L'articolo fornisce l'edizione commentata di due lettere indirizzate ad Angelo Colocci (1474-1549... more L'articolo fornisce l'edizione commentata di due lettere indirizzate ad Angelo Colocci (1474-1549), di notevole importanza per la ricostruzione della sua biblioteca: la prima inviata dal poeta Antonio Tebaldeo il 10 novembre 1527 (Vat. lat. 4104, ff. 79r-80v) e la seconda di mano di tale Pier Andrea Ripanti, del 13 marzo 1528 (Vat. lat. 4105, ff. 278r-279v). Entrambe contribuiscono alla definizione delle vicende biografiche del destinatario e alle sorti della sua biblioteca durante il Sacco di Roma. La seconda, in particolare, segnalata per la prima volta e finora inedita, contiene un'interessante lista di 32 libri, dei quali più della metà possono essere identificati con volumi tuttora custoditi in Vaticana. Alcune informazioni contenute in queste due missive, poi, permettono di ricollegare alle medesime circostanze (le devastazioni del Sacco e il tentativo di Colocci di fare il punto su ciò che della sua collezione libraria se ne era salvato) altre due liste librarie contenute nel codice Vat. lat. 4817 (sono le liste f e g, rispettivamente nei ff. 196r-v e 210r-211v), consentendo di anticipare la datazione della compilazione dei fogli che le contengono, appunto, agli anni 1527-1528. Il contributo inoltre dà conto dettagliatamente dei rapporti di Colocci con i due corrispondenti e fornisce una ricostruzione delle vicende biografiche dell'umanista nel periodo in questione (egli dovette probabilmente soggiornare per lo più lontano da Roma: a Jesi prima, quindi ad Orvieto) basandosi su documenti d'archivio in gran parte inediti.
L'articolo mette in rilievo come, nella tradizione manoscritta oraziana d'area francese, sia poss... more L'articolo mette in rilievo come, nella tradizione manoscritta oraziana d'area francese, sia possibile rilevare una fase di discrimine intorno al XI secolo: i mss. rivelano una nuova sequenza per le opere del poeta latino e l'attività di glossa su di esse permette di rilevare un progressivo spostamento nell'interesse dei lettori dall'Orazio lirico a quello esametrico e "morale". Nell'articolo si argomentano alcune ipotesi su ragioni storico-culturali che possono aver indotto tale discontinuità.
Il saggio fornisce un sintetico sguardo d'insieme sulla figura dell'umanista marchigiano Angelo C... more Il saggio fornisce un sintetico sguardo d'insieme sulla figura dell'umanista marchigiano Angelo Colocci (Jesi, 1474-Roma, 1549) prendendo in esame le aree culturali sulle quali si estendevano i suoi interessi di ricerca, le ideali sezioni da cui - conseguentemente - era composta la sua biblioteca, il metodo e i nuclei tematici del suo lavoro di ricerca filologico-linguistica, ma anche antiquaria. Si mettono inoltre in luce alcuni aspetti metodologici inerenti alla ricerca intorno al suo pensiero linguistico e all'edizione del molto materiale autografo di sua pertinenza che giace ancora inedito.
Questo contributo fornisce l'elenco (aggiornato fino all'anno 2014) di tutti i codici manoscritti... more Questo contributo fornisce l'elenco (aggiornato fino all'anno 2014) di tutti i codici manoscritti o testi a stampa sui quali è possibile rintracciare postille di mano di Angelo Colocci, nonché sue pagine autografe (lettere, appunti, componimenti). Il regesto è corredato da una scheda biografica e relativa alle linee di ricerca concernenti il personaggio, da un'ampia bibliografia e da una descrizione paleografica della mano dell'umanista (a cura di Antonio Ciaralli).
