Il Trader - Prequel
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Il Trader - Prequel - Daniele Lemigni
Daniele Lemigni
IL TRADER - PREQUEL
Titolo: IL TRADER - PREQUEL
Autore: Daniele Lemigni / Borsa e Mercati
Editore: BORSAEMERCATI ®
Edizione:2023
Tutti i diritti riservati © All rights reserved
UUID: f4bcaa78-6eee-4d4d-9e5d-64525e71fe28
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Indice dei contenuti
Introduzione
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Racconto di pura fantasia. Ogni riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi del tutto casuale.
Introduzione
Secondo libro della trilogia Il Trader .
Nicole, Erick, Gerry e il detective Harris: quattro personaggi tenaci, quattro destini che affondano le loro radici in un passato lontano e vicino allo stesso tempo, da cui cercano il proprio riscatto.
Ognuno di loro è impegnato a lottare per realizzare i propri sogni e raggiungere la felicità, ma sulla sorte di ciascuno di essi incombono le trame oscure e le magie di un misterioso individuo, capace di rimescolare continuamente le carte in tempi e modi del tutto inaspettati.
Tra il Canada di fine anni Ottanta e la Detroit del Nuovo Millennio, un prequel ricco di colpi di scena dove si intrecciano speculazioni immobiliari e intrighi economici legati alle crisi finanziarie degli ultimi decenni. A fare da sfondo, la parte più torbida di internet.
1
Toronto, 1987.
Rose sapeva di essere al limite, e urlò fuori dalla cucina verso le scale: NICOLE! LA TUA COLAZIONE!
Se la figlia non fosse scesa entro qualche minuto, i pancakes si sarebbero raffreddati del tutto, e lei sapeva benissimo quanto Nicole odiasse mangiarli in quel modo. La ragazza avrebbe fatto una scenata. Anche se aveva diciotto anni, la mattina non era ancora in grado di gestirsi i tempi di preparazione. Succedeva sempre così.
Chissà dove si era persa questa volta, pensò. Probabilmente in bagno, a controllare il trucco e a coprire per bene quei piccoli brufoletti che, periodicamente, le spuntavano sul viso. Entro qualche anno sarebbero spariti e sarebbe diventata adulta, ma adesso era ancora un’adolescente.
Rose osservò la piccola pila di pancakes sul tavolo, e si domandò se, sotto la campana di vetro che aveva messo a protezione, fossero ancora abbastanza caldi. Mentre sbuffava, perché la figlia tardava ad arrivare, una figura paffuta con i capelli a spazzola ricomparve in cucina.
Gerry aveva già fatto colazione e aveva iniziato a preparare la borsa per la prossima partita: quel giovedì era in fibrillazione, perché tre giorni dopo la squadra in cui giocava, i Ravine, avrebbe sfidato quella di Rosedale. Non solo l’adrenalina per la partita rendeva quelle giornate particolarmente concitate: l’anno precedente, nella stessa occasione, al campo si era presentato un osservatore dei Toronto Blue Jays interessato a reclutare ragazzi per i campi estivi giovanili, che diventavano un’ottima occasione per farsi notare dai grandi club. Se Gerry, come aveva sempre dichiarato, voleva diventare un giocatore professionista di baseball, doveva cogliere al volo quel tipo di palla e dare il massimo per attirare l’attenzione su di lui. Aveva tredici anni. Era un ragazzino poco espansivo e piuttosto timido, ma quando si trattava della sua passione per quello sport diventava molto agguerrito.
Mamma!
Esclamò Gerry, con aria scocciata. La mia maglietta dei Jays che fine ha fatto? Non riesco a trovarla! Non sarà ancora in lavanderia, spero?
Calma tesoro, di che maglia parli? Sono tutte uguali, per me, lo sai.
Ma come... quella di Niekro!
Gerry si mise a gesticolare con veemenza. Aveva il viso paonazzo e quasi balbettava nel parlare. Mi serve per domenica, non posso giocare senza la mia maglietta portafortuna!
Sua madre, come al solito, pensò che stesse reagendo in maniera spropositata. Sembrava sul punto di piangere.
Sarà in mezzo al bucato
sospirò Rose. Questa settimana non ho avuto il tempo di farlo.
Tra l’ansia di Gerry e il menefreghismo di Nicole, a volte si sentiva presa tra due fuochi.
Non l’avrai rovinata, vero?
Gerry infilò di nuovo la porta e si diresse in lavanderia, per accertarsi che non fosse successo nulla di irreparabile alla sua adorata maglia.
