Il Volto Santo di Lucca e le rappresentazioni tridimensionali nella Chiesa occidentale altomediev... more Il Volto Santo di Lucca e le rappresentazioni tridimensionali nella Chiesa occidentale altomedievale
Il Volto Santo di Lucca, una statua tradizionalmente ritenuta acheropita, dalla seconda metà dell’XI secolo è stato oggetto di un culto diffuso in Europa e dal Duecento ha assunto una forte valenza civica. I recenti restauri hanno rimesso in discussione la datazione tradizionale proposta dagli storici dell’arte (XI-XII sec.), retrodatandone il supporto ligneo all’epoca carolingia sulla base delle moderne metodologie scientifiche (dendrocronologia e carbonio 14). Questa nuova datazione non ha convinto pienamente gli storici dell'arte, che sulla base dell’analisi stilistica ritengono di poter collocare la realizzazione dell’attuale raffigurazione pittorica non prima dell’età ottoniana o salica. Si devono quindi ipotizzare ridipinture? Una vicenda analoga ha riguardato il Crocifisso tunicato di Sansepolcro, anch’esso retrodatato sin dagli anni Novanta all’età carolingia e identificato da Anna Maria Maetzke con l’originario Volto Santo di Lucca, che secondo la sua ipotesi (non supportata da validi argomenti e ormai insostenibile) sarebbe stato trasferito da Lucca a Borgo Sansepolcro nella seconda metà del XII secolo e sostituito in loco da una nuova statua. Agli sviluppi europei dell’iconografia del Volto Santo di Lucca ha dedicato una monografia Stefano Martinelli (L’immagine del Volto santo di Lucca, Pisa 2016), mentre Ilaria Sabbatini, studiosa dei racconti di pellegrinaggio, ha raccolto in un sito (ARVO- Archivio digitale del Volto Santo, archiviovoltosanto.org) immagini, bibliografia e rinvii ai manoscritti della leggenda agiografica leobiniana (la cui redazione definitiva, con due distinti rami della tradizione, è collocabile nel XII secolo), di cui una équipe coordinata da Michele Ferrari sta preparando da tempo l’edizione critica. Michele Ferrari ha già organizzato nel 2000 un convegno a Engelberg che ha consentito di collocare il culto e l’iconografia del Crocifisso lucchese in un contesto europeo (Il Volto Santo in Europa. Culto e immagini del Crocifisso nel Medioevo, a cura di M. Ferrari e A. Meyer, Lucca 2005), e in vari contributi ha formulato alcune ipotesi sulla stratigrafia del testo della leggenda. Mediante un’analisi accurata del De laudibus sanctae Crucis di Rabano Mauro (redatto nel secondo decennio del IX secolo) egli ha intravisto in questo poema figurato le spie di una nuova attenzione all’immagine del Crocifisso. Il panel proposto intende analizzare il retroterra culturale che ha favorito il decollo delle rappresentazioni tridimensionali di Cristo, inquadrandole nel più ampio contesto del dibattito tra iconoduli e iconoclasti sulla legittimità del culto delle immagini e dell’emergere, a Roma e in Italia, di una “iconofilia” di cui Francesca Dell’Acqua (Iconophilia. Politics, Religion, Preaching, and the Use of Images in Rome, c. 680-880, London 2020) ha evidenziato le connessioni con i dibattiti teologici sull’Incarnazione e sull’Assunzione di Maria. Verranno quindi indagati, in una prospettiva transdisciplinare attenta ai rapporti tra Oriente e Occidente e alle interazioni tra fonti scritte e fonti iconografiche, il culto delle immagini (nelle sue diverse sfumature) e le resistenze ad esso, le tipologie rappresentative del Crocifisso nel mondo cristiano e gli aspetti devozionali e liturgico-cultuali connessi a immagini che non erano mere “opere d’arte” nel senso moderno, con una funzione in primo luogo estetica, ma oggetti sacri intorno ai quali si svilupparono devozioni private e pubbliche.
