John Magufuli
John Pombe Joseph Magufuli (Chato, 29 ottobre 1959 – Dar es Salaam, 17 marzo 2021) è stato un politico tanzaniano, eletto Presidente della Tanzania in occasione delle elezioni presidenziali del 2015, entrando poi in carica il 5 novembre successivo; era stato riconfermato nelle elezioni presidenziali del 2020.
John Magufuli | |
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5º Presidente della Tanzania | |
Durata mandato | 5 novembre 2015 – 17 marzo 2021 |
Vice presidente | Samia Suluhu |
Capo del governo | Mizengo Pinda Kassim Majaliwa |
Predecessore | Jakaya Kikwete |
Successore | Samia Suluhu |
Ministro del lavoro, del trasporto e delle comunicazioni della Tanzania | |
Durata mandato | 28 novembre 2010 – 5 novembre 2015 |
Capo del governo | Mizengo Pinda |
Predecessore | Shukuru Kawambwa |
Successore | Makame Mbarawa |
Durata mandato | novembre 2000 – 21 dicembre 2005 |
Capo del governo | Frederick Sumaye |
Successore | Basil Mramba |
Ministro dell'allevamento e della pesca della Tanzania | |
Durata mandato | 13 febbraio 2008 – 6 novembre 2010 |
Capo del governo | Mizengo Pinda |
Predecessore | Anthony Diallo |
Successore | David Mathayo David |
Ministro delle terre e degli insediamenti umani della Tanzania | |
Durata mandato | 6 gennaio 2006 – 13 febbraio 2008 |
Capo del governo | Edward Lowassa |
Successore | John Chiligati |
Presidente della Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale | |
Durata mandato | 17 agosto 2019 – 17 agosto 2020 |
Predecessore | Hage Geingob |
Successore | Filipe Nyusi |
Dati generali | |
Partito politico | Chama Cha Mapinduzi |
Università | Università di Dar es Salaam |
Biografia
modificaEsponente del Chama Cha Mapinduzi, ha più volte ricoperto la carica di Ministro. Dopo essere diventato Presidente della Repubblica Unita di Tanzania le libertà civili fondamentali dei cittadini sono diminuite.[1] Sono stati limitati i diritti alla libertà d’espressione e d’associazione e non sono state contrastate la discriminazione per motivi legati al genere e all'orientamento sessuale.[2] Si è speso personalmente per vietare alle ragazze in gravidanza di poter frequentare le lezioni nella scuola pubblica.[2] Ha avviato campagne contro l'omosessualità, costituendo anche dei team per scovare gli omosessuali. Ha dichiarato che queste operazioni avvengono "in nome di Dio". Ha ridotto il suo stipendio da 15.000 dollari a 4.000 dollari al mese, diventando uno dei capi di stato africani meno pagati. Il suo mandato è essenzialmente caratterizzato da una vigorosa lotta alla corruzione. Grandi somme di denaro che in precedenza erano evasione fiscale sono ora investite nell'istruzione e nell'alleviamento della povertà.
Il Paese ha modificato le leggi che disciplinano l'aggiudicazione dei contratti minerari, dando a sé stesso il diritto di rinegoziare o risolvere il contratto in caso di frode accertata. La nuova legislazione elimina anche il diritto delle società minerarie di ricorrere all'arbitrato internazionale. Il contenzioso fiscale con Acacia Mining, accusata di aver sottovalutato per anni la sua produzione di oro, ha portato infine ad un accordo: la Tanzania ottiene il 16% delle quote delle miniere detenute dalla multinazionale. D'altra parte, questa politica anti-corruzione ha anche "spaventato gli investitori, che ora temono di avere a che fare con la giustizia tanzaniana, e indebolito la crescita", secondo Zitto Kabwe, uno dei leader del partito di opposizione Chadema.[3]
Con uno dei tassi di crescita economica più elevati del continente (5,8% nel 2018 e 6% stimato dal FMI per il 2019), il governo tanzaniano sta avviando un importante programma di sviluppo delle infrastrutture, in particolare nel settore ferroviario. Il piccolo porto peschereccio di Bagamoyo, al quale sono stati stanziati 10 miliardi di dollari di investimenti, dovrebbe diventare il più grande porto dell'Africa entro il 2030. La Tanzania tende ad avvicinarsi alla Cina, che promette di sostenere progetti economici. In risposta a questo nuovo orientamento diplomatico e alla mancanza di democrazia, gli Stati Uniti hanno sospeso la loro partecipazione al Millennium Challenge Account, un fondo di sviluppo bilaterale.[3]
È deceduto il 17 marzo 2021 in un ospedale di Dar es Salaam a 61 anni, per un arresto cardiaco, come riportato dalla vicepresidente Samia Suluhu, che ne ha annunciato il decesso in diretta sulla televisione di Stato, dopo settimane di incertezza in merito alle condizioni di salute del leader.[4] Diverse fonti e il leader dell'opposizione hanno invece affermato che Magufuli, che aveva sempre negato o minimizzato l'esistenza della pandemia nel suo Paese, sia morto di COVID-19.[5][6]
Vita privata
modificaEra sposato con Janeth, insegnante di scuola elementare; la coppia ebbe tre figli.[7]
Note
modifica- ^ Simon Allison, I cento giorni della nuova Etiopia, in Internazionale, 12 luglio 2018. URL consultato il 12 luglio 2018.
- ^ a b Rapporto annuale 2017-2018. Tanzania., in Amnesty International Italia, 2018. URL consultato il 12 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2018).
- ^ a b (EN) Jean-Christophe Servant, Tanzania's port out of Africa, su mondediplo.com, 1º febbraio 2019. URL consultato il 10 maggio 2019.
- ^ Tanzania: è morto il presidente John Magufuli - Ultima Ora, su Agenzia ANSA, 17 marzo 2021. URL consultato il 17 marzo 2021.
- ^ Tanzania, morto di Covid il presidente che negava il virus, su ANSA, 18 marzo 2021. URL consultato il 19 marzo 2021 (archiviato il 18 marzo 2021; seconda copia archiviata il 19 marzo 2021).
- ^ (EN) David Lewis e Duncan Miriri, Where's Magufuli? Tanzanian leader's absence fuels health concern, in Reuters, 10 marzo 2021. URL consultato il 10 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2021).
- ^ (EN) Profile: John Pombe Joseph Magufuli, in The Citizen, 24 ottobre 2015. URL consultato il 19 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2015).
Altri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su John Magufuli
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su John Magufuli
Collegamenti esterni
modifica- Magufuli, John Pombe, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 5473151965376500470000 · ISNI (EN) 0000 0004 9634 1693 · LCCN (EN) n2019230464 · GND (DE) 1152964046 |
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