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DIPARTIMENTO DI MATEMATICA

Corso di Laurea Magistrale in Matematica

Tesi di laurea magistrale

Sul problema isoperimetrico con doppia densità :


limitatezza, regolarità ed esistenza

Candidato: Relatore:
Stefanini Matteo prof. Pratelli Aldo

Anno Accademico 2019–2020


Abstract

The isoperimetric problem in R𝑛 with double density is a generalisation of the


classical problem, which has received much attention in the recent years. The idea
is quite simple: given two l.s.c. functions 𝑓 : R𝑛 :→ (0, +∞) and ℎ : R𝑛 × S𝑛−1 →
(0, +∞), usually called "densities", for any Borel set 𝐸 ⊆ R𝑛 we define the volume
|𝐸 | 𝑓 and the perimeter 𝑃 ℎ (𝐸) as

∫ ∫
|𝐸 | 𝑓 := 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥, 𝑃 ℎ (𝐸) := ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥),
𝐸 𝜕∗ 𝐸
where as usual 𝜕 ∗ 𝐸 is the reduced boundary of 𝐸, and for every 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸 the
vector 𝜈 𝐸 (𝑥) ∈ S𝑛−1 is the outer normal at 𝑥, wich will be thoroughly examined in
the first chapter of this work. We will refer to the standard Euclidean case when
the densities are costantly equal to one, while we will speak abot "single density"
case when ℎ(𝑥, 𝜈) = 𝑓 (𝑥) for every 𝑥 ∈ R𝑛 , 𝜈 ∈ S𝑛−1 .
The study with single density has recived much attention in the recent years,
thus the literature on this problem is huge, a short and incomplete list is [2, 4, 3,
6, 11]. Nevertheless, the case with double density is an important generalisation,
since many of the possible applications correspond to two different densities. The
simplest example is given by the Riemannian manifolds: of course they locally
behave like R𝑛 with double density, being 𝑓 the norm of the Riemannian metrics,
and ℎ theirs derivatives.
The isoperimetric problem consists in searching for sets of minimal weighted
perimeter among those of fixed weighted volume. Hence, we define as usual the
isoperimetric profile as

J (𝑉) := inf 𝑃 ℎ (𝐸) : |𝐸 | 𝑓 = 𝑉 ,

iii
iv ABSTRACT

and we are interested in studying the existence of isoperimetric sets 𝐸, that is, sets
realising the infimum above.
The three main questions which one wants to understand are usually the exis-
tence, the boundedness, and the regularity of isoperimetric sets. Concerning the
boundedmess, it is to be pointed out that it is not only interesting in itself, but it
is also important in proving the existence: roughly speaking, when trying to show
the existence of isoperimetric sets for volume 𝑚, we will see that is useful to know
that unbounded isoperimetric sets for volumes less than 𝑚 do not exist.
The plan of this work is the following. In the first chapter we will recall some
important definitions on set of finite perimeter and results like De Giorgi’s structure
theorem or Vol’pert theorem. The second chapter will be completely dedicated
to the proof of the 𝜀 − 𝜀 𝛽 property in theorem 2.1, which is the generalization of
the classical "𝜀 − 𝜀" property discussed by Allard, by Almgren, and by Bombieri.
This property basically means that a certain set can be locally modified in order
to increase its volume by 𝜀, while the perimeter increase at most by 𝐶 |𝜀|. A very
classical result is that if an isoperimetric set fullfills the 𝜀 − 𝜀 property, then it must
be bounded; but in fact, as we will prove in the third chapter, a weaker property is
suffient to get the boundedness, namely, the 𝜀 − 𝜀 𝛽 property. The only difference is
that, the permiter can increase at most by 𝐶 |𝜀| 𝛽 , insted of 𝐶 |𝜀|, while increase the
volume of 𝜀. Always in the third chapter, we will use the 𝜀 − 𝜀 𝛽 property to obtain
the regularity result in theorem 3.4. Finally, in the last chapter we will present
the theorem 4.11, that is a generalization of the well known result of existence of
isoperimetric sets in the case of single density (see [6]). It is important to observe
that, in the single density case, one gets existence for a convergence from below,
and not for a convergence from above (see definition 4.1). Instead, in the general
case we will observe that existence may hold both with convergence from below
and from above. In particular, with convergence from above we need an additional
assumption.
Prefazione

Il problema isoperimetrico in R𝑛 con doppia densità è una generalizzazione del


problema classico, che ha ricevuto molta attenzione negli ultimi anni. L’idea
è piuttosto semplice: siano 𝑓 : R𝑛 → (, +∞) e ℎ : R𝑛 × S𝑛−1 → (0, +∞)
due funzioni s.c.i. assegnate, generalmente chiamate "densità", allora per ogni
boreliano 𝐸 ⊆ R𝑛 definiamo il volume |𝐸 | 𝑓 e il perimetro 𝑃 ℎ (𝐸) come
∫ ∫
|𝐸 | 𝑓 := 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥, 𝑃 ℎ (𝐸) := ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥),
𝐸 𝜕∗ 𝐸
dove come al solito 𝜕∗ 𝐸 è il bordo ridotto di 𝐸, e per ogni 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸 il vettore
𝜈 𝐸 (𝑥) ∈ S𝑛−1 è la normale uscente in 𝑥, che sarà chiarita meglio nel primo
capitolo di questo lavoro. Diremo di riferirci al classico problema euclideo,
quando le densità sono costantemente uguali a uno, mentre parleremo di caso con
"singola densità" quando ℎ(𝑥, 𝜈) = 𝑓 (𝑥) per ogni 𝑥 ∈ R𝑛 , 𝜈 ∈ S𝑛−1 .
Negli ultimi anni, lo studio del caso a singola densità ha riscosso molte at-
tenzioni, infatti la letteratura su questo problema è molto vasta, una breve lista
incompleta è data da [2, 4, 3, 6, 11]. Tuttavia, il caso con doppia densità è una
sua importante generalizzazione, poiché in molte delle possibili applicazioni si
richiede di avere due densità distinte. L’esempio più semplice è dato dalle varietà
Riemanniane: localmente si comportano come R𝑛 munito di due densità, dove la
𝑓 corrisponde alla norma della metrica, e la 𝑔 è la sua derivata.
Il problema isoperimetrico consiste nella ricerca di insiemi minimo perimetro
pesato tra tutti quelli di volume pesato fissato. Quindi, definiamo come di consueto
il profilo isoperimetrico come


J (𝑉) := inf 𝑃 ℎ (𝐸) : |𝐸 | 𝑓 = 𝑉 ,

v
vi PREFAZIONE

e siamo interessati a studiare l’esistenza degli insiemi isoperimetrici 𝐸, che sono


quelli che realizzano l’estremo inferiore di sopra.
Le tre questioni principali che si vogliono analizzare di solito, quando si parla
di problema isoperimetrico, sono l’esistenza, la limitatezza, e la regolarità degli
insiemi isoperimetrici. Relativamente alla limitatezza, è necessario osservare che
non è interessante di per sé, ma è estremamente importante per dimostrare l’esi-
stenza: semplicemente parlando, vedremo che per provare l’esistenza di insiemi
isoperimetrici di volume 𝑚, sarà utile sapere che non esistono insiemi illimitati di
volume inferiore a 𝑚.
L’organizzazione di questo lavoro è la seguente. Nel primo capitolo richia-
meremo alcune definizioni importanti, e risultati noti come il teorema di struttura
di De Giorgi, o il teorema di Vol’pert. Il secondo sarà interamente dedicato alla
dimostrazione della proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 nel teorema 2.1, che è la generalizzazione
della classica proprietà 𝜀 − 𝜀 discussa da Allard, Almgren e da Bombieri. Questa
proprietà dice semplicemente che un certo insieme pò essere modificato al fine
di modificare il suo volume di 𝜀, e il perimetro aumenta al più di 𝐶 |𝜀|. Un ri-
sultato classico asserisce che se un insieme isoperimetrico gode della proprietà
𝜀 − 𝜀 allora deve essere limitato. In realtà, come dimostreremo nel terzo capitolo,
per un insieme isoperimetrico per essere limitato è sufficiente una proprietà più
debole, in pratica, la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 . L’unica differenza è che nel caso generale il
perimetro aumenta al più di 𝐶 |𝜀| 𝛽 , al posto di 𝐶𝜀, mentre il volume aumenta di 𝜀.
Sempre nel terzo capitolo useremo la proprietà 𝜀 − 𝜀 per ottenere un risultato di
regolarità enunciato nel teorema 3.4. Infine nell’ultimo capitolo presenteremo il
teorema 4.11, che è una generalizzazione dell’ormai noto risultato di esistenza nel
caso di una singola densità (si veda [6]). In questi risultati è importante osservare
che nel caso di singola densità si ha l’esistenza solo con convergenza dal basso, e
non nel caso in cui convergano dall’alto (si veda la definizione 4.1). Invece, nel
caso generale osserveremo che l’esistenza si ottiene sia nel caso di convergenza
dal basso e dall’alto. In particolare, per la convergenza dall’alto, avremo bisogno
di un’ipotesi aggiuntiva.
Indice

Abstract iii

Prefazione v

1 Nozioni preliminari 1
1.1 Insiemi di perimetro finito e prime proprietà . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Teoremi di struttura e diseguaglianza isoperimetrica . . . . . . . . 5
1.3 Introduzione al problema con due densità . . . . . . . . . . . . . 8

2 La proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 11
2.1 Enunciato e idea fondamentale della dimostrazione . . . . . . . . 11
2.2 Dimostrazione nel caso generale di 𝜀 − 𝜀 𝛽 . . . . . . . . . . . . . 14

3 Limitatezza e Regolarità 37
3.1 Limitatezza degli insiemi isoperimetrici . . . . . . . . . . . . . . 37
3.2 Un esempio di insieme isoperimetrico non limitato . . . . . . . . 40
3.3 Un risultato di regolarità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

4 Esistenza di insiemi isoperimetrici 53


4.1 Introduzione al problema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
4.2 Alcuni risultati preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
4.3 Teorema di esistenza di insiemi isoperimetrici . . . . . . . . . . . 63
4.3.1 Le densità convergono dal basso . . . . . . . . . . . . . . 63
4.3.2 Le densità convergono dall’alto . . . . . . . . . . . . . . 73
4.3.3 Enunciato e dimostrazione del teorema di esistenza . . . . 82

vii
viii INDICE

4.4 Una condizione davvero necessaria . . . . . . . . . . . . . . . . . 83

Bibliografia 90
Capitolo 1

Nozioni preliminari

In questo capitolo vogliamo inizialmente ricordare brevemente alcuni fatti noti


legati agli insiemi di perimetro localmente finito. Per maggiori approfondimenti
rimandiamo ad esempio a [1, 10]. Successivamente definiremo le ipotesi generali
che utilizzeremo in tutto il lavoro.

1.1 Insiemi di perimetro finito e prime proprietà


Definizione 1.1. Sia 𝐸 ⊆ R𝑛 un insieme misurabile secondo Lebesgue. Per ogni
aperto Ω ⊆ R𝑛 il perimetro di 𝐸 in Ω, indicato con 𝑃(𝐸, Ω), è la variazione
dell’indicatrice 𝜒𝐸 in Ω, ovvero
∫ 
1 𝑛
𝑃(𝐸, Ω) = sup div 𝜑𝑑𝑥 : 𝜑 ∈ 𝐶𝑐 (Ω, R ), sup |𝜑| ≤ 1 .
𝐸 R𝑛

Diremo che 𝐸 è un insieme di perimetro finito in Ω se 𝑃(𝐸, Ω) < ∞.

La teoria degli insiemi di perimetro finito è strettamente legata alla teoria


delle funzioni 𝐵𝑉. Infatti dalla definizione data sopra si evince che un insieme
𝐸 è di perimetro finito in Ω se e solo se 𝜒𝐸 ∈ 𝐵𝑉 (Ω) e inoltre |𝐷 𝜒𝐸 |(Ω)
coincide con 𝑃(𝐸, Ω), dove la derivata della funzione indicatrice va intesa in
senso distribuzionale. Se invece 𝜒𝐸 ∈ 𝐵𝑉𝑙𝑜𝑐 (Ω) allora diremo che 𝐸 è un insieme
di perimetro localmente finito in Ω, ovvero ha perimetro finito in ogni aperto

1
2 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI

Ω0 ⊂⊂ Ω, dove con il simbolo ⊂⊂ intendiamo che Ω0 è relativamente compatto in


Ω.
Notiamo che la classe degli insiemi di perimetro finito include anche gli insiemi
𝐸 con bordo 𝐶 1 in Ω tali che H 𝑛−1 (𝜕𝐸 ∩ Ω) < ∞. Infatti grazie al teorema di
Gauss-Green, per tali insieme si ha
∫ ∫
div 𝜑𝑑𝑥 = 𝜑 · 𝜈 𝐸 𝑑H 𝑛−1 , ∀𝜑 ∈ 𝐶𝑐1 (Ω, R𝑛 )
𝐸 Ω∩𝜕𝐸

dove 𝜈 𝐸 è la normale esterna ad 𝐸. Passando all’estremo superiore nella precedente


identità si può facilmente mostrare che il 𝑃(𝐸, Ω) = H 𝑛−1 (Ω ∩ 𝜕𝐸)

Teorema 1.1. Un insieme misurabile 𝐸 è di perimetro localmente finito in Ω se


e solo se esiste una misura localmente finita di Radon a valori in R𝑛 su Ω, che
chiameremo 𝜇 𝐸 , tale per cui
∫ ∫
div 𝜑𝑑𝑥 = 𝜑 · 𝑑𝜇 𝐸 , ∀𝜑 ∈ 𝐶𝑐1 (Ω, R𝑛 ). (1.1)
𝐸 Ω

Inoltre 𝐸 è di perimetro finito in Ω se |𝜇 𝐸 |(Ω) < ∞ e vale 𝑃(𝐸, Ω) = |𝜇 𝐸 |(Ω).

Osservazione. È facile notale che la relazione (1.1) è equivalente alla seguente


formula generalizzata di Gauss-Green:
∫ ∫
∇𝜑𝑑𝑥 = 𝜑𝑑𝜇 𝐸 , ∀𝜑 ∈ 𝐶𝑐1 (Ω) (1.2)
𝐸 Ω
e d’ora in poi chiameremo 𝜇 𝐸 la misura di Gauss-Green di 𝐸. Si osservi inoltre
che per la (1.1) e la definizione di derivata distribuzionale 𝜇 𝐸 coincide con −𝐷 𝜒𝐸 ,
Tornando ad analizzare il caso in cui 𝐸 sia un insieme con bordo 𝐶 1 , si nota che,
per il Teorema di Gauss-Green, 𝜈 𝐸 H 𝑛−1 𝜕𝐸 è una misura di Radon a valori in R𝑛
che soddisfa (1.2). Se ne deduce che 𝐸 è un insieme di perimetro localmente finito,
con la misura di Gauss-Green 𝜇 𝐸 = 𝜈 𝐸 H 𝑛−1 𝜕𝐸 e che 𝑃(𝐸, Ω) = H 𝑛−1 (𝜕𝐸 ∩Ω).
Introduciamo adesso una classica nozione di convergenza tra insiemi.

Definizione 1.2. Sia data una successione di insiemi {𝐸 𝑘 } 𝑘∈N , ed un insieme 𝐸


misurabili secondo Lebesgue in R𝑛 . Diremo che 𝐸 𝑘 converge localmente ad 𝐸 nel
1 (R𝑛 ), e scriveremo 𝐸 −−→ 𝐸, se𝑙𝑜𝑐
senso L𝑙𝑜𝑐 𝑘

lim |𝐾 ∩ (𝐸 4 𝐸 ℎ )| = 0, ∀𝐾 ⊂ R𝑛 compatto.
ℎ→∞
1.1. INSIEMI DI PERIMETRO FINITO E PRIME PROPRIETÀ 3

Diremo semplicemente che 𝐸 𝑘 converge ad 𝐸, se

lim |𝐸 4 𝐸 ℎ | = 0.
ℎ→∞

La cosa interessante è che la funzione perimetro definita sopra è localmente


semicontinua inferiormente rispetto a questa nozione di convergenza. Più nel
dettaglio vale il seguente risultato

Proposizione 1.2 (s.c.i. del perimetro). Se {𝐸 𝑘 } 𝑘 ∈N è una successione di insiemi


di perimetro localmente finito in R𝑛 , tali che

𝑙𝑜𝑐
𝐸 𝑘 −−→ 𝐸, lim sup 𝑃(𝐸 𝑘 , 𝐾) < ∞,
𝑘→∞

per ogni insieme compatto 𝐾 di R𝑛 , allora 𝐸 è un insieme di perimetro localmente



finito in R𝑛 , 𝜇 𝐸 𝑘 −
⇀ 𝜇 𝐸 nel senso delle misure e, per ogni aperto 𝐴 ⊆ R𝑛 si ha

𝑃(𝐸, 𝐴) ≤ lim inf 𝑃(𝐸 𝑘 , 𝐴).


𝑘→∞

Un ulteriore strumento molto utile è la regolarizzazione degli insiemi tramite


un nucleo di convoluzione. Sia quindi 𝜌𝜀 il solito nucleo, e sia 𝐸 un insieme
misurabile secondo Lebesgue, diremo che la 𝜀- regolarizzazione di 𝜒𝐸 è data da

( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )(𝑥) = 𝜌𝜀 (𝑥 − 𝑦) 𝜒𝐸 (𝑦)𝑑𝑦.
R𝑛

L’utilità di questo strumento la si può apprezzare, ad esempio, nella dimostrazione


nel seguente risultato, che afferma che gli insiemi con bordo liscio sono densi, in
qualche senso, nella famiglia degli insiemi di perimetro (localmente) finito.

Teorema 1.3 (Approssimazione). Sia 𝐸 un insieme di perimetro localmente finito


in R𝑛 , allora

(𝜇 𝐸 )𝜀 := (𝜇 𝐸 ∗ 𝜌𝜀 ) = −∇( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )L 𝑛 , ∀𝜀 > 0,
∗ ∗
−∇( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )L 𝑛 −
⇀ 𝜇𝐸 , |∇( 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 )|L 𝑛 −
⇀ |𝜇 𝐸 |, (1.3)

quando 𝜀 → 0+ .
4 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI

Per comprendere meglio quanto detto sopra osserviamo che per dimostrare
questo risultato gli insiemi lisci che vengono presi in considerazione sono del
tipo 𝐸 𝑡,𝜀 {𝑥 ∈ R𝑛 : 𝜒𝐸 ∗ 𝜌𝜀 (𝑥) > 𝑡} per 𝑡 > 0. Per il Lemma di Sard, e per le
note proprietà della convoluzione, sono lisci per quasi ogni 𝑡. Inoltre, sempre
dalle proprietà di convoluzione, si ha che 𝐸 𝑡,𝜀 → 𝐸 quando 𝜀 → 0+ mentre dalla
seconda relazione in (1.3), unita alla formula di coarea che vedremo più avanti, si
dimostra che c’è anche la convergenza dei perimetri. Tutto questo chiarisce meglio
in quale senso gli insiemi lisci sono densi in quelli di perimetro finito: le funzioni
caratteristiche degli insiemi lisci convergono nel senso 𝐵𝑉 all’indicatrice di 𝐸.
Dovendo affrontare problemi di esistenza di minimi, non possiamo non richia-
mare il seguente risultato di compattezza.

Teorema 1.4 (Compattezza). Siano 𝑅 > 0 e {𝐸 𝑘 } 𝑘 ∈N insiemi di perimetro finito


in R𝑛 , tali che

sup 𝑃(𝐸 𝑘 ) < ∞


𝑘∈N

𝐸 𝑘 ⊂ 𝐵𝑅 , ∀𝑘 ∈ N,

allora esiste un insieme 𝐸 di perimetro finito in 𝑅 𝑛 e una sottosuccessione (che


non rinominiamo), tale che


𝐸 𝑘 → 𝐸, 𝜇𝐸𝑘 −
⇀ 𝜇𝐸 , 𝐸 ⊂ 𝐵𝑅 ,

quando 𝑘 tende a infinito.

Si osservi che nel precedente teorema l’ipotesi di limitatezza risulta fonda-


mentale, si pensi per esempio ad una famiglia di palle di raggio unitario che si
allontano sempre di più dall’origine, convergono all’insieme vuoto ma i perimetri
sono costanti quindi non si ha la convergenza in misura. Inoltre in assenza di
quella, anche con l’ipotesi aggiuntiva di convergenza dei perimetri, ci potrebbe
essere una parte della massa che fugge a infinito, questo sarà infatti il problema
chiave da sistemare ne teoremi di esistenza quando vorremo prendere successioni
di insiemi a volume fissato che minimizzano il perimetro.
1.2. TEOREMI DI STRUTTURA E DISEGUAGLIANZA ISOPERIMETRICA 5

1.2 Teoremi di struttura e diseguaglianza isoperime-


trica
Definizione 1.3. Il bordo essenziale 𝜕 ∗ 𝐸 di un insieme di perimetro localmente
finito in R𝑛 è l’insieme dei punti 𝑥 ∈ spt 𝜇 𝐸 tale che il limite

𝜇 𝐸 (𝐵(𝑥, 𝑟))
lim esiste e appartiene a S𝑛−1 .
𝑟&0 |𝜇 𝐸 |(𝐵(𝑥, 𝑟))
Abbiamo in realtà definito una funzione 𝜈 : 𝜕 ∗ 𝐸 → S𝑛−1 ponendo

𝜇 𝐸 (𝐵(𝑥, 𝑟))
𝜈 𝐸 (𝑥) = lim , 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸.
𝑟&0 |𝜇 𝐸 |(𝐵(𝑥, 𝑟))

Chiameremo 𝜈 𝐸 (𝑥) la normale esterna generalizzata ad 𝐸 in 𝑥.

Un fatto importante da sottolineare è che un insieme 𝐸 ha perimetro localmente


finito se e solo se 𝜕 ∗ 𝐸 ha misura di Hausdorff (𝑛 − 1)−dimensionale localmente
finita. Inoltre, per il Teorema di Lebesgue-Besicovitch, si ottiene che

𝜇 𝐸 = −𝐷 𝜒𝐸 = 𝜈 𝐸 H 𝑛−1 𝜕 ∗ 𝐸,

in particolare |𝐷 𝜒𝐸 | coincide con H 𝑛−1 𝜕 ∗ 𝐸. Tutti questi risultati implicano che


la formula di Gauss-Green (1.2) può essere riscritta come
∫ ∫
div 𝜑𝑑𝑥 = 𝜑 · 𝜈 𝐸 𝑑H 𝑛−1 , ∀𝜑 ∈ 𝐶𝑐1 (Ω, R𝑛 ). (1.4)
𝐸 𝜕∗ 𝐸

Ovvero, in analogia con quanto accadeva per gli insiemi regolari, vale che 𝑃(𝐸, Ω) =
H 𝑛−1 (Ω ∩ 𝜕 ∗ 𝐸), infatti nel caso con bordo 𝐶 1 vale che 𝜕𝐸 = 𝜕 ∗ 𝐸 e la nuova
nozione di normale esterna coincide con quella classica.
Passiamo ad analizzare un’altra importante caratterizzazione del bordo.

Definizione 1.4. Diremo che un insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 ha densità 𝑑 in un punto 𝑥 ∈ R𝑛


se
|𝐵(𝑥, 𝑟) ∩ 𝐸 |
lim = 𝑑,
𝑟&0 |𝐵(𝑥, 𝑟)|
e indichiamo con 𝐸 𝑑 l’insieme di tutti i punti con densità 𝑑.
6 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI

Dal teorema di Lebesgue si deduce che 𝐸 = 𝐸 1 e R𝑛 \ 𝐸 = 𝐸 0 a meno di un


insiemi H 𝑛 −trascurabili, quindi vale che H 𝑛 (R𝑛 \ (𝐸 0 ∪ 𝐸 1 )) = 0. Se indichiamo
con 𝜕 𝑒 𝐸 = R𝑛 \ (𝐸 0 ∪ 𝐸 1 ), si può ottenere molto di più.

Teorema 1.5 (Federer). Sia 𝐸 ⊆ R𝑛 un insieme di perimetro localmente finito.


Allora:
𝜕 ∗ 𝐸 ⊂ 𝐸 1/2 ⊂ 𝜕 𝑒 𝐸 e H 𝑛−1 (𝜕 𝑒 𝐸 \ 𝜕 ∗ 𝐸) = 0.

In particolare 𝐸 ha sia densità 0 o 1/2 o 1 per H 𝑛−1 −q.o. 𝑥 ∈ R𝑛

Si osservi che i tre insiemi 𝜕 ∗ 𝐸, 𝐸 1/2 , 𝜕 𝑒 𝐸 differiscono tra loro per un in-
sieme H 𝑛−1 −trascurabile, quindi ciascuna delle loro misure di Hausdorff (𝑛 −
1)−dimensionali può essere usata come definizione di perimetro generalizzata.
Proseguiamo in questa sezione enunciando due teoremi molto noti per gli
insiemi di perimetro localmente finito, che saranno fondamentali, soprattutto nel
prossimo capitolo. Il primo è noto come il teorema di struttura, dovuto a De
Giorgi, il secondo è un importante risultato dovuto a Vol’pert.

Teorema 1.6 (Blow-up). Sia 𝐸 ⊆ R𝑛 e sia 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸. Per ogni 𝜀 > 0, sia


1
𝐸 𝜀 := 𝜀 (𝐸 − 𝑥) l’insieme blow-up in 𝑥, scriveremo per brevità 𝜇𝜀 := 𝜇 𝐸 𝜀 e
chiamiamo 𝐻𝑥 = {𝑦 ∈ R𝑛 : 𝑦 · 𝜈 𝐸 (𝑥) = 0} l’iper-piano tangente ad 𝐸 in 𝑥, e infine
𝐻𝑥− = {𝑦 ∈ R𝑛 : 𝑦 · 𝜈 𝐸 (𝑥) < 0}. Allora, quando 𝜀 → 0+ l’insieme 𝐸 𝜀 converge
in 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 al semi-spazio 𝐻𝑥− , mentre la misura 𝜇𝜀 (rispettivamente |𝜇𝜀 |) converge in
misura nel senso debole∗ a 𝜈 𝐸 (𝑥)H 𝑛−1 𝜕𝐻𝑥− (rispettivamente H 𝑛−1 𝜕𝐻𝑥− ).

Definizione 1.5. Dato un insieme boreliano 𝐸 ⊆ R𝑛 , definiamo la sua sezione


verticale al livello 𝑦 ∈ R𝑛−1 , 𝐸 𝑦 , e la sua sezione orizzontale al livello 𝑡 ∈ R, 𝐸 𝑡 ,
rispettivamente come

𝐸 𝑦 := {𝑡 ∈ R : (𝑦, 𝑡) ∈ 𝐸 } 𝐸 𝑡 := {𝑦 ∈ R𝑛−1 : (𝑦, 𝑡) ∈ R}.

Il seguente teorema asserisce che quasi ogni sezione, a meno di un insieme


trascurabile della rispettiva dimensione di Hausdorff , verticale ed orizzontale di
un insieme di perimetro localmente finito, è a sua volta un insieme di perimetro
localmente finito. In più il bordo ridotto della sezione coincide con la sezione del
bordo ridotto.
1.2. TEOREMI DI STRUTTURA E DISEGUAGLIANZA ISOPERIMETRICA 7

Teorema 1.7 (Vol’pert). Sia 𝐸 un insieme di perimetro localmente finito. Allora,


per H 𝑛−1 −q.o. 𝑦 ∈ R𝑛−1 la sezione verticale 𝐸 𝑦 è un insieme di perimetro finito in
R, e 𝜕 ∗ (𝐸 𝑦 ) = (𝜕 ∗ 𝐸) 𝑦 . In modo del tutto analogo si ha che per H 1 −q.o. 𝑡 ∈ R la
sezione orizzontale 𝐸 𝑡 è un insieme di perimetro finito in R𝑛−1 , e 𝜕 ∗ (𝐸 𝑡 ) = (𝜕 ∗ 𝐸) 𝑡
a meno di un insieme H 𝑛−2 −trascurabile.

Concludiamo questa sezione riportando altri due risultati di estrema impor-


tanza: il primo è la già citata formula di coarea, il secondo è la disuguaglianza
isoperimetrica classica. La formula di coarea sostanzialmente è un utile strumento
per calcolare gli integrali dei gradienti delle funzioni, attraverso un integrale che
si esprime in funzione dei perimetri dei sui insiemi di livello.

Teorema 1.8 (Formula di Coarea). Sia 𝑢 : R𝑛 → R una funzione lipschitziana, e


sia 𝐴 ⊂ R𝑛 un aperto, allora la funzione 𝑡 ∈ R → 𝑃({𝑢 > 𝑡}, 𝐴) è una funzione
boreliana su R, tale che
∫ ∫
|∇𝑢|𝑑𝑥 = 𝑃({𝑢 > 𝑡}, 𝐴)𝑑𝑡,
𝐴 R

dove eventualmente entrambi i membri possono valere +∞.

Invece la disuguaglianza isoperimetrica è di fondamentale importanza nello


studio del problema isoperimetrico euclideo

inf {𝑃(𝐸) : |𝐸 | = 𝑚} , 𝑚 > 0.

Infatti ottenere la disuguaglianza isoperimetrica coincide con il dimostrare che il


minimo è realizzato proprio dalla palla euclidea di volume 𝑚.

Teorema 1.9 (Diseguaglianza isoperimetrica). Sia 𝐸 un insieme misurabile se-


condo Lebesgue in R𝑛 con |𝐸 | < ∞. Allora
1 𝑛−1
𝑃(𝐸) ≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐸 | 𝑛 .

