Tesi
Tesi
Tesi
Candidato: Relatore:
Stefanini Matteo prof. Pratelli Aldo
∫ ∫
|𝐸 | 𝑓 := 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥, 𝑃 ℎ (𝐸) := ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥),
𝐸 𝜕∗ 𝐸
where as usual 𝜕 ∗ 𝐸 is the reduced boundary of 𝐸, and for every 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸 the
vector 𝜈 𝐸 (𝑥) ∈ S𝑛−1 is the outer normal at 𝑥, wich will be thoroughly examined in
the first chapter of this work. We will refer to the standard Euclidean case when
the densities are costantly equal to one, while we will speak abot "single density"
case when ℎ(𝑥, 𝜈) = 𝑓 (𝑥) for every 𝑥 ∈ R𝑛 , 𝜈 ∈ S𝑛−1 .
The study with single density has recived much attention in the recent years,
thus the literature on this problem is huge, a short and incomplete list is [2, 4, 3,
6, 11]. Nevertheless, the case with double density is an important generalisation,
since many of the possible applications correspond to two different densities. The
simplest example is given by the Riemannian manifolds: of course they locally
behave like R𝑛 with double density, being 𝑓 the norm of the Riemannian metrics,
and ℎ theirs derivatives.
The isoperimetric problem consists in searching for sets of minimal weighted
perimeter among those of fixed weighted volume. Hence, we define as usual the
isoperimetric profile as
J (𝑉) := inf 𝑃 ℎ (𝐸) : |𝐸 | 𝑓 = 𝑉 ,
iii
iv ABSTRACT
and we are interested in studying the existence of isoperimetric sets 𝐸, that is, sets
realising the infimum above.
The three main questions which one wants to understand are usually the exis-
tence, the boundedness, and the regularity of isoperimetric sets. Concerning the
boundedmess, it is to be pointed out that it is not only interesting in itself, but it
is also important in proving the existence: roughly speaking, when trying to show
the existence of isoperimetric sets for volume 𝑚, we will see that is useful to know
that unbounded isoperimetric sets for volumes less than 𝑚 do not exist.
The plan of this work is the following. In the first chapter we will recall some
important definitions on set of finite perimeter and results like De Giorgi’s structure
theorem or Vol’pert theorem. The second chapter will be completely dedicated
to the proof of the 𝜀 − 𝜀 𝛽 property in theorem 2.1, which is the generalization of
the classical "𝜀 − 𝜀" property discussed by Allard, by Almgren, and by Bombieri.
This property basically means that a certain set can be locally modified in order
to increase its volume by 𝜀, while the perimeter increase at most by 𝐶 |𝜀|. A very
classical result is that if an isoperimetric set fullfills the 𝜀 − 𝜀 property, then it must
be bounded; but in fact, as we will prove in the third chapter, a weaker property is
suffient to get the boundedness, namely, the 𝜀 − 𝜀 𝛽 property. The only difference is
that, the permiter can increase at most by 𝐶 |𝜀| 𝛽 , insted of 𝐶 |𝜀|, while increase the
volume of 𝜀. Always in the third chapter, we will use the 𝜀 − 𝜀 𝛽 property to obtain
the regularity result in theorem 3.4. Finally, in the last chapter we will present
the theorem 4.11, that is a generalization of the well known result of existence of
isoperimetric sets in the case of single density (see [6]). It is important to observe
that, in the single density case, one gets existence for a convergence from below,
and not for a convergence from above (see definition 4.1). Instead, in the general
case we will observe that existence may hold both with convergence from below
and from above. In particular, with convergence from above we need an additional
assumption.
Prefazione
J (𝑉) := inf 𝑃 ℎ (𝐸) : |𝐸 | 𝑓 = 𝑉 ,
v
vi PREFAZIONE
Abstract iii
Prefazione v
1 Nozioni preliminari 1
1.1 Insiemi di perimetro finito e prime proprietà . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Teoremi di struttura e diseguaglianza isoperimetrica . . . . . . . . 5
1.3 Introduzione al problema con due densità . . . . . . . . . . . . . 8
2 La proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 11
2.1 Enunciato e idea fondamentale della dimostrazione . . . . . . . . 11
2.2 Dimostrazione nel caso generale di 𝜀 − 𝜀 𝛽 . . . . . . . . . . . . . 14
3 Limitatezza e Regolarità 37
3.1 Limitatezza degli insiemi isoperimetrici . . . . . . . . . . . . . . 37
3.2 Un esempio di insieme isoperimetrico non limitato . . . . . . . . 40
3.3 Un risultato di regolarità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
vii
viii INDICE
Bibliografia 90
Capitolo 1
Nozioni preliminari
1
2 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI
lim |𝐾 ∩ (𝐸 4 𝐸 ℎ )| = 0, ∀𝐾 ⊂ R𝑛 compatto.
ℎ→∞
1.1. INSIEMI DI PERIMETRO FINITO E PRIME PROPRIETÀ 3
lim |𝐸 4 𝐸 ℎ | = 0.
ℎ→∞
𝑙𝑜𝑐
𝐸 𝑘 −−→ 𝐸, lim sup 𝑃(𝐸 𝑘 , 𝐾) < ∞,
𝑘→∞
(𝜇 𝐸 )𝜀 := (𝜇 𝐸 ∗ 𝜌𝜀 ) = −∇( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )L 𝑛 , ∀𝜀 > 0,
∗ ∗
−∇( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )L 𝑛 −
⇀ 𝜇𝐸 , |∇( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )|L 𝑛 −
⇀ |𝜇 𝐸 |, (1.3)
quando 𝜀 → 0+ .
4 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI
Per comprendere meglio quanto detto sopra osserviamo che per dimostrare
questo risultato gli insiemi lisci che vengono presi in considerazione sono del
tipo 𝐸 𝑡,𝜀 {𝑥 ∈ R𝑛 : 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 (𝑥) > 𝑡} per 𝑡 > 0. Per il Lemma di Sard, e per le
note proprietà della convoluzione, sono lisci per quasi ogni 𝑡. Inoltre, sempre
dalle proprietà di convoluzione, si ha che 𝐸 𝑡,𝜀 → 𝐸 quando 𝜀 → 0+ mentre dalla
seconda relazione in (1.3), unita alla formula di coarea che vedremo più avanti, si
dimostra che c’è anche la convergenza dei perimetri. Tutto questo chiarisce meglio
in quale senso gli insiemi lisci sono densi in quelli di perimetro finito: le funzioni
caratteristiche degli insiemi lisci convergono nel senso 𝐵𝑉 all’indicatrice di 𝐸.
Dovendo affrontare problemi di esistenza di minimi, non possiamo non richia-
mare il seguente risultato di compattezza.
𝐸 𝑘 ⊂ 𝐵𝑅 , ∀𝑘 ∈ N,
∗
𝐸 𝑘 → 𝐸, 𝜇𝐸𝑘 −
⇀ 𝜇𝐸 , 𝐸 ⊂ 𝐵𝑅 ,
𝜇 𝐸 (𝐵(𝑥, 𝑟))
lim esiste e appartiene a S𝑛−1 .
𝑟&0 |𝜇 𝐸 |(𝐵(𝑥, 𝑟))
Abbiamo in realtà definito una funzione 𝜈 : 𝜕 ∗ 𝐸 → S𝑛−1 ponendo
𝜇 𝐸 (𝐵(𝑥, 𝑟))
𝜈 𝐸 (𝑥) = lim , 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸.
𝑟&0 |𝜇 𝐸 |(𝐵(𝑥, 𝑟))
𝜇 𝐸 = −𝐷 𝜒𝐸 = 𝜈 𝐸 H 𝑛−1 𝜕 ∗ 𝐸,
Ovvero, in analogia con quanto accadeva per gli insiemi regolari, vale che 𝑃(𝐸, Ω) =
H 𝑛−1 (Ω ∩ 𝜕 ∗ 𝐸), infatti nel caso con bordo 𝐶 1 vale che 𝜕𝐸 = 𝜕 ∗ 𝐸 e la nuova
nozione di normale esterna coincide con quella classica.
Passiamo ad analizzare un’altra importante caratterizzazione del bordo.
Si osservi che i tre insiemi 𝜕 ∗ 𝐸, 𝐸 1/2 , 𝜕 𝑒 𝐸 differiscono tra loro per un in-
sieme H 𝑛−1 −trascurabile, quindi ciascuna delle loro misure di Hausdorff (𝑛 −
1)−dimensionali può essere usata come definizione di perimetro generalizzata.
Proseguiamo in questa sezione enunciando due teoremi molto noti per gli
insiemi di perimetro localmente finito, che saranno fondamentali, soprattutto nel
prossimo capitolo. Il primo è noto come il teorema di struttura, dovuto a De
Giorgi, il secondo è un importante risultato dovuto a Vol’pert.
dove 𝜈 𝐸 (𝑥) è la normale esterna definita per 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸. In modo del tutto analogo
a quanto visto in precedenza, se 𝑃(𝐸) = +∞ diremo che 𝐸 non è un insieme di
perimetro localmente finito.
Il caso con una singola densità corrisponde, con la notazione introdotta sopra, a
richiedere che ℎ(𝑥, 𝜈) = 𝑓 (𝑥) per ogni 𝑥 ∈ R𝑛 e per ogni 𝜈 ∈ S𝑛−1 . Questa casistica
è stata ampiamente studiata negli ultimi decenni, si veda ad esempio(aggiungere
referenze), ed è già un’ampia generalizzazione del classico problema isoperime-
trico. La caratteristica che distingue principalmente il nostro lavoro, non è la
semplice presenza di due funzioni distinte, ma è il fatto che la densità ℎ dipenda
sia da 𝑥 ∈ R𝑛 , che indicheremo come variabile spaziale, e soprattutto da 𝜈 ∈ S𝑛−1 ,
che chiameremo variabile angolare. Infatti se la funzione ℎ non dipendesse dalla
variabile angolare, il problema sarebbe riconducibile al caso di una singola densità.
