Books by valeria de fraja
Riflettere sulla propria fede attraverso la preghiera insegnata da Gesù: il testo ora pubblicato ... more Riflettere sulla propria fede attraverso la preghiera insegnata da Gesù: il testo ora pubblicato è il primo trattato esegetico - teologico scritto da un laico, tra il 1154 e il 1160. Un testo religioso composto da un personaggio politico di grande rilievo nel Regno di Sicilia.
Uscito in questi giorni nella collana Fonti per la storia dell'Italia medievale dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo. Vedi l'indice al link: http://www.isime.it/public/indici-volumi/Indice_Maio_De_Fraja.pdf
Il volume offre la nuova edizione critica (dopo quella di Ernesto Buonaiuti uscita nel 1936) del ... more Il volume offre la nuova edizione critica (dopo quella di Ernesto Buonaiuti uscita nel 1936) del De articulis fidei di Gioacchino da Fiore, condotta su tre manoscritti che ne danno il testo completo, cui vanno aggiunti due codici che riportano una versione abbreviata (il cui testo è edito in Appendice) e i codici del cosiddetto Protocollo di Anagni, che ne riportano alcuni passaggi. Al De articulis fidei si affianca il testo della breve Confessio fidei, testimoniata da due codici che ne danno la versione completa, e ancora da alcuni codici con un testo frammentario. I testi sono accompagnati da un'Introduzione e dagli indici (biblico, delle fonti, dei nomi di persona e di luogo, dei termini notevoli). L'edizione fa parte del progetto di edizione critica degli Opera omnia dell'abate calabrese, promosso del Centro internazionale di studi gioachimiti, in collaborazione con l'ISIME e i MGH.
La fama di Gioacchino da Fiore fu legata in particolare a una significativa produzione eseget... more La fama di Gioacchino da Fiore fu legata in particolare a una significativa produzione esegetica e al profilo di profeta dei tempi ultimi che ancora in vita lo circondò. In realtà egli fu anche un riformatore religioso: fondatore dell’abbazia di San Giovanni in Fiore sull’altipiano della Sila, e di una congregazione monastica che da questa prese il nome di Ordo Florensis, nell’ultimo scorcio del XII secolo ottenne da papa Celestino III l’approvazione degli statuta della sua organizzazione monastica, che ben presto si diffuse in diverse zone della penisola, grazie al sostegno dei pontefici e dell’imperatore Federico II.
Con il suo elaborato progetto, il monaco calabrese intendeva non tanto riportare ai primitivi valori di distacco dal saeculum e di povertà l’ordine cistercense, in cui egli stesso aveva militato con estrema consapevolezza per una decina di anni, quanto appianare la complessità e il “disordine” che lo caratterizzavano al suo interno, secondo Gioacchino causati dalle molteplici identità e forme di perfezione perseguite dai suoi componenti.
Attestato sia nei suoi scritti e diagrammi sia negli statuta, di cui si è conservato qualche minimo frammento documentario, l’ordinatus ordo che l’abate florense prospettò inoltre intendeva riaffermare l’indispensabile separazione fra i tre ordines (monaci, chierici, laici) all’interno dell’unica Chiesa: separazione i cui confini si stavano facendo, a suo parere, passo dopo passo più sfumati.
traduzione italiana delle due opere di Gioacchino da Fiore, già pubblicate in latino in edizione ... more traduzione italiana delle due opere di Gioacchino da Fiore, già pubblicate in latino in edizione critica.
Nella Confessione di fede e negli Articoli di fede Gioacchino da Fiore si presenta non tanto nelle consuete vesti di esegeta biblico, specialista dell’Apocalisse, né di teologo della storia che annuncia «profeticamente» l’imminente terza età dello Spirito, quanto come teologo a confronto con altri teologi e nei panni del teologo-abate, maestro dei suoi monaci.
Nella Confessione di fede Gioacchino esprime una cultura teologica assimilata anche attraverso i testi della scolastica, in particolare le Sentenze di Pietro Lombardo. I destinatari del breve scritto sono teologi dotti, cui l’abate si rivolge probabilmente dall’abbazia di Casamari tra 1182 e 1184.
