiosi ritrovati, ne abbiamo
appena una decina di epdai incise su
piombo.
D’altra parte, lo scopo dei testi incisi su oro che abbiamo segnalato è quello di ottenere un’azione, espressa tante
volte sugli oggetti, di efetti beneici per
i loro proprietari. Le iscrizioni magiche
su piombo sono invece frequentemente
di natura aggressiva e in cui l’azione è
rivolta a colpire una terza persona. L’uso
dell’oro corrisponde, senza dubbio, al
desiderio di trovare un materiale nobile,
durevole, utile per evitare delle inluenze
maligne ed è a sua volta simbolo della durata della vita attesa per i defunti,
mentre il piombo viene utilizzato nelle
deixiones per simboleggiare la distruzione e la morte che si cerca di provocare.
Possiamo afermare, insieme a zuntz84,
l’esistenza di un’analogia contraria tra le
lamine d’oro e quelle di piombo: attraverso l’oro si cerca il beneicio personale,
mentre con il piombo si desidera la maledizione su terzi. I cosiddetti Eesia
rammata su piombo pare che siano
un’eccezione a questo punto e non risulta molto chiara la loro intenzionalità:
parecchie espressioni suggeriscono un
valore cultuale oppure una relazione con
il mondo infero, anzi qualche lamina parla di Persefone. Le voces magicae, invece,
collocano queste imprecazioni al conine
tra religione e magia, anche se sembrano
essere una magia non aggressiva.
Abbiamo anche visto che alcune lamine, in contesti molto diversi – qualche
laminetta in alfabeto fenicio, qualche
laminetta orica, qualche laminetta cristiana – potevano avere un ruolo a metà
strada tra quello religioso e quello degli
amuleti magici. A questo punto si potrebbe forse pensare che la scelta del supporto non è solo condizionata dalla qualità
attribuite all’oggetto, o dalla tipologia del
testo inciso, ma anche, seppure in misura minore, dalla disponibilità inanziaria
del proprietario. Così, ragioni crematistiche, in senso positivo o negativo, hanno
potuto favorire l’incisione su piombo di
determinati testi religiosi, oppure di altri
magici su oro.
Inoltre, l’oro è il metallo preferito dai
morti nella tomba, il piombo è invece il
più usato dai vivi sulla terra. Non sembra
afatto casuale che la maggior parte dei
testi religiosi incisi su oro appartenesse
all’ambito delle dottrine misteriche che
professano l’immortalità dell’anima e
l’approccio alla divinità. L’orico iniziato,
cercando l’identiicazione inale con la
divinità e la propria eroizzazione, porta con sé nell’Ade una lamina d’oro, il
metallo delle divinità, immutabile e imperitura, ma anche di per sé, la lamina
rappresenta già un primo approccio alla
divinità con cui l’iniziato desidera mimetizzarsi.
NOTE
PFISTER 1924, col. 330, 337, l. 50 ss.; KOTANSKY
1991, pp. 108-110.
2
Si veda JEFFERY 1961, 50-58; ZUNTZ 1971, pp.
278-279.
3
Chiari esempi dell’originaria compenetrazione di due ambiti oggi distinti sono i
numerosi lavori che presentano uno studio
congiunto di magia e religione: tra gli altri, si
vedano FARAONE-OBBINK 1991 (si veda l’avviso
di Faraone nella prefazione, pp. VI-VII), MIRECKIMEYER 2002, oppure OGDEN 2007, pp. 325-370.
Per l’ampia discussione sui rapporti tra magia e
religione si veda NOCK 1972, pp. 310-318; VERSNEL
1991; FOWLER 1995; GRAF 1997, pp. 14-18; BREMMER
1999, pp. 9-12; BRAARVIG 1999; THOMASSEN 1999;
GORDON 1999, pp. 178-191; DICKIE 2001, pp. 28-46;
STRATTON 2007, pp. 4-15; COLLINS 2008, pp. 1-30.
1
Aurum
241
Cfr. LORIMER 1936; DUCHEMIN 1952; DUCHEMIN
1955, pp. 193-228; BROWN 1998, pp. 393-394.
5
Ex. grat. PI., N., 10, 86, I., 3/4, 74, in riferimento ai palazzi; per gli ornamenti e gli attributi: Il., 2, 447, l’egida di Athena; h Dem., 375, il carro di Ade; h. Herm., 326, i iori d’oro del mattino;
h. Ven., 206, il cratere in cui Ganimide mescola il
vino degli dèi.
6
Cfr. ZUNZT 1971, pp. 279-286.