1.3. INTRODUZIONE AL PROBLEMA CON DUE DENSITÀ 9
La proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽
11
12 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
𝜀 > 0 tali che per ogni |𝜀| < 𝜀, esiste un insieme 𝐹 tale che
Ricordiamo che nel caso con singola densità in [4] è stato dimostrato che se 𝑓
è Hölderiana con esponente 0 ≤ 𝛼 ≤ 1, la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 è soddisfatta da ogni
insieme di perimetro localmente finito con lo stesso 𝛽 definito in (2.2). Inoltre se 𝑓
è localmente limitata e continua, la proprietà è vera per 𝛽 = (𝑛−1)/𝑛 e per qualsiasi
costante 𝐶 > 0. Paragonando con il Teorema 2.1 si noti che la locale Hölderianità
è richiesta solo per la ℎ e solo nella variabile spaziale, mentre non è richiesto
niente per la 𝑓 o per la variabile angolare, se non di essere s.c.i e localmente
integrabili come definito nella sezione 1.3. Vedremo nei prossimi capitoli che
questa proprietà ha svariate applicazioni: ci permetterà di ottenere risultati sulla
regolarità e la limitatezza degli insiemi isoperimetrici. Poiché la dimostrazione
è tecnica e lunga, leggendola si rischia di perdere di vista l’idea chiave, che al
contrario è molto semplice. Presentiamo dunque uno schema dell’idea in un caso
molto restrittivo, senza entrare troppo nei dettagli, che saranno affrontati in modo
2.1. ENUNCIATO E IDEA FONDAMENTALE DELLA DIMOSTRAZIONE 13
Idea della dimostrazione nel caso liscio. Assumiamo che l’insieme 𝐸 sia liscio.
Sia 𝑥 un punto su 𝜕𝐸, e possiamo immaginare ad esempio che la normale esterna
ad 𝐸 in 𝑥 punti verso l’alto (solo per fissare le idee). Sia 𝑎 una quantità positiva
molto piccola, e definiamo 𝐹 traslando verso l’alto di 𝛿 la parte di 𝜕𝐸 che dista
meno di 𝑎 da 𝑥, come mostrato in Figura 2.1. Poiché la differenza di volume tra 𝐸
e 𝐹 deve essere 𝜀, e dato che 𝑓 è localmente limitata poiché strettamente positiva
e s.c.i., si ha che
𝑎 𝑛−1 𝛿 ≈ 𝜀. (2.3)
Adesso scegliendo 𝑎 = |𝜀| 𝛾 , dalla condizione (2.3) si ottiene che |𝛿| = |𝜀| 1−𝛾(𝑛−1) ,
quindi andando a sostituire si ha
1−𝛼
𝛾= , 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ |𝜀| 𝛽 ,
𝛼 + 𝑛(1 − 𝛼)
1 1
≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 𝑀, ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 𝑀, ∀𝑥 ∈ 𝐵, 𝜈 ∈ S𝑛−1 .
𝑀 𝑀
Supponendo per assurdo che la (2.7) non sia vera per nessun 𝑎 ≤ 𝑎, e usando (2.4)
e (2.5) con 𝜌/2 per stimare il membro di destra in (2.8) si ottiene
∫ 𝑎
2(1 + 𝜌) (𝑛 − 1)𝑡 𝑛−2 𝑑𝑡 ≤ (1 + 𝜌)𝑎 𝑛−1 ,
𝑎
4
del cubo. In particolare, ci si immagina che una generica sezione verticale sia data
dal segmento (−𝑎/2, 0), o qualcosa di molto vicino. Andiamo quindi a stimare
nel senso H 𝑛−1 questi concetti che sembrano evidenti. Per farlo indicheremo con
𝐸 𝑥𝑄0 = 𝐸 𝑥 0 ∩ 𝑄 𝑛 e 𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 = 𝜕 ∗ 𝐸 𝑥 0 ∩ 𝑄 𝑛 , e definiamo 𝐺 ⊆ 𝑄 la sezione "buona"
come
∗
𝜕 (𝐸 𝑥 0 ) = (𝜕 ∗ 𝐸)𝑥 0 , #(𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 ) = 1,
0
𝐺 := 𝑥 ∈ 𝑄 .
𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 ∈ (−𝑎𝜌, 𝑎𝜌), 𝐸 𝑥𝑄0 ⊆ (−𝑎/2, 𝑎𝜌)
Vogliamo quindi mostrare che l’insieme 𝐺, dove accade quello che ci si aspetta per
il teorema di blow-up, ricopre quasi interamente 𝑄, e che pochissimo perimetro di
𝐸 ha delle sezioni che non stanno in 𝐺, cioè
Γ1 = {𝑥 0 ∈ 𝑄 : 𝜕 ∗ (𝐸 𝑥 0 ) ≠ (𝜕 ∗ 𝐸)𝑥 0 } ,
n o
Γ2 = 𝑥 0 ∈ 𝑄 : #(𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 ) > 1 , e Γ3 = 𝑄 \ (𝐺 ∪ Γ1 ∪ Γ2 ).
dove l’ultima stima è evidente ricordando che le sezioni con base in Γ2 hanno
almeno due punti di bordo in (−𝑎/2, 𝑎/2). Infine, per concludere con Γ2 , da un
lato usando (2.11) e (2.12) si ha
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 ) ≥ H 𝑛−1 (𝐺) + 2H 𝑛−1 (Γ2 )
= H 𝑛−1 (𝑄) − H 𝑛−1 (Γ1 ) − H 𝑛−1 (Γ3 ) + H 𝑛−1 (Γ2 )
≥ (1 − 𝜌)𝑎 𝑛−1 + H 𝑛−1 (Γ2 ).
Inoltre, come già usato per ottenere (2.7), sommando (2.4) e (2.5) si ha
e quindi si deduce
H 𝑛−1 (Γ2 ) ≤ 3𝜌𝑎 𝑛−1 .
Dalla divisione di 𝑄 come 𝑄 = 𝐺 ∪ (Γ1 ∪ Γ2 ∪ Γ3 ), e dall’ultima stima, unita a
(2.11) e (2.12), si trova (2.9). Infine, per concludere questo passo, da (2.9) unito a
(2.13) e (2.14) si ottiene direttamente (2.10).
Passo II: Una stima per i cubi "piccoli"
In questo passo vogliamo semplicemente ottenere una stima per la parte di
perimetro all’interno di piccoli cubi. Nello specifico, per ogni 𝑥 0 ∈ R𝑛−1 e 𝑙 > 0
indichiamo con 𝑄 𝑙 (𝑥 0) ⊆ R𝑛−1 il cubo con centro 𝑥 0, lato 𝑙 e facce parallele ai
piani coordinati. Vogliamo mostrare che, preso un qualunque 𝑐 ∈ 𝑄 e un certo
𝑙 > 0 tali che 𝑄 2𝑙 (𝑐) ⊂⊂ 𝑄, si ha
∫
H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝑙 (𝑥 0) × (−𝑎/2, 𝑎/2))) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0)
𝑄 2𝑙 (𝑐) (2.15)
𝑛−2 𝑛−1 ∗
≤ (𝑛 − 1)𝑙 H (𝜕 𝐸 ∩ (𝑄 2𝑙 (𝑐) × (−𝑎/2, 𝑎/2))) .
18 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
𝑆𝑖± (𝑥 0) = {𝑦 ∈ 𝑄 2𝑙 (𝑐) : 𝑦𝑖 = 𝑥𝑖 ± 𝑙} .
Allora si ottiene
∫
H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆𝑖− (𝑥 0) × (−𝑎/2, 𝑎/2) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0)
𝑄 𝑙 (𝑐)
∫ −𝑙/2
=𝑙 𝑛−2
H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 2𝑙 (𝑐) × (−𝑎/2, 𝑎/2)) ∩ {𝑥𝑖 = 𝑐𝑖 + 𝑡}) 𝑑𝑡
−3𝑙/2
≤ 𝑙 𝑛−2 H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 2𝑙 (𝑐) × (−𝑎/2, 𝑎/2)) ∩ {𝑐𝑖 − 3𝑙/2 < 𝑥𝑖 < 𝑐𝑖 − 𝑙/2}) .
La stessa identica stima è ovviamente vera anche per 𝑆𝑖+ , integrando tra 𝑙/2 e
3𝑙/2 e intersecando con {𝑥𝑖 = 𝑐𝑖 − 𝑡}. Osservando che per ogni 𝑥 0 ∈ 𝑄 𝑙 (𝑐) si ha
chiaramente che 𝜕𝑄 𝑙 (𝑥 0) ⊆ 𝑖=1
Ð𝑛−1 − 0
𝑆𝑖 (𝑥 ) ∪ 𝑆𝑖+ (𝑥 0), sommando l’ultima stima per
1 ≤ 𝑖 ≤ 𝑛 − 1, si ottiene facilmente (2.15).
Passo III: Scelta di "buoni" cubi orizzontali
1
Fissiamo adesso un 0 ≤ 𝛾 < 𝑛−1 con 𝛾 = 𝛾(𝑛, 𝛼), il cui valore esatto sarà
precisato in (2.48) e sarà ottenuto in modo simile a quanto già visto nella dimo-
strazione nel caso liscio. In aggiunta, fissiamo anche un costante molto piccola
𝜀 > 0, che sarà precisata anche essa più avanti, e che dipenderà da 𝑎, 𝑀 e 𝛾,
quindi in definitiva 𝜀 = 𝜀(𝑛, 𝑀, 𝐸, 𝛼). Sia anche 0 < 𝜀 < 𝜀 assegnato. In questo
passo, vogliamo definire un numero 𝐻 = 𝐻 (𝛾, 𝑛) ∈ N di cubi a due a due disgiunti
𝑄 𝑗 ⊆ 𝑄. Di questi nel prossimo passo ne sceglieremo uno su cui completare la
costruzione. Se 𝛾 = 0, prendiamo un solo cubo, cioè 𝐻 (0, 𝑛) = 1 e 𝑄 1 = 𝑄.
