Seduzione improvvisa: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Di fronte alle curve mozzafiato di Bethany Maguire, sottolineate dall'abito di seta più sexy che un uomo possa immaginare, Cristiano De Angelis decide di concedersi una notte di passione con quella sconosciuta sirena. Una lunga sfilza di giovani donne e ricche ereditiere dell'alta società ha scaldato le sue lenzuola in precedenza, che differenza potrà mai fare una in più? Quello che Cristiano non sa è che Bethany non appartiene a quel mondo, ha incrociato la sua strada per uno scherzo del destino, e ha tutte le intenzioni di scomparire dalla sua vita. Lui, però, farà di tutto per impedirglielo.
Cathy Williams
Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.
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Anteprima del libro
Seduzione improvvisa - Cathy Williams
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Italian’s One-Night Love-Child
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2009 Cathy Williams
Traduzione di Silvia Paola Bazoli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-966-2
1
Riparato dai vetri oscurati della Mercedes nera e dalle lenti degli occhiali da sole firmati, Cristiano De Angelis osservava con curiosità il trambusto delle vie assolate del centro.
Per la maggior parte dell’anno viveva nel suo attico di Londra e faceva ritorno in Italia solo occasionalmente per far visita alla sua famiglia. La zona di Roma dove si trovava gli era familiare, perché era l’ambiente in cui era cresciuto, dove aveva frequentato le scuole e dove aveva vissuto una vita dorata riservata a pochi eletti, prima di spiccare il volo e iscriversi all’università in Inghilterra.
Visitare quei luoghi anche solo per una settimana era confortevole e opprimente al tempo stesso, ma solitamente era un sollievo per Cristiano far ritorno all’anonimato delle vie di Londra.
Aggrottò involontariamente la fronte ripensando alla conversazione che aveva avuto con il nonno e sua madre che, in occasione di un pranzo eccessivamente sontuoso e formale servito nella dimora di suo nonno, gli avevano ricordato come il tempo passasse e loro fossero entrambi ansiosi di festeggiare l’arrivo di un piccolo erede.
Era stato un attacco studiato con precisione militare. Da un lato l’aveva stretto d’assedio sua madre che aveva fatto leva sul suo desiderio di vedere il figlio accasato e sistemato, mentre il nonno aveva infierito puntando sull’età che avanzava e la salute che peggiorava, neanche fosse un centenario decrepito e non un settantottenne in grado di comandare chiunque a bacchetta.
«C’è una ragazza molto carina...» aveva azzardato sua madre, nella speranza che quell’osservazione potesse suscitare un qualche interesse da parte di Cristiano.
Lui non era caduto nel tranello. Aveva ribattuto che in futuro avrebbe sicuramente sposato una ragazza con i giusti natali, ma che per il momento non era ancora pronto. Era stato risoluto e si era rammaricato leggendo la delusione sui loro volti, pur sapendo che lasciati liberi di agire, loro si sarebbero rivelati inarrestabili ed estremamente pericolosi.
Se solo avesse mostrato qualche cenno di cedimento, gli avrebbero immediatamente presentato un certo numero di candidate scelte a loro discrezione.
Sorrise divertito e scostò leggermente gli occhiali, osservando la fiumana di gente che affollava le strade dello shopping elegante, incurante del caldo e più che altro della crisi della quale parlavano tutti i giornali.
Prima di avere un ripensamento, bussò sul vetro divisorio e si sporse verso Enrico per dirgli di fermarsi.
«Può riportare l’auto a casa mia» disse Cristiano.
Non gli sorrideva l’idea di affrontare il caldo afoso, ma se non l’avesse fatto sarebbe stato costretto a procedere a passo d’uomo nel traffico e per quanto si trovasse a suo agio nella Mercedes climatizzata, non aveva intenzione di sprecare un’ora in quel modo.
«Devo sbrigare una commissione per mia madre e ci metto meno ad andare a piedi che non in auto. Prenderò un taxi per tornare.»
«Ma signore, il sole è...»
Enrico era l’autista di famiglia da tempi immemori e sembrava turbato all’idea che il suo passeggero potesse affrontare la calura estiva.
Cristiano sorrise.
«Credo di riuscire a sopravvivere a mezz’ora all’aperto. Guardi quanta gente c’è per strada. Non mi sembrano sul punto di collassare per il caldo.»
«Signore, la maggior parte sono donne. Loro sono disposte a tutto pur di fare shopping.»
Cristiano stava ancora sorridendo quando s’incamminò, gli occhiali nuovamente al loro posto a schermarlo dal sole. Anche se li ignorava, era perfettamente consapevole degli sguardi che gli rivolgevano le donne al suo passaggio. Era certo che se avesse rallentato il passo, sarebbe stato avvicinato da una bella donna dai capelli scuri, le gambe lunghe e affusolate e la sicurezza conferita dal denaro e dallo status sociale.
Non viveva più in città, ma era pur sempre noto in certi ambienti. Durante le sue visite a Roma riceveva inviti piacevoli da donne che ambivano alla sua compagnia e che il più delle volte restavano deluse perché, a differenza di quanto credeva sua madre, Cristiano era molto attento nella scelta di una compagna.
Non aveva mai avuto un vero legame con una donna. Non aveva nulla contro l’istituzione del matrimonio e non disdegnava l’idea di avere dei figli, anche se a pranzo aveva scartato l’ipotesi con un brusco cenno della mano.
Cristiano era fermamente convinto che il matrimonio felice dei suoi genitori l’avesse segnato per sempre. Era possibile? Non accadeva il contrario di solito? La madre e il padre si erano conosciuti da ragazzi, erano sempre stati profondamente uniti e avevano vissuto felicemente insieme finché cinque anni prima suo padre non era mancato.
