Hemingway nel Cilento Un capitolo di storia ancora da scrivere Quando ero ragazzo, avevo due pass... more Hemingway nel Cilento Un capitolo di storia ancora da scrivere Quando ero ragazzo, avevo due passioni : il mare ed Hemingway. Così appena ebbi l'opportunità e la possibilità,in giovanissima età,decisi che sarei andato a Biarriz ,sull'Atlantico franco-spagnolo alla ricerca e alla scoperta dei luoghi descritti da Hemingway in romanzi come "Fiesta" e "Fiesta mobile". Rimasi stupito e attonito,quando scoprii le immensità e le profondità,le cupezze e le orride volubilità delle spiagge,dei cieli e dei mari oceanici,così diversi dal mio Mediterraneo. A distanza di qualche anno,con l'ampliamento dell'asse viario che attraversa il Cilento,per me ragazzo e non solo per me,ma per tante generazioni di italiani luogo mitologico ignoto e misterioso,ogni tanto squarciato e illuminato da qualche racconto paterno che ne magnificava la superlativa,indicibile e impenetrabile bellezza associata ad una esotica lontananza e ad una indefinibile e oscura diversità,superai lo storico confine del Sele e dell'Alento per la prima volta nella mia vita e mi ritrovai tra le coste e le spiagge sabbiose tra Palinuro e Camerota.Fui fulminato sulla via di Damasco:il panorama che avevo davanti ai miei occhi era identico a quello di Biarriz descritto da Hemingway nei suoi romanzi con la differenza del sole africano.Leggendo alcune biografie su Hemingway,venni a spere che il grande scrittore americano andava in vacanza negli anni cinquanta anche ad Acciaroli,borgo cilentano di pescatori,una lingua di terra bianca che perforava e perfora l'infinito e azzurro Tirreno meridionale,sovrastato da montagne brulle e incassate che lo circondano e lo rendono un pezzo di Messico o di Cuba nel Mediterraneo. Alcuni abitanti del luogo mi riferirono che ancora tra di loro quel tratto di mare adiacente Acciaroli era chiamato "mare di Hemingway".E anch'io,come gli Acciarolesi,credo che il capolavoro del giornalista americano,"Il vecchio e il mare" non sia stato scritto,pensando a Cuba,dove pure sono stato,ma pensando al mare e alle coste del Cilento. Qualche anno dopo sulle coste cilentane credo di essermi imbattuto,non a caso,in un altro spirito hemingwayano,il grande Huston,cineasta di gran classe del "Tesoro della Sierra Madre",sbarcato dalla sua barca nel porto di Palinuro.Assomigliava sraordinariamente nel fisico,nel vestire e nell'incedere allo scrittore nord-americano.Qualche settimana dopo seppi dai giornali che era morto.
La realtà della Scuola Ho seguito e seguo su Repubblica e su altri quotidiani nazionali tutti i b... more La realtà della Scuola Ho seguito e seguo su Repubblica e su altri quotidiani nazionali tutti i brillanti e dotti interventi sulla nostra Scuola. Indubbiamente interessanti e lungimiranti , infarciti di buoni sentimenti e di splendidi propositi , denotano , però , un solo difetto : non fanno i conti con la realtà "prerivoluzionaria" della nostra Scuola. Qui non ho lo spazio e il tempo per descrivere nei dettagli la situazione non solo scolastica , ma anche universitaria del Bel Paese. Ma alcune brevissime analisi e considerazioni si possono e si debbono elaborare e proporre al pubblico dibattito senza ipocrisie di alcun genere. Innanzitutto quale educazione e istruzione si può immaginare , ipotizzare e praticare in una Scuola che non è l'Accademia del buon cuore , ma una concreta e palpitante esigenza istituzionale , totalmente immersa dentro una società italiana , mondiale e capitalistica in coma profondo ? Tutti i commentatori e non solo i commentatori vogliono e pretendono una Scuola migliore , predicando precetti e ricette quasi sempre miracolistiche. Ma nessuno di essi sembra partire dal dato di fatto di una società italiana sempre più povera , non solo , ovviamente , dal punto di vista culturale e educativo , ma anche e soprattutto dal punto di vista economico e politico. Non si riesce a comprendere perché adolescenti e giovani non solo italiani dovrebbero abbandonare la loro sistemica e sistematica distrazione e dimostrare più interesse e attenzione nei confronti delle buone maniere , dell'educazione e dell'istruzione , tra l'altro ancora in gran parte calata e imposta dall'alto senza processi interattivi e transazionali di alcun genere , quando le loro famiglie , i loro genitori e essi stessi sono trascinati e sconvolti da una crisi economica , sociale e culturale la cui devastazione interiore e esteriore sembra essere appena agli inizi. Ma di tutto ciò non si parla , ma soprattutto con tutto ciò non si fa i conti o , forse , peggio , non si vuol fare i conti o non si è capaci di fare i conti. Gli adolescenti e i nostri giovani avrebbero bisogno di una nuova educazione all'altezza dei tempi "rivoluzionari" che stanno e stiamo attraversando , un'educazione alla realtà brutale delle regole capitalistiche. Perché è ovvio e scontato che questo processo di impoverimento e di proletarzzazione polarizzante e crescente è un itinerario che porta e porterà a trasformazioni rapide e radicali del contesto sociale e non solo di quello. Purtroppo di buoni maestri pronti a indicare a giovani e adolescenti nuovi punti di vista esistenziali , educativi e a prefigurare alternative politiche , la nostra Scuola non ne ha , dilacerata e imbarbarita da decenni di riforme all'insegna dell'efficienza , dell'efficacia e del progresso tardocapitalistico e neoimperialistico e delle sue dottrine consumistiche e individualistiche. Dall'altra parte della barricata , dalla parte dei docenti , la crisi economica e sociale e le politiche recessive , sia dal punto di vista economico che sociale , culturale e educativo , dei nostri governi nazionali hanno provocato la quasi radicale e totale proletarizzazione di un ceto docente di cui tanti dei nostri brillanti commentatori non parlano nemmeno , forse perché non se ne sono nemmeno accorti. E quando di passaggio lo fanno , dimostrano di conoscere ben poco di tale insostenibile realtà .
Scuola e Società Oggi nella Scuola si tende a identificare le ideologie educative con l'Educazion... more Scuola e Società Oggi nella Scuola si tende a identificare le ideologie educative con l'Educazione. Ma è proprio l'Educazione che nelle Scuole non esiste e tanto meno viene praticata. Al suo posto , appunto , ci sono sostituti ambigui , demagogici e pericolosi che si travestono e si spacciano per Educazione. Uno per tutti , per la sua forza devastante e dirompente , è il costruttivismo. Anche quando non conosciuto e neanche praticato consapevolmente nelle aule , anzi più precisamente , nei laboratori d'apprendimento delle nostre Scuole , esso si riconosce per il suo presenzialismo tecnologico e per la sua retorica tecnologistica. Tale presenzialismo e tale retorica sono innanzitutto rielaborate , trasmesse e imposte dalla nave ammiraglia ministeriale che cannoneggia tutti quei "residuali" docenti che non si vogliono riqualificare e riconvertire al Verbo trinitario e sacramentale della così detta Rivoluzione informatica e elettronica. Il segnale lanciato e rilanciato è : o tecnologia e costruttivismo o morte. Il costruttivismo non è solo una metodologia didattica che privilegia le tecnologie informatiche e i suoi corollari soggettivistici ammantati di cooperativismo e di "collaborazionismo" tecnologistico , ma è anche e soprattutto una modalità di fruizione e di sviluppo di logiche e strumenti tecnologici che mirano a "disciplinare" i rapporti dell'allievo con la macchina tecnologica sia in senso concreto che in senso astratto. L'esaltazione delle conseguenze disciplinatrici della logica cibernetica e delle sue applicazioni infotecnologiche e costruttivistiche diviene il Vangelo e il Cavallo di Troia che consente a tappe forzate e a dosi massicce la reintroduzione di ideologie educative fondamentalmente circolari e assolutamente acritiche. All'allievo si fa credere di essere il protagonista di un apprendimento che , invece , rimane , circolare , soggettivistico e tutto concluso e recluso dentro uno pseudo laboratorio completamente avulso dall'incontro e dallo scontro con quella che una volta tanti filosofi , pedagogisti e educatori osavano ancora definire realtà oggettiva. Ora il titanismo e il Superindividualismo cooperativo e collaborativo promette e inculca in primo luogo agli allievi , ma anche ai docenti , la "costruzione" o "cocostruzione" di una "realtà" soggettiva e artificiale i cui "costruttori" sono appunto gli allievi. Il superomismo costruttivistico di allievi e docenti crea mondi razionali e artificiali che non si incontrano e non si scontrano mai con la dura e spigolosa realtà esterna al loro "reale" o presunto circolo ermeneutico. Lo scambio transazionale con la realtà oggettiva che pure continua a esistere da qualche parte nel mondo , ma soprattutto la dialettica contraddittoria del mondo reale e la sua naturale e umana imprevedibilità , caotica o meno che sia , sono cancellati dalla "perfetta" razionalità di un pensiero soggettivistico assolutamente circolare , autoreferenziale , autoriflessivo , chiuso e conchiuso in se stesso , artificiale , convinto della propria infallibilità e per ciò stesso autistico , incapace di aprire gli occhi sulla realtà e , soprattutto , riconoscerla e fare i conti con essa. Non a caso questa logica della clausura epistemologica e della cecità oggettuale ben si conforma alla logica matematizzante e probabilistica di una informatica che immagina i dati limitati di presunta realtà immagazzinati dentro le proprie macchine come i dati dell'unica realtà totale né contraddittoria né dialettica. Se a questa ideologia educativa del "realismo" pacificato , anestetizzato e sterilizzato attraverso le tecnologie e le ideologie paninformatiche , aggiungiamo l'idealismo individualistico del soggettivismo protagonistico e superomistico