Di altro genere è l’impostazione degli Articoli di fede. I temi trattati sono comunque teologici, ma sono i toni e il lessico a essere diversi e a indicare che i destinatari sono i monaci della sua comunità, rappresentati dal filius Giovanni. L’abate di Corazzo non evita di toccare problematiche dibattute a quel tempo negli ambienti scolastici, ma il largo spazio riservato alle questioni monastiche e ai concreti problemi della gestione dei differenti carismi e ruoli, presenti all’interno di un’unica comunità religiosa, fa risaltare il suo volto di abate, impegnato a istruire i monaci a lui affidati.
Testo latino e traduzione italiana a fronte.
Scheda del volume e indice a link:
http://www.viella.it/libro/830
traduzione italiana dei Sermoni di Gioacchino da Fiore pubblicati in edizione critica.
Fonti agi... more traduzione italiana dei Sermoni di Gioacchino da Fiore pubblicati in edizione critica.
Fonti agiografiche e documentarie attestano che Gioacchino da Fiore svolse attività di predicazione, sia interna sia esterna al chiostro. Ben poco tuttavia dei suoi sermoni è giunto fino a noi: possediamo soltanto due brevi raccolte di testi, i Sermoni e capitoli sulla lettera e lo spirito e Sei sermoni dell’anno liturgico.
La prima offre un esempio di come, in ambiente monastico, il sermone si evolvesse in trattato (tuttavia rimasto in una forma abbozzata e non pienamente compiuta): con il filo conduttore del tema dello spirito opposto alla lettera si intrecciano simbolismo liturgico, riflessione trinitaria, polemica contro gli Ebrei, posizioni ecclesiologiche e attese escatologiche.
La seconda raccolta attesta, in una forma assai vicina a un testo realmente predicato, l’attività di Gioacchino quale superiore della propria comunità, cui si rivolgeva per istruirla: alle tematiche tradizionali della penitenza monastica non sono peraltro estranei spunti di riflessione teologica, secondo le più tipiche linee del suo pensiero.
Talks by valeria de fraja
Elisabetta Caldelli - Valeria De Fraja, Un groviglio di intrecci. Percorsi paleografici e testual... more Elisabetta Caldelli - Valeria De Fraja, Un groviglio di intrecci. Percorsi paleografici e testuali nella produzione manoscritta sicilianadel sec. XII (oltre la storia dell'arte).
Si presenta in questa sede il testo letto a Vercelli nel corso dell’incontro: Ordinare il mondo. ... more Si presenta in questa sede il testo letto a Vercelli nel corso dell’incontro: Ordinare il mondo. Diagrammi e simboli nelle pergamene di Vercelli - Incontro internazionale di studio - Vercelli (I), 25 ottobre - 27 ottobre 2017, con alcuni ritocchi, ma senza note bibliografiche.
La Biblioteca dispersa della Cattedrale di Messina. Seminario di studio.
Elisabetta Caldelli - Va... more La Biblioteca dispersa della Cattedrale di Messina. Seminario di studio.
Elisabetta Caldelli - Valeria De Fraja, Iste liber est maioris Messanensis Ecclesiae: un'altra memoria ritrovata.
7 marzo 2018, Messina, Cappella dell'Arcivescovado. Incontro organizzato dalla Biblioteca Regionale Universitaria "Giacomo Longo"
Ordinare il mondo. Diagrammi e simboli nelle pergamene di Vercelli - Incontro internazionale di s... more Ordinare il mondo. Diagrammi e simboli nelle pergamene di Vercelli - Incontro internazionale di studio - Vercelli (I), 25 ottobre - 27 ottobre 2017
Dipartimento di Scienze Religiose - Università Cattolica del Sacro Cuore
Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli
Società storica vercellese - Per contatti: Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare, Piazza Alessandro D'Angennes 5, 13100 Vercelli, Tel/fax 0161 51650 - E-mail: info@tesorodelduomovc.it
By some accounts, 1017 marked the advent of the Norman presence in Italy and Sicily, inaugurating... more By some accounts, 1017 marked the advent of the Norman presence in Italy and Sicily, inaugurating a new era of invasion, interaction and integration in the Mediterranean. Whether or not we decide the millennial anniversary is significant, the moment offers an ideal opportunity to explore the story in the south, about a thousand years ago. To what extent did the Normans establish a cross-cultural empire? What can we learn by comparing the impact of the Norman presence in different parts of Europe? What insights are discoverable in comparing local histories of Italy and Sicily with broader historical ideas about transformation, empire and exchange? The conference aims to draw together established, early-career and post-graduate scholars for a joint investigation of the Normans in the south, to explore together the many meetings of cultural, political and religious ideas in the Mediterranean in the central Middle Ages.
