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Le monachine

film del 1963 diretto da Luciano Salce

Le monachine è un film italiano del 1963 diretto da Luciano Salce.

Le monachine
Catherine Spaak e Didi Perego in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1963
Durata100 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia
RegiaLuciano Salce
SoggettoCastellano e Pipolo
SceneggiaturaCastellano e Pipolo
ProduttoreFerruccio Brusarosco
Produttore esecutivoGiancarlo Marchetti, Mario Tugnoli
Casa di produzioneHesperia Films
Distribuzione in italianoCinedistribuzione Astoria
FotografiaErico Menczer
MontaggioRoberto Cinquini
MusicheEnnio Morricone
ScenografiaAurelio Crugnola
CostumiGiuliano Papi
TruccoGiannetto De Rossi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Dal convento di Quercianello, un piccolo paese del Lazio, due suore decidono di andare a Roma per convincere il direttore di una linea aerea a modificare la rotta degli aviojet che, sfiorando quasi il tetto del convento, con il loro assordante frastuono portano giornalmente lo scompiglio fra gli alunni e minacciano di mandare in pezzi un prezioso affresco. Le due monache, Suor Celeste e Madre Rachele accompagnate da Damiano, un orfanello, animate dalla loro candida caparbietà entrano perfino nella vita privata di Livio Bertana il direttore generale della compagnia aerea. Le due suore hanno accesso nella sua casa dove vengono ricevute da Elena, attrice e compagna del direttore. Dopo una serie di peripezie, suor Celeste e Madre Rachele vincono la loro battaglia: gli aerei saranno dirottati, mentre Damiano, l'orfanello, viene adottato da Livio e da Elena che ormai hanno deciso di legalizzare la loro unione.

Censura

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La Commissione di revisione rilasciò regolare nulla osta, senza limitazioni alla visione ai minori. [1]

Prime visioni nazionali (lista parziale)

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  • Dal 4 settembre 1963 a Milano, presso il cinema Excelsior;
  • Dal 5 settembre 1963 a Torino, presso il cinema Vittoria;
  • Dal 15 settembre 1963 a Roma, presso il cinema Metropolitan.

Critica

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«Quasi non si direbbe che il regista delle Monachine sia lo stesso della Voglia matta o delle Ore dell'amore. Ma il soggetto di Castellano e Pipolo era troppo diverso da quelle commedie pruriginose perché Luciano Salce potesse del tutto abbandonarsi ai suoi umori e ai suoi scatti di caustico moralista. Le trovatine, i gags come si dice, tuttavia non mancano in questa tenue storiella di due suore che, con un irsuto e beone autista-giardiniere ed un vivace orfanello, da un paesino del Lazio s'avventurano a Roma. Le buone sorelle si propongono di convincere il direttore dì una compagnia aerea a mutare la rotta del suoi apparecchi che, fragorosamente passando sul loro convento, mettono a repentaglio un prezioso affresco, unica risorsa della poverissima comunità. Grazie al loro candore e ella loro santa semplicità, le due monache non soltanto riescono nell'intento ma persino combinano un matrimonio fra il direttore della società e l'attrice che convive con lui.
La vicenda è abbastanza prevedibile, allo stesso modo che sono scontati i guai e gli equivoci che suor Celeste e madre Rachele provocano con la loro inesperienza, eppure quella e questi dovrebbero divertire il pubblico. Con la stessa inverosimiglianza, ma con più spirito e minore cattivo gusto di analoghi film americani (tra i più noti ricordiamo Le due suore, tra i più recenti Cronache di un convento), Salce sta quasi sempre al gioco, che in verità è assai leggero e quasi evanescente, e quando s'accorge che il suo film perde rapidamente di quota, trova ancora il modo (la lunga corsa in automobile nello stile delle comiche del cinema muto) di risollevarlo.
Con il bravo Amedeo Nazzari e la spigliata Sylva Koscina, oltre a un inedito Umberto D'Orsi, le due suore sono Catherine Spaak e Didi Perego: vedere in austeri panni monacali due attrici che solitamente interpretano ben altre parti, può anche sorprendere e imbarazzare. Ma si finisce per abituarcisi anche perché entrambe, su diversi registri, se la cavano con garbo e disinvoltura.»

«Difficile vedendo questo film riconoscervi la mano in genere abbastanza felice del Salce che pochi mesi fa ha diretto Le ore dell'amore. Tanto che vien fatto di dare credito alla voce secondo cui il regista si sarebbe quì limitato a prendere il timone all'ultimo momento per condurre in porto un film da altri già iniziato e navigante in assai cattive acque. Il risultato comunque -sia vera o meno la voce- è deplorevole. Le monachine resta un film costruito sul niente, assai povero di inventiva, pieno di luoghi comuni e corredato di "gag" di dubbia comicità.
Una sceneggiatura infelice insomma ed una regia piatta per una storia che fa acqua da tutte le parti.
Non molto di più v'è da dire per gli interpreti, anonime macchiette in una farsa di cui ci sono sfuggiti perfino gli aspetti divertenti. Ed è sinceramente deludente che -dopo alcune prove abbastanza inconsulte nell'ambito del film comico fatto in serie- Salce abbia accettato di fare o di firmare un film così squallido.»

«(...)Sembra incredibile, eppure questa (...) storiella reca la firma di Luciano Salce, le cui capacità satiriche, in continuo affinamento dalla Voglia matta alle Ore dell'amore, appaiono quì sgominate dalla melensaggine del soggetto e della sceneggiatura, dovuti a Castellano e Pipolo: i quali, avendo voluto ingentilire la propria vena comica un po' grassoccia, sono arrivati a scrivere un testo che avrebbe fatto forse la gioia dell'attuale direttore della cinematografia spagnola.
Le monachine sono Catherine Spaak e Didi Perego, entrambe crudelmente sacrificate nella austerità dell'abito. Negli altri ruoli si destreggiano Amedeo Nazzari, Sylva Koscina, Umberto D'Orsi, Alberto Bonucci: ai quali ultimi sono toccate in sorte due macchiette abbastanza gustose.»

  1. ^ Nulla Osta n. 41030 del 24.08.1963

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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