Papers by Rosangela Barcaro
IEEE Robotics & Automation Magazine, 2022
he gender gap is a global challenge bearing significant societal consequences, as highlighted by ... more he gender gap is a global challenge bearing significant societal consequences, as highlighted by Caroline Criado Perez in her book Invisible Women [1] . Here the author points to a male-dominated approach to all aspects of life as a way of thinking that has been around for millennia, exposing data bias in a world designed for men. Criado’s reasoning process unveils not only a bias in data representation but also in knowledge production. Therefore, we speak not only about a world designed for men but also about men. Traditionally male-dominated fields such as science, technology, mathematics, and engineering (STEM) have seen slow progress in closing the gender gap. A recent study by the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization [2] shows that women still account for only a third of STEM researchers worldwide and approximately 22% of workers in artificial intelligence.
Endoxa. Prospettive sul presente, 2020
Sintesi di considerazioni e critiche sul significato, il ruolo della bioarte, le sue potenzialità... more Sintesi di considerazioni e critiche sul significato, il ruolo della bioarte, le sue potenzialità e debolezze, ed i suoi rapporti con la bioetica.
Excerpt from Introduzione: "Oggi in Italia, come del resto in molti altri Paesi, si parla mo... more Excerpt from Introduzione: "Oggi in Italia, come del resto in molti altri Paesi, si parla moltissimo di fiducia. Il termine compare anzitutto nel dibattito politico-istituzionale ed economico-finanziario. In genere esso figura in appelli rivolti ai cittadini affinché ripongano la loro fiducia nelle istituzioni e nei governanti, o nel mercato. Questi appelli fanno la loro comparsa soprattutto nei momenti di crisi, come l’attuale, quando esempi di scandali di varia natura e di corruzione si moltiplicano e con conseguenze destabilizzanti nella vita sociale. C’è bisogno di fiducia, si dice. In modo un po’ brutale, si potrebbe affermare che quanto più la fiducia viene tradita da comportamenti scorretti, tanto più si sprecano gli inviti a concederla. E in effetti senza fiducia nelle istituzioni o nel mercato è difficile pensare che i sistemi sociali complessi possano reggere agli scossoni prodotti dalla globalizzazione . Ma la fiducia non opera solo al livello macrosociale, bensì anc...
Selection of papers on bioethical issues, with Preface and commentary
In ordinarie circostanze, la presenza di questi segni contraddistingue la vita, ma in taluni spec... more In ordinarie circostanze, la presenza di questi segni contraddistingue la vita, ma in taluni specifici casi non impedisce ad una commissione di medici di procedere all'accertamento ed alla successiva dichiarazione di morte di un individuo. Come è possibile? L'esperienza ...
Per circa una trentina d'anni la "morte cerebrale" ha costituito una certezza scien... more Per circa una trentina d'anni la "morte cerebrale" ha costituito una certezza scientifica indiscussa. Dal 1968, anno in cui un gruppo di medici statunitensi l'ha proposta come nuova definizione di morte, un paziente poteva essere dichiarato morto non più dopo la cessazione del battito cardiaco e della respirazione, bensì quando il suo cervello aveva irreversibilmente smesso di funzionare. Sin da allora, i medici avevano connesso a questa nuova definizione della morte la possibilità di prelevare gli organi "a cuore battente". A che giova riaprire una discussione su un tema sul quale, a prima vista, sembra essere stato raggiunto un ampio e consolidato consenso? Il fatto è che la definizione di morte cerebrale ha avuto _ come tutte le bugie _ una vita piuttosto corta. Già negli anni Novanta esperti neurologi di fama internazionale, nonché filosofi, anche di opposto orientamento, sono giunti alla conclusione che la morte cerebrale sia stata un'abile finzi...