Ci pare interessante e rilevante quanto, in un denso e breve brano, afferma Novalis su lingua, ma... more Ci pare interessante e rilevante quanto, in un denso e breve brano, afferma Novalis su lingua, matematica e gioco. Monologo (1) "Parlare e scrivere sono davvero una cosa da impazzire. Il vero conversare è un puro giocare di parola. Non è che da ammirare il risibile errore della gente che ritiene di parlare per amore delle cose. Il carattere proprio della lingua, che è di occuparsi unicamente di se stessa, invece nessuno lo conosce. Un mistero così mirabile e fecondo essa è perché, quando uno parla soltanto per parlare, allora egli enuncia le verità più magnifiche, le più originali. Mentre quando vuol parlare di qualcosa di determinato, la lingua capricciosa gli fa tirare fuori le banalità più ridicole e più assurde. Di qui deriva anche l'odio che parecchia gente seria nutre per la lingua. Essa recepisce la sua capricciosità, ma non si avvede che il detestato chiacchierare è il lato infinitamente serio della lingua. Se solo si potesse far capire alla gente che la lingua è come le formule matematiche : queste costituiscono un mondo per se stessegiocano soltanto con se stesse, non esprimono null'altro che la loro meravigliosa natura e proprio per questo sono così espressive, appunto per questo si rispecchia in loro lo strano gioco di relazioni delle cose. Solo per la loro libertà esse sono membra della natura e solo nei loro liberi movimenti si esterna l'anima del mondo rendendole un tenero metro e tracciato delle cose. Così è anche per la lingua : chi ha un senso fine della sua diteggiatura, della sua cadenza, del suo spirito musicale, chi percepisce in se' il tenero agire della sua intima natura, e muove in armonia la propria lingua o mano, questi sarà burlato dalla lingua stessa e deriso dagli uomini come Cassandra dai Troiani. Se io dunque credo di avere nel più chiaro dei modi indicato essenza e funzione della poesia, so tuttavia che nessun uomo può concepirle e che io ho detto qualcosa di interamente insulso perché ho voluto dirlo, e che in questo modo non nasce alcuna poesia. Che sarebbe, però, se io fossi costretto al dire e se un tale impulso linguistico al parlare fosse il segno dell'ispirazione della lingua , dell'efficacia della lingua in me ? Quand'anche la mia volontà volesse tutto ciò soltanto cui fossi costretto, potrebbe questo pur senza mia coscienza e credenza infine esser poesia e rendere manifesto un mistero della lingua ? e sarei io così uno scrittore di vocazione, dal momento che uno scrittore è solo un posseduto dalla lingua ?" Novalis (1) Novalis , poeta tedesco , pseudonimo di Friedrich von Hardenberg , nobile protestante, Oberwiederstedt , Mansfeld , 1772-Weissenfels , 1801. Amore , morte e misticismo alla radice degli "Inni alla notte" , contrassegnati dall'esaltazione della magica unità tra mondo naturale e mondo soprannaturale. Altre opere : "I discepoli di Sais" incompiuto, "Polline" , "Canti spirituali" , " La Cristianità ossia l'Europa" , "Enrico di Ofterdingen" incompiuto. L'opera letteraria di Novalis influenzò tutto il primo romanticismo tedesco .
Pare che il nostro Paese possegga uno dei meno invidiabili primati: quello della quasi infinita p... more Pare che il nostro Paese possegga uno dei meno invidiabili primati: quello della quasi infinita permanenza e stagnazione tra le mura domestiche o, con più chiara espressione e definizione, il maggiore, più lungo e stabile insediamento familiare di adolescenti e giovani. La più recente sociologia, alleata ad un'altrettanto superficiale psicologia, si è immediatamente impadronita di un così fertile campo d'indagine e si è sbizzarrita nel tentativo di ridefinire e descrivere questi nuovi territori del sociale e dell'immaginario, addirittura riproponendo tale nuova e complessa situazione giovanile come sintomo di più avanzate frontiere nei rapporti interpersonali e intergenerazionali. Gli adolescenti, ma soprattutto i giovani e in particolare quelli italiani, secondo questa prospettiva, starebbero sperimentando avanguardistiche esperienze esistenziali e costruendo ardite e possenti architetture sociali. Malgrado le propagandistiche e retoriche affermazioni dei media nostrani sulla raggiunta e piena libertà dei nostri giovani all'interno di una moderna, dinamica e brillante famiglia italiana, che consentirebbe alla nostra dorata e privilegiata gioventù, unica al mondo, insieme agli adolescenti, di godersi una paradisiaca e felliniana dolce vita, tale condizione, al contrario, ci sembra fortemente edulcorata e corrosa da una narcotizzante e paralizzante gabbia familiare e domestica, che costituisce una specie di non dichiarato ammortizzatore sociale che stordisce, indebolisce e mortifica le latenti e vitali energie adolescenziali e giovanili. Ma, prima di procedere nel nostro percorso esplorativo e sperimentale, è necessario porsi una domanda preliminare: in quale società questi adolescenti e questi giovani vivono, convivono e interagiscono? Domanda non necessariamente oziosa e tanto meno esclusivamente, freddamente e asetticamente sociologica perché chi scrive si sente pienamente e totalmente coinvolto in tale micro-indagine che implicitamente, tra l'altro, assume anche una dimensione storica non sempre chiaramente e facilmente percepibile e percepita. La società attuale non è più la società solida e compatta con chiari e distinti e duraturi ruoli sociali e produttivi che, dopo la grande depressione del '29, si era ridefinita, ricostituita e riorganizzata su salde basi dirigistiche, statalcapitalistiche e protezionistiche. All'interno di tale contesto, non ancora globalizzato o scarsamente globalizzato, tutti i soggetti sociali ed economici e finanziari, lavoratori, industriali e banchieri agivano nella certezza del loro presente e del loro avvenire: il capitalismo di stato, il dirigismo e un notevole livello di protezionismo economico e sociale garantivano a tutti o quasi tutti o sembravano garantirla una condizione di relativa stabilità e tranquillità. Negli ultimi due decenni a cavallo del Terzo Millennio tutto ciò, soprattutto in Italia, sì è lentamente prima, rapidamente e brutalmente poi, dissolto quasi come neve al sole: una epocale catastrofe sociale e non solo sociale di cui solo negli ultimi anni riusciamo a comprenderne la portata e soprattutto l'impatto traumatizzante. La società italiana non offre più certezze. Giovani, meno giovani ed adolescenti, quando sono fortunati, trovano un lavoro precario e mal retribuito, privo di qualsiasi stabilità e certezza. Il sistema non offre più sbocchi occupazionali, ma soprattutto non fornisce prospettive e speranze. Anche i giovani italiani sono finalmente entrati a pieno regime nella società globale dell'incertezza e del rischio. Una novità assoluta soprattutto per le nostrane nuove generazioni represse, pronte ad esplodere alla prima occasione anche se un sapiente, sofisticato ed efficiente apparato massmediologico, propagandistico, pubblicitario, educativo, politico e sociale consente di monitorare, sorvegliare e sviare eventuali ribellioni di massa giovanili ed adolescenziali. La strumentazione ideologica del potere dominante ingenera, costruisce e inculca modelli individualistici che mitizzano e ritualizzano, enfatizzandolo fino al delirio, l'accesso paradisiaco alla proprietà, al mutuo, al perbenismo e al necessario e facile divertimento a portata di mano: uno stordimento e un assopimento aggravato e continuato senza precedenti. In ogni caso, ammesso pure che qualche movimento politico giovanile prendesse coscienza collettiva e sociale di tale insostenibile situazione organizzandosi in movimento di contestazione di massa, esso avrebbe vita breve, per non dire brevissima (recenti avvenimenti sembrano smentire tale ipotesi, speriamo!), perché le forze di controllo e di repressione dello Stato da qualche anno sono sempre più pervasive, invasive e reattive. La società italiana in cui i nostri giovani ed adolescenti vivono è cambiata profondamente. Essa non dispone più di centri di gravità permanente, né di solidi punti di riferimento e le sue strutture portanti sembrano irrimediabilmente compromesse. Naturalmente tutte queste trasformazioni vanno inserite e considerate nel quadro più generale del processo di globalizzazione in corso. Molti nel Bel Paese ne colgono solo i limiti e le distorsioni, limiti e distorsioni che si riflettono soprattutto sugli assetti sociali ed educativi. In modo particolare le prime vittime di tale rapida e virulenta trasformazione non solo italiana, anche se il nostro Paese si è inserito in tale processo in ritardo e quindi è costretto a subire più dirompenti disarticolazioni, ma mondiale, sono i gruppi familiari nei quali ritroviamo insieme adolescenti, giovani e genitori. Essi sono schiacciati e tramortiti da tali devastanti logiche globalizzatrici. Antichi, rassicuranti e consolidati modelli di riferimento e di comportamento familiare sembrano crollare sotto i terribili colpi del maglio globalizzatore mentre all'orizzonte non sembrano profilarsi chiari, alternativi e validi modelli sostitutivi. E ovviamente, oltre agli adolescenti e ai giovani, i primi destinatari di tali complesse e disgreganti trasformazioni sono proprio i genitori che non riescono più a gestire il loro ruolo sociale ed educativo, messo in crisi anche da una spietata e travolgente crisi economica che mina le basi dello stesso vincolo coniugale. A loro volta gli adolescenti e i
Notes on Illuminism and Philosophy Language , Some Nots on Crocian Aestheticss, 2014
Un Micropercorso dall'Illuminismo e dal Romanticismo , attraverso la filosofia del linguaggio , a... more Un Micropercorso dall'Illuminismo e dal Romanticismo , attraverso la filosofia del linguaggio , a Manzoni e soprattutto a un Croce ritrovato e rivisitato in una prospettiva inedita. Sulla scia dell'Illuminismo e del Romanticismo europeo e italiano e sulla scia delle innovazioni linguistiche contenute nei Promessi Sposi ci pare interessante e utile soffermarsi sulle conseguenze degli usi linguistici e sui "significati" sulla scorta di una prospettiva wittgensteiniana. From the Illuminism and from the Romanticism , by the philosophy of the language , To Manzoni , Croce and Wittgenstein .