Se invece 𝛾 > 0 prendiamo dei cubi aperti (𝑛 − 1)−dimensionali, a due a due
disgiunti 𝑄 2𝑙 (𝑥 +𝑗 ) ⊂⊂ 𝑄, dove abbiamo preso come 𝑙 = 𝑎𝜀 𝛾 . Se indichiamo con
2𝐻 il numero massimo dei cubi possibili a due a due disgiunti, sicuramente ne
possiamo prendere un numero 𝐻 per cui vale
1
𝐻≥ . (2.16)
2𝑛+1 𝜀 𝛾(𝑛−1)
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 19
𝑛 − 1 𝑛−1 ∗
+
≤ H 𝜕 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 2𝑙 (𝑥 𝑗 ) × (−𝑎/2, 𝑎/2) (2.20)
𝑎𝜀 𝛾
≤ (𝑛 − 1)(1 + 2𝜌)(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 (2.21)
≤ 𝑛2𝑛+1 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 . (2.22)
Per arrivare a (2.20) abbiamo usato (2.19) e (2.15). Invece per ottenere (2.21)
abbiamo osservato che i 𝑄 2𝑙 (𝑥 +𝑗 ) sono a due a due disgiunti e contenuti in 𝑄,
20 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
quindi abbiamo potuto ottenere una stima analoga a (2.14). Infine per avere (2.22)
è utile osservare che, come vedremo, 𝜌 1/𝑛.
Concludiamo questo passo ponendo attenzione a due dettagli. Il primo è
che 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2) è contenuto nell’unione di 2(𝑛 − 1) iperpiani di
dimensione 𝑛 − 1, quindi il membro di destra in (2.18) è da intendesi come
l’unione di tutti i bordi (𝑛 − 2)−dimensionali. Il secondo riguarda il caso 𝛾 = 0: si
osserva infatti che l’unico cubo 𝑄 verifica in automatico la (2.17), in quanto è una
relazione più debole di (2.7). Inoltre, sempre per il Teorema di Vol’pert, a patto
di modificare di poco il cubo ottenuto nel passo I, verifica anche la (2.18).
Passo IV: Scelta di uno dei cubi orizzontali.
In questo passaggio vogliamo scegliere un cubo in particolare tra tutti quelli
definiti al passo precedente. Nello specifico, ci prefissiamo di trovare un indice
1 ≤ 𝑗 ≤ 𝐻 tale che chiamando 𝑄 𝜀 = 𝑄 𝑗 e 𝑄 𝑛𝜀 = 𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2), siano
soddisfatte
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 )
≤ 1 + 2𝑛+5 𝜌, (2.23)
(𝑎𝜀 )
𝛾 𝑛−1
proprietà
4𝜌𝑎 𝑛−1
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝑖 × (−𝑎/2, 𝑎/2) \ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌}) > , (2.27)
𝐻
in contraddizione con (2.5). Considerando adesso i restanti cubi per cui (2.27) non
valga e ricordando la richiesta (2.16) fatta per 𝐻, si ottiene
12𝜌𝑎 𝑛−1
𝜁 (𝑄 𝑗 ) ≤ ≤ 2𝑛+5 𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 ,
𝐻
22 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
da cui
ovvero la (2.23). Riassumendo, abbiamo visto che ogni relazione vale per almeno
i 3/4 degli 𝐻 cubi, quindi esiste almeno un cubo 𝑄 𝑗 , che chiamiamo 𝑄 𝜀 per cui
valgono tutte le relazioni (2.23)-(2.26). Poiché sarà di utilità più avanti, osserviamo
che mettendo insieme (2.23) e (2.26) si ottiene
𝐾
Õ
𝑎H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆𝑖 ) + H 𝑛 (𝐸 ∩ 𝑆𝑖 )
𝑖=1
𝑎H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆 + ) + H 𝑛 (𝐸 ∩ 𝑆+ )
2𝑛+4 𝜌𝑎 𝑛 𝜀 𝛾(𝑛−1) + 2𝑛+3 (2.29)
≤ ≤ 2𝑛+6 𝛿𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .
𝐾
dove l’ultima uguaglianza segue dal teorema di Vol’pert. Nello specifico si osserva
che, per quasi ogni −𝑎/2 < 𝑡 < −𝑎𝜌, si ha che punti sull’iperpiano R𝑛−1 × {𝑡}
hanno densità 1 oppure 0 a meno di un insieme H 𝑛−1 − trascurabile, e quindi
(𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 ) 𝑡 = 𝜕 ∗ (𝐸 𝑡 ∩ 𝑄 𝜀 ).
Come conseguenza possiamo trovare un’altra sezione ad altezza −𝑎/2 < 𝜎 − <
−𝑎𝜌 per cui valga
−
H 𝑛−2 𝜕 ∗ (𝐸 𝜎 ) ∩ 𝑄 𝜀 ≤ 3 · 2𝑛+3 𝜌𝑎 𝑛−2 𝜀 𝛾(𝑛−1) .
(2.30)
24 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
Finalmente abbiamo tutti gli strumenti per andare a perturbare 𝐸, ottenendo una
famiglia di insiemi ad un parametro, tra cui andremo a scegliere quello che ci darà
la tesi. Quindi per ogni 0 < 𝛿 ≤ 𝛿 definiamo
𝑇𝛿 := (𝑥 0, 𝑥 𝑛 + 𝛿) : (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )) ,
−
𝐹𝛿 := 𝐸 \ 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿) ∪ 𝐸 𝜎 ∩ 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿) ∪ 𝑇𝛿 .
Andiamo ad osservare più da vicino come sia definito 𝐹𝛿 , aiutandoci anche con la
figura 2.2. Vediamo che le differenze (parti in rosso e giallo nel disegno) tra 𝐸 e
𝐹𝛿 sono solo all’interno di cilindro 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿). In questo cilindro, la parte
−
della base 𝐸 𝜎 ∩ 𝑄 𝜀 viene stirata verticalmente di una lunghezza 𝛿, mentre tutta
la parte centrale 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )) viene traslata in alto di 𝛿. Queste due parti
contribuiscono alla zona rossa in esubero in figura. Infine il pezzo nella striscia
superiore 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)) viene direttamente ignorato, ottenendo la parte
gialla nel disegno.
Passo VI: Stima del volume di 𝐹𝛿 e scelta del competitore 𝐹.
In questo passo ci prefiggiamo il compito di stimare il volume di 𝐹𝛿 in relazione
con quello di 𝐸, e speriamo di poter individuare un insieme 𝐹 all’interno della
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 25
|𝐹 | = |𝐸 | + 𝜀. (2.31)
Sarà invece l’obiettivo del prossimo passo verificare che la scelta fatta sia tale da
poter soddisfare anche la condizione sul perimetro richiesta dalla proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 .
Per un fissato 0 < 𝛿 ≤ 𝛿, indichiamo con 𝐹 = 𝐹𝛿 e definiamo gli insiemi
𝐸 + = 𝐹 \ 𝐸, 𝐸 1− = (𝐸 \ 𝐹) ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )),
𝐸 2− = (𝐸 \ 𝐹) ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)),
tali che
|𝐹 | = |𝐸 | + |𝐸 + | − |𝐸 1− | − |𝐸 2− |. (2.32)
L’ultimo termine è il più facile da stimare. Infatti, vale che 𝐸 2− ⊆ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 ×
(𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)) ⊆ 𝐸 ∩ 𝑆+ , e richiamando anche che 1
𝑀 ≤ 𝑓 , ℎ ≤ 𝑀 in 𝑄 𝑛𝜀 , da (2.29)
si ha
|𝐸 2− | ≤ |𝐸 ∩ 𝑆+ | ≤ 𝑀H 𝑛 (𝐸 ∩ 𝑆+ ) ≤ 2𝑛+6 𝑀𝛿𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 . (2.33)
Passiamo adesso a stimare |𝐸 + | e |𝐸 1− |. Per farlo, sarà conveniente separare le
sezioni verticali tali che 𝑥 0 ∈ 𝐺 oppure no. Prendiamo quindi un 𝑥 0 ∈ 𝑄 𝜀 ∩𝐺, allora
(𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 )𝑥 0 è una segmento verticale della forma (−𝑎/2, 𝑦) con −𝑎𝜌 < 𝑦 < 𝑎𝜌, di
conseguenza 𝜎 − < 𝑦 < 𝜎 + . Si evince che la sezione (𝐸 1− )𝑥 0 è vuota, mente (𝐸 + )𝑥 0
è il segmento (𝑦, 𝑦 + 𝛿). Ricordando che 𝐸 + ⊆ 𝑄 𝑛𝜀 e utilizzando Fubini si ha
|𝐸 1− ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))| = 0,
𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (2.34)
(1 − 2𝑛+5 𝜌) ≤ |𝐸 + ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))| ≤ 𝑀𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .
𝑀
26 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
+ −
𝑇𝑠𝑢 𝑝 ⊆ 𝜋(𝑇𝑠𝑢 𝑝 ), (2.43)
∫
+
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) ≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝑇𝑠𝑢 𝑝)
+
𝑇𝑠𝑢 𝑝 (2.44)
𝑛−1 − 𝑛+6 𝑛−2 𝛾(𝑛−1)
≤ 𝑀H (𝑇𝑠𝑢 𝑝) ≤2 𝑀𝛿𝜌𝑎 𝜀 .
+
⊆ 𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿) ∪ 𝜏 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − + 𝛿, 𝜎 + + 𝛿)) ,
𝑇𝑙𝑎𝑡
∫
+
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) ≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝑇𝑙𝑎𝑡 )
+
𝑇𝑙𝑎𝑡
−
𝜕 ∗ 𝐹 ∩ C − = 𝜕 ∗ (𝐸 𝜎 ) ∩ 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿).
Invece, dalla costruzione, segue che 𝜕 ∗ 𝐹 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − +𝛿, 𝜎 + +𝛿)) non è altro che la
traslazione in alto di una lunghezza 𝛿 di 𝜕 ∗ 𝐸∩(𝑄 𝜀 ×(𝜎 − , 𝜎 + )) = 𝑇𝑖𝑛𝑡
− . In particolare
se (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝑇𝑖𝑛𝑡
− allora 𝜈 (𝑥 0, 𝑥 + 𝛿) = 𝜈 (𝑥 0, 𝑥 ). Indichiamo per semplicità 𝜉 la
𝐹 𝑛 𝐸 𝑛
traslazione di 𝛿 lungo la componente 𝑛−esima, cioè 𝜉 (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) = (𝑥 0, 𝑥 𝑛 + 𝛿), così
− allora 𝜈 (𝜉 (𝑦)) = 𝜈 (𝑦). Dalla locale
l’osservazione precedente diventa 𝑦 ∈ 𝑇𝑖𝑛𝑡 𝐹 𝐸
𝛼−Hölderianità di ℎ nella variabile spaziale, abbiamo che esiste una costante 𝐶1
tale che |ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈)−ℎ(𝑦, 𝜈)| ≤ 𝐶1 𝛿 𝛼 per ogni 𝑦 ∈ 𝑄 𝑛 e 𝜈 ∈ S𝑛−1 . Di conseguenza,
30 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐹 ∩ C − )
∫
+ ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈 𝐸 (𝑦)) − ℎ(𝑦, 𝜈 𝐸 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) (2.46)
−
𝑇𝑖𝑛𝑡
𝜎−
≤ 𝑀𝛿H 𝑛−2 𝜕 ∗ (𝐸 −
) ∩ 𝑄 𝜀 + 𝐶1 𝛿 𝛼 H 𝑛−1 (𝑇𝑖𝑛𝑡 )
≤ 3 · 2𝑛+5 𝑀𝛿𝜌𝑎 𝑛−2 𝜀 𝛾(𝑛−1) + 𝐶1 𝛿 𝛼 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (1 + 2𝑛+5 𝜌).
𝑛−1
|𝐹 | = |𝐸 | + 𝜀0, 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜀0 𝑛 . (2.49)
In analogia con le modifiche fatte a 𝜀, vedremo che si rende necessaria anche una
variazione alla definizione di 𝛿 data in (2.37), la quale di qui in avanti sarà
1
𝛿 2𝑀𝜀 𝑛
𝛿= = . (2.50)
𝐿 𝐿𝑎 𝑛−1
Quindi la stima che andremo ad utilizzare, a differenza di quanto fatto nel passo
VII, è la seguente
2𝑀𝜀 1/𝑛
|ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈𝑒 (𝑦)) − ℎ(𝑦, 𝜈 𝐸 (𝑦)| ≤ 𝜔(𝛿) = 𝜔 ,
𝐿𝑎 𝑛−1
dove 𝜉 è la traslazione in alto di lunghezza 𝛿 < 𝛿, e si è usato che 𝜔 è una funzione
crescente. Usando la precedente diseguaglianza in (2.46), si ottiene
∫ ∫
𝑛−1
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H (𝑢) − ℎ(𝑢, 𝜈 𝐸 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦)
+
𝑇𝑖𝑛𝑡 −
𝑇𝑖𝑛𝑡
𝑛−1 𝑛−1
≤ 3 · 2𝑛+5 𝑀𝛿𝜌𝑎 𝑛−2 𝜀 𝑛 + 𝜔(𝛿)𝑎 𝑛−1 𝜀 𝑛 (1 + 2𝑛+5 𝜌)
(2.52)
𝑛−1
0 𝑛−1 0 𝑛−1
≤ 𝐶5 𝜀 + 2𝜔(𝛿)𝑎 𝐿 𝜀 𝑛 𝑛
Questo è possibile osservando che 𝜔(𝛿) tende a zero quando 𝛿 tende a zero, per
uniforme continuità di ℎ, ma 𝛿 può essere reso piccolo a piacere a patto di ridurre
ulteriormente 𝜀. Infine inserendo l’ultima stima in (2.52), richiamando (2.51) e
𝑛−1
(2.42), si ottiene 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝜅𝜀0 𝑛 .
Riassumendo, nel caso in cui 𝛼 = 0 e ℎ è continua nella variabile spaziale, per
ogni 𝜅 > 0 abbiamo trovato un 𝜀0 > 0 dipendente solo da 𝑀, 𝑛, 𝐸, e 𝜅, tale che
per ogni 0 < 𝜀0 < 𝜀0 esiste un insieme 𝐹 con 𝐸 4 𝐹 ⊂⊂ 𝑄 𝑛 che soddisfa (2.49).
Quindi la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 è stata dimostrata per i valori di 𝜀 > 0.
Passo X: Conclusione: analisi del caso 𝜀 < 0
Siamo finalmente giunti all’ultimo passo per concludere la dimostrazione.
Abbiamo lasciato in sospeso la dimostrazione nel caso 𝜀 < 0, perché, come
vedremo, è facilmente ottenibile dal caso positivo. Infatti presi un 𝐸 ⊆ R𝑛 di
perimetro localmente finito, una palla 𝐵 ⊆ R𝑛 tale che H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵) > 0, ed un
punto 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵, abbiamo trovato due costanti positive 𝐶 e 𝜀 che verificano la
proprietà che, per ogni 0 < 𝜀 < 𝜀, esiste un 𝐹 che soddisfa (2.1), cioè
𝐹ˆ 4 𝐸ˆ ⊂⊂ 𝐵, | 𝐹ˆ | − | 𝐸ˆ | = 𝜀, ˆ ≤ 𝐶ˆ |𝜀| 𝛽 .
ˆ − 𝑃( 𝐸)
𝑃( 𝐹)
Definendo 𝐹 = (𝐸 \ 𝐵) ∪ (𝐵 \ 𝜀),
ˆ si ha chiaramente che
Concludiamo questo capitolo osservando che le ipotesi con cui abbiamo de-
ciso di lavorare non sono le più generali possibili, ma possono essere indebolite
leggermente. Ad esempio avremmo potuto chiedere ad 𝑓 e ℎ di essere "essenzial-
mente limitate" ed "essenzialmente 𝛼−Hölderiane" al posto di localmente limitate
e "𝛼−Hölderiane. Per una rigorosa definizione rimandiamo a [4, Definizioni 1.6 e
1.7], ma, a differenza del caso studiato in questo lavoro, si permette alle densità di
poter assumere i valori 0 e +∞ in una famiglia di insiemi localmente finita. Questa
generalità andrebbe ad aggravare ulteriormente i tecnicismi e i dettagli presenti
in una già lunga e articolata dimostrazione, senza fornire un contributo davvero
essenziale: le ipotesi utilizzate sono già molto generali.
36 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
Capitolo 3
Limitatezza e Regolarità
Adesso vogliamo sfruttare la fatica fatta nel precedente capitolo per ottenere la
proprietà 𝜀−𝜀 𝛽 , ed utilizzarla per dimostrare alcune importanti caratteristiche degli
insiemi isoperimetrici. Se assumiamo che le densità siano globalmente limitate,
allora gli insiemi isoperimetrici sono limitati. Per ottenere questo risultato sarà
fondamentale il lavoro fatto nel passo IX, dove abbiamo ottenuto la validità di
(2.1) con una costante 𝐶, che può essere scelta in modo arbitrariamente piccolo.
Successivamente useremo i noti risultati in [5, 8, 9, 12] per ottenere un risultato
sulla regolarità degli insiemi di perimetro localmente finito. Anche in questa
occasione sarà di fondamentale importanza l’utilizzo della proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 .
Teorema 3.1 (Limitatezza). Supponiamo che esista una costante 𝑀 > 0 tale per
cui
1 1
≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 𝑀, ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 𝑀, ∀𝑥 ∈ R𝑛 , 𝜈 ∈ S𝑛−1 , (3.1)
𝑀 𝑀
37
38 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ
Dimostrazione. Fissiamo una palla 𝐵, tale che H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵) > 0. Allora nel
caso (i) esiste una costante 𝐶 > 0 e un 𝜀 tali che per ogni |𝜀| < 𝜀 esiste un 𝐹 tale
𝑛−1
che vale (2.1) con 𝛽 > 𝑛 . Nel caso (ii) invece, per ogni costante 𝐶 > 0 esiste
𝑛−1
un 𝜀 tali che, per ogni |𝜀| < 𝜀 esiste un 𝐹 tale per cui valga (2.1) con 𝛽 = 𝑛 .
Prendiamo adesso 𝑅0 1 tale che la palla 𝐵 𝑅0 = {𝑥 ∈ R𝑛 : |𝑥| < 𝑅0 } verifichi
𝐵 ⊆ 𝐵 𝑅0 , |𝐸 \ 𝐵 𝑅0 | < 𝜀.
da cui
1 − 𝑖+1
𝑅𝑖+1 − 𝑅𝑖 ≤
2 𝑛.
𝛾
Iterando la disequazione appena ottenuta, si vede facilmente che per ogni 𝑙 ≥ 𝑗,
𝑙−1 ∞
1Õ 1 1Õ 1
𝑅𝑙 ≤ 𝑅 𝑗 + ≤ 𝑅 𝑗 + := 𝑅∞ < +∞,
𝛾 𝑖= 𝑗 2 𝑖+1
𝑛 𝛾 𝑖= 𝑗 2 𝑖+1
𝑛
Figura 3.1: Idea della situazione descritta dopo le considerazioni sulle componenti
connesse di 𝐸. Si noti che 𝐹3 è vuoto.
Osserviamo che, grazie alla densità degli insiemi lisci negli insiemi di peri-
metro localmente finito, dimostrare la proposizione 3.2 equivale a dire che 𝐵 sia
l’unico insieme isoperimetrico di volume pesato 𝑀.
per ogni 𝑖 ∈ N, per ogni palla 𝐵𝑖 esiste al più una componente connessa di 𝐸 che
la interseca. Indichiamo con 𝐸𝑖 = 𝐸 ∩ 𝐵𝑖 e con 𝐹𝑖 la parte di quella componente
connessa che rimane fuori di 𝐵𝑖 (Si veda la figura 3.1 per chiarire le idee). Notiamo
che se 𝐵𝑖 non interseca 𝐸, sia 𝐸𝑖 che 𝐹𝑖 sono vuoti. Chiamiamo adesso
Dividiamo il bordo degli 𝐹𝑖 in due parti: con Γ1 = 𝜕𝐹𝑖 \ 𝐵𝑖 e con Γ2 = 𝜕𝐹𝑖 ∩ 𝜕𝐵𝑖 .
Se indichiamo con 𝜋 : R𝑛 \ 𝐵𝑖 → 𝜕𝐵𝑖 , la proiezione sul bordo di 𝐵𝑖 , poiché le
palle sono convesse, allora 𝜋 è 1−Lipschitz. Per le note proprietà delle misure di
Hausdorff, si ottiene
Di conseguenza
dove abbiamo anche usato che 𝜕𝐹𝑖 = Γ1 ∪ Γ2 e (3.8). Inoltre abbiamo usato che
∫
H 𝑓𝑛−1 (Γ) = Γ 𝑓 (𝑥)𝑑H 𝑛−1 (𝑥).
