Negli ultimi anni, diversi libri hanno riportato l'attenzione sugli aspetti legati alla gestione ... more Negli ultimi anni, diversi libri hanno riportato l'attenzione sugli aspetti legati alla gestione e all'uso pubblico del patrimonio archeologico. Quelli di Daniele Manacorda (L'Italia agli italiani. Istruzioni e ostruzioni per il patrimonio Culturale, 2014) e di Giuliano Volpe (Patrimonio al futuro. Un manifesto per i beni culturali e il paesaggio, 2015) ne hanno analizzato criticità, evidenziato carenze e prospettato correttivi. Daniele Manacorda (Università degli Studi di Roma Tre) e Giuliano Volpe (Università di Foggia e Presidente del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni Culturali) ne discutono con Gian Pietro Brogiolo (Università di Padova) e Sauro Gelichi (Università Ca' Foscari Venezia).
ABSTRACT Fortunate Islands? The History of the northern Venetian Lagoon on the basis of the excav... more ABSTRACT Fortunate Islands? The History of the northern Venetian Lagoon on the basis of the excavation of San Lorenzo Ammiana. The main purpose of the research project at San Lorenzo di Ammiana, a small island located in the northern part of the Venetian Lagoon north of Torcello and west of the Canal of San Felice, was to re-examine, from a new perspective and with new instruments, one of the most famous archaeological sequences from the beginning of the Early Middle Ages in the Lagoon. The information that we have from written sources can be divided into two types: archival documents and chronicles (paragraphs 3 e 4); these latter are often filled with legendary elements and, in any case, always written many years after the events that they describe. These sources inform us that in the Late Middle Ages San Lorenzo di Ammiana was at the center of a territorial district, that is, an archipelago that included the present day islands of Santa Cristina, La Salina and Motta dei Cunicci. Archival documents mention the island for the first time only in the 11th century when they refer to a Church named for San Lorenzo, which was under the jurisdiction of the bishopric of Torcello, and they give a description of an area of the lagoon that was distinctly rural. In 1185 the bishop of Torcello conferred the church and all its appurtenances to two pious women so that they could found a cenobitic Benedictine community there. From that time on the fate of the island was inextricably bound to that of the monastery. In fact, when the monastic community finally came to an end with the definitive abandonment of the convent in 1438, the stable occupancy of San Lorenzo was also concluded.
The objective of this study is to deal with the long-term characters and consumption patterns in ... more The objective of this study is to deal with the long-term characters and consumption patterns in the Venetian lagoon in the period ranging from Late Antiquity to the Middle Ages on the basis of existing archaeological documentation. The most archaeologically visible materials and, namely, pottery, amphorae and glass were materials taken into consideration. As a consequence of this analysis, three principal periods have been identified. A first phase, in Late Antiquity, documents a reasonably widespread circulation of imported Mediterranean ceramics (African and Eastern) and amphorae originating from the same areas. Along with a significant number of imports from distant places, this period also saw imports such as coarse pottery, single-fired glazed pottery and glass from neighbouring areas. This data seems to indicate a certain vitality in the lagoon in this period, which could be related to it being central to the traffic of the new political orders in the North Adriatic. Moreover, the following period, from the 8th to the 10th Century, coincided with a period of the stabilization and of institutional consolidation of a number of lagoon settlements as in Torcello and the same Olivolo/Rialto. It also marked a total decline in imports of both wide and medium range along with a significant reduction in the use of coarse cooking pottery and glass kitchenware. The sole exception is represented by single-fired glazed pottery produced in the North Adriatic which during the 9th and 11th Centuries was widespread in the lagoon. It is probable that this situation is a snapshot of a change that occurred in the behaviour of the lagoon communities and underscores close links to the Po valley and continental worlds rather than a loosening of economic and commercial ties, indirectly confirmed by written sources and by findings of moneys and amphorae. Therefore, it could also have been a symptom of cultural distance with reference models of the Byzantine area. At the same time, it was in this period that the production of glass was consolidated as represented by the Torcello context, if this can be dated from the 9th Century and not from the 7th as originally proposed. A change in this field was only registered after the year 1000 A.D. even if there were only few Mediter-ranean imports during the 11th Century consisting, currently, in a Constantinople 'Glazed White Ware' from the Monastery of Saints Hillary and Benedict in Gambarare (Mira) and a few fragments of Egyptian 'Fayyumi Ware' from Jesolo. Despite long commercial relations between Venice and Byzantium, on the one hand, and Islam (in particular Egypt) on the other, no changes in the lagoon elite, especially with reference to ceramics and as seen from the materials, occurred until well into the 12th Century. Rather than marking the existence or consolidation of these ties in this period, Byzantine sgraffito and Islamic
… Sâo ilhas afortunadas, Sâo terras sem ter lugar, Onde o rei mora esperando. Mas, se vamos despe... more … Sâo ilhas afortunadas, Sâo terras sem ter lugar, Onde o rei mora esperando. Mas, se vamos despertando Cala a voz, e há só o mar. Fernando Pessoa, Mensagem trice, direi, ad una colpevole disattenzione delle Istituzioni 4 , che i risultati delle ricerche di Canal sono stati accettati dalla comunità scientifica quasi senza alcuna verifica critica.