Bioethics, neuroscience, medicine are contributing to a debate on the definition and criteria of ... more Bioethics, neuroscience, medicine are contributing to a debate on the definition and criteria of death. This topic is very controversial, and it demonstrates clashing views on the meaning of human life and death. Official medical and legal positions agree upon a biological definition of death as irreversible cessation of integrated functioning of the organism as a whole, and whole-brain criterion to ascertain death. These positions have to face many criticisms: some scholars speak of logical and practical inconsistency, some others of invalid scientific theory about the supreme integrator. In this paper some criticisms are exposed and discussed in order to reconstruct the state of the art in bioethical debate.
Arc en ciel. La Revue de Nouveaux Droits de l’Homme, n. 74, pp. 16-17, Mar 2015
Arc en ciel. La Revue de Nouveaux Droits de l’Homme, n. 73, p. 10, Dec 2014
Aisthema. International Journal, ISSN 2284-3515, vol. 1, n. 2, pp. 23-45, Dec 2014
Bioart is an artistic experience that relates art, science and biotechnology by examining the con... more Bioart is an artistic experience that relates art, science and biotechnology by examining the concepts of life, evolution and nature from a new point of view. The revolutionary idea at the basis of this experience is the use of living organic matter as an expressive medium, handled with techniques which are made possible by the latest scientific and technological breakthroughs. Bioart aims at allowing a broader public the understanding and discussion of the problems related to activities that shape the relationship between man and biotechnology, in order to explore the concerns that those activities arise. The article describes some selected works produced by international bioartists, with the intent to provide an analysis of bioethical and cultural implications of a phenomenon that shows many contradictions.
Arc en ciel. La Revue de Nouveaux Droits de l’Homme, n. 72, pp. 24-25, Jun 2014
in: F. P. de Ceglia (a cura di), Storia della definizione di morte, Milano, FrancoAngeli, pp. 415-431, 2014
La cosiddetta “morte cerebrale totale”, o più correttamente “morte encefalica” (whole brain death... more La cosiddetta “morte cerebrale totale”, o più correttamente “morte encefalica” (whole brain death), è un criterio fisiologico riferito alla cessazione irreversibile e permanente di tutte le funzioni dell’encefalo (emisferi e tronco encefalico), ed è correlato alla cessazione del funzionamento integrato dell’organismo. L’applicazione del criterio neurologico, e degli esami che lo accompagnano, è finalizzato ad una diagnosi clinica e strumentale per individuare una condizione causata da lesioni neurologiche diffuse e responsabili di coma, assenza di coscienza, di respirazione spontanea, di risposte agli stimoli esterni, e di attività elettrica cerebrale in pazienti collegati alle macchine per la rianimazione. La diagnosi consente la dichiarazione legale di morte.
L’assunto scientifico alla base dell’impiego del criterio neurologico è la teoria dell’integratore centrale, secondo la quale l’encefalo è responsabile del funzionamento integrato e coordinato dell’organismo.
Questo contributo ricostruisce a grandi linee il dibattito bioetico italiano sui criteri per l’accertamento della morte, prestando attenzione anche ai recenti sviluppi della discussione sui mass media.
Arc en ciel. La Revue de Nouveaux Droits de l’Homme, n. 71, p. 26, Mar 2014
Arc en ciel. La Revue de Nouveaux Droits de l’Homme, n. 70, pp. 23-24, Dec 2013
in: P. Becchi, L. Scillitani (a cura di), Fiducia e sicurezza. Un confronto pluridisciplinare, Soveria Mannelli, Rubbettino, pp. 71-108: ISBN 9788849834543, 2012
Dall'Introduzione:
"Oggi in Italia, come del resto in molti altri Paesi, si parla moltissimo di ... more Dall'Introduzione:
"Oggi in Italia, come del resto in molti altri Paesi, si parla moltissimo di fiducia. Il termine compare anzitutto nel dibattito politico-istituzionale ed economico-finanziario. In genere esso figura in appelli rivolti ai cittadini affinché ripongano la loro fiducia nelle istituzioni e nei governanti, o nel mercato. Questi appelli fanno la loro comparsa soprattutto nei momenti di crisi, come l’attuale, quando esempi di scandali di varia natura e di corruzione si moltiplicano e con conseguenze destabilizzanti nella vita sociale. C’è bisogno di fiducia, si dice. In modo un po’ brutale, si potrebbe affermare che quanto più la fiducia viene tradita da comportamenti scorretti, tanto più si sprecano gli inviti a concederla. E in effetti senza fiducia nelle istituzioni o nel mercato è difficile pensare che i sistemi sociali complessi possano reggere agli scossoni prodotti dalla globalizzazione .