7
Per gli amuleti personali sono preferiti i
metalli preziosi come l’oro e l’argento al rame e
al bronzo, KOTANSKY 1994, p. XVI.
8
La lamina e la custodia, provenienti dalla
necropoli di Dermech, tomba n. 212, risalgono
al secolo IV a.C., cfr. HÖLBL 1986, pp. 338-353; KOTANSKY 1991, 115 con bibliograia; MARTÍN HERNÁNDEZ 2010, pp. 63-64 e nota 10.
9
VERCOUTTER 1945, p. 323.
10
GARBINI 1994, 93-96, ig. 3a; MARTÍN HERNÁNDEZ 2010, p. 64.
11
Cfr. KOTANSKY 1991, 116 e nota 57. Si veda
anche BLUMELL 2011, pp. 166-168, che pubblica
una nuova laminetta di questo tipo, di provenienza sconosciuta, e riprende la discussione e
la bibliograia più importante su queste lamine.
12
Cfr. KONTANSKY 1991, pp. 115-116 con bibliograia; MARTÍN HERNÁNDEZ 2010, pp. 66-67.
13
KOTANSKY 1991, pp. 114-116.
14
KOTANSKY 1994, nn. 1-4, 6, 9-10, 15, 17, 19,
21-31, 37-38, 40-45, 47, 50-51, 53, 55, 57-58, 6163, 65; l’autore indica le edizioni e della bibliograia per ogni pezzo.
15
KOTANSKY 1994, nn. 3, 17, 24, 31, 63.
16
KOTANSKY 1994, n. 28 di epoca augustea, n.
51 datato tra i secoli I a.C. - I d.C., n. 45 datato nel
secolo V-VI d.C. Si veda anche il n. 53 datato nel
primo periodo bizantino.
17
Roma e i dintorni (KOTANSKY 1994, nn. 2529), Magna Grecia (nn. 30, 31), Tracia (n. 38), Grecia (nn. 40, 41, 42), Creta (nn. 43, 44).
18
Inghilterra (KOTANSKY 1994, nn. 1-3), Francia (n. 9), Germania (nn. 4, 6, 12), Austria (nn. 15,
17), Ungheria (nn. 19, 21), Romania (nn. 22-24),
Crimea (n. 65).
19
Efeso (KOTANSKY 1994, n. 37), Siria (nn. 45,
47, 57), Libano (nn. 50, 51, 53), Giordania (n. 58).
20
Nubia (KOTANSKY 1994, n. 61), Tunisia (nn.
62, 63).
21
KOTANSKY 1994, nn. 4, 10, 17, 21, 26, 42, 51,
65.
22
KOTANSKY 1994, n. 31.
4
242
Ana Isabel Jiménez San Cristóbal
KOTANSKY 1994, nn. 1, 24 (OGDEN 2002, n.
251), 40 (n. 252 Ogden), 62.
24
KOTANSKY 1994, nn. 30 (cfr. ZUNTZ 1971, p.
283), 31, 42, 45, 51 (OGDEN 2002, n. 263), 53 (amuleto cristiano che si riferisce alla Santissima Trinità), 57. Si veda anche un’altra laminetta cristiana
contro il mal di testa: KOTANSKY 2002.
25
KOTANSKY 1994, n. 61.
26
KOTANSKY 1994, nn. 25 (OGDEN 2002, n. 265;
IG XIV 2413, 13, si veda anche SEG 42, 1992, n.
933, 34), 38, cfr. ZUNTZ 1971, pp. 279-281.
27
KOTANSKY 1994, n. 28 (OGDEN 2002, n. 271),
58.
28
KOTANSKY 1994, n. 47.
29
KOTANSKY 1994, nn. 4 (cfr. ZUNTZ 1971, p.
280), 55.
30
KOTANSKY 1994, nn. 6, 9, 21, 22, 43, 63.
31
KOTANSKY 1994, n. 37.
32
KOTANSKY 1994 n. 44.
33
KOTANSKy 1994, nn. 2, 9, 10, 15, 23, 28. Su
questo tipo di amuleti si veda KOTANSKY 1994, pp.
10-12, 96, 113-114.
34
KOTANSKy 1994, nn. 3, 19.
35
Data la grandissima vastità della bibliografia sulle laminette oriche, in questa sede ci si
limiterà a menzionare le edizioni e gli studi generali più signiicativi a questo proposito: ZUNTZ
1971; PUGLIESE CARRATELLI 1993 e 2001; RIEDWEG
1998; BERNABÉ 2005, frr. 474-496; BERNABÉ-JIMÉNEZ
2001 e 2008; TORTORELLI GHIDINI 2006; GRAF-JOHNSTON 2007; TZIFOPOULOS 2010; EDMONDS 2011.