Primo sguardo d'insieme relativo al fondo manoscritto latino proveniente dalla Cattedrale di Mess... more Primo sguardo d'insieme relativo al fondo manoscritto latino proveniente dalla Cattedrale di Messina e oggi conservato nella BNE di Madrid. Il fondo latino, insieme a quello greco appartenuto a Costantino Lascaris, era stato inglobato, alla fine del '600, nella biblioteca personale del duca di Uceda, vicerè di Sicilia. E' costituito da circa 160 codici, copiati tra la fine dell'XI e il XV secolo.
Papers by valeria de fraja
Civiltà del Mediterraneo: interazioni grafiche e culturali attraverso libri, documenti, epigrafi, Atti del Congresso internazionale di studi dell'Associazione Italiana dei paleografi e diplomatisti (Cagliari, 28-30 settembre 2015), a cura di L. D’Arienzo – S. Lucà, 2018
Elisabetta Caldelli – Valeria De Fraja, Iste liber est Ecclesie maioris Messanensis. Prime indag... more Elisabetta Caldelli – Valeria De Fraja, Iste liber est Ecclesie maioris Messanensis. Prime indagini su una biblioteca dispersa e sulla Bibbia cum Glossa di Messina, in Civiltà del Mediterraneo: interazioni grafiche e culturali attraverso libri, documenti, epigrafi, Atti del Congresso internazionale di studi dell'Associazione Italiana dei paleografi e diplomatisti (Cagliari, 28-30 settembre 2015), a cura di L. D’Arienzo – S. Lucà, Spoleto 2018, pp. 217-282.
A più di 10 anni dalla consegna del contributo per il volume, finalmente si è arrivati alla stamp... more A più di 10 anni dalla consegna del contributo per il volume, finalmente si è arrivati alla stampa. Sicuramente il testo risente del tempo trascorso tra la consegna e l'uscita, per quanto si sia cercato di aggiornare almeno la bibliografia più significativa (ma non il testo, anche per il mio allontanamento dal mondo della ricerca su queste tematiche). Il volume ha inoltre cambiato più volte fisionomia, in quanto sono cambiati, negli anni, gli autori dei contributi.
Joachim of Fiore (c.1135-1202) remains one of the most fascinating and enigmatic figures of medieval Christianity. In his own time, he was an influential advisor to the mighty and powerful, widely respected for his prophetic exegesis and decoding of the apocalypse. In modern times, many thinkers, from Thomas Müntzer to Friedrich Engels, have hailed him as a prophet of progress and revolution. Even present-day theologians, philosophers and novelists were inspired by Joachim’s vision of a Third Age of the Holy Spirit.
However, at no time was Joachim an uncontroversial figure. Soon after his death, the church authorities became suspicious about the explosive potential of his theology, while more recently historians held him accountable for the fateful progressivism of Western Civilization.
Contributors are: Frances Andrews, Valeria De Fraja, Alfredo Gatto, Peter Gemeinhardt, Sven Grosse, Massimo Iiritano, Bernard McGinn, Matthias Riedl, and Brett Edward Whalen.
See: http://www.brill.com/products/reference-work/companion-joachim-fiore
Questo numero di BMB dà notizia di una serie di scoperte davvero inusuali nel piccolo mondo benev... more Questo numero di BMB dà notizia di una serie di scoperte davvero inusuali nel piccolo mondo beneventano: non solo di frammenti si tratta questa volta, ma come sette anni fa per il Beato di Ginevra, di interi manoscritti, peraltro conservati in uno dei luoghi sacri agli studi della più importante espressione grafica dell’Italia meridionale nel medioevo, la Biblioteca Nazionale di Napoli. Diamo quindi conto con puntuali descrizioni di un antifonario palinsesto databile al secolo X (V C 14, Nicola Tangari), di due codici misti in beneventana e carolina recanti sostanzialmente testi di esegesi biblica (VI D 28 e VII A 5, prima metà del secolo XII, Donatella Buovolo), di un esemplare delle Etymologiae isidoriane del secolo XII (VI D 61, Vera Schwarz-Ricci).