Inoltre vale l’uguaglianza se e solo se |𝐸 4 𝐵(𝑥, 𝑟)| = 0 per qualche 𝑥 ∈ R𝑛 e


𝑟 > 0.
8 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI

1.3 Introduzione al problema con due densità


Quello che vogliamo fare in questa sezione è chiarire le ipotesi di lavoro generali
con cui andremo a lavorare, quindi per il seguito faremo sempre riferimento alla
notazione e alle ipotesi di lavoro introdotte in questa sezione. Iniziamo chiarendo
meglio il significato di doppia densità, mostrando le differenze con quanto è stato
definito nelle precedenti sezioni. Di qui in avanti se vogliamo indicare il volume
calcolato con la misura di Lebesgue 𝑛−dimensionale di un insieme misurabile
𝐸 ⊆ R𝑛 , oppure il suo perimetro definito nella sezione precedente, ci riferiremo
con l’appellativo Euclideo. In pratica scriveremo
∫ ∫
|𝐸 | Eucl. = 1𝑑𝑥, 𝑃Eucl. (𝐸) = 1 𝑑H 𝑛−1 (𝑥).
𝐸 𝜕∗ 𝐸

Mentre per 𝑛 ≥ 2 analizzare il problema isoperimetrico con doppia densità,


significa prendere due funzioni semi-continue inferiormente (s.c.i.) e localmente
integrabili 𝑓 : R𝑛 → (0, +∞) e ℎ : R𝑛 × S𝑛−1 → (0, +∞) assegnate, e per ogni
insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 boreliano, misurare il volume e il perimetro di tale insieme
seguendo le seguenti relazioni
∫ ∫
|𝐸 | = 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥, 𝑃(𝐸) = ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥)) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥),
𝐸 𝜕∗ 𝐸

dove 𝜈 𝐸 (𝑥) è la normale esterna definita per 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸. In modo del tutto analogo
a quanto visto in precedenza, se 𝑃(𝐸) = +∞ diremo che 𝐸 non è un insieme di
perimetro localmente finito.
Il caso con una singola densità corrisponde, con la notazione introdotta sopra, a
richiedere che ℎ(𝑥, 𝜈) = 𝑓 (𝑥) per ogni 𝑥 ∈ R𝑛 e per ogni 𝜈 ∈ S𝑛−1 . Questa casistica
è stata ampiamente studiata negli ultimi decenni, si veda ad esempio(aggiungere
referenze), ed è già un’ampia generalizzazione del classico problema isoperime-
trico. La caratteristica che distingue principalmente il nostro lavoro, non è la
semplice presenza di due funzioni distinte, ma è il fatto che la densità ℎ dipenda
sia da 𝑥 ∈ R𝑛 , che indicheremo come variabile spaziale, e soprattutto da 𝜈 ∈ S𝑛−1 ,
che chiameremo variabile angolare. Infatti se la funzione ℎ non dipendesse dalla
variabile angolare, il problema sarebbe riconducibile al caso di una singola densità.
1.3. INTRODUZIONE AL PROBLEMA CON DUE DENSITÀ 9

L’esempio più semplice a cui fare riferimento per giustificare l’interesse in


questa nuova ambientazione è ad esempio quello delle varietà Riemanniane. Infatti,
una varietà munita di metrica definita positiva, è localmente diffeomorfa a R𝑛 con
due densità, dove 𝑓 rappresenta la metrica e ℎ è la sua derivata.
10 CAPITOLO 1. NOZIONI PRELIMINARI
Capitolo 2

La proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽

La proprietà 𝜀 − 𝜀 discussa da Almgren, Allard e Bombieri è uno strumento molto


utile nello studio della regolarità del problema isoperimetrico. In modo molto
semplice, un insieme gode di tale proprietà se ad una variazione locale, in positivo
o in negativo, di modulo 𝜀 del volume di un insieme 𝐸, corrisponde una variazione
del perimetro di al più 𝐶 |𝜀|. Nel caso con singola densità la proprietà 𝜀 − 𝜀 è
ancora vera se si assume che la densità sia localmente Lipschitz, ma risulta falsa
in generale. Volendo quindi andare ad analizzare il caso con due densità meno
regolari, bisogna come già è stato fatto per il caso con singola densità in [4],
indebolire anche il risultato ottenendo così la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 . Lo scopo di questo
capitolo è quello di definire quale sia la giusta variante della proprietà 𝜀 − 𝜀 e
dimostrare la sua validità sotto ipotesi sufficientemente deboli sulle due densità.

2.1 Enunciato e idea fondamentale della dimostra-


zione

Definizione 2.1 (Proprietà 𝜀 −𝜀 𝛽 ). Sia 𝐸 un insieme di perimetro localmente finito


e 𝛽 ∈ [0, 1]. Diremo che 𝐸 soddisfa la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 , relativa alle densità 𝑓 e
ℎ, se per ogni palla 𝐵 tale che H 𝑛−1 (𝐵 ∩ 𝜕 ∗ 𝐸) > 0 esistono una costante 𝐶 > 0 e

11
12 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

𝜀 > 0 tali che per ogni |𝜀| < 𝜀, esiste un insieme 𝐹 tale che

𝐹 4 𝐸 ⊂⊂ 𝐵, |𝐹 | − |𝐸 | = 𝜀, 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ 𝐶 |𝜀| 𝛽 . (2.1)

Siamo finalmente pronti per enunciare il primo importante risultato di questo


lavoro. Vediamo adesso quali sono le ipotesi da mettere su 𝑓 e ℎ, affinché un
insieme 𝐸 di perimetro localmente finito rispetti la Definizione 2.1.

Teorema 2.1 (Proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 ). Siano 𝑓 e ℎ definite come nella Sezione 1.3.


Si assuma che le due densità siano localmente limitate, che ℎ sia localmente
𝛼−Hölderiana nella variabile spaziale per qualche 𝛼 ∈ [0, 1], e sia 𝐸 ⊆ R𝑛 un
insieme di perimetro localmente finito. Allora, 𝐸 gode della proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 , dove
𝛽 è data da
𝛼 + (𝑛 − 1)(1 − 𝛼)
𝛽 = 𝛽(𝑛, 𝛼) = . (2.2)
𝛼 + 𝑛(1 − 𝛼)
Se 𝛼 = 0 (cioè se l’ipotesi di locale 𝛼−Hölderianità coincide con la locale
limitatezza ) e ℎ è continua nella variabile spaziale, allora 𝐸 possiede la proprietà
𝑛−1
𝜀−𝜀 𝑛 per tutte le costanti positive 𝐶. Cioè per ogni scelta della palla 𝐵 allora
la costante 𝐶 nella Definizione 2.1 può essere presa piccola a piacere, a patto di
scegliere 𝜀 sufficientemente piccolo.

Ricordiamo che nel caso con singola densità in [4] è stato dimostrato che se 𝑓
è Hölderiana con esponente 0 ≤ 𝛼 ≤ 1, la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 è soddisfatta da ogni
insieme di perimetro localmente finito con lo stesso 𝛽 definito in (2.2). Inoltre se 𝑓
è localmente limitata e continua, la proprietà è vera per 𝛽 = (𝑛−1)/𝑛 e per qualsiasi
costante 𝐶 > 0. Paragonando con il Teorema 2.1 si noti che la locale Hölderianità
è richiesta solo per la ℎ e solo nella variabile spaziale, mentre non è richiesto
niente per la 𝑓 o per la variabile angolare, se non di essere s.c.i e localmente
integrabili come definito nella sezione 1.3. Vedremo nei prossimi capitoli che
questa proprietà ha svariate applicazioni: ci permetterà di ottenere risultati sulla
regolarità e la limitatezza degli insiemi isoperimetrici. Poiché la dimostrazione
è tecnica e lunga, leggendola si rischia di perdere di vista l’idea chiave, che al
contrario è molto semplice. Presentiamo dunque uno schema dell’idea in un caso
molto restrittivo, senza entrare troppo nei dettagli, che saranno affrontati in modo
2.1. ENUNCIATO E IDEA FONDAMENTALE DELLA DIMOSTRAZIONE 13

Figura 2.1: Idea dimostrazione Teorema 2.1

dettagliato nel caso generale. In particolare quello che si evince è il ruolo di 𝛽


definito in (2.2), la cui definizione risulterà naturale.

Idea della dimostrazione nel caso liscio. Assumiamo che l’insieme 𝐸 sia liscio.
Sia 𝑥 un punto su 𝜕𝐸, e possiamo immaginare ad esempio che la normale esterna
ad 𝐸 in 𝑥 punti verso l’alto (solo per fissare le idee). Sia 𝑎 una quantità positiva
molto piccola, e definiamo 𝐹 traslando verso l’alto di 𝛿 la parte di 𝜕𝐸 che dista
meno di 𝑎 da 𝑥, come mostrato in Figura 2.1. Poiché la differenza di volume tra 𝐸
e 𝐹 deve essere 𝜀, e dato che 𝑓 è localmente limitata poiché strettamente positiva
e s.c.i., si ha che
𝑎 𝑛−1 𝛿 ≈ 𝜀. (2.3)

Adesso che la costrizione sui volumi è rispettata, possiamo passare a stimare la


differenza di perimetro. Il bordo di 𝐹 differisce da quello di 𝐸 per i due "segmenti
verticali" in figura, e per il fatto che il pezzo "orizzontale" intorno ad 𝑥 è stato
traslato verso l’alto. Se 𝑛 = 2 la parte laterale aggiunta consiste di due segmenti
lunghi |𝛿|, mentre per 𝑛 > 2 è la superficie laterale di un cilindro di raggio 𝑎 e
altezza 𝛿, quindi il perimetro si comporta come 𝑎 𝑛−2 |𝛿|. Mentre la parte traslata
ha un perimetro dell’ordine di 𝑎 𝑛−1 , ma dato che è stata traslata verso l’alto, la
normale rimane invariata. Quindi l’unica differenza è la variazione di 𝛿 nella
variabile spaziale che, grazie all’𝛼−Hölderianità della funzione ℎ nella prima
componente, assicura che la variazione di perimetro sia dell’ordine di 𝑎 𝑛−1 |𝛿| 𝛼 . In
conclusione, a meno di costanti moltiplicative si ottiene la stima

𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ 𝑎 𝑛−2 |𝛿| + 𝑎 𝑛−1 |𝛿| 𝛼 .


14 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

Adesso scegliendo 𝑎 = |𝜀| 𝛾 , dalla condizione (2.3) si ottiene che |𝛿| = |𝜀| 1−𝛾(𝑛−1) ,
quindi andando a sostituire si ha

𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ |𝜀| 1−𝛾 + |𝜀| 𝛾(𝑛−1) (1−𝛼)+𝛼 .

Osservando quindi che il primo esponente è decrescente in 𝛾, mentre il secondo è


crescente, la stima ottimale (chiariremo meglio questo passaggio che si ripresenterà
anche nella dimostrazione generale) si ottiene uguagliandoli, da cui

1−𝛼
𝛾= , 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ |𝜀| 𝛽 ,
𝛼 + 𝑛(1 − 𝛼)

con 𝛽 esattamente uguale a quello indicato in (2.2).

2.2 Dimostrazione nel caso generale di 𝜀 − 𝜀 𝛽


Questa sezione sarà, come già accennato, interamente dedicata alla dimostrazione
completa della validità della proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 . Poiché è abbastanza articolata, la
divideremo in vari passaggi per renderla più chiara e per richiamare le analogie e
le differenze con la dimostrazione nel caso liscio vista in precedenza.

Dimostrazione del Teorema 2.1. Sia 𝐸 ⊆ R𝑛 un insieme di perimetro localmente


finito, e sia 𝐵 ⊆ R𝑛 una palla tale che H 𝑛−1 (𝐵 ∩ 𝜕 ∗ 𝐸) > 0. Poiché 𝑓 e ℎ sono
localmente limitate e s.c.i. esiste una costante 𝑀 > 0 tale che

1 1
≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 𝑀, ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 𝑀, ∀𝑥 ∈ 𝐵, 𝜈 ∈ S𝑛−1 .
𝑀 𝑀

Sia 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵 un qualsiasi punto sul bordo ridotto di 𝐸 in 𝐵. A meno di


traslazione e rotazione si può supporre che 𝑥 = 0 e che 𝜈 𝐸 (𝑥) = (0, 1) ∈ R𝑛−1 × R.
Passo I: Scelta del cubo di riferimento e della parte "buona" 𝐺.
Fissiamo un parametro 𝜌(𝑛, 𝑀) > 0 sufficientemente piccolo, che dipende solo
da 𝑛 e da 𝑀, che espliciteremo più avanti. Applicando il teorema 1.6 si ottiene
l’esistenza di una costante 𝑎 > 0 tale che, indicando con 𝑄 𝑛 = (−𝑎/2, 𝑎/2) 𝑛 e 𝑄 =
(−𝑎/2, 𝑎/2) 𝑛−1 rispettivamente il cubo 𝑛−dimensionale e (𝑛 − 1)−dimensionale
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 15

di lato a, e ponendo 𝑥 = (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ R𝑛−1 × R si ha


H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 ∩ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌})
1−𝜌 ≤ ≤ 1+𝜌 (2.4)
𝑎 𝑛−1
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 \ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌}) ≤ 𝜌𝑎 𝑛−1 (2.5)
H 𝑛 ((𝐸 4 {𝑥 𝑛 < 0}) ∩ 𝑄 𝑛 ) < 𝜌 2 𝑎 𝑛 (2.6)
H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑛 )
≤ 1+𝜌 (2.7)
2(𝑛 − 1)𝑎 𝑛−2
Infatti dal teorema 1.6 si ottiene subito
1
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 ∩ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌})
𝑎 𝑛−1    
𝑛−1 ∗ 𝐸 𝑛
=H 𝜕 ∩ (−1/2, 1/2) ∩ {−𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝜌} → 1,
𝑎
da cui fissato 𝜌, si trova un 𝑎, tale che per ogni 0 < 𝑎 ≤ 𝑎 valga (2.4). Usando
in modo analogo il teorema di blow-up, si ottiene che, fissato 𝜌, esiste un 𝑎 > 0
tale che le relazioni (2.4)–(2.6) siano vere per ogni 𝑎 ≤ 𝑎. Ma il nostro obiettivo
è trovare un 𝑎 per cui valgano tutte e quattro le relazioni. Per ottenere quindi la
(2.7), che non discende direttamente dal teorema di blow-up, possiamo scegliere
𝑎 ≤ 𝑎, per cui (2.4) e (2.5) valgano con 𝜌/2, oltre che con 𝜌, per ogni 𝑎 ≤ e
un e 𝑎.
Per comodità rinominiamo e 𝑎 = 𝑎. Per le note proprietà di integrazione vale che
∫ 𝑎
H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (−𝑡/2, 𝑡/2) 𝑛 )𝑑𝑡 ≤ H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (−𝑎/2, 𝑎/2) 𝑛 ). (2.8)
𝑎
4

Supponendo per assurdo che la (2.7) non sia vera per nessun 𝑎 ≤ 𝑎, e usando (2.4)
e (2.5) con 𝜌/2 per stimare il membro di destra in (2.8) si ottiene
∫ 𝑎
2(1 + 𝜌) (𝑛 − 1)𝑡 𝑛−2 𝑑𝑡 ≤ (1 + 𝜌)𝑎 𝑛−1 ,
𝑎
4

da cui, svolgendo le dovute semplificazioni, si arriva a 22𝑛−1 ≤ 1, che non è


verificata per nessun 𝑛 ≥ 2, e questo conclude l’assurdo. Si noti che 𝑎 trovato
dipende da 𝜌 e da 𝐸, quindi in definitiva 𝑎 = 𝑎(𝑛, 𝑀, 𝐸), in quanto 𝜌 dipende da
𝑛 e 𝑀.
Una volta fissato il cubo 𝑄 𝑛 , quello che ci si aspetta di trovare come conseguen-
za del teorema 1.6 è che la parte di 𝐸, contenuta nel cubo, sia circa la metà inferiore
16 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

del cubo. In particolare, ci si immagina che una generica sezione verticale sia data
dal segmento (−𝑎/2, 0), o qualcosa di molto vicino. Andiamo quindi a stimare
nel senso H 𝑛−1 questi concetti che sembrano evidenti. Per farlo indicheremo con
𝐸 𝑥𝑄0 = 𝐸 𝑥 0 ∩ 𝑄 𝑛 e 𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 = 𝜕 ∗ 𝐸 𝑥 0 ∩ 𝑄 𝑛 , e definiamo 𝐺 ⊆ 𝑄 la sezione "buona"
come

𝜕 (𝐸 𝑥 0 ) = (𝜕 ∗ 𝐸)𝑥 0 , #(𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 ) = 1,

 

0

 

𝐺 := 𝑥 ∈ 𝑄 .

 𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 ∈ (−𝑎𝜌, 𝑎𝜌), 𝐸 𝑥𝑄0 ⊆ (−𝑎/2, 𝑎𝜌)  
 
Vogliamo quindi mostrare che l’insieme 𝐺, dove accade quello che ci si aspetta per
il teorema di blow-up, ricopre quasi interamente 𝑄, e che pochissimo perimetro di
𝐸 ha delle sezioni che non stanno in 𝐺, cioè

H 𝑛−1 (𝑄 \ 𝐺) ≤ 4𝜌𝑎 𝑛−1 , (2.9)


H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ ((𝑄 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎/2))) ≤ 6𝜌𝑎 𝑛−1 . (2.10)

Per ottenere le stime iniziamo definendo

Γ1 = {𝑥 0 ∈ 𝑄 : 𝜕 ∗ (𝐸 𝑥 0 ) ≠ (𝜕 ∗ 𝐸)𝑥 0 } ,
n o
Γ2 = 𝑥 0 ∈ 𝑄 : #(𝜕 ∗ 𝐸 𝑥𝑄0 ) > 1 , e Γ3 = 𝑄 \ (𝐺 ∪ Γ1 ∪ Γ2 ).

Sia 𝑥 0 ∈ Γ3 , allora 𝜕 ∗ (𝐸 𝑥 0 ) = (𝜕 ∗ 𝐸)𝑥 0 e contiene al più un punto. Nel caso in


cui sia formato da un solo punto, questo può appartenere oppure no a (−𝑎𝜌, 𝑎𝜌).
Se ci appartiene, necessariamente la sezione deve essere la parte superiore del
segmento, cioè 𝐸 𝑥 0 ⊆ (−𝑎𝜌, 𝑎/2). In tutti questi casi è comunque evidente che

H 1 (𝐸 𝑥 0 4 (−𝑎/2, 0)) ≥ 𝑎𝜌,

e dalla (2.6) si deduce


H 𝑛−1 (Γ3 ) ≤ 𝜌𝑎 𝑛−1 . (2.11)

Infatti, se così non fosse si otterrebbe l’assurdo nel seguente modo

𝜌 2 𝑎 𝑛 > H 𝑛 ((𝐸 4 {𝑥 𝑛 < 0}) ∩ 𝑄 𝑛 ) ≥ H 𝑛 ((Γ3 × (−𝑎/2, 𝑎/2)) 4 {𝑥 𝑛 < 0})



≥ H 1 (𝐸 𝑥 0 4 (−𝑎/2, 0))𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0) ≥ 𝑎𝜌H 𝑛−1 (Γ3 ) > 𝜌 2 𝑎 𝑛 .
Γ3
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 17

Dal Teorema di Vol’pert 1.7, si deduce immediatamente che

H 𝑛−1 (Γ1 ) = 0. (2.12)

Invece, ricordando che la proiezione sulle prime 𝑛 − 1 coordinate è una funzione


1−Lipschitz, dalle proprietà delle misure di Hausdorff e dalla definizione di Γ2 , si
ha

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))) ≥ H 𝑛−1 (𝐺) (2.13)


H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (Γ2 × (−𝑎/2, 𝑎/2))) ≥ 2H 𝑛−1 (Γ2 ),

dove l’ultima stima è evidente ricordando che le sezioni con base in Γ2 hanno
almeno due punti di bordo in (−𝑎/2, 𝑎/2). Infine, per concludere con Γ2 , da un
lato usando (2.11) e (2.12) si ha
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 ) ≥ H 𝑛−1 (𝐺) + 2H 𝑛−1 (Γ2 )
= H 𝑛−1 (𝑄) − H 𝑛−1 (Γ1 ) − H 𝑛−1 (Γ3 ) + H 𝑛−1 (Γ2 )
≥ (1 − 𝜌)𝑎 𝑛−1 + H 𝑛−1 (Γ2 ).
Inoltre, come già usato per ottenere (2.7), sommando (2.4) e (2.5) si ha

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 ) ≤ (1 + 2𝜌)𝑎 𝑛−1 , (2.14)

e quindi si deduce
H 𝑛−1 (Γ2 ) ≤ 3𝜌𝑎 𝑛−1 .
Dalla divisione di 𝑄 come 𝑄 = 𝐺 ∪ (Γ1 ∪ Γ2 ∪ Γ3 ), e dall’ultima stima, unita a
(2.11) e (2.12), si trova (2.9). Infine, per concludere questo passo, da (2.9) unito a
(2.13) e (2.14) si ottiene direttamente (2.10).
Passo II: Una stima per i cubi "piccoli"
In questo passo vogliamo semplicemente ottenere una stima per la parte di
perimetro all’interno di piccoli cubi. Nello specifico, per ogni 𝑥 0 ∈ R𝑛−1 e 𝑙 > 0
indichiamo con 𝑄 𝑙 (𝑥 0) ⊆ R𝑛−1 il cubo con centro 𝑥 0, lato 𝑙 e facce parallele ai
piani coordinati. Vogliamo mostrare che, preso un qualunque 𝑐 ∈ 𝑄 e un certo
𝑙 > 0 tali che 𝑄 2𝑙 (𝑐) ⊂⊂ 𝑄, si ha

H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝑙 (𝑥 0) × (−𝑎/2, 𝑎/2))) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0)
𝑄 2𝑙 (𝑐) (2.15)
𝑛−2 𝑛−1 ∗
≤ (𝑛 − 1)𝑙 H (𝜕 𝐸 ∩ (𝑄 2𝑙 (𝑐) × (−𝑎/2, 𝑎/2))) .
18 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

Al fine di provare questa stima, fissiamo una direzione 1 ≤ 𝑖 ≤ 𝑛 − 1, e per ogni


𝑥 0 ∈ 𝑄 𝑙 (𝑐) chiamiamo

𝑆𝑖± (𝑥 0) = {𝑦 ∈ 𝑄 2𝑙 (𝑐) : 𝑦𝑖 = 𝑥𝑖 ± 𝑙} .

Allora si ottiene

H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆𝑖− (𝑥 0) × (−𝑎/2, 𝑎/2) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0)

𝑄 𝑙 (𝑐)
∫ −𝑙/2
=𝑙 𝑛−2
H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 2𝑙 (𝑐) × (−𝑎/2, 𝑎/2)) ∩ {𝑥𝑖 = 𝑐𝑖 + 𝑡}) 𝑑𝑡
−3𝑙/2

≤ 𝑙 𝑛−2 H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 2𝑙 (𝑐) × (−𝑎/2, 𝑎/2)) ∩ {𝑐𝑖 − 3𝑙/2 < 𝑥𝑖 < 𝑐𝑖 − 𝑙/2}) .

La stessa identica stima è ovviamente vera anche per 𝑆𝑖+ , integrando tra 𝑙/2 e
3𝑙/2 e intersecando con {𝑥𝑖 = 𝑐𝑖 − 𝑡}. Osservando che per ogni 𝑥 0 ∈ 𝑄 𝑙 (𝑐) si ha
chiaramente che 𝜕𝑄 𝑙 (𝑥 0) ⊆ 𝑖=1
Ð𝑛−1 − 0
𝑆𝑖 (𝑥 ) ∪ 𝑆𝑖+ (𝑥 0), sommando l’ultima stima per
1 ≤ 𝑖 ≤ 𝑛 − 1, si ottiene facilmente (2.15).
Passo III: Scelta di "buoni" cubi orizzontali
1
Fissiamo adesso un 0 ≤ 𝛾 < 𝑛−1 con 𝛾 = 𝛾(𝑛, 𝛼), il cui valore esatto sarà
precisato in (2.48) e sarà ottenuto in modo simile a quanto già visto nella dimo-
strazione nel caso liscio. In aggiunta, fissiamo anche un costante molto piccola
𝜀 > 0, che sarà precisata anche essa più avanti, e che dipenderà da 𝑎, 𝑀 e 𝛾,
quindi in definitiva 𝜀 = 𝜀(𝑛, 𝑀, 𝐸, 𝛼). Sia anche 0 < 𝜀 < 𝜀 assegnato. In questo
passo, vogliamo definire un numero 𝐻 = 𝐻 (𝛾, 𝑛) ∈ N di cubi a due a due disgiunti
𝑄 𝑗 ⊆ 𝑄. Di questi nel prossimo passo ne sceglieremo uno su cui completare la
costruzione. Se 𝛾 = 0, prendiamo un solo cubo, cioè 𝐻 (0, 𝑛) = 1 e 𝑄 1 = 𝑄.
Se invece 𝛾 > 0 prendiamo dei cubi aperti (𝑛 − 1)−dimensionali, a due a due
disgiunti 𝑄 2𝑙 (𝑥 +𝑗 ) ⊂⊂ 𝑄, dove abbiamo preso come 𝑙 = 𝑎𝜀 𝛾 . Se indichiamo con
2𝐻 il numero massimo dei cubi possibili a due a due disgiunti, sicuramente ne
possiamo prendere un numero 𝐻 per cui vale

1
𝐻≥ . (2.16)
2𝑛+1 𝜀 𝛾(𝑛−1)
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 19

Adesso per ogni 1 ≤ 𝑗 ≤ 𝐻 vogliamo dimostrare di poter trovare 𝑥 𝑗 ∈ 𝑄 𝑙 (𝑥 +𝑗 ),


tale che ponendo 𝑄 𝑗 = 𝑄 𝑙 (𝑥 𝑗 ) valgano

H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2)



≤ 𝑛2𝑛+1 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 , (2.17)

𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2) = 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2) ,


 
(2.18)

dove la (2.18) è da intendersi H 𝑛−2 −q.o., per il teorema di Vol’pert. Proprio


per l’utilizzo del teorema 1.7, i passaggi risultano un po’ tediosi, quindi per non
appesantire troppo la lettura e distrarre troppo l’attenzione dall’idea principale
della costruzione, presenteremo solo i dettagli principali. Fissiamo quindi un e𝑙,
𝑙 − 𝑙  1 e tale per cui tutto quello che considereremo non esca da
tale che 0 < e
𝑥 𝑗 ∈ 𝑄e (𝑥 + ) tale che, chiamando 𝑄
𝑄. Allora è possibile trovare un e 𝑙 𝑗
e 𝑗 = 𝑄e (e
𝑥 𝑗 ), 𝑙
  
H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕 𝑄
e 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2)

H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄e𝑙 (𝑥 0) × (−𝑎/2, 𝑎/2) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0).


𝑄e𝑙 (𝑥 +𝑗 )

𝑙 > 𝑙, si ha un po’di "spazio" su cui poter scegliere 𝑥 𝑗 ∈


Adesso, avendo preso e
𝑄 𝑙 (𝑥 +𝑗 ) tale che, chiamando 𝑄 𝑗 = 𝑄 𝑙 (𝑥 𝑗 ) valga la (2.18) e anche la stima precedente
con 𝑄 𝑗 e 𝑄 𝑙 al posto di 𝑄 e 𝑗 e 𝑄e, cioè
𝑙

H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2)




(2.19)
≤ H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝑙 (𝑥 0) × (−𝑎/2, 𝑎/2))) 𝑑H 𝑛−1 (𝑥 0).
𝑄 𝑙 (𝑥 +𝑗 )

Siamo quindi pronti per ottenere (2.17), infatti

H 𝑛−2 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2)




𝑛 − 1 𝑛−1  ∗ 
+

≤ H 𝜕 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 2𝑙 (𝑥 𝑗 ) × (−𝑎/2, 𝑎/2) (2.20)
𝑎𝜀 𝛾
≤ (𝑛 − 1)(1 + 2𝜌)(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 (2.21)
≤ 𝑛2𝑛+1 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 . (2.22)

Per arrivare a (2.20) abbiamo usato (2.19) e (2.15). Invece per ottenere (2.21)
abbiamo osservato che i 𝑄 2𝑙 (𝑥 +𝑗 ) sono a due a due disgiunti e contenuti in 𝑄,
20 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

quindi abbiamo potuto ottenere una stima analoga a (2.14). Infine per avere (2.22)
è utile osservare che, come vedremo, 𝜌  1/𝑛.
Concludiamo questo passo ponendo attenzione a due dettagli. Il primo è

che 𝐸 ∩ 𝜕𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2) è contenuto nell’unione di 2(𝑛 − 1) iperpiani di
dimensione 𝑛 − 1, quindi il membro di destra in (2.18) è da intendesi come
l’unione di tutti i bordi (𝑛 − 2)−dimensionali. Il secondo riguarda il caso 𝛾 = 0: si
osserva infatti che l’unico cubo 𝑄 verifica in automatico la (2.17), in quanto è una
relazione più debole di (2.7). Inoltre, sempre per il Teorema di Vol’pert, a patto
di modificare di poco il cubo ottenuto nel passo I, verifica anche la (2.18).
Passo IV: Scelta di uno dei cubi orizzontali.
In questo passaggio vogliamo scegliere un cubo in particolare tra tutti quelli
definiti al passo precedente. Nello specifico, ci prefissiamo di trovare un indice
1 ≤ 𝑗 ≤ 𝐻 tale che chiamando 𝑄 𝜀 = 𝑄 𝑗 e 𝑄 𝑛𝜀 = 𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2), siano
soddisfatte

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 )
≤ 1 + 2𝑛+5 𝜌, (2.23)
(𝑎𝜀 )
𝛾 𝑛−1

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 \ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌})


≤ 2𝑛+3 𝜌, (2.24)
(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1
H 𝑛 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 ∩ {𝑥 𝑛 > 0})
≤ 2𝑛+3 𝜌 2 , (2.25)
𝑎 𝑛 𝜀 𝛾(𝑛−1)
H 𝑛−1 (𝑄 𝜀 \ 𝐺)
≤ 2𝑛+5 𝜌, (2.26)
(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1

dove 𝐺 è l’insieme definito al passo I. Focalizziamo l’attenzione sul caso semplice


𝛾 = 0. Infatti, in questo caso l’unica scelta possibile per il cubo è data da 𝑄 𝜀 = 𝑄 e
𝑄 𝑛𝜀 = 𝑄 𝑛 , ovvero non dipende da 𝜀. Inoltre le stime (2.23)–(2.26), sono ovviamente
vere in quanto casi deboli delle diseguaglianze (2.4), (2.5), (2.6) e (2.9), dato che
quelle precedenti hanno delle costanti migliori.
Spostiamo la nostra attenzione sul caso meno banale, quando 𝛾 > 0. Per prima
cosa, utilizzando che tutti i cubi 𝑄 𝑗 sono a due a due disgiunti e ricordandosi di
(2.5), si ottiene facilmente che meno di un quarto degli 𝐻 cubi gode della seguente
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 21

proprietà

4𝜌𝑎 𝑛−1
H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝑖 × (−𝑎/2, 𝑎/2) \ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌}) > , (2.27)
𝐻

altrimenti sommando sui quei cubi si otterrebbe

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 \ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌}) > 𝜌𝑎 𝑛−1 ,

in contraddizione con (2.5). Considerando adesso i restanti cubi per cui (2.27) non
valga e ricordando la richiesta (2.16) fatta per 𝐻, si ottiene

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝑖 × (−𝑎/2, 𝑎/2) \ {−𝑎𝜌 < 𝑥 𝑛 < 𝑎𝜌})


4𝜌𝑎 𝑛−1
≤ ≤ 2𝑛+3 𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 ,
𝐻
che corrisponde esattamente alla (2.24). Con considerazioni analoghe, si tro-
va che per almeno 3/4 degli 𝐻 valgono (2.25) e (2.26), facendo riferimento
rispettivamente a (2.6) e (2.9).
Per la (2.23) bisogna argomentare in modo leggermente differente. Nel detta-
glio, chiamiamo 𝐴 la proiezione su 𝑄 di 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛 , e definiamo per ogni boreliano
𝑉 ⊆ 𝑄 la funzione

𝜁 (𝑉) = H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑉 × (−𝑎/2, 𝑎/2))) − H 𝑛−1 (𝑉 ∩ 𝐴).

È facile ottenere, per le proprietà delle misure di Hausdorff, e poiché la proiezione


su 𝑄 è 1−Lipschitz, che 𝜁 è una misura positiva. Adesso osserviamo che 𝑄 \ 𝐴 ⊆
Γ3 , quindi richiamando (2.11) e (2.14) abbiamo

𝜁 (𝑄) ≤ (1 + 2𝜌)𝑎 𝑛−1 − H 𝑛−1 (𝑄) + H 𝑛−1 (𝑄 \ 𝐴) ≤ 3𝜌𝑎 𝑛−1 .

