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Alza la testa
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E-book144 pagine2 ore

Alza la testa

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Info su questo ebook

Spesso si parla di donne vittime di violenza, ma mai abbastanza.
La notizia arriva quasi sempre quando ormai è troppo tardi e allora occupa la prima pagina dei quotidiani. Non meno grave della violenza consumata è l'indifferenza della maggior parte della gente nell'apprendere questo genere di notizie. La violenza non è solamente lo stupro.
Spesso tra le mura domestiche, si consumano feroci realtà, silenziose ed occulte, ma non meno gravi.Se le istituzioni offrissero alle donne vittime di queste violenze, sostegno, coraggio ed un reale e concreto aiuto forse... ci sarebbero meno vittime e le donne avrebbero meno vergogna nel denunciare i loro aguzzini.
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita27 feb 2014
ISBN9788867520862
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    Anteprima del libro

    Alza la testa - Francesca Dimitrio

    (anonimo)

    Premessa

    Voglio precisare, non sono una donna che odia gli uomini, sono sposata e ho due figli maschi che adoro.

    Non me ne vogliano tutti quelli che non si riconoscono in questi racconti, non sto parlando di tutti gli uomini, ma di troppi.

    Uomini che abusano, uomini che violentano, uomini che uccidono, uomini che spaventano e picchiano le donne.

    Ogni anno sono uccise in media 100 donne, dal marito, dal fidanzato o dall’ex fidanzato.

    Più di un milione di donne hanno subito una violenza sessuale prima dei sedici anni.

    Spesso quando la violenza avviene tra le mura domestiche, non è denunciata, per paura, per vergogna o sensi di colpa, solamente quando la violenza degli uomini arriva ai figli il muro di omertà, si sgretola e la donna decide di denunciare.

    MARINA

    Ognuno di noi fa progetti, un buon posto di lavoro, diventare avvocato, medico, ricercatore, avere successo, crearsi una famiglia, trovare un principe azzurro che ti ami e ti rispetti.

    Si lotta per ottenere tutto questo, sono tutte mete che vanno conquistate. Trovare un lavoro gratificante non è cosa facile, per non parlare poi dell’uomo ideale.

    Bisogna battersi per ottenere ciò in cui si crede, e soprattutto cercare di non scendere mai a compromessi.

    Fatto il primo, gli altri sopraggiungeranno senza nemmeno accorgersene.

    O semplicemente si può attendere che il destino si compia.

    Conoscere un bravo ragazzo, essergli sempre fedele, attendere che ti chieda di sposarlo, fare uno o due figli e diventare una brava casalinga, passare le giornate, i mesi, gli anni a fare la spesa, cucinare, riordinare la casa, crescere i figli, accompagnarli a scuola e in palestra, tu diventerai la madre dei tuoi figli, la moglie devota di tuo marito, la figlia perfetta che i tuoi genitori hanno sempre desiderato, la sorella disponibile.

    Organizzerai stupende cene di Natale e feste per compleanni, sarai amata e apprezzata per tutto questo che sicuramente non è poco, ma niente è gratuito, c’è un prezzo per qualsiasi cosa, e tutto ciò ne ha uno molto alto.

    Dovrai rinunciare a molto, dimenticherai te stessa, i tuoi sogni, se hai avuto tempo di averne qualcuno, le tue ambizioni. Figuriamoci se con quel da fare si ha tempo di pensare a un lavoro gratificante, cancellare i tuoi progetti.

    Come dicevo prima, tutto ha un prezzo nella vita, dipende solo da quanto si è disposti a pagare.

    2

    Quando i miei genitori erano dei ragazzi, in famiglia si preferiva far studiare solo i figli maschi perché sarebbero stati loro a dover provvedere alla famiglia che avrebbero avuto in futuro.

    Per le figlie femmine, era sufficiente che fossero ben educate, senza troppi grilli per la testa, che sapessero cucinare e tenere in ordine la casa.