Di tutti e quattro i codici non si aveva notizia in quanto beneventani, il che potrà apparire sorprendente data la notorietà e l’accessibilità della sede di conservazione, ma forse è proprio questa la ragione della loro ignorata presenza negli scaffali della celebre Biblioteca: per scoprirli occorreva controllarne a tappeto l’intero patrimonio medievale, come alcuni di noi hanno fatto per portarne alla luce gli esemplari datati per anno, luogo o copista. Un ennesimo esempio, insomma, di quella serendipity di cui la ricerca si è sempre programmaticamente nutrita. Un codice biblico in tipizzazione barese della fine del secolo XI si era perso per quasi vent’anni all’interno dell’abbazia di Montecassino: ne dà notizia e lo descrive chi lo ha ritrovato e ne ha la cura, dom Mariano Dell’Omo (Archivio Privato, ms. 2).
Non mancano ovviamente le scoperte di nuovi frammenti, riapparsi quasi tutti all’esterno dell’area beneventana: a Lecce (Arianna Vena), Madrid (Elisabetta Caldelli e Valeria De Fraja), Magonza (Vera Schwarz-Ricci), Orléans (Brian Long e Andrew Irving), Roma (Nicola Tangari).
Alla luce di queste eccezionali novità, che senza dubbio comporteranno un incremento della produzione nel settore, ribadiamo l’appello rivolto l’anno scorso a quanti volessero collaborare con noi nel registrare e dar conto di quanto si scrive intorno agli oltre duemila manoscritti beneventani finora conosciuti: si tratta di un servizio reso alla comunità scientifica che, in termini di accesso alle fonti della ricerca, torna a vantaggio anche di chi lo compie.
La ricezione delle opere di Stefano Langton nelle biblioteche cistercensi, in Étienne Langton, prédicateur, bibliste, théologien. Études réunies par L.-J. Bataillon †, N. Bériou, G. Dahan et Riccardo Quinto, Turnhout, Brepols, 2010, pp. 165-197. Études réunies, 2010
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Books by valeria de fraja
Uscito in questi giorni nella collana Fonti per la storia dell'Italia medievale dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo. Vedi l'indice al link: http://www.isime.it/public/indici-volumi/Indice_Maio_De_Fraja.pdf
Con il suo elaborato progetto, il monaco calabrese intendeva non tanto riportare ai primitivi valori di distacco dal saeculum e di povertà l’ordine cistercense, in cui egli stesso aveva militato con estrema consapevolezza per una decina di anni, quanto appianare la complessità e il “disordine” che lo caratterizzavano al suo interno, secondo Gioacchino causati dalle molteplici identità e forme di perfezione perseguite dai suoi componenti.
Attestato sia nei suoi scritti e diagrammi sia negli statuta, di cui si è conservato qualche minimo frammento documentario, l’ordinatus ordo che l’abate florense prospettò inoltre intendeva riaffermare l’indispensabile separazione fra i tre ordines (monaci, chierici, laici) all’interno dell’unica Chiesa: separazione i cui confini si stavano facendo, a suo parere, passo dopo passo più sfumati.
Nella Confessione di fede e negli Articoli di fede Gioacchino da Fiore si presenta non tanto nelle consuete vesti di esegeta biblico, specialista dell’Apocalisse, né di teologo della storia che annuncia «profeticamente» l’imminente terza età dello Spirito, quanto come teologo a confronto con altri teologi e nei panni del teologo-abate, maestro dei suoi monaci.
Nella Confessione di fede Gioacchino esprime una cultura teologica assimilata anche attraverso i testi della scolastica, in particolare le Sentenze di Pietro Lombardo. I destinatari del breve scritto sono teologi dotti, cui l’abate si rivolge probabilmente dall’abbazia di Casamari tra 1182 e 1184.