Ogni tanto capitava che un capo diventasse di un altro colore perché in lavatrice, a Rose, era scappato un indumento sbagliato. Quella settimana, però, sapeva che non era successo nulla di particolare, era stata troppo impegnata a sistemare il giardino perché una forte grandinata le aveva rovinato i fiori nelle aiuole.
È pronta la mia colazione?
Nicole varcò la soglia della cucina come se niente fosse. Guardò confusa la campana di vetro che copriva i suoi pancakes e chiese: Non saranno mica freddi, eh? Sai che detesto doverli mangiare così!
Rose prese un bel respiro. Da tempo si era rassegnata a quelle pantomime e aveva imparato a resistere alla tentazione di tirarle uno schiaffo.
Assaggiali e dimmi se devo riscaldarli.
Anche se aveva cinque anni in più di suo fratello, Nicole si comportava troppo spesso da bambina viziata e si aspettava che fosse Rose a sopperire alle sue mancanze, come rimanere a completa disposizione davanti ai fornelli.
Ti sei ricordata la tesina di inglese per il corso del dottor Harrington?
Nicole fece spallucce e borbottò un sì
stentato, mentre cominciava a mangiare senza lamentarsi della temperatura dei pancakes. Presumibilmente, metterli al riparo era stato utile.
Stasera voglio sapere cosa dirà il professore di ciò che hai fatto. Non voglio di nuovo vedere un brutto voto in una materia in cui sei sempre stata brava.
Ma sì, mamma, non mi scocciare! Ho fatto quello che Harrington ha chiesto, andrà tutto bene.
Prima che Rose potesse risponderle e farle una ramanzina per il tono saccente, Gerry rientrò nella stanza.
L’ho trovata, era tra i panni sporchi. La laverai oggi, vero?
Gerry aveva la voce implorante nel domandarlo.
Rose notò che Nicole stava sorridendo e, perché lui non se ne accorgesse, lo scortò fuori dalla cucina per riportare la maglia sporca in lavanderia.
Certo tesoro, me ne occuperò oggi stesso, non ti preoccupare.
Gerry si offendeva quando la sorella lo prendeva in giro per gli atteggiamenti infantili che certe volte aveva. Da che pulpito, pensava Rose, visto che anche Nicole si comportava spesso da ragazzina immatura; ma era meglio evitare che Gerry se la prendesse inutilmente.
Il figlio ricontrollò la borsa e Rose tornò da Nicole, che intanto aveva finito di mangiare e stava bevendo una tazza di latte. La donna recuperò il piatto e si avvicinò al lavandino per sciacquarlo, il resto delle stoviglie le aveva già lavate mentre aspettava Nicole.
Rose aprì il rubinetto e si accorse che l’acqua faceva fatica a scendere.
Dev’esserci poca pressione
disse, ma, al solito, era come parlare al vento.
Nicole terminò di bere e si alzò dal tavolo, lasciando la cucina senza fiatare né porgere la tazza sporca alla madre. Le incombenze domestiche le erano totalmente aliene. Prima o poi sarebbe cresciuta anche di testa, avrebbe avuto una famiglia di cui prendersi cura e ne avrebbe capito l’importanza. Ma adesso era Rose a doversene occupare.
Dimenticandosi del problema al rubinetto, Rose pensò che fosse giunta finalmente l’ora che i figli andassero a scuola e lasciassero la casa tutta per lei.
2
Erano le sei di sera e Rose aveva quasi finito di stirare quando suonò il campanello di casa.
Si domandò chi fosse. I figli sarebbero tornati non prima di mezz’ora, perché Gerry, quel pomeriggio, era andato all’allenamento e Nicole a nuotare in piscina. Era l’unico hobby costruttivo della figlia, che alla sua età pensava solamente a truccarsi e a passare innumerevoli ore al telefono con le amiche, trascurando lo studio. Quantomeno, il nuoto la teneva impegnata a fare qualcosa di utile per la sua salute.
Rose posò il ferro da stiro stando ben attenta a tenere la base incandescente lontana dalla maglia preferita di Gerry, che quella mattina aveva cercato con tanta foga: ora sapeva che era di Phil Niekro, un lanciatore che militava nelle fila dei Toronto Blue Jays in quella che, verosimilmente, sarebbe stata una delle sue ultime stagioni in Major League. Gerry e Pierre, con i loro discorsi sul baseball, le avevano fatto una testa così.