    Mia madre veniva da una famiglia numerosa, ben sette figli. A lei toccò accudire quelli che erano venuti dopo. Studiò poco. Non ne aveva il tempo, né i genitori avevano i mezzi sufficienti per mandarli tutti a scuola. Solo i maschi conseguirono il diploma superiore.

    Le femmine restarono a casa ad aiutare la propria madre nei lavori domestici e a crescere i fratellini più piccoli.

    Diventata più grande, conobbe mio padre che la corteggiò per circa un anno prima di chiederla in moglie.

    Durante l’anno del corteggiamento, non uscirono mai da soli. C’era sempre qualche fratello di mia madre al seguito.

    Quando mia madre si sposò, aveva poco più di diciotto anni. Era molto giovane, ma già sapeva mandare avanti una casa, crescere ed educare dei figli.

    Cominciò così la sua vita coniugale, il primo figlio nacque circa un anno dopo.

    Erano tempi duri, si facevano enormi sacrifici per andare avanti, mio padre lavorava più di dodici ore al giorno.

    I figli diventarono quattro e c’era poco da ridere. Non credo che mia madre in quegli anni pensò mai che avrebbe potuto avere una vita diversa. Credo che non ci pensasse mai.

    Chissà, forse, dopo tanti anni, trovò il tempo di riflettere anche sulla sua di vita, ma ormai era tardi, la vita era trascorsa e altro non le restava che dimenticare i sogni e amare la vita che le restava, cercando di difenderla come meglio poteva.

    Una volta, già vecchia, mi disse:

    Figlia mia l’importante quando si arriva alla mia età è che i bei ricordi superino i rimpianti, solo così si può essere certi di aver trascorso una vita piena e di aver fatto le scelte giuste. Mi auguro che tu e i tuoi fratelli riuscirete a realizzare più sogni di quanti non ne abbia realizzati io e soprattutto vi auguro di non avere mai rimpianti.

    Lei di rimpianti ne aveva sicuramente molti, ma non ne parlò mai, non credo che li confidò mai a nessuno.

    Noi figli diventammo grandi e i miei genitori potevano finalmente respirare un po’.

    3

    La mia era una famiglia all’antica nel senso che mia sorella ed io eravamo educate in un modo e i miei due fratelli in un altro.

    Non ricordo di aver mai visto i miei fratelli fare qualcosa in casa. Si faceva tutto per loro, come per mio padre, la colazione al mattino, il pranzo e la cena, stiravamo le loro camicie e pulivamo le loro stanze, insomma eravamo al loro servizio a tempo pieno.

    A volte esageravano in richieste. Quella di lucidargli le scarpe per esempio non l’ho mai tollerata e quando lo facevo, le lasciavo sempre un po’ sporche, sperando che se non fossero stati soddisfatti, non me lo avrebbero più chiesto.

    Quando se ne lamentavano, non mi sembrava vero potergli rispondere:

    Ah, sono sporche? Beh, lucidatele da solo e già che ci sei fa’ lo stesso con le mie!

    Loro mi rincorrevano, minacciando di prendermi a schiaffi, ma io sapevo che non l’avrebbero mai fatto.

    Entrambi i miei fratelli si approfittavano dell'educazione ricevuta per non fare assolutamente niente in casa.

    Mia sorella era molto più servizievole di me e mai alzò la voce con nessuno di loro, io lo facevo sempre.

    A differenza di mia sorella, ero molto irrequieta, rispondevo ai miei genitori e l’ultima parola doveva essere sempre la mia. Ero testarda e ostinata.

    Fin da piccola, mi ribellavo sempre a qualsiasi imposizione, tanto che mia madre spesso diceva:

    …Ma da dove è uscita questa qui, con questo caratterino, non assomiglia a nessuno di noi.

    Lo ripeteva talmente tante volte che ricordo ci fu un lungo periodo in cui pensai che non fossi figlia loro Chissà dove mi hanno trovato… pensavo, Magari sono stata abbandonata dentro qualche chiesa e mamma e papà mi hanno presa con loro.

    Domandai anche a mia sorella se almeno lei sapesse qualcosa sulla mia nascita e del mio arrivo in quella casa, ma era molto piccola anche mia sorella e probabilmente non fece molto caso a quelle mie domande.