36
Si veda lo status quaestionis in BERNABÉJIMÉNEZ 2011.
37
Cfr. BERNABÉ-JIMÉNEZ 2008a, pp. 497-500.
38
Così le lamine di Hipponion, Entella, Petelia, Pharsalus e Crete, OF 474-484a, cfr. BERNABÉJIMÉNEZ 2008, pp. 9-59.
39
I casi delle lamine di Pelinna e parecchie
lamine di Thurii, OF 485-490, cfr. BERNABÉ-JIMÉNEZ
2008, pp. 61-132.
40
Si tratta delle lamine di Pherai e di altre
lamine con testo breve di diversa provenienza:
OF 493-496.
41
KOTANSKY 1991, pp. 114-115.
42
OF 492. Si vedano le diverse interpretazioni e la copiosa bibliograia della lamina in
BERNABÉ 2002; BERNABÉ-JIMÉNEZ 2008, pp. 137-150,
cfr. anche BETEGH 2011.
43
Per la discussione si veda MARTÍN HERNÁNDEZ 2010, pp. 67-68.
44
Vd. KOTANSKY 1991, p. 115.
23
Pubblicazione di FERRI 1957, che le data
intorno al 400 a.C.; GUZZO 1975, p. 371 ipotizza
una cronologia più tarda, ellenistica o addiritura
romana. Si veda anche BOTTINI 1992, p. 57; CASADIO 1994, pp. 98-99; BERNABÉ-JIMÉNEZ SAN CRISTÓBAL
2008, pp. 166, 269, n. S 1A-B.
46
Dam., in Phd., 1, 11 (35 Westerink = OF 350);
OH 42, 4; 52, 2, cfr. BOTTINI 1992, p. 57; RICCIARDELLI
2000, pp. 424 e 433. Si vedano anche le laminette
di Pelinna (OF 485-486) in cui si se esorta all’iniziato: “di a Persefone che Baquio ti ha liberato”, cfr.
BERNABÉ-JIMÉNEZ 2008, pp. 66-76.
47
SEG 45, 1995, n. 803; BERNABÉ-JIMÉNEZ SAN
CRISTÓBAL 2008, p. 270, n. S 3A-B con la bibliograia precedente; TZIFOPOULOS 2010, pp. 32-34, 275
(F8-9); EDMONDS 2011, pp. 39, 48; TZIFOPOULOS 2011,
p. 174.
48
SEG 49, 1999, n. 703; BERNABÉ-JIMÉNEZ SAN
CRISTÓBAL 2008, p. 270, n. S 5; GRAF-JOHNSTON 2007,
pp. 42-43 n. 33; TZIFOPOULOS 2010, p. 279 (F12); EDMONDS 2011, pp. 39, 48; TZIFOPOULOS 2011, p. 174.
49
KOTANSKY 1994, n. 29, pp. 118-120 con bibliograia; si vedano anche altri esempi simili in
nn. 10, 17.
50
Cfr. VERMASEREN 1971, p. 452.
51
a dnaei kramaamari
anaaa i/me/sa/m Pi cfr. KOTANSKY 1994, pp. 118-120 con bibliograia. Si tratta
di nomi e voces magicae apparsi in altri testi.
52
KOTANSKY 1994, nn. 26, 41, 65.
53
KOTANSKY 1994, n. 26 con bibliograia.
54
Cfr. PLUMIER-TORFS-PLUMIER-GALSTERER (et al.)
1993, LAMBERT 2002, n. L 109, pp. 309-312 per le
righe non commentate in questa sede.
55
LAMBERT 2002, pp. 311-312; BERNABÉ-JIMÉNEZ
2008, pp. 225, 271.
56
Leggendo, con Lambert, RVFI, Jordan, chi
ci ha suggerito qualche proposta per litt., preferisce RVTI.
57
OF 487, 4 eri e aa epete; OF
488, 10 eri e a epetn.
58
LAMBERT 2002, p. 312.
59
JORDAN per litt.
60
OF 488-491, 1.
61
Un’iscrizione di Selinunte, IG XIV 268 (ca.
460-450 a.C.), nel tempio di Apollo, fa riferimento ad un’oferta votiva incisa su oro per ringraziare le divinità che aiutarono la città durante la
guerra; si veda JEFFERY 1961, pp. 56, 277, n. 39.
62
SEG 45, 1995, n. 1319; MARTÍNEZ FERNÁNDEZ
2003; cfr. BERNABÉ-JIMÉNEZ 2008, p. 167.