Ma la fiducia non opera solo al livello macrosociale, bensì anche al livello micro dell’interazione individuale. Senza fiducia – come scrive efficacemente Niklas Luhmann – non riusciremmo neppure ad alzarci dal letto ogni mattina, tanto essa è indispensabile nei quotidiani rapporti interpersonali. Di essa, insomma, non possiamo fare a meno. Possiamo essere scettici nei confronti degli avvocati, ma non possiamo non ricorrere a uno di loro se vogliamo fare causa a qualcuno. Possiamo diffidare della professione medica, ma non possiamo evitare di rivolgerci a un chirurgo se dobbiamo essere operati".
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Papers by Rosangela Barcaro
L’assunto scientifico alla base dell’impiego del criterio neurologico è la teoria dell’integratore centrale, secondo la quale l’encefalo è responsabile del funzionamento integrato e coordinato dell’organismo.
Questo contributo ricostruisce a grandi linee il dibattito bioetico italiano sui criteri per l’accertamento della morte, prestando attenzione anche ai recenti sviluppi della discussione sui mass media.
"Oggi in Italia, come del resto in molti altri Paesi, si parla moltissimo di fiducia. Il termine compare anzitutto nel dibattito politico-istituzionale ed economico-finanziario. In genere esso figura in appelli rivolti ai cittadini affinché ripongano la loro fiducia nelle istituzioni e nei governanti, o nel mercato. Questi appelli fanno la loro comparsa soprattutto nei momenti di crisi, come l’attuale, quando esempi di scandali di varia natura e di corruzione si moltiplicano e con conseguenze destabilizzanti nella vita sociale. C’è bisogno di fiducia, si dice. In modo un po’ brutale, si potrebbe affermare che quanto più la fiducia viene tradita da comportamenti scorretti, tanto più si sprecano gli inviti a concederla. E in effetti senza fiducia nelle istituzioni o nel mercato è difficile pensare che i sistemi sociali complessi possano reggere agli scossoni prodotti dalla globalizzazione .
Ma la fiducia non opera solo al livello macrosociale, bensì anche al livello micro dell’interazione individuale. Senza fiducia – come scrive efficacemente Niklas Luhmann – non riusciremmo neppure ad alzarci dal letto ogni mattina, tanto essa è indispensabile nei quotidiani rapporti interpersonali. Di essa, insomma, non possiamo fare a meno. Possiamo essere scettici nei confronti degli avvocati, ma non possiamo non ricorrere a uno di loro se vogliamo fare causa a qualcuno. Possiamo diffidare della professione medica, ma non possiamo evitare di rivolgerci a un chirurgo se dobbiamo essere operati".
L’assunto scientifico alla base dell’impiego del criterio neurologico è la teoria dell’integratore centrale, secondo la quale l’encefalo è responsabile del funzionamento integrato e coordinato dell’organismo.
Questo contributo ricostruisce a grandi linee il dibattito bioetico italiano sui criteri per l’accertamento della morte, prestando attenzione anche ai recenti sviluppi della discussione sui mass media.