The essay examines the two editions of the Decameron corrected by Leonardo Salivati, published in... more The essay examines the two editions of the Decameron corrected by Leonardo Salivati, published in Venice and Florence in August and in September 1582 respectively, and investigates the reasons why the editor decided to republish immediately Boccaccio's masterpiece. Therefore, the authors discuss a Vatican copy of a previous edition of the Decameron, rich in manuscript notes, largely coinciding with the innovations of Salviati's text.
Il saggio dà conto del ritrovamento della copia delle "Prose della Volgar lingua" di Pietro Bembo... more Il saggio dà conto del ritrovamento della copia delle "Prose della Volgar lingua" di Pietro Bembo (Venezia, Tacuino, 1525), appartenuta ad Angelo Colocci (lo stampato Ambr. S.R. 226: P), che ne ha ampiamente postillato le pagine. Tali annotazioni riguardano gli studi linguistici del Colocci, che, tra i primi, si interessò ai rapporti tra i vari volgari romanzi ed ebbe un ruolo non secondario nelle discussioni intorno alla "Questione della lingua". L'autore rintraccia molti paralleli tra le postille di P e le riflessioni presenti in numerosi zibaldoni autografi di Colocci (Vatt. latt. 4817, 3217, 3903) e canzonieri romanzi a lui appartenuti (Vat. lat. 4823, Canzoniere Colocci-Brancuti di Lisbona). In particolare, dalle note di P emerge che Colocci concordava con la teoria pseudo-bruniana secondo cui la lingua volgare sarebbe già esistita ai tempi di Roma antica, come lingua parallela al latino classico il quale, con la sua eccellenza, l'avrebbe poi messa in ombra.
The French "Livre du gentil chevalier Philippe de Madien" was written by the chronicler Perinet d... more The French "Livre du gentil chevalier Philippe de Madien" was written by the chronicler Perinet du Pin, who worked at the Court of Savoy from 1477 to 1482: four manuscripts and two printed editions of it still remain. A translation in Tuscan ancient language by the Florentine tradesman Giovanni Cherichi (XVth cent.) is also preserved by the ms. Marc. It. Z. 48. The study of the relations between this ms. and the French texts still available reveals that Cherichi probably used, as a model-text, a more accurate French ms. than the ones known today. The watermarks of the Marc. It. Z. 48 and the ones of the ms. Ricc. 1390 (which contains another translation by Cherichi) allow us to suppose that the tradesman could have come into contact with Perinet's work in Genève, where he was charged with financial and administrative tasks and came in touch with the Bishop Jean-Louis of Savoy.
In this paper the author offers new data to better set the question whether the troubadours knew ... more In this paper the author offers new data to better set the question whether the troubadours knew Horatius Poems, coherently with his previous work published on this review. The author investigates some findings on the troubadours' training, on Horatius inclusion and function within the scholastic canons, and on monastic and episcopal centers that in the French "Midi" could have offered some kind of scholastic education between the X and the XIIth centuries. He finally offers new data in order to locate the Par. lat. 7979 horatian codex with old Provençal glosses and he makes new conjectures concerning the education of William IX, duke of Aquitaine.
This essay is a contribution to the study of the medieval "fortuna" enjoyed by Horace. Did the "t... more This essay is a contribution to the study of the medieval "fortuna" enjoyed by Horace. Did the "troubadours" known his poetry? The author studies the system of glosses and annotations of a French manuscript from the XI-XIIth cent. (Par. lat. 7979) which contains texts by Horace. The presence of 'aquitanian neumes' may indicate the presence of the manuscript in Provençal circles. The glosses contained in the ms. also reveal that it must have been used in a school context, probably by teachers engaged in the elementary instruction of Latin and singing. The presence in the text of Provençal glosses (probably from the Poitou and Limoges) would indicate a connection between school and court, making the manuscript a possible testimony of contacts between "troubadours" and Horace's poetry.