Didactics , Biotechnologies and New Technologies
Sulle orme di Jurassic Park Il lavoro che qui s... more Didactics , Biotechnologies and New Technologies
Sulle orme di Jurassic Park Il lavoro che qui si presenta coinvolge una pratica didattica , interdisciplinare, laboratoriale ed operativa nel contesto delle nuove tecnologie e di Internet.
Gennaro Tedesco L'Europa all'alba dell'anno Mille Molteplici sono i motivi alla base del nuovo as... more Gennaro Tedesco L'Europa all'alba dell'anno Mille Molteplici sono i motivi alla base del nuovo assetto complessivo del mondo medioevale agli albori dell'XI secolo. Innanzitutto gli imperatori germanici, alla metà del X secolo, bloccano definitivamente le invasioni barbariche provenienti dall'Oriente europeo. I Normanni, nella prima metà dell'XI secolo esauriscono la loro spinta predatoria e cominciano a fissarsi al suolo, entrano perfettamente integrati nel mondo feudale; lo provano le loro richieste di feudi nei territori dove si insediano. Gli arabi, dilaniati da lotte intestine e presi nel vortice delle guerre di confine ad Oriente, diminuiscono la loro pressione in Europa. Nel frattempo, il sistema feudale, sviluppatosi e meglio precisatosi durante l'Impero carolingio, produce i primi segni di una inversione di rotta nelle tendenze demografiche. Le popolazioni contadine del Sacro romano Impero e dell'Europa, dai Pirenei alla Germania, accrescono, grazie alla relativa sicurezza del sistema feudale, che consente un minimo di protezione giuridica e sociale e un minimo di protezione militare, il loro ritmo di procreazione. Nello stesso tempo le tecniche agricole migliorano, i contadini estendono le coltivazioni, bruciando le foreste, bonificando paludi, dissodando terre incolte. Ad essi si affiancano i monaci della riforma cluniacense, protetti e spinti a questa opera anche dagli imperatori che scorgono in questa impresa monastica e contadina la possibilità di accrescere il loro potere. Estendere e intensificare la colonizzazione agricola significa, per gli imperatori, accrescere il loro potere religioso, economico e socio-politico in quanto protettori dei monaci e stimolatori del movimento colonizzatore dei contadini affamati di terre. Quindi, al contrario di alcune affermazioni di H. Pirenne, il 'ritorno' dell'Europa nel Mediterraneo sembra partire dagli inizi di una Rivoluzione agricola, secondo M. Bloch e S. Lopez, che forse oggi è ancora in corso. L'accrescimento della produzione agricola tra il X e l'XI secolo è un fatto interno, anche se non esclusivo dell'Europa, un analogo ciclo di espansione agricola sembra riscontrabile a Bisanzio e in Cina. L'accrescimento della produzione agricola comporta anche la possibilità, per la prima volta nell'Europa medioevale, di notevoli eccedenze agricole che vengono collocate in città, ormai anch'esse in sviluppo e centro di mercati e di produzione artigianale. Le città, in verità, soprattutto in Italia meridionale, non sono mai scomparse. I ducati bizantini del Sud, ma anche Venezia, Genova continuano ad intrattenere relazioni commerciali di una certa intensità con l'Oriente bizantino. Gli abitanti dell'Italia centro-settentrionale si difendono dalle invasioni barbariche ammassandosi in città che offrono mura solide e qui cominciano a sviluppare e soddisfare esigenze sociali e politiche che traggono origine dal 'comune' pericolo. I vescovi-conti prendono l'abitudine di abitare in città, la piccola nobiltà in diaspora e in fuga dalla disgregazione del sistema feudale, non più in grado di fornire a tutti un feudo anche piccolo, si stabilisce in città. L'esplosione demografica del X-XI secolo porta nelle città anche tanti contadini che non riescono a trovare o non vogliono trovare una collocazione a qualsiasi livello nella campagna. E' sempre l'incremento demografico a spingere nell'avventura della città e della Crociata tanti elementi del mondo feudale e rurale: essi non riescono più a integrarsi in qualche modo nel tessuto economico e sociale del feudo.
Per una didattica come Atelier del mondo Una domanda essenziale ed essenzialistica, "ontologica",... more Per una didattica come Atelier del mondo Una domanda essenziale ed essenzialistica, "ontologica", sovrasta, s'impenna e si aggira, come un ultimo spettro minaccioso e pure necessario e rivoluzionario allo stesso tempo, uno spettro localizzato e terribile, che ha scelto come luogo prediletto e privilegiato delle sue "epifanie" i luoghi più sacri ed inaccessibili dell'Europa contemporanea, le scuole, anzi le istituzioni scolastiche del vecchio e sonnacchioso Continente; esso aleggia su questi immacolati, inviolati e invitti "santuari" europei del sapere e della formazione. La domanda inquietante, tenebrosa e perfida, risuona e riecheggia per valli, monti e mari del nostro glorioso Continente, "patria della Civiltà", "libidinosa" e desiderosa di scalfire e aggredire i pacifici e "giusti" sonni e la dolce quiete dei templi del sapere scolastico, essa, questa domanda, suona malvagia e indicibile, oserei dire, barbarica e selvaggia per taluni, forse per quanti abituati al "placido Don" del fluire silente, quotidiano, accomodante e passivizzante, per non dire, narcotizzante e paralizzante per milioni di allievi in età adolescenziale, la domanda impertinente e forse sconvolgente, l'interrogativo fastidioso e assordante per milioni di docenti vetero-continentali, compresi gli italici, o, se preferite, italioti, è il seguente: perché oggi i giovani, gli adolescenti in particolare, sono annegati nel "brutto", bruto e brutale presente, perché essi non avvertono più il richiamo e il fascino del passato? Perché non onorano più il "padre", o meglio ancora, la "madre", la "Memoria"? Insomma perché la Scuola non riesce più, come una volta (Quando? Quando la Scuola era il "Liceo" con la lettera maiuscola e i presunti interessati appartenevano a una ristretta elite intellettuale di ceto e di censo privilegiati, "entusiasti idolatri" dell'approccio erudito e classista alla "Grande Storia", quella delle battaglie, degli eroi e dei trattati diplomatici, graziosamente concessi ed elargiti sulla testa e alla faccia dei devoti e repressi sudditi del "Regno"?) ad attrarre al "Grande Gioco" della Storia? Adesso il mondo è cambiato, la globalizzazione incalza, la Scuola e i docenti devono fare i conti con adolescenti computerizzati, "massificati", ipertestualizzati, che chiedono, anzi pretendono di essere protagonisti dell'apprendimento e nell'apprendimento dei loro "Saperi", dei "Nuovi Saperi".
Dear reader, I'm pleased to present the English translation of Gennaro Tedesco's Italian document... more Dear reader, I'm pleased to present the English translation of Gennaro Tedesco's Italian document Auschwitz here, published on Academia.edu. The original text can be read at https://www.academia.edu/87827482/Auschwitz. This translation was approved by the author after comparative discussions and requested changes. Supplemental personal additions, interpretations and innovations of the translator can be obtained upon simple request at jan_braeken@skynet.be, as well as an additional afterword. Belgium, 05.02.2023 Jan Braeken Translation Legenda Footnotes are repeated in both columns accordingly.
Civilizations in the Sun : Polis , Imperialism , Colonization , Technology , Oligarchy , Democrac... more Civilizations in the Sun : Polis , Imperialism , Colonization , Technology , Oligarchy , Democracy in Greek Ancient Mediterranean Sea .
