I Desideri del Salice Bianco
Di Marzio Iotti
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Anteprima del libro
I Desideri del Salice Bianco - Marzio Iotti
riservati
Capitolo1
La scomparsa di Lorenzo Linari aveva incuriosito la piccola città. Il flusso regolare e costante della vita urbana era stato alterato e si assisteva al singolare fenomeno per cui un individuo, prima pressoché invisibile, diventava d'improvviso presente, noto e conosciuto per il fatto di essere sparito davvero.
Si leggeva sulla cronaca locale:
- Da sei giorni non torna a casa. Lorenzo Linari, ventiseienne tecnico di Careno non ha lasciato nessun messaggio e nessuna traccia di sé. Le indagini, iniziate quattro giorni fa dopo che la madre ha denunciato la sua assenza, non hanno prodotto ad oggi nulla di concreto. Dipendente di una nota ditta locale, Linari viveva solo in un piccolo appartamento di via Borgo Nuovo. I colleghi di lavoro, da noi interpellati, hanno dichiarato di non aver notato negli ultimi tempi cambiamenti del modo d'essere del giovane. E' sempre stato un lavoratore serio ed efficiente. Un ragazzo tranquillo
Le ricerche proseguono...
In vero la scomparsa di Linari era singolare, il suo appartamento si presentava in discreto ordine, il letto era stato rifatto e tutto il resto aveva un aspetto decoroso. Le decine di immagini alle pareti, in maggior parte fotografie, parlavano della sua passione ma in tutto l'appartamento non si era trovata una sola cosa che aiutasse a spiegarne l'assenza. La sua auto non c'era, invece il suo telefono era abbandonato su un tavolo, spento.
Se si escludeva la madre, ovviamente prostrata dalla situazione, gli altri, concittadini e conoscenti, apparivano più incuriositi che preoccupati: la scomparsa di quel giovanotto che ogni tanto veniva visto vagare con la macchina fotografica al collo, oltre a fornirgli un insperato argomento di conversazione, li aveva in un certo senso soddisfatti.
Ora non mi è chiaro se vicende straordinarie come questa che tenterò di raccontare avvengano dentro o fuori di noi ovvero in una dimensione intermedia. Una cosa è certa però: lasciano segni così profondi nello spirito di chi le ha vissute che tutta la loro esistenza ne è rideterminata e deviata su altri binari. Così è stato anche in questo caso.
Tutto cominciò quella mattina della terza domenica di maggio, esattamente quattordici giorni prima della scomparsa di Lorenzo.
Capitolo 2
La fragranza che Lorenzo respirava era quella della primavera inoltrata. L'aria era tiepida malgrado l'ora, una bella luce radente colpiva le foglie nuove degli alberi. In quei luoghi, tra gli stagni, i Salici e i Pioppi, era già stato molte altre volte e ormai gli pareva di aver già visto tutto quello che lì era degno d'attenzione. Tutte le immagini interessanti erano state fermate: le cortecce degli Olmi, i riflessi dei Giunchi nell'acqua, i disegni delle erbe sulla sabbia.
Tornava ugualmente però: un po' perché il luogo non era distante da casa sua, un po' perché la presenza dell'acqua era stata sempre per lui fonte d'ispirazione, ma soprattutto perché così sfidava la sua capacità di vedere immagini nuove in luoghi conosciuti.
L'umore non era dei migliori, si sentiva discretamente svogliato, ma sapeva bene che quella cappa di noia poteva svanire di colpo, bastava un particolare da cogliere, un'immagine mai fatta prima, un lampo da cui essere abbagliati.
Era stato così anche altre volte. Vagava per ore tra cose già note, scattava fotografie già fatte, poi ecco l'intuizione: partiva dagli occhi, procedeva con una vibrazione interiore e l'immagine si visualizzava cosi come sarebbe risultata, così come la voleva finita, e gli riusciva di immaginarla già montata ed incorniciata. Tutto avveniva ormai automaticamente senza che egli muovesse un dito. Non sbagliava quasi mai, quando sentiva scorrere queste emozioni poteva starne certo: quella che aveva visto, sarebbe risultata un'ottima immagine. Ma lui lo sapeva bene, questo non era uno dei giorni buoni, di quelli in cui qualcosa dentro è disposto a vibrare anche per minime sollecitazioni, quando c'è una predisposizione dell'animo a stupire e si vedono cose altrimenti invisibili. Purtroppo, negli ultimi tempi, di questi giorni ne erano venuti pochissimi.
Si fermò un attimo a guardare una gallinella che non essendosi accorta di lui avanzava lenta nell'acqua, sbucando da un canneto. Dietro di lei un batuffolo nero la seguiva indeciso, poi un altro. Lorenzo, immobile, pensò che fino a quando tutto questo si poteva vedere valeva la pena di vivere.
Poco dopo trovò alcuni scatti interessanti: qualche paesaggio, un gruppo di tife ma soprattutto un papavero che, con quei quattro boccioli allineati, lo aveva colpito per la simmetria delle linee e per la forma morbida dei petali. Per di più il fiore era cresciuto proprio al bordo dell'acqua e con l'angolazione giusta, lo sfondo su cui si stagliava più che acqua sembrava cielo. Decise subito che quelle immagini le avrebbe stampate la sera stessa, con l'ansia che sempre seguiva uno scatto importante.
In auto, durante il breve viaggio di ritorno, la sua mente vagò, rimbalzando tra l'ufficio che l'indomani lo aspettava con i disegni da finire e i suoi colleghi, ed il resto della giornata festiva che aveva davanti.
Ah, se non avesse avuto quella serata da dedicare alla creazione delle sue fotografie, quella curiosità sempre nuova da soddisfare, cosa gli rimaneva? E per quanto tempo questa curiosità di nuove immagini sarebbe stata viva? Quanto tempo di vero amore gli restava prima di cadere nell'abitudine? Perché non aveva altro? C'era chi, come Claudio, trovava soddisfazione a sgomitare per salire di un gradino la carriera in azienda. Chi, come Paolo, perdeva notti in discoteca e sembrava appagato quando trovava una donna disponibile da sedurre. C'era addirittura chi sembrava aver dato senso alla propria vita per aver acquistato l'auto nuova. O era lui quello sbagliato? Molto probabilmente si.
Si scoprì a pensare e, come suo solito, cercò subito di troncare le domande scomode e i pensieri balordi; guardò gli alberi della campagna piatta e le case coloniche che sembravano parallelepipedi appoggiati a caso sulla grande pianura.
Arrivato ai primi semafori rossi della sua città chiuse un attimo gli occhi. Si immaginò piccolo piccolo che osservava l'azzurro del cielo, dall'interno del suo papavero, dondolato dal vento.
Capitolo 3
Lorenzo non era un fotografo di professione. La fotografia era entrata nella sua testa approfittando di un momento in cui questa era vuota, completamente vuota. Lì si era stabilita per diverso tempo, indisturbata.
Alcuni anni prima Lorenzo aveva