Possiamo adesso utilizzare la stima ottenuta, andando a sommare sugli 𝑖 ∈ N,
ottenendo quindi
Õ Õ
𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵) = 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 )
𝑖∈N 𝑖∈N
𝑀 − 1 𝑛1 Õ 𝑛−1
≥ 𝑛𝜔𝑛 𝛿𝑖 𝑛
2 𝑖∈N
! 𝑛−1 (3.9)
𝑛
𝑀 − 1 𝑛1 Õ
≥ 𝑛𝜔𝑛 𝛿𝑖
2 𝑖∈N
𝑀 − 1 𝑛1 𝑛−1
= 𝑛𝜔𝑛 𝜂 𝑛 ,
2
𝑛−1
dove nell’ultima diseguaglianza si è usato la concavità della funzione 𝑡 → 𝑡 𝑛 .
Con una facile considerazione si ha che
e grazie anche alla (3.9), vedremo che sarà possibile ridursi a valutare 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) −
𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) in termini degli 𝜀𝑖 .
Passo III: Una prima facile stima per 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ).
Vogliamo dimostrare che per ogni 𝑖 ∈ N vale
1 𝑛−1
𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ −𝑛𝜔𝑛𝑛 𝜀𝑖 𝑛 . (3.11)
1 𝑛−1
− 𝑛𝜔𝑛𝑛 𝜀𝑖 𝑛 .
44 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ
𝐸𝑖∗ := {𝑥 ∈ R𝑛 : 𝑥 1 ≥ 𝑔(|𝑥|)} ,
1 𝑛−1 1 𝑛−1
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖∗ ) ≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐸𝑖∗ | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
= 𝑛𝜔𝑛𝑛 (|𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. − 𝜀𝑖 ) 𝑛
3 1 𝑛−1 3
≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
= 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ).
4 4
Dall’altro lato, l’ipotesi aggiuntiva fatta in questo caso permette di ottenere che
1
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙 (𝐸𝑖 ) = H 𝑛−1 (Γ1 ) + H 𝑛−1 (Γ2 ) ≤ H 𝑛−1 (Γ1 ) + 𝑃 𝑓 (𝐵1 ).
2
46 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ
Ricordando che 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖 ) ≥ 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖∗ ), mettendo insieme le due stime prece-
denti, si ottiene H 𝑛−1 (Γ1 ) ≥ 14 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ), da cui si ricava
Õ 𝑛−1 Õ 1 𝑛−1
𝑛 1 𝑛−1
𝜀𝑖𝑛
≤ = ≤ 𝐶1 (𝑛)𝜀 𝑗 𝑛 .
𝑖> 𝑗 𝑖> 𝑗
2𝑖 2
𝑛−1
𝑛 − 1 · 2𝑗
𝑛−1
𝑛
dove
𝑛−1
4 𝑛
𝑛−1
𝐶1 (𝑛) =
.
2 𝑛 −1
Adesso usando (3.7), (3.11) e quanto visto nel passo IV, si deduce
!
Õ 1
© 𝑛−1 Õ 𝑛−1 ª 1 𝑛−1 Õ 𝑛−1
𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ −𝑛𝜔𝑛 𝜀 𝑗 𝑛 +
𝑛
𝜀𝑖 𝑛 ®® ≥ −𝑛𝜔𝑛𝑛 𝜀 𝑗 𝑛 + 𝜀𝑖 𝑛
𝑖∈𝐽 𝑖 ∈𝐽 𝑖> 𝑗
« 𝑖> 𝑗 ¬
𝑛−1 𝑛−1
≥ −𝑛𝜔𝑛 (𝐶1 (𝑛) + 1)𝜀 𝑗 𝑛 = −𝐶 (𝑛)𝜀 𝑗 𝑛
! 𝑛−1
𝑛
Õ 𝑛−1
≥ −𝐶 (𝑛) 𝜀𝑖 = −𝐶 (𝑛)𝜂 𝑛 .
𝑖∈N
Abbiamo finalmente tutti gli strumenti per poter concludere. Mettendo quindi
insieme (3.9), (3.10), (3.11), (3.12) e quanto fatto nel passo IV, assumendo inoltre,
senza perdita di generalità, che l’insieme 𝐸 abbia perimetro finito, si ha
Õ
𝑃 𝑓 (𝐸) − 𝑃 𝑓 (𝐵) = 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵)
𝑖∈N
Õ Õ
= 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) + 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵)
𝑖∈N 𝑖∈N
Õ Õ
≥ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) + 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵)
𝑖∈N 𝑖∈N
Õ 𝑀 − 1 𝑛1 𝑛−1 𝑛−1
≥ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) + 𝑛𝜔𝑛 𝜂 𝑛 ≥ 𝜉𝜂 𝑛 ,
𝑖∈𝐽
2
Diremo che è (localmente) 𝜔−minimo, per una fissata funzione continua e cre-
scente funzione 𝜔 : R+ → R+ con 𝜔(0) = 0, se per ogni insieme 𝐻 ⊆ R𝑛 con
𝐻 4 𝐸 ⊂⊂ 𝐵𝑟 (𝑥) ( e 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵, con 𝐵 palla fissata) si ha
Diremo che un insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 è poroso se esiste una costante 𝛿 > 0 tale che, per
ogni 𝑥 ∈ 𝜕𝐸 e per ogni 𝑟 > 0 sufficientemente piccolo (eventualmente dipendente
da 𝑥), esistono due palle 𝐵1 , 𝐵2 ⊆ 𝐵𝑟 (𝑥), entrambe di raggio 𝛿𝑟, tali che 𝐵1 ⊆ 𝐸
e 𝐵2 ⊆ (R𝑛 \ 𝐸).
Come già accennato per questa parte del lavoro prenderemo per buono il
contenuto dei lavori [5, 8, 9, 12], da cui si ricava il seguente risultato
Sia adesso 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵 una palla qualsiasi. Se 𝑟 < 𝑟, allora dalla definizione
sopra si ha
𝜀 := |𝐵𝑟 (𝑥) ∩ 𝐸 | < 𝑀𝜔𝑛 𝑟 𝑛 < 𝜀, (3.16)
dove si è posto
𝑛−1 𝑛−1
𝐾 = 𝑁𝜔𝑛 𝑀 2 + 𝐶 𝑀 𝑛 +1 𝜔𝑛 𝑛 .
e quindi ancora una volta (3.13) è verificata per 𝐵𝑟 (𝑥). Abbiamo quindi provato
la quasi-minimalità.
Assumiamo adesso che la densità ℎ sia 𝛼−Hölderiana nella variabile spaziale,
e quindi, sempre per il teorema 2.1, abbiamo che vale la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 , con 𝛽
definito in (2.2). Per concludere la dimostrazione, resta da provare la 𝜔−minimalità
di 𝐸 per le palle 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵 con 𝜔(𝑟) = 𝐶𝑟 2𝜂 , dove 𝜂 è quella definita in (3.14),
e 𝐶 è una costante opportuna. A meno di aumentare la costante 𝐶, possiamo
considerare solo i raggi 𝑟 < 𝑟, dove 𝑟 è definito come prima. Siano quindi
𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵 una palla qualsiasi, e 𝐻 ⊆ R𝑛 un insieme tale che 𝐻 4 𝐸 ⊂⊂
𝐵𝑟 (𝑥). Inoltre, chiamiamo 𝜀 = |𝐸 | − |𝐻|, che soddisfa |𝜀| < 𝜀 poiché 𝑟 < 𝑟.
Argomentando in modo del tutto analogo alla prima parte della dimostrazione,
possiamo trovare un insieme 𝐹 ⊆ R𝑛 tale che 𝐹 4 𝐸 è a una distanza positiva da
𝐵𝑟 (𝑥), che |𝐹 | = |𝐸 |+𝜀, e che 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) +𝐶 |𝜀| 𝛽 . Definiamo come competitore
l’inseme 𝐺 = (𝐹 \ 𝐵𝑟 (𝑥)) ∪ (𝐻 ∩ 𝐵𝑟 (𝑥)), dalla costruzione risulta evidente che
|𝐸 | = |𝐺 |, quindi poiché 𝐸 è un insieme isoperimetrico
dove ∫ ∫
𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐸) = ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥))𝑑H (𝑥) e |𝐸 | 𝑓 = 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥,
𝜕∗ 𝐸 𝐸
definiti in nella sezione 1.3. In questo capitolo, a differenza di quanto fatto fino ad
adesso, andremo sempre a specificare con quale densità calcoleremo il volume o il
perimetro, indicandolo con il pedice per evitare incomprensioni. Inoltre se avremo
53
54 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
Un’importante differenza con quanto fino ad ora, sta nel fatto che dobbiamo
richiedere che ℎ sia convessa nella variabile angolare, dove ℎ è da considerarsi
estesa a tutto R𝑛 × R𝑛 , in modo tale che sia positivamente omogenea di rango 1,
cioè chiamando e ℎ la funzione estesa, vale
𝑦
|𝑦|ℎ 𝑥,
|𝑦| se 𝑦 ≠ 0
ℎ(𝑥, 𝑦) =
e .
0
se 𝑦 = 0
Infatti come si può vedere in [7, Teoremi 4.5 e 4.7] che l’ipotesi di convessità
nella seconda variabile per ℎ, risulta condizione necessaria e sufficiente per avere
la semicontinuità inferiore del perimetro con densità ℎ.
Notiamo adesso che il problema (4.1) diventa interessante quando 𝑓 ∉ 𝐿 1 (R𝑛 ).
Infatti, fissato un 𝑉 > 0 possiamo sempre prendere una successione di insiemi
{𝐸 𝑘 } 𝑘∈N di volume fissato 𝑉, i cui perimetri convergono all’estremo inferiore. A
meno di sottosuccesione, convergono anche in 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 (R𝑛 ) ad un certo insieme 𝐸,
e quindi per la semicontinuità del perimetro si ha 𝑃 ℎ (𝐸) ≤ lim inf 𝑘 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) =
J (𝑉). L’insieme 𝐸 è quindi isoperimetrico per il volume 𝑉, se il suo volume è
effettivamente 𝑉, ma questo non accade necessariamente se 𝑓 ∉ 𝐿 1 (R𝑛 ). Quello
che rimane vero è che |𝐸 | 𝑓 ≤ 𝑉, ma se vale la disuguaglianza stretta l’insieme
trovato non risolve il problema. Si può osservare che generalmente il problema
presentato non ammette soluzione, vogliamo quindi presentare delle condizioni
che garantiscono l’esistenza di insiemi isoperimetrici.