This article is dedicated to Giovanni Cherichi, a figure whose name appears in two manuscripts (M... more This article is dedicated to Giovanni Cherichi, a figure whose name appears in two manuscripts (Marc. 4806: M; Ricc. 1390: R; 15th c.) as the author of the translation from French into italian vernacular of Perinet Du Pin's Livre du gentil chevalier Philippe de Madien and of a hagiography akin to the Legenda Aurea. Although these translations claims to be the work of a Florentine vernacular writer from the second half of the 15th century, they nevertheless seem far from the cultural context of Florence at tat time. Moreover, judging from the watermarks in M and R, it would seem that Giovanni Cherichi was operating in Geneva or in the Savoy Region. It has been documented that Geneva was home to a "Natione fiorentina" which participated actively in the local economy and to which a Florentine "mercator" by the name of Jean Clerc or Johannes Clerici belonged. This article thus proposes a reconstruction of this figure's biography (based on archival sources), offering strong evidence to support the theory that Cherici and the mercator Jean Clerc were indeed one and the same person.
I rapporti tra la poesia trobadorica e quella d'età classica vantano un'antica tradizione di stud... more I rapporti tra la poesia trobadorica e quella d'età classica vantano un'antica tradizione di studi che riguardò in primo luogo Ovidio e Virgilio. Con questo volume si intendono porre le basi per un nuovo capitolo dedicato a Orazio. Della sua poesia viene studiata la circolazione in area francese attraverso l'esame diretto di un significativo campione di codici del X-XII secolo e in particolare di quelli d'area aquitana: tra questi spicca il Par. lat. 7979 con il suo ricco apparato di glosse gallo-romanze. L'indagine si sofferma poi sulla presenza dell'opera oraziana nei canoni scolastici coevi, sulle funzioni che le erano riconosciute, sui cambiamenti che riguardarono queste ultime, con un'attenzione particolare per la rete di centri che nel Midi avrebbero potuto offrire istruzione a futuri trovatori. Così si definiscono meglio certi connotati storico-culturali meno evidenti della fase finale di quell'aetas horatiana, che vide anche i primi passi della nascente letteratura in lingua d'oc.
L'articolo fornisce l'edizione commentata di due lettere indirizzate ad Angelo Colocci (1474-1549... more L'articolo fornisce l'edizione commentata di due lettere indirizzate ad Angelo Colocci (1474-1549), di notevole importanza per la ricostruzione della sua biblioteca: la prima inviata dal poeta Antonio Tebaldeo il 10 novembre 1527 (Vat. lat. 4104, ff. 79r-80v) e la seconda di mano di tale Pier Andrea Ripanti, del 13 marzo 1528 (Vat. lat. 4105, ff. 278r-279v). Entrambe contribuiscono alla definizione delle vicende biografiche del destinatario e alle sorti della sua biblioteca durante il Sacco di Roma. La seconda, in particolare, segnalata per la prima volta e finora inedita, contiene un'interessante lista di 32 libri, dei quali più della metà possono essere identificati con volumi tuttora custoditi in Vaticana. Alcune informazioni contenute in queste due missive, poi, permettono di ricollegare alle medesime circostanze (le devastazioni del Sacco e il tentativo di Colocci di fare il punto su ciò che della sua collezione libraria se ne era salvato) altre due liste librarie contenute nel codice Vat. lat. 4817 (sono le liste f e g, rispettivamente nei ff. 196r-v e 210r-211v), consentendo di anticipare la datazione della compilazione dei fogli che le contengono, appunto, agli anni 1527-1528. Il contributo inoltre dà conto dettagliatamente dei rapporti di Colocci con i due corrispondenti e fornisce una ricostruzione delle vicende biografiche dell'umanista nel periodo in questione (egli dovette probabilmente soggiornare per lo più lontano da Roma: a Jesi prima, quindi ad Orvieto) basandosi su documenti d'archivio in gran parte inediti.