Il volume correda un breve percorso espositivo a pannelli (testi e immagini) per presentare i ris... more Il volume correda un breve percorso espositivo a pannelli (testi e immagini) per presentare i risultati delle ricerche e degli scavi svolti dal 2011 ad oggi nel sito archeologico ‘Antiche Mura’ di Jesolo. ‘In limine’ è una poesia di Eugenio Montale (introduce la raccolta “Ossi di Seppia”). Il titolo, e la poesia stessa, sono sembrati pertinenti a sintetizzare il senso del progetto archeologico sull’antica Equilo, di cui si pubblicano in questo volume i primi risultati. ‘In limine’ significa ‘sulla soglia’: indica cioè un punto di passaggio, un confine; e, nel nostro caso, metaforicamente rimarca il discrimine tra passato e presente, il luogo archeologico dove la materia inerte diviene narrazione. Qui, in limine, è anche uno spazio fisico preciso, quello dell’area delle ‘Antiche Mura’, luogo anche tangibile della memoria collettiva. Un luogo, ieri come oggi, ai margini. Se l’antica Equilo era stato un insediamento sul confine instabile tra mare e laguna, la moderna Jesolo, che ne ha ereditato il nome, ha lasciato che i ruderi della sua memoria restassero al di fuori del centro abitato: nel punto dove la città diventa campagna, lì sorgono le rovine dell’antica cattedrale, lì rimane il reliquiario della comunità, come una sorta di giardino ‘dove affonda un morto viluppo di memorie’ (di nuovo Montale). Gli archeologi hanno cercato nel tempo di recuperare quelle memorie e quel passato, con pazienza e fatica. Così, il progetto nato qualche anno fa per iniziativa del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, non costituisce che l’ultimo atto di un percorso che ha inizio dalla metà del secolo scorso, con gli scavi nell’area della cattedrale e nel vicino sito della chiesa di San Mauro. I contributi che si pubblicano in questa circostanza raccontano e sintetizzano i risultati degli ultimi anni di scavi. L’interconnessione tra le varie strategie di indagine ci ha consentito di proporre una ricostruzione storico-insediativa del sito del tutto inedita e sorprendente.
Il sesto volume delle ricerche condotte dall’Università di Venezia a Nonantola in questi anni è d... more Il sesto volume delle ricerche condotte dall’Università di Venezia a Nonantola in questi anni è dedicato al monumento forse più importante della provincia di Modena per il periodo medievale e per la storia non solo architettonica, ma politica, religiosa e civile dell’intera regione: l’abbazia di S. Silvestro, la cui fondazione nel 752, ad opera di Anselmo, cognato del re longobardo Astolfo, segna anche una svolta culturale, con l’indebolimento di ogni influenza bizantina, ormai delegata al ruolo di Venezia, e l’inclusione dell’Italia settentrionale nell’ambito degli imperi centro europei, prima sotto i Franchi, poi sotto i Germani. La ricerca archeologica viene declinata sotto tutti i tuoi aspetti e rappresenta bene il contributo che questo tipo di ricerche può dare alla ricostruzione storica, non solo recuperando e acquisendo elementi importanti per la storia stessa dell’abbazia dal punto di vista strutturale ed architettonico, ma recuperando tutti gli aspetti della vita sociale, delle condizioni economiche, degli aspetti culturali in senso lato della comunità dei monaci per secoli, dall’VIII al XII, ma il quadro si estende in realtà al territorio e ha una valenza di carattere più ampio, se integrata con pubblicazioni analoghe, che purtroppo sono assai rare. Devo sottolineare un altro aspetto assai importante; l’attività dell’Università di Venezia in accordo con il comune di Nonantola si è svolto in un quadro di perfetto rispetto dei ruoli tra comune, Diocesi di Modena-Nonantola e Soprintendenza (prima archeologica poi archeologia, belle arti, paesaggio); l’Università ha seguito un programma scientifico che si è integrato opportunamente con l’attività di tutela condotta dalla Soprintendenza su tutto il territorio del comune. Il risultato, che ha trovato concordi e attivi sia il comune di Nonantola che la Diocesi è visibile sia nelle pubblicazioni dei risultati degli scavi di ricerca sia nei lavori condotti nell’ambito dell’archeologia preventiva e di emergenza, ma anche nella realizzazione a suo tempo del locale Museo Civico. (Luigi Malnati).