Greece and Rome from Ancient Mediterranean to Atlantic and the North Sea
La pratica interdisci... more Greece and Rome from Ancient Mediterranean to Atlantic and the North Sea
La pratica interdisciplinare della Storia Gennaro Tedesco L'obbiettivo finale del lavoro qui proposto consiste nel costruire condizioni laboratoriali di apprendimento, interattive e operative, tali che la disciplina storica non sia vista come avulsa dalle altre, un insieme sterile di date, di fatti confusi e disordinati, ma come uno snodo essenziale di una rete interdisciplinare e transdisciplinare : tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che vediamo intorno a noi è nella storia. Così una certa lingua, per esempio l'inglese, esiste anche perché una serie di fatti storici hanno portato alla sua formazione. Così il recupero e la valorizzazione della civiltà mediterranea sono avvenuti attraverso, non solo l'analisi di materiale e documenti di carattere storico, ma anche attraverso la ricostruzione operativa di elementi di quella civiltà, ad esempio la falange oplitica, e attraverso lo studio dell'evoluzione del paesaggio agrario rispetto agli uomini in un rapporto di reciproca influenza, e della fusione di diverse civiltà e la conseguente nascita di lingue nuove, ad esempio l'origine della lingua inglese ; ci si è serviti del fumetto, inteso non solo come attività ludica, ma anche come verifica processuale e finale dell'apprendimento del processo storico e, contemporaneamente, della capacità di usare la lingua straniera ad un livello espressivo particolare. Il recupero della civiltà mediterranea antica è stato portato avanti con l'ausilio del maggior numero possibile di discipline. Si è progettato un lavoro interdisciplinare, senza cancellare le distinzioni delle varie discipline. L'interdisciplinarità si è, dunque, realizzata, oltre che come rilievo delle analogie, come accettazione e valorizzazione delle singole specificità. La vera interdisciplinarità è un modus operandi , e il lavoro svolto nella classe I D a tempo prolungato della scuola media "Morcelli" di Chiari (Bs) si prefiggeva anche di attivare questo modus operandi nella mente degli alunni. Tuttavia anche se interdisciplinarità non significa coacervo di argomenti, ma unità nei modi di considerare i fatti, siamo consapevoli che la scelta di certi argomenti, piuttosto che di altri, è importante. Non abbiamo così sottovalutato l'interesse dei ragazzi per tutto ciò che l'introduce nel mondo della fabulazione, in una prospettiva di spazi e di tempi in cui la loro fantasia può trovare alimento. L'argomento scelto, cioè il recupero e la valorizzazione delle antiche civiltà del Mediterraneo, ha assunto un'importanza particolare. Si doveva portare da parte degli alunni alla scoperta di un sostrato comune alla civiltà greca, non solo storico, ma anche spirituale, che deve essere riscoperto in noi come verità perduta dentro di noi. Tutti gli insegnanti dovrebbero assumere programmaticamente il problema dell'educazione linguistica come "asse attraversante interdisciplinarmente le singole didattiche", cioè dovrebbero partecipare alla stimolazione della riflessione sui vari linguaggi settoriali. La storia è una delle discipline più dure da far digerire ad un alunno di prima media. Nella letteratura più diffusa sull'argomento si legge che bisogna costruire e coltivare il senso storico. Ciò significa dare solidità al tempo, operazione mentale che richiede una maturazione intellettuale forse superiore a quella dei ragazzi di prima media. Perciò gli insegnanti riscontrano spesso che lo studio della materia risulta arduo e non risveglia nella maggior parte degli alunni interesse e partecipazione. Ecco che allora si è tentato di demolire il mito dell'osticità della storia. Il tentativo è stato portato avanti dall'insegnante di lettere insieme al docente di inglese. Il periodo
Hemingway nel Cilento Un capitolo di storia ancora da scrivere Quando ero ragazzo, avevo due pass... more Hemingway nel Cilento Un capitolo di storia ancora da scrivere Quando ero ragazzo, avevo due passioni : il mare ed Hemingway. Così appena ebbi l'opportunità e la possibilità,in giovanissima età,decisi che sarei andato a Biarriz ,sull'Atlantico franco-spagnolo alla ricerca e alla scoperta dei luoghi descritti da Hemingway in romanzi come "Fiesta" e "Fiesta mobile". Rimasi stupito e attonito,quando scoprii le immensità e le profondità,le cupezze e le orride volubilità delle spiagge,dei cieli e dei mari oceanici,così diversi dal mio Mediterraneo. A distanza di qualche anno,con l'ampliamento dell'asse viario che attraversa il Cilento,per me ragazzo e non solo per me,ma per tante generazioni di italiani luogo mitologico ignoto e misterioso,ogni tanto squarciato e illuminato da qualche racconto paterno che ne magnificava la superlativa,indicibile e impenetrabile bellezza associata ad una esotica lontananza e ad una indefinibile e oscura diversità,superai lo storico confine del Sele e dell'Alento per la prima volta nella mia vita e mi ritrovai tra le coste e le spiagge sabbiose tra Palinuro e Camerota.Fui fulminato sulla via di Damasco:il panorama che avevo davanti ai miei occhi era identico a quello di Biarriz descritto da Hemingway nei suoi romanzi con la differenza del sole africano.Leggendo alcune biografie su Hemingway,venni a spere che il grande scrittore americano andava in vacanza negli anni cinquanta anche ad Acciaroli,borgo cilentano di pescatori,una lingua di terra bianca che perforava e perfora l'infinito e azzurro Tirreno meridionale,sovrastato da montagne brulle e incassate che lo circondano e lo rendono un pezzo di Messico o di Cuba nel Mediterraneo. Alcuni abitanti del luogo mi riferirono che ancora tra di loro quel tratto di mare adiacente Acciaroli era chiamato "mare di Hemingway".E anch'io,come gli Acciarolesi,credo che il capolavoro del giornalista americano,"Il vecchio e il mare" non sia stato scritto,pensando a Cuba,dove pure sono stato,ma pensando al mare e alle coste del Cilento. Qualche anno dopo sulle coste cilentane credo di essermi imbattuto,non a caso,in un altro spirito hemingwayano,il grande Huston,cineasta di gran classe del "Tesoro della Sierra Madre",sbarcato dalla sua barca nel porto di Palinuro.Assomigliava sraordinariamente nel fisico,nel vestire e nell'incedere allo scrittore nord-americano.Qualche settimana dopo seppi dai giornali che era morto.
La realtà della Scuola Ho seguito e seguo su Repubblica e su altri quotidiani nazionali tutti i b... more La realtà della Scuola Ho seguito e seguo su Repubblica e su altri quotidiani nazionali tutti i brillanti e dotti interventi sulla nostra Scuola. Indubbiamente interessanti e lungimiranti , infarciti di buoni sentimenti e di splendidi propositi , denotano , però , un solo difetto : non fanno i conti con la realtà "prerivoluzionaria" della nostra Scuola. Qui non ho lo spazio e il tempo per descrivere nei dettagli la situazione non solo scolastica , ma anche universitaria del Bel Paese. Ma alcune brevissime analisi e considerazioni si possono e si debbono elaborare e proporre al pubblico dibattito senza ipocrisie di alcun genere. Innanzitutto quale educazione e istruzione si può immaginare , ipotizzare e praticare in una Scuola che non è l'Accademia del buon cuore , ma una concreta e palpitante esigenza istituzionale , totalmente immersa dentro una società italiana , mondiale e capitalistica in coma profondo ? Tutti i commentatori e non solo i commentatori vogliono e pretendono una Scuola migliore , predicando precetti e ricette quasi sempre miracolistiche. Ma nessuno di essi sembra partire dal dato di fatto di una società italiana sempre più povera , non solo , ovviamente , dal punto di vista culturale e educativo , ma anche e soprattutto dal punto di vista economico e politico. Non si riesce a comprendere perché adolescenti e giovani non solo italiani dovrebbero abbandonare la loro sistemica e sistematica distrazione e dimostrare più interesse e attenzione nei confronti delle buone maniere , dell'educazione e dell'istruzione , tra l'altro ancora in gran parte calata e imposta dall'alto senza processi interattivi e transazionali di alcun genere , quando le loro famiglie , i loro genitori e essi stessi sono trascinati e sconvolti da una crisi economica , sociale e culturale la cui devastazione interiore e esteriore sembra essere appena agli inizi. Ma di tutto ciò non si parla , ma soprattutto con tutto ciò non si fa i conti o , forse , peggio , non si vuol fare i conti o non si è capaci di fare i conti. Gli adolescenti e i nostri giovani avrebbero bisogno di una nuova educazione all'altezza dei tempi "rivoluzionari" che stanno e stiamo attraversando , un'educazione alla realtà brutale delle regole capitalistiche. Perché è ovvio e scontato che questo processo di impoverimento e di proletarzzazione polarizzante e crescente è un itinerario che porta e porterà a trasformazioni rapide e radicali del contesto sociale e non solo di quello. Purtroppo di buoni maestri pronti a indicare a giovani e adolescenti nuovi punti di vista esistenziali , educativi e a prefigurare alternative politiche , la nostra Scuola non ne ha , dilacerata e imbarbarita da decenni di riforme all'insegna dell'efficienza , dell'efficacia e del progresso tardocapitalistico e neoimperialistico e delle sue dottrine consumistiche e individualistiche. Dall'altra parte della barricata , dalla parte dei docenti , la crisi economica e sociale e le politiche recessive , sia dal punto di vista economico che sociale , culturale e educativo , dei nostri governi nazionali hanno provocato la quasi radicale e totale proletarizzazione di un ceto docente di cui tanti dei nostri brillanti commentatori non parlano nemmeno , forse perché non se ne sono nemmeno accorti. E quando di passaggio lo fanno , dimostrano di conoscere ben poco di tale insostenibile realtà .
