Ministero della cultura
Archeologa
The paper is the preliminary report on the pottery data coming from the excavation of the porticus aemilia with a special attention to the amphorae production
- by Alessia Contino and +2
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- Archaeology, Roman Pottery, Roman Archaeology
- by Alessia Contino and +1
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the paper in english and italian describe the system of dumping in ancient time and particularly the system of organaised dump to the reuse and recycle of rudera in the building activity starting from the exemple of Nuovo Mercato testaccio.
- by Alessia Contino and +1
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- by Alessia Contino and +1
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- by Alessia Contino and +1
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- by Alessia Contino and +1
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- Archaeology, Architecture, Urban Studies, Museology
The study highlight new data on some type of eastern amphorae found in the I-II d.C. layers of the porticus aemilia excavation. Particulary the paper is focused on the late rhodian type and on the Kingscholm 117 type.
- by Alessia Contino and +1
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http://www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/24/3_Contino_DAlessandro.pdf. The aim of this paper is to investigate and clarify the role of the actresses in the roman time, starting from the Eucharis’ epitaph (CIL,... more
http://www.bollettinodiarcheologiaonline.beniculturali.it/documenti/24/3_Contino_DAlessandro.pdf. The aim of this paper is to investigate and clarify the role of the actresses in the roman time, starting from the Eucharis’ epitaph (CIL, VI 10096) and other latin inscriptions founded in Rome. The epigraphy, combined with several kinds of sources, informs us about differences and similarities between male and female roles and about woman in the Roman Theater from the points of view of:
- social and legal status;
- theatrical career;
- family status.
Keywords: theater in ancient Rome; Latin inscriptions; actors/actresses; Eucharis; social and legal status
- social and legal status;
- theatrical career;
- family status.
Keywords: theater in ancient Rome; Latin inscriptions; actors/actresses; Eucharis; social and legal status
- by Alessia Contino and +1
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- Gender Studies, Latin Epigraphy
To order : instrumentum@free.fr
Contact : Isabelle Bertrand or Nicole Nadeau
Contact : Isabelle Bertrand or Nicole Nadeau
I resti della Porticus Aemilia hanno caratterizzato nei secoli, insieme al Monte Testaccio e alle Mu-ra Aureliane, il paesaggio della pianura subaventina, racchiuso tra le vie Florio, Branca, Rubattino e Vespucci. Tra il 2011 e il 2013,... more
I resti della Porticus Aemilia hanno caratterizzato nei secoli, insieme al Monte Testaccio e alle Mu-ra Aureliane, il paesaggio della pianura subaventina, racchiuso tra le vie Florio, Branca, Rubattino e Vespucci.
Tra il 2011 e il 2013, all’interno di un progetto di ricerca e valorizzazione coordinato dalla Soprin-tendenza, sono state effettuate tre campagne di scavo. Le indagini, in collaborazione con il KNIR, hanno permesso di acquisire nuovi dati sulla la vita e le modificazioni dell’edificio nel corso dei se-coli.
Secondo le fonti letterarie (Liv. 35.10.12; Liv. 41.27.8) nel 193 a.C. gli edili curuli M. Aemilius Lepi-dus e L. Aemilius Paulus promossero nell’area libera della Piana Subaventina, la realizzazione di un nuovo porto fluviale (Emporium) e di una grande costruzione ad esso connessa, la Porticus Aemilia; i lavori per l’edificazione di tale struttura si conclusero probabilmente attorno al 174 a.C. ad opera dei censori Q. Fulvius Flaccus e A. Postumius Albinus. Tradizionalmente identificato co-me edificio di stoccaggio, la Porticus è stata oggetto negli anni di altre proposte interpretative e funzionali, fra cui quella di struttura connessa ai controlli fiscali sugli approvvigionamenti e quella di darsena militare sul Tevere (Navalia).
Lo scavo non ha incontrato i livelli repubblicani, probabilmente asportati in antico, ma ha potuto documentare l’architettura dell’edificio originari. Anche la Porticus Aemilia venne interessata da ri-strutturazioni, tra la fine del I d.C.-inizio del II sec. d.C. e il III d.C., volte a suddividere le navate in vani più piccoli, destinati probabilmente allo stoccaggio o ad attività manifatturiere. Tra la fine del IV d.C. e il VI d.C., la piana subaventina subì un processo di “ruralizzazione” e gli edifici furono progressivamente abbandonati. Anche la Porticus Aemilia subì lo stesso destino, come testimo-niano i crolli rinvenuti nel corso degli scavi e le sepolture in anfora addossate alla struttura. Duran-te il lungo periodo di abbandono l’edificio, ridotto a rudere, si integrava nel paesaggio medievale e rinascimentale della piana, costituito prima da spazi rurali adibiti a orti e giardini suburbani e poi da vigneti e frutteti. Tra la fine del 1800 e il 1900, quando l’area subì un nuovo processo di edificazio-ne con la costruzione del quartiere popolare, i resti della Porticus accolsero nel tempo una vetre-ria, di cui resta traccia nei molti reperti rinvenuti durante gli scavi, ma anche un deposito di acque minerali e persino una carrozzeria, cadendo nell’incuria e nel degrado fino al recente recupero. È parte del Museo Diffuso del Rione Testaccio, che comprende anche il Mercato di Testaccio e l’Emporium.
Tra il 2011 e il 2013, all’interno di un progetto di ricerca e valorizzazione coordinato dalla Soprin-tendenza, sono state effettuate tre campagne di scavo. Le indagini, in collaborazione con il KNIR, hanno permesso di acquisire nuovi dati sulla la vita e le modificazioni dell’edificio nel corso dei se-coli.