Proseguiamo adesso ragionando come nei precedenti casi: ricordando la condi-


zione (2.16) imposta su 𝐻, unita alla precedente stima, si ottiene che per più di
3/4 degli 𝐻 cubi 𝑄 𝑗 vale

12𝜌𝑎 𝑛−1
𝜁 (𝑄 𝑗 ) ≤ ≤ 2𝑛+5 𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 ,
𝐻
22 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

da cui

H 𝑛−1 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝑗 × (−𝑎/2, 𝑎/2)) − (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1




≤ 𝜁 (𝑄 𝑗 ) ≤ 2𝑛+5 𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 ,

ovvero la (2.23). Riassumendo, abbiamo visto che ogni relazione vale per almeno
i 3/4 degli 𝐻 cubi, quindi esiste almeno un cubo 𝑄 𝑗 , che chiamiamo 𝑄 𝜀 per cui
valgono tutte le relazioni (2.23)-(2.26). Poiché sarà di utilità più avanti, osserviamo
che mettendo insieme (2.23) e (2.26) si ottiene

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ ((𝑄 𝜀 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎/2)))


= H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 ) − H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ ((𝑄 𝜀 ∩ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎/2)))
≤ (1 + 2𝑛+5 𝜌)(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 − H 𝑛−1 (𝑄 𝜀 ∩ 𝐺) (2.28)
≤ 2𝑛+5 𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 + H 𝑛−1 (𝑄 𝜀 \ 𝐺)
≤ 2𝑛+6 𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .

Passo V: Definizione delle altezze 𝜎 ± e dell’insieme modificato 𝐹𝛿 ⊆ R𝑛 .


Nel precedente Passo abbiamo curato la scelta della parte "orizzontale", fis-
sando un cubetto (𝑛 − 1)−dimensionale con determinate caratteristiche. Adesso
vogliamo occuparci anche della parte "verticale", individuando due altezze 𝜎 ± ,
che serviranno a ottenere 𝐹𝛿 , ovvero una famiglia ad un parametro di insiemi
ottenuti da 𝐸 con piccole modifiche. I passi successivi saranno trovare un 𝛿 tale
che, l’insieme 𝐹 = 𝐹𝛿 soddisfi le restrizioni sul volume e sul perimetro in (2.1).
Iniziamo quindi col definire un nuovo parametro 𝛿  𝑎, che dipende da 𝑎, 𝑀, 𝛾
e 𝜀, quindi in definitiva 𝛿 = 𝛿(𝑛, 𝑀, 𝐸, 𝛼, 𝜀). Rimandiamo a (2.37) per l’esatto
valore di 𝛿. Definiamo adesso l’intero
 
𝑎
𝐾 := ,
3𝛿

e prendiamo 𝐾 strisce aperte a due a due disgiunte 𝑆𝑖 = 𝑄 𝜀 × (𝜎𝑖 , 𝜎𝑖 + 𝛿) ⊆ 𝑄 𝑛𝜀 ,


𝑎
con la costrizione che 𝑎𝜌 < 𝜎𝑖 < 2 − 𝛿 per 1 ≤ 𝑖 ≤ 𝐾. Si osservi che questo è
possibile dalla definizione di 𝐾, anzi abbiamo sufficiente spazio da poter chiedere
che anche le le chiusure delle strisce 𝑆𝑖 siano a due a due disgiunte. Adesso,
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 23

ricordando (2.24) e (2.25), si ottiene

𝐾
Õ
𝑎H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆𝑖 ) + H 𝑛 (𝐸 ∩ 𝑆𝑖 )
𝑖=1

≤ 𝑎H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝑎𝜌, 𝑎/2))) + 𝐻 𝑛 (𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝑎𝜌, 𝑎/2)))


≤ 2𝑛+3 𝜌𝑎 𝑛 𝜀 𝛾(𝑛−1) + 2𝑛+3 𝜌 2 𝑎 𝑛 𝜀 𝛾(𝑛−1)
≤ 2𝑛+4 𝜌𝑎 𝑛 𝜀 𝛾(𝑛−1) .

Se ne deduce che esiste almeno un indice 𝑖, tale che la striscia 𝑆+ := 𝑆𝑖 soddisfa

𝑎H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆 + ) + H 𝑛 (𝐸 ∩ 𝑆+ )
2𝑛+4 𝜌𝑎 𝑛 𝜀 𝛾(𝑛−1) + 2𝑛+3 (2.29)
≤ ≤ 2𝑛+6 𝛿𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .
𝐾

Per avere una notazione coerente, indicheremo con 𝜎 + = 𝜎 𝑖 , quindi possiamo


riscrivere 𝑆+ = 𝑄 𝜀 × (𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿), senza dimenticarci che 𝑎𝜌 < 𝜎 + < 𝑎
2 − 𝛿.
Dall’altra parte, sempre per (2.24), possiamo stimare

H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 ∩ {𝑥 𝑛 < −𝑎𝜌})


2𝑛+3 𝜌 ≥
(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1
(𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 ) 𝑡
∫ −𝑎𝜌 𝑛−2 
H
≥ 𝑑𝑡
−𝑎/2 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1
  ⨏ −𝑎𝜌 𝑛−2 ∗ 𝑡 
1 H 𝜕 (𝐸 ) ∩ 𝑄 𝜀
= −𝜌 𝑑𝑡,
2 −𝑎/2 𝑎 𝑛−2 𝜀 𝛾(𝑛−1)

dove l’ultima uguaglianza segue dal teorema di Vol’pert. Nello specifico si osserva
che, per quasi ogni −𝑎/2 < 𝑡 < −𝑎𝜌, si ha che punti sull’iperpiano R𝑛−1 × {𝑡}
hanno densità 1 oppure 0 a meno di un insieme H 𝑛−1 − trascurabile, e quindi

(𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 ) 𝑡 = 𝜕 ∗ (𝐸 𝑡 ∩ 𝑄 𝜀 ).

Come conseguenza possiamo trovare un’altra sezione ad altezza −𝑎/2 < 𝜎 − <
−𝑎𝜌 per cui valga


H 𝑛−2 𝜕 ∗ (𝐸 𝜎 ) ∩ 𝑄 𝜀 ≤ 3 · 2𝑛+3 𝜌𝑎 𝑛−2 𝜀 𝛾(𝑛−1) .

(2.30)
24 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

Figura 2.2: Costruzione di 𝐹𝛿 . La parte arancione è dove 𝐸 e 𝐹 coincidono, quindi,


come uno si aspetta, praticamente ovunque. La parte rossa è 𝐹𝛿 , in particolare è
la parte rialzata di 𝛿. La parte in giallo è il pezzo di 𝐸 ad altezza compresa tra 𝜎 +
e 𝜎 + + 𝛿 che viene buttata via.

Finalmente abbiamo tutti gli strumenti per andare a perturbare 𝐸, ottenendo una
famiglia di insiemi ad un parametro, tra cui andremo a scegliere quello che ci darà
la tesi. Quindi per ogni 0 < 𝛿 ≤ 𝛿 definiamo

𝑇𝛿 := (𝑥 0, 𝑥 𝑛 + 𝛿) : (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )) ,


𝐹𝛿 := 𝐸 \ 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿) ∪ 𝐸 𝜎 ∩ 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿) ∪ 𝑇𝛿 .
  

Andiamo ad osservare più da vicino come sia definito 𝐹𝛿 , aiutandoci anche con la
figura 2.2. Vediamo che le differenze (parti in rosso e giallo nel disegno) tra 𝐸 e
𝐹𝛿 sono solo all’interno di cilindro 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿). In questo cilindro, la parte

della base 𝐸 𝜎 ∩ 𝑄 𝜀 viene stirata verticalmente di una lunghezza 𝛿, mentre tutta
la parte centrale 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )) viene traslata in alto di 𝛿. Queste due parti
contribuiscono alla zona rossa in esubero in figura. Infine il pezzo nella striscia
superiore 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)) viene direttamente ignorato, ottenendo la parte
gialla nel disegno.
Passo VI: Stima del volume di 𝐹𝛿 e scelta del competitore 𝐹.
In questo passo ci prefiggiamo il compito di stimare il volume di 𝐹𝛿 in relazione
con quello di 𝐸, e speriamo di poter individuare un insieme 𝐹 all’interno della
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 25

famiglia che soddisfi la relazione

|𝐹 | = |𝐸 | + 𝜀. (2.31)

Sarà invece l’obiettivo del prossimo passo verificare che la scelta fatta sia tale da
poter soddisfare anche la condizione sul perimetro richiesta dalla proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 .
Per un fissato 0 < 𝛿 ≤ 𝛿, indichiamo con 𝐹 = 𝐹𝛿 e definiamo gli insiemi

𝐸 + = 𝐹 \ 𝐸, 𝐸 1− = (𝐸 \ 𝐹) ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )),
𝐸 2− = (𝐸 \ 𝐹) ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)),

tali che
|𝐹 | = |𝐸 | + |𝐸 + | − |𝐸 1− | − |𝐸 2− |. (2.32)
L’ultimo termine è il più facile da stimare. Infatti, vale che 𝐸 2− ⊆ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 ×
(𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)) ⊆ 𝐸 ∩ 𝑆+ , e richiamando anche che 1
𝑀 ≤ 𝑓 , ℎ ≤ 𝑀 in 𝑄 𝑛𝜀 , da (2.29)
si ha
|𝐸 2− | ≤ |𝐸 ∩ 𝑆+ | ≤ 𝑀H 𝑛 (𝐸 ∩ 𝑆+ ) ≤ 2𝑛+6 𝑀𝛿𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 . (2.33)
Passiamo adesso a stimare |𝐸 + | e |𝐸 1− |. Per farlo, sarà conveniente separare le
sezioni verticali tali che 𝑥 0 ∈ 𝐺 oppure no. Prendiamo quindi un 𝑥 0 ∈ 𝑄 𝜀 ∩𝐺, allora
(𝐸 ∩ 𝑄 𝑛𝜀 )𝑥 0 è una segmento verticale della forma (−𝑎/2, 𝑦) con −𝑎𝜌 < 𝑦 < 𝑎𝜌, di
conseguenza 𝜎 − < 𝑦 < 𝜎 + . Si evince che la sezione (𝐸 1− )𝑥 0 è vuota, mente (𝐸 + )𝑥 0
è il segmento (𝑦, 𝑦 + 𝛿). Ricordando che 𝐸 + ⊆ 𝑄 𝑛𝜀 e utilizzando Fubini si ha

|𝐸 + ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))| ≤ 𝑀H 𝑛 𝐸 + ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2)) ≤ 𝑀𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .




Dall’altro lato, richiamando (2.26), si ottiene invece


1 𝑛 +
|𝐸 + ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))| ≥

H 𝐸 ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))
𝑀
1
≥ 𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (1 − 2𝑛+5 𝜌).
𝑀
Quindi riassumendo abbiamo ottenuto che

|𝐸 1− ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))| = 0,
𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (2.34)
(1 − 2𝑛+5 𝜌) ≤ |𝐸 + ∩ (𝐺 × (−𝑎/2, 𝑎/2))| ≤ 𝑀𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .
𝑀
26 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

Occupiamoci adesso degli 𝑥 0 ∈ 𝑄 𝜀 \ 𝐺, e assumiamo che (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐸 + per qualche


𝑥 𝑛 ∈ (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿). Il fatto che (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐸 + = 𝐹 \ 𝐸 implica che quel punto non sta
in 𝐸. Del resto, il fatto che (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐹 implica sicuramente che il punto (𝑥 0, 𝑦) ∈ 𝐸
con 𝑦 = max{𝑥 𝑛 − 𝛿, 𝜎 − }. Di conseguenza, il segmento {𝑥 0 } × (𝑥 𝑛 − 𝛿, 𝑥 𝑛 ) si
incontra con 𝜕 ∗ (𝐸)𝑥 0 . In modo del tutto analogo, se (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐸 1− , implica che
(𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐸 e che (𝑥 0, max{𝑥 𝑛 − 𝛿, 𝜎 − }) ∉ 𝐸, quindi ancora una volta il segmento
{𝑥 0 } × (𝑥 𝑛 − 𝛿, 𝑥 𝑛 ) si interseca con 𝜕 ∗ (𝐸)𝑥 0 . Tenendo conto del teorema di Vol’pert,
si deduce che

(𝐸 + ∪ 𝐸 1− ) ∩ ((𝑄 𝜀 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎, 2)) ⊆ 𝜏 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ ((𝑄 𝜀 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎, 2))) ,

dove per ogni insieme 𝐴 ⊆ R𝑛 , abbiamo definito

𝜏( 𝐴) := {(𝑥 0, 𝑥 𝑛 + 𝑡𝛿) : (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝐴, 0 ≤ 𝑡 ≤ 1} . (2.35)

Infine, ricordando (2.28) deduciamo

|(𝐸 + ∪ 𝐸 1− )∩ ((𝑄 𝜀 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎, 2)) |


≤ 𝑀H 𝑛 (𝐸 + ∪ 𝐸 1− ) ∩ ((𝑄 𝜀 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎, 2))

(2.36)
≤ 𝑀𝛿H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ ((𝑄 𝜀 \ 𝐺) × (−𝑎/2, 𝑎, 2)))
≤ 2𝑛+6 𝑀𝛿𝜌(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 .

Siamo finalmente in condizione di esplicitare 𝛿 come


2𝑀𝜀
𝛿= . (2.37)
(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1
Ricordiamo che la nostra costruzione ha senso solo se 𝛿  𝑎, e questo risulta vero
a patto di scegliere 𝜀 sufficientemente piccolo visto che 0 < 𝜀 < 𝜀. Vediamo che
tutto quanto ha senso, infatti 𝜀 può essere scelto in funzione di 𝑎, 𝑀 e 𝛾, inoltre
1
0 ≤ 𝛾 < 𝑛−1 , quindi l’esponente di 𝜀 è strettamente positivo in (2.37). Adesso
concludiamo mettendo insieme (2.32), (2.33), (2.34) e (2.36), usando come 𝛿 = 𝛿
siamo in grado di stimare
 
𝛾 𝑛−11 − 2𝑛+5 𝜌 𝑛+7
|𝐹𝛿 | − |𝐸 | ≥ 𝛿(𝑎𝜀 ) − 2 𝑀𝜌
𝑀
  (2.38)
1 − 2𝑛+5 𝜌 𝑛+7
= 2𝑀𝜀 − 2 𝑀 𝜌 > 𝜀,
𝑀
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 27

dove l’ultima disuguaglianza è valida a patto di prendere un 𝜌 sufficientemente


piccolo. Sottolineiamo che 𝜌 era stato "fissato" inizialmente e dipendeva solo
da 𝑀 e da 𝑛, come risulta evidente in questa stima. Dall’altra parte, prendendo
𝛿 = 𝛿/(4𝑀 2 ), e usando (2.34) e (2.36) si ottiene
𝛿
𝛿/(4𝑀 2 ) − |𝐸 | ≤ (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (𝑀 + 2𝑛+6 𝑀 𝜌)

𝐹 2
4𝑀 (2.39)
𝜀
= (𝑀 + 2𝑛+6 𝑀 𝜌) < 𝜀,
2𝑀
anche in questo caso vera a patto di scegliere 𝜌 sufficientemente piccolo in funzione
di 𝑀 e 𝑛. Osservando che la funzione 𝛿 → |𝐹𝛿 | è continua per la scelta della
costruzione di 𝐹𝛿 , da (2.38) e (2.39) si deduce che esiste un 𝛿/(4𝑀 2 ) < 𝛿 < 𝛿 per
cui la (2.31) sia verificata. Di qui in avanti indicheremo con 𝐹 = 𝐹𝛿 .
Passo VII: Valutazione del perimetro di 𝐹
Questo passo è interamente dedicato alla stima di 𝑃(𝐹). Ricordiamo che
al fine di ottenere la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 , dobbiamo mostrare che valga 𝑃(𝐹) ≤
𝑃(𝐸) + 𝐶 |𝜀| 𝛽 . Per costruzione, 𝐹 ed 𝐸 differiscono solo all’interno del cilindro
C = 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿), quindi 𝜕 ∗ 𝐸 e 𝜕 ∗ 𝐹 coincidono fuori da quel cilindretto.
Per semplicità separiamo C ∩ 𝜕 ∗ 𝐹 in quattro parti, rispettivamente 𝑇𝑠𝑢
+ , 𝑇+ , 𝑇+
𝑝 𝑖𝑛 𝑓 𝑙𝑎𝑡
+ , definite come
e 𝑇𝑖𝑛𝑡
+ ∗ +
𝑇𝑠𝑢 𝑝 = 𝜕 𝐹 ∩ (𝑄 𝜀 × {𝜎 + 𝛿}), 𝑇𝑖𝑛+ 𝑓 = 𝜕 ∗ 𝐹 ∩ (𝑄 𝜀 × {𝜎 − }),
(2.40)
+
𝑇𝑙𝑎𝑡 = 𝜕 ∗ 𝐹 ∩ (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿)), +
𝑇𝑖𝑛𝑡 = 𝜕 ∗ 𝐹 ∩ C.

Separiamo anche 𝜕 ∗ 𝐸 ∩C in quattro parti, anche se in modo leggermente differente


− ∗ + +
𝑇𝑠𝑢 𝑝 = 𝜕 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × [𝜎 , 𝜎 + 𝛿]), 𝑇𝑖𝑛− 𝑓 = 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × {𝜎 − }),
(2.41)

𝑇𝑙𝑎𝑡 = 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + + 𝛿)), −
𝑇𝑖𝑛𝑡 = 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 + )).

Adesso dobbiamo considerare molto attentamente ogni singolo pezzo. Iniziamo


dalla parte semplice, osservando che, dalla definizione di 𝐹 e di 𝜎 − , sia 𝐸 che 𝐹
hanno densità 0 o 1, a meno di un insieme H 𝑛−1 −trascurabile in 𝑄 𝜀 × {𝜎 − }, quindi

H 𝑛−1 (𝑇𝑖𝑛+ 𝑓 ∪ 𝑇𝑖𝑛− 𝑓 ) = 0, (2.42)

cioè né 𝐸 né 𝐹 danno contributo al perimetro sulla faccia inferiore del cilindro C.


28 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

Passiamo adesso ad analizzare i bordi superiori. Vogliamo mostrare che, a


meno di insiemi H 𝑛−1 −trascurabili,

+ −
𝑇𝑠𝑢 𝑝 ⊆ 𝜋(𝑇𝑠𝑢 𝑝 ), (2.43)

dove 𝜋(𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) = (𝑥 0, 𝜎 + + 𝛿) indica la proiezione sull’iperpiano {𝑥 𝑛 = 𝜎 + + 𝛿}.


Richiamando le proprietà degli insiemi di perimetro finito, per q.o 𝑥 ∈ 𝑄 𝜀 si ha
che l’insieme 𝐸 ha densità 0, 1/2 o 1 in (𝑥 0, 𝜎 + ) ma anche in (𝑥 0, 𝜎 + + 𝛿). Se è
uguale a 1/2 in almeno uno dei due punti, allora (𝑥 0, 𝜎 + + 𝛿) sta sicuramente nel
membro di destra in (2.43). Se invece in entrambi i punti vale contemporaneamente
0 o 1, allora per la costruzione fatta anche 𝐹 ha densità 0 oppure 1, quindi
(𝑥 0, 𝜎 + + 𝛿) sicuramente non appartiene al membro di sinistra. Se invece una
delle due è 0 e l’altra è 1, per il teorema 1.7, a meno di scartare un insieme
H 𝑛−1 −trascurabile, la sezione 𝐸 𝑥 0 ha densità 0 e 1 nei punti ad altezza 𝜎 + e 𝜎 + + 𝛿.
Di conseguenza, 𝜕 ∗ (𝐸 𝑥 0 ) contiene almeno un punto nel segmento (𝜎 + , 𝜎 + + 𝛿)
da cui se ne conclude che (𝑥 0, 𝜎 + + 𝛿) appartiene ancora una volta ll’insieme
di destra in (2.43). Riassumendo abbiamo dimostrato, a meno di un insieme
H 𝑛−1 −trascurabile la validità dell’inclusione (2.43). Adesso ricordando che la
− ⊆ 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝑆 , e la (2.29) si ottiene
proiezione 𝜋 è 1−Lipschitz, che 𝑇𝑠𝑢 𝑝 +


+
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) ≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝑇𝑠𝑢 𝑝)
+
𝑇𝑠𝑢 𝑝 (2.44)
𝑛−1 − 𝑛+6 𝑛−2 𝛾(𝑛−1)
≤ 𝑀H (𝑇𝑠𝑢 𝑝) ≤2 𝑀𝛿𝜌𝑎 𝜀 .

+ , possiamo argomentare in modo del tutto analogo, semplice-


Per analizzare 𝑇𝑙𝑎𝑡
mente ricordando che grazie a (2.18) il teorema di Vol’pert è vero per q.o. H 𝑛−2
𝑥 0 ∈ 𝜕𝑄 𝜀 . Consideriamo quindi un punto (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ), dove 𝑥 0 è un punto di 𝜕𝑄 𝜀
per cui valga il teorema di Vol’pert, e 𝜎 − + 𝛿 < 𝑥 𝑛 < 𝜎 + + 𝛿. Sempre a me-
no di insiemi H 𝑛−1 −trascurabili, 𝐸 ha densità 0, 1/2 o 1 sia in (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) che in
(𝑥 0, 𝑥 𝑛 − 𝛿). Se la densità è 0 oppure 1 in entrambi i punti , allora (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∉ 𝜕 ∗ 𝐹,
mentre se uno dei due è 0 e l’altro è 1 come al solito si trova che un punto di 𝜕 ∗ 𝐸
appartiene al segmento {𝑥 0 } × (𝑥 𝑛 − 𝛿, 𝑥 𝑛 ) e questo viene traslato verticalmente di
alpiù 𝛿 aggiungendo perimetro verticale a 𝐹. Riassumendo, a meno di un insieme
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 29

H 𝑛−1 −trascurabile, è sicuramente vera l’inclusione

+
⊆ 𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿) ∪ 𝜏 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − + 𝛿, 𝜎 + + 𝛿)) ,

𝑇𝑙𝑎𝑡

dove 𝜏 è stata definita in (2.35). Come conseguenza, ricordando anche (2.17) si ha


+
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) ≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝑇𝑙𝑎𝑡 )
+
𝑇𝑙𝑎𝑡

≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿))


+ 𝑀H 𝑛−1 𝜏(𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − + 𝛿, 𝜎 + + 𝛿)))


≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝜕𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿)) (2.45)

+ 𝛿𝑀H 𝑛−2 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ (𝜕𝑄 𝜀 × (−𝑎/2, 𝑎/2)))


 
≤ 𝑀 2𝛿(𝑛 − 1)(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 + 𝑛𝛿2𝑛+1 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2

≤ 2𝑛+2 𝑛𝑀𝛿(𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−2 .

± . Poiché l’altezza 𝜎 − è stata scelta in


Per conclude dobbiamo considerare 𝑇𝑖𝑛𝑡
modo tale che valesse il teorema di Vol’pert, e dentro la parte inferiore del cilindro

C − = 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿) l’insieme 𝐹 contiene solo un pezzo della forma (𝐸 𝜎 ∩
𝑄 𝜀 ) × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿), si ottiene facilmente che il perimetro di 𝐹 in C − ha solo un
contributo laterale della forma


𝜕 ∗ 𝐹 ∩ C − = 𝜕 ∗ (𝐸 𝜎 ) ∩ 𝑄 𝜀 × (𝜎 − , 𝜎 − + 𝛿).


Invece, dalla costruzione, segue che 𝜕 ∗ 𝐹 ∩ (𝑄 𝜀 × (𝜎 − +𝛿, 𝜎 + +𝛿)) non è altro che la
traslazione in alto di una lunghezza 𝛿 di 𝜕 ∗ 𝐸∩(𝑄 𝜀 ×(𝜎 − , 𝜎 + )) = 𝑇𝑖𝑛𝑡
− . In particolare

se (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) ∈ 𝑇𝑖𝑛𝑡
− allora 𝜈 (𝑥 0, 𝑥 + 𝛿) = 𝜈 (𝑥 0, 𝑥 ). Indichiamo per semplicità 𝜉 la
𝐹 𝑛 𝐸 𝑛
traslazione di 𝛿 lungo la componente 𝑛−esima, cioè 𝜉 (𝑥 0, 𝑥 𝑛 ) = (𝑥 0, 𝑥 𝑛 + 𝛿), così
− allora 𝜈 (𝜉 (𝑦)) = 𝜈 (𝑦). Dalla locale
l’osservazione precedente diventa 𝑦 ∈ 𝑇𝑖𝑛𝑡 𝐹 𝐸
𝛼−Hölderianità di ℎ nella variabile spaziale, abbiamo che esiste una costante 𝐶1
tale che |ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈)−ℎ(𝑦, 𝜈)| ≤ 𝐶1 𝛿 𝛼 per ogni 𝑦 ∈ 𝑄 𝑛 e 𝜈 ∈ S𝑛−1 . Di conseguenza,
30 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

richiamando (2.23) e (2.30), possiamo ottenere


∫ ∫
𝑛−1
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H (𝑢) − ℎ(𝑢, 𝜈 𝐸 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦)
+
𝑇𝑖𝑛𝑡 −
𝑇𝑖𝑛𝑡

≤ 𝑀H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐹 ∩ C − )

+ ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈 𝐸 (𝑦)) − ℎ(𝑦, 𝜈 𝐸 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) (2.46)

𝑇𝑖𝑛𝑡
𝜎−
≤ 𝑀𝛿H 𝑛−2 𝜕 ∗ (𝐸 −

) ∩ 𝑄 𝜀 + 𝐶1 𝛿 𝛼 H 𝑛−1 (𝑇𝑖𝑛𝑡 )
≤ 3 · 2𝑛+5 𝑀𝛿𝜌𝑎 𝑛−2 𝜀 𝛾(𝑛−1) + 𝐶1 𝛿 𝛼 (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (1 + 2𝑛+5 𝜌).

Infine, mettendo insieme (2.42), (2.44),(2.45) e (2.46), ricordando che 𝛿 ≤ 𝛿,


preso 𝜀 sufficientemente piccolo in modo tale che 𝜀 𝛾(𝑛−1) ≤ 𝜀 𝛾(𝑛−2) , richiamando
la definizione di 𝛿 (2.37), finalmente si ottiene
 𝛼 𝛾(𝑛−1)

𝛾(𝑛−2)
𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ 𝐶2 𝛿𝜀 +𝛿 𝜀
  (2.47)
≤ 𝐶3 𝜀 1−𝛾 + 𝜀 𝛼+𝛾(𝑛−1) (1−𝛼)

con due opportune costanti 𝐶2 , 𝐶3 che dipendono da 𝑀, 𝑛, 𝜌 e 𝑎, quindi in


definitiva da 𝑀, 𝑛 e 𝐸.
Passo VIII: Scelta ottimale per 𝛾 e definizione di 𝛽
La stima (2.47) ottenuta nel precedente passo è valida per un generico 𝛾.
Tenendo a mente che 𝛾 può essere scelto dipendendo solo da 𝑛 e da 𝛼. e che la
1
costruzione fatta richiede che 0 ≤ 𝛾 < 𝑛−1 , andremo ad effettuare la scelta ottimale.
Notiamo che 𝑘 1 (𝛾) = 1 − 𝛾 è strettamente decrescente, mentre 𝑘 2 (𝛾) = 𝛼 + 𝛾(𝑛 −
1)(1 − 𝛼) è crescente. Inoltre 𝑘 1 (0) ≥ 𝑘 2 (0) e 𝑘 1 (1/(𝑛 − 1)) ≤ 𝑘 2 (1/(𝑛 − 1)),
quindi la scelta ottimale è quella ottenuta uguagliandole, da cui si ottiene
1−𝛼
𝛾= . (2.48)
𝛼 + 𝑛(1 − 𝛼)
Con questa scelta, la stima (2.47) diventa 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸)+𝐶𝜀 𝛽 , dove 𝛽 = 𝛽(𝑛, 𝛼)
dato da (2.2) e 𝐶 dipende esclusivamente da 𝑀, 𝑛, 𝐸 e da 𝛼 la costante di locale
Hölderianità di ℎ.
Passo IX: Il caso 𝛼 = 0 e ℎ continua.
In questo passo andremo ad analizzare nello specifico il caso 𝛼 = 0, nel quale
la proprietà di ℎ di essere "localmente 𝛼−Hölderiana" diventa semplicemente
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 31

localmente limitata. Per il lavoro svolto fino ad adesso, se prendiamo 𝛾 = 1/𝑛 e


𝛽 = (𝑛 − 1)/𝑛, a patto di prendere 0 < 𝜀 < 𝜀, abbiamo già costruito un insieme 𝐹
𝑛−1
tale che |𝐹 | = |𝐸 | + 𝜀 e 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜀 𝑛 . Poiché il nostro intento è quello
di voler mostrare altri risultati, vedremo che ci servirà poter scegliere 𝐶 piccola a
piacere. Più precisamente, per ogni costante 𝜅 > 0, siamo interessati a prendere
𝐶 ≤ 𝜅, a patto di prendere 𝜀 ancora più piccolo, se necessario. Quindi in questa
casistica 𝜀 deve dipendere anche da 𝜅, e quando 𝜅 diventa piccolo anche 𝜀 deve
farlo. Come già stato mostrato ad esempio in [4] questo risultato è falso nel caso
in cui ℎ sia soltanto localmente limitata. Vogliamo quindi mostrare che però è
possibile ottenere la tesi, a patto di aggiungere che ℎ sia continua nella variabile
spaziale.
Siano quindi 𝛼 = 0 e ℎ continua nella variabile spaziale. Vediamo che dob-
biamo solo andare ad effettuare delle leggere modifiche alla costruzione fatta per
tutti gl altri casi. In particolare fissiamo una grande costante 𝐿 = 𝐿 (𝑀, 𝑛, 𝐸, 𝜅),
che sarà specificata dopo, in modo tale da avere la libertà di ridurre 𝜀 trovato in
precedenza, con due operazioni distinte: aumentando 𝐿 o diminuendo 𝜅 a nostro
piacimento. Nello specifico, poniamo 𝜀0 = 𝜀/𝐿, e per ogni 0 < 𝜀 < 𝜀, definiamo
𝜀0 = 𝜀/𝐿. Così facendo 𝜀0 è un qualsiasi numero compreso nell’intervallo (0, 𝜀0).
Quindi, anche in questo caso, il nostro obiettivo è quello di trovare un insieme 𝐹,
che coincide con 𝐸 fuori di 𝑄 𝑛 , tale che

𝑛−1
|𝐹 | = |𝐸 | + 𝜀0, 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜀0 𝑛 . (2.49)

In analogia con le modifiche fatte a 𝜀, vedremo che si rende necessaria anche una
variazione alla definizione di 𝛿 data in (2.37), la quale di qui in avanti sarà

1
𝛿 2𝑀𝜀 𝑛
𝛿= = . (2.50)
𝐿 𝐿𝑎 𝑛−1

Anche con questa nuova definizione, si osserva che 𝛿  𝑎 a patto di prendere 𝜀


sufficientemente piccolo. Fatte queste modifiche iniziali, vediamo che possiamo
lasciare invariato tutto il lavoro fatto nei passi I-V. Nel passo VI, le stime sul
32 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

volume sono ancora valide, in particolare la (2.38) diventa


 
𝛾 𝑛−1 1 − 2
𝑛+5 𝜌
𝑛+7
|𝐹𝛿 | − |𝐸 | ≥ 𝛿(𝑎𝜀 ) − 2 𝑀𝜌
𝑀
 
1 − 2𝑛+5 𝜌 𝜀
= 2𝑀𝜀 − 2 𝑀 𝜌 > = 𝜀0,
𝑛+7
𝑀 𝐿
mentre la (2.39)
𝛿
𝐹𝛿/(4𝑀 2 ) − |𝐸 | ≤ (𝑎𝜀 𝛾 ) 𝑛−1 (𝑀 + 2𝑛+6 𝑀 𝜌)

4𝑀 2
𝜀 𝜀
= (𝑀 + 2𝑛+6 𝑀 𝜌) < = 𝜀0,
2𝑀 𝐿 𝐿
sempre a patto di prendere un 𝜌 sufficientemente piccolo in funzione di 𝑀 e 𝑛.
Anche in questo caso, usando la continuità della funzione 𝛿 → |𝐹𝛿 |, si ottiene
che esiste un 𝛿/4𝑀 2 < 𝛿 < 𝛿 tale che, indicando con 𝐹 = 𝐹𝛿 , vale l’uguaglianza
|𝐹 | − |𝐸 | = 𝜀0. Resta solo da verificare, come abbiamo fatto al passo VII, che
l’insieme 𝐹 così definito verifichi la stima sul perimetro. Per farlo vedremo che
non sono necessarie molte modifiche.
Partiamo dividendo 𝜕 ∗ 𝐹 ∩ C e 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ C in 𝑇𝑖𝑛± 𝑓 , 𝑇𝑠𝑢
± , 𝑇 ± e 𝑇 ± , esattamente
𝑝 𝑙𝑎𝑡 𝑖𝑛𝑡
come in (2.40) e (2.41). In modo del tutto analogo a quanto già osservato, vediamo
+ ∪ 𝑇 − ) = 0. Dato che la costruzione
che la (2.42) è ancora valida, cioè H 𝑛−1 (𝑇𝑠𝑢 𝑝 𝑠𝑢 𝑝
non è rimasta invariata, valgono ancora (2.44) e (2.45) con il nuovo 𝛿 definito in
(2.50), usando anche 𝛾 = 1/𝑛, si ottiene

2𝑛+7 𝑛𝑀 2 𝑛−1
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦) ≤ (𝜌𝜀 + 𝜀 𝑛 )
+ +
𝑇𝑠𝑢 𝑝 ∪𝑇𝑙𝑎𝑡 𝑎𝐿
 
0 1 0 𝑛−1 (2.51)
= 𝐶4 𝜌𝜀 + 1/𝑛 𝜀 𝑛
𝐿
𝜅 0 𝑛−1
< 𝜀 𝑛 ,
3
dove 𝐶4 è una costante che dipende solo da 𝑀, 𝑛, e 𝑎, in particolare da 𝑀,
𝑛 ed 𝐸. Mentre l’ultima disuguaglianza è vera a patto di ricordare che 𝐿 va
preso arbitrariamente grande, 𝜀 sufficientemente piccolo, ma comunque entrambi
dipendono da 𝑀, 𝑛, 𝐸 e anche da 𝜅.
+ e 𝑇 − . Osserviamo che è
Per conclude bisogna valutare la differenza tra 𝑇𝑖𝑛𝑡 𝑖𝑛𝑡
stato l’unico passaggio dove nel passo VII abbiamo usato l’𝛼−Hölderianità di ℎ.
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 33

Nel caso 𝛼 = 0, in (2.46), abbiamo stimato con

ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈𝑒 (𝑦)) − ℎ(𝑦, 𝜈 𝐸 (𝑦)) ≤ 𝐶1 𝛿 𝛼 = 𝐶1 .