Scuola e Società Oggi nella Scuola si tende a identificare le ideologie educative con l'Educazion... more Scuola e Società Oggi nella Scuola si tende a identificare le ideologie educative con l'Educazione. Ma è proprio l'Educazione che nelle Scuole non esiste e tanto meno viene praticata. Al suo posto , appunto , ci sono sostituti ambigui , demagogici e pericolosi che si travestono e si spacciano per Educazione. Uno per tutti , per la sua forza devastante e dirompente , è il costruttivismo. Anche quando non conosciuto e neanche praticato consapevolmente nelle aule , anzi più precisamente , nei laboratori d'apprendimento delle nostre Scuole , esso si riconosce per il suo presenzialismo tecnologico e per la sua retorica tecnologistica. Tale presenzialismo e tale retorica sono innanzitutto rielaborate , trasmesse e imposte dalla nave ammiraglia ministeriale che cannoneggia tutti quei "residuali" docenti che non si vogliono riqualificare e riconvertire al Verbo trinitario e sacramentale della così detta Rivoluzione informatica e elettronica. Il segnale lanciato e rilanciato è : o tecnologia e costruttivismo o morte. Il costruttivismo non è solo una metodologia didattica che privilegia le tecnologie informatiche e i suoi corollari soggettivistici ammantati di cooperativismo e di "collaborazionismo" tecnologistico , ma è anche e soprattutto una modalità di fruizione e di sviluppo di logiche e strumenti tecnologici che mirano a "disciplinare" i rapporti dell'allievo con la macchina tecnologica sia in senso concreto che in senso astratto. L'esaltazione delle conseguenze disciplinatrici della logica cibernetica e delle sue applicazioni infotecnologiche e costruttivistiche diviene il Vangelo e il Cavallo di Troia che consente a tappe forzate e a dosi massicce la reintroduzione di ideologie educative fondamentalmente circolari e assolutamente acritiche. All'allievo si fa credere di essere il protagonista di un apprendimento che , invece , rimane , circolare , soggettivistico e tutto concluso e recluso dentro uno pseudo laboratorio completamente avulso dall'incontro e dallo scontro con quella che una volta tanti filosofi , pedagogisti e educatori osavano ancora definire realtà oggettiva. Ora il titanismo e il Superindividualismo cooperativo e collaborativo promette e inculca in primo luogo agli allievi , ma anche ai docenti , la "costruzione" o "cocostruzione" di una "realtà" soggettiva e artificiale i cui "costruttori" sono appunto gli allievi. Il superomismo costruttivistico di allievi e docenti crea mondi razionali e artificiali che non si incontrano e non si scontrano mai con la dura e spigolosa realtà esterna al loro "reale" o presunto circolo ermeneutico. Lo scambio transazionale con la realtà oggettiva che pure continua a esistere da qualche parte nel mondo , ma soprattutto la dialettica contraddittoria del mondo reale e la sua naturale e umana imprevedibilità , caotica o meno che sia , sono cancellati dalla "perfetta" razionalità di un pensiero soggettivistico assolutamente circolare , autoreferenziale , autoriflessivo , chiuso e conchiuso in se stesso , artificiale , convinto della propria infallibilità e per ciò stesso autistico , incapace di aprire gli occhi sulla realtà e , soprattutto , riconoscerla e fare i conti con essa. Non a caso questa logica della clausura epistemologica e della cecità oggettuale ben si conforma alla logica matematizzante e probabilistica di una informatica che immagina i dati limitati di presunta realtà immagazzinati dentro le proprie macchine come i dati dell'unica realtà totale né contraddittoria né dialettica. Se a questa ideologia educativa del "realismo" pacificato , anestetizzato e sterilizzato attraverso le tecnologie e le ideologie paninformatiche , aggiungiamo l'idealismo individualistico del soggettivismo protagonistico e superomistico
Ci pare interessante e rilevante quanto, in un denso e breve brano, afferma Novalis su lingua, ma... more Ci pare interessante e rilevante quanto, in un denso e breve brano, afferma Novalis su lingua, matematica e gioco. Monologo (1) "Parlare e scrivere sono davvero una cosa da impazzire. Il vero conversare è un puro giocare di parola. Non è che da ammirare il risibile errore della gente che ritiene di parlare per amore delle cose. Il carattere proprio della lingua, che è di occuparsi unicamente di se stessa, invece nessuno lo conosce. Un mistero così mirabile e fecondo essa è perché, quando uno parla soltanto per parlare, allora egli enuncia le verità più magnifiche, le più originali. Mentre quando vuol parlare di qualcosa di determinato, la lingua capricciosa gli fa tirare fuori le banalità più ridicole e più assurde. Di qui deriva anche l'odio che parecchia gente seria nutre per la lingua. Essa recepisce la sua capricciosità, ma non si avvede che il detestato chiacchierare è il lato infinitamente serio della lingua. Se solo si potesse far capire alla gente che la lingua è come le formule matematiche : queste costituiscono un mondo per se stessegiocano soltanto con se stesse, non esprimono null'altro che la loro meravigliosa natura e proprio per questo sono così espressive, appunto per questo si rispecchia in loro lo strano gioco di relazioni delle cose. Solo per la loro libertà esse sono membra della natura e solo nei loro liberi movimenti si esterna l'anima del mondo rendendole un tenero metro e tracciato delle cose. Così è anche per la lingua : chi ha un senso fine della sua diteggiatura, della sua cadenza, del suo spirito musicale, chi percepisce in se' il tenero agire della sua intima natura, e muove in armonia la propria lingua o mano, questi sarà burlato dalla lingua stessa e deriso dagli uomini come Cassandra dai Troiani. Se io dunque credo di avere nel più chiaro dei modi indicato essenza e funzione della poesia, so tuttavia che nessun uomo può concepirle e che io ho detto qualcosa di interamente insulso perché ho voluto dirlo, e che in questo modo non nasce alcuna poesia. Che sarebbe, però, se io fossi costretto al dire e se un tale impulso linguistico al parlare fosse il segno dell'ispirazione della lingua , dell'efficacia della lingua in me ? Quand'anche la mia volontà volesse tutto ciò soltanto cui fossi costretto, potrebbe questo pur senza mia coscienza e credenza infine esser poesia e rendere manifesto un mistero della lingua ? e sarei io così uno scrittore di vocazione, dal momento che uno scrittore è solo un posseduto dalla lingua ?" Novalis (1) Novalis , poeta tedesco , pseudonimo di Friedrich von Hardenberg , nobile protestante, Oberwiederstedt , Mansfeld , 1772-Weissenfels , 1801. Amore , morte e misticismo alla radice degli "Inni alla notte" , contrassegnati dall'esaltazione della magica unità tra mondo naturale e mondo soprannaturale. Altre opere : "I discepoli di Sais" incompiuto, "Polline" , "Canti spirituali" , " La Cristianità ossia l'Europa" , "Enrico di Ofterdingen" incompiuto. L'opera letteraria di Novalis influenzò tutto il primo romanticismo tedesco .
Pare che il nostro Paese possegga uno dei meno invidiabili primati: quello della quasi infinita p... more Pare che il nostro Paese possegga uno dei meno invidiabili primati: quello della quasi infinita permanenza e stagnazione tra le mura domestiche o, con più chiara espressione e definizione, il maggiore, più lungo e stabile insediamento familiare di adolescenti e giovani. La più recente sociologia, alleata ad un'altrettanto superficiale psicologia, si è immediatamente impadronita di un così fertile campo d'indagine e si è sbizzarrita nel tentativo di ridefinire e descrivere questi nuovi territori del sociale e dell'immaginario, addirittura riproponendo tale nuova e complessa situazione giovanile come sintomo di più avanzate frontiere nei rapporti interpersonali e intergenerazionali. Gli adolescenti, ma soprattutto i giovani e in particolare quelli italiani, secondo questa prospettiva, starebbero sperimentando avanguardistiche esperienze esistenziali e costruendo ardite e possenti architetture sociali. Malgrado le propagandistiche e retoriche affermazioni dei media nostrani sulla raggiunta e piena libertà dei nostri giovani all'interno di una moderna, dinamica e brillante famiglia italiana, che consentirebbe alla nostra dorata e privilegiata gioventù, unica al mondo, insieme agli adolescenti, di godersi una paradisiaca e felliniana dolce vita, tale condizione, al contrario, ci sembra fortemente edulcorata e corrosa da una narcotizzante e paralizzante gabbia familiare e domestica, che costituisce una specie di non dichiarato ammortizzatore sociale che stordisce, indebolisce e mortifica le latenti e vitali energie adolescenziali e giovanili. Ma, prima di procedere nel nostro percorso esplorativo e sperimentale, è necessario porsi una domanda preliminare: in quale società questi adolescenti e questi giovani vivono, convivono e interagiscono? Domanda non necessariamente oziosa e tanto meno esclusivamente, freddamente e asetticamente sociologica perché chi scrive si sente pienamente e totalmente coinvolto in tale micro-indagine che implicitamente, tra l'altro, assume anche una dimensione storica non sempre chiaramente e facilmente percepibile e percepita. La società attuale non è più la società solida e compatta con chiari e distinti e duraturi ruoli sociali e produttivi che, dopo la grande depressione del '29, si era ridefinita, ricostituita e riorganizzata su salde basi dirigistiche, statalcapitalistiche e protezionistiche. All'interno di tale contesto, non ancora globalizzato o scarsamente globalizzato, tutti i soggetti sociali ed economici e finanziari, lavoratori, industriali e banchieri agivano nella certezza del loro presente e del loro avvenire: il capitalismo di stato, il dirigismo e un notevole livello di protezionismo economico e sociale garantivano a tutti o quasi tutti o sembravano garantirla una condizione di relativa stabilità e tranquillità. Negli ultimi due decenni a cavallo del Terzo Millennio tutto ciò, soprattutto in Italia, sì è lentamente prima, rapidamente e brutalmente poi, dissolto quasi come neve al sole: una epocale catastrofe sociale e non solo sociale di cui solo negli ultimi anni riusciamo a comprenderne la portata e soprattutto l'impatto traumatizzante. La società italiana non offre più certezze. Giovani, meno giovani ed adolescenti, quando sono fortunati, trovano un lavoro precario e mal retribuito, privo di qualsiasi stabilità e certezza. Il sistema non offre più sbocchi occupazionali, ma soprattutto non fornisce prospettive e speranze. Anche i giovani italiani sono finalmente entrati a pieno regime nella società globale dell'incertezza e del rischio. Una novità assoluta soprattutto per le nostrane nuove generazioni represse, pronte ad esplodere alla prima occasione anche se un sapiente, sofisticato ed efficiente apparato massmediologico, propagandistico, pubblicitario, educativo, politico e sociale consente di monitorare, sorvegliare e sviare eventuali ribellioni di massa giovanili ed adolescenziali. La strumentazione ideologica del potere dominante ingenera, costruisce e inculca modelli individualistici che mitizzano e ritualizzano, enfatizzandolo fino al delirio, l'accesso paradisiaco alla proprietà, al mutuo, al perbenismo e al necessario e facile divertimento a portata di mano: uno stordimento e un assopimento aggravato e continuato senza precedenti. In ogni caso, ammesso pure che qualche movimento politico giovanile prendesse coscienza collettiva e sociale di tale insostenibile situazione organizzandosi in movimento di contestazione di massa, esso avrebbe vita breve, per non dire brevissima (recenti avvenimenti sembrano smentire tale ipotesi, speriamo!), perché le forze di controllo e di repressione dello Stato da qualche anno sono sempre più pervasive, invasive e reattive. La società italiana in cui i nostri giovani ed adolescenti vivono è cambiata profondamente. Essa non dispone più di centri di gravità permanente, né di solidi punti di riferimento e le sue strutture portanti sembrano irrimediabilmente compromesse. Naturalmente tutte queste trasformazioni vanno inserite e considerate nel quadro più generale del processo di globalizzazione in corso. Molti nel Bel Paese ne colgono solo i limiti e le distorsioni, limiti e distorsioni che si riflettono soprattutto sugli assetti sociali ed educativi. In modo particolare le prime vittime di tale rapida e virulenta trasformazione non solo italiana, anche se il nostro Paese si è inserito in tale processo in ritardo e quindi è costretto a subire più dirompenti disarticolazioni, ma mondiale, sono i gruppi familiari nei quali ritroviamo insieme adolescenti, giovani e genitori. Essi sono schiacciati e tramortiti da tali devastanti logiche globalizzatrici. Antichi, rassicuranti e consolidati modelli di riferimento e di comportamento familiare sembrano crollare sotto i terribili colpi del maglio globalizzatore mentre all'orizzonte non sembrano profilarsi chiari, alternativi e validi modelli sostitutivi. E ovviamente, oltre agli adolescenti e ai giovani, i primi destinatari di tali complesse e disgreganti trasformazioni sono proprio i genitori che non riescono più a gestire il loro ruolo sociale ed educativo, messo in crisi anche da una spietata e travolgente crisi economica che mina le basi dello stesso vincolo coniugale. A loro volta gli adolescenti e i
Notes on Illuminism and Philosophy Language , Some Nots on Crocian Aestheticss, 2014
Un Micropercorso dall'Illuminismo e dal Romanticismo , attraverso la filosofia del linguaggio , a... more Un Micropercorso dall'Illuminismo e dal Romanticismo , attraverso la filosofia del linguaggio , a Manzoni e soprattutto a un Croce ritrovato e rivisitato in una prospettiva inedita. Sulla scia dell'Illuminismo e del Romanticismo europeo e italiano e sulla scia delle innovazioni linguistiche contenute nei Promessi Sposi ci pare interessante e utile soffermarsi sulle conseguenze degli usi linguistici e sui "significati" sulla scorta di una prospettiva wittgensteiniana. From the Illuminism and from the Romanticism , by the philosophy of the language , To Manzoni , Croce and Wittgenstein .
