La psiche degli animali
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Anteprima del libro
La psiche degli animali - Piero Martinetti
INDICE
LA PSICHE DEGLI ANIMALI
Piero Martinetti
Biografia
Famiglia
Studî
L’insegnamento
Il rifiuto della politica e la critica della guerra
La Società di studi filosofici e religiosi
Il Congresso Nazionale di Filosofia del 1926
La Rivista di filosofia
Il rifiuto del giuramento di fedeltà al Fascismo
Il ritiro
L’arresto e il carcere
La morte
Il funerale e la cremazione
L’eredità intellettuale
Filosofia
La riflessione religiosa
La riflessione sugli animali
La scelta della cremazione
Opere
Bibliografia
LA PSICHE DEGLI ANIMALI
1. CRITICA DELL’AUTOMATISMO DEGLI ANIMALI
2. MECCANISMO E SPONTANEITÀ NELLA PSICOLOGIA ANIMALE
3. L’ISTINTO COME ABITUDINE MECCANIZZATA ED EREDITARIA
4. PARTECIPAZIONE DEGLI ANIMALI ALL’INTELLIGENZA E ALLA RAGIONE
5. IL PROBLEMA DEGLI ANIMALI PENSANTI
6. ASPIRAZIONE DI TUTTI GLI ESSERI ALLA VITA NELL’ETERNO
7. ESISTENZA D’UN REGNO DELLO SPIRITO PIÙ VASTO DEL REGNO UMANO
Note
Piero Martinetti
LA PSICHE DEGLI ANIMALI
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari
(come note e testi introduttivi),
è soggetto a copyright.
Edizione di riferimento:
Pietà verso gli animali / Piero Martinetti; a cura di Alessandro Di Chiara. - Genova: Il melangolo, 1999. - 147 p.; 16 cm. - (Nugae; 99).
Immagine di copertina: https://pixabay.com/it/photos/musicanti-di-brema-equus-asinus-cane-1651945
Elaborazione grafica: GDM, 2019.
Piero Martinetti
Piero Martinetti (Pont Canavese, 21 agosto 1872 – Cuorgnè, 23 marzo 1943) è stato un filosofo italiano.
Fu professore di filosofia, in particolare filosofia teoretica e morale; si distinse per essere stato uno dei pochi docenti universitari, nonché l’unico filosofo universitario italiano, che rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo.
Biografia
Famiglia
Pier Federico Giuseppe Celestino Mario Martinetti fu il primo dei quattro figli (tre maschi e una femmina, senza contare una bambina che morì piccolissima) dell’avvocato Francesco Martinetti (1846-1921) e di Rosalia Bertogliatti (1846-1927).
Studî
Dopo aver frequentato il Liceo classico Carlo Botta di Ivrea, si iscrisse all’Università di Torino, dove ebbe come insegnanti Giuseppe Allievo, Romualdo Bobba, Pasquale D’Ercole[1], Giovanni Flechia[2] e Arturo Graf[3], laureandosi in filosofia nel 1893 all’età di 21 anni[4], con una tesi su Il Sistema Sankhya. Studio sulla filosofia indiana[5] discussa con Pasquale D’Ercole, docente di filosofia teoretica, pubblicata a Torino da Lattes nel 1896 e, grazie all’interessamento di Giuseppe Allievo, vincitrice del Premio Gautieri.[6]
Dopo la laurea Martinetti fece un soggiorno di due semestri presso l’Università di Lipsia[7], dove poté venire a conoscenza del fondamentale studio di Richard Garbe sulla filosofia Sāṃkhya da poco pubblicato[8]. Si può dunque ipotizzare che tra gli scopi del viaggio vi fosse anzitutto quello di approfondire gli studi indianistici, iniziati a Torino con Giovanni Flechia e Pasquale D’Ercole.
[9]
L’insegnamento
Martinetti insegnò dapprima filosofia nei licei di Avellino (1899-1900)[10] Correggio (1900-1901), Vigevano (1901-1902), Ivrea (1903-1904) e per finire al Liceo Alfieri di Torino (1904-1905).
Nel 1904 pubblicò la monumentale Introduzione alla metafisica. I Teoria della conoscenza, che - dopo che ebbe conseguito nel 1905 la libera docenza in filosofia teoretica all’Università di Torino - gli valse di vincere il concorso per le cattedre di filosofia teoretica e morale dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano (che nel 1923 diventò Regia Università degli Studî) nella quale insegnò dal novembre del 1906 al novembre del 1931.
Nel 1915 divenne socio corrispondente della classe di Scienze morali dell’Istituto lombardo di scienze e letterr[11], fondato nel 1797 da Napoleone sul modello dell’Institut de France.
Il rifiuto della politica e la critica della guerra
Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla tradizione cattolica come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo[12], non aderì né al Manifesto degli intellettuali fascisti di Gentile né al Manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce[13]. Fu uno dei rari intellettuali che criticarono la prima guerra mondiale; scrisse infatti che la guerra è sovvertitrice degli ordini sociali pratici ed un’inversione di tutti i valori morali […] dà un primato effettivo alla casta militare che è sia intellettualmente sia moralmente l’ultima di tutte subordinando ad essa le parti migliori della nazione […] strappa gli uomini ai loro focolari e li getta in mezzo ad una vita fatta di ozio, di violenze e di dissolutezze.
[14] Nel 1923, in seguito a quelle che qualificò di circostanze pesantissime
(la marcia su Roma e l’ascesa al governo di Mussolini), rifiutò la nomina a socio corrispondente della Reale Accademia Nazionale dei Lincei[15].
La Società di studi filosofici e religiosi
Mentre nelle sue lezioni universitarie sviluppava un sistema di filosofia della religione, il 15 gennaio 1920 Martinetti inaugurò a Milano unaSocietà di studi filosofici e religiosi, formata da un gruppo di amici in piena e perfetta indipendenza da ogni vincolo dogmatico
[16] dove si riunirono autorevoli intellettuali del panorama filosofico e intellettuale italiano dell’epoca e in cui tenne una serie di conferenze. Le prime conferenze furono tenute da Antonio Banfi e da Luigi Fossati oltre che, naturalmente, da Martinetti, le cui tre conferenze riunite sotto il titolo comune di Il compito della filosofia nell’ora presente segneranno la sua rottura con Giovanni Gentile.[17] In seguito ad una denuncia per «vilipendio della eucaristia», presentata da un certo Ricci al rettore Luigi Mangiagalli il 2 febbraio 1926, dovette sottoscrivere un memoriale in difesa dei propri corsi sulla filosofia della religione.[18]
Il Congresso Nazionale di Filosofia del 1926
Nel marzo 1926, incaricato dalla Società Filosofica Italiana
, organizzò e presiedette il VI Congresso Nazionale di Filosofia
[19].
L’evento fu sospeso dopo solo due giorni dal rettore a causa di agitatori politici fascisti e cattolici. Il congresso fu poi chiuso d’imperio dal questore: da un lato incise l’opposizione di P. Agostino Gemelli[20], fondatore e rettore dell’Università Cattolica, che faceva parte del Comitato organizzatore (quale rappresentante dell’Università Cattolica) ma che, per scelta di Martinetti, non era tra i relatori[21]; dall’altro lato la partecipazione, fortemente voluta da Martinetti, di Ernesto Buonaiuti, scomunicato expresse vitandum
dal Sant’Uffizio[22], dette ai filosofi cattolici neoscolastici la scusa per ritirarsi dal congresso[23].
Come scrive Pier Giorgio Zunino:
Il 31 marzo del 1926 Martinetti fima con Cesare Goretti (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore Mangiagalli[24]: