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Evola J. - Orientamenti

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Julius Evola Orientamenti

Prefazione
Torna ancora una volta alle stampe l agile saggio evoliano di Orientamenti . Scritto nello stesso spirito de Gli uomini e le rovine , a cui si affianca in coerente sodalizio ditemi e indicazioni, Orientamenti vide la luce nel 1950, a cura di Imperium , e fu poi riveduto da E vola in occasione di una nuova edizione del 1971. Le due differenti edizioni volute da Evola (oltre le ristampe avvenute a sua insaputa) rivelano significative indicazioni cronologiche e biografiche: le due date segnano infatti il coagularsi intorno ad Evola di due ondate generazionali. La prima, che si ritrova nel gruppo di Imperium , identifica la prima generazione del dopoguerra che scopr Evola. Si trattava di giovani che non avevano fatto in tempo a perdere la guerra e che ritrovavano negli scritti di Evola il lucido rigore di un radicalismo di destra ben diverso da certe nostalgie statolatriche, certi ammiccamenti populistici, certi sentimentalismi borghesi diffusi negli
ambienti del neo fascismo. La seconda data rivela l interesse di un altra generazione di ventenni che si form all indomani della contestazione sulle opere di Evola, trovando una coerenza di principi ed un organicit di riferimenti che non era possibile rintracciare nelle polveri sparse del ciclone sessantottardo. Quella generazione, che non fece in tempo a perdere il 68 , quest autobus della rivolta, scopr, proprio alle soglie degli anni settanta, il pensiero e l opera di Julius Evola. E da Evola attinse la forza per allargare gli orizzonti politici e approfondire i riferimenti ideali, uscendo dall angusto menu la carte che veniva loro propinato dalla cultura dominante del tempo. Le due date di Orientamenti segnano in effetti le due fasi principali della scoperta di Evola; ma nel contempo rivelano nella biografia evoliana i due momenti del lungo dopoguerra in cui E vola pi si avvicin all impegno civile e politico . Non a caso le due edizioni autorizzate direttamente da Evola recano quelle date: E vola ritiene in quelle due fasi di poter parlare ad una giovent in cerca di punti fermi e di dover dare loro gli orientamenti

essenziali per informare e radicalizzare la loro militanza politica. Negli anni seguenti le opere di Evola hanno conosciuto una silenziosa ma costante opera di di/fusione. Ed anche Orientamenti non si sottratto a questa lenta ma proficua ramificazione: le altre edizioni uscite negli ultimi tredici anni, lo testimoniano con eloquenza. Se si dovesse tener conto delle attenzioni che l opera evoliana sta attualmente suscitando, delle ristampe e dei saggi critici sul suo pensiero, e persino degli articoli apparsi su grandi giornali che mai avrebbero osato parlare di E vola fino a qualche anno fa, si dovrebbe dedurre che una terza fase di riscoperta evoliana sia iniziata nel 1984, in coincidenza con il decennale della scomparsa di Evola. E forse la stessa ristampa di Orientamenti prelude ad un nuovo coagulo generazionale intorno alle tematiche evoliane. Le letture di Orientamenti nel passato si so/fermavano soprattutto sullo spiritualismo eroico che animava quelle pagine, sul suggestivo richiamo allo spirito legionario , sullaura di purezza e di integralismo che si respirava nelle poche, incisive pagine del saggio. Una lettura di Orientamenti compiuta oggi, nella stagione del disincanto e delle stelle fredde, potrebbe invece ritrovare temi e suggerimenti di una
sorprendente vitalit. Quali? In primo luogo la definizione politica ed etica, ma diremmo quasi antropologica, del potenziale militante . sorprendente notare che Evola pur scrivendo le sue pagine nell epoca ancora rovente del dopoguerra e pur rivolgendosi ad una giovent in larga parte raccolta nell ambito del neo fascismo , non identifichi il militante nel reduce della guerra, nel fascista di ieri, nel nostalgico. Il suo appello non l adunata dei vinti, ma gi lungi-mirante, si rivolge al di l. degli schieramenti di ieri, essendo chiaro che vincitori e vinti si trovano ormai su di uno stesso piano e che l unico risultato della seconda guerra mondiale stato il ridurre l Europa ad oggetto di potenze e di interessi extraeuropei . Una riflessione codesta che