Sua madre portava ancora il lutto da allora e spesso parlava del marito al presente.
Com’era possibile nutrire la speranza di sperimentare un’unione simile in un’epoca in cui le separazioni erano all’ordine del giorno, i matrimoni erano transazioni commerciali e le donne erano in cerca dell’occasione per sistemarsi?
Gli ci vollero venti minuti prima di ritrovarsi di fronte a un elegante palazzo dove doveva consegnare una preziosa orchidea a una delle signore che, due settimane prima, aveva aiutato la madre a organizzare un evento di beneficenza. Sua madre era in partenza per la casa di campagna e quell’orchidea doveva essere recapitata quel giorno e non più tardi e preferibilmente non da un corriere che non avrebbe saputo trattare qualcosa di così fragile e delicato.
Cristiano era certo che si trattasse di un dispetto perché non aveva accettato di conoscere la candidata che sua madre aveva scelto per lui, ma quella commissione era un prezzo molto piccolo da pagare per evitare di ritrovarsi imbrigliato in un appuntamento combinato.
La passeggiata non era stata sgradevole come aveva temuto e si rese conto che non era abituato a camminare, di solito aveva a disposizione un autista sia a Londra che a Roma.
Cristiano passò di fronte alla guardiola del portiere senza accennare a fermarsi e si diresse verso l’ascensore. Anche se indossava abiti casual, emanava quel genere di sicurezza e di potere tipico delle persone agiate che avevano libero accesso ovunque.
All’ultimo, Cristiano decise di salire a piedi e imboccò le scale larghe e imponenti. Una volta giunto a destinazione suonò più volte il campanello senza ottenere risposta. Anche il cellulare di sua madre suonò a vuoto quando lui provò a rintracciarla per informarla che la sua missione era andata a vuoto.
Cosa doveva fare a quel punto? Non poteva lasciare quella pianta esotica sul pianerottolo.
Imprecando contro se stesso per aver ceduto al ricatto velato di sua madre, decise di bussare con forza alla porta.
Il pianerottolo era deserto e silenzioso. Cristiano sapeva per esperienza personale che in quel genere di palazzi i vicini non si affacciano a vedere cosa succede. A lui per primo non sarebbe mai passato per la mente di fermarsi a fare due chiacchiere nell’atrio e neppure era costretto a conversare in ascensore perché ne aveva uno personale che lo conduceva direttamente all’attico.
Picchiò di nuovo con forza alla porta e a quel punto udì finalmente dei passi dall’altra parte.
In circostanze normali, udendo quei colpi Bethany sarebbe corsa ad aprire e avrebbe rimesso al suo posto il visitatore inatteso e sgarbato.
Ma quelle non erano circostanze normali...
Chinò lo sguardo sull’abito che indossava e provò un fremito di apprensione. Quel capo che un quarto d’ora prima era appeso nel guardaroba e che in quel momento accarezzava delicatamente il suo corpo, costava sicuramente quanto un’utilitaria.
Oh Signore, perché, perché aveva ceduto alla tentazione di provarlo? Cosa le era passato per la testa? Era riuscita a resistere per ben tre giorni, perché si era lasciata andare proprio allora?
Perché quel giorno faceva incredibilmente caldo e quando era rincasata, aveva fatto un lungo bagno rinfrescante, poi aveva aperto il guardaroba che era grande tre volte la stanza che lei occupava al pensionato universitario e con delicatezza aveva accarezzato gli abiti meravigliosi, le giacche, i cappotti, soffermandosi su quella creazione così particolare.
L’impulso era stato irresistibile.
Aveva provato a ignorare il campanello, ma il visitatore non sembrava disposto a sentire ragioni e aveva cominciato a bussare con forza. Bethany era certa che non si trattava di Amy che era partita per Firenze con il suo fidanzato. Non poteva essere un venditore, perché non erano ammessi in quel genere di palazzo. Di conseguenza poteva trattarsi solo di un vicino o peggio ancora, di un amico.
Al quarto colpo alla porta, Bethany sobbalzò, conscia che stava per perdere il suo lavoro di custode della casa. In realtà stava sostituendo Amy, ma provò a immaginare come avrebbe spiegato la situazione ai poliziotti italiani.
Rimase nascosta dietro la porta e l’aprì molto, molto lentamente, assicurandosi che chi si trovava sul pianerottolo non potesse vederla.
Aveva la testa china, così la prima cosa che registrò furono dei mocassini scamosciati, poi dei pantaloni beige, una polo di un beige più scuro, due braccia abbronzate, la peluria scura coperta da un costosissimo orologio di marca dal cinturino d’acciaio e per finire... il viso più bello che le fosse mai capitato di vedere in vita sua.
L’estraneo sulla porta di casa era talmente attraente che per un attimo Bethany rimase senza fiato.
D’un tratto si ricordò dove si trovava. In un appartamento che non era suo, con indosso un abito che non era suo. Si nascose ancora di più dietro la porta.
«Sì? Cosa desidera?» chiese, cercando di non fissare troppo apertamente quell’uomo, per quanto le risultasse difficile.
Era alto almeno un metro e ottanta, aveva dei lineamenti classici e un fisico atletico, ma non erano queste le cose che lo rendevano irresistibile, quanto piuttosto l’aura di potere e di sicurezza che emanava.
Cristiano era rimasto perplesso trovandosi di fronte una ragazza, quando in realtà si aspettava una donna di mezz’età e lentamente stava registrando l’ovale delicato del suo volto, la bocca carnosa, gli occhi verdi e la massa folta e corposa di riccioli ramati.
«Si sta nascondendo?» chiese lui e notò divertito il rossore che salì sulle guance della ragazza. La