Invece la continuità nella variabile spaziale di ℎ, unita al fatto che 𝑄 𝑛 è limitato,


implica l’uniforme continuità nella variabile spaziale dentro il cubo. Indichiamo,
come di consueto, con 𝜔 il modulo di continuità di ℎ nella variabile spaziale in
𝑄 𝑛 , più precisamente

𝜔(𝑑) = sup |ℎ(𝑦, 𝜈) − ℎ(𝑧, 𝜈)| : 𝑦, 𝑧 ∈ 𝑄 𝑛 , |𝑦 − 𝑧| ≤ 𝑑, 𝜈 ∈ S𝑛−1 .

Quindi la stima che andremo ad utilizzare, a differenza di quanto fatto nel passo
VII, è la seguente
 
2𝑀𝜀 1/𝑛
|ℎ(𝜉 (𝑦), 𝜈𝑒 (𝑦)) − ℎ(𝑦, 𝜈 𝐸 (𝑦)| ≤ 𝜔(𝛿) = 𝜔 ,
𝐿𝑎 𝑛−1
dove 𝜉 è la traslazione in alto di lunghezza 𝛿 < 𝛿, e si è usato che 𝜔 è una funzione
crescente. Usando la precedente diseguaglianza in (2.46), si ottiene
∫ ∫
𝑛−1
ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H (𝑢) − ℎ(𝑢, 𝜈 𝐸 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦)
+
𝑇𝑖𝑛𝑡 −
𝑇𝑖𝑛𝑡
𝑛−1 𝑛−1
≤ 3 · 2𝑛+5 𝑀𝛿𝜌𝑎 𝑛−2 𝜀 𝑛 + 𝜔(𝛿)𝑎 𝑛−1 𝜀 𝑛 (1 + 2𝑛+5 𝜌)
(2.52)
𝑛−1
0 𝑛−1 0 𝑛−1
≤ 𝐶5 𝜀 + 2𝜔(𝛿)𝑎 𝐿 𝜀 𝑛 𝑛

𝜅 𝑛−1 𝑛−1 𝑛−1


< 𝜀0 𝑛 + 2𝜔(𝛿)𝑎 𝑛−1 𝐿 𝑛 𝜀0 𝑛 ,
3
con 𝐶5 che dipende solo da 𝑀, 𝑛 e da 𝑎, e l’ultima stima è valida con 𝜀
sufficientemente piccolo che dipende come richiesto da 𝑀, 𝑛, 𝐸 e da 𝜅.
Concludiamo chiarendo passo passo quale sia l’ordine giusto di definire le varie
costanti, mostrando che le scelte fatte sono tutte lecite, e che l’introduzione del
nuovo parametro 𝐿 è stata necessaria. Per prima cosa, fissiamo 𝐿 sufficientemente
grande affinché sia vera la (2.51), da cui 𝐿 dipende, come richiesto, da 𝑀, 𝑛, 𝐸 e 𝜅.
Una volta fissato 𝐿, possiamo passare a scegliere 𝜀 piccolo a piacere in funzione
di 𝑀, 𝑛, 𝐸, 𝜅 e anche 𝐿. Vediamo che la scelta dipende da due fattori: il primo è
dovuto alla richiesta già fatta su 𝛿  𝑎; il secondo è relativo ad un’ulteriore stima
che vogliamo andare a fare in (2.52), ovvero vorremmo che
𝑛−1 𝜅
2𝜔(𝛿)𝑎 𝑛−1 𝐿 𝑛 < .
3
34 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽

Questo è possibile osservando che 𝜔(𝛿) tende a zero quando 𝛿 tende a zero, per
uniforme continuità di ℎ, ma 𝛿 può essere reso piccolo a piacere a patto di ridurre
ulteriormente 𝜀. Infine inserendo l’ultima stima in (2.52), richiamando (2.51) e
𝑛−1
(2.42), si ottiene 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝜅𝜀0 𝑛 .
Riassumendo, nel caso in cui 𝛼 = 0 e ℎ è continua nella variabile spaziale, per
ogni 𝜅 > 0 abbiamo trovato un 𝜀0 > 0 dipendente solo da 𝑀, 𝑛, 𝐸, e 𝜅, tale che
per ogni 0 < 𝜀0 < 𝜀0 esiste un insieme 𝐹 con 𝐸 4 𝐹 ⊂⊂ 𝑄 𝑛 che soddisfa (2.49).
Quindi la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 è stata dimostrata per i valori di 𝜀 > 0.
Passo X: Conclusione: analisi del caso 𝜀 < 0
Siamo finalmente giunti all’ultimo passo per concludere la dimostrazione.
Abbiamo lasciato in sospeso la dimostrazione nel caso 𝜀 < 0, perché, come
vedremo, è facilmente ottenibile dal caso positivo. Infatti presi un 𝐸 ⊆ R𝑛 di
perimetro localmente finito, una palla 𝐵 ⊆ R𝑛 tale che H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵) > 0, ed un
punto 𝑥 ∈ 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵, abbiamo trovato due costanti positive 𝐶 e 𝜀 che verificano la
proprietà che, per ogni 0 < 𝜀 < 𝜀, esiste un 𝐹 che soddisfa (2.1), cioè

𝐹 4 𝐸 ⊂⊂ 𝐵, |𝐹 | − |𝐸 | = 𝜀, 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ 𝐶 |𝜀| 𝛽 .

Notiamo che è possibile applicare il precedente risultato anche all’insieme 𝐸ˆ =


𝐵 \ 𝐸, che è a sua volta un insieme di perimetro localmente finito, con misura H 𝑛−1
del bordo dentro la palla positiva, infatti 𝜕 ∗ 𝐸ˆ ∩ 𝐵 = 𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵. Allora abbiamo due
ˆ tali che per ogni 0 < 𝜀 < 𝜀,
costanti positive 𝐶ˆ e 𝜀, ˆ esiste un insieme 𝐹ˆ tale che

𝐹ˆ 4 𝐸ˆ ⊂⊂ 𝐵, | 𝐹ˆ | − | 𝐸ˆ | = 𝜀, ˆ ≤ 𝐶ˆ |𝜀| 𝛽 .
ˆ − 𝑃( 𝐸)
𝑃( 𝐹)

Definendo 𝐹 = (𝐸 \ 𝐵) ∪ (𝐵 \ 𝜀),
ˆ si ha chiaramente che

𝐹 4 𝐸 ⊂⊂ 𝐵, |𝐹 | − |𝐸 | = −𝜀, 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸) ≤ 𝐶 0 | − 𝜀| 𝛽 .

In pratica, abbiamo ottenuto la validità di (2.1) anche per 𝜀 negativi, a meno


di aumentare il valore di 𝐶, nel caso in cui 𝐶ˆ sia più grande, o di diminuire
rispettivamente quello 𝜀 nel caso in cui 𝜀ˆ sia più piccolo. La dimostrazione è
quindi finalmente conclusa. 
2.2. DIMOSTRAZIONE NEL CASO GENERALE DI 𝜀 − 𝜀 𝛽 35

Concludiamo questo capitolo osservando che le ipotesi con cui abbiamo de-
ciso di lavorare non sono le più generali possibili, ma possono essere indebolite
leggermente. Ad esempio avremmo potuto chiedere ad 𝑓 e ℎ di essere "essenzial-
mente limitate" ed "essenzialmente 𝛼−Hölderiane" al posto di localmente limitate
e "𝛼−Hölderiane. Per una rigorosa definizione rimandiamo a [4, Definizioni 1.6 e
1.7], ma, a differenza del caso studiato in questo lavoro, si permette alle densità di
poter assumere i valori 0 e +∞ in una famiglia di insiemi localmente finita. Questa
generalità andrebbe ad aggravare ulteriormente i tecnicismi e i dettagli presenti
in una già lunga e articolata dimostrazione, senza fornire un contributo davvero
essenziale: le ipotesi utilizzate sono già molto generali.
36 CAPITOLO 2. LA PROPRIETÀ 𝜀 − 𝜀 𝛽
Capitolo 3

Limitatezza e Regolarità

Adesso vogliamo sfruttare la fatica fatta nel precedente capitolo per ottenere la
proprietà 𝜀−𝜀 𝛽 , ed utilizzarla per dimostrare alcune importanti caratteristiche degli
insiemi isoperimetrici. Se assumiamo che le densità siano globalmente limitate,
allora gli insiemi isoperimetrici sono limitati. Per ottenere questo risultato sarà
fondamentale il lavoro fatto nel passo IX, dove abbiamo ottenuto la validità di
(2.1) con una costante 𝐶, che può essere scelta in modo arbitrariamente piccolo.
Successivamente useremo i noti risultati in [5, 8, 9, 12] per ottenere un risultato
sulla regolarità degli insiemi di perimetro localmente finito. Anche in questa
occasione sarà di fondamentale importanza l’utilizzo della proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 .

3.1 Limitatezza degli insiemi isoperimetrici


In questa sezione, come prima applicazione della validità della proprietà 𝜀 −
𝜀 𝛽 , mostreremo un risultato di limitatezza degli insiemi isoperimetrici, che non
richiede ipotesi di regolarità aggiuntive rispetto a quelle introdotte nella sezione
1.3 sulle densità, ma solo che siano globalmente limitate e lontane da 0.

Teorema 3.1 (Limitatezza). Supponiamo che esista una costante 𝑀 > 0 tale per
cui
1 1
≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 𝑀, ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 𝑀, ∀𝑥 ∈ R𝑛 , 𝜈 ∈ S𝑛−1 , (3.1)
𝑀 𝑀
37
38 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

e sia 𝐸 ⊆ R𝑛 un insieme isoperimetrico per cui valga la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 in uno


dei seguenti casi:
𝑛−1
(i) 𝛽 > 𝑛 con una costante 𝐶 > 0 fissata,
𝑛−1
(ii) 𝛽 = 𝑛 e la costante 𝐶 > 0 può essere scelta arbitrariamente piccola,

allora l’insieme 𝐸 è limitato.

Si osservi che se 𝑓 , ℎ sono globalmente limitate e lontane da 0, cioè vale (3.1),


e inoltre ℎ è continua nella variabile spaziale allora il teorema 2.1 unito al 3.1
(nel caso (ii)) garantiscono la limitatezza degli insiemi isoperimetrici con grande
generalità, quindi la fatica fatta nello step IX si è rivelata utile.

Dimostrazione. Fissiamo una palla 𝐵, tale che H 𝑛−1 (𝜕 ∗ 𝐸 ∩ 𝐵) > 0. Allora nel
caso (i) esiste una costante 𝐶 > 0 e un 𝜀 tali che per ogni |𝜀| < 𝜀 esiste un 𝐹 tale
𝑛−1
che vale (2.1) con 𝛽 > 𝑛 . Nel caso (ii) invece, per ogni costante 𝐶 > 0 esiste
𝑛−1
un 𝜀 tali che, per ogni |𝜀| < 𝜀 esiste un 𝐹 tale per cui valga (2.1) con 𝛽 = 𝑛 .
Prendiamo adesso 𝑅0  1 tale che la palla 𝐵 𝑅0 = {𝑥 ∈ R𝑛 : |𝑥| < 𝑅0 } verifichi

𝐵 ⊆ 𝐵 𝑅0 , |𝐸 \ 𝐵 𝑅0 | < 𝜀.

Per ogni 𝑅 > 𝑅0 indichiamo con 𝜑(𝑅) = |𝐸 \ 𝐵 𝑅0 |, che è evidentemente una


funzione limitata e localmente Lipschitz, quindi sta in 𝑊 1,1 . In entrambi i casi, per
ogni 𝑅 > 𝑅0 , è possibile trovare un insieme 𝐹 che soddisfa (2.1) con 𝜀 = 𝜑(𝑅),
in modo tale che |𝐹 ∩ 𝐵 𝑅 | = |𝐸 |. Osserviamo inoltre che vale, per Fubini-Tonelli,
anche il seguente fatto
∫ ∫ +∞ ∫
𝜑(𝑅) = 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥 = 𝜒𝐸 (𝑥) 𝑓 (𝑥)𝑑H 𝑛−1 (𝑥)𝑑𝑟
𝐸\𝐵 𝑅 𝑅 𝜕𝐵𝑟
∫ +∞  ∫ 
𝑛−1
= − − 𝑓 (𝑥)𝑑H (𝑥) 𝑑𝑟
𝑅 𝐸∩𝜕𝐵𝑟
∫ +∞
= −𝜑0 (𝑟)𝑑𝑟.
𝑅

L’ultima uguaglianza segue dall’aver chiamato 𝜑0 (𝑟) = − 𝐸∩𝜕𝐵𝑟
𝑓 (𝑥)𝑑H 𝑛−1 (𝑥),
e il tutto è sensato per il teorema fondamentale del calcolo integrale, sempre a
3.1. LIMITATEZZA DEGLI INSIEMI ISOPERIMETRICI 39

meno di un insieme trascurabile. Ricordando che 𝐸 è un insieme che minimizza


il perimetro, e che le due densità sono limitate per (3.1), si ha
𝑃(𝐸) ≤ 𝑃(𝐹 ∩ 𝐵 𝑅 ) = 𝑃(𝐹) + 𝑃(𝐸 ∩ 𝐵 𝑅 ) − 𝑃(𝐸)

≤ 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) + ℎ(𝑥, 𝑥/|𝑥|) + ℎ(𝑥, −𝑥/|𝑥|)𝑑H 𝑛−1 (𝑥)
𝐸∩𝜕𝐵 𝑅 (3.2)
𝛽 𝑛−1
≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜑(𝑅) − 𝑃(𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) + 2𝑀H (𝜕𝐵 𝑅 ∩ 𝐸)
≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜑(𝑅) 𝛽 − 𝑃(𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) − 2𝑀 2 𝜑0 (𝑅).
Sempre da (3.1) e dalla disuguaglianza isoperimetrica nel caso Euclideo, si ha
anche
1 𝑛𝜔1/𝑛
𝑛
𝑛−1
𝑃(𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) ≥ 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) ≥ |𝐸 \ 𝐵 𝑅 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
𝑀 𝑀
1/𝑛 (3.3)
𝑛𝜔𝑛 𝑛−1
≥ 2𝑛−1 𝜑(𝑅) 𝑛 .
𝑀 𝑛
Quindi sostituendo (3.3) in (3.2) si ottiene
!
1/𝑛
1 𝑛𝜔 𝑛−1
− 𝜑0 (𝑅) ≥ 𝑛
𝜑(𝑅) 𝑛 − 𝐶𝜑(𝑅) 𝛽 . (3.4)
2𝑀 2 𝑀 2𝑛−1 𝑛

Adesso vogliamo mostrare che, in entrambi i casi considerati nelle ipotesi, è


possibile trovare una costante 𝛾 > 0 e un 𝑅 ≥ 𝑅0 tale per cui
𝑛−1
− 𝜑0 (𝑅) ≥ 𝛾𝜑(𝑅) 𝑛 , ∀𝑅 ≥ 𝑅. (3.5)

Nel caso (ii), potendo scegliere 𝐶 piccolo a piacere, ed essendo 𝛽 = (𝑛 − 1)/𝑛,


𝑛−1
basta prendere 𝐶 minore della costante che moltiplica 𝜑(𝑅) 𝑛 in (3.4) per avere
(3.5). Mentre nel caso (i) si ottiene la diseguaglianza a patto di ridurre 𝜀 (
oppure aumentando 𝑅 dato che 𝜑(𝑅) è una funzione decrescente e infinitesima ),
e sfruttando che 𝛽 > (𝑛 − 1)/𝑛.
Abbiamo finalmente tutti gli strumenti necessari per concludere che 𝐸 sia
limitato. Sia 𝑗 ∈ N tale che 𝜑(𝑅) ≤ 2− 𝑗 . Per ogni 𝑖 ≥ 𝑗 definisco la successione
{𝑅𝑖 }, con 𝑅𝑖 ≥ 𝑅 e 𝜑(𝑅𝑖 ) = 2−𝑖 . Si osservi che una tale successione esiste per le
proprietà di 𝜑(𝑅). Quindi da (3.5) si ha che per ogni 𝑖 ≥ 𝑗 vale
∫ 𝑅𝑖+1
1 1 1
𝑖+1
= 𝑖 − 𝑖+1 = 𝜑(𝑅𝑖 ) − 𝜑(𝑅𝑖+1 ) = −𝜑0 (𝑅)𝑑𝑅
2 2 2 𝑅𝑖
∫ 𝑅𝑖+1
𝑛−1 𝑅𝑖+1 − 𝑅𝑖
≥ 𝛾𝜑(𝑅) 𝑛 𝑑𝑅 ≥ 𝛾 𝑛−1
,
𝑅𝑖 2 (𝑖+1) 𝑛
40 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

da cui
1 − 𝑖+1
𝑅𝑖+1 − 𝑅𝑖 ≤
2 𝑛.
𝛾
Iterando la disequazione appena ottenuta, si vede facilmente che per ogni 𝑙 ≥ 𝑗,
𝑙−1 ∞
1Õ 1 1Õ 1
𝑅𝑙 ≤ 𝑅 𝑗 + ≤ 𝑅 𝑗 + := 𝑅∞ < +∞,
𝛾 𝑖= 𝑗 2 𝑖+1
𝑛 𝛾 𝑖= 𝑗 2 𝑖+1
𝑛

quindi {𝑅𝑖 } è limitata, di conseguenza 𝜑(𝑅) = 0 per ogni 𝑅 ≥ 𝑅∞ . Questo implica


che 𝐸 ⊆ 𝐵 𝑅∞ , cioè è limitato. 

3.2 Un esempio di insieme isoperimetrico non limi-


tato
Vogliamo mostrare l’importanza dell’ipotesi di continuità fatta su ℎ nel teorema
2.1, nel caso in cui 𝛼 = 0. Infatti mostreremo che esiste una densità non continua
ma globalmente limitata, che ammette un insieme isoperimetrico non limitato.
Questo fenomeno si verifica nello stesso identico modo anche nel caso con sin-
gola densità (cioè quando ℎ(𝑥, 𝜈) = 𝑓 (𝑥)), quindi, per semplicità, presenteremo
l’esempio in quel caso.
Sia {𝐵𝑖 }𝑖∈N una successione di palle disgiunte con volume euclideo |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. =
1/2𝑖 , sufficientemente distanti tra di loro e tali che la successione dei loro centri
non sia limitata in R𝑛 . Sia inoltre 𝑓 definita nel seguente modo

1

 se 𝑥 ∈ ∪𝑖 𝜕𝐵𝑖
𝑓 (𝑥) := ,

𝑀 altrimenti

dove 𝑀 > 1 è una costante abbastanza grande che specificheremo in segui-
to. Mostreremo che l’insieme 𝐵 = ∪𝑖 𝐵𝑖 , che è un insieme illimitato, è anche
isoperimetrico di volume 𝑀. Per fare ciò, mostreremo che vale il seguente risultato

Proposizione 3.2. Sia 𝐸 ⊆ R𝑛 liscio, con |𝐸 | 𝑓 = 𝑀. Allora esiste una costante


𝜉 > 0, tale che
𝑛−1 |𝐵 4 𝐸 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑃 𝑓 (𝐸) ≥ 𝑃 𝑓 (𝐵) + 𝜉𝜂 𝑛 , dove 𝜂 := . (3.6)
2
3.2. UN ESEMPIO DI INSIEME ISOPERIMETRICO NON LIMITATO 41

Figura 3.1: Idea della situazione descritta dopo le considerazioni sulle componenti
connesse di 𝐸. Si noti che 𝐹3 è vuoto.

Osserviamo che, grazie alla densità degli insiemi lisci negli insiemi di peri-
metro localmente finito, dimostrare la proposizione 3.2 equivale a dire che 𝐵 sia
l’unico insieme isoperimetrico di volume pesato 𝑀.

Dimostrazione. Anche in questo caso la dimostrazione sarà suddivisa in diverse


parti per agevolare la comprensione
Passo I: Mostrare che è possibile ridursi al caso in cui ogni componente connessa
di 𝐸 interseca un’unica palla 𝐵𝑖 .
Supponiamo inizialmente che una stessa componente connessa di 𝐸 intersechi
due palle 𝐵𝑖 . Ragionando nello stesso identico modo fatto per dimostrare il
teorema 3.1, è possibile costruire un insieme 𝐹, tagliando la parte di 𝐸 che è
sufficientemente lontana da ognuna delle palle, e rimpiazzandola con una palla
dello stesso volume, che non interseca 𝐸 ∪ 𝐵. Notiamo che i conti già fatti
assicurano che se le palle 𝐵𝑖 sono prese arbitrariamente lontane tra loro, allora
𝑃 𝑓 (𝐹) ≤ 𝑃 𝑓 (𝐸), e, sempre per costruzione, |𝐵 4 𝐸 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. = |𝐵 4 𝐹 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. . Quindi
possiamo ridurci a dimostrare la validità di (3.6) per 𝐹. Lo stesso ragionamento
funziona in modo identico anche nel caso in cui il numero di palle intersecate sia
maggiore di due.
Supponiamo adesso che una certa componente connessa di 𝐸 non intersechi
nessuna delle palle 𝐵𝑖 . Allora possiamo semplicemente traslare quella componente
connessa fino a farla intersecare con una delle palle, oppure fino a congiungerla
con un’altra componente connessa di 𝐸 che tocca una palla. In entrambi in casi,
poiché 𝑓 è costante fuori da 𝐵, la traslazione non ha effetto sul perimetro e il
volume dell’insieme 𝐸. Quindi di qui in avanti assumeremo che ogni componente
connessa di 𝐸 intersechi esattamente una palla 𝐵𝑖 . Grazie a questa osservazione,
42 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

per ogni 𝑖 ∈ N, per ogni palla 𝐵𝑖 esiste al più una componente connessa di 𝐸 che
la interseca. Indichiamo con 𝐸𝑖 = 𝐸 ∩ 𝐵𝑖 e con 𝐹𝑖 la parte di quella componente
connessa che rimane fuori di 𝐵𝑖 (Si veda la figura 3.1 per chiarire le idee). Notiamo
che se 𝐵𝑖 non interseca 𝐸, sia 𝐸𝑖 che 𝐹𝑖 sono vuoti. Chiamiamo adesso

𝜀𝑖 := |𝐵𝑖 \ 𝐸𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. , 𝛿𝑖 := |𝐹𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. ,

e notiamo che, poiché 𝐸 e 𝐵 hanno lo stesso volume, vale


Õ Õ
𝜀𝑖 = 𝛿𝑖 = 𝜂. (3.7)
𝑖=1 𝑖=1

Passo II: stimare il perimetro degli 𝐹𝑖


In questa passo vogliamo riuscire a dimostrare che per ogni 𝑖 ∈ N vale la
seguente stima sui perimetri
𝑀 − 1 𝑛1 𝑛−1
𝑃 𝑓 (𝐹𝑖 ) = 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ 𝑛𝜔𝑛 𝛿𝑖 𝑛 .
2
Per prima cosa ricordiamo che grazie alla diseguaglianza isoperimetrica nel caso
euclideo, si ha
1 𝑛−1 1 𝑛−1
H 𝑛−1 (𝜕𝐹𝑖 ) = 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐹𝑖 ) ≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐹𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
= 𝑛𝜔𝑛𝑛 𝛿𝑖 𝑛 (3.8)

Dividiamo il bordo degli 𝐹𝑖 in due parti: con Γ1 = 𝜕𝐹𝑖 \ 𝐵𝑖 e con Γ2 = 𝜕𝐹𝑖 ∩ 𝜕𝐵𝑖 .
Se indichiamo con 𝜋 : R𝑛 \ 𝐵𝑖 → 𝜕𝐵𝑖 , la proiezione sul bordo di 𝐵𝑖 , poiché le
palle sono convesse, allora 𝜋 è 1−Lipschitz. Per le note proprietà delle misure di
Hausdorff, si ottiene

H 𝑛−1 (Γ1 ) ≥ H 𝑛−1 (𝜋(Γ2 )) ≥ H 𝑛−1 (Γ2 ).

Di conseguenza

𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) = H 𝑓𝑛−1 (Γ1 ) − H 𝑓𝑛−1 (Γ2 )


= 𝑀H 𝑛−1 (Γ1 ) − H 𝑛−1 (Γ2 ) ≥ (𝑀 − 1)H 𝑛−1 (Γ1 )
𝑀 − 1 𝑛−1 𝑀 − 1 𝑛1 𝑛−1
≥ H (𝜕𝐹𝑖 ) ≥ 𝑛𝜔𝑛 𝛿𝑖 𝑛 ,
2 2
3.2. UN ESEMPIO DI INSIEME ISOPERIMETRICO NON LIMITATO 43

dove abbiamo anche usato che 𝜕𝐹𝑖 = Γ1 ∪ Γ2 e (3.8). Inoltre abbiamo usato che

H 𝑓𝑛−1 (Γ) = Γ 𝑓 (𝑥)𝑑H 𝑛−1 (𝑥).
Possiamo adesso utilizzare la stima ottenuta, andando a sommare sugli 𝑖 ∈ N,
ottenendo quindi
Õ Õ 
𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵) = 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 )
𝑖∈N 𝑖∈N
𝑀 − 1 𝑛1 Õ 𝑛−1
≥ 𝑛𝜔𝑛 𝛿𝑖 𝑛
2 𝑖∈N
! 𝑛−1 (3.9)
𝑛
𝑀 − 1 𝑛1 Õ
≥ 𝑛𝜔𝑛 𝛿𝑖
2 𝑖∈N
𝑀 − 1 𝑛1 𝑛−1
= 𝑛𝜔𝑛 𝜂 𝑛 ,
2
𝑛−1
dove nell’ultima diseguaglianza si è usato la concavità della funzione 𝑡 → 𝑡 𝑛 .
Con una facile considerazione si ha che

𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) ≥ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ), (3.10)

e grazie anche alla (3.9), vedremo che sarà possibile ridursi a valutare 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) −
𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) in termini degli 𝜀𝑖 .
Passo III: Una prima facile stima per 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ).
Vogliamo dimostrare che per ogni 𝑖 ∈ N vale
1 𝑛−1
𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ −𝑛𝜔𝑛𝑛 𝜀𝑖 𝑛 . (3.11)

Usando ancora una volta la disuguaglianza isoperimetrica nel caso euclideo si


ottiene  𝑛−1
1 𝑛−1 1  𝑛
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖 ) ≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐸𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
= 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. − 𝜀𝑖 ,
𝑛−1
inoltre, sempre per la concavità di 𝑡 → 𝑡 𝑛 , abbiamo che

𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐵𝑖 )


  𝑛−1 
1 𝑛 𝑛−1
≥ 𝑛𝜔𝑛 |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. − 𝜀𝑖
𝑛
− |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛

1 𝑛−1
− 𝑛𝜔𝑛𝑛 𝜀𝑖 𝑛 .
44 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

Sfortunatamente non è possibile concludere semplicemente usando la stima


𝑛−1
ottenuta e ragionando come in (3.9), perché la concavità di 𝑡 → 𝑡 𝑛 adesso gioca
Í 𝑛−1 𝑛−1
a nostro svantaggio poiché avremmo −𝜀𝑖 𝑛 ≤ −𝜂 𝑛 . Per ovviare a questo
problema andiamo a dividere N in due parti come segue
   
𝜀𝑖 1 𝜀𝑖 1
𝐼 := 𝑖 ∈ N : ≤ , 𝐽 := 𝑖 ∈ N : > .
|𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. 4 |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. 4

In pratica, un indice 𝑖 appartiene a 𝐼 (rispettivamente a 𝐽) se il rispettivo insieme


𝐸𝑖 ricopre (rispettivamente non ricopre) più di 3/4 della rispettiva palla 𝐵𝑖 . Il
passo successivo è dimostrare che per gli indici in 𝐼 possiamo ottenere una stima
migliore di quanto appena fatto
Passo IV: Per ogni 𝑖 ∈ 𝐼 si ha 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) ≥ 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ).
Per prima cosa richiamiamo il riordinamento sferico 𝐸𝑖∗ di 𝐸𝑖 definito come

𝐸𝑖∗ := {𝑥 ∈ R𝑛 : 𝑥 1 ≥ 𝑔(|𝑥|)} ,

dove 𝑔 : R+ → R+ è l’unica funzione tale che, per ogni 𝑅 > 0 vale

H 𝑛−1 (𝐸𝑖∗ ∩ 𝜕𝐵 𝑅 ) = H 𝑛−1 (𝐸𝑖 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 ).