    Vedevo le cose della vita in maniera diversa dal resto della famiglia e questo faceva impazzire mia madre. Mio padre si arrabbiava tantissimo e qualche schiaffo in quegli anni l’ho preso. Spesso mia madre mi levava dalle sue mani strillandogli:

    La vuoi ammazzare? Lasciala perdere.

    Mia sorella era molto più tranquilla, non rispondeva mai, aiutava sempre mia madre nei lavori di casa. Era veramente la figlia perfetta.

    In quegli anni di meravigliosa adolescenza, mia sorella conobbe il ragazzo che poi avrebbe sposato.

    Lo conobbe al matrimonio di una nostra cugina. Era un amico dello sposo e da quel giorno corteggiò mia sorella senza darle un attimo di respiro.

    Giancarlo era più grande di lei di dieci anni. Mia sorella frequentava il terzo anno del liceo classico, e per lei le uniche  certezze di quegli anni erano lo studio, qualche amica e la sua famiglia. Amava andare a scuola, le piaceva studiare e aveva tutti bei voti. Per lei era naturale prendere un nove in italiano, io un nove non ricordo di averlo mai preso. Non perché non mi impegnassi, semplicemente non amavo le cose che mi facevano studiare e soprattutto non vedevo l’utilità di imparare poesie a memoria o risolvere difficilissimi problemi di matematica.

    Dopo il diploma avrebbe scelto la facoltà di lettere e tutti in famiglia eravamo certi, che sarebbe stata bravissima anche in quei studi.

    Sicuramente sarebbe emersa tra tanti, avrebbe trovato un ottimo lavoro. Giancarlo ci sapeva fare anche con i miei genitori, chiacchierava con loro, si lasciava consigliare da mio padre, faceva i complimenti a mia madre per la sua cucina, scherzava con i miei fratelli.

    Anche quando mia sorella non era in casa, lui passava volentieri a trovare i miei genitori e prendeva un caffè con loro.

    Con me no. Sicuramente dipendeva dal fatto che a me lui non è mai piaciuto molto. Per me lui era quello che si portava via mia sorella, e poi non mi piaceva come la trattava.

    Bisognava avere un occhio molto attento per notare certe sfumature, si può dire:

    Per favore, mi prendi un bicchiere d’acqua? o si può dire Prendimi l’acqua! e non è la stessa cosa, anche se lui aveva sempre il sorriso sulle labbra, lui non domandava mai, usava sempre il tempo imperativo per qualsiasi cosa.

    Era mai possibile che nessuno ci facesse caso?

    Lui facendo finta di scherzare mi chiamava piccolo mostro, io senza scherzare troppo chiamavo lui il grande mostro.

    Lui mi trattava come se fossi stata sua sorella e a me sinceramente di fratelli bastavano quelli che già avevo.

    Entrava in camera nostra senza bussare, come se fosse uno di casa, ma non lo era e per me non lo sarebbe mai diventato.

    Sapevo bene che i miei fratelli non erano molto migliori di lui, ma a loro volevo bene e questo affetto me li faceva sopportare.                     

    4

    Metti su il caffè, il fidanzato di tua sorella sta parcheggiando la macchina.

    Non poteva prenderlo al bar il caffè?

    Sei sempre la solita Francesca, mai gentile.

    E voi siete sempre gli stessi, fate i ruffiani con quell’imbecille.

    È un buon partito, tua sorella lo sposerà e sarà felice.

    Mia sorella sarà felice solo quando lo perderà di vista, credimi, mamma, Marina adesso è innamorata e non riesce a vederlo per quello che è, ma non hai visto come la tratta? Come le dà ordini? Dammi ascolto, non lo incoraggiate, e poi non ce l’ha una casa? Non ha una famiglia sua? Perché non sta mai con loro? Perché non ne parla mai? Sta sempre qui a rompere.

    "Tu non capisci, Giancarlo è l’uomo giusto per tua sorella, lui è così

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