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Il Volto Santo di Lucca, una statua tradizionalmente ritenuta acheropita, dalla seconda metà dell’XI secolo è stato oggetto di un culto diffuso in Europa e dal Duecento ha assunto una forte valenza civica. I recenti restauri hanno rimesso in discussione la datazione tradizionale proposta dagli storici dell’arte (XI-XII sec.), retrodatandone il supporto ligneo all’epoca carolingia sulla base delle moderne metodologie scientifiche (dendrocronologia e carbonio 14). Questa nuova datazione non ha convinto pienamente gli storici dell'arte, che sulla base dell’analisi stilistica ritengono di poter collocare la realizzazione dell’attuale raffigurazione pittorica non prima dell’età ottoniana o salica. Si devono quindi ipotizzare ridipinture? Una vicenda analoga ha riguardato il Crocifisso tunicato di Sansepolcro, anch’esso retrodatato sin dagli anni Novanta all’età carolingia e identificato da Anna Maria Maetzke con l’originario Volto Santo di Lucca, che secondo la sua ipotesi (non supportata da validi argomenti e ormai insostenibile) sarebbe stato trasferito da Lucca a Borgo Sansepolcro nella seconda metà del XII secolo e sostituito in loco da una nuova statua. Agli sviluppi europei dell’iconografia del Volto Santo di Lucca ha dedicato una monografia Stefano Martinelli (L’immagine del Volto santo di Lucca, Pisa 2016), mentre Ilaria Sabbatini, studiosa dei racconti di pellegrinaggio, ha raccolto in un sito (ARVO- Archivio digitale del Volto Santo, archiviovoltosanto.org) immagini, bibliografia e rinvii ai manoscritti della leggenda agiografica leobiniana (la cui redazione definitiva, con due distinti rami della tradizione, è collocabile nel XII secolo), di cui una équipe coordinata da Michele Ferrari sta preparando da tempo l’edizione critica. Michele Ferrari ha già organizzato nel 2000 un convegno a Engelberg che ha consentito di collocare il culto e l’iconografia del Crocifisso lucchese in un contesto europeo (Il Volto Santo in Europa. Culto e immagini del Crocifisso nel Medioevo, a cura di M. Ferrari e A. Meyer, Lucca 2005), e in vari contributi ha formulato alcune ipotesi sulla stratigrafia del testo della leggenda. Mediante un’analisi accurata del De laudibus sanctae Crucis di Rabano Mauro (redatto nel secondo decennio del IX secolo) egli ha intravisto in questo poema figurato le spie di una nuova attenzione all’immagine del Crocifisso. Il panel proposto intende analizzare il retroterra culturale che ha favorito il decollo delle rappresentazioni tridimensionali di Cristo, inquadrandole nel più ampio contesto del dibattito tra iconoduli e iconoclasti sulla legittimità del culto delle immagini e dell’emergere, a Roma e in Italia, di una “iconofilia” di cui Francesca Dell’Acqua (Iconophilia. Politics, Religion, Preaching, and the Use of Images in Rome, c. 680-880, London 2020) ha evidenziato le connessioni con i dibattiti teologici sull’Incarnazione e sull’Assunzione di Maria. Verranno quindi indagati, in una prospettiva transdisciplinare attenta ai rapporti tra Oriente e Occidente e alle interazioni tra fonti scritte e fonti iconografiche, il culto delle immagini (nelle sue diverse sfumature) e le resistenze ad esso, le tipologie rappresentative del Crocifisso nel mondo cristiano e gli aspetti devozionali e liturgico-cultuali connessi a immagini che non erano mere “opere d’arte” nel senso moderno, con una funzione in primo luogo estetica, ma oggetti sacri intorno ai quali si svilupparono devozioni private e pubbliche.
