Irriducibili sogni
()
Info su questo ebook
Correlato a Irriducibili sogni
Ebook correlati
La via della femmina morta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPhobia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Guardiani Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSangue di Licantropo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Racconti della Stua Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNel modo che conoscono gli spiriti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Fonte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNella e i suoi compagni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMise en abyme Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMale Dire Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Venne il buio: Viviamo sul confine tra luce e ombra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Racconti del Mantequero: Serie del Mantequero, #4 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFulvio e il libro magico Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni27 mini-Natali da brivido! Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniA radici nude Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa casa delle paure Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIano: L'orco della palude Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl signore della notte (eLit): eLit Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCome l'onda... Novelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCustode della Luce Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNero di Mummia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Strega V: La storia di una vera strega e della sua apprendista Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl risveglio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSulla falce della luna Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniEternamente drago Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa casa di mattoni rossi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn passato che brucia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl canto del pesce siluro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuando viene il buio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBreinen e il segreto della fonte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Narrativa generale per voi
La Divina Commedia per comuni mortali Valutazione: 5 su 5 stelle5/5La luna e i falò Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl maestro e Margherita Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La Divina Commedia: edizione annotata Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Faust Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI magnifici 7 capolavori della letteratura erotica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAlice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La casa sull'abisso Valutazione: 3 su 5 stelle3/5I miserabili Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Cuore di tenebra e altri racconti d'avventura Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il piacere Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Youthless. Fiori di strada Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i racconti, le poesie e «Gordon Pym» Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La torcia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIo sono due Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutte le novelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutte le avventure di Sandokan Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa coscienza di Zeno Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Inferno: Tradotto in prosa moderna-Testo originale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniConfessioni di un prof Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i romanzi e i racconti Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Fiabe Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i racconti del mistero, dell'incubo e del terrore Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Le 120 giornate di Sodoma Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Il Dio dei nostri padri: Il grande romanzo della Bibbia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Lascito di Marsilio Ficino Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSuor Monika. Il romanzo proibito Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTradizioni di famiglia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI fratelli Karamazov Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI capolavori Valutazione: 4 su 5 stelle4/5
Categorie correlate
Recensioni su Irriducibili sogni
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Irriducibili sogni - Manola Frediani
LA CIVETTA
Cammino e sento solo il rumore dei miei passi, una foglia scricchiola e cade pesante come un sasso nella quiete vigile della campagna. Si avvicina uno scooter, mi supera, il ronzio del motore si diluisce nell’aria ferma, nel silenzio attonito che mi circonda. Come un’eco antica riemergono memorie sepolte…
Quando il rombo dell’ultima moto si perdeva lontano, sprofondata nel materasso di piume che scivolava di qua e di là come un’onda di mare restavo zitta ad ascoltare i rumori che affioravano nel silenzio.
Mi piaceva restare sveglia nel buio mentre tutti giacevano immersi nei loro morbidi sogni, rubare segreti inaccessibili agli altri. Avevo imparato a riconoscere il pigolio sommesso dei pulcini che nascevano sotto lo staio, là, nella camera in fondo alla casa ancora calda del lungo sole del pomeriggio, il pigolio dei rondinini sotto la gronda che reclamavano cibo, anche di notte, la melodia di un maschio di rana, che inondava la campagna col suo flauto d’amore.
La notte svelava i suoi misteri, avvolgendo i campi bagnati dalla luna, i pioppi mormoranti al vento, l’argine ripido e erboso della Pescia.
Una volta un rumore più forte mi fece sussultare, quasi un tramestio di foglie arruffate, poi un lamento leggero, come un pianto di bimbo, dei passi nel buio, poi nulla. La nonna dormiva placidamente su di un fianco, intravedevo la curva del suo corpo nella debole luce del lumino da notte, davanti alla foto del nonno.
Mi alzai, il buio mi avvolgeva ma io andavo sicura, conoscevo a memoria l’angolo fra il letto e il comò, alto, inaccessibile, con la sacra famiglia chiusa nella sua teca di vetro, i cassetti inesorabilmente serrati a chiave, poi ancora due passi ed ecco le scale, di sasso, ripide, con la finestrella a metà dove entrava un baluginio di luna.
Scesi piano, senza fare rumore. Aprii la persiana, poi la porta che cigolò appena. L’aia era bianca, addormentata sotto le stelle.
Nessun rumore, nessun fruscio, solo canti di grilli, le ombre si stagliavano nette sotto la luna.
Camminai lungo la casa, verso la stalla, di là avevo avvertito lo schianto.
Un’ombra storta si affiancava ai miei passi e mandava un doppio di me, un fantasma che mi seguiva.
Non avevo paura, andavo spedita verso il capanno, girai dietro il pollaio, le gabbie dei conigli, tutto dormiva; mi fermai, in ascolto, con le orecchie tese a percepire ogni fiato di vita. Ecco, d’un tratto un pigolio, un chiocciare, un ciangottio infantile salì da sotto i cespugli, e… la vidi, sotto la quercia. Occhi chiari spalancati in un fagotto di penne, grande come una mano, che si rannicchiava spaventata sotto le foglie… una civetta forse caduta dal nido, forse ferita.