Poiché la funzione 𝑓 intorno ad ogni 𝐵𝑖 è radiale, e le palle sono sufficientemente


distanti tra di loro, sappiamo che vale 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖∗ ) ≤ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) (per maggiori dettagli
rimandiamo a [11]). Si noti inoltre che |𝐸𝑖∗ | 𝐸𝑢𝑐𝑙. = |𝐸𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. perché la 𝑓 è costante
sulle palle 𝐵𝑖 . Adesso dividendo 𝜕𝐸𝑖∗ = Γ1 ∪ Γ2 , dove Γ1 = 𝜕 ∗ 𝐸𝑖 ∩ 𝐵𝑖 e Γ2 =
𝜕𝐸𝑖∗ ∩ 𝜕𝐵𝑖 . Si noti che, nel caso in cui non sia vuota, Γ2 è una calotta sferica,
quindi, a meno di rotazioni, si può scrivere come Γ2 = {𝑥 ∈ 𝜕𝐵𝑖 : 𝑥 · 𝜈 ≤ 𝜅} per
qualche 𝜅 ∈ R e qualche 𝜈 ∈ S𝑛−1 . Definiamo 𝑃 = {𝑥 ∈ 𝐵𝑖 : 𝑥 · 𝜈 = 𝜅} (Si veda la
figura 3.2 per comprendere meglio la costruzione). Dobbiamo desso distinguere
due casi.
Caso I: H 𝑛−1 (Γ2 ) ≥ H 𝑛−1 (𝜕𝐵𝑖 )/2.
In questo caso, procedendo come nel passo II, possiamo chiamare 𝜋 la proie-
zione su 𝑃, che è 1−Lipschitz per la convessità di 𝑃, da cui segue la stima

H 𝑛−1 (Γ1 ) ≥ H 𝑛−1 (𝜋(Γ1 )) ≥ H 𝑛−1 (𝑃).


3.2. UN ESEMPIO DI INSIEME ISOPERIMETRICO NON LIMITATO 45

Figura 3.2: Situazione descritta nel Passo IV

Inoltre, poiché H 𝑛−1 (Γ2 ) ≥ H 𝑛−1 (𝜕𝐵𝑖 )/2, allora


  𝑛−1
𝑛−1 1 𝑛−1 𝑛𝜔𝑛 1
H (𝜕𝐵𝑖 \ Γ2 ) ≤ H (𝜕𝐵𝑖 ) =
2 2 2𝑖
𝑛𝜔𝑛
= H 𝑛−1 (𝑃) ≤ 𝑛H 𝑛−1 (𝑃).
2𝜔𝑛−1

Unendo queste ultime informazioni e chiedendo che 𝑀 ≥ 𝑛, si ottiene direttamente

𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) ≥ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖∗ ) = 𝑀H 𝑛−1 (Γ1) + H 𝑛−1 (Γ2 )


≥ 𝑀H 𝑛−1 (𝑃) + H 𝑛−1 (𝜕𝐵𝑖 ) − H 𝑛−1 (𝜕𝐵𝑖 \ Γ2 )
≥ H 𝑛−1 (𝜕𝐵𝑖 ) = 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ).

Osserviamo che questa casistica si è conclusa senza aver usato che 𝑖 ∈ 𝐼.


Caso II: H 𝑛−1 (Γ2 ) > H 𝑛−1 (𝜕𝐵𝑖 )/2.
In questo caso, il fatto che 𝑖 ∈ 𝐼 e la solita disuguaglianza isoperimetrica nel
caso euclideo, ci danno che

1 𝑛−1 1 𝑛−1
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖∗ ) ≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐸𝑖∗ | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
= 𝑛𝜔𝑛𝑛 (|𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. − 𝜀𝑖 ) 𝑛

3 1 𝑛−1 3
≥ 𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐵𝑖 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
= 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ).
4 4

Dall’altro lato, l’ipotesi aggiuntiva fatta in questo caso permette di ottenere che

1
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙 (𝐸𝑖 ) = H 𝑛−1 (Γ1 ) + H 𝑛−1 (Γ2 ) ≤ H 𝑛−1 (Γ1 ) + 𝑃 𝑓 (𝐵1 ).
2
46 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

Ricordando che 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖 ) ≥ 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸𝑖∗ ), mettendo insieme le due stime prece-
denti, si ottiene H 𝑛−1 (Γ1 ) ≥ 14 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ), da cui si ricava

𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) ≥ 𝑀H 𝑛−1 (Γ1 ) ≥ 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ),

a patto di aver preso 𝑀 ≥ 4. La dimostrazione è quindi conclusa anche in questo


caso.
Passo V: Una stima per gli indici in 𝐽
Resta ancora da sistemare cosa accade per gli indici in 𝐽. In particolare
vogliamo dimostrare che valga la stima
Õ  𝑛−1
𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ −𝐶𝜂 𝑛 , (3.12)
𝑖∈𝐽

dove 𝐶 = 𝐶 (𝑛) è una costante che dipende solo dalla dimensione. Se 𝐽 = ∅


la tesi è vera a vuoto, supponiamo quindi che ci sia almeno un elemento in 𝐽, e
indichiamo con 𝑗 il più piccolo indice in 𝐽. Con semplici conti, e ricordando che
𝜀 𝑗 > 1/(4 · 2 𝑗 ) perché 𝑗 ∈ 𝐽, si ottiene

Õ 𝑛−1 Õ  1  𝑛−1
𝑛 1 𝑛−1
𝜀𝑖𝑛
≤ =   ≤ 𝐶1 (𝑛)𝜀 𝑗 𝑛 .
𝑖> 𝑗 𝑖> 𝑗
2𝑖 2
𝑛−1
𝑛 − 1 · 2𝑗
𝑛−1
𝑛

dove
𝑛−1
4 𝑛

𝑛−1
𝐶1 (𝑛) =
.
2 𝑛 −1
Adesso usando (3.7), (3.11) e quanto visto nel passo IV, si deduce
!
Õ  1
© 𝑛−1 Õ 𝑛−1 ª 1 𝑛−1 Õ 𝑛−1
𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) ≥ −𝑛𝜔𝑛 ­­𝜀 𝑗 𝑛 +
𝑛
𝜀𝑖 𝑛 ®® ≥ −𝑛𝜔𝑛𝑛 𝜀 𝑗 𝑛 + 𝜀𝑖 𝑛
𝑖∈𝐽 𝑖 ∈𝐽 𝑖> 𝑗
« 𝑖> 𝑗 ¬
𝑛−1 𝑛−1
≥ −𝑛𝜔𝑛 (𝐶1 (𝑛) + 1)𝜀 𝑗 𝑛 = −𝐶 (𝑛)𝜀 𝑗 𝑛
! 𝑛−1
𝑛
Õ 𝑛−1
≥ −𝐶 (𝑛) 𝜀𝑖 = −𝐶 (𝑛)𝜂 𝑛 .
𝑖∈N

Passo VI: Conclusione


3.3. UN RISULTATO DI REGOLARITÀ 47

Abbiamo finalmente tutti gli strumenti per poter concludere. Mettendo quindi
insieme (3.9), (3.10), (3.11), (3.12) e quanto fatto nel passo IV, assumendo inoltre,
senza perdita di generalità, che l’insieme 𝐸 abbia perimetro finito, si ha
Õ
𝑃 𝑓 (𝐸) − 𝑃 𝑓 (𝐵) = 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵)
𝑖∈N
Õ  Õ
= 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) + 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵)
𝑖∈N 𝑖∈N
Õ  Õ
≥ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) + 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ∪ 𝐹𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵)
𝑖∈N 𝑖∈N
Õ  𝑀 − 1 𝑛1 𝑛−1 𝑛−1
≥ 𝑃 𝑓 (𝐸𝑖 ) − 𝑃 𝑓 (𝐵𝑖 ) + 𝑛𝜔𝑛 𝜂 𝑛 ≥ 𝜉𝜂 𝑛 ,
𝑖∈𝐽
2

dove 𝜉 > 0 a patto di scegliere 𝑀 sufficientemente grande. Abbiamo quindi


dimostrato quindi la validità della tesi, ovvero che la densità 𝑓 ammette un insieme
isoperimetrico non limitato. 

3.3 Un risultato di regolarità


In questa sezione, ci prefissiamo l’obiettivo di ottenere un risultato di regolarità
degli insiemi isoperimetrici sotto ipotesi ragionevoli sulle densità. Anche in questo
caso sarà fondamentale l’utilizzo della proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 dimostrata nello scorso
capitolo. Prima di passare ad enunciare il teorema vero e proprio richiamiamo
alcune definizioni e risultati noti.

Definizione 3.1. Diremo che un insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 di perimetro localmente finito


è (localmente) quasi-minimo se (per ogni palla 𝐵) esiste una costante 𝐾 > 0 tale
che, per ogni palla 𝐵𝑟 (𝑥) (𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵), si ha

𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝐾𝑟 𝑛−1 . (3.13)

Diremo che è (localmente) 𝜔−minimo, per una fissata funzione continua e cre-
scente funzione 𝜔 : R+ → R+ con 𝜔(0) = 0, se per ogni insieme 𝐻 ⊆ R𝑛 con
𝐻 4 𝐸 ⊂⊂ 𝐵𝑟 (𝑥) ( e 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵, con 𝐵 palla fissata) si ha

𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝜔(𝑟)𝑟 𝑛−1 .


48 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

Diremo che un insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 è poroso se esiste una costante 𝛿 > 0 tale che, per
ogni 𝑥 ∈ 𝜕𝐸 e per ogni 𝑟 > 0 sufficientemente piccolo (eventualmente dipendente
da 𝑥), esistono due palle 𝐵1 , 𝐵2 ⊆ 𝐵𝑟 (𝑥), entrambe di raggio 𝛿𝑟, tali che 𝐵1 ⊆ 𝐸
e 𝐵2 ⊆ (R𝑛 \ 𝐸).

Come già accennato per questa parte del lavoro prenderemo per buono il
contenuto dei lavori [5, 8, 9, 12], da cui si ricava il seguente risultato

Teorema 3.3. Sia 𝐸 un insieme di perimetro localmente finito. Se è localmente


quasi-minimo, allora è poroso e 𝜕𝐸 = 𝜕 ∗ 𝐸 a meno di un insieme H 𝑛−1 −trascurabile.
In aggiunta, se è 𝜔−minimo con 𝜔(𝑟) = 𝐶𝑟 2𝜂 per una certa 𝜂 ∈ (0, 12 ], allora 𝜕𝐸
è di classe C1,𝜂 .

Siamo quindi pronti per enunciare e dimostrare il teorema di regolarità. Non è


il risultato più generale che si possa ottenere, ad esempio, nel caso 2−dimensionale
con una sola densità, in [3] si ottengono casistiche con maggiore regolarità.

Teorema 3.4 (Regolarità degli insiemi isoperimetrici). Assumiamo che le densità


𝑓 e ℎ siano localmente limitate. Allora ogni insieme isoperimetrico è poroso, e il
suo bordo ridotto coincide, a meno di un insieme H 𝑛−1 −trascurabile, con il bordo
topologico. In aggiunta, se la densità ℎ = ℎ(𝑥), cioè dipende solo dalla variabile
spaziale, ed è localmente 𝛼−Hölderiana per qualche 𝛼 ∈ (0, 1], allora il bordo
ridotto è C1,𝜂 . dove
𝛼
𝜂 = 𝜂(𝑛, 𝛼) = . (3.14)
2𝑛(1 − 𝛼) + 2𝛼
Dimostrazione. Sia 𝐸 ⊆ R𝑛 un insieme isoperimetrico. Grazie al teorema 3.3,
dobbiamo solo verificare che 𝐸 sia localmente quasi-minimo quando 𝑓 e ℎ sono
localmente limitate. Inoltre se ℎ è anche 𝛼−Hölderiana e dipende solo dalla
variabile spaziale, allora dobbiamo mostrare che 𝐸 sia 𝜔−minimo, con 𝜔(𝑟) =
𝐶𝑟 2𝜂 , con 𝜂 come in (3.14)
Fissiamo 𝐵 ⊆ R𝑛 una generica palla, dobbiamo quindi considerare solo le
palle 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵. Poiché le densità sono localmente limitate e s.c.i., esiste una
costante 𝑀 > 0 tale che
1 1
≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 𝑀, ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 𝑀, ∀𝑥 ∈ 𝐵, 𝜈 ∈ S𝑛−1 . (3.15)
𝑀 𝑀
3.3. UN RISULTATO DI REGOLARITÀ 49

Iniziamo dimostrando la quasi-minimalità. Per prima cosa, grazie al teorema


𝑛−1
2.1 sappiamo che 𝐸 soddisfa la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝑛 . Allora prese due palle 𝐵1
e 𝐵2 , che intersecano entrambe 𝜕∗ 𝐸 in un insieme di misura H 𝑛−1 positiva, e
siano 𝐶1 , 𝐶2 e 𝜀 1 e 𝜀 2 le rispettive costanti per cui vale (2.1). Chiamiamo inoltre
𝐶 = max{𝐶1 , 𝐶2 } e 𝜀 = min{𝜀 1 , 𝜀 2 }, e definiamo
( 1 )
𝜀 𝑛
𝑟 = min , dist(𝐵1 , 𝐵2 ) .
𝑀𝜔𝑛

Sia adesso 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵 una palla qualsiasi. Se 𝑟 < 𝑟, allora dalla definizione
sopra si ha
𝜀 := |𝐵𝑟 (𝑥) ∩ 𝐸 | < 𝑀𝜔𝑛 𝑟 𝑛 < 𝜀, (3.16)

e inoltre 𝐵𝑟 (𝑥) non può intersecare contemporaneamente le due palle 𝐵1 e 𝐵2 .


Senza perdita di generalità, possiamo assumere che 𝐵𝑟 (𝑥) ∩ 𝐵1 = ∅. Poiché vale
𝑛−1
la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝑛 possiamo trovare un insieme 𝐹 ⊆ R𝑛 tale che
𝑛−1
𝐹 4 𝐸 ⊂⊂ 𝐵1 , |𝐹 | = |𝐸 | + 𝜀, 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜀 𝑛 .

Definiamo 𝐺 = 𝐹 \ 𝐵𝑟 (𝑥), allora per la costruzione fatta si ha |𝐺 | = |𝐸 |, da cui


per la minimalità di 𝐸, per (3.15) e (3.16), si ha

𝑃(𝐸) ≤ 𝑃(𝐺) ≤ 𝑃(𝐹) − 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝑃(𝐵𝑟 (𝑥))


𝑛−1
≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶𝜀 𝑛 − 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝑁𝜔𝑛 𝑀𝑟 𝑛−1
𝑛−1 𝑛−1
≤ 𝑃(𝐸) − 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝑁𝜔𝑛 𝑀𝑟 𝑛−1 + 𝐶 𝑀 𝑛 𝜔𝑛 𝑛 𝑟 𝑛−1 .

Usando ancora una volta (3.15), si ottiene (3.13), ovvero

𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑀 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝐾𝑟 𝑛−1 ,

dove si è posto
𝑛−1 𝑛−1
𝐾 = 𝑁𝜔𝑛 𝑀 2 + 𝐶 𝑀 𝑛 +1 𝜔𝑛 𝑛 .

Se invece 𝑟 ≥ 𝑟 si ottiene facilmente


𝑀 𝑃(𝐸)
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑀 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑀 𝑃(𝐸) ≤ 𝑛−1
𝑟 𝑛−1 ,
𝑟
50 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ

e quindi ancora una volta (3.13) è verificata per 𝐵𝑟 (𝑥). Abbiamo quindi provato
la quasi-minimalità.
Assumiamo adesso che la densità ℎ sia 𝛼−Hölderiana nella variabile spaziale,
e quindi, sempre per il teorema 2.1, abbiamo che vale la proprietà 𝜀 − 𝜀 𝛽 , con 𝛽
definito in (2.2). Per concludere la dimostrazione, resta da provare la 𝜔−minimalità
di 𝐸 per le palle 𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵 con 𝜔(𝑟) = 𝐶𝑟 2𝜂 , dove 𝜂 è quella definita in (3.14),
e 𝐶 è una costante opportuna. A meno di aumentare la costante 𝐶, possiamo
considerare solo i raggi 𝑟 < 𝑟, dove 𝑟 è definito come prima. Siano quindi
𝐵𝑟 (𝑥) ⊂⊂ 𝐵 una palla qualsiasi, e 𝐻 ⊆ R𝑛 un insieme tale che 𝐻 4 𝐸 ⊂⊂
𝐵𝑟 (𝑥). Inoltre, chiamiamo 𝜀 = |𝐸 | − |𝐻|, che soddisfa |𝜀| < 𝜀 poiché 𝑟 < 𝑟.
Argomentando in modo del tutto analogo alla prima parte della dimostrazione,
possiamo trovare un insieme 𝐹 ⊆ R𝑛 tale che 𝐹 4 𝐸 è a una distanza positiva da
𝐵𝑟 (𝑥), che |𝐹 | = |𝐸 |+𝜀, e che 𝑃(𝐹) ≤ 𝑃(𝐸) +𝐶 |𝜀| 𝛽 . Definiamo come competitore
l’inseme 𝐺 = (𝐹 \ 𝐵𝑟 (𝑥)) ∪ (𝐻 ∩ 𝐵𝑟 (𝑥)), dalla costruzione risulta evidente che
|𝐸 | = |𝐺 |, quindi poiché 𝐸 è un insieme isoperimetrico

𝑃(𝐸) ≤ 𝑃(𝐺) = 𝑃(𝐹) + 𝑃(𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) − 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥))


(3.17)
≤ 𝑃(𝐸) + 𝐶 |𝜀| 𝛽 + 𝑃(𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) − 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)).

Chiamiamo 𝑚 = max{ℎ(𝑥) : 𝑥 ∈ 𝐵𝑟 (𝑥)} ≥ 1/𝑀 e 𝑦 ∈ 𝐵𝑟 (𝑥) tale che


ℎ(𝑦) = 𝑚, dall’𝛼−Hölderianità di h si ha

|ℎ(𝑥) − ℎ(𝑦)| ≤ 𝐶1𝑟 𝛼 , (3.18)

e richiamando anche (3.16) si ha

(𝑚 − 𝐶1𝑟 𝛼 )𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑃(𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑃(𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝐶 |𝜀| 𝛽


≤ 𝑚𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝐶 |𝜀| 𝛽 (3.19)
≤ 𝑚𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝐶 (𝑀𝜔𝑛 𝑟 𝑛 ) 𝛽 .

Utilizzando il risultato di quasi-minimalità dimostrato nella prima parte si giunge


a
𝛽
𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸, 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐻, 𝐵𝑟 (𝑥)) + 𝐶 𝑀 1+𝛽 𝜔𝑛 𝑟 𝑛𝛽 + 𝐶1 𝑀𝐾𝑟 𝛼+𝑛−1
≤ 𝐶𝑟 𝑛𝛽 ,
3.3. UN RISULTATO DI REGOLARITÀ 51

dove l’ultima maggiorazione si ottiene osservando che, da (2.2), vale 𝑛𝛽 ≤ 𝛼+𝑛−1.


Abbiamo quindi ottenuto la 𝜔−minimalità di 𝐸 con 𝜔(𝑟) = 𝐶𝑟 𝑛𝛽−𝑛+1 , e questo
completa la dimostrazione grazie al teorema 3.3 e osservando che 𝑛𝛽 − 𝑛 + 1 =
2𝜂. 
52 CAPITOLO 3. LIMITATEZZA E REGOLARITÀ
Capitolo 4

Esistenza di insiemi isoperimetrici

L’ultimo capitolo di questo lavoro è interamente dedicato alla dimostrazione di un


teorema di esistenza degli insiemi isoperimetrici. Il risultato che otteniamo risulta
significativo; in particolare, paragonandolo a quanto ottenuto nel caso con una
singola densità in [6], si ottiene l’esistenza di insiemi isoperimetrici anche se le
densità convergono entrambe dall’alto, nel senso dato nella definizione 4.1. Inoltre,
nel caso di convergenza dall’alto, serve un’ipotesi aggiuntiva che, dimostreremo
nell’ultima parte di questo capito, risulta essere davvero necessaria.

4.1 Introduzione al problema


Quando pensiamo al problema isoperimetrico, quello a cui facciamo riferimento è
il fatto di voler minimizzare il funzionale del perimetro, sotto la restrizione di avere
un volume fissato. Quindi, come di consueto, definiamo il profilo isoperimetrico
come n o
J (𝑉) := inf 𝑃 ℎ (𝐸) : |𝐸 | 𝑓 = 𝑉 , (4.1)

dove ∫ ∫
𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐸) = ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥))𝑑H (𝑥) e |𝐸 | 𝑓 = 𝑓 (𝑥)𝑑𝑥,
𝜕∗ 𝐸 𝐸
definiti in nella sezione 1.3. In questo capitolo, a differenza di quanto fatto fino ad
adesso, andremo sempre a specificare con quale densità calcoleremo il volume o il
perimetro, indicandolo con il pedice per evitare incomprensioni. Inoltre se avremo

53
54 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

una funzione 𝑔 : R𝑛 × S𝑛−1 → R+ e una ipersuperficie (𝑛 − 1)-dimensionale Γ,


orientata secondo la normale uscente 𝜈(𝑥), scriveremo

H𝑔 (Γ) = 𝑔(𝑥, 𝜈(𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥).
𝑛−1
Γ

Un’importante differenza con quanto fino ad ora, sta nel fatto che dobbiamo
richiedere che ℎ sia convessa nella variabile angolare, dove ℎ è da considerarsi
estesa a tutto R𝑛 × R𝑛 , in modo tale che sia positivamente omogenea di rango 1,
cioè chiamando e ℎ la funzione estesa, vale
 
𝑦
 |𝑦|ℎ 𝑥,


 |𝑦| se 𝑦 ≠ 0
ℎ(𝑥, 𝑦) =
e .

0
 se 𝑦 = 0

Infatti come si può vedere in [7, Teoremi 4.5 e 4.7] che l’ipotesi di convessità
nella seconda variabile per ℎ, risulta condizione necessaria e sufficiente per avere
la semicontinuità inferiore del perimetro con densità ℎ.
Notiamo adesso che il problema (4.1) diventa interessante quando 𝑓 ∉ 𝐿 1 (R𝑛 ).
Infatti, fissato un 𝑉 > 0 possiamo sempre prendere una successione di insiemi
{𝐸 𝑘 } 𝑘∈N di volume fissato 𝑉, i cui perimetri convergono all’estremo inferiore. A
meno di sottosuccesione, convergono anche in 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 (R𝑛 ) ad un certo insieme 𝐸,
e quindi per la semicontinuità del perimetro si ha 𝑃 ℎ (𝐸) ≤ lim inf 𝑘 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) =
J (𝑉). L’insieme 𝐸 è quindi isoperimetrico per il volume 𝑉, se il suo volume è
effettivamente 𝑉, ma questo non accade necessariamente se 𝑓 ∉ 𝐿 1 (R𝑛 ). Quello
che rimane vero è che |𝐸 | 𝑓 ≤ 𝑉, ma se vale la disuguaglianza stretta l’insieme
trovato non risolve il problema. Si può osservare che generalmente il problema
presentato non ammette soluzione, vogliamo quindi presentare delle condizioni
che garantiscono l’esistenza di insiemi isoperimetrici.
Nel caso di singola densità si conosce più o meno tutto. Infatti se, come
osservato prima, il volume di R𝑛 non è finito il problema è facilmente risolto.
Quindi andando a studiare le funzioni che non sono 𝐿 1 su tutto lo spazio, ci si
rende conto che è importante analizzare il comportamento ad infinito. In modo
un po’ semplicistico, si osserva che gli insiemi per minimizzare il perimetro,
preferiscono le zone dove la densità rimane "piccola". Quindi, è ragionevole
4.1. INTRODUZIONE AL PROBLEMA 55

supporre che le successioni minimizzanti rimangono limitate quando la densità


esplode a infinito, il che implica l’assenza di perdita di massa, e quindi l’esistenza
di insiemi isoperimetrici. Al contrario ci si aspetta che una soluzione non esista se
la densità tende a 0, perché il volume tenderà a scappare verso infinito mentre J
tenderà a zero ma non ci sono insiemi con perimetro nullo. Quindi l’unico caso
che rimane da studiare è quando la densità tende ad un limite finito, strettamente
positivo. Prima di analizzare questa casistica presentiamo la seguente definizione
che ci aiuterà a comprendere meglio la nostra analisi.

Definizione 4.1. Sia 𝜎 : R𝑛 → R+ una funzione semicontinua inferiormente.


Diremo che 𝜎 converge dal basso a 𝑙 > 0 se 𝜎(𝑥) → 𝑙 quando |𝑥| → +∞, ed
esiste un 𝑀 > 0 tale che 𝜎(𝑥) ≤ 𝑙 quando |𝑥| > 𝑀. Diremo invece che converge
dall’alto a 𝑙 > 0 se 𝜎(𝑥) → 𝑙 quando |𝑥| → +∞, ed esiste un 𝑀 > 0 tale che
𝜎(𝑥) ≥ 𝑙 quando |𝑥| > 𝑀.

In [6] viene mostrato che, nel caso di singola densità, se converge dal basso
allora c’è esistenza del problema isoperimetrico, mentre nel caso di convergenza
dall’alto non c’è soluzione al problema.
Passiamo adesso ad analizzare il caso con doppia densità. Argomentando in
modo simile a quanto fatto per una singola densità, ci accorgiamo che il caso
interessante è quando entrambe le densità convergono a un valore finito diverso
da 0 quando 𝑥 tende a infinito. Per alleggerire la notazione, a meno di riparame-
trizzazione, possiamo supporre che entrambe tendano a 1. Definiamo adesso le
funzioni e 𝑓 , ℎ+ : R𝑛 → R+ come
ℎ, e

ℎ+ (𝑥) = sup ℎ(𝑥, 𝜈), 𝑓 (𝑥) = | 𝑓 (𝑥) − 1|,


e ℎ(𝑥) = |ℎ+ (𝑥) − 1|,
e (4.2)
𝜈∈S𝑛−1

e notiamo che nelle nostre ipotesi e


𝑓 ee
ℎ convergono a 0 a infinito. Tenendo
a mente che le successioni minimizzanti tendono verso le zone dove ℎ+ è più
bassa, si può facilmente immaginare che il problema abbia soluzione nel caso
in cui 𝑓 converga dall’alto e ℎ+ dal basso, perché il volume si massimizza e
il perimetro si minimizza restando limitati. Al contrario, ci si aspetta che se
𝑓 converge dal basso e ℎ+ dall’alto, allora è conveniente allontanarsi, e questo
56 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

abbiamo già osservato che compromette l’esistenza. Non entreremo nel merito
delle due casistiche precedenti, ma ci preoccuperemo principalmente di analizzare
in caso dove entrambe le densità convergano dall’alto o dal basso. Vedremo quindi,
che a differenza del caso di singola densità, si ottiene l’esistenza anche se entrambe
convergono dall’alto.

4.2 Alcuni risultati preliminari


Questa parte è dedicata a due risultati fondamentale per ottenere la tesi. Il primo
dice che se prendo una successione minimizzante per il problema (4.1), allora il
limite può non essere isoperimetrico per il volume 𝑉, perché abbiamo perso massa,
ma sicuramente lo è per il suo volume. Il secondo risultato invece dice che nel
caso in cui ci sia stata perdita di massa, allora l’insieme limite è anche limitato.

Lemma 4.1. Supponiamo che sufficientemente lontano dall’origine, la densità ℎ


sia limitata e che ℎ+ ≤ 𝜆 𝑓 per un qualche 𝜆 > 0. Fissiamo 𝑉 > 0 e prendiamo
{𝐸 𝑘 } 𝑘∈N una successione isoperimetrica corrispondente al volume 𝑉, che converge
in 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 (R𝑛 ) ad un certo insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 . Allora 𝐸 è isoperimetrico per il volume
|𝐸 | 𝑓 . Inoltre, se 𝑓 e ℎ convergono puntualmente a una costante 𝑎 > 0 per 𝑥 che
tende a infinito, allora
1 𝑛−1
J (𝑉) = 𝑃 ℎ (𝐸) + 𝑛(𝑎𝜔𝑛 ) 𝑛 (𝑉 − |𝐸 | 𝑓 ) 𝑛 . (4.3)

Dimostrazione. Ricordiamo che essere una successione isoperimetrica per il vo-


lume 𝑉 significa che

|𝐸 𝑘 | 𝑓 = 𝑉 lim 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) = J (𝑉).
𝑘→∞

Inoltre, poiché entrambe le densità sono s.c.i., e ricordando l’ipotesi fatta su la


convessità della ℎ nella variabile angolare, osserviamo che vale

|𝐸 | 𝑓 ≤ 𝑉 𝑃 ℎ (𝐸) ≤ lim inf 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) = J (𝑉). (4.4)


𝑘→∞

Passiamo adesso ad affrontare la dimostrazione della prima parte.


4.2. ALCUNI RISULTATI PRELIMINARI 57

Passo I: L’insieme 𝐸 è isoperimetrico per il suo volume.


Dobbiamo quindi provare che 𝑃 ℎ (𝐸) = J (|𝐸 | 𝑓 ). Questo è vero a vuoto se
|𝐸 | 𝑓 = 0, mentre da (4.4) si ottiene la tesi nel caso |𝐸 | 𝑓 = 𝑉. rimane quindi da
considerare il caso in cui 0 < |𝐸 | 𝑓 < 𝑉, e supponiamo per assurdo che esista un
insieme 𝐹 tale che |𝐸 | 𝑓 = |𝐹 | 𝑓 e 𝑃 ℎ (𝐹) < 𝑃 ℎ (𝐸). Definiamo

𝑃 ℎ (𝐹) − 𝑃 ℎ (𝐸)
𝜂 := . (4.5)
5
Prendiamo 𝑥 ∈ R𝑛 un punto che sia contemporaneamente di Lebesgue per l’insieme
𝐹 e per le densità 𝑓 e ℎ: un tale punto esiste perché |𝐹 | 𝑓 > 0 e 𝑃 ℎ (𝐹) > 𝑃 ℎ (𝐸) ≥ 0.
Di conseguenza, è possibile trovare un 𝑟  1 tale che

1
𝜔𝑛 𝑓 (𝑥)𝑟 𝑛 ≤ |𝐵 ( 𝑥) ∩ 𝐹 | 𝑓 ≤ 2𝜔𝑛 𝑓 (𝑥)𝑟 𝑛 ,
2 (4.6)
𝑃 ℎ (R𝑛 \ 𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 2𝑛𝜔𝑛 ℎ+ (𝑥)𝑟 𝑛−1 .