La donna arrivò alla porta d’ingresso quando Pierre stava già aprendo al loro inatteso ospite.
Si può sapere cosa diavolo avete combinato?
Davanti a loro si palesò la figura della signora Crawford, la vicina di casa, con i pantaloni fradici e le scarpe infangate, come se avesse appena scavato la terra.
Signora Crawford, che succede?
Un po’ sorpreso dall’irruenza e dal cipiglio accusatorio con il quale si era presentata quella mite signora, sempre molto educata e gentile, Pierre cercò di rimanere impassibile. Non voleva invitarla dentro perché avrebbe sporcato dappertutto, ma, d’altra parte, era talmente stupito che voleva capirci di più.
Avete una dannata perdita d’acqua che sta allagando il mio giardino! Le mie rose! Oh, cielo...
Con voce affranta, la signora Crawford si mise a singhiozzare senza riuscire a contenere il dolore, come se fosse morta una persona a lei cara.
Si calmi, mi dispiace...
Pierre non sapeva cosa dire.
Rose, invece, di fronte alla minaccia di dover pulire il pavimento se l’avessero accolta, rispose più prontamente: Andiamo a vedere.
I Dubois uscirono di casa e la seguirono.
Mentre la vicina spiegava in modo concitato che i danni al suo giardino erano enormi, Pierre e Rose scoprirono che una pozza d’acqua aveva ricoperto l’area davanti al loro garage, estendendosi fino alla casa della donna.
Spiando dalla bassa siepe che li divideva, Pierre vide che il giardino di rose della signora Crawford era stato sommerso da alcuni centimetri d’acqua. Oh, merda!
Esclamò, e di corsa andò a chiudere il rubinetto centrale per evitare che il problema peggiorasse. L’acqua dispersa e i danni causati li avrebbero costretti a sostenere una spesa non indifferente.
La vicina, in preda a un attacco isterico, continuò a inveirgli contro e Pierre, dopo aver tentato inutilmente di tranquillizzarla, si arrese dicendole di fare ciò che riteneva più opportuno. Non l’avevano certo fatto apposta e, per quanto possibile, avrebbero voluto aiutarla a salvare le amate piante ma, allo stesso tempo, non avevano alcuna intenzione di mettersi a discutere con una matta.
Tornarono in casa senza nemmeno salutarla.
Credi che il terreno riuscirà ad assorbire tutta quell’acqua?
Chiese Rose, con tono preoccupato.
Lo spero! Come spero che la signora Crawford si dia una calmata per poterne riparlare da persone civili. Non mi sarei mai aspettato di sentirle usare certe espressioni.
Rose annuì. Quando, dieci anni fa, abbiamo scelto questo quartiere per vivere non credevo cambiasse così tanto. Ora è pieno di stranieri e anche gli altri abitanti sembrano aver perso la loro educazione
sospirò, avvilita.
Il marito cercò di confortarla. Dai, sono certo che la perdita sia facilmente rintracciabile. Stasera apriamo l’acqua solo per lavare i piatti e diamo ai ragazzi giusto il tempo di farsi una doccia. Chiamo immediatamente l’idraulico per sistemare la cosa.
Nicole dovrebbe fare la doccia in piscina e Gerry al campo, quindi non credo che ne avranno bisogno. Ti cerco il numero di telefono.
Rose aprì l’agenda e, un attimo dopo, Pierre stava già digitando i numeri sulla tastiera del loro apparecchio.
La mattina seguente, appena i figli erano usciti per andare a prendere i rispettivi autobus, l’idraulico si presentò a casa Dubois per verificare cosa fosse successo, e come meglio intervenire per risolvere il guasto.
Rose non era proprio entusiasta di averlo lì. Il signor Lopez era sulla cinquantina. Sembrava un tipo tranquillo e una brava persona, ma era messicano e a lei quella gente, l’aveva ribadito più volte anche in famiglia, non piaceva molto. Sicuramente quei poveretti erano costretti a emigrare per trovare un buon lavoro e un futuro migliore, ma era anche convinta che rendessero più insicure le strade delle loro città. Pierre era assolutamente d’accordo con le teorie della moglie.
L’idraulico faceva parte dei tanti immigrati che, negli ultimi anni, avevano deciso di cercare maggior fortuna in Canada, sulla scia dei nuovi accordi siglati tra i loro rispettivi paesi d’origine e le nazioni nordamericane. L’obiettivo era quello di agevolare e coordinare i flussi di esseri umani.