Di altro genere è l’impostazione degli Articoli di fede. I temi trattati sono comunque teologici, ma sono i toni e il lessico a essere diversi e a indicare che i destinatari sono i monaci della sua comunità, rappresentati dal filius Giovanni. L’abate di Corazzo non evita di toccare problematiche dibattute a quel tempo negli ambienti scolastici, ma il largo spazio riservato alle questioni monastiche e ai concreti problemi della gestione dei differenti carismi e ruoli, presenti all’interno di un’unica comunità religiosa, fa risaltare il suo volto di abate, impegnato a istruire i monaci a lui affidati.
Testo latino e traduzione italiana a fronte.
Scheda del volume e indice a link:
http://www.viella.it/libro/830
Fonti agiografiche e documentarie attestano che Gioacchino da Fiore svolse attività di predicazione, sia interna sia esterna al chiostro. Ben poco tuttavia dei suoi sermoni è giunto fino a noi: possediamo soltanto due brevi raccolte di testi, i Sermoni e capitoli sulla lettera e lo spirito e Sei sermoni dell’anno liturgico.
La prima offre un esempio di come, in ambiente monastico, il sermone si evolvesse in trattato (tuttavia rimasto in una forma abbozzata e non pienamente compiuta): con il filo conduttore del tema dello spirito opposto alla lettera si intrecciano simbolismo liturgico, riflessione trinitaria, polemica contro gli Ebrei, posizioni ecclesiologiche e attese escatologiche.
La seconda raccolta attesta, in una forma assai vicina a un testo realmente predicato, l’attività di Gioacchino quale superiore della propria comunità, cui si rivolgeva per istruirla: alle tematiche tradizionali della penitenza monastica non sono peraltro estranei spunti di riflessione teologica, secondo le più tipiche linee del suo pensiero.
Talks by valeria de fraja
Elisabetta Caldelli - Valeria De Fraja, Iste liber est maioris Messanensis Ecclesiae: un'altra memoria ritrovata.
7 marzo 2018, Messina, Cappella dell'Arcivescovado. Incontro organizzato dalla Biblioteca Regionale Universitaria "Giacomo Longo"
Dipartimento di Scienze Religiose - Università Cattolica del Sacro Cuore
Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli
Società storica vercellese - Per contatti: Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare, Piazza Alessandro D'Angennes 5, 13100 Vercelli, Tel/fax 0161 51650 - E-mail: info@tesorodelduomovc.it
Papers by valeria de fraja
Joachim of Fiore (c.1135-1202) remains one of the most fascinating and enigmatic figures of medieval Christianity. In his own time, he was an influential advisor to the mighty and powerful, widely respected for his prophetic exegesis and decoding of the apocalypse. In modern times, many thinkers, from Thomas Müntzer to Friedrich Engels, have hailed him as a prophet of progress and revolution. Even present-day theologians, philosophers and novelists were inspired by Joachim’s vision of a Third Age of the Holy Spirit.
However, at no time was Joachim an uncontroversial figure. Soon after his death, the church authorities became suspicious about the explosive potential of his theology, while more recently historians held him accountable for the fateful progressivism of Western Civilization.
Contributors are: Frances Andrews, Valeria De Fraja, Alfredo Gatto, Peter Gemeinhardt, Sven Grosse, Massimo Iiritano, Bernard McGinn, Matthias Riedl, and Brett Edward Whalen.
See: http://www.brill.com/products/reference-work/companion-joachim-fiore
Di tutti e quattro i codici non si aveva notizia in quanto beneventani, il che potrà apparire sorprendente data la notorietà e l’accessibilità della sede di conservazione, ma forse è proprio questa la ragione della loro ignorata presenza negli scaffali della celebre Biblioteca: per scoprirli occorreva controllarne a tappeto l’intero patrimonio medievale, come alcuni di noi hanno fatto per portarne alla luce gli esemplari datati per anno, luogo o copista. Un ennesimo esempio, insomma, di quella serendipity di cui la ricerca si è sempre programmaticamente nutrita. Un codice biblico in tipizzazione barese della fine del secolo XI si era perso per quasi vent’anni all’interno dell’abbazia di Montecassino: ne dà notizia e lo descrive chi lo ha ritrovato e ne ha la cura, dom Mariano Dell’Omo (Archivio Privato, ms. 2).
