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veronica panfili

    veronica panfili

    «Le cose che giungono attraverso l'orecchio muovono meno l'animo di quelle poste sotto gli occhi i quali si sa sono ben attendibili». Quinto Orazio Flacco, Ars Poetica, Verso 180. Il presente studio propone una nuova chiave di lettura... more
    «Le cose che giungono attraverso l'orecchio muovono meno l'animo di quelle poste sotto gli occhi i quali si sa sono ben attendibili». Quinto Orazio Flacco, Ars Poetica, Verso 180.
    Il presente studio propone una nuova chiave di lettura del corpus scultoreo facente parte della cappella sepolcrale della famiglia di Sangro. Meglio conosciuta con il nome di Cappella Sansevero ad oggi risulta uno dei maggiori siti visitati in Italia. Il programma decorativo fu commissionato da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, che per onorare i suoi cari defunti chiamò una schiera di abili scultori tra cui si ricordano il partenopeo Giuseppe Sanmartino, ideatore del celebre Cristo Velato, Antonio Corradini esecutore della statua della Pudicizia e Francesco Queirolo. Dati gli interessi avuti in vita da Riamondo nei confronti dell'alchimia, per anni si è creduto che le statue presenti nella cappella sepolcrale di famiglia attestassero, per vuia simbolica, la sua appartenenza alla massoneria. Il presente studio si propone di indivuduare la fonte letteraria alla quale gli artisti s'ispirarono nell'eseguire le propprie opere secondo le volontà di Raimondo di Sangro; l'Iconologia di Cesare Ripa usata sopratutto nel periodo Barocco come prontuario d'immagini da cui attingere per ola realizzazione di concetti astratti. Testo edito per la prima volta a Roma nel 1593 nel 1764 ebbe una nuova edizione ampliata dall'Abate Cesare Orlandi ed edita proprio da Raimondo di Sangro che nel suo palazzo di famiglia sito in piazza San Domenico Maggiore aveva allestito una stamperia. Analizzando attentamente la revisione settecentesca dell'opera ripana è emerso come siano state aggiunte nuove voci, prima del tutto assenti, alcune delle quali vennero seguite dagli scultori nella realizzazione di alcune statue realizzate ad ornamento dei sepolcri di famiglia. Si è potuto inoltre riferire una giusta chiave di lettura ad alcune statue a cui per anni si era data una differente interpretazionedimostrando come la Cappella Sansevero non sia l'esempio di un tempio massonico arrivato intatto ai nostri giorni ma espressione di un'acuta preparazione umanistica ed artistica da parte del committente.
    Il presente studio si propone di ricostruire, attraverso le fonti archivistiche, le vicende storico artistiche dell'oratorio dedicato a San Francesco Saverio ed alla Madonna della Pietà, dalla sua fondazione al XVIII secolo. Conosciuto... more
    Il presente studio si propone di ricostruire, attraverso le fonti archivistiche, le vicende storico artistiche dell'oratorio dedicato a San Francesco Saverio ed alla Madonna della Pietà, dalla sua fondazione al XVIII secolo. Conosciuto come oratorio del Caravita, titolazione dovuta alla deformazione del nome del suo fondatore, padre Pietro Gravita, rivestì un ruolo di fondamentale importanza per lo sviluppo di un nuovo linguaggio figurativo destinato a divenire un caposaldo della cultura figurativa barocca; l'esposizione del Santisimo Sacramento sotto forma della Macchina delle Quarant'ore. La volta dell'atrio ospita un ciclo di affreschi dedicato al santo titolare dell'oratorio, Francesco Saverio, realizzato da Lazzaro Baldi tra il 1671 ed il 1673. Il ciclo in questione risulta di grande importanza in quanto è l'unica testimonianza di un vano completamente affrescato dall'artista. Si cercherà inoltre di rivalutare la figura di Lazzaro Baldi, artista formatosi nella bottega di Pietro da Cortona e considerato dal maestro il più capace tra i suoi allievi, che si distinse per produzione d'immagini devozionali destinate ad infiammare lo zelo dei fedeli commissionate dalla chiesa in occasione delle cerimonie di canonizzazione celebrate in San Pietro nel XVIII secolo, nelle quali veniva definita l'iconografia ufficiale dei nuovi santi come nel caso di Santa Rosa da Lima. Questa proficua produzione avvenne grazie all'organizzazione della bottega di Lazzaro Baldi, un organismo gerarchizzato capace di licenziare non solo immagini devozionali ma anche cicli pittorici  commissionati al Baldi dagli esponenti del clero.