In particolare, la prima stima è vera per ogni 𝑟  1, mentre la seconda solo per
q.o. 𝑟  1.
In modo del tutto analogo è possibile trovare un 𝑦 ∈ R𝑛 che sia di Lebesgue
per R𝑛 \ 𝐹, e le funzioni 𝑓 e ℎ. Si osservi che il fatto che |𝐸 | 𝑓 < 𝑉, implica che
𝑓 ∉ 𝐿 1 (R𝑛 ) per quanto già osservato. Inoltre 𝑦 può essere preso arbitrariamente
lontano dall’origine, in particolare, possiamo assumere che ℎ < 𝑀 in un intorno
di 𝑦 per una qualche costante 𝑀 > 0. Di conseguenza esiste un 𝜌  |𝑥 − 𝑦| tale
che per ogni 𝜌 < 𝜌, si ha

1
|𝐵 𝜌 (𝑦) \ 𝐹 | 𝑓 ≥ 𝜔𝑛 𝑓 (𝑦) 𝜌 𝑛 , 𝑃 ℎ (𝐵 𝜌 (𝑦)) ≤ 𝑀𝑛𝜔𝑛 𝜌 𝑛−1 ≤ 𝜂. (4.7)
2
Fissiamo adesso un 𝜀 < 𝜂 in modo tale che

𝜔𝑛 𝑓 (𝑦) 𝜌 𝑛 > 2𝜀. (4.8)

Mostriamo adesso che esistono un insieme 𝐹 0 e un raggio 𝑅 > |𝑦| + 𝜌 tali che

𝐹 0 ∩ 𝐵 𝜌 (𝑦) = 𝐹 ∩ 𝐵 𝜌 (𝑦), 𝐹0 ⊆ 𝐵𝑅 ,
(4.9)
𝑃 ℎ (𝐹 0) < 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂, 0 < 𝜀0 := |𝐸 | 𝑓 − |𝐹 0 | 𝑓 < 𝜀.
58 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Infatti, se 𝐹 è limitato basta prendere come 𝐹 0 = 𝐹 \ 𝐵𝑟 (𝑥) con un raggio 𝑟


sufficientemente piccolo. Infatti per la limitatezza di 𝐹 e a scelta fatta su 𝑅 la
prima riga in (4.9) è ovviamente verificata. Mentre le ralazioni sulla seconda riga,
si ottengono ricordando (4.6) e il fatto che 𝑃 ℎ (𝐹\𝐵𝑟 (𝑥)) ≤ 𝑃 ℎ (𝐹)+𝑃 ℎ (R𝑛 \𝐵𝑟 (𝑥)).
Se invece 𝐹 non fosse limitato, chiamiamo 𝐹 0 = 𝐹 ∩ 𝐵 𝑅 per un certo 𝑅  1. Anche
in questo caso, le richieste nella prima riga in (4.9) sono ovviamente verificate,
così come la relazione sui volumi a patto di prendere 𝑅 molto grande. Chiamiamo
𝑅1 il raggio tale che in R𝑛 \ 𝐵 𝑅1 valga ℎ+ ≤ 𝜆 𝑓 , e decidiamo di voler prendere
𝑅 ≥ 𝑅1 , tanto le relazioni già soddisfatte continuano a valere. Supponiamo quindi
per assurdo che, per ogni 𝑅 ≥ 𝑅1 sia falsa la relazione sui perimetri, cioè

𝑃 ℎ (𝐹 ∩ 𝐵 𝑅 ) > 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂 = 𝑃 ℎ (𝐹) + 𝜂.

Allora per ogni 𝑅 ≥ 𝑅1 si ha


∫ ∫
𝑛−1
𝑃(𝐹∩𝐵 𝑅 ) = 𝑃 ℎ (𝐹)+ ℎ(𝑥, 𝑥/|𝑥|)𝑑H (𝑥)− ℎ(𝑥, 𝜈 𝐹 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥),
𝐹∩𝜕𝐵 𝑅 𝜕𝐹\𝐵 𝑅

e quindi si deduce che


∫ +∞ ∫
𝑉 > |𝐹 | 𝑓 > |𝐹 \ 𝐵 𝑅1 | 𝑓 = 𝑓 (𝑥)𝑑H 𝑛−1 (𝑥)𝑑𝑅
𝑅1 𝐹∩𝜕𝐵 𝑅
1 +∞ 1 +∞
∫ ∫ ∫
𝑛−1
≥ ℎ(𝑥, 𝑥/|𝑥|)𝑑H (𝑥)𝑑𝑅 ≥ 𝜂𝑑𝑅 = +∞,
𝜆 𝑅1 𝐹∩𝜕𝐵 𝑅 𝜆 𝑅1

il che è assurdo. Abbiamo quindi stabilito l’esistenza di un 𝑅 e un 𝐹 0 che soddisfano


(4.9).
Consideriamo adesso l’insieme 𝐸. Si può ovviamente prendere un 𝑅0 > 𝑅 tale
per cui
𝜀0

|𝐸 \ 𝐵 𝑅 0 | 𝑓 < , ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) < 𝜂. (4.10)
2𝜆 𝜕 ∗ 𝐸\𝐵 𝑅 0

Richiamando che gli 𝐸 𝑘 convergono in 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 (R𝑛 ) a 𝐸, si ha che le successioni


𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 0 e 𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 0+1 , convergono in 𝐿 1 a 𝐸 ∩ 𝐵 𝑅 0 e 𝐸 ∩ 𝐵 𝑅 0+1 rispettivamente.
Quindi da (4.10) e dalla s.c.i. di ℎ, per tutti gli indici 𝑘 sufficientemente grandi
4.2. ALCUNI RISULTATI PRELIMINARI 59

valgono le seguenti
𝜀0 𝜀0
|𝐸 | 𝑓 − < |𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 0 | 𝑓 ≤ |𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 0+1 | 𝑓 < |𝐸 | 𝑓 + , (4.11)
1 + 2𝜆 ∫ 1 + 2𝜆
𝑃 ℎ (𝐸) < ℎ(𝑥, 𝜈 𝑅 𝑘 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) + 𝜂. (4.12)
𝜕 ∗ 𝐸 𝑘 ∩𝐵 𝑅 0

Da (4.11) si ricava subito che


𝑅 0 +1
𝜀 𝜀0

> ≥ |𝐸 𝑘 ∩ (𝐵 𝑅 0+1 \ 𝐵 𝑅 0 )| 𝑓 = H 𝑓𝑛−1 (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 )𝑑𝑅,
𝜆 𝜆 𝑅0

e quindi esiste un 𝑅 𝑘 ∈ (𝑅0, 𝑅0 + 1) tale che

Hℎ𝑛−1 𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 ) ≤ 𝜆H 𝑓 (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 ) < 𝜀. (4.13)

Successivamente, definiamo gli insiemi 𝐺 𝑘 = 𝐹 0 ∪ (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 ). Ricordando che


𝑅 𝑘 > 𝑅0 > 𝑅, le relazioni (4.9), (4.11) e il fatto che |𝐸 | 𝑓 < |𝐸 𝑘 | 𝑓 = 𝑉, possiamo
ottenere la seguente stima per il volume di 𝐺 𝑘

|𝐺 𝑘 | 𝑓 = |𝐹 0 | 𝑓 + |𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 = |𝐸 | 𝑓 − 𝜀0 + |𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 ∈ (𝑉 − 𝜀, 𝑉). (4.14)

Mentre per stimare il perimetro dei 𝐺 𝑘 , dobbiamo tenere in considerazione (4.9),


(4.12), (4.13) e il fatto che 𝑅 𝑘 > 𝑅0, da cui

𝑃 ℎ (𝐺 𝑘 ) = 𝑃 ℎ (𝐹 0) + 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 )

< 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂 + ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 𝑘 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) + Hℎ𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 )
𝜕 ∗ 𝐸 𝑘 \𝐵 𝑅 𝑘

< 𝑃 ℎ (𝐸) − 4𝜂 + 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) − ℎ(𝑥, 𝜈 𝐸 𝑘 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝑥) + 𝜀
𝜕 ∗ 𝐸 𝑘 ∩𝐵 𝑅 0

< 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) − 3𝜂 + 𝜀 < 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) − 2𝜂.

Infine prendiamo un 𝜌 𝑘 ≤ 𝜌 tale che gli insiemi 𝐷 𝑘 = 𝐺 𝑘 ∪ 𝐵 𝜌 𝑘 (𝑦) abbiano


volume 𝑉, che è possibile grazie a (4.7), (4.8), (4.9) e (4.14). Mettendo insieme
tutte le ultime stime, e richiamando ancora una volta (4.7), giungiamo a

𝑃 ℎ (𝐷 𝑘 ) ≤ 𝑃 ℎ (𝐺 𝑘 ) + 𝑃 ℎ (𝐵 𝜌 𝑘 (𝑦)) < 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) − 𝜂.

Ricordando che la successione degli {𝐸 𝑘 } era minimizzante per il volume 𝑉, se


ne deduce che 𝑃 ℎ (𝐷 𝑘 ) < J (𝑉) per infiniti 𝑘  1, e questo conclude l’assurdo.
60 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Passo II: Validità della relazione (4.3).


Assumiamo adesso che le due densità 𝑓 e ℎ convergano ad un certo 𝑎 > 0 ad
infinito. Possiamo assumere che |𝐸 | 𝑓 < 𝑉, altrimenti la tesi è ovviamente vera.
Seguendo la costruzione fatta nel passo precedente, è possibile trovare un raggio
𝑅  1 e un insieme 𝐹 ⊆ 𝐵 𝑅 tali che

|𝐹 | 𝑓 ≥ |𝐸 | 𝑓 − 𝜀, 𝑃 ℎ (𝐹) ≤ 𝑃 ℎ (𝐸) + 𝜀.

Prendiamo adesso una palla 𝐵 = 𝐵(𝑥, 𝑟) con volume |𝐵| 𝑓 = 𝑉 − |𝐸 | 𝑓 , e sufficien-


temente lontano dall’origine. In particolare possiamo supporre che 𝐵 ∩ 𝐵 𝑅 = ∅ e
che in un intorno di 𝐵, le densità ℎ e 𝑓 siano comprese tra 𝑎 − 𝜀 e 𝑎 + 𝜀, da cui

(𝑎 − 𝜀)𝜔𝑛 𝑟 𝑛 ≤ |𝐵| 𝑓 ≤ 𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝜀,

da cui, poiché per costruzione 𝐺 = 𝐹 ∪ 𝐵 ha esattamente volume 𝑉, vale

J (𝑉) ≤ 𝑃𝐻 (𝐺) = 𝑃 ℎ (𝐹) + 𝑃 ℎ (𝐵) ≤ 𝑃(𝐸) + 𝜀 + 𝑛𝜔𝑛 (𝑎 + 𝜀)𝑟 𝑛−1


1
𝑛𝜔𝑛𝑛 (𝑎 + 𝜀)   𝑛−1
𝑛
≤ 𝑃 ℎ (𝐸) + 𝜀 + 𝑛−1
𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝜀 .
(𝑎 − 𝜀) 𝑛

Facendo il limite per 𝜀 che tende a zero si ottiene una delle due disuguaglianze in
(4.3).
Per mostrare la diseguaglianza opposta, per ogni 𝜀 > 0 è sempre possibile
trovare un raggio 𝑅  1 tale che

|𝐸 ∩ 𝐵 𝑅 | 𝑓 > |𝐸 | 𝑓 − 𝜀, 𝑃 ℎ (𝐸 \ 𝐵 𝑅 ) > 𝜀.

Anche in questo caso, ragionando in modo analogo al passo precedente, per ogni
𝑘  1 possiamo trovare un 𝑅 𝑘 ∈ (𝑅, 𝑅 + 1) tale che

|𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 < |𝐸 | 𝑓 + 𝜀, Hℎ𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 ) < 𝜀, 𝑃 ℎ (𝐸) < 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 𝑘 ) + 𝜀.
4.2. ALCUNI RISULTATI PRELIMINARI 61

Ricordando che ℎ e 𝑓 sono molto vicine ad 𝑎 fuori da 𝐵 𝑅 , e richiamando la


diseguaglianza isoperimetrica nel caso euclideo, si ottiene

𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 ) > (𝑎 − 𝜀)𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 )


1 𝑛−1
≥ (𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛

1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
> 𝑛−1
|𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 | 𝑓 𝑛
(𝑎 + 𝜀) 𝑛
1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
> 𝑛−1
(𝑉 − |𝐸 | 𝑓 − 𝜀) 𝑛 .
(𝑎 + 𝜀) 𝑛

Di conseguenza, si deduce che

𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) ≥ 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ∩ 𝐵 𝑅 𝑘 ) + 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 \ 𝐵 𝑅 𝑘 ) − 2Hℎ𝑛−1
+ (𝐸 𝑘 ∩ 𝜕𝐵 𝑅 𝑘 )
1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
≥ 𝑃 ℎ (𝐸) − 3𝜀 + 𝑛−1
(𝑉 − |𝐸 | 𝑓 − 𝜀) 𝑛 .
(𝑎 + 𝜀) 𝑛

Poiché gli 𝐸 𝑘 sono una successione isoperimetrica per il volume 𝑉, 𝑃 ℎ (𝐸 𝑘 ) tende


a J (𝑉), e mandando 𝜀 a zero si ottiene anche la seconda diseguaglianza in (4.3),
quindi la dimostrazione è conclusa. 

Lemma 4.2. Supponiamo che le densità 𝑓 e ℎ convergano puntualmente ad un


certo 𝑎 > 0 a infinito. Sia {𝐸 𝑘 } 𝑘∈N una successione minimizzante per il volume
𝑉, che converge in 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 (R𝑛 ) ad un certo 𝐸 ⊆ R𝑛 . Se |𝐸 | 𝑓 < 𝑉 allora 𝐸 è limitato.

Dimostrazione. Per ogni 𝑡 > 0, definiamo la funzione 𝑚(𝑡) che rappresenta la


massa di 𝐸 fuori dalla palla 𝐵𝑡 , cioè
∫ +∞
𝑚(𝑡) = |𝐸 \ 𝐵𝑡 | 𝑓 = H 𝑓𝑛−1 (𝐸 ∩ 𝜕𝐵𝑟 )𝑑𝑟.
𝑡
La tesi corrisponde a dimostrare che la funzione 𝑚 sia definitivamente nulla.
Prendiamo adesso una palla 𝐵 di volume uguale a 𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝑚(𝑡) sufficientemente
lontana dall’origine, in modo tale che l’insieme (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 ) ∪ 𝐵 abbia esattamente
volume 𝑉, quindi J (𝑉) ≤ 𝑃 ℎ (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 ) + 𝑃 ℎ (𝐵). Argomentando in modo simile a
quanto fatto nel secondo passo del lemma precedente, ricordando che 𝑓 e ℎ sono
arbitrariamente vicine ad 𝑎 in un intorno di 𝐵, si ottiene

(𝑎 − 𝜀)𝜔𝑛 𝑟 𝑛 ≤ |𝐵| 𝑓 ≤ 𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝑚(𝑡),


62 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

da cui
1
𝑛𝜔𝑛𝑛 (𝑎 + 𝜀) 𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐵) ≤ 𝑛𝜔𝑛 (𝑎 + 𝜀)𝑟 𝑛−1 ≤ 𝑛−1
(𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝑚(𝑡)) 𝑛 .
(𝑎 − 𝜀) 𝑛

Adesso mandando 𝜀 a zero si ha


1 𝑛−1
J (𝑉) ≤ 𝑃 ℎ (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 ) + 𝑛(𝑎𝜔𝑛 ) 𝑛 (𝑉 − |𝐸 | 𝑓 + 𝑚(𝑡)) 𝑛 ,

inoltre richiamando (4.3), con un paio di semplici passaggi, si ottiene

𝑃 ℎ (𝐸) ≤ 𝑃 ℎ (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 ) + 𝑐 1 𝑚(𝑡),

per una qualche costante 𝑐 1 che dipende da 𝑎, 𝑉, |𝐸 | 𝑓 e 𝑛. Sia adesso 𝜀  1 fissato.


Per tutti i 𝑡 molto grandi, posso anche in questo caso assumere che 𝑓 e ℎ siano
arbitrariamente vicine ad 𝑎 fuori da 𝐵𝑡 . Ricordando che 𝑚0 (𝑡) = −H 𝑓𝑛−1 (𝐸 ∩ 𝜕𝐵𝑡 )
e usando ancora la diseguaglianza isoperimetrica nel caso euclideo, si ha

𝑐 1 𝑚(𝑡) ≥ 𝑃 ℎ (𝐸) − 𝑃 ℎ (𝐸 ∩ 𝐵𝑡 )

= 𝑃 ℎ (𝐸 \ 𝐵𝑡 ) − ℎ(𝑥, 𝑥/|𝑥|) + ℎ(𝑥, −𝑥/|𝑥|)𝑑H 𝑛−1 (𝑥)
𝐸∩𝜕𝐵𝑡

≥ (𝑎 − 𝜀)𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (𝐸 \ 𝐵𝑡 ) − 2(𝑎 + 𝜀)H 𝑛−1 (𝐸 ∩ 𝜕𝐵𝑡 )


1 𝑛−1
≥ (𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 |𝐸 \ 𝐵𝑡 | 𝐸𝑢𝑐𝑙.
𝑛
− 3(𝑎 − 𝜀)H 𝑛−1 (𝐸 ∩ 𝜕𝐵𝑡 )
1
(𝑎 − 𝜀)𝑛𝜔𝑛𝑛 𝑛−1
≥ 𝑛−1
|𝐸 \ 𝐵𝑡 | 𝑓 𝑛 − 3H 𝑓𝑛−1 (𝐸 ∩ 𝜕𝐵 − 𝑡)
(𝑎 + 𝜀) 𝑛
𝑛−1
≥ 𝑐 2 𝑚(𝑡) 𝑛 + 3𝑚0 (𝑡),
1
dove 𝑐 2 è una costante più piccola di 𝑛(𝑎𝜔𝑛 ) 𝑛 . Poiché dalla definizione, 𝑚(𝑡)
tende a zero quando 𝑡 tende a infinito, se ne deduce che
𝑐2 𝑛−1
−𝑚0 (𝑡) ≥ 𝑚(𝑡) 𝑛
4
per 𝑡 sufficientemente grandi. Da cui con i soliti teoremi del confronto per le
equazioni differenziali, si ricava che tutte le soluzioni positive si annullano in un
tempo finito. Cioè abbiamo ottenuto che 𝑚(𝑡0 ) = 0 per un certo 𝑡0  1, e quindi
la tesi come già osservato. 
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 63

4.3 Teorema di esistenza di insiemi isoperimetrici


Con questa sezione ci prefiggiamo l’obiettivo di dimostrare quando esistono insie-
mi isoperimetrici con le densità che convergono entrambe a 1 dall’alto o dal basso.
Prima di passare al risultato principale, definiamo un oggetto molto importante.

Definizione 4.2. Sia 𝐹 ⊆ R𝑛 un insieme di perimetro finito. Definiamo la


( 𝑓 , ℎ)−densità media di 𝐹 come il numero 𝜌 ∈ R+ tale che
1 𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐹) = 𝑛(𝜌𝜔𝑛 ) 𝑛 |𝐹 | 𝑓 𝑛 .

Cerchiamo di capire il significato di densità media. Formalmente 𝜌 è l’unico


numero tale che, se 𝑓 ≡ ℎ ≡ 𝜌, allora una palla di volume |𝐹 | 𝑓 ha esattamente
perimetro 𝑃 ℎ (𝐹). Notiamo inoltre che già nei lemmi 4.1 e 4.2 è comparso più di
una volta, con 𝜌 = 𝑎 quando le due densità erano molto vicine da 𝑎.
Anche in questo caso l’idea del teorema principale è molto semplice, ma richie-
de diversi risultati preliminari tecnici, quindi descriveremo prima cosa andremo a
fare. Osserviamo che i lemmi dimostrati nella precedente sezione ci dicono che
se prendiamo una successione minimizzante, che converge ad un insieme 𝐸 con
meno massa di 𝑉, allora questo è limitato ed è isoperimetrico per il suo volume.
Inoltre (4.3) ci da una stima di quanto differisce il perimetro dell’insieme limite
da J (𝑉). Il lavoro principale di questa sezione sarà dimostrare che dove 𝑓 e
ℎ sono molto vicine ad 1 è possibile trovare una palla, arbitrariamente lontana
dall’origine, con ( 𝑓 , ℎ)−media densità minore di 1 e volume pari a quanto perso
dall’insieme 𝐸. Per quanto detto la palla la posso prendere disgiunta da 𝐸, in modo
tale che la loro unione abbia volume 𝑉, ma la condizione di media densità minore
di 1, unita a (4.2) mi dice subito che l’insieme ottenuto è quello che cercavo. La
difficoltà tecnica di questa idea sta tutta nel mostrare l’esistenza di una tale palla,
che andiamo ad affrontare in modo separato nel caso in cui le densità convergano
dall’alto o dal basso.

4.3.1 Le densità convergono dal basso


Iniziamo con una serie di lemmi tecnici che utilizzeremo in seguito.
64 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Lemma 4.3. Siano 𝑔 : (0, +∞) → [0, +∞) e 𝛼 : (−1, 1) → R due funzioni 𝐿 1
tale che ∫ 1
lim 𝑔(𝑡) = 0, 𝛼(𝑡)𝑑𝑡 = 0,
𝑡→∞ −1
∫ 𝜎 (4.15)
𝛼(𝑡)𝑑𝑡 > 0 ∀𝜎 ∈ (−1, 1).
−1

Allora esiste un 𝑅 arbitrariamente grande tale che


∫ 1
𝛼(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡 ≥ 0,
−1

dove vale la diseguaglianza stretta a meno che 𝑔 non si annulli definitivamente.

Dimostrazione. Se per assurdo la tesi fosse falsa, per qualunque scelta di 𝑅0 e 𝑅00,
con 𝑅00 ≥ 𝑅0 + 2 si avrebbe
∫ 𝑅 00 ∫ 1
0> 𝛼(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅0 −1
∫ 𝑅 0+1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 00−1 ∫ 1
= 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 + 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠
𝑅 0 −1 −1 𝑅 0 +1 −1
∫ 𝑅 00+1 ∫ 1
+ 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠
𝑅 00 −1 𝑠−𝑅 00
∫ 𝑅 0+1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 00+1 ∫ 1
= 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 + 𝑔(𝑠) 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠
𝑅 0 −1 −1 𝑅 00 −1 𝑠−𝑅 00
0 00
= 𝐴(𝑅 ) + 𝐵(𝑅 ),

dove l’integrale tra 𝑅0 + 1 e 𝑅00 − 1 si annulla per le ipotesi fatte su 𝛼. Inoltre


le condizioni in (4.15) assicurano che 𝐴(𝑅0) ≥ 0 ≥ 𝐵(𝑅00) per ogni 𝑅0 e 𝑅00 presi
come prima. Supponiamo che esista una certo 𝑅0 tale che 𝐴(𝑅) > 0. Fissiamo
quindi quel 𝑅0 e mandiamo 𝑅00 a più infinito. Poiché 𝑔 tende a zero, anche 𝐵(𝑅00)
tende a zero, e quindi definitivamente avremo 𝐴(𝑅0)+𝐵(𝑅00) > 0 in contraddizione
con la disuguaglianza di sopra. Di conseguenza deve essere che 𝐴(𝑅0) = 0, ma
questo implica, per una qualche versione del Lemma Fondamentale del Calcolo
delle Variazioni, che 𝑔(𝑅) = 0 per 𝑅 abbastanza grandi, e questo conclude la
dimostrazione. 
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 65

Lemma 4.4. Siano 𝑔 : (0, +∞) → [0, +∞) e 𝛽 : (−1, 1) → R due funzioni 𝐿 1 ,
∫𝑡
tali che 𝑔 e 𝛼(𝑡) = −1 𝛽(𝜎)𝑑𝜎 soddisfano le condizioni (4.15), e 𝛼(1) = 0. Allora
esiste un 𝑅 arbitrariamente grande tale che
∫ 1
𝛽(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅 ≥ 0, (4.16)
−1

dove la diseguaglianza è stretta a meno che 𝑔 non si annulli definitivamente.

Dimostrazione. La dimostrazione è analoga a quella del lemma precedente. Infatti,


sia 𝑅0  1, e assumiamo per assurdo che la tesi sia falsa per ogni 𝑅 ≥ 𝑅0. In
particolare per ogni 𝑅00 ≥ 𝑅0 + 2 si ha
∫ 𝑅 00 ∫ 1
0> 𝛽(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅0 −1
∫ 𝑅 0+1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 00 +1 ∫ 1
= 𝑔(𝑠) 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 + 𝑔(𝑠) 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠,
𝑅 0 −1 −1 𝑅 00 −1 𝑠−𝑅 00

dove stavolta il termine centrale si annulla per l’ipotesi che 𝛼(1) = 0. Esattamente
come prima il secondo termine tende a zero se 𝑅00 va ad infinito e quindi si ottiene
l’assurdo se riusciamo a dimostrare che il primo termine strettamente positivo per
un certo 𝑅0. Ma questo segue da
∫ 𝑅 0 +1 ∫ 𝑠−𝑅 0 ∫ 𝑅 0 +1
𝑔(𝑠) 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑠 = 𝑔(𝑠)𝛼(𝑠 − 𝑅0)𝑑𝑠
𝑅 0 −1 −1 𝑅 0 −1
∫ 1
= 𝛼(𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅0)𝑑𝑡 > 0,
−1

dove l’ultima diseguaglianza è garantita dal lemma 4.3, poiché 𝛼 soddisfa (4.15),
a meno che 𝑔 non sia definitivamente nullo. Ma anche in questo secondo caso la
tesi sarebbe ovviamente dimostrata. 

Proposizione 4.5. Sia 𝑓 una densità che converge dal basso a 1 quando 𝑥 tende
a infinito, e chiamiamo 𝑔 = 1 − 𝑓 . Allora per ogni 𝜀 > 0 esiste una palla 𝐵 di
raggio 1 arbitrariamente lontana dall’origine, tale che

𝑃𝑔 (𝐵) ≥ (𝑛 − 𝜀)|𝐵| 𝑔 .
66 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Dimostrazione. Divideremo questa dimostrazione in due passaggi: nel primo


mostreremo che se la 𝑓 non è una funzione radiale, è possibile ottenere la tesi,
se sapessimo che la tesi è vera per le funzioni radiali; nella seconda parte invece
dimostreremo la tesi per le funzioni radiali.
Passo I: Riconducibilità al caso radiale.
Assumiamo momentaneamente che la tesi valga per le funzioni radiali, e sia 𝑓
una densità qualsiasi, non necessariamente radiale. Definiamo adesso la funzione
𝑓 la media radiale di 𝑓 , come
e

𝑓 (𝑥) =
e 𝑓 (𝑦)𝑑H 𝑛−1 (𝑦). (4.17)
𝜕𝐵 |𝑥 |

Ovviamente, e 𝑔 =1− e 𝑓 è la media radiale di 𝑔. Poiché la tesi vale per la funzione


𝑓 , quindi per ogni 𝜀 > 0 esiste una palla 𝐵 arbitrariamente lontana dall’origine,
e
tale che 𝑃e𝑔 (𝐵) ≥ (𝑛 − 𝜀)|𝐵|e𝑔 . Indichiamo adesso con 𝐵𝜃 , per 𝜃 ∈ S𝑛−1 , la palla
avente il centro alla stessa distanza dall’origine del centro di 𝐵, ma ruotata rispetto
all’origine di 𝜃. Tutte le 𝐵𝜃 hanno lo stesso perimetro e densità per le funzioni
radiali, ma non per 𝑓 e 𝑔. Ma dalla definizione di funzioni radiali si ha che
⨏ ⨏
𝜃 𝑛−1
𝑃e𝑔 (𝐵) = 𝑃𝑔 (𝐵 )𝑑H (𝜃), |𝐵|e𝑔 = |𝐵𝜃 | 𝑔 𝑑H 𝑛−1 (𝜃),
S𝑛−1 S𝑛−1

e quindi esiste necessariamente un 𝜃 ∈ S𝑛−1 tale che 𝑃𝑔 (𝐵𝜃 ) ≥ (𝑛 − 𝜀)|𝐵𝜃 | 𝑔 .


Passo II: Dimostrazione nel caso radiale.
Grazie al passo precedente, possiamo assumere che 𝑓 sia radiale. Prendiamo
una generica palla di raggio 1, con centro che dista 𝑅 dall’origine, e la indichiamo
con 𝐵 𝑅 , allora possiamo calcolare il suo volume e il suo perimetro, integrando per
sezioni radiali, abbiamo quindi
∫ 1 ∫ 1
𝑃𝑔 (𝐵 𝑅 ) = 𝜑 𝑅 (𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡, |𝐵 𝑅 | 𝑔 = 𝜓 𝑅 (𝑡)𝑔(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡, (4.18)
−1 −1
dove 𝜑 𝑅 e 𝜓 𝑅 possono essere calcolate tramite Fubini-Tonelli e la formula di
coarea. Vedremo che non è importante calcolarne i valore esatto, ma osservare
che per 𝑅 sufficientemente grandi, le sezioni diventano "piatte" in modo uniforme,
cioè
𝑅→∞ 𝑅→∞
𝜑 𝑅 (𝑡) −−−−→ 𝜑
e(𝑡), 𝜓 𝑅 (𝑡) −−−−→ 𝜓
e(𝑡), (4.19)
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 67

dove le funzioni limiti si osserva facilmente che sono


𝑛−3 𝑛−1
e(𝑡) = (𝑛 − 1)𝜔𝑛−1 (1 − 𝑡 2 )
𝜑 2 , e(𝑡) = 𝜔𝑛−1 (1 − 𝑡 2 )
𝜓 2 .

Di conseguenza, poiché come osservato la convergenza è uniforme, possiamo


lavorare con le funzioni 𝜑
ee 𝜓e al posto di 𝜑 𝑅 e 𝜓 𝑅 . In pratica, indichiamo i
e𝑔 (𝐵 𝑅 ) e 𝑉
volumi e perimetri "approssimati" di 𝐵 𝑅 le funzioni 𝑃 e𝑔 (𝐵 𝑅 ) , ottenute
sostituendo 𝜑 𝑅 e 𝜓 𝑅 con 𝜑
ee 𝜓
e in (4.18). Allora grazie a (4.19), abbiamo la tesi se
riusciamo a trovare un 𝑅 sufficientemente largo per cui valga

e𝑔 (𝐵 𝑅 ) ≥ 𝑛𝑉
𝑃 e𝑔 (𝐵 𝑅 ).

Andiamo adesso a definire la funzione 𝛽 : (−1, 1) → R come 𝛽(𝑡) = 𝜑


e(𝑡) − 𝑛𝜓
e(𝑡).
Ricordiamo che il nostro obiettivo equivale quindi a dimostrare che valga (4.16).
Si conclude osservando le ipotesi su 𝛼 nel lemma 4.4 , sono verificate: basta notare
che 𝛼 rappresenta il perimetro meno 𝑛 volte il volume della porzione di palla di
raggio 1 dove la prima componente è compresa tra −1 e 𝑡. Quindi per il lemma
4.4 si conclude. 