Nel caso di singola densità si conosce più o meno tutto. Infatti se, come
osservato prima, il volume di R𝑛 non è finito il problema è facilmente risolto.
Quindi andando a studiare le funzioni che non sono 𝐿 1 su tutto lo spazio, ci si
rende conto che è importante analizzare il comportamento ad infinito. In modo
un po’ semplicistico, si osserva che gli insiemi per minimizzare il perimetro,
preferiscono le zone dove la densità rimane "piccola". Quindi, è ragionevole
4.1. INTRODUZIONE AL PROBLEMA 55
In [6] viene mostrato che, nel caso di singola densità, se converge dal basso
allora c’è esistenza del problema isoperimetrico, mentre nel caso di convergenza
dall’alto non c’è soluzione al problema.
Passiamo adesso ad analizzare il caso con doppia densità. Argomentando in
modo simile a quanto fatto per una singola densità, ci accorgiamo che il caso
interessante è quando entrambe le densità convergono a un valore finito diverso
da 0 quando 𝑥 tende a infinito. Per alleggerire la notazione, a meno di riparame-
trizzazione, possiamo supporre che entrambe tendano a 1. Definiamo adesso le
funzioni e 𝑓 , ℎ+ : R𝑛 → R+ come
ℎ, e
abbiamo già osservato che compromette l’esistenza. Non entreremo nel merito
delle due casistiche precedenti, ma ci preoccuperemo principalmente di analizzare
in caso dove entrambe le densità convergano dall’alto o dal basso. Vedremo quindi,
che a differenza del caso di singola densità, si ottiene l’esistenza anche se entrambe
convergono dall’alto.
|𝐸 𝑘 | 𝑓 = 𝑉 lim 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) = J (𝑉).
𝑘→∞
𝑃 ℎ (𝐹) − 𝑃 ℎ (𝐸)
𝜂 := . (4.5)
5
Prendiamo 𝑥 ∈ R𝑛 un punto che sia contemporaneamente di Lebesgue per l’insieme
𝐹 e per le densità 𝑓 e ℎ: un tale punto esiste perché |𝐹 | 𝑓 > 0 e 𝑃 ℎ (𝐹) > 𝑃 ℎ (𝐸) ≥ 0.
Di conseguenza, è possibile trovare un 𝑟 1 tale che
1
𝜔𝑛 𝑓 (𝑥)𝑟 𝑛 ≤ |𝐵 ( 𝑥) ∩ 𝐹 | 𝑓 ≤ 2𝜔𝑛 𝑓 (𝑥)𝑟 𝑛 ,
2 (4.6)
𝑃 ℎ (R𝑛 \ 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 2𝑛𝜔𝑛 ℎ+ (𝑥)𝑟 𝑛−1 .
In particolare, la prima stima è vera per ogni 𝑟 1, mentre la seconda solo per
q.o. 𝑟 1.
In modo del tutto analogo è possibile trovare un 𝑦 ∈ R𝑛 che sia di Lebesgue
per R𝑛 \ 𝐹, e le funzioni 𝑓 e ℎ. Si osservi che il fatto che |𝐸 | 𝑓 < 𝑉, implica che
𝑓 ∉ 𝐿 1 (R𝑛 ) per quanto già osservato. Inoltre 𝑦 può essere preso arbitrariamente
lontano dall’origine, in particolare, possiamo assumere che ℎ < 𝑀 in un intorno
di 𝑦 per una qualche costante 𝑀 > 0. Di conseguenza esiste un 𝜌 |𝑥 − 𝑦| tale
che per ogni 𝜌 < 𝜌, si ha
1
|𝐵 𝜌 (𝑦) \ 𝐹 | 𝑓 ≥ 𝜔𝑛 𝑓 (𝑦) 𝜌 𝑛 , 𝑃 ℎ (𝐵 𝜌 (𝑦)) ≤ 𝑀𝑛𝜔𝑛 𝜌 𝑛−1 ≤ 𝜂. (4.7)
2
Fissiamo adesso un 𝜀 < 𝜂 in modo tale che
Mostriamo adesso che esistono un insieme 𝐹 0 e un raggio 𝑅 > |𝑦| + 𝜌 tali che
𝐹 0 ∩ 𝐵 𝜌 (𝑦) = 𝐹 ∩ 𝐵 𝜌 (𝑦), 𝐹0 ⊆ 𝐵𝑅 ,
(4.9)
𝑃 ℎ (𝐹 0) < 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂, 0 < 𝜀0 := |𝐸 | 𝑓 − |𝐹 0 | 𝑓 < 𝜀.
58 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
valgono le seguenti
𝜀0 𝜀0
|𝐸 | 𝑓 − < |𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 0 | 𝑓 ≤ |𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 0+1 | 𝑓 < |𝐸 | 𝑓 + , (4.11)
1 + 2𝜆 ∫ 1 + 2𝜆
𝑃 ℎ (𝐸) < ℎ(𝑥, 𝜈 𝑅 𝑘 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) + 𝜂. (4.12)
𝜕 ∗ 𝐸 𝑘 ∩𝐵 𝑅 0
Hℎ𝑛−1 𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 ) ≤ 𝜆H 𝑓 (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 ) < 𝜀. (4.13)
|𝐺 𝑘 | 𝑓 = |𝐹 0 | 𝑓 + |𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 = |𝐸 | 𝑓 − 𝜀0 + |𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 ∈ (𝑉 − 𝜀, 𝑉). (4.14)
𝑃 ℎ (𝐺 𝑘 ) = 𝑃 ℎ (𝐹 0) + 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 )
∫
< 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂 + ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 𝑘 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) + Hℎ𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 )
𝜕 ∗ 𝐸 𝑘 \𝐵 𝑅 𝑘
∫
< 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂 + 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) − ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 𝑘 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) + 𝜀
𝜕 ∗ 𝐸 𝑘 ∩𝐵 𝑅 0
𝑃 ℎ (𝐷 𝑘 ) ≤ 𝑃 ℎ (𝐺 𝑘 ) + 𝑃 ℎ (𝐵 𝜌 𝑘 (𝑦)) < 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) − 𝜂.
|𝐹 | 𝑓 ≥ |𝐸 | 𝑓 − 𝜀, 𝑃 ℎ (𝐹) ≤ 𝑃 ℎ (𝐸) + 𝜀.
(𝑎 − 𝜀)𝜔𝑛 𝑟 𝑛 ≤ |𝐵| 𝑓 ≤ 𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝜀,
Facendo il limite per 𝜀 che tende a zero si ottiene una delle due disuguaglianze in
(4.3).
Per mostrare la diseguaglianza opposta, per ogni 𝜀 > 0 è sempre possibile
trovare un raggio 𝑅 1 tale che
|𝐸 ∩ 𝐵 𝑅 | 𝑓 > |𝐸 | 𝑓 − 𝜀, 𝑃 ℎ (𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) > 𝜀.
Anche in questo caso, ragionando in modo analogo al passo precedente, per ogni
𝑘 1 possiamo trovare un 𝑅 𝑘 ∈ (𝑅, 𝑅 + 1) tale che
|𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 < |𝐸 | 𝑓 + 𝜀, Hℎ𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 ) < 𝜀, 𝑃 ℎ (𝐸) < 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 𝑘 ) + 𝜀.
4.2. ALCUNI RISULTATI PRELIMINARI 61
1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
> 𝑛−1
|𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 𝑛
(𝑎 + 𝜀) 𝑛
1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
> 𝑛−1
(𝑉 − |𝐸 | 𝑓 − 𝜀) 𝑛 .
(𝑎 + 𝜀) 𝑛
𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) ≥ 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 𝑘 ) + 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 ) − 2Hℎ𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 )
1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
≥ 𝑃 ℎ (𝐸) − 3𝜀 + 𝑛−1
(𝑉 − |𝐸 | 𝑓 − 𝜀) 𝑛 .
(𝑎 + 𝜀) 𝑛
da cui
1
𝑛𝜔𝑛𝑛 (𝑎 + 𝜀) 𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐵) ≤ 𝑛𝜔𝑛 (𝑎 + 𝜀)𝑟 𝑛−1 ≤ 𝑛−1
(𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝑚(𝑡)) 𝑛 .
(𝑎 − 𝜀) 𝑛
𝑃 ℎ (𝐸) ≤ 𝑃 ℎ (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 ) + 𝑐 1 𝑚(𝑡),
𝑐 1 𝑚(𝑡) ≥ 𝑃 ℎ (𝐸) − 𝑃 ℎ (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 )
∫
= 𝑃 ℎ (𝐸 \ 𝐵𝑡 ) − ℎ(𝑥, 𝑥/|𝑥|) + ℎ(𝑥, −𝑥/|𝑥|)𝑑H 𝑛−1 (𝑥)
𝐸∩𝜕𝐵𝑡
Lemma 4.3. Siano 𝑔 : (0, +∞) → [0, +∞) e 𝛼 : (−1, 1) → R due funzioni 𝐿 1
tale che ∫ 1
lim 𝑔(𝑡) = 0, 𝛼(𝑡)𝑑𝑡 = 0,
𝑡→∞ −1
∫ 𝜎 (4.15)
𝛼(𝑡)𝑑𝑡 > 0 ∀𝜎 ∈ (−1, 1).