Non mancano ovviamente le scoperte di nuovi frammenti, riapparsi quasi tutti all’esterno dell’area beneventana: a Lecce (Arianna Vena), Madrid (Elisabetta Caldelli e Valeria De Fraja), Magonza (Vera Schwarz-Ricci), Orléans (Brian Long e Andrew Irving), Roma (Nicola Tangari).
Alla luce di queste eccezionali novità, che senza dubbio comporteranno un incremento della produzione nel settore, ribadiamo l’appello rivolto l’anno scorso a quanti volessero collaborare con noi nel registrare e dar conto di quanto si scrive intorno agli oltre duemila manoscritti beneventani finora conosciuti: si tratta di un servizio reso alla comunità scientifica che, in termini di accesso alle fonti della ricerca, torna a vantaggio anche di chi lo compie.
Uscito in questi giorni nella collana Fonti per la storia dell'Italia medievale dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo. Vedi l'indice al link: http://www.isime.it/public/indici-volumi/Indice_Maio_De_Fraja.pdf
Con il suo elaborato progetto, il monaco calabrese intendeva non tanto riportare ai primitivi valori di distacco dal saeculum e di povertà l’ordine cistercense, in cui egli stesso aveva militato con estrema consapevolezza per una decina di anni, quanto appianare la complessità e il “disordine” che lo caratterizzavano al suo interno, secondo Gioacchino causati dalle molteplici identità e forme di perfezione perseguite dai suoi componenti.
Attestato sia nei suoi scritti e diagrammi sia negli statuta, di cui si è conservato qualche minimo frammento documentario, l’ordinatus ordo che l’abate florense prospettò inoltre intendeva riaffermare l’indispensabile separazione fra i tre ordines (monaci, chierici, laici) all’interno dell’unica Chiesa: separazione i cui confini si stavano facendo, a suo parere, passo dopo passo più sfumati.
Nella Confessione di fede e negli Articoli di fede Gioacchino da Fiore si presenta non tanto nelle consuete vesti di esegeta biblico, specialista dell’Apocalisse, né di teologo della storia che annuncia «profeticamente» l’imminente terza età dello Spirito, quanto come teologo a confronto con altri teologi e nei panni del teologo-abate, maestro dei suoi monaci.
Nella Confessione di fede Gioacchino esprime una cultura teologica assimilata anche attraverso i testi della scolastica, in particolare le Sentenze di Pietro Lombardo. I destinatari del breve scritto sono teologi dotti, cui l’abate si rivolge probabilmente dall’abbazia di Casamari tra 1182 e 1184.
Di altro genere è l’impostazione degli Articoli di fede. I temi trattati sono comunque teologici, ma sono i toni e il lessico a essere diversi e a indicare che i destinatari sono i monaci della sua comunità, rappresentati dal filius Giovanni. L’abate di Corazzo non evita di toccare problematiche dibattute a quel tempo negli ambienti scolastici, ma il largo spazio riservato alle questioni monastiche e ai concreti problemi della gestione dei differenti carismi e ruoli, presenti all’interno di un’unica comunità religiosa, fa risaltare il suo volto di abate, impegnato a istruire i monaci a lui affidati.
Testo latino e traduzione italiana a fronte.
Scheda del volume e indice a link:
http://www.viella.it/libro/830
Fonti agiografiche e documentarie attestano che Gioacchino da Fiore svolse attività di predicazione, sia interna sia esterna al chiostro. Ben poco tuttavia dei suoi sermoni è giunto fino a noi: possediamo soltanto due brevi raccolte di testi, i Sermoni e capitoli sulla lettera e lo spirito e Sei sermoni dell’anno liturgico.
La prima offre un esempio di come, in ambiente monastico, il sermone si evolvesse in trattato (tuttavia rimasto in una forma abbozzata e non pienamente compiuta): con il filo conduttore del tema dello spirito opposto alla lettera si intrecciano simbolismo liturgico, riflessione trinitaria, polemica contro gli Ebrei, posizioni ecclesiologiche e attese escatologiche.