Si fece toccare, allargando piano le ali per trovare l’equilibrio, due ali secche e senza le piume come due ramoscelli d’autunno. Capii che non poteva volare.
Un’ala era come rattrappita, accartocciata, l’animale la teneva un po’ aperta sotto di sé, come un ventaglio.
Forse era caduta o si era ferita durante la caccia. O qualcuno l’aveva aggredita. Un predatore. Un carnivoro.
I suoi occhi tondi rimanevano immoti e fissavano i miei. Gialli e lucenti come pietre di ambra.
Non aveva paura, certo il suo lamento era un grido di aiuto.
Cercai un panno dentro il capanno, ce la avvolsi e la nascosi sotto il fieno.
L’animale non protestò, si ritrasse solo un po’ quando toccai l’ala spezzata.
Richiusi piano la porta con il chiavistello di ferro e camminai lungo il muro della casa.
Il cielo scolorava a oriente in una lanugine rosa.
L’appuntamento
Arrivarono alla spicciolata, là sotto l’antenna dell’Enel, dove era il nostro quartier generale.
Per primo Vincenzo, con la sua biciclettina bassa, su cui pedalava rannicchiato come un nanetto del circo, poi Vera, la faccia seria e l’aria già da donna, la gonna diritta e i capelli raccolti, Piero, i capelli rossi più delle lentiggini e il viso accaldato dal sole del pomeriggio, Isabella, nera come una zingara, lo Sgranino, lo sguardo spaurito e quei denti di coniglio che spesso digrignava come un piccolo lupo.
Per ultimo Robertino; avanzava sicuro lungo l’argine stretto della Pescia, in sella a una bici da uomo, attento a non cadere perché sotto c’erano le ortiche che lasciavano sulle gambe chiazze dolorose.
Lo aspettavamo, come un tacito accordo. Lui era il capo e avremmo parlato solo in sua presenza.
Che scè?
chiese, lo sguardo un po’ sprezzante e gli occhi ridenti, maliziosi.
Facevo ranocchi, più in là, ce n’è un fottio, venite a vedere.
Ho trovato una cosa, stanotte, sotto le frasche.
Aprii un fagotto, apparvero due occhi gialli, un po’ velati, in mezzo a un batuffolo di piume.
‘Uh. È una civetta, e porta male.
Azzardò timido lo Sgranino.
Dà qua.
La civetta si fece accarezzare.
"Se porta male ora si vede, fra poco c’è la festa dei morti, la porteremo con noi per chiamare gli spiriti.
Accenderemo le zucche e magari apparirà il diavolo stesso. O gli spiriti. La notte dei morti vanno in giro. Ritornano alle case dove son nati. Reciteremo le giaculatorie."
Nessuno osò ribattere.
Il capo era lui, era più alto di una mano di tutti noi, anche se aveva solo nove anni, due più di noialtri, e sapeva le cose dei grandi. Anche quelle che fanno i fidanzati.
Una volta aveva portato la Vera nel sottoscala e le aveva tolto le mutande, mi aveva detto lo Sgranino in segreto mentre i denti scricchiolavano più che mai con un rumore di sega metallica.
Dobbiamo tenerla nascosta, sennò la mamma la viene a riprendere, la terremo laggiù, nel capanno, faremo i turni la notte per sorvegliarla.
I bambini annuirono, le guance rosse eccitate dal gioco nuovo.
Ora andiamo
ordinò Robertino.
In fila indiana lungo l’argine, il capo in cima sotto il sole rovente, mentre le rane impazzite si rincorrevano su note diverse e le cicale stordivano con canti assordanti.
La festa dei morti
Facemmo così, come d’accordo.
Portavamo lombrichi, larve di insetti; ranocchi spellati alla civetta, che li ingoiava interi, senza masticare.
Riconosceva le voci dei bimbi, quando si apriva la porta del capanno frusciava le ali, cercando di muoversi, poi rimaneva là, rannicchiata, con quella aluccia mezza spiegazzata che sembrava un pezzo di ombrello rotto.
Intanto il tempo passava, si avvicinava la sera dei morti.
Un giorno trovai la porta del capanno aperta. Guardai a lungo sotto il fieno, in mezzo alle gabbie dei conigli, fra le vanghe, sotto l’aratro.
Non c’era. Era fuggita, aveva scelto di essere libera.
Bimba, la porta del capanno lasciala aperta, che arriva il marito dell’Egle con il vitello
avvertì la nonna, da dietro la casa.
Così se n’era andata.
La regina della notte, la misteriosa che parla con gli spiriti del bene e del male… Non avrebbe presieduto la festa dei morti.
Tutti i bambini raccolsero le zucche, quelle più grosse. Le portarono sull’aia ad asciugare al sole sempre forte di ottobre.
Poi coi coltellini appuntiti le svuotarono della polpa e dei semi, mente le galline accorrevano