Negli ultimi anni, diversi libri hanno riportato l'attenzione sugli aspetti legati alla gestione ... more Negli ultimi anni, diversi libri hanno riportato l'attenzione sugli aspetti legati alla gestione e all'uso pubblico del patrimonio archeologico. Quelli di Daniele Manacorda (L'Italia agli italiani. Istruzioni e ostruzioni per il patrimonio Culturale, 2014) e di Giuliano Volpe (Patrimonio al futuro. Un manifesto per i beni culturali e il paesaggio, 2015) ne hanno analizzato criticità, evidenziato carenze e prospettato correttivi. Daniele Manacorda (Università degli Studi di Roma Tre) e Giuliano Volpe (Università di Foggia e Presidente del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni Culturali) ne discutono con Gian Pietro Brogiolo (Università di Padova) e Sauro Gelichi (Università Ca' Foscari Venezia).
ABSTRACT Fortunate Islands? The History of the northern Venetian Lagoon on the basis of the excav... more ABSTRACT Fortunate Islands? The History of the northern Venetian Lagoon on the basis of the excavation of San Lorenzo Ammiana. The main purpose of the research project at San Lorenzo di Ammiana, a small island located in the northern part of the Venetian Lagoon north of Torcello and west of the Canal of San Felice, was to re-examine, from a new perspective and with new instruments, one of the most famous archaeological sequences from the beginning of the Early Middle Ages in the Lagoon. The information that we have from written sources can be divided into two types: archival documents and chronicles (paragraphs 3 e 4); these latter are often filled with legendary elements and, in any case, always written many years after the events that they describe. These sources inform us that in the Late Middle Ages San Lorenzo di Ammiana was at the center of a territorial district, that is, an archipelago that included the present day islands of Santa Cristina, La Salina and Motta dei Cunicci. Archival documents mention the island for the first time only in the 11th century when they refer to a Church named for San Lorenzo, which was under the jurisdiction of the bishopric of Torcello, and they give a description of an area of the lagoon that was distinctly rural. In 1185 the bishop of Torcello conferred the church and all its appurtenances to two pious women so that they could found a cenobitic Benedictine community there. From that time on the fate of the island was inextricably bound to that of the monastery. In fact, when the monastic community finally came to an end with the definitive abandonment of the convent in 1438, the stable occupancy of San Lorenzo was also concluded.