chiunque, antifascista o fascista, potrebbe e dovrebbe condividere. E ancor pi dovremmo sottoscrivere noi posteri, con l esperienza di lunghi decenni davanti ai nostri occhi. Prima ancora che il nostalgismo resistenziale ed il nostalgismo fascista s imbarcassero nella loro trentennale, sterile e lacerante diatriba, Evola individuava l inconsistenza della contrapposizione, l inutilit dell antitesi, additando ben altri problemi e ben altre aperture. In secondo luogo, Evola ribadiva in Orientamenti un osservazione che forse solo oggi si pu comprendere interamente nelle sue implicazioni e nelle sue ultime valenze: la priorit del politico sulla politica e degli uomini sulla forma statuale. Si trattava, naturalmente, di un discorso difficile da recepire nella sua epoca: z neo-fascisti avevano ancora nelle orecchie la formula magica del Tutto nello stato ed ancora 2

risuonava in loro l eco gentiliana secondo cui era lo stato a formare gli uomini e il fascismo a fare i fascisti; democristiani e comunisti erano troppo intenti a conquistare lo Stato, a riconvertire strutture e burocrazia, istituti e ordinamenti fascisti alla loro democrazia per recepire attivamente un discorso siffatto. Anch essi credevano, come i loro predecessori in camicia nera (ma a livelli pi bassi), che la democrazia avrebbe inventato i democratici, lo Stato avrebbe fatto gli italiani. Evola, invece, gi nel 1950, avvertiva che uno Stato perfetto con una sostanza umana tarata decadrebbe presto a infimi livelli, laddove uno stato imperfetto guidato da uomini migliori ascenderebbe ad alti livelli di civilt. La politica non si esaurisce dunque nello Stato, le forme del Politico hanno una vitalit ulteriore rispetto alle forme statuali perch la politica rimanda all uomo, al politico, e non alle leggi, agli ordinamenti. E vola coglie un tema di grandissima attualit ed al contempo pone un opzione decisamente antitotalitaria. Ed a proposito di totalitarismo, ritroviamo in Orientamenti un terzo punto di notevole importanza: l antitesi chiara e radicale tra organico e totalitario, la distinzione netta tra integrazione e livellamento, tra unit e uniformit. Quando il tema del totalitarismo non era ancora dominante e incombente come lo oggi, Evola gi distingueva nettamente l autorit e la gerarchia dalle sclerotizzazioni totalitarie. Quella distinzione un tema per l avvenire: contrariamente a quanto pensano Popper e molti altri, non solo organicismo non s identifica con il totalitarismo, ma in un analisi rigorosa che sia al contempo animata da un ampio e lucido paragone con la storia, si potr dimostrare che l antitesi pi netta, pi capillare ed integrale al totalitarismo proprio la concezione organica. Non negando lautorit, la gerarchia o lo stato che si nega il totalitarismo; al contrario si eliminano in questo modo gli argini per contenere e respingere la tentazione totalitaria. Ma assegnando loro il giusto posto, la giusta misura, coniugandoli alle esigenze di libert, di differenziazione, di identit personale e comunitaria, che potr nascere una rigorosa antitesi al totalitarismo. Non azzerando valori e principi che si uccide il monoideismo e la tirannia dei valori imposta da un regime totalitario: ma solo contrapponendo valori a disvalori, principi a pratiche di potere, senso del sacro a nichilismo, possibile fronteggiare linsorgenza totalitaria. Al democratismo livellatore ed al classismo fondato sul censo, Evola contrappone un tipo di societ in cui ognuno consegue la propria perfezione amando il proprio posto. Un artigiano che assolve perfettamente alla sua funzione indubbiamente superiore ad un re che scarti e non sia all'altezza della sua dignit . Pur nelle differenti sensibilit e nelle diverse equazioni personali , differenze talvolta abissali, si ritrovano in questa concezione evoliana singolari e suggestive assonanze con quanto sosteneva uninquietante e limpida figura proveniente dai ranghi del socialismo e maturata nellesperienza operaia: Simone Weil. A prima vista laccostamento potr apparire avventato, ma addentrandosi nei loca parallela si possono cogliere profonde analogie: la contrapposizione della misura alla smisuratezza del totalitarismo, il primato del politico sullo stato, delluomo sulle istituzioni, la subordinazione delleconomico al sociale e del sociale allo spirituale, la comune tensione trascendente animata dal senso del sacro e del radicamento, lostinazione a rigenerare la societ alla fonte di valori pi che di incentivi materiali, la rivolta antiborghese, il rigetto del nazionalismo e del partitismo, delloccidentalismo e allamericanismo, la comune apertura alla metafisica orientale, la forza di suscitare lo scandalo, di subire lemarginazione, di vivere il dissenso fino in fondo. Non sono questi tratti comuni tra laristocratico Julius Evo/a e operaia Simone Weil? Sussistono indubbiamente vocazioni spirituali diverse: in Simone Weil i valori sono vissuti sub specie martini, e da questa opzione di fondo deriva il suo rigetto delletica guerriera, del mito dellImperium, della paganitas romana, la disponibilit al sacrificio, alla mortificazione, alla rinuncia, la difesa dei deboli e la ricerca di una autentico cristianesimo; in Evola invece i valori sono vissuti sub specie heroi e da questa opzione derivano opposti rigetti e opposte consacrazioni. Un paragone ardito, dunque, tra gli orientamenti evoliani e quelli weiliani: ma se si riuscisse con occhio critico e pure appassionato a coniugare certe esperienze e certi riferimenti che forse le contingenze della storia o le ombre della vita hanno contrapposto, o reso estranei, si potrebbero fertilizzare i campi aridi del nostro tempo. Un filo comune potrebbe essere rintracciato a cominciare dal rifiuto della contrapposizione OrienteOccidente. In Evola persiste chiaramente la convinzione che sia irrilevante lantitesi OrienteOccidente; il vero problema per Evola, piuttosto la tenaglia che stringe lEuropa, le cui branche sono lUrss e gli Usa. Tema di cruciale importanza nel nostro tempo, che anche le coscienze pi vive dello spiritualismo cattolico e della sinistra postmarxista avvertono con 3