"Oggi in Italia, come del resto in molti altri Paesi, si parla moltissimo di fiducia. Il termine compare anzitutto nel dibattito politico-istituzionale ed economico-finanziario. In genere esso figura in appelli rivolti ai cittadini affinché ripongano la loro fiducia nelle istituzioni e nei governanti, o nel mercato. Questi appelli fanno la loro comparsa soprattutto nei momenti di crisi, come l’attuale, quando esempi di scandali di varia natura e di corruzione si moltiplicano e con conseguenze destabilizzanti nella vita sociale. C’è bisogno di fiducia, si dice. In modo un po’ brutale, si potrebbe affermare che quanto più la fiducia viene tradita da comportamenti scorretti, tanto più si sprecano gli inviti a concederla. E in effetti senza fiducia nelle istituzioni o nel mercato è difficile pensare che i sistemi sociali complessi possano reggere agli scossoni prodotti dalla globalizzazione .
Ma la fiducia non opera solo al livello macrosociale, bensì anche al livello micro dell’interazione individuale. Senza fiducia – come scrive efficacemente Niklas Luhmann – non riusciremmo neppure ad alzarci dal letto ogni mattina, tanto essa è indispensabile nei quotidiani rapporti interpersonali. Di essa, insomma, non possiamo fare a meno. Possiamo essere scettici nei confronti degli avvocati, ma non possiamo non ricorrere a uno di loro se vogliamo fare causa a qualcuno. Possiamo diffidare della professione medica, ma non possiamo evitare di rivolgerci a un chirurgo se dobbiamo essere operati".
L'opera analizza la diffusione dei criteri per determinare la morte cerebrale e i nodi critici del dibattito internazionale di fine Novecento sui presupposti medico-biologici e filosofici sottesi a quei criteri e discute gli aspetti giuridico-legislativi italiani sull'accertamento della morte e la donazione degli organi.
Il quesito cruciale che oggi deve essere posto al centro dell'attenzione è il seguente: poiché i pazienti in morte cerebrale non sono ancora cadaveri, a quali condizioni si potrà procedere al prelievo dei loro organi?
Come devono essere considerati questi pazienti: vivi o morti? L’eventuale sospensione dei trattamenti rianimatori potrebbe essere causa della loro morte o soltanto un gesto imposto dal decesso, già verificatosi ma dissimulato dalla ventilazione artificiale? Possono essere utilizzati criteri alternativi a quello cardiorespiratorio per accertare la morte di questi pazienti? Quale giustificazione consentirebbe il loro impiego? Gli interrogativi ora formulati costituiscono alcuni esempi delle questioni che circa cinquant’anni fa i medici e, in modo sempre più marcato con il trascorrere del tempo, i giuristi, i filosofi, i teologi, l’opinione pubblica hanno dovuto affrontare, e delle quali oggi – soprattutto all’estero - si continua a discutere.
Questo libro presenta un excursus attraverso la filosofia, la storia, la giurisprudenza, le soluzioni pratiche, per cercare di capire meglio che cosa sia l'eutanasia e come dovrebbe essere giudicata alla luce delle varie teorie etiche e delle posizioni culturali sulla natura dell'uomo. Nozioni come quella di sacralità della vita, qualità della vita, dignità della persona, libertà di scelta si intersecano in una rete concettuale assai complessa, soprattutto alla luce della drammaticità umana della questione.
Certi Paesi hanno legalizzato la pratica, altri l'hanno depenalizzata, altri ne stanno discutendo. Una cosa è sicura: tutti i paesi, e tutti i parlamenti, prima o poi dovranno affrontare il problema. E tutti gli appartenenti alla 'pubblica opinione' dovranno avere una loro idea sulla questione. Questo volume vuole essere un contributo a farsi tale idea con il massimo di chiarezza e responsabilità.
Therefore current attention, paid by artists to biotechnology, is perfectly understandable and justiiable, as pertaining to the very role of the artist.
Introduction: We are going to characterise what has to be intended as bioart, as well as introduce an analysis of the potentiality of this multifaceted experiment as a crossing bridge between scientiic, technological and bioethical issues.
Methods: Comparison between selected bioartworks and bioartistical research projects in order to characterise their ethical, philosophical and socio-political aims.
Conclusion: A conscious involvement in the interdisciplinary debate between bioaethics, bioarts, and science in general is needed to ind solutions that can be shared in this globalised world.