L'articolo mette in rilievo come, nella tradizione manoscritta oraziana d'area francese, sia poss... more L'articolo mette in rilievo come, nella tradizione manoscritta oraziana d'area francese, sia possibile rilevare una fase di discrimine intorno al XI secolo: i mss. rivelano una nuova sequenza per le opere del poeta latino e l'attività di glossa su di esse permette di rilevare un progressivo spostamento nell'interesse dei lettori dall'Orazio lirico a quello esametrico e "morale". Nell'articolo si argomentano alcune ipotesi su ragioni storico-culturali che possono aver indotto tale discontinuità.
Il saggio fornisce un sintetico sguardo d'insieme sulla figura dell'umanista marchigiano Angelo C... more Il saggio fornisce un sintetico sguardo d'insieme sulla figura dell'umanista marchigiano Angelo Colocci (Jesi, 1474-Roma, 1549) prendendo in esame le aree culturali sulle quali si estendevano i suoi interessi di ricerca, le ideali sezioni da cui - conseguentemente - era composta la sua biblioteca, il metodo e i nuclei tematici del suo lavoro di ricerca filologico-linguistica, ma anche antiquaria. Si mettono inoltre in luce alcuni aspetti metodologici inerenti alla ricerca intorno al suo pensiero linguistico e all'edizione del molto materiale autografo di sua pertinenza che giace ancora inedito.
Questo contributo fornisce l'elenco (aggiornato fino all'anno 2014) di tutti i codici manoscritti... more Questo contributo fornisce l'elenco (aggiornato fino all'anno 2014) di tutti i codici manoscritti o testi a stampa sui quali è possibile rintracciare postille di mano di Angelo Colocci, nonché sue pagine autografe (lettere, appunti, componimenti). Il regesto è corredato da una scheda biografica e relativa alle linee di ricerca concernenti il personaggio, da un'ampia bibliografia e da una descrizione paleografica della mano dell'umanista (a cura di Antonio Ciaralli).
The essay examines the two editions of the Decameron corrected by Leonardo Salivati, published in... more The essay examines the two editions of the Decameron corrected by Leonardo Salivati, published in Venice and Florence in August and in September 1582 respectively, and investigates the reasons why the editor decided to republish immediately Boccaccio's masterpiece. Therefore, the authors discuss a Vatican copy of a previous edition of the Decameron, rich in manuscript notes, largely coinciding with the innovations of Salviati's text.
Il saggio dà conto del ritrovamento della copia delle "Prose della Volgar lingua" di Pietro Bembo... more Il saggio dà conto del ritrovamento della copia delle "Prose della Volgar lingua" di Pietro Bembo (Venezia, Tacuino, 1525), appartenuta ad Angelo Colocci (lo stampato Ambr. S.R. 226: P), che ne ha ampiamente postillato le pagine. Tali annotazioni riguardano gli studi linguistici del Colocci, che, tra i primi, si interessò ai rapporti tra i vari volgari romanzi ed ebbe un ruolo non secondario nelle discussioni intorno alla "Questione della lingua". L'autore rintraccia molti paralleli tra le postille di P e le riflessioni presenti in numerosi zibaldoni autografi di Colocci (Vatt. latt. 4817, 3217, 3903) e canzonieri romanzi a lui appartenuti (Vat. lat. 4823, Canzoniere Colocci-Brancuti di Lisbona). In particolare, dalle note di P emerge che Colocci concordava con la teoria pseudo-bruniana secondo cui la lingua volgare sarebbe già esistita ai tempi di Roma antica, come lingua parallela al latino classico il quale, con la sua eccellenza, l'avrebbe poi messa in ombra.
The French "Livre du gentil chevalier Philippe de Madien" was written by the chronicler Perinet d... more The French "Livre du gentil chevalier Philippe de Madien" was written by the chronicler Perinet du Pin, who worked at the Court of Savoy from 1477 to 1482: four manuscripts and two printed editions of it still remain. A translation in Tuscan ancient language by the Florentine tradesman Giovanni Cherichi (XVth cent.) is also preserved by the ms. Marc. It. Z. 48. The study of the relations between this ms. and the French texts still available reveals that Cherichi probably used, as a model-text, a more accurate French ms. than the ones known today. The watermarks of the Marc. It. Z. 48 and the ones of the ms. Ricc. 1390 (which contains another translation by Cherichi) allow us to suppose that the tradesman could have come into contact with Perinet's work in Genève, where he was charged with financial and administrative tasks and came in touch with the Bishop Jean-Louis of Savoy.