La seconda raccolta attesta, in una forma assai vicina a un testo realmente predicato, l’attività di Gioacchino quale superiore della propria comunità, cui si rivolgeva per istruirla: alle tematiche tradizionali della penitenza monastica non sono peraltro estranei spunti di riflessione teologica, secondo le più tipiche linee del suo pensiero.
Elisabetta Caldelli - Valeria De Fraja, Iste liber est maioris Messanensis Ecclesiae: un'altra memoria ritrovata.
7 marzo 2018, Messina, Cappella dell'Arcivescovado. Incontro organizzato dalla Biblioteca Regionale Universitaria "Giacomo Longo"
Dipartimento di Scienze Religiose - Università Cattolica del Sacro Cuore
Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli
Società storica vercellese - Per contatti: Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare, Piazza Alessandro D'Angennes 5, 13100 Vercelli, Tel/fax 0161 51650 - E-mail: info@tesorodelduomovc.it
Joachim of Fiore (c.1135-1202) remains one of the most fascinating and enigmatic figures of medieval Christianity. In his own time, he was an influential advisor to the mighty and powerful, widely respected for his prophetic exegesis and decoding of the apocalypse. In modern times, many thinkers, from Thomas Müntzer to Friedrich Engels, have hailed him as a prophet of progress and revolution. Even present-day theologians, philosophers and novelists were inspired by Joachim’s vision of a Third Age of the Holy Spirit.
However, at no time was Joachim an uncontroversial figure. Soon after his death, the church authorities became suspicious about the explosive potential of his theology, while more recently historians held him accountable for the fateful progressivism of Western Civilization.
Contributors are: Frances Andrews, Valeria De Fraja, Alfredo Gatto, Peter Gemeinhardt, Sven Grosse, Massimo Iiritano, Bernard McGinn, Matthias Riedl, and Brett Edward Whalen.
See: http://www.brill.com/products/reference-work/companion-joachim-fiore
Di tutti e quattro i codici non si aveva notizia in quanto beneventani, il che potrà apparire sorprendente data la notorietà e l’accessibilità della sede di conservazione, ma forse è proprio questa la ragione della loro ignorata presenza negli scaffali della celebre Biblioteca: per scoprirli occorreva controllarne a tappeto l’intero patrimonio medievale, come alcuni di noi hanno fatto per portarne alla luce gli esemplari datati per anno, luogo o copista. Un ennesimo esempio, insomma, di quella serendipity di cui la ricerca si è sempre programmaticamente nutrita. Un codice biblico in tipizzazione barese della fine del secolo XI si era perso per quasi vent’anni all’interno dell’abbazia di Montecassino: ne dà notizia e lo descrive chi lo ha ritrovato e ne ha la cura, dom Mariano Dell’Omo (Archivio Privato, ms. 2).
Non mancano ovviamente le scoperte di nuovi frammenti, riapparsi quasi tutti all’esterno dell’area beneventana: a Lecce (Arianna Vena), Madrid (Elisabetta Caldelli e Valeria De Fraja), Magonza (Vera Schwarz-Ricci), Orléans (Brian Long e Andrew Irving), Roma (Nicola Tangari).
Alla luce di queste eccezionali novità, che senza dubbio comporteranno un incremento della produzione nel settore, ribadiamo l’appello rivolto l’anno scorso a quanti volessero collaborare con noi nel registrare e dar conto di quanto si scrive intorno agli oltre duemila manoscritti beneventani finora conosciuti: si tratta di un servizio reso alla comunità scientifica che, in termini di accesso alle fonti della ricerca, torna a vantaggio anche di chi lo compie.
« Breviarium totius evangelii » selon l’heureuse formule de Tertullien, la prière du « Notre Père » enseignée par Jésus à ses disciples apparaît, dans l’histoire de la chrétienté, comme un moyen capital de formation spirituelle et morale, aussi bien d’un individu que d’une communauté. Son message est dévoilé, renforcé et répandu grâce à la série de commentaires et d’autres ouvrages produits autour d’elle.
Au cours du XIIe siècle, on assiste à des lectures renouvelées des sept demandes de l’oraison dominicale, suscitées par différents facteurs : la multiplication des écoles urbaines et la mise en place de nouveaux instruments de formation ; la nécessité de réformer l’Église à partir de perspectives diverses, autant ecclésiastiques que laïques ; un esprit attentif aux sources et aux auctoritates.