The objective of this study is to deal with the long-term characters and consumption patterns in ... more The objective of this study is to deal with the long-term characters and consumption patterns in the Venetian lagoon in the period ranging from Late Antiquity to the Middle Ages on the basis of existing archaeological documentation. The most archaeologically visible materials and, namely, pottery, amphorae and glass were materials taken into consideration. As a consequence of this analysis, three principal periods have been identified. A first phase, in Late Antiquity, documents a reasonably widespread circulation of imported Mediterranean ceramics (African and Eastern) and amphorae originating from the same areas. Along with a significant number of imports from distant places, this period also saw imports such as coarse pottery, single-fired glazed pottery and glass from neighbouring areas. This data seems to indicate a certain vitality in the lagoon in this period, which could be related to it being central to the traffic of the new political orders in the North Adriatic. Moreover, the following period, from the 8th to the 10th Century, coincided with a period of the stabilization and of institutional consolidation of a number of lagoon settlements as in Torcello and the same Olivolo/Rialto. It also marked a total decline in imports of both wide and medium range along with a significant reduction in the use of coarse cooking pottery and glass kitchenware. The sole exception is represented by single-fired glazed pottery produced in the North Adriatic which during the 9th and 11th Centuries was widespread in the lagoon. It is probable that this situation is a snapshot of a change that occurred in the behaviour of the lagoon communities and underscores close links to the Po valley and continental worlds rather than a loosening of economic and commercial ties, indirectly confirmed by written sources and by findings of moneys and amphorae. Therefore, it could also have been a symptom of cultural distance with reference models of the Byzantine area. At the same time, it was in this period that the production of glass was consolidated as represented by the Torcello context, if this can be dated from the 9th Century and not from the 7th as originally proposed. A change in this field was only registered after the year 1000 A.D. even if there were only few Mediter-ranean imports during the 11th Century consisting, currently, in a Constantinople 'Glazed White Ware' from the Monastery of Saints Hillary and Benedict in Gambarare (Mira) and a few fragments of Egyptian 'Fayyumi Ware' from Jesolo. Despite long commercial relations between Venice and Byzantium, on the one hand, and Islam (in particular Egypt) on the other, no changes in the lagoon elite, especially with reference to ceramics and as seen from the materials, occurred until well into the 12th Century. Rather than marking the existence or consolidation of these ties in this period, Byzantine sgraffito and Islamic
… Sâo ilhas afortunadas, Sâo terras sem ter lugar, Onde o rei mora esperando. Mas, se vamos despe... more … Sâo ilhas afortunadas, Sâo terras sem ter lugar, Onde o rei mora esperando. Mas, se vamos despertando Cala a voz, e há só o mar. Fernando Pessoa, Mensagem trice, direi, ad una colpevole disattenzione delle Istituzioni 4 , che i risultati delle ricerche di Canal sono stati accettati dalla comunità scientifica quasi senza alcuna verifica critica.
Il volume correda un breve percorso espositivo a pannelli (testi e immagini) per presentare i ris... more Il volume correda un breve percorso espositivo a pannelli (testi e immagini) per presentare i risultati delle ricerche e degli scavi svolti dal 2011 ad oggi nel sito archeologico ‘Antiche Mura’ di Jesolo. ‘In limine’ è una poesia di Eugenio Montale (introduce la raccolta “Ossi di Seppia”). Il titolo, e la poesia stessa, sono sembrati pertinenti a sintetizzare il senso del progetto archeologico sull’antica Equilo, di cui si pubblicano in questo volume i primi risultati. ‘In limine’ significa ‘sulla soglia’: indica cioè un punto di passaggio, un confine; e, nel nostro caso, metaforicamente rimarca il discrimine tra passato e presente, il luogo archeologico dove la materia inerte diviene narrazione. Qui, in limine, è anche uno spazio fisico preciso, quello dell’area delle ‘Antiche Mura’, luogo anche tangibile della memoria collettiva. Un luogo, ieri come oggi, ai margini. Se l’antica Equilo era stato un insediamento sul confine instabile tra mare e laguna, la moderna Jesolo, che ne ha ereditato il nome, ha lasciato che i ruderi della sua memoria restassero al di fuori del centro abitato: nel punto dove la città diventa campagna, lì sorgono le rovine dell’antica cattedrale, lì rimane il reliquiario della comunità, come una sorta di giardino ‘dove affonda un morto viluppo di memorie’ (di nuovo Montale). Gli archeologi hanno cercato nel tempo di recuperare quelle memorie e quel passato, con pazienza e fatica. Così, il progetto nato qualche anno fa per iniziativa del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, non costituisce che l’ultimo atto di un percorso che ha inizio dalla metà del secolo scorso, con gli scavi nell’area della cattedrale e nel vicino sito della chiesa di San Mauro. I contributi che si pubblicano in questa circostanza raccontano e sintetizzano i risultati degli ultimi anni di scavi. L’interconnessione tra le varie strategie di indagine ci ha consentito di proporre una ricostruzione storico-insediativa del sito del tutto inedita e sorprendente.