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Il Volto Santo di Lucca, una statua tradizionalmente ritenuta acheropita, dalla seconda metà dell’XI secolo è stato oggetto di un culto diffuso in Europa e dal Duecento ha assunto una forte valenza civica. I recenti restauri hanno rimesso in discussione la datazione tradizionale proposta dagli storici dell’arte (XI-XII sec.), retrodatandone il supporto ligneo all’epoca carolingia sulla base delle moderne metodologie scientifiche (dendrocronologia e carbonio 14). Questa nuova datazione non ha convinto pienamente gli storici dell'arte, che sulla base dell’analisi stilistica ritengono di poter collocare la realizzazione dell’attuale raffigurazione pittorica non prima dell’età ottoniana o salica. Si devono quindi ipotizzare ridipinture? Una vicenda analoga ha riguardato il Crocifisso tunicato di Sansepolcro, anch’esso retrodatato sin dagli anni Novanta all’età carolingia e identificato da Anna Maria Maetzke con l’originario Volto Santo di Lucca, che secondo la sua ipotesi (non supportata da validi argomenti e ormai insostenibile) sarebbe stato trasferito da Lucca a Borgo Sansepolcro nella seconda metà del XII secolo e sostituito in loco da una nuova statua.
Agli sviluppi europei dell’iconografia del Volto Santo di Lucca ha dedicato una monografia Stefano Martinelli (L’immagine del Volto santo di Lucca, Pisa 2016), mentre Ilaria Sabbatini, studiosa dei racconti di pellegrinaggio, ha raccolto in un sito (ARVO- Archivio digitale del Volto Santo, archiviovoltosanto.org) immagini, bibliografia e rinvii ai manoscritti della leggenda agiografica leobiniana (la cui redazione definitiva, con due distinti rami della tradizione, è collocabile nel XII secolo), di cui una équipe coordinata da Michele Ferrari sta preparando da tempo l’edizione critica. Michele Ferrari ha già organizzato nel 2000 un convegno a Engelberg che ha consentito di collocare il culto e l’iconografia del Crocifisso lucchese in un contesto europeo (Il Volto Santo in Europa. Culto e immagini del Crocifisso nel Medioevo, a cura di M. Ferrari e A. Meyer, Lucca 2005), e in vari contributi ha formulato alcune ipotesi sulla stratigrafia del testo della leggenda. Mediante un’analisi accurata del De laudibus sanctae Crucis di Rabano Mauro (redatto nel secondo decennio del IX secolo) egli ha intravisto in questo poema figurato le spie di una nuova attenzione all’immagine del Crocifisso.
Il panel proposto intende analizzare il retroterra culturale che ha favorito il decollo delle rappresentazioni tridimensionali di Cristo, inquadrandole nel più ampio contesto del dibattito tra iconoduli e iconoclasti sulla legittimità del culto delle immagini e dell’emergere, a Roma e in Italia, di una “iconofilia” di cui Francesca Dell’Acqua (Iconophilia. Politics, Religion, Preaching, and the Use of Images in Rome, c. 680-880, London 2020) ha evidenziato le connessioni con i dibattiti teologici sull’Incarnazione e sull’Assunzione di Maria. Verranno quindi indagati, in una prospettiva transdisciplinare attenta ai rapporti tra Oriente e Occidente e alle interazioni tra fonti scritte e fonti iconografiche, il culto delle immagini (nelle sue diverse sfumature) e le resistenze ad esso, le tipologie rappresentative del Crocifisso nel mondo cristiano e gli aspetti devozionali e liturgico-cultuali connessi a immagini che non erano mere “opere d’arte” nel senso moderno, con una funzione in primo luogo estetica, ma oggetti sacri intorno ai quali si svilupparono devozioni private e pubbliche.