Le but de ce recueil est de mettre en lumière les divers mouvements d’appropriation et retransmission du « Notre Père » dans différents contextes institutionnels (les écoles, les communautés de religieux, etc.) et selon une multiplicité de réécritures.
Docteur en histoire de la philosophie et histoire des idées de l’Université de Rome La Sapienza, Francesco Siri est ingénieur de recherche auprès de l’I.R.H.T. de Paris. Ses travaux portent sur les maîtres en sacra pagina du XIIe siècle et l’édition des textes médiolatins.
Table of Contents
Préface, par Francesco Siri
Gilbert Dahan, L'exégèse du « Notre Père » au XIIe siècle. Quelques lignes générales.
Alexander Andrée, Le « Pater » (Matth. 6, 9-13 et Luc. 11, 2-4) dans l’exégèse de l’école de Laon : la « Glossa ordinaria » et autres commentaires.
Francesco Siri, En quête d’ordre : Hugues de Saint-Victor commentateur du « Notre Père »
Valeria de Fraja, Le don d’un laïc à son fils : le commentaire au « Pater » de Maione de Bari
Emmanuel Bain, Pierre le Mangeur et le « Notre Père »
Marco Rainini, Symbolic representations and diagrams of the Lord’s Prayer in the twelfth century
Annie Noblesse-Rocher, L’ « Explanatio dominicae orationis » de Frowin d’Engelberg (XIIe s.)
Uwe Brunn, Les oraisons des hérétiques. De la récitation du « Pater Noster » aux « rituels cathares »
Geneviève Hasenohr – Anne-Françoise Labie-Leurquin, Traductions et commentaires médiévaux du « Pater » en langue d’oïl: inventaire provisoire
Researchers from the United States have viewed your paper " Il fondo manoscritto dell’Istituto storico italiano per il medio evo, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo», 115 (2013), pp. 467-526. Leggibile al link: http://www.isime.it/index.php/edizioni-elettroniche/il-fondo-manoscritto-dellistituto-storico-italiano-per-il-medio-evo" in the last month. However, they weren't able to read it on Academia.edu because you haven't uploaded a copy
We want to present you the role play experience which took place at the Junior Secondary School in Chievo (Verona).
It was a special day: the school was divided into two sections by two high walls on the two floors of the schoolbuilding (East Fainell and West Fainelli) and the number of the students was divided into two big groups, too, indipendently of which class they belonged to.
The students on one side of the wall couldn’t meet the students on the other side of the wall because of the physical barriers.
This gave the opportunity to learn, to discuss and to listen to several reports and witnesses from different people about the wellknown divisions in the past and in the present all over the world.
Berlin and Europe, but not only that: Mexico/USA, Palestine/Israel, the Mediterranean Sea as a wall to cross.
The day took inspiration from the geohistory course carried out by an experimental class which is part of the project “Disegnare il Futuro” (Shaping the Future) promoted and supported by “Fondazione San Zeno” in Verona.
Un muro divide la scuola: Fainelli Est e Fainelli Ovest.
Un’esperienza di Role Play, ovvero Berlinesi per un giorno
Si presenta l’esperienza di Role Play tenutasi presso la scuola secondaria di primo grado del Chievo (VR). Si è trattato di una giornata in cui la scuola è stata divisa in due parti (Fainelli Est e Fainelli Ovest), e gli alunni, in modo indipendente dall’appartenenza alle singole classi, sono stati suddivisi in due grandi gruppi. Gli alunni di una parte non potevano incontrare gli alunni al di là dei due muri che hanno diviso la scuola. Si è trattato di un’occasione per imparare, per discutere, per ascoltare la testimonianza di diverse persone in merito alle grandi divisioni passate e presenti nel nostro mondo. Berlino ed Europa, ma non solo: Messico/USA, Palestina/Israele, Mediterraneo come muro da valicare. La giornata ha preso spunto dal percorso di geostoria portato avanti durante l’anno scolastico da una classe sperimentale, parte del progetto “Disegnare il futuro”, sostenuto dalla veronese “Fondazione San Zeno”.