Il sesto volume delle ricerche condotte dall’Università di Venezia a Nonantola in questi anni è d... more Il sesto volume delle ricerche condotte dall’Università di Venezia a Nonantola in questi anni è dedicato al monumento forse più importante della provincia di Modena per il periodo medievale e per la storia non solo architettonica, ma politica, religiosa e civile dell’intera regione: l’abbazia di S. Silvestro, la cui fondazione nel 752, ad opera di Anselmo, cognato del re longobardo Astolfo, segna anche una svolta culturale, con l’indebolimento di ogni influenza bizantina, ormai delegata al ruolo di Venezia, e l’inclusione dell’Italia settentrionale nell’ambito degli imperi centro europei, prima sotto i Franchi, poi sotto i Germani. La ricerca archeologica viene declinata sotto tutti i tuoi aspetti e rappresenta bene il contributo che questo tipo di ricerche può dare alla ricostruzione storica, non solo recuperando e acquisendo elementi importanti per la storia stessa dell’abbazia dal punto di vista strutturale ed architettonico, ma recuperando tutti gli aspetti della vita sociale, delle condizioni economiche, degli aspetti culturali in senso lato della comunità dei monaci per secoli, dall’VIII al XII, ma il quadro si estende in realtà al territorio e ha una valenza di carattere più ampio, se integrata con pubblicazioni analoghe, che purtroppo sono assai rare. Devo sottolineare un altro aspetto assai importante; l’attività dell’Università di Venezia in accordo con il comune di Nonantola si è svolto in un quadro di perfetto rispetto dei ruoli tra comune, Diocesi di Modena-Nonantola e Soprintendenza (prima archeologica poi archeologia, belle arti, paesaggio); l’Università ha seguito un programma scientifico che si è integrato opportunamente con l’attività di tutela condotta dalla Soprintendenza su tutto il territorio del comune. Il risultato, che ha trovato concordi e attivi sia il comune di Nonantola che la Diocesi è visibile sia nelle pubblicazioni dei risultati degli scavi di ricerca sia nei lavori condotti nell’ambito dell’archeologia preventiva e di emergenza, ma anche nella realizzazione a suo tempo del locale Museo Civico. (Luigi Malnati).
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Daniele Manacorda (Università degli Studi di Roma Tre) e Giuliano Volpe (Università di Foggia e Presidente del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni Culturali) ne discutono con Gian Pietro Brogiolo (Università di Padova) e Sauro Gelichi (Università Ca' Foscari Venezia).
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Devo sottolineare un altro aspetto assai importante; l’attività dell’Università di Venezia in accordo con il comune di Nonantola si è svolto in un quadro di perfetto rispetto dei ruoli tra comune, Diocesi di Modena-Nonantola e Soprintendenza (prima archeologica poi archeologia, belle arti, paesaggio); l’Università ha seguito un programma scientifico che si è integrato opportunamente con l’attività di tutela condotta dalla Soprintendenza su tutto il territorio del comune. Il risultato, che ha trovato concordi e attivi sia il comune di Nonantola che la Diocesi è visibile sia nelle pubblicazioni dei risultati degli scavi di ricerca sia nei lavori condotti nell’ambito dell’archeologia preventiva e di emergenza, ma anche nella realizzazione a suo tempo del locale Museo Civico. (Luigi Malnati).
Daniele Manacorda (Università degli Studi di Roma Tre) e Giuliano Volpe (Università di Foggia e Presidente del Consiglio Superiore del Ministero per i Beni Culturali) ne discutono con Gian Pietro Brogiolo (Università di Padova) e Sauro Gelichi (Università Ca' Foscari Venezia).
Devo sottolineare un altro aspetto assai importante; l’attività dell’Università di Venezia in accordo con il comune di Nonantola si è svolto in un quadro di perfetto rispetto dei ruoli tra comune, Diocesi di Modena-Nonantola e Soprintendenza (prima archeologica poi archeologia, belle arti, paesaggio); l’Università ha seguito un programma scientifico che si è integrato opportunamente con l’attività di tutela condotta dalla Soprintendenza su tutto il territorio del comune. Il risultato, che ha trovato concordi e attivi sia il comune di Nonantola che la Diocesi è visibile sia nelle pubblicazioni dei risultati degli scavi di ricerca sia nei lavori condotti nell’ambito dell’archeologia preventiva e di emergenza, ma anche nella realizzazione a suo tempo del locale Museo Civico. (Luigi Malnati).