Bioartists aim at discussing problems related to activities that shape the relationship between man and biotechnology, in order to explore both the concerns and moral, social and political issues that those activities arise. They are rather ―provocative‖ in their search for a bridge ―between two cultures‖ as Vesna suggested in her paper in 2001, following the distinction posed by Snow in his essay The two cultures. There are several different issues at stake in bioartistic expressions and in bioartworks. Let us see some examples: Davies and Kac use recombinant DNA to demonstrate the capabilities of encounter between art, science, biotechnology. Some activities in the sector of
transgenic art (Joe Davies and the manipulation of Escherichia coli bacteria; Eduardo Kac and rabbit GFP Bunny) try to cope with genetic engineering in a problematic way. Sometimes they do not press a discussion about risks that genetic engineering entails in blurring the boundaries between different species. On the contrary, they risk to pose biotechnological manipulations as something easy to achieve, thus making them unproblematic. The consequences on social attitude and the valorization of genetic engineering are major implications of their bioartworks. In other cases bioart performances stimulate a reappraisal of feminist discourses on science, biopower and possible ways in which female body is conceived by contemporary society. We can mention Orlan and Chrissy Connant as two women bioartists trying to disseminate a feminist critique about — respectively — standard woman beauty and female social role in society. Their work is again provocative: for example Orlan underwent some aesthetical surgical interventions that became part of performances (chirurgie
performance series). Chrissy Connant made a project named Chrissy Caviar, dealing with harvesting her gametes and conserving them in a particular case. Chrissy Caviar is perceived both as a selling commodity for reproductive technologies (IVF) and as a luxury good. They address some problematic questions, giving new forms to old voices in feminist criticisms against male domination on women.
In many forms and under several circumstances, art is proposing itself as a full criticism of science and technology, thus entering the domain of philosophy, and helping seeing things under different perspectives, while using very powerful media to arise public interest in the ethical debate. It seems although paradoxical that criticisms come from bioartists that employ the same biotechnologies they aim to dissect in order to bring them under the eye of ethical concern.
Il tema di questo intervento viene sviluppato riferendosi al tema della differenza di genere, a partire dalla riflessione di due studiose femministe statunitensi: Nel Noddings e Susan Wolf. Dalla prospettiva di Noddings la discussione risulta costruita attorno alla differente assistenza che operatori sanitari di sesso femminile erogherebbero ai pazienti in generale, anche di sesso femminile; dalla prospettiva di Wolf invece, il discorso di articola a partire dalla differenza di trattamento che i professionisti della salute riserverebbero alle donne in un contesto terapeutico ancora oggi ampiamente dominato dalla figura maschile, vale a dire in un contesto in cui le pazienti donne possono subire discriminazioni frutto di pregiudizi legati alla differenza di genere.
A tale approccio alle questioni di fine vita, si affianca e spesso si contrappone una visione differente delle cosiddette questioni di fine vita, ed è quella offerta dalla medicina palliativa; secondo la prospettiva di questa disciplina le decisioni autonome, il controllo sulla propria morte e la conservazione della dignità personale sono realizzabili soltanto grazie ad un articolato percorso di assistenza personalizzata, capace di liberare il malato terminale dal dolore fisico e dalla sofferenza psicologica e spirituale.
Le domande che occorre porsi in rapporto a questi diversi approcci sono fondamentalmente le seguenti: perché la morte procurata su richiesta del paziente (o ottenuta dal malato stesso con l’assistenza del medico che gli fornisce i farmaci) dovrebbe essere dignitosa? Perché dovrebbe parimenti essere dignitosa la morte conseguenza degli interventi di medicina palliativa? Qual è il concetto di dignità sotteso alla richiesta di essere aiutati a morire e per morire?
Alcune possibili risposte si possono raggiungere mediante il perseguimento di un equilibrio dinamico tra tre elementi chiave:
1. il diritto alla vita di ogni malato;
2. il diritto del paziente di rifiutare i trattamenti medici;
3. la necessità di alleviare il dolore.