Didactics , Biotechnologies and New Technologies
Sulle orme di Jurassic Park Il lavoro che qui s... more Didactics , Biotechnologies and New Technologies
Sulle orme di Jurassic Park Il lavoro che qui si presenta coinvolge una pratica didattica , interdisciplinare, laboratoriale ed operativa nel contesto delle nuove tecnologie e di Internet.
Gennaro Tedesco L'Europa all'alba dell'anno Mille Molteplici sono i motivi alla base del nuovo as... more Gennaro Tedesco L'Europa all'alba dell'anno Mille Molteplici sono i motivi alla base del nuovo assetto complessivo del mondo medioevale agli albori dell'XI secolo. Innanzitutto gli imperatori germanici, alla metà del X secolo, bloccano definitivamente le invasioni barbariche provenienti dall'Oriente europeo. I Normanni, nella prima metà dell'XI secolo esauriscono la loro spinta predatoria e cominciano a fissarsi al suolo, entrano perfettamente integrati nel mondo feudale; lo provano le loro richieste di feudi nei territori dove si insediano. Gli arabi, dilaniati da lotte intestine e presi nel vortice delle guerre di confine ad Oriente, diminuiscono la loro pressione in Europa. Nel frattempo, il sistema feudale, sviluppatosi e meglio precisatosi durante l'Impero carolingio, produce i primi segni di una inversione di rotta nelle tendenze demografiche. Le popolazioni contadine del Sacro romano Impero e dell'Europa, dai Pirenei alla Germania, accrescono, grazie alla relativa sicurezza del sistema feudale, che consente un minimo di protezione giuridica e sociale e un minimo di protezione militare, il loro ritmo di procreazione. Nello stesso tempo le tecniche agricole migliorano, i contadini estendono le coltivazioni, bruciando le foreste, bonificando paludi, dissodando terre incolte. Ad essi si affiancano i monaci della riforma cluniacense, protetti e spinti a questa opera anche dagli imperatori che scorgono in questa impresa monastica e contadina la possibilità di accrescere il loro potere. Estendere e intensificare la colonizzazione agricola significa, per gli imperatori, accrescere il loro potere religioso, economico e socio-politico in quanto protettori dei monaci e stimolatori del movimento colonizzatore dei contadini affamati di terre. Quindi, al contrario di alcune affermazioni di H. Pirenne, il 'ritorno' dell'Europa nel Mediterraneo sembra partire dagli inizi di una Rivoluzione agricola, secondo M. Bloch e S. Lopez, che forse oggi è ancora in corso. L'accrescimento della produzione agricola tra il X e l'XI secolo è un fatto interno, anche se non esclusivo dell'Europa, un analogo ciclo di espansione agricola sembra riscontrabile a Bisanzio e in Cina. L'accrescimento della produzione agricola comporta anche la possibilità, per la prima volta nell'Europa medioevale, di notevoli eccedenze agricole che vengono collocate in città, ormai anch'esse in sviluppo e centro di mercati e di produzione artigianale. Le città, in verità, soprattutto in Italia meridionale, non sono mai scomparse. I ducati bizantini del Sud, ma anche Venezia, Genova continuano ad intrattenere relazioni commerciali di una certa intensità con l'Oriente bizantino. Gli abitanti dell'Italia centro-settentrionale si difendono dalle invasioni barbariche ammassandosi in città che offrono mura solide e qui cominciano a sviluppare e soddisfare esigenze sociali e politiche che traggono origine dal 'comune' pericolo. I vescovi-conti prendono l'abitudine di abitare in città, la piccola nobiltà in diaspora e in fuga dalla disgregazione del sistema feudale, non più in grado di fornire a tutti un feudo anche piccolo, si stabilisce in città. L'esplosione demografica del X-XI secolo porta nelle città anche tanti contadini che non riescono a trovare o non vogliono trovare una collocazione a qualsiasi livello nella campagna. E' sempre l'incremento demografico a spingere nell'avventura della città e della Crociata tanti elementi del mondo feudale e rurale: essi non riescono più a integrarsi in qualche modo nel tessuto economico e sociale del feudo.
Per una didattica come Atelier del mondo Una domanda essenziale ed essenzialistica, "ontologica",... more Per una didattica come Atelier del mondo Una domanda essenziale ed essenzialistica, "ontologica", sovrasta, s'impenna e si aggira, come un ultimo spettro minaccioso e pure necessario e rivoluzionario allo stesso tempo, uno spettro localizzato e terribile, che ha scelto come luogo prediletto e privilegiato delle sue "epifanie" i luoghi più sacri ed inaccessibili dell'Europa contemporanea, le scuole, anzi le istituzioni scolastiche del vecchio e sonnacchioso Continente; esso aleggia su questi immacolati, inviolati e invitti "santuari" europei del sapere e della formazione. La domanda inquietante, tenebrosa e perfida, risuona e riecheggia per valli, monti e mari del nostro glorioso Continente, "patria della Civiltà", "libidinosa" e desiderosa di scalfire e aggredire i pacifici e "giusti" sonni e la dolce quiete dei templi del sapere scolastico, essa, questa domanda, suona malvagia e indicibile, oserei dire, barbarica e selvaggia per taluni, forse per quanti abituati al "placido Don" del fluire silente, quotidiano, accomodante e passivizzante, per non dire, narcotizzante e paralizzante per milioni di allievi in età adolescenziale, la domanda impertinente e forse sconvolgente, l'interrogativo fastidioso e assordante per milioni di docenti vetero-continentali, compresi gli italici, o, se preferite, italioti, è il seguente: perché oggi i giovani, gli adolescenti in particolare, sono annegati nel "brutto", bruto e brutale presente, perché essi non avvertono più il richiamo e il fascino del passato? Perché non onorano più il "padre", o meglio ancora, la "madre", la "Memoria"? Insomma perché la Scuola non riesce più, come una volta (Quando? Quando la Scuola era il "Liceo" con la lettera maiuscola e i presunti interessati appartenevano a una ristretta elite intellettuale di ceto e di censo privilegiati, "entusiasti idolatri" dell'approccio erudito e classista alla "Grande Storia", quella delle battaglie, degli eroi e dei trattati diplomatici, graziosamente concessi ed elargiti sulla testa e alla faccia dei devoti e repressi sudditi del "Regno"?) ad attrarre al "Grande Gioco" della Storia? Adesso il mondo è cambiato, la globalizzazione incalza, la Scuola e i docenti devono fare i conti con adolescenti computerizzati, "massificati", ipertestualizzati, che chiedono, anzi pretendono di essere protagonisti dell'apprendimento e nell'apprendimento dei loro "Saperi", dei "Nuovi Saperi".
Dear reader, I'm pleased to present the English translation of Gennaro Tedesco's Italian document... more Dear reader, I'm pleased to present the English translation of Gennaro Tedesco's Italian document Auschwitz here, published on Academia.edu. The original text can be read at https://www.academia.edu/87827482/Auschwitz. This translation was approved by the author after comparative discussions and requested changes. Supplemental personal additions, interpretations and innovations of the translator can be obtained upon simple request at jan_braeken@skynet.be, as well as an additional afterword. Belgium, 05.02.2023 Jan Braeken Translation Legenda Footnotes are repeated in both columns accordingly.
Civilizations in the Sun : Polis , Imperialism , Colonization , Technology , Oligarchy , Democrac... more Civilizations in the Sun : Polis , Imperialism , Colonization , Technology , Oligarchy , Democracy in Greek Ancient Mediterranean Sea .