−1
Dimostrazione. Se per assurdo la tesi fosse falsa, per qualunque scelta di 𝑅0 e 𝑅00,
con 𝑅00 ≥ 𝑅0 + 2 si avrebbe
∫ 𝑅 00 ∫ 1
0> 𝛼(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅0 −1
∫ 𝑅 0+1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 00−1 ∫ 1
= 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 + 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠
𝑅 0 −1 −1 𝑅 0 +1 −1
∫ 𝑅 00+1 ∫ 1
+ 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠
𝑅 00 −1 𝑠−𝑅 00
∫ 𝑅 0+1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 00+1 ∫ 1
= 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 + 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠
𝑅 0 −1 −1 𝑅 00 −1 𝑠−𝑅 00
0 00
= 𝐴(𝑅 ) + 𝐵(𝑅 ),
Lemma 4.4. Siano 𝑔 : (0, +∞) → [0, +∞) e 𝛽 : (−1, 1) → R due funzioni 𝐿 1 ,
∫𝑡
tali che 𝑔 e 𝛼(𝑡) = −1 𝛽(𝜎)𝑑𝜎 soddisfano le condizioni (4.15), e 𝛼(1) = 0. Allora
esiste un 𝑅 arbitrariamente grande tale che
∫ 1
𝛽(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅 ≥ 0, (4.16)
−1
dove stavolta il termine centrale si annulla per l’ipotesi che 𝛼(1) = 0. Esattamente
come prima il secondo termine tende a zero se 𝑅00 va ad infinito e quindi si ottiene
l’assurdo se riusciamo a dimostrare che il primo termine strettamente positivo per
un certo 𝑅0. Ma questo segue da
∫ 𝑅 0 +1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 0 +1
𝑔(𝑠) 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 = 𝑔(𝑠)𝛼(𝑠 − 𝑅0)𝑑𝑠
𝑅 0 −1 −1 𝑅 0 −1
∫ 1
= 𝛼(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅0)𝑑𝑡 > 0,
−1
dove l’ultima diseguaglianza è garantita dal lemma 4.3, poiché 𝛼 soddisfa (4.15),
a meno che 𝑔 non sia definitivamente nullo. Ma anche in questo secondo caso la
tesi sarebbe ovviamente dimostrata.
Proposizione 4.5. Sia 𝑓 una densità che converge dal basso a 1 quando 𝑥 tende
a infinito, e chiamiamo 𝑔 = 1 − 𝑓 . Allora per ogni 𝜀 > 0 esiste una palla 𝐵 di
raggio 1 arbitrariamente lontana dall’origine, tale che
𝑃𝑔 (𝐵) ≥ (𝑛 − 𝜀)|𝐵| 𝑔 .
66 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
e𝑔 (𝐵 𝑅 ) ≥ 𝑛𝑉
𝑃 e𝑔 (𝐵 𝑅 ).
Usando la precedente relazione, con (4.22), si ottiene con semplici conti che
𝑛−1 𝑛−1
𝑃1−ℎ (𝐵) ≥ + 2𝜀𝑛 𝑃1− 𝑓 (𝐵) ≥ + 2𝜀𝑛 (𝑛 − 𝜀)|𝐵| 1− 𝑓 ,
𝑛 𝑛
la quale implica (4.21)
𝐵± := 𝐵 ∩ 𝐻 ± , 𝜕 ± 𝐵 := 𝜕𝐵 ∩ 𝐻 ± . (4.23)
Proposizione 4.7. Siano 𝑓 e ℎ come nel lemma precedente. Allora per ogni 𝑚 > 0
esiste una insieme 𝐹, arbitrariamente lontano dall’origine, di volume pesato 𝑚 e
( 𝑓 , ℎ)−densità media minore di 1.
Sempre per (4.24) si ha che |𝐵| 1− 𝑓 ≤ 𝜀𝜔𝑛 , e poiché 𝑅 1, per continuità esiste
un 𝛿 𝜀 tale che |𝐹𝛿 | 𝑓 = 𝜔𝑛 . In particolare, la stima precedente assicura che
(1 − 𝜀) −1 |𝐵| 1− 𝑓
𝛿≤ . (4.25)
𝜔𝑛−1 (𝑅 − 1)
Infine poniamo 𝐹 := 𝐹𝛿 , quindi per concludere basta dimostrare che il suo peri-
metro sia inferiore di 𝑛𝜔𝑛 . Indichiamo con Γ la (𝑛 − 1)−superficie, tale che valga
la relazione
𝜕𝐹 = 𝜕 − 𝐵 ∪ 𝜌 𝛿 (𝜕 + 𝐵) ∪ Γ.
70 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
Per l’ipotesi fatta su ℎ, e per la costruzione fatta per 𝐹 sicuramente vale che
∫ ∫
𝑛−1
ℎ(𝑥, 𝜈 𝐵 (𝑥))𝑑H (𝑥) = ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦),
𝜕+ 𝐵 𝜌 𝛿 (𝜕 + 𝐵)
e quindi
𝑃 ℎ (𝐹) = 𝑃 ℎ (𝐵) + 𝑃 ℎ (Γ). (4.26)
dove per ogni 𝛼 ∈ S𝑛−1 con 𝜌𝛼 abbiamo indicato la solita rotazione di angolo
𝛼 centrata nell’origine. Si noti che le densità 𝑓𝑟 e ℎ𝑟 sono radiali per costruzione,
inoltre tendono a 1 dal basso e soddisfano (4.20), poiché lo fanno 𝑓 e ℎ. Di
conseguenza, possiamo applicare il lemma 4.6 per prendere una palla 𝐵 di raggio
unitario, arbitrariamente lontana dall’origine tale che
Questo può essere dimostrato per induzione: infatti per 𝑘 = 𝑛 − 1 la tesi segue
facilmente dalla definizione di 𝑓𝑟 , ℎ𝑟 e dalla (4.28), cioè
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑛−1
𝑃1−ℎ (𝐵1 )𝑑H (𝜃) = 𝑃1−ℎ𝑟 (𝐵), |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑛−1 (𝜃) = |𝐵| 1− 𝑓𝑟 .
S𝑛−1 S𝑛−1
Adesso assumiamo che la tesi valga per qualche 𝑘 ≥ 2 e per una certa sfera
𝑘−dimensionale S𝑘 ⊆ S𝑛−1 . Quindi per ogni 𝜃 ∈ S𝑘 indichiamo con S(𝜃) ≈ S 𝑘−1 ,
la sfera (𝑘 − 1)−dimensionale ortogonale a 𝜃 in S𝑘 . Per omogeneità si ha
⨏ ⨏ ⨏
𝑅𝛼 𝑘−1 𝑘
𝑃1−ℎ (𝐵1 )𝑑H (𝛼) 𝑑H (𝜃) = 𝑃1−ℎ (𝐵1𝑅𝜃 )𝑑H 𝑘 (𝜃),
S𝑘 S(𝜃) S
⨏ ⨏ ⨏ 𝑘
|𝐵1𝑅𝛼 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑘−1 (𝛼) 𝑑H 𝑘 (𝜃) = |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑘 (𝜃),
S𝑘 S(𝜃) S𝑘
𝜏(𝜃 + 𝜁) − 𝜏(𝜃) 1
1−𝜀 ≤ ≤ .
𝜁 1−𝜀
Proposizione 4.8. Sia ℎ una funzione che tende a 1 quando 𝑥 tende a infinito,tale
∫∞
che ℎ+ converga a 1 dall’alto e ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞. Allora per ogni 𝜀 > 0 esiste una
e
𝑅
palla 𝐵 di raggio unitario, arbitrariamente lontana dall’origine, tale che
Per ipotesi aggiuntiva, per ogni 𝜀 > 0 esiste una palla 𝐵 di raggio unitario,
ℎ𝑟 (𝐵) ≤ (𝑛 + 𝜀)|𝐵|e
arbitrariamente lontana dall’origine tale che 𝑃f ℎ𝑟 . Indichiamo
momentaneamente 𝐵𝜃 la palla ottenuta da 𝐵 ruotando di un angolo 𝜃 rispetto
all’origine. Tutte queste palle hanno lo stesso volume e perimetro rispetto alla
media radiale. Inoltre dalla definizione
⨏ ⨏
𝑃eℎ𝑟 (𝐵) = 𝑃eℎ (𝐵𝜃 )𝑑H 𝑛−1 (𝜃), |𝐵|eℎ𝑟 = |𝐵𝜃 |eℎ 𝑑H 𝑛−1 (𝜃),
S𝑛−1 S𝑛−1
Supponiamo adesso per assurdo che per ogni 𝑅 maggiore o uguale ad un certo 𝑅,
la diseguaglianza (4.33) sia falsa per l’insieme 𝐵 𝑅 . Integrando la diseguaglianza
opposta tra 𝑅1 e 𝑅2 , con 𝑅 𝑅1 𝑅2 , si ha
∫ 𝑅2 ∫ 𝑅2
𝑃eℎ (𝐵 𝑅 )𝑑𝑅 > (𝑛 + 𝜀) |𝐵 𝑅 |eℎ 𝑑𝑅,
𝑅1 𝑅1
e quindi è maggiore di
∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
−𝐾 + ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅.
𝑅1 +1 −1
quindi
∫ 𝑅2 −1 ∫ 1 𝜀
ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡) − 𝑛 + 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅 > −𝐾,
e
𝑅1 +1 −1 2
per una qualche costante 𝐾,
e ancora una volta indipendente da 𝑅1 e 𝑅2 . Notando
∫1
inoltre che −1 𝛼(𝑡) − 𝑛𝛽(𝑡)𝑑𝑡 = 0, l’ultima disuguaglianza si riduce ulteriormente
a ∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
𝜀
− ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅 > 𝐾.
e
2 𝑅1 +1 −1
∫1
Infine, poiché 𝛽(𝑡)𝑑𝑡 > 0, a meno di fissare un 𝑅1 e mandare 𝑅2 a più infinito si
−1 ∫∞
ottiene l’assurdo per l’ipotesi che ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞. E quindi la tesi è provata.
e
𝑅
Dimostrazione. Per prima cosa, come già fatto, possiamo supporre, a meno di
omotetia, che 𝑚 = 𝜔𝑛 . Quindi, anche in questo caso, cerchiamo un insieme 𝐹
arbitrariamente lontano dall’origine, con volume pesato uguale a 𝜔𝑛 e di perimetro
minore o uguale a 𝑛𝜔𝑛 . Usando il lemma 4.9, troviamo una costante 𝜀 > 0. Fissia-
mo una costante 𝜂 > 0 molto piccola, che dipende da 𝜀 e da 𝑛 che specificheremo
più avanti. Poiché sia ℎ che 𝑓 convergono a 1, esiste un 𝑅 tale che per ogni |𝑥| > 𝑅
e per ogni 𝜈 ∈ S𝑛−1 si ha 1 − 𝜂 ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 1 + 𝜂 e 1 ≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 1 + 𝜂. Infatti non
è necessario che ℎ converga anche lei dall’alto, ma l’importante è che lo facciano
𝑓 e ℎ+ . Il lemma 4.9 applicato a e 𝑓𝑟 ci fornisce una palla 𝐵 = 𝐵 𝑅𝜃 , di raggio
ℎ𝑟 e e
unitario e centrata in 𝑅𝜃 con 𝑅 > 𝑅 + 1 e
Il nostro obiettivo, anche in questo caso, è di usare la palla 𝐵 come punto di partenza
per ottenere l’insieme 𝐹. Per agevolare la lettura divideremo la dimostrazione in
tre parti.