Prima di iniziare il prossimo risultato, ricordiamo che di qui in avanti faremo


riferimento alla notazione introdotta in (4.2)

Lemma 4.6. Supponiamo che le densità 𝑓 ed ℎ convergano a 1 dal basso e siano


tali che
n o 𝑛
inf 𝐶 ≥ 0 : e
𝑓 (𝑥) ≤ 𝐶e
ℎ(𝑥) per |𝑥|  1 < . (4.20)
𝑛−1
Allora per ogni 𝜀  1 esiste una palla 𝐵 di raggio 1 e arbitrariamente lontana
dall’origine tale che

𝑃1−ℎ (𝐵) ≥ (𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵| 1− 𝑓 . (4.21)

Dimostrazione. Dall’ipotesi (4.20), e dal fatto che 𝑓 e ℎ convergono a 1 dal basso,


per ogni 𝜀 > 0 sufficientemente piccolo e per ogni 𝑥 ∈ R𝑛 sufficientemente lontani
dall’origine, vale
 𝑛 
𝑓 (𝑥) ≤
e − 8𝜀𝑛 eℎ(𝑥)
𝑛−1
68 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Di conseguenza, da (4.2), per 𝑥 per cui vale la precedente diseguaglianza e per


ogni 𝜈 ∈ S𝑛−1 vale
 𝑛   𝑛 
1 − 𝑓 (𝑥) = e
𝑓 (𝑥) ≤ − 8𝜀𝑛 eℎ(𝑥) ≤ − 8𝜀𝑛 (1 − ℎ(𝑥, 𝜈)). (4.22)
𝑛−1 𝑛−1
Usando ancora che 𝑓 converge a 1 dal basso, possiamo usare la proposizione 4.5
per avere una palla di raggio 1, arbitrariamente lontana dall’origine, tale che

𝑃1− 𝑓 (𝐵) ≥ (𝑛 − 𝜀)|𝐵| 1− 𝑓 .

Usando la precedente relazione, con (4.22), si ottiene con semplici conti che
   
𝑛−1 𝑛−1
𝑃1−ℎ (𝐵) ≥ + 2𝜀𝑛 𝑃1− 𝑓 (𝐵) ≥ + 2𝜀𝑛 (𝑛 − 𝜀)|𝐵| 1− 𝑓 ,
𝑛 𝑛
la quale implica (4.21) 

Prima di passare ad enunciare e dimostrare l’ultimo risultato tecnico necessario


per le densità che convergono dal basso, introduciamo una notazione che andremo
ad usare nel seguito. Dati due numero positivi 𝑅, 𝛿 e una direzione 𝜃 ∈ S𝑛−1
indicheremo con 𝐵𝛿𝑅𝜃 la palla di centro 𝑅𝜃 e raggio 𝛿. Inoltre se consideriamo
𝐻 un iperpiano passante per l’origine, e con 𝐻 ± i due semispazi delimitati da 𝐻,
possiamo quindi dividere sia palla 𝐵 che la sfera 𝜕𝐵 in due parti come segue

𝐵± := 𝐵 ∩ 𝐻 ± , 𝜕 ± 𝐵 := 𝜕𝐵 ∩ 𝐻 ± . (4.23)

Proposizione 4.7. Siano 𝑓 e ℎ come nel lemma precedente. Allora per ogni 𝑚 > 0
esiste una insieme 𝐹, arbitrariamente lontano dall’origine, di volume pesato 𝑚 e
( 𝑓 , ℎ)−densità media minore di 1.

Dimostrazione. Per prima cosa osserviamo che, a meno do omotetia, possiamo


supporre che il volume 𝑚 = 𝜔𝑛 . Sia adesso 𝜀  1 una costante piccola, applicando
il lemma 4.6 otteniamo una palla 𝐵 di raggio 1, arbitrariamente lontana dall’origine
che verifica (4.21). In particolare, 𝐵 = 𝐵1𝑅𝜃 con qualche 𝜃 ∈ S𝑛−1 e 𝑅  𝑛/𝜀.
Inoltre poiché 𝑅 può essere preso grande a piacere, si ha

1 − 𝜀 ≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 1, 1 − 𝜀 ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 1, ∀|𝑥| ≥ 𝑅 − 2, ∀𝜈 ∈ S𝑛−1 . (4.24)


4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 69

Come conseguenza della definizione 4.2, se un insieme 𝐹 ha volume 𝜔𝑛 , allora


ha ( 𝑓 , ℎ)−densità media minore di 1, solo se il perimetro è minore di 𝑛𝜔𝑛 . In
accordo con (4.24), si osserva che

|𝐵| 𝑓 = 𝜔𝑛 − |𝐵| 1− 𝑓 ≤ 𝜔𝑛 𝑃 ℎ (𝐵) = 𝑛𝜔𝑛 − 𝑃1−ℎ (𝐵) ≤ 𝑛𝜔𝑛 ,

quindi la dimostrazione è banalmente conclusa con 𝐹 = 𝐵 se |𝐵| 𝑓 = 𝜔𝑛 . Quindi


senza perdita di generalità, possiamo assumere che |𝐵| 𝑓 < 𝜔𝑛 . La nostra strategia
sarà quella di ottenere 𝐹, ingrandendo leggermente 𝐵, in modo tale che il suo
volume sia esattamente 𝜔𝑛 , ma il perimetro si mantenga minore di 𝑛𝜔𝑛 .
Passo I: Caso con densità ℎ radiale.
Iniziamo assumendo per il momento che la densità ℎ sia radiale, cioè per
ogni rotazione 𝜌 : R𝑛 → R𝑛 e per ogni 𝑥 ∈ R𝑛 e 𝜈 ∈ S𝑛−1 vale che ℎ(𝑥, 𝜈) =
ℎ(𝜌(𝑥), 𝜌(𝜈)). Selezioniamo un iperpiano 𝐻 passante per l’origine e il centro 𝑅𝜃
della palla 𝐵. Come fatto in (4.23) indichiamo con 𝐵± e 𝜕 ± 𝐵 le metà della palla
e della sfera separate da 𝐻. Prendiamo S1 ⊆ S𝑛−1 , con S1 ≈ S1 , che continue le
direzioni 𝜃 e quella ortogonale all’iperpiano 𝐻. Per ogni piccolo angolo 𝜎 ∈ S1 ,
indichiamo con 𝜌𝜎 la rotazione di angolo 𝜎 centrata nell’origine, e per ogni 𝛿 > 0
piccolo, indichiamo con 𝐹𝛿 l’insieme dato da
Ø
𝐹𝛿 := 𝜌𝜎 (𝐵).
0<𝜎<𝛿

Grazie alla (4.24), con una semplice integrazione si ottiene che

|𝐹𝛿 | 𝑓 − |𝐵| 𝑓 ≥ 𝜔𝑛−1 (𝑅 − 1)(1 − 𝜀)𝛿.

Sempre per (4.24) si ha che |𝐵| 1− 𝑓 ≤ 𝜀𝜔𝑛 , e poiché 𝑅  1, per continuità esiste
un 𝛿  𝜀 tale che |𝐹𝛿 | 𝑓 = 𝜔𝑛 . In particolare, la stima precedente assicura che

(1 − 𝜀) −1 |𝐵| 1− 𝑓
𝛿≤ . (4.25)
𝜔𝑛−1 (𝑅 − 1)
Infine poniamo 𝐹 := 𝐹𝛿 , quindi per concludere basta dimostrare che il suo peri-
metro sia inferiore di 𝑛𝜔𝑛 . Indichiamo con Γ la (𝑛 − 1)−superficie, tale che valga
la relazione
𝜕𝐹 = 𝜕 − 𝐵 ∪ 𝜌 𝛿 (𝜕 + 𝐵) ∪ Γ.
70 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Per l’ipotesi fatta su ℎ, e per la costruzione fatta per 𝐹 sicuramente vale che
∫ ∫
𝑛−1
ℎ(𝑥, 𝜈 𝐵 (𝑥))𝑑H (𝑥) = ℎ(𝑦, 𝜈 𝐹 (𝑦))𝑑H 𝑛−1 (𝑦),
𝜕+ 𝐵 𝜌 𝛿 (𝜕 + 𝐵)

e quindi
𝑃 ℎ (𝐹) = 𝑃 ℎ (𝐵) + 𝑃 ℎ (Γ). (4.26)

Tuttavia, poiché ℎ ≤ 1, una semplice considerazione di tipo geometrico, insieme


a (4.21) e (4.25), assicura che

Hℎ𝑛−1 (Γ) ≤ H 𝑛−1 (Γ) ≤ (𝑅 + 1)(𝑛 − 1)𝜔𝑛−1 𝛿


𝑅+1
≤ (𝑛 − 1)(1 − 𝜀) −1 |𝐵| 1− 𝑓
𝑅−1
(4.27)
𝑅 + 1 (𝑛 − 1)(1 − 𝜀) −1
≤ 𝑃1−ℎ (𝐵)
𝑅 − 1 𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛
≤ 𝑃1−ℎ (𝐵),

dove l’ultima diseguaglianza è vera perché abbiamo preso 𝜀  1 e 𝑅  𝑛/𝜀.


Mettendo insieme (4.26) e (4.27), si ha 𝑃 ℎ (𝐹) ≤ 𝑃 ℎ (𝐵) + 𝑃1−ℎ (𝐵) = 𝑛𝜔𝑛 . Per
quanto già osservato questo conclude questa casistica.
Passo II: Il caso generale.
Iniziamo con mostrare la validità della tesi senza l’ipotesi che ℎ sia radiale.
Per farlo introduciamo le medie radiali 𝑓𝑟 e ℎ𝑟 di 𝑓 e ℎ rispettivamente, come

𝑓𝑟 (𝑥) = 𝑓 (𝜌𝛼 (𝑥))𝑑H 𝑛−1 (𝛼),
⨏ 𝛼∈S
𝑛−1

ℎ𝑟 (𝑥, 𝜈) = ℎ(𝜌𝛼 (𝑥), 𝜌𝛼 (𝜈))𝑑H 𝑛−1 (𝛼),


𝛼∈S𝑛−1

dove per ogni 𝛼 ∈ S𝑛−1 con 𝜌𝛼 abbiamo indicato la solita rotazione di angolo
𝛼 centrata nell’origine. Si noti che le densità 𝑓𝑟 e ℎ𝑟 sono radiali per costruzione,
inoltre tendono a 1 dal basso e soddisfano (4.20), poiché lo fanno 𝑓 e ℎ. Di
conseguenza, possiamo applicare il lemma 4.6 per prendere una palla 𝐵 di raggio
unitario, arbitrariamente lontana dall’origine tale che

𝑃1−ℎ𝑟 (𝐵) ≥ (𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵| 1− 𝑓𝑟 . (4.28)


4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 71

Indichiamo, come sempre con 𝑅  1 la distanza del centro di 𝐵 dall’origine.


Vogliamo andare a dimostrare che per ogni 1 ≤ 𝑘 ≤ 𝑛 − 1, esiste una 𝑘−sfera
S𝑘 ⊆ S𝑛−1 tale che

𝑃1−ℎ (𝐵1𝑅𝜃 ) − (𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑛−1 (𝜃) ≥ 0. (4.29)
S𝑘

Questo può essere dimostrato per induzione: infatti per 𝑘 = 𝑛 − 1 la tesi segue
facilmente dalla definizione di 𝑓𝑟 , ℎ𝑟 e dalla (4.28), cioè
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑛−1
𝑃1−ℎ (𝐵1 )𝑑H (𝜃) = 𝑃1−ℎ𝑟 (𝐵), |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑛−1 (𝜃) = |𝐵| 1− 𝑓𝑟 .
S𝑛−1 S𝑛−1

Adesso assumiamo che la tesi valga per qualche 𝑘 ≥ 2 e per una certa sfera
𝑘−dimensionale S𝑘 ⊆ S𝑛−1 . Quindi per ogni 𝜃 ∈ S𝑘 indichiamo con S(𝜃) ≈ S 𝑘−1 ,
la sfera (𝑘 − 1)−dimensionale ortogonale a 𝜃 in S𝑘 . Per omogeneità si ha
⨏ ⨏  ⨏
𝑅𝛼 𝑘−1 𝑘
𝑃1−ℎ (𝐵1 )𝑑H (𝛼) 𝑑H (𝜃) = 𝑃1−ℎ (𝐵1𝑅𝜃 )𝑑H 𝑘 (𝜃),
S𝑘 S(𝜃) S
⨏ ⨏  ⨏ 𝑘
|𝐵1𝑅𝛼 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑘−1 (𝛼) 𝑑H 𝑘 (𝜃) = |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑H 𝑘 (𝜃),
S𝑘 S(𝜃) S𝑘

quindi la validità di (4.29) per la sfera di dimensione 𝑘, implica immediatamente


che esiste un 𝜃 per cui la diseguaglianza vale su S(𝜃) = S𝑘−1 . Quindi la dimostra-
zione per induzione è conclusa, in particolare la useremo su un cerchio S1 ≈ S1 .
Come nel passo precedente, fissiamo un 𝜃 ∈ S1 e, per ogni 𝛿 piccolo, definiamo
Ø
𝐹𝛿𝜃 := 𝜌𝜎 (𝐵1𝑅𝜃 ). (4.30)
0<𝜎<𝛿

ragionando in modo analogo a quanto fatto in precedenza, potendo assumere che


1 − 𝜀 ≤ 𝑓 , ℎ ≤ 1 a patto di aver preso un 𝑅 sufficientemente grande, si ha
l’esistenza di un unico 𝛿 = 𝛿(𝜃) tale per cui |𝐹 (𝜃)| 𝑓 = 𝜔𝑛 , e per alleggerire la
notazione intendiamo 𝐹 (𝜃) := 𝐹 𝜃 . Sempre in analogia con quanto già fatto, si
𝛿(𝜃)
ottiene anche in questo caso una stima
(1 − 𝜀) −1 |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓
𝛿(𝜃) ≤ . (4.31)
𝜔𝑛−1 (𝑅 − 1)
definiamo adesso la mappa 𝜏 : S1 → S1 come 𝜏(𝜃) = 𝜃 +𝛿(𝜃), che per costruzione
è una biezione strettamente crescente da S1 in sé: infatti 𝑓 ≥ 1 − 𝜀 > 0 quindi
72 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

ogni incremento di 𝛿, comporta necessariamente un aumento di volume non nullo


e viceversa. Ci ricordiamo adesso che ogni 𝐹 (𝜃) ha volume uguale a 𝜔𝑛 , quindi se
esistesse una 𝜃 per cui 𝛿(𝜃) = 0, allora 𝐹 (𝜃) sarebbe proprio la palla, quindi il suo
ℎ−perimetro sarebbe al più 𝑛𝜔𝑛 , e quindi avremmo la tesi. Possiamo supporre,
senza perdita di generalità, che ogni 𝛿(𝜃) > 0 per ogni 𝜃.
Con un po’ di abuso di notazione, per ogni 𝛼 ∈ S1 chiamiamo 𝜕 − 𝐵𝛼 la "parte
inferiore" della sfera 𝜕𝐵1𝑅𝛼 , cioè l’insieme dei punti di 𝜕𝐵1𝑅𝛼 la cui proiezione sul
piano bidimensionale che contiene S1 , hanno direzioni minori di 𝛼. Si noti che
tutto quanto detto ha senso, perché avendo preso 𝑅  1 quelle direzioni sono tutte
molto vicine ad 𝛼. In modo del tutto analogo definiamo 𝜕 + 𝐵𝛼 , la "parte superiore"
della sfera 𝜕𝐵1𝑅𝛼 . Fissiamo adesso un 𝜃 ∈ S1 , e sia 0 < 𝜁  𝛿(𝜃). Definiamo gli
insiemi
Ø
𝐴 := 𝐹 (𝜃) \ 𝐹 (𝜃 + 𝜁) = 𝜕 − 𝐵𝜃+𝜎 ,
0<𝜎<𝜁
Ø
𝐶 := 𝐹 (𝜃 + 𝜁) \ 𝐹 (𝜃) = 𝜕 + 𝐵𝜏(𝜃)+𝜎 .
0<𝜎<𝜏(𝜁+𝜃)−𝜏(𝜃)

Poiché |𝐹 (𝜃)| 𝑓 = |𝐹 (𝜃 + 𝜁)| 𝑓 , si deduce che | 𝐴| 𝑓 = |𝐶 | 𝑓 . D’altro canto, tramite


un’immediata considerazione di tipo geometrico, per i volumi euclidei si ottiene

|𝐶 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. 𝜏(𝜃 + 𝜁) − 𝜏(𝜃)


= ,
| 𝐴| 𝐸𝑢𝑐𝑙. 𝜁

e unito al fatto che 1 − 𝜀 ≤ 𝑓 ≤ 1 si deduce facilmente

𝜏(𝜃 + 𝜁) − 𝜏(𝜃) 1
1−𝜀 ≤ ≤ .
𝜁 1−𝜀

La stima sopra implica che la funzione 𝜏 è bi-Lipschitz, cioè lipschitziana, in-


vertibile e anche l’inversa Lipschitz. In particolare è differenziabile q.o. e
1 − 𝜀 ≤ 𝜏0 ≤ (1 − 𝜀) −1 . Quindi con un semplice cambio di variabile si ottiene
⨏ ⨏
𝑛−1 + 𝜃 𝑛−1 + 𝜏(𝛼) 0
H1−ℎ (𝜕 𝐵 )𝑑𝜃 = H1− 𝑓 (𝜕 𝐵 )𝜏 (𝛼)𝑑𝛼
𝜃∈S1 𝛼∈S1

−1 𝑛−1 + 𝜏(𝛼)
≤ (1 − 𝜀) H1− 𝑓 (𝜕 𝐵 )𝑑𝛼.
𝛼∈S1
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 73

Ricordando (4.29) si ottiene dunque



0≤ 𝑃1−ℎ (𝐵1𝑅𝜃 ) − (𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑𝜃
⨏ S1
𝑛−1 + 𝜃 𝑛−1 − 𝜃
= H1−ℎ (𝜕 𝐵 ) + H1−ℎ (𝜕 𝐵 ) − (𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑𝜃
⨏S1
≤ (1 − 𝜀) −1 H1−ℎ
𝑛−1 + 𝜏(𝜃)
(𝜕 𝐵 ) + H1−ℎ 𝑛−1 − 𝜃
(𝜕 𝐵 ) − (𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 𝑑𝜃,
S1

da cui troviamo un 𝜃 ∈ S1 tale che


𝑛−1 + 𝜏(𝜃) 𝑛−1 − 𝜃
H1−ℎ (𝜕 𝐵 ) + H1−ℎ (𝜕 𝐵 ) ≥ (1 − 𝜀)(𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 . (4.32)

Per concludere chiamiamo 𝐹 := 𝐹 (𝜃), e scriviamo 𝜕 = 𝜕 − 𝐵𝜃 ∪ 𝜕 + 𝐵𝜏(𝜃) ∪ Γ.


Argomentando esattamente come fatto per (4.27), e tenendo a mente (4.31), si
ottiene
𝑅+1
Hℎ𝑛−1 (Γ) ≤ (𝑛 − 1)(1 − 𝜀) −1 |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 ,
𝑅−1
che insieme a (4.29) ci permette di avere

𝑃 ℎ (𝐹) = Hℎ𝑛−1 (𝜕 + 𝐵𝜏(𝜃) ) + Hℎ𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝜃 ) + Hℎ𝑛−1 (Γ)


𝑛−1 + 𝜏(𝜃) 𝑛−1 − 𝜃
= 𝑛𝜔𝑛 − H1−ℎ (𝜕 𝐵 ) − H1−ℎ (𝜕 𝐵 ) + Hℎ𝑛−1 (Γ)
𝑅+1
≤ 𝑛𝜔𝑛 − (1 − 𝜀)(𝑛 − 1 + 2𝜀𝑛)|𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓 + (𝑛 − 1)(1 − 𝜀) −1 |𝐵1𝑅𝜃 | 1− 𝑓
𝑅−1
≤ 𝑛𝜔𝑛 ,
dove l’ultima diseguaglianza si ottiene con un po’ di passaggi, osservando princi-
palmente che 𝜀  1/𝑛 e 𝑅  𝑛/𝜀. E quindi anche in questo caso la dimostrazione
è conclusa. 

4.3.2 Le densità convergono dall’alto


In questa parte dobbiamo ripetere tutto il lavoro fatto nella precedente, con le
densità che convergono dall’alto a 1. Alcuni passaggi saranno simili, altri molti
diversi: vedremo infatti che in questa situazione dobbiamo aggiungere un’ipotesi
che apparentemente sembra dovuta ad una questione puramente tecnica e quindi
eliminabile, ma in realtà, come mostreremo alla fine del lavoro, risulta essere
necessaria.
74 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Proposizione 4.8. Sia ℎ una funzione che tende a 1 quando 𝑥 tende a infinito,tale
∫∞
che ℎ+ converga a 1 dall’alto e ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞. Allora per ogni 𝜀 > 0 esiste una
e
𝑅
palla 𝐵 di raggio unitario, arbitrariamente lontana dall’origine, tale che

𝑃eℎ (𝐵) ≤ (𝑛 + 𝜀)|𝐵|eℎ . (4.33)

Inoltre la stessa stima vale anche per la media radiale e


ℎ𝑟 di e
ℎ definita in (4.34).

Dimostrazione. Passo I: Riconducibilità al caso radiale.


Assumiamo momentaneamente che la tesi sia vera per le funzioni radiali.
Consideriamo la media radiale eℎ𝑟 definita come

eℎ𝑟 (𝑥) = eℎ(𝑦)𝑑H 𝑛−1 (𝑦). (4.34)
𝜕𝐵 |𝑥 |

Per ipotesi aggiuntiva, per ogni 𝜀 > 0 esiste una palla 𝐵 di raggio unitario,
ℎ𝑟 (𝐵) ≤ (𝑛 + 𝜀)|𝐵|e
arbitrariamente lontana dall’origine tale che 𝑃f ℎ𝑟 . Indichiamo
momentaneamente 𝐵𝜃 la palla ottenuta da 𝐵 ruotando di un angolo 𝜃 rispetto
all’origine. Tutte queste palle hanno lo stesso volume e perimetro rispetto alla
media radiale. Inoltre dalla definizione
⨏ ⨏
𝑃eℎ𝑟 (𝐵) = 𝑃eℎ (𝐵𝜃 )𝑑H 𝑛−1 (𝜃), |𝐵|eℎ𝑟 = |𝐵𝜃 |eℎ 𝑑H 𝑛−1 (𝜃),
S𝑛−1 S𝑛−1

ℎ𝑟 si ottiene che esiste un 𝜃 tale che 𝑃eℎ (𝐵𝜃 ) ≤


e quindi per la validità di (4.33) per e
(𝑛 + 𝜀)|𝐵𝜃 |eℎ .
Passo II: Dimostrazione del caso radiale.
Grazie al passo precedente, possiamo assume che e
ℎ sia radiale. Di conseguenza
possiamo scrivere, come già fatto, il perimetro e il raggio della palla 𝐵 𝑅 di raggio
unitario, con centro distante 𝑅 dall’origine tramite le sezioni radiali, cioè
∫ 1 ∫ 1
𝑃eℎ (𝐵 𝑅 ) = 𝛼 𝑅 (𝑡) ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡, |𝐵 𝑅 |eℎ =
e 𝛽 𝑅 (𝑡)e
ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡. (4.35)
−1 −1

Ricordiamo che le funzioni 𝛼 𝑅 e 𝛽 𝑅 convergono uniformemente in 𝑅 rispetto a 𝑡,


alle sezioni piatte, cioè alle funzioni
𝑛−3 𝑛−1
𝛼(𝑡) = (𝑛 − 1)𝜔𝑛−1 (1 − 𝑡 2 ) 2 , 𝛽(𝑡) = 𝜔𝑛−1 (1 − 𝑡 2 ) 2 .
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 75

Supponiamo adesso per assurdo che per ogni 𝑅 maggiore o uguale ad un certo 𝑅,
la diseguaglianza (4.33) sia falsa per l’insieme 𝐵 𝑅 . Integrando la diseguaglianza
opposta tra 𝑅1 e 𝑅2 , con 𝑅  𝑅1  𝑅2 , si ha
∫ 𝑅2 ∫ 𝑅2
𝑃eℎ (𝐵 𝑅 )𝑑𝑅 > (𝑛 + 𝜀) |𝐵 𝑅 |eℎ 𝑑𝑅,
𝑅1 𝑅1

che grazie a (4.35) può essere riscritta come


∫ 𝑅2 ∫ 1 ∫ 𝑅2 ∫ 1
𝛼 𝑅 (𝑡)e
ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅 > (𝑛 + 𝜀) 𝛽 𝑅 (𝑡)e
ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅,
𝑅1 −1 𝑅1 −1

e per uniforme convergenza, avendo preso 𝑅 sufficientemente grande, diventa


∫ 𝑅2 ∫ 1  ∫ 𝑅2 ∫ 1
𝜀
ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅 > 𝑛 +
𝛼(𝑡)e 𝛽 𝑅 (𝑡)e
ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅. (4.36)
𝑅1 −1 2 𝑅1 −1

Con il solito cambio di variabile il membro di sinistra diventa


∫ 𝑅2 ∫ 1 ∫ 𝑅1 +1 ∫ 𝑅−𝑅1
𝛼(𝑡) ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅 =
e ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅1 −1 𝑅1 −1 −1
∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
+ ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅1 +1 −1
∫ 𝑅2 +1 ∫ 1
+ ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅,
𝑅2 −1 𝑅−𝑅2

che è chiaramente più piccolo di


∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
𝐾+ ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅,
𝑅1 +1 −1

dove la costante 𝐾 non dipende da 𝑅1 e 𝑅2 . In modo del tutto analogo, il membro


di destra in (4.36) si scrive come
∫ 𝑅2 ∫ 1 ∫ 𝑅1 +1 ∫ 𝑅−𝑅1
ℎ(𝑡 + 𝑅)𝑑𝑡𝑑𝑅 =
𝛽(𝑡)e ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅1 −1 𝑅1 −1 −1
∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
+ ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅
𝑅1 +1 −1
∫ 𝑅2 +1 ∫ 1
+ ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅,
𝑅2 −1 𝑅−𝑅2
76 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

e quindi è maggiore di
∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
−𝐾 + ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅.
𝑅1 +1 −1

Di conseguenza da (4.36) se ne deduce che


∫ 𝑅2 −1 ∫ 1  ∫ 𝑅2 −1 ∫ 1 
𝐾+ ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅 > −𝐾 + ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅 ,
𝑅1 +1 −1 𝑅1 +1 −1

quindi
∫ 𝑅2 −1 ∫ 1  𝜀
ℎ(𝑅)
e 𝛼(𝑡) − 𝑛 + 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅 > −𝐾,
e
𝑅1 +1 −1 2
per una qualche costante 𝐾,
e ancora una volta indipendente da 𝑅1 e 𝑅2 . Notando
∫1
inoltre che −1 𝛼(𝑡) − 𝑛𝛽(𝑡)𝑑𝑡 = 0, l’ultima disuguaglianza si riduce ulteriormente
a ∫ 𝑅2 −1 ∫ 1
𝜀
− ℎ(𝑅)
e 𝛽(𝑡)𝑑𝑡𝑑𝑅 > 𝐾.
e
2 𝑅1 +1 −1
∫1
Infine, poiché 𝛽(𝑡)𝑑𝑡 > 0, a meno di fissare un 𝑅1 e mandare 𝑅2 a più infinito si
−1 ∫∞
ottiene l’assurdo per l’ipotesi che ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞. E quindi la tesi è provata. 
e
𝑅

Lemma 4.9. Supponiamo che ℎ converga puntualmente a 1 a infinito, e che sia 𝑓


che ℎ+ convergano a 1 dall’alto e soddisfino
𝑛
sup{𝐶 ≥ 0 : e
𝑓 (𝑥) ≥ 𝐶e
ℎ(𝑥), per |𝑥|  1} > . (4.37)
𝑛−1
∫∞
Se inoltre 𝑅
ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞ per ogni 𝑅  1, allora per ogni costante piccola
e
𝜀 > 0, esiste una palla 𝐵 di raggio unitario, arbitrariamente lontana dall’origine
tale che
𝑃eℎ (𝐵) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵| e𝑓 . (4.38)

Inoltre la stessa stima vale anche con e


ℎ𝑟 e e
𝑓𝑟 al posto di e
ℎe e
𝑓.

Dimostrazione. Da (4.37), esiste una piccola costante positiva 𝛿 e una grande


costante 𝑅 tali che , per ogni 𝑥 ∈ R𝑛 , con |𝑥| > 𝑅, si ha
𝑛
𝑓 (𝑥) ≥
e (1 + 𝛿) 2e
ℎ(𝑥). (4.39)
𝑛−1
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 77

Applicando la proposizione 4.8, troviamo una palla 𝐵 di raggio unitario, lontana


dall’origine più di 𝑅 tale che 𝑃eℎ ≤ 𝑛|𝐵|eℎ (1 + 𝛿). Di conseguenza, usando (4.39),
per la stessa palla si ottiene

𝑃eℎ ≤ (𝑛 − 1)(1 + 𝛿) −1 |𝐵| e𝑓 ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵| e𝑓 ,

dove l’ultima diseguaglianza è vera per 𝜀 > 0 sufficientemente piccoli che


dipendono da 𝛿. Si noti che l’ultima stima è proprio la tesi cercata.
Esattamente la stessa dimostrazione funziona nel caso radiale, dato che la
proposizione 4.8 è stata dimostrata in entrambi i casi e la (4.39) vale anche per le
funzioni radiali, infatti basta integrare da entrambi in lati su S𝑛−1 . 

Concludiamo questa parte dimostrando la seguente proposizione

Proposizione 4.10. Supponiamo che ℎ converga puntualmente a 1 a infinito, e che


sia 𝑓 che ℎ+ convergano a 1 dall’alto e soddisfino
𝑛
sup{𝐶 ≥ 0 : e
𝑓 (𝑥) ≥ 𝐶e
ℎ(𝑥), per |𝑥|  1} > . (4.40)
𝑛−1
∫∞
Supponiamo inoltre 𝑅
ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞ per ogni 𝑅  1. Allora per ogni 𝑚 > 0
e
esiste un insieme 𝐹, con volume 𝑚, arbitrariamente distante dall’origine e con
( 𝑓 , ℎ)−densità media minore di 1.