Greece and Rome from Ancient Mediterranean to Atlantic and the North Sea
La pratica interdisci... more Greece and Rome from Ancient Mediterranean to Atlantic and the North Sea
La pratica interdisciplinare della Storia Gennaro Tedesco L'obbiettivo finale del lavoro qui proposto consiste nel costruire condizioni laboratoriali di apprendimento, interattive e operative, tali che la disciplina storica non sia vista come avulsa dalle altre, un insieme sterile di date, di fatti confusi e disordinati, ma come uno snodo essenziale di una rete interdisciplinare e transdisciplinare : tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che vediamo intorno a noi è nella storia. Così una certa lingua, per esempio l'inglese, esiste anche perché una serie di fatti storici hanno portato alla sua formazione. Così il recupero e la valorizzazione della civiltà mediterranea sono avvenuti attraverso, non solo l'analisi di materiale e documenti di carattere storico, ma anche attraverso la ricostruzione operativa di elementi di quella civiltà, ad esempio la falange oplitica, e attraverso lo studio dell'evoluzione del paesaggio agrario rispetto agli uomini in un rapporto di reciproca influenza, e della fusione di diverse civiltà e la conseguente nascita di lingue nuove, ad esempio l'origine della lingua inglese ; ci si è serviti del fumetto, inteso non solo come attività ludica, ma anche come verifica processuale e finale dell'apprendimento del processo storico e, contemporaneamente, della capacità di usare la lingua straniera ad un livello espressivo particolare. Il recupero della civiltà mediterranea antica è stato portato avanti con l'ausilio del maggior numero possibile di discipline. Si è progettato un lavoro interdisciplinare, senza cancellare le distinzioni delle varie discipline. L'interdisciplinarità si è, dunque, realizzata, oltre che come rilievo delle analogie, come accettazione e valorizzazione delle singole specificità. La vera interdisciplinarità è un modus operandi , e il lavoro svolto nella classe I D a tempo prolungato della scuola media "Morcelli" di Chiari (Bs) si prefiggeva anche di attivare questo modus operandi nella mente degli alunni. Tuttavia anche se interdisciplinarità non significa coacervo di argomenti, ma unità nei modi di considerare i fatti, siamo consapevoli che la scelta di certi argomenti, piuttosto che di altri, è importante. Non abbiamo così sottovalutato l'interesse dei ragazzi per tutto ciò che l'introduce nel mondo della fabulazione, in una prospettiva di spazi e di tempi in cui la loro fantasia può trovare alimento. L'argomento scelto, cioè il recupero e la valorizzazione delle antiche civiltà del Mediterraneo, ha assunto un'importanza particolare. Si doveva portare da parte degli alunni alla scoperta di un sostrato comune alla civiltà greca, non solo storico, ma anche spirituale, che deve essere riscoperto in noi come verità perduta dentro di noi. Tutti gli insegnanti dovrebbero assumere programmaticamente il problema dell'educazione linguistica come "asse attraversante interdisciplinarmente le singole didattiche", cioè dovrebbero partecipare alla stimolazione della riflessione sui vari linguaggi settoriali. La storia è una delle discipline più dure da far digerire ad un alunno di prima media. Nella letteratura più diffusa sull'argomento si legge che bisogna costruire e coltivare il senso storico. Ciò significa dare solidità al tempo, operazione mentale che richiede una maturazione intellettuale forse superiore a quella dei ragazzi di prima media. Perciò gli insegnanti riscontrano spesso che lo studio della materia risulta arduo e non risveglia nella maggior parte degli alunni interesse e partecipazione. Ecco che allora si è tentato di demolire il mito dell'osticità della storia. Il tentativo è stato portato avanti dall'insegnante di lettere insieme al docente di inglese. Il periodo
Caos e Retorica "Tra il dominio del caos incontrollato e l'ordine eccessivo di Euclide , si esten... more Caos e Retorica "Tra il dominio del caos incontrollato e l'ordine eccessivo di Euclide , si estende ormai una nuova zona di ordine frattale " ("Gli oggetti frattali" , B.Mandelbrot, Torino , 1987) Questa descrizione del mondo dei frattali ci sembra speculare a quella della Nuova Retorica : tra la razionalità assoluta e l'irrazionalità esiste una via intermedia , un campo intermedio , il mondo dell'opinabile , della doxa .(Perelman-Tyteca , Trattato dell'argomentazione , Torino , 1966) Un caso , questa coincidenza ? Non credo "Ma cos'è dunque esattamente la dimensione fisica effettiva ? Si tratta di una nozione intuitiva , ,che risale a uno stadio arcaico della geometria greca , ma che merita di venire ripresa , elaborata e riportata alla ribalta. Si riferisce alle relazioni tra figure e oggetti : il primo termine denota delle idealizzazioni matematiche , il secondo dei dati reali .In questa prospettiva , oggetti quali una pallina , un velo o un filo-per quanto sottili essi siano-dovrebbero venire rappresentati per mezzo di figure tridimensionali allo stesso titolo di una grossa palla. Ma , in effetti , ogni fisico sa che si deve procedere diversamente e che è molto più utile considerare che un velo , un filo o una pallina , quando sono abbastanza fini , si avvicinano rispettivamente alle dimensioni 2 , 1 , 0 Precisiamo la seconda menzione di cui sopra : essa esprime il fatto che per descrivere un gomitolo di filo non è possibile utilizzare direttamente né le teorie relative alla palla , né quelle relative alla linea ideale. In entrambi i casi occorre introdurre dei "termini correttivi " , e si sceglierà certamente il modello geometrico nel quale queste correzioni sono più piccole ; se si ha fortuna , le correzioni sono tali che , anche omettendole , il modello continua a dare una buona idea di quello che si studia. In altri termini , la dimensione fisica ha inevitabilmente una base pragmatica , quindi soggettiva , , è una questione di grado di risoluzione ………." .
Alcune note sullo snodo essenziale del linguaggiio, 2003
Alcune note sullo snodo essenziale del linguaggio Il linguaggio non è una sostanza, cioè una ipos... more Alcune note sullo snodo essenziale del linguaggio Il linguaggio non è una sostanza, cioè una ipostatizzazione della struttura del reale, come pensava Aristotele, ma neppure significato ultimo della realtà espresso nella logica moderna come universale matematizzazione. La logica formale contemporanea è un "mascheramento" delle essenze aristoteliche. Al contrario il linguaggio è una " forma di vita". In questo senso nella diatriba tra linguaggio come scienza e linguaggio come forma dinamica può servire l'antica polemica tra il discorso come doxa dei sofisti e discorso come aleteia di Socrate e Platone. I primi, nell'assunzione del testo come doxa-opinione, fondavano il linguaggio come una "teoria dell'argomentazione" non assoluta, che includeva cioè una molteplicità di punti di vista non identificabili con la razionalità dimostrativa, ma non per questo irrazionali. Questa teoria dell'argomentazione si identificava così con il discorso persuasivo, che aveva un proprio presupposto fondamentale, a differenza del discorso dimostrativoscientifico, nella presenza dell'uditore, che condizionava inevitabilmente l'articolazione argomentativa del discorso stesso (ma anche il discorso scientifico, entro certi limiti, presuppone un uditorio universale?). Valutazione Critica all'approccio dogmatico di Aristotele. Tutta la filosofia moderna tenta una distinzione tra giudizi di realtà e giudizi di valore, ma fallisce per l'impossibilità di definire i criteri linguistici ultimi, a cui rapportare, poi, i singoli giudizi. In tal modo diventa impossibile assumere i giudizi di realtà come sapere comune su cui fondare anche i giudizi di valore. L'approccio nominalistico (un assioma linguistico è valido per convenzione) e l'approccio realistico (un assioma linguistico è tale per chi si identifica con il senso ultimo della cosa) ai giudizi di realtà sono falliti perché ignorano l'aspetto sociale, vivo, del linguaggio, strumento di comunicazione e azione sugli altri.
... devastante di un quasi totale sottosviluppo, a parte qualche notevole e meritoria eccezione, ... more ... devastante di un quasi totale sottosviluppo, a parte qualche notevole e meritoria eccezione, laTurchia. ... dai Normanni che, tra l'altro, introdussero nel mondo greco-bizantino la pratica feudale ... Dai Normanni agli Svevi, agli Angioini e anche oltre, fino a giungere alla Primavera ...