Secondo le fonti letterarie (Liv. 35.10.12; Liv. 41.27.8) nel 193 a.C. gli edili curuli M. Aemilius Lepi-dus e L. Aemilius Paulus promossero nell’area libera della Piana Subaventina, la realizzazione di un nuovo porto fluviale (Emporium) e di una grande costruzione ad esso connessa, la Porticus Aemilia; i lavori per l’edificazione di tale struttura si conclusero probabilmente attorno al 174 a.C. ad opera dei censori Q. Fulvius Flaccus e A. Postumius Albinus. Tradizionalmente identificato co-me edificio di stoccaggio, la Porticus è stata oggetto negli anni di altre proposte interpretative e funzionali, fra cui quella di struttura connessa ai controlli fiscali sugli approvvigionamenti e quella di darsena militare sul Tevere (Navalia).
Lo scavo non ha incontrato i livelli repubblicani, probabilmente asportati in antico, ma ha potuto documentare l’architettura dell’edificio originari. Anche la Porticus Aemilia venne interessata da ri-strutturazioni, tra la fine del I d.C.-inizio del II sec. d.C. e il III d.C., volte a suddividere le navate in vani più piccoli, destinati probabilmente allo stoccaggio o ad attività manifatturiere. Tra la fine del IV d.C. e il VI d.C., la piana subaventina subì un processo di “ruralizzazione” e gli edifici furono progressivamente abbandonati. Anche la Porticus Aemilia subì lo stesso destino, come testimo-niano i crolli rinvenuti nel corso degli scavi e le sepolture in anfora addossate alla struttura. Duran-te il lungo periodo di abbandono l’edificio, ridotto a rudere, si integrava nel paesaggio medievale e rinascimentale della piana, costituito prima da spazi rurali adibiti a orti e giardini suburbani e poi da vigneti e frutteti. Tra la fine del 1800 e il 1900, quando l’area subì un nuovo processo di edificazio-ne con la costruzione del quartiere popolare, i resti della Porticus accolsero nel tempo una vetre-ria, di cui resta traccia nei molti reperti rinvenuti durante gli scavi, ma anche un deposito di acque minerali e persino una carrozzeria, cadendo nell’incuria e nel degrado fino al recente recupero. È parte del Museo Diffuso del Rione Testaccio, che comprende anche il Mercato di Testaccio e l’Emporium.
I resti della Porticus Aemilia hanno caratterizzato nei secoli, insieme al Monte Testaccio e alle Mura Aureliane, il paesaggio della pianura subaventina, racchiuso tra le vie Florio, Branca, Rubattino e Vespucci. Tra il 2011 e il 2013,... more
I resti della Porticus Aemilia hanno caratterizzato nei secoli, insieme al Monte Testaccio e alle Mura Aureliane, il paesaggio della pianura subaventina, racchiuso tra le vie Florio, Branca, Rubattino e Vespucci. Tra il 2011 e il 2013, all’interno di un progetto di ricerca e valorizzazione coordinato dalla Soprintendenza, sono state effet-tuate tre campagne di scavo. Le indagini, in collaborazione con il KNIR, hanno permesso di acquisire nuovi dati sulla la vita e le modificazioni dell’edificio nel corso dei secoli. Secondo le fonti letterarie (Liv. 35.10.12; Liv. 41.27.8) nel 193 a.C. gli edili curuli M. Aemilius Lepidus e L. Aemilius Paulus promossero nell’area libera della Piana Subaventina, la realizzazione di un nuovo porto fluviale (Emporium) e di una grande costruzione ad esso connessa, la Porticus Aemilia; i lavori per l’edificazione di tale struttura si conclusero probabilmente attorno al 174 a.C. ad opera dei censori Q. Fulvius Flaccus e A. Postumius Albinus. Tradizionalmente identificato come edificio di stoccaggio, la Porticus è stata oggetto negli anni di altre proposte interpretative e funzionali, fra cui quella di struttura connessa ai controlli fiscali sugli approvvigionamenti e quella di darsena militare sul Tevere (Navalia). Lo scavo non ha incontrato i livelli repubblicani, probabilmente asportati in antico, ma ha potuto documentare l’architettura dell’edificio originari. La Porticus Aemilia venne interessata da ristrutturazioni, tra la fine del I d.C.-inizio del II sec. d.C. e il III d.C., volte a suddividere le navate in vani più piccoli, destinati probabilmente allo stoccaggio o ad attività manifatturiere. Tra la fine del IV d.C. e il VI d.C., la piana subaventina subì un processo di “ruralizzazione” e gli edifici furono progressivamente abbandonati. Anche la Porticus Aemilia subì lo stesso destino, come testimoniano i crolli rinvenuti nel corso degli scavi e le sepolture in anfora addossate alla struttura. Durante il lungo periodo di abbandono l’edificio, ridotto a rudere, si integrava nel paesaggio medievale e rinascimentale della piana, costituito prima da spazi rurali adibiti a orti e giardini suburbani e poi da vigneti e frutteti. Tra la fine del 1800 e il 1900, quando l’area subì un nuovo processo di edificazione con la costruzione del quartiere popolare, i resti della Porticus accolsero nel tempo una vetreria, di cui resta traccia nei molti reperti rinvenuti durante gli scavi, ma anche un deposito di acque minerali e persino una carrozzeria, cadendo nell’incuria e nel degrado fino al recente recupero. È parte del Museo Diffuso del Rione Testaccio, che comprende anche il Mercato di Testaccio e l’Emporium.