sensibilit. Le pagine di Orientamenti costituiscono una sorta di sommario e (di viatico, nel contempo) dei temi affrontati con ben altra ampiezza nelle altre opere evoliane: con incisiva sinteticit colto in queste pagine il filo rosso che lega liberalismo, democrazia e socialismo, la rivoluzione francese alla rivoluzione bolscevica, lo spirito borghese al mondo proletario; sono individuati i focolai dinfezione del nostro tempo nel darwinismo, lesistenzialismo e la psicanalisi; posta la contrapposizione tra realismo eroico e mondo borghese-proletario, demistificato il progressismo storicistico quale architrave ideologica del nostro tempo a cui si oppone il coraggio del radicalismo e la forza. di una tradizione rigenerata. Nelle scarne pagine di Orientamenti espresso anche un equilibrato giudizio sul cattolicesimo al di l di scomposti sussulti anticristiani: se il cattolicesimo difendesse il rigore dei suoi principi, quale fu espresso ad esempio nel Sillabo, esso diverrebbe per Evola un fondamentale baluardo per laffermazione e la difesa dei valori spirituali. Qualche riserva, che abbiamo gi espresso altrove, si impone laddove Evola disincar~a il senso della Patria da ogni radice naturale, etnica e territoriale. Nellidea va riconosciuta la nostra vera patria scrive Evola Non lessere di una stessa terra o di una stessa lingua, ma lessere della stessa idea oggi quel che conta . Una Patria ridotta ad un Idea non rischia di trasformarsi in un puro concetto, in unessenza disincarnata e disancorata dalla storia e dalla vita degli uomini, in un fattore soggettivistico? Certamente Evola quando addita la Patria nellidea non ha davanti a s lideale delluniversalismo proletario, n lapolide individualismo capitalistico, piuttosto si richiama allideale cavalleresco che E vola ritrova nello spirito legionario. Un ideale siffatto pu in realt essere concepito come un richiamo ulteriore e non antitetico al senso della Patria , un di pi e non un tutt altro; altrimenti nel nostro tempo rischia di tradursi in una spinta ulteriore allo sradicamento, in un fattore profondamente disorganico e decisamente disgregatore rispetto ad ogni integrazione comunitaria. Dalla .feconda congerie di temi, spunti e problemi suscitati da Orientamenti , si pu dunque comprendere quale densit abbiano queste pagine. Non si tratta certamente di un pedissequo catechismo del militante . La capacit di suscitare il pensiero allazione, si unisce in queste pagine alla capacit di misurare lazione al pensiero, di abbeverarla di certezze e di interrogativi. E di destarla alle altezze del mito senza sottrarla alle profondit della ragione. Marcello Veneziani Roma, 21 agosto 1984