In this paper the author offers new data to better set the question whether the troubadours knew ... more In this paper the author offers new data to better set the question whether the troubadours knew Horatius Poems, coherently with his previous work published on this review. The author investigates some findings on the troubadours' training, on Horatius inclusion and function within the scholastic canons, and on monastic and episcopal centers that in the French "Midi" could have offered some kind of scholastic education between the X and the XIIth centuries. He finally offers new data in order to locate the Par. lat. 7979 horatian codex with old Provençal glosses and he makes new conjectures concerning the education of William IX, duke of Aquitaine.
This essay is a contribution to the study of the medieval "fortuna" enjoyed by Horace. Did the "t... more This essay is a contribution to the study of the medieval "fortuna" enjoyed by Horace. Did the "troubadours" known his poetry? The author studies the system of glosses and annotations of a French manuscript from the XI-XIIth cent. (Par. lat. 7979) which contains texts by Horace. The presence of 'aquitanian neumes' may indicate the presence of the manuscript in Provençal circles. The glosses contained in the ms. also reveal that it must have been used in a school context, probably by teachers engaged in the elementary instruction of Latin and singing. The presence in the text of Provençal glosses (probably from the Poitou and Limoges) would indicate a connection between school and court, making the manuscript a possible testimony of contacts between "troubadours" and Horace's poetry.
This article is dedicated to Giovanni Cherichi, a figure whose name appears in two manuscripts (M... more This article is dedicated to Giovanni Cherichi, a figure whose name appears in two manuscripts (Marc. 4806: M; Ricc. 1390: R; 15th c.) as the author of the translation from French into italian vernacular of Perinet Du Pin's Livre du gentil chevalier Philippe de Madien and of a hagiography akin to the Legenda Aurea. Although these translations claims to be the work of a Florentine vernacular writer from the second half of the 15th century, they nevertheless seem far from the cultural context of Florence at tat time. Moreover, judging from the watermarks in M and R, it would seem that Giovanni Cherichi was operating in Geneva or in the Savoy Region. It has been documented that Geneva was home to a "Natione fiorentina" which participated actively in the local economy and to which a Florentine "mercator" by the name of Jean Clerc or Johannes Clerici belonged. This article thus proposes a reconstruction of this figure's biography (based on archival sources), offering strong evidence to support the theory that Cherici and the mercator Jean Clerc were indeed one and the same person.
I rapporti tra la poesia trobadorica e quella d'età classica vantano un'antica tradizione di stud... more I rapporti tra la poesia trobadorica e quella d'età classica vantano un'antica tradizione di studi che riguardò in primo luogo Ovidio e Virgilio. Con questo volume si intendono porre le basi per un nuovo capitolo dedicato a Orazio. Della sua poesia viene studiata la circolazione in area francese attraverso l'esame diretto di un significativo campione di codici del X-XII secolo e in particolare di quelli d'area aquitana: tra questi spicca il Par. lat. 7979 con il suo ricco apparato di glosse gallo-romanze. L'indagine si sofferma poi sulla presenza dell'opera oraziana nei canoni scolastici coevi, sulle funzioni che le erano riconosciute, sui cambiamenti che riguardarono queste ultime, con un'attenzione particolare per la rete di centri che nel Midi avrebbero potuto offrire istruzione a futuri trovatori. Così si definiscono meglio certi connotati storico-culturali meno evidenti della fase finale di quell'aetas horatiana, che vide anche i primi passi della nascente letteratura in lingua d'oc.
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