45
Cfr. MARTÍNEZ FERNÁNDEZ 2003, p. 131, nota
3. BULTRIGHINI 1993, pp. 107 ss. ha interpretato il
testo come orico, carattere riiutato già da GAVRILAKI-TZIFOPOULOS 1998, p. 348, nota 20.
64
SEG 29, 1979, n. 1615, p. 408, cfr. BERNABÉJIMÉNEZ 2008, p. 167.
65
JORDAN 1980, pp. 226-228; FARAONE 1991, p.
4; GAGER 1992, p. 4.
66
JORDAN 1980, pp. 226-228 ofre un campione d’accordo alla tipologia dei testi scritti in
piombo con delle edizioni e studi relativi.
67
ROCCA 2009, pp. 8-11, n. 2 K.
68
Raramente si usa il piombo nelle iscrizioni tombali, ci sono invece degli esempi. Uno
di essi è un frammento di piombo proveniente
dalla regione di Selinunte, datato alla ine del
secolo V a.C., ROCCA 2009, pp. 1-7, n. 1 B, e un altro si trova in una lamina di Cartago, cfr. JORDAN
1996, pp. 115-223.
69
Si vedano i principali corpus di deixiones
in WÜNSCH 1897, AUDOLLENT 1904, JORDAN 1985,
JORDAN 2000b. Si veda anche la monograia di
GAGER 1992, lo studio di FARAONE 1991, i corpora
locali di Sicilia di CURBERA 1999 e BETTARINI 2005 e
le nuove deixiones da Selinunte a cura di ROCCA
2009 e JORDAN 2011.
70
IG III App. n. 105 b1 (cfr. et. nn. 106, 107),
cfr. GAGER 1992, p. 4.
71
Per questo tipo di deixiones si veda FARAONE 1991, p. 4; DEPEW 1997, pp. 243-244; CURBERA
1999, p. 168; MARTÍN HERNÁNDEZ 2010, pp. 72-74.
72
IG III App. n. 103 a1.
73
CURBERA 1999, p. 168. Da segnalare è l’uso
del dativo nella supplica alla divinità, come accade anche in altri documenti rituali (ex. gr. una
laminetta di Pherai, OF 494, e un’altra di Milopotamo, OF 495), su cui si veda MARTÍN HERNÁNDEZ
2010, pp. 73-74.
74
JORDAN 1992, 2000, 2000a; BERNABÉ 2003,
pp. 11-15; ROCCA 2009, pp. 23-43, n. 6 N, 7 A; JORDAN 2011.
75
Sulle Eesia rammata, cfr. KOTANSKY
1991, pp. 110-112; GAGER 1992, pp. 5-6; BERNABÉ
2003 e 2013, che raccoglie la bibliograia precedente e l’ipotesi probabile che l’abracadabra di
sei parole ripetute nelle Eesia rammata
(aski kataski ai etra Damnameneu
aisia) sia il risultato di un’abbreviazione
drastica delle epdai. Si veda anche EDMONDS
2013.
76
Jordan ricostruisce uno stemma che si è
63
Aurum
243
venuto degradando, cfr. Newsletter No 10. Autum 2002 del Center for the Study of Ancient
Documents, Oxford University www.csad.ox.ac.
uk/CSAD/Newsletters/Newsletters10.
77
Prim. ed. zIEBARTH 1899, n. 26, pp. 129-132,
WÜNSCH 1900, pp. 73-85; cfr. JORDAN 1992 (con la
bibliografía intermedia); D’ALESSIO 1993; BRIXEPANAYOTOU 1995; JORDAN 2000a, p. 99 di cui seguo
il testo; BERNABÉ 2003, p. 13; ROCCA 2009, p. 46 n. 6,
si vedano anche pp. 39-43; OBBINK-FARAONE 2013,
pp. 185-187.
Il testo riportato corrisponde alle righe
6, 7, 8 e a circa la metà della riga 9 sul piombo.
79
OF 485-486, 5; OF 487, 4; OF 488, 10.
80
Per esempio, h. Cer., 480; S., fr. 837 RADT;
lamine di Pelinna OF 485-486, 1 trisie.
81
OF 474, 15-16, PARM., B 1 D-K, cfr. BERNABÉ
2003, pp. 22-23; ROCCA 2009, pp. 42-43.
82
ROCCA 2009, pp. 30, 43; JORDAN 2011, p. 54.
83
Così nelle lamine di Colonia e nella di
Selinunte consevata nel Getty Museum, cfr. BERNABÉ 2003, pp. 12-12; JORDAN 2011, p. 57.
84
ZUNTZ 1971, p. 279.
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