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1.- E inutile crearsi illusioni con le chimere di un qualsiasi ottimismo: noi oggi ci troviamo alla fine di un ciclo. Gi da secoli, prima insensibilmente, poi coi moto di una massa che frana, processi molteplici hanno distrutto in Occidente ogni ordinamento normale e legittimo degli uomini, hanno falsato ogni pi alta concezione dei vivere, dellagire, del conoscere e del combattere. E il moto di questa caduta, la sua velocit, la sua vertigine stata chiamata progresso . E al progresso furono innalzati inni e ci si illuse che questa civilt civilt di materia e di macchine fosse la civilt per eccellenza, quella a cui tutta la storia del mondo era preordinata: finch le conseguenze ultime di tutto questo processo furono tali da imporre, in alcuni, un risveglio. Dove, e sotto quali simboli, cercarono di organizzarsi le forze per una possibile resistenza, noto. Da un lato, una nazione che, da quando era divenuta una, non aveva conosciuto che il clima 4

mediocre del liberalismo, della democrazia e della monarchia costituzionale, os riprendere il simbolo di Roma come base per una nuova concezione politica e per un nuovo ideale di virilit e di dignit. Forze analoghe si svegliarono nella nazione, che, essa stessa, nel Medioevo aveva fatto suo il simbolo romano dell Imperium, per riaffermare il principio di autorit e il primato di quei valori, che nel sangue, nella razza, nelle forze pi profonde di una stirpe hanno la loro radice. E mentre in altre nazioni europee dei gruppi si orientavano gi nello stesso senso, una terza forza si aggiungeva allo schieramento nel continente asiatico, la nazione dei samurai, nella quale ladozione delle forme esteriori della civilizzazione moderna non aveva pregiudicato la fedelt ad una tradizione guerriera incentrata nel simbolo dellImpero solare di diritto divino. Non si pretende che in queste correnti fosse ben netta la distinzione fra lessenziale e laccessorio, che in esse alle idee facesse da controparte unadeguata persuasione e qualificazione delle persone, che vi fossero state superate influenze varie risententi delle forze stesse che si dovevano combattere. Il processo di purificazione ideologica avrebbe potuto aver luogo in un secondo tempo, risolti che fossero alcuni problemi politici immediati e improrogabili. Ma anche cos era chiaro che stava prendendo forma uno schieramento di forze, rappresentante una sfida aperta alla civilt moderna : sia a quella delle democrazie eredi della Rivoluzione francese, sia allaltra, rappresentante il limite estremo della degradazione delluomo occidentale: la civilt collettivistica del Quarto Stato, la civilt comunista delluomo-massa senza volto. I ritmi si accelerarono, le tensioni si accrebbero fino allurto armato delle forze. Ci che prevalse fu il potere massiccio di una coalizione che non indietreggi dinanzi alla pi ibrida delle intese e alla pi ipocrita mobilitazione ideologica pur di schiacciare il mondo che stava rialzandosi e che intendeva affermare il suo diritto. Se i nostri uomini furono o no allaltezza del compito, se errori furono commessi in fatto di tempestivit, di completa preparazione, di misura del rischio, ci sia lasciato da parte, ci non cosa che pregiudica il significato interno della lotta che fu combattuta. Del pari, a noi non interessa che oggi la storia si vendichi sui vincitori, che le potenze democratiche, dopo essersi coalizzate con le forze della sovversione rossa