Dimostrazione. Per prima cosa, come già fatto, possiamo supporre, a meno di
omotetia, che 𝑚 = 𝜔𝑛 . Quindi, anche in questo caso, cerchiamo un insieme 𝐹
arbitrariamente lontano dall’origine, con volume pesato uguale a 𝜔𝑛 e di perimetro
minore o uguale a 𝑛𝜔𝑛 . Usando il lemma 4.9, troviamo una costante 𝜀 > 0. Fissia-
mo una costante 𝜂 > 0 molto piccola, che dipende da 𝜀 e da 𝑛 che specificheremo
più avanti. Poiché sia ℎ che 𝑓 convergono a 1, esiste un 𝑅 tale che per ogni |𝑥| > 𝑅
e per ogni 𝜈 ∈ S𝑛−1 si ha 1 − 𝜂 ≤ ℎ(𝑥, 𝜈) ≤ 1 + 𝜂 e 1 ≤ 𝑓 (𝑥) ≤ 1 + 𝜂. Infatti non
è necessario che ℎ converga anche lei dall’alto, ma l’importante è che lo facciano
𝑓 e ℎ+ . Il lemma 4.9 applicato a e 𝑓𝑟 ci fornisce una palla 𝐵 = 𝐵 𝑅𝜃 , di raggio
ℎ𝑟 e e
unitario e centrata in 𝑅𝜃 con 𝑅 > 𝑅 + 1 e

𝑃eℎ𝑟 (𝐵) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵| e𝑓𝑟 . (4.41)


78 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Il nostro obiettivo, anche in questo caso, è di usare la palla 𝐵 come punto di partenza
per ottenere l’insieme 𝐹. Per agevolare la lettura divideremo la dimostrazione in
tre parti.
Passo I: Le densità ℎ e 𝑓 sono radiali.
Iniziamo con l’ipotesi aggiuntiva che le due densità 𝑓 e ℎ siano radiali, quindi
ℎ =e
e 𝑓 = e
ℎ𝑟 e e 𝑓𝑟 . Fissiamo un iperpiano 𝐻 passante per l’origine e 𝑅𝜃, e sia
𝜈 ∈ S𝑛−1 la direzione ortogonale ad 𝐻, in particolare è ortogonale anche a 𝜃. Con
un piccolo abuso di notazione, per ogni 𝛿 ∈ R possiamo definire "𝜃 + 𝛿", l’angolo
ottenuto da 𝜃 con una rotazione di angolo 𝛿 nel cerchio contenuto in S𝑛−1 che
contiene 𝜃 e 𝜈. Formalmente scriveremo 𝜃 + 𝛿 al posto di 𝜃 cos 𝛿 + 𝜈 sin 𝜃 ∈ S𝑛−1 .
Per alleggerire ulteriormente la notazione, scriveremo 𝐵 al posto di 𝐵 𝑅𝜃 e 𝐵𝛿 al
posto di 𝐵 𝑅(𝜃+𝛿) . Si osserva che per continuità, esiste una piccola costante 𝛿 tale
che l’insieme 𝐹 = 𝐵 ∩ 𝐵𝛿 soddisfa |𝐹 | 𝑓 = 𝜔𝑛 . Ricordando che 𝑓 ≤ 1 + 𝜂 su 𝐵, e
da una semplice osservazione geometrica, si ha

|𝐵| e𝑓 = |𝐵| 𝑓 − 𝜔𝑛 = |𝐵| 𝑓 − |𝐹 | 𝑓 ≤ (1 + 𝜂)𝜔𝑛−1 (𝑅 + 1)𝛿,

il che implica la seguente stima su 𝛿


1 − 2𝜂
𝛿≥ |𝐵| e𝑓 . (4.42)
𝜔𝑛−1 (𝑅 + 1)
Come sempre indichiamo con 𝐻 ± i due semispazi separati dall’iperpiano 𝐻,
nello specifico, indichiamo con 𝐻 + quello che contiene 𝑅(𝜃 + 𝛿) per 𝛿 piccoli.
Inoltre, useremo la solita notazione 𝜕 ± 𝐵 = 𝜕𝐵 ∩ 𝐻 ± per indicare le sue semisfere
in cui è diviso 𝜕𝐵. In modo analogo, indichiamo con 𝐻𝛿 l’iperpiano passante per
l’origine e ortogonale alla direzione 𝜃 + (𝛿 + 𝜋/2), e siano 𝐻 ± i due semispazi in
𝛿
cui 𝐻𝛿 divide R𝑛 . Sia 𝐻 + quello che contiene 𝑅(𝜃 + 𝛿) per 𝛿 poco maggiori di
𝛿
𝛿. Si noti che l’iperpiano 𝐻𝛿 passa per il centro di 𝐵𝛿 , quindi andiamo a dividere
𝜕𝐵𝛿 in 𝜕 ± 𝐵𝛿 = 𝜕𝐵𝛿 ∩ 𝐻 ± .
𝛿
Notiamo adesso che 𝜕𝐹 = 𝜕 (𝐵 ∩ 𝐵𝛿 ) = (𝜕𝐵 ∩ 𝐵𝛿 ) ∪ (𝐵 ∩ 𝜕𝐵𝛿 ) ⊆ 𝜕 + 𝐵 ∪ 𝜕 − 𝐵𝛿 .
Più precisamente possiamo scrivere 𝜕𝐹 = 𝜕 + 𝐵 ∪ 𝜕 − 𝐵𝛿 \ Γ, e ancora con una
semplice considerazione geometrica, unita a (4.42), si vede che
1 − 2𝜂
H 𝑛−1 (Γ) ≥ (𝑛 − 1)𝜔𝑛−1 𝛿(𝑅 − 1) ≥ (𝑛 − 1)(𝑅 − 1) |𝐵| e𝑓 .
𝑅+1
4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 79

Poiché ℎ è radiale, sicuramente Hℎ𝑛−1 (𝜕 − 𝐵) = Hℎ𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝛿 ). Inoltre, essendo


ℎ ≥ 1 − 𝜂 su 𝐹, e grazie a (4.41) possiamo stimare

𝑃 ℎ (𝐹) = Hℎ𝑛−1 (𝜕 + 𝐵) + Hℎ𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝛿 ) − Hℎ𝑛−1 (Γ)


= 𝑃 ℎ (𝐵) − Hℎ𝑛−1 (Γ) ≤ 𝑃1+ℎ (𝐵) − Hℎ𝑛−1 (Γ)
𝑅−1
≤ 𝑛𝜔𝑛 + 𝑃eℎ − (1 − 𝜂) (𝑛 − 1)(1 − 2𝜂)|𝐵| e𝑓
 𝑅+1 
𝑅−1
≤ 𝑛𝜔𝑛 + 𝑛 − 1 − 𝜀 − (𝑛 − 1)(1 − 3𝜂) |𝐵| e𝑓 ≤ 𝑛𝜔𝑛 ,
𝑅+1
dove l’ultima diseguaglianza è stata ottenuta prendendo 𝜂 sufficientemente piccolo
rispetto a 𝜀, e 𝑅 molto grande. L’insieme 𝐹 rispetta quindi le condizioni richieste.
Passo II: Il caso generale in dimensione 2.
Assumiamo adesso che 𝑛 = 2. Allora, esattamente come nel passo precedente,
notiamo che la mappa 𝛿 → |𝐵 𝑅𝜃 ∩ 𝐵 𝑅(𝜃+𝛿) | 𝑓 è strettamente decrescente per 𝛿
positivi e piccoli. In particolare, esiste un unico 𝛿 = 𝛿(𝜃) tale che l’insieme
𝐹 𝜃 = 𝐵 𝑅𝜃 ∩ 𝐵 𝑅(𝜃+𝛿(𝜃)) soddisfa |𝐹 𝜃 | 𝑓 = 𝜔𝑛 . In aggiunta, esattamente come già
fatto nel precedente passo, abbiamo una stima analoga a (4.42) per ogni 𝛿(𝜃), con
𝜃 ∈ S1 , nello specifico diventa
1 − 2𝜂
𝛿(𝜃) ≥ |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 . (4.43)
𝜔𝑛−1 (𝑅 + 1)

Possiamo inoltre assumere, senza perdita di generalità, che 𝛿(𝜃) > 0 per ogni
𝜃. Altrimenti, se per qualche 𝜃 abbiamo 𝛿(𝜃) = 0, significa che |𝐵 𝑅𝜃 | 𝑓 = 𝜔𝑛 =
|𝐵 𝑅𝜃 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. . Poiché 𝑓 ≥ 1, allora se ne deduce che 𝑓 ≡ 1 su 𝐵, quindi dalla
ℎ = 0 su 𝜕𝐵 𝑅𝜃 , da cui 𝐻 ≤ ℎ+ = 1
semicontinuità inferiore e da (4.40) si ottiene che e
su 𝜕𝐵 𝑅𝜃 . Di conseguenza 𝑃 ℎ (𝐵 𝑅𝜃 ) ≤ 𝑛𝜔𝑛 , ovvero si ottiene facilmente la tesi.
Definiamo adesso la funzione 𝜏 : S1 → S1 come 𝜏(𝜃) = 𝜃 + 𝛿(𝜃), e si noti
dalla costruzione, per positività della 𝑓 , che è una biezione strettamente crescente.
Fissiamo adesso un 𝜃 ∈ S1 , e per ogni 0 < 𝜁  𝜏(𝜃) − 𝜃 = 𝛿(𝜃), e nominiamo

𝐴 = 𝐹 𝜃+𝜁 \ 𝐵 𝑅𝜃 , 𝐶 = 𝐹 𝜃 \ 𝐵 𝑅𝜏(𝜃+𝜁) .

Si noti che, dalla definizione, 𝐹 𝜃+𝜁 = (𝐹 𝜃 ∪ 𝐴) \ 𝐶 e 𝐶 ⊆ 𝐹 𝜃 , mentre 𝐴 ∩ 𝐹 𝜃 = ∅.


Di conseguenza, poiché 𝐹 𝜃 e 𝐹 𝜃+𝜁 hanno lo stesso volume, se ne deduce che
80 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

| 𝐴| 𝑓 = |𝐶 | 𝑓 . Dall’altro lato, una semplice osservazione di natura geometrica,


assicura che per il volumi euclidei valga
|𝐶 | 𝐸𝑢𝑐𝑙. 𝜏(𝜃 + 𝜁) − 𝜏(𝜃)
= (1 + 𝑜(1)).
| 𝐴| 𝐸𝑢𝑐𝑙. 𝜁
Inoltre, dato che 1 ≤ 𝑓 ≤ 1 + 𝜂 sia su 𝐴 ch su 𝐶, si ottiene che la mappa 𝜏
è bi-Lipschitz con (1 + 𝜂) −1 ≤ 𝜏0 ≤ (1 + 𝜂). Ricordiamo che, dato che tutti
gli insiemi 𝐹 𝜃 hanno volume 𝜔𝑛 , basta mostrare che ne esiste almeno uno con
perimetro minore di 𝑛𝜔𝑛 .
Per ogni 𝜃, dividiamo come al solito 𝜕𝐵𝜃 = 𝜕 + 𝐵𝜃 ∪ 𝜕 − 𝐵𝜃 , dove un punto
𝑥 ∈ 𝜕 + 𝐵𝜃 se la sua direzione è maggiore rispetto a quella di 𝜃, in modo analogo sta
in 𝜕 − 𝐵𝜃 se è minore. Si noti che tutti ha senso perché 𝑅  1 e quindi le direzioni
degli 𝑥 ∈ 𝜕𝐵𝜃 sono tutte molto vicine a 𝜃. Con un semplice cambio di variabili si
ottiene ⨏ ⨏
He𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝜃 )𝑑𝜃 = He𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝜏(𝜃) )𝜏0 (𝜃)𝑑𝜃
ℎ ℎ

S1 S1
−1
≥ (1 + 𝜂) He𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝜏(𝜃) )𝑑𝜃.
S1 ℎ

Usando anche (4.41) troviamo



0 ≥ 𝑃eℎ𝑟 (𝐵) − (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵| e𝑓𝑟 = 𝑃eℎ (𝐵 𝑅𝜃 ) − (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 𝑑𝜃
⨏ ⨏ S 1

= He𝑛−1 (𝜕 + 𝐵𝜃 )𝑑𝜃 + He𝑛−1 (𝜕 − 𝐵𝜃 )𝑑𝜃


ℎ ℎ

S1 S 1
(4.44)
− (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 𝑑𝜃
⨏ S 1

−1 𝑛−1 + 𝜃 − 𝜏(𝜃)
≥ (1 + 𝜂) He (𝜕 𝐵 ∪ 𝜕 𝐵 ) − (𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 𝑑𝜃.
S1 ℎ

Quindi esiste un angolo 𝜃 tale che


 
He𝑛−1 𝜕 + 𝐵𝜃 ∪ 𝜕 − 𝐵𝜏(𝜃) ≤ (1 + 𝜂)(𝑛 − 1 − 𝜀)|𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 . (4.45)

Indichiamo come sempre 𝜕𝐹 𝜃 = 𝜕 + 𝐵𝜃 ∪ 𝜕 − 𝐵𝜏(𝜃) \ Γ, ricordando che ℎ ≥ 1 − 𝜂,


con la solita argomentazione di tipo geometrico si ottiene

Hℎ𝑛−1 (Γ) ≥ (1 − 𝜂)H 𝑛−1 (Γ) ≥ (1 − 𝜂)(𝑛 − 1)𝜔𝑛−1 𝛿(𝜃)(𝑅 − 1).


4.3. TEOREMA DI ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI 81

In conclusione, richiamando anche (4.43) e (4.45) si ha


 
𝜃 𝑛−1 + 𝜃 − 𝜏(𝜃)
𝑃 ℎ (𝐹 ) = Hℎ 𝜕 𝐵 ∪𝜕 𝐵 − Hℎ𝑛−1 (Γ)
 
≤ 𝑛𝜔𝑛 + He𝑛−1 𝜕 + 𝐵𝜃 ∪ 𝜕 − 𝐵𝜏(𝜃) − (1 − 𝜂)(𝑛 − 1)𝜔𝑛−1 𝛿(𝜃)(𝑅 − 1)

 
𝑅−1
≤ 𝑛𝜔𝑛 + (1 + 𝜂)(𝑛 − 1 − 𝜀) − (1 − 3𝜂)(𝑛 − 1) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓
𝑅+1
≤ 𝑛𝜔𝑛 ,

dove l’ultima diseguaglianza segue dal fatto che 𝜂 possa essere scelto sufficiente-
mente piccolo in funzione di 𝜀, e 𝑅 abbastanza grande. La dimostrazione è quindi
conclusa anche in questo caso.
Passo III: Il caso generale.
Per concludere la dimostrazione procederemo con analizzare il caso 𝑛 ≥ 3.
Passando in rassegna della dimostrazione fatta nel precedente passo, ci si accorge
che il punto fondamentale è stata la stima (4.44). Quindi per avere qualcosa di
analogo bisognerebbe dimostrare che per ogni 𝑛 ≥ 2 esiste un C ≈ S1 in S𝑛−1 tale
che ⨏ ⨏
1
𝑅𝜃
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 1 (𝜃). (4.46)
C C
Se riuscissimo ad ottenere il risultato di sopra, allora la stessa dimostrazione fatta
nel passo precedente funzionerebbe: per rendere più chiara questa cosa abbiamo
volutamente lasciato indicato 𝑛 in tutti i passaggi al posto di 2. Si osservi che nel
caso 𝑛 = 2 ottenere (4.46), è stata un immediata conseguenza di (4.41), che può
essere infatti riscritta come
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑛−1
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 𝑛−1 (𝜃), (4.47)
S𝑛−1 S𝑛−1

che coincide con (4.46) nel caso 𝑛 = 2, con l’unica possibile scelta per C = S1 .
Proviamo quindi ad ottenere la stima desiderata per induzione. Fissiamo quindi
𝑛 ≥ 3 e supponiamo che per un certo 2 ≤ 𝑘 ≤ 𝑛−1 esista una sfera 𝑘−dimensionale
S𝑘 ⊆ S𝑛−1 tale che
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑘
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 𝑘 (𝜃). (4.48)
S𝑘 S𝑘
82 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Adesso per ogni 𝜃 ∈ S𝑘 indichiamo con S(𝜃) l’insieme dei vettori in S𝑘 ortogonali
a 𝜃. Come già osservato S(𝜃) è una sfera (𝑘 − 1)−dimensionale contenuta in S𝑛−1 ,
e per invarianza per rotazione della misura di Hausdorff, si ha
⨏ ⨏  ⨏
𝑅𝛼 𝑘−1 𝑘
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝛼) 𝑑H (𝜃) = 𝑃eℎ (𝐵 𝑅𝜃 )𝑑H 𝑘 (𝜃),
S𝑘 S(𝜃) S
⨏ ⨏  ⨏ 𝑘
|𝐵 𝑅𝛼 | e𝑓 𝑑H 𝑘−1 (𝛼) 𝑑H 𝑘 (𝜃) = |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 𝑑H 𝑘 (𝜃).
S𝑘 S(𝜃) S𝑘

E quindi poiché vale (4.48), esiste una S𝑘−1 = S(𝜃) ⊆ S𝑘 per la quale
⨏ ⨏
𝑅𝜃 𝑘−1
𝑃eℎ (𝐵 )𝑑H (𝜃) ≤ (𝑛 − 1 − 𝜀) |𝐵 𝑅𝜃 | e𝑓 ℎH 𝑘−1 (𝜃).
S𝑘−1 S𝑘−1
Questo passaggio, unito al fatto che per 𝑘 = 𝑛 − 1 la tesi sia vera per (4.47), per
induzione giunge ad ottenere un sfera C ≈ S1 che soddisfa (4.46). Per quanto
osservato prima questo è sufficiente per concludere la dimostrazione procedendo
in modo analogo al passo precedente. 

4.3.3 Enunciato e dimostrazione del teorema di esistenza


Siamo finalmente pronti per enunciare e dimostrare il risultato più importante di
questo capitolo. In realtà, come già accennato, tutto il lavoro è già stato svolto con
i risultati precedenti, basterà metterli in ordine.

Teorema 4.11 (Esistenza di insiemi isoperimetrici con due densità). Siano 𝑓 :


R𝑛 → R+ e ℎ : R𝑛 ×S𝑛−1 → R+ due funzioni s.c.i e localmente integrabili, entrambe
convergenti puntualmente a 1 quando 𝑥 ∈ R𝑛 tende a infinito in norma. Sia inoltre
ℎ convessa nella variabile angolare, allora esistono insiemi isoperimetrici per
ogni volume positivo in entrambi i seguenti casi

(i) sia 𝑓 che ℎ+ convergono entrambe dal basso a 1 e soddisfano


n o 𝑛
inf 𝐶 ≥ 0 : 𝑓 (𝑥) ≤ 𝐶 ℎ(𝑥) per |𝑥|  1 <
e e ; (4.49)
𝑛−1
(ii) sia 𝑓 che ℎ+ convergono entrambe dall’alto a 1 e soddisfano
n o 𝑛
sup 𝐶 ≥ 0 : 𝑓 (𝑥) ≥ 𝐶 ℎ(𝑥) per |𝑥|  1 >
e e , (4.50)
𝑛−1
∫∞
e per ogni 𝑅  1 si ha ℎ(𝑡)𝑑𝑡 = +∞.
e
𝑅
4.4. UNA CONDIZIONE DAVVERO NECESSARIA 83

Prima di passare alla dimostrazione, notiamo che adesso risulta un po’ più
chiaro perché nel caso di singola densità non si ha esistenza nel caso di convergenza
dall’alto, perché essendo 𝑓 ≡ ℎ la condizione (4.50) non potrà mai essere verificata.

Dimostrazione. Sia 𝑉 > 0 un volume fissato, e sia {𝐸 𝑘 } 𝑘∈N una successione


minimizzante per il funzionale J (𝑉). A meno di sottosuccessione, gli insiemi 𝐸 𝑘
convergono 𝐿 1𝑙𝑜𝑐 (R𝑛 ) ad un certo insieme 𝐸 ⊆ R𝑛 . Grazie al lemma 4.1, sappiamo
che 𝐸 è isoperimetrico per il suo volume |𝐸 | 𝑓 ≤ 𝑉 e che vale (4.3). Se fosse che
|𝐸 | 𝑓 = 𝑉 per la semicontinuità di 𝑃 ℎ la dimostrazione sarebbe conclusa, altrimenti
il lemma 4.2 garantisce che l’insieme 𝐸 sia limitato. Utilizzando la proposizione
4.7 o 4.8, a seconda se vogliamo ottenere la tesi nel caso (i) o (ii), troviamo un
insieme 𝐹 il cui volume |𝐹 | 𝑓 = 𝑉 − |𝐸 | 𝑓 > 0, con ( 𝑓 , ℎ)−densità media minore
di 1. Dalla definizione 4.2, questo significa che
1 𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐹) ≤ 𝑛𝜔𝑛𝑛 (𝑉 − |𝐸 | 𝑓 ) 𝑛 . (4.51)

Poiché 𝐹 può essere preso arbitrariamente lontano dall’origine, ed 𝐸 è limitato,


posso supporre che siano disgiunti. Definisco quindi il mio candidato 𝐺 = 𝐸 ∪ 𝐹,
che per quanto osservato, ha esattamente volume 𝑉 e 𝑃 ℎ (𝐺) = 𝑃 ℎ (𝐸) + 𝑃 ( 𝐹).
Utilizzando (4.3) e (4.51), si ha
1 𝑛−1
𝑃 ℎ (𝐺) = 𝑃 ℎ (𝐸) + 𝑃 ℎ (𝐹) = J (𝑉) − 𝑛𝜔𝑛𝑛 (𝑉 − |𝐸 | 𝑓 ) 𝑛 + 𝑃 ℎ (𝐹) ≤ J (𝑉),

e quindi l’insieme 𝐺 è isoperimetrico per il volume 𝑉, che conclude la dimostra-


zione. 

4.4 Una condizione davvero necessaria


Analizzando meglio l’enunciato del teorema 4.11 ci si rende subito conto che,
nel caso di convergenza dall’alto, abbiamo avuto bisogno di un’ipotesi aggiuntiva:
∫∞
𝑅
ℎ = +∞. Confrontando le dimostrazioni delle proposizioni 4.8 e 4.7, si
e
potrebbe inizialmente pensare che sia solo un limite tecnico. Ma una più attenta
analisi porta a realizzare che non è così, ma è anzi una condizione necessaria,
come vedremo.
84 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

Nel nostro esempio considereremo 𝑛 = 2 per semplicità, ma sarà abbastanza


evidente che l’esempio può tranquillamente essere riportato anche nel caso 𝑛 ≥ 3.
Per ogni 𝑥 ∈ R2 e 𝜈 ∈ S1 , poniamo

𝑓 (𝑥) = 1 + 3𝜑(|𝑥|), ℎ(𝑥, 𝜈) = 1 + 𝜑(|𝑥|),

dove la funzione 𝜑 : [0, +∞) → (0, +∞) è data da


+
𝜑(𝑡) = 𝑀𝑒 −𝑀 (𝑡−1) ,

per un qualche 𝑀 sufficientemente grande che sarà indicato successivamente, e


come sempre vale che (𝑡 − 1) + = sup{𝑡 − 1, 0}. Si noti che 𝑓 e ℎ+ = ℎ convergono
∫∞ ∫∞
ℎ = 𝑅 𝜑 < +∞.
entrambe a 1 dall’alto e che l’ipotesi (4.50) è soddisfatta, ma 𝑅 e
Si noti inoltre che 𝜑(𝑡) = 𝑀 per 𝑡 ≤ 1, mentre per 𝑡 > 1 𝜑 = 𝑀𝑒 𝑀 𝑒 −𝑀𝑡 , ovvero 𝑓
e ℎ convergono a 1 in modo esponenziale. Mostreremo il seguente risultato.

Lemma 4.12. Non esiste un insieme isoperimetrico di volume 𝜋 per le densità 𝑓


e ℎ definite sopra.

Dimostrazione. Poiché le densità 𝑓 e ℎ sono molto vicine ad 1 a infinito, la palla


unitaria "a infinito" ha volume 𝜋 e perimetro 2𝜋, di conseguenza J (𝜋) ≤ 2𝜋. Di
conseguenza è sufficiente mostrare che 𝑃 ℎ (𝐸) > 2𝜋 per ogni insieme 𝐸 tale che
|𝐸 | 𝑓 = 𝜋. Senza perdita di generalità, possiamo assumere che 𝐸 sia liscio per
densità e che H 1 (𝜕𝐸 ∩ 𝜕𝐵) = 0, dove 𝐵 è la palla di centro l’origine e raggio
unitario, perché altrimenti potrei modificare di poco l’insieme 𝐸 conservando il
volume e migliorando il perimetro. Per alleggerire la notazione, scrivere | · | al
posto di | · | 𝐸𝑢𝑐𝑙. , e 𝑃(·) al posto di 𝑃 𝐸𝑢𝑐𝑙. (·). Poiché |𝐸 | 𝑓 = |𝐸 | + |𝐸 | 𝜑 = 𝜋, si
ha subito che |𝐸 | < 𝜋, da cui tramite la diseguaglianza isoperimetrica nel caso
euclideo si ottiene
√ p
𝑃(𝐸) ≥ 2 𝜋 |𝐸 | > 2|𝐸 |. (4.52)
Vogliamo dimostrare che valga

𝑃 𝜑 (𝐸) ≥ 6|𝐸 | 𝜑 . (4.53)

Infatti se il nostro claim è valido, insieme a (4.52), si ottiene subito

𝑃 ℎ (𝐸) = 𝑃(𝐸) + 𝑃 𝜑 (𝐸) > 2|𝐸 | + 2|𝐸 | 3𝜑 = 2|𝐸 | 𝑓 = 2𝜋,


4.4. UNA CONDIZIONE DAVVERO NECESSARIA 85

e quindi la tesi è subito raggiunta. Di conseguenza, per concludere la dimostrazione


è sufficiente ottenere (4.53). Andremo a studiare due casistiche differenti.
Passo I: Se 𝐸 ∩ 𝐵 = ∅.
Iniziamo assumendo che 𝐸 abbia intersezione vuota con la palla 𝐵. Poiché
fuori dalla palla unitaria, la funzione 𝜑 coincide con 𝑒 −𝑀𝑡 a meno di una costante
moltiplicativa, che non dà contributo in (4.53), quindi la ignoreremo. Dovendo
andare ad utilizzare questo risultato anche nel caso in cui l’intersezione non sia
vuota, dimostriamo la seguente relazione più forte

𝑃 𝜑 (𝐸) ≥ 12|𝐸 | 𝜑 , se 𝐸 ∩ 𝐵 = ∅. (4.54)

Per ogni 𝑠 > 0, definiamo 𝜏(𝑠) = H 1 (𝐸 ∩ 𝜕𝐵 𝑠 ). Possiamo assumere senza


perdita di generalità che valga

𝜏(𝑠) ≤ 2𝜋 ∀𝑠 > 0. (4.55)

Infatti, se non valesse la (4.55), si otterrebbe molto facilmente che 𝑃 ℎ (𝐸) >
𝑃(𝐸) > 2𝜋, e quindi la tesi sarebbe immediatamente valida senza bisogno di
(4.53) e (4.54).
Definiamo adesso 𝑡1 = inf {𝑡 > 0 : 𝜏(𝑡) > 1/12} ∈ [1, +∞]. si osserva che
∫ 𝑡1 ∫
1
|𝐸 ∩ 𝐵𝑡1 |𝜑 = 𝜑(𝑠)𝜏(𝑠)𝑑𝑠 ≤ 𝜑(𝑠)𝑑𝑠
0 12 {𝑠≤𝑡1 ,𝜏(𝑠)>0}
1 1 
≤ H𝜑 (𝜕𝐸) ∩ 𝐵𝑡1 ,
24
dove l’ultima diseguaglianza è valida per Vol’pert. Se 𝑡1 = +∞, la stima è ottenuta
anche con un costante migliore, cioè 𝑃 𝜑 (𝐸) ≥ 24|𝐸 | 𝜑 . Allora possiamo assumere
che 𝑡1 < ∞, quindi, ricordando che 𝜑 è decrescente, implica

H𝜑1 (𝜕𝐸) ∩ 𝐵𝑡1 𝜑(𝑡1 )
𝑃 𝜑 (𝐸) − 12|𝐸 ∩ 𝐵𝑡1 | 𝜑 ≥ ≥ . (4.56)
2 25
Indichiamo per semplicità 𝑡 ∗ = 𝑡1 + (1200𝜋) −1 . Ricordando (4.55) e ancora una
volta che 𝜑 è decrescente, si ha
∫ 𝑡∗
𝜑(𝑡1 )
|𝐸 ∩ (𝐵𝑡 ∗ \ 𝐵𝑡1 )| 𝜑 = 𝜑(𝑠)𝜏(𝑠)𝑑𝑠 ≤ 𝜑(𝑡 1 )2𝜋(𝑡 ∗ − 𝑡1 ) = ,
𝑡1 600
86 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI

mentre

−𝑀 𝜑(𝑡1 )
|𝐸 \ 𝐵𝑡 ∗ | 𝜑 ≤ 𝜑(𝑡 ∗ )|𝐸 \ 𝐵𝑡 ∗ | ≤ 𝜋𝜑(𝑡 ∗ ) = 𝜋𝜑(𝑡 1 )𝑒 1200 𝜋 ≤ ,
600

dove l’ultima stima diventa vera a patto di scegliere 𝑀 sufficientemente grande.


Le ultime due stime con (4.56), danno
 
𝜑(𝑡 1 ) 𝜑(𝑡1 )
𝑃 𝜑 (𝐸) ≥ 12|𝐸 ∩ 𝐵𝑡1 | 𝜑 + = 12 |𝐸 ∩ 𝐵𝑡1 | 𝜑 + ≥ 12|𝐸 | 𝜑 ,
25 300

quindi la (4.54) è dimostrata. Prima di passare al caso successivo, osserviamo che


in questa situazione non abbiamo avuto bisogno dell’ipotesi che |𝐸 | 𝑓 = 𝜋. Di con-
seguenza la (4.54) è valida per ogni insieme liscio 𝐸 ⊆ R2 \ 𝐵, indipendentemente
dal suo volume.
Passo II: Se 𝐸 ∩ 𝐵 ≠ ∅.
Per concludere la dimostrazione assumiamo che 𝐸 abbia intersezione non vuota
con 𝐵. Separiamo quindi 𝐸 in due parti, rispettivamente 𝐸 + = 𝐸 \ 𝐵 e 𝐸 − = 𝐸 ∩ 𝐵.
Poiché 𝜑 ≡ 𝑀 su 𝐸 − si ha facilmente che

|𝐸 − | 𝜑 𝜋
|𝐸 − | = ≤ ,
𝑀 𝑀

da cui, usando la diseguaglianza isoperimetrica si ottiene

√ p √
𝑃(𝐸 − ) ≥ 2 𝜋 |𝐸 − | ≥ 2 𝑀 |𝐸 − |. (4.57)

Chiamiamo adesso 𝑆 = 𝐸 ∩ 𝜕𝐵. Se 𝑀 è abbastanza grande, allora |𝐸 − |  |𝐵|,


quindi abbiamo
3 1
H 1 ((𝜕𝐸) ∩ 𝐵) ≥ H (𝑆),
4
che implica
1 1
H 1 ((𝜕𝐸) ∩ 𝐵) ≥ 𝑃(𝐸 − ) + H 1 (𝑆). (4.58)
7 2
Ricordando quanto osservato alla fine del passo precedente, per 𝐸 + vale la (4.54),
perché ha intersezione nulla con la palla unitaria 𝐵. Allora, ricordando che
l’insieme 𝐸 è liscio e H 1 (𝜕𝐸 ∩ 𝜕𝐵) = 0, usando il fatto che 𝜑 = 𝑀 si 𝐵, in
4.4. UNA CONDIZIONE DAVVERO NECESSARIA 87

particolare anche su 𝑆, e usando (4.54) per 𝐸 + , (4.57) e (4.58), si ottiene

𝑃 𝜑 (𝐸) = H𝜑1 ((𝜕𝐸) ∩ 𝐵) + H𝜑1 ((𝜕𝐸) \ 𝐵)


= 𝑀H𝜑1 ((𝜕𝐸) ∩ 𝐵) + H𝜑1 ((𝜕𝐸) \ 𝐵)
1 1
≥ 𝑃(𝐸 − ) + H𝜑1 (𝑆) + H𝜑1 ((𝜕𝐸) \ 𝐵)
7 2
2 √ 1
≥ 𝑀 𝑀 |𝐸 − | + 𝑃 𝜑 (𝐸 + )
7 2
2√
≥ 𝑀 |𝐸 − | 𝜑 + 6|𝐸 + | 𝜑 ≥ 6|𝐸 | 𝜑 ,
7
dove l’ultima diseguaglianza è vera sempre a patto di prendere 𝑀 abbastanza
grande. Finalmente abbiamo dimostrato completamente la validità di (4.53), e
quindi per quanto già osservato, anche la tesi.

88 CAPITOLO 4. ESISTENZA DI INSIEMI ISOPERIMETRICI
Bibliography

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