Passo I: Le densità ℎ e 𝑓 sono radiali.
Iniziamo con l’ipotesi aggiuntiva che le due densità 𝑓 e ℎ siano radiali, quindi
ℎ =e
e 𝑓 = e
ℎ𝑟 e e 𝑓𝑟 . Fissiamo un iperpiano 𝐻 passante per l’origine e 𝑅𝜃, e sia
𝜈 ∈ S𝑛−1 la direzione ortogonale ad 𝐻, in particolare è ortogonale anche a 𝜃. Con
un piccolo abuso di notazione, per ogni 𝛿 ∈ R possiamo definire "𝜃 + 𝛿", l’angolo
ottenuto da 𝜃 con una rotazione di angolo 𝛿 nel cerchio contenuto in S𝑛−1 che
contiene 𝜃 e 𝜈. Formalmente scriveremo 𝜃 + 𝛿 al posto di 𝜃 cos 𝛿 + 𝜈 sin 𝜃 ∈ S𝑛−1 .
Per alleggerire ulteriormente la notazione, scriveremo 𝐵 al posto di 𝐵 𝑅𝜃 e 𝐵𝛿 al
posto di 𝐵 𝑅(𝜃+𝛿) . Si osserva che per continuità, esiste una piccola costante 𝛿 tale
che l’insieme 𝐹 = 𝐵 ∩ 𝐵𝛿 soddisfa |𝐹 | 𝑓 = 𝜔𝑛 . Ricordando che 𝑓 ≤ 1 + 𝜂 su 𝐵, e
da una semplice osservazione geometrica, si ha
Possiamo inoltre assumere, senza perdita di generalità, che 𝛿(𝜃) > 0 per ogni
𝜃. Altrimenti, se per qualche 𝜃 abbiamo 𝛿(𝜃) = 0, significa che |𝐵 𝑅𝜃 | 𝑓 = 𝜔𝑛 =
|𝐵 𝑅𝜃 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. . Poiché 𝑓 ≥ 1, allora se ne deduce che 𝑓 ≡ 1 su 𝐵, quindi dalla
ℎ = 0 su 𝜕𝐵 𝑅𝜃 , da cui 𝐻 ≤ ℎ+ = 1
semicontinuità inferiore e da (4.40) si ottiene che e
su 𝜕𝐵 𝑅𝜃 . Di conseguenza 𝑃 ℎ (𝐵 𝑅𝜃 ) ≤ 𝑛𝜔𝑛 , ovvero si ottiene facilmente la tesi.
Definiamo adesso la funzione 𝜏 : S1 → S1 come 𝜏(𝜃) = 𝜃 + 𝛿(𝜃), e si noti
dalla costruzione, per positività della 𝑓 , che è una biezione strettamente crescente.
Fissiamo adesso un 𝜃 ∈ S1 , e per ogni 0 < 𝜁 𝜏(𝜃) − 𝜃 = 𝛿(𝜃), e nominiamo
𝐴 = 𝐹 𝜃+𝜁 \ 𝐵 𝑅𝜃 , 𝐶 = 𝐹 𝜃 \ 𝐵 𝑅𝜏(𝜃+𝜁) .
−1 𝑛−1 + 𝜃 − 𝜏(𝜃)
≥ (1 + 𝜂) He (𝜕 𝐵 ∪ 𝜕 𝐵 ) − (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 𝑑𝜃.
S1 ℎ
dove l’ultima diseguaglianza segue dal fatto che 𝜂 possa essere scelto sufficiente-
mente piccolo in funzione di 𝜀, e 𝑅 abbastanza grande. La dimostrazione è quindi
conclusa anche in questo caso.
Passo III: Il caso generale.
Per concludere la dimostrazione procederemo con analizzare il caso 𝑛 ≥ 3.
Passando in rassegna della dimostrazione fatta nel precedente passo, ci si accorge
che il punto fondamentale è stata la stima (4.44). Quindi per avere qualcosa di
analogo bisognerebbe dimostrare che per ogni 𝑛 ≥ 2 esiste un C ≈ S1 in S𝑛−1 tale
che ⨏ ⨏
1
𝑅𝜃
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 1 (𝜃). (4.46)
C C
Se riuscissimo ad ottenere il risultato di sopra, allora la stessa dimostrazione fatta
nel passo precedente funzionerebbe: per rendere più chiara questa cosa abbiamo
volutamente lasciato indicato 𝑛 in tutti i passaggi al posto di 2. Si osservi che nel
caso 𝑛 = 2 ottenere (4.46), è stata un immediata conseguenza di (4.41), che può
essere infatti riscritta come
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑛−1
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 𝑛−1 (𝜃), (4.47)
S𝑛−1 S𝑛−1
che coincide con (4.46) nel caso 𝑛 = 2, con l’unica possibile scelta per C = S1 .
Proviamo quindi ad ottenere la stima desiderata per induzione. Fissiamo quindi
𝑛 ≥ 3 e supponiamo che per un certo 2 ≤ 𝑘 ≤ 𝑛−1 esista una sfera 𝑘−dimensionale
S𝑘 ⊆ S𝑛−1 tale che
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑘
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 𝑘 (𝜃). (4.48)
S𝑘 S𝑘
82 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
Adesso per ogni 𝜃 ∈ S𝑘 indichiamo con S(𝜃) l’insieme dei vettori in S𝑘 ortogonali
a 𝜃. Come già osservato S(𝜃) è una sfera (𝑘 − 1)−dimensionale contenuta in S𝑛−1 ,
e per invarianza per rotazione della misura di Hausdorff, si ha
⨏ ⨏ ⨏
𝑅𝛼 𝑘−1 𝑘
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝛼) 𝑑H (𝜃) = 𝑃eℎ (𝐵 𝑅𝜃 )𝑑H 𝑘 (𝜃),
S𝑘 S(𝜃) S
⨏ ⨏ ⨏ 𝑘
|𝐵 𝑅𝛼 | e𝑓 𝑑H 𝑘−1 (𝛼) 𝑑H 𝑘 (𝜃) = |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 𝑑H 𝑘 (𝜃).
S𝑘 S(𝜃) S𝑘
E quindi poiché vale (4.48), esiste una S𝑘−1 = S(𝜃) ⊆ S𝑘 per la quale
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑘−1
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 𝑘−1 (𝜃).
S𝑘−1 S𝑘−1
Questo passaggio, unito al fatto che per 𝑘 = 𝑛 − 1 la tesi sia vera per (4.47), per
induzione giunge ad ottenere un sfera C ≈ S1 che soddisfa (4.46). Per quanto
osservato prima questo è sufficiente per concludere la dimostrazione procedendo
in modo analogo al passo precedente.
Prima di passare alla dimostrazione, notiamo che adesso risulta un po’ più
chiaro perché nel caso di singola densità non si ha esistenza nel caso di convergenza
dall’alto, perché essendo 𝑓 ≡ ℎ la condizione (4.50) non potrà mai essere verificata.
Infatti, se non valesse la (4.55), si otterrebbe molto facilmente che 𝑃 ℎ (𝐸) >
𝑃(𝐸) > 2𝜋, e quindi la tesi sarebbe immediatamente valida senza bisogno di
(4.53) e (4.54).
Definiamo adesso 𝑡1 = inf {𝑡 > 0 : 𝜏(𝑡) > 1/12} ∈ [1, +∞]. si osserva che
∫ 𝑡1 ∫
1
|𝐸 ∩ 𝐵𝑡1 |𝜑 = 𝜑(𝑠)𝜏(𝑠)𝑑𝑠 ≤ 𝜑(𝑠)𝑑𝑠
0 12 {𝑠≤𝑡1 ,𝜏(𝑠)>0}
1 1
≤ H𝜑 (𝜕𝐸) ∩ 𝐵𝑡1 ,
24
dove l’ultima diseguaglianza è valida per Vol’pert. Se 𝑡1 = +∞, la stima è ottenuta
anche con un costante migliore, cioè 𝑃 𝜑 (𝐸) ≥ 24|𝐸 | 𝜑 . Allora possiamo assumere
che 𝑡1 < ∞, quindi, ricordando che 𝜑 è decrescente, implica
H𝜑1 (𝜕𝐸) ∩ 𝐵𝑡1 𝜑(𝑡1 )
𝑃 𝜑 (𝐸) − 12|𝐸 ∩ 𝐵𝑡1 | 𝜑 ≥ ≥ . (4.56)
2 25
Indichiamo per semplicità 𝑡 ∗ = 𝑡1 + (1200𝜋) −1 . Ricordando (4.55) e ancora una
volta che 𝜑 è decrescente, si ha
∫ 𝑡∗
𝜑(𝑡1 )
|𝐸 ∩ (𝐵𝑡 ∗ \ 𝐵𝑡1 )| 𝜑 = 𝜑(𝑠)𝜏(𝑠)𝑑𝑠 ≤ 𝜑(𝑡 1 )2𝜋(𝑡 ∗ − 𝑡1 ) = ,
𝑡1 600
86 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
mentre
−𝑀 𝜑(𝑡1 )
|𝐸 \ 𝐵𝑡 ∗ | 𝜑 ≤ 𝜑(𝑡 ∗ )|𝐸 \ 𝐵𝑡 ∗ | ≤ 𝜋𝜑(𝑡 ∗ ) = 𝜋𝜑(𝑡 1 )𝑒 1200 𝜋 ≤ ,
600
|𝐸 − | 𝜑 𝜋
|𝐸 − | = ≤ ,
𝑀 𝑀
√ p √
𝑃(𝐸 − ) ≥ 2 𝜋 |𝐸 − | ≥ 2 𝑀 |𝐸 − |. (4.57)
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