Gennaro Tedesco Storia, Internet ed identità italiana tra Bisanzio e Bagdad Forse, mai come in qu... more Gennaro Tedesco Storia, Internet ed identità italiana tra Bisanzio e Bagdad Forse, mai come in questi ultimi anni, la Scuola, attraverso la Didattica della Storia, può contribuire e inserirsi nel tentativo di ridefinire le conoscenze storiche, il loro utilizzo, la loro capacità di azione nella realtà quotidiana degli adolescenti e dei giovani, cercando di introdurre alcuni elementi di verità, stemperando polemiche assurde e pretestuose. In funzione di questo obbiettivo storico-didattico, come gruppo di ricerca costituitosi all'Irre Lombardia, abbiamo deciso di puntare la nostra attenzione sul Mediterraneo e l'Italia in epoca medioevale. La Didattica della Storia, anche e soprattutto in funzione del nostro obiettivo, depontenziare la polemica Occidente-Oriente e ridefinire qualche tratto dell'identità nazionale, non si può ridurre all'ambito del Medioevo, ma deve sempre presupporre un continuo e permanente confronto analogico tra varie epoche, tra passato e presente. E ovviamente tale arduo compito non può prescindere dalla considerazione "strategica" della trasformazione epocale che proprio la globalizzazione in corso ha imposto, volenti o nolenti, anche ai modi e alle forme dell'insegnamento-apprendimento. La telematica, l'informatica, Internet con la sua infinita Biblioteca Virtuale, la posta elettronica, hanno "orizzontalizzato" la didattica e forse, a maggior ragione, la didattica della storia. Essa, la didattica della storia, ha sviluppato un proprio dinamico campo d'azione, la "microdidattica" del territorio e della sua evoluzione storica, quasi una reazione "locale", in qualche caso "localistica", alla globalizzazione didattico-storica per via informatica. Ai docenti non rimane che inserirsi in questa onda lunga della storia contemporanea per integrare i propri allievi in questo "ecumenico" laboratorio, o, meglio, atelier aperto al mondo. Questa integrazione laboratoriale degli allievi sarebbe utile per assecondare la "digestione" e la "metabolizzazione" della straripante e debordante accumulazione di una massa critica di dati contenuti nella Biblioteca Virtuale. Sollecitando e consolidando l'interesse e la motivazione degli allievi allo studio ed eventualmente alla ricerca, il laboratorio didattico li renderebbe protagonisti consapevoli di un processo continuo e critico di apprendimento, personalizzato, e, possibilmente, individualizzato. Il ridimensionamento, se non la rottura, ad opera soprattutto della informatica e della telematica, ma anche del così detto pensiero complesso, della linearità e della sequenzialità logico-didattica, rende sempre più obsoleto e impraticabile l'approccio "verticalistico" dell'insegnamento frontale. Gi allievi, viaggiatori e navigatori neo-odisseici delle rotte virtuali di Internet, non hanno più nulla a che vedere e a che fare con la didattica unilineare. Le loro rotte di navigazione apprenditrice, educativa e formativa sono frutto della rottura degli schemi della sequenzialità logico-didattica di tipo aristotelico. La logica informatica, il montaggio cinematografico e televisivo, un certo ritmo narrativo e della vita quotidiana, rotto, franto, frammentato, parcellizzato, scisso, scismatico, dicotomico, ritorto e contorto, con una sola parola schizofrenico, ha inserito gli adolescenti in un universo apprenditivo, esperienziale, interattivo e non-lineare che rende sempre più difficile accettare la lezione frontale del maestro o professore. E se gli adolescenti, tra l'altro nella fase più acuta della ricerca di una propria identità, sono sempre meno disposti a divenire strumenti ciechi e passivi di volontà altrui, acritici fedeli del "Verbo" profetico, amorfi ricettori di messaggi obsoleti, univoci e insostenibili, figuriamoci quanto meno ancora lo sarebbero e lo sono eventuali allievi orientali, islamici. Sempre di più per questi allievi musulmani la nostra Scuola, e a ragione, si proietterebbe e apparirebbe come una Scuola della
TERRE DI CONFINE tra Bisanzio e Bagdad. Identità italiana e globalizzazione Sicura fende l'onda l... more TERRE DI CONFINE tra Bisanzio e Bagdad. Identità italiana e globalizzazione Sicura fende l'onda la prua della galea, un ramo di ciliegio portato dalle onde E luccica la pelle di schiavi rematori, il ritmo del tamburo scandisce la fatica Terra di Bisanzio, terra d'ambra e d'oro, trema sotto il passo di eserciti latini E brillano le spade dei principi templari, la danza delle ombre ancora si ripete Donne dalle labbra color di melograno offrono l'amore a stanchi cavalieri
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Papers by Gennaro Tedesco
Sulle orme di Jurassic Park Il lavoro che qui si presenta coinvolge una pratica didattica , interdisciplinare, laboratoriale ed operativa nel contesto delle nuove tecnologie e di Internet.
La pratica interdisciplinare della Storia Gennaro Tedesco L'obbiettivo finale del lavoro qui proposto consiste nel costruire condizioni laboratoriali di apprendimento, interattive e operative, tali che la disciplina storica non sia vista come avulsa dalle altre, un insieme sterile di date, di fatti confusi e disordinati, ma come uno snodo essenziale di una rete interdisciplinare e transdisciplinare : tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che vediamo intorno a noi è nella storia. Così una certa lingua, per esempio l'inglese, esiste anche perché una serie di fatti storici hanno portato alla sua formazione. Così il recupero e la valorizzazione della civiltà mediterranea sono avvenuti attraverso, non solo l'analisi di materiale e documenti di carattere storico, ma anche attraverso la ricostruzione operativa di elementi di quella civiltà, ad esempio la falange oplitica, e attraverso lo studio dell'evoluzione del paesaggio agrario rispetto agli uomini in un rapporto di reciproca influenza, e della fusione di diverse civiltà e la conseguente nascita di lingue nuove, ad esempio l'origine della lingua inglese ; ci si è serviti del fumetto, inteso non solo come attività ludica, ma anche come verifica processuale e finale dell'apprendimento del processo storico e, contemporaneamente, della capacità di usare la lingua straniera ad un livello espressivo particolare. Il recupero della civiltà mediterranea antica è stato portato avanti con l'ausilio del maggior numero possibile di discipline. Si è progettato un lavoro interdisciplinare, senza cancellare le distinzioni delle varie discipline. L'interdisciplinarità si è, dunque, realizzata, oltre che come rilievo delle analogie, come accettazione e valorizzazione delle singole specificità. La vera interdisciplinarità è un modus operandi , e il lavoro svolto nella classe I D a tempo prolungato della scuola media "Morcelli" di Chiari (Bs) si prefiggeva anche di attivare questo modus operandi nella mente degli alunni. Tuttavia anche se interdisciplinarità non significa coacervo di argomenti, ma unità nei modi di considerare i fatti, siamo consapevoli che la scelta di certi argomenti, piuttosto che di altri, è importante. Non abbiamo così sottovalutato l'interesse dei ragazzi per tutto ciò che l'introduce nel mondo della fabulazione, in una prospettiva di spazi e di tempi in cui la loro fantasia può trovare alimento. L'argomento scelto, cioè il recupero e la valorizzazione delle antiche civiltà del Mediterraneo, ha assunto un'importanza particolare. Si doveva portare da parte degli alunni alla scoperta di un sostrato comune alla civiltà greca, non solo storico, ma anche spirituale, che deve essere riscoperto in noi come verità perduta dentro di noi. Tutti gli insegnanti dovrebbero assumere programmaticamente il problema dell'educazione linguistica come "asse attraversante interdisciplinarmente le singole didattiche", cioè dovrebbero partecipare alla stimolazione della riflessione sui vari linguaggi settoriali. La storia è una delle discipline più dure da far digerire ad un alunno di prima media. Nella letteratura più diffusa sull'argomento si legge che bisogna costruire e coltivare il senso storico. Ciò significa dare solidità al tempo, operazione mentale che richiede una maturazione intellettuale forse superiore a quella dei ragazzi di prima media. Perciò gli insegnanti riscontrano spesso che lo studio della materia risulta arduo e non risveglia nella maggior parte degli alunni interesse e partecipazione. Ecco che allora si è tentato di demolire il mito dell'osticità della storia. Il tentativo è stato portato avanti dall'insegnante di lettere insieme al docente di inglese. Il periodo
Sulle orme di Jurassic Park Il lavoro che qui si presenta coinvolge una pratica didattica , interdisciplinare, laboratoriale ed operativa nel contesto delle nuove tecnologie e di Internet.
La pratica interdisciplinare della Storia Gennaro Tedesco L'obbiettivo finale del lavoro qui proposto consiste nel costruire condizioni laboratoriali di apprendimento, interattive e operative, tali che la disciplina storica non sia vista come avulsa dalle altre, un insieme sterile di date, di fatti confusi e disordinati, ma come uno snodo essenziale di una rete interdisciplinare e transdisciplinare : tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che vediamo intorno a noi è nella storia. Così una certa lingua, per esempio l'inglese, esiste anche perché una serie di fatti storici hanno portato alla sua formazione. Così il recupero e la valorizzazione della civiltà mediterranea sono avvenuti attraverso, non solo l'analisi di materiale e documenti di carattere storico, ma anche attraverso la ricostruzione operativa di elementi di quella civiltà, ad esempio la falange oplitica, e attraverso lo studio dell'evoluzione del paesaggio agrario rispetto agli uomini in un rapporto di reciproca influenza, e della fusione di diverse civiltà e la conseguente nascita di lingue nuove, ad esempio l'origine della lingua inglese ; ci si è serviti del fumetto, inteso non solo come attività ludica, ma anche come verifica processuale e finale dell'apprendimento del processo storico e, contemporaneamente, della capacità di usare la lingua straniera ad un livello espressivo particolare. Il recupero della civiltà mediterranea antica è stato portato avanti con l'ausilio del maggior numero possibile di discipline. Si è progettato un lavoro interdisciplinare, senza cancellare le distinzioni delle varie discipline. L'interdisciplinarità si è, dunque, realizzata, oltre che come rilievo delle analogie, come accettazione e valorizzazione delle singole specificità. La vera interdisciplinarità è un modus operandi , e il lavoro svolto nella classe I D a tempo prolungato della scuola media "Morcelli" di Chiari (Bs) si prefiggeva anche di attivare questo modus operandi nella mente degli alunni. Tuttavia anche se interdisciplinarità non significa coacervo di argomenti, ma unità nei modi di considerare i fatti, siamo consapevoli che la scelta di certi argomenti, piuttosto che di altri, è importante. Non abbiamo così sottovalutato l'interesse dei ragazzi per tutto ciò che l'introduce nel mondo della fabulazione, in una prospettiva di spazi e di tempi in cui la loro fantasia può trovare alimento. L'argomento scelto, cioè il recupero e la valorizzazione delle antiche civiltà del Mediterraneo, ha assunto un'importanza particolare. Si doveva portare da parte degli alunni alla scoperta di un sostrato comune alla civiltà greca, non solo storico, ma anche spirituale, che deve essere riscoperto in noi come verità perduta dentro di noi. Tutti gli insegnanti dovrebbero assumere programmaticamente il problema dell'educazione linguistica come "asse attraversante interdisciplinarmente le singole didattiche", cioè dovrebbero partecipare alla stimolazione della riflessione sui vari linguaggi settoriali. La storia è una delle discipline più dure da far digerire ad un alunno di prima media. Nella letteratura più diffusa sull'argomento si legge che bisogna costruire e coltivare il senso storico. Ciò significa dare solidità al tempo, operazione mentale che richiede una maturazione intellettuale forse superiore a quella dei ragazzi di prima media. Perciò gli insegnanti riscontrano spesso che lo studio della materia risulta arduo e non risveglia nella maggior parte degli alunni interesse e partecipazione. Ecco che allora si è tentato di demolire il mito dell'osticità della storia. Il tentativo è stato portato avanti dall'insegnante di lettere insieme al docente di inglese. Il periodo