Proponente: Raffaele Savigni raffaele.savigni@unibo.it
Partecipanti:
Raffaele Savigni raffaele.savigni@unibo.it
Ilaria Sabbatini ilaria.sabbatini@gmail.com
Francesca Dell’Acqua fdellacqua@unisa.it
Il Volto Santo di Lucca, una statua tradizionalmente ritenuta acheropita, dalla seconda metà dell’XI secolo è stato oggetto di un culto diffuso in Europa e dal Duecento ha assunto una forte valenza civica. I recenti restauri hanno rimesso in discussione la datazione tradizionale proposta dagli storici dell’arte (XI-XII sec.), retrodatandone il supporto ligneo all’epoca carolingia sulla base delle moderne metodologie scientifiche (dendrocronologia e carbonio 14). Questa nuova datazione non ha convinto pienamente gli storici dell'arte, che sulla base dell’analisi stilistica ritengono di poter collocare la realizzazione dell’attuale raffigurazione pittorica non prima dell’età ottoniana o salica. Si devono quindi ipotizzare ridipinture? Una vicenda analoga ha riguardato il Crocifisso tunicato di Sansepolcro, anch’esso retrodatato sin dagli anni Novanta all’età carolingia e identificato da Anna Maria Maetzke con l’originario Volto Santo di Lucca, che secondo la sua ipotesi (non supportata da validi argomenti e ormai insostenibile) sarebbe stato trasferito da Lucca a Borgo Sansepolcro nella seconda metà del XII secolo e sostituito in loco da una nuova statua.
Agli sviluppi europei dell’iconografia del Volto Santo di Lucca ha dedicato una monografia Stefano Martinelli (L’immagine del Volto santo di Lucca, Pisa 2016), mentre Ilaria Sabbatini, studiosa dei racconti di pellegrinaggio, ha raccolto in un sito (ARVO- Archivio digitale del Volto Santo, archiviovoltosanto.org) immagini, bibliografia e rinvii ai manoscritti della leggenda agiografica leobiniana (la cui redazione definitiva, con due distinti rami della tradizione, è collocabile nel XII secolo), di cui una équipe coordinata da Michele Ferrari sta preparando da tempo l’edizione critica. Michele Ferrari ha già organizzato nel 2000 un convegno a Engelberg che ha consentito di collocare il culto e l’iconografia del Crocifisso lucchese in un contesto europeo (Il Volto Santo in Europa. Culto e immagini del Crocifisso nel Medioevo, a cura di M. Ferrari e A. Meyer, Lucca 2005), e in vari contributi ha formulato alcune ipotesi sulla stratigrafia del testo della leggenda. Mediante un’analisi accurata del De laudibus sanctae Crucis di Rabano Mauro (redatto nel secondo decennio del IX secolo) egli ha intravisto in questo poema figurato le spie di una nuova attenzione all’immagine del Crocifisso.
Il panel proposto intende analizzare il retroterra culturale che ha favorito il decollo delle rappresentazioni tridimensionali di Cristo, inquadrandole nel più ampio contesto del dibattito tra iconoduli e iconoclasti sulla legittimità del culto delle immagini e dell’emergere, a Roma e in Italia, di una “iconofilia” di cui Francesca Dell’Acqua (Iconophilia. Politics, Religion, Preaching, and the Use of Images in Rome, c. 680-880, London 2020) ha evidenziato le connessioni con i dibattiti teologici sull’Incarnazione e sull’Assunzione di Maria. Verranno quindi indagati, in una prospettiva transdisciplinare attenta ai rapporti tra Oriente e Occidente e alle interazioni tra fonti scritte e fonti iconografiche, il culto delle immagini (nelle sue diverse sfumature) e le resistenze ad esso, le tipologie rappresentative del Crocifisso nel mondo cristiano e gli aspetti devozionali e liturgico-cultuali connessi a immagini che non erano mere “opere d’arte” nel senso moderno, con una funzione in primo luogo estetica, ma oggetti sacri intorno ai quali si svilupparono devozioni private e pubbliche.
Proponente: Raffaele Savigni raffaele.savigni@unibo.it
Partecipanti:
Raffaele Savigni raffaele.savigni@unibo.it
Ilaria Sabbatini ilaria.sabbatini@gmail.com
Francesca Dell’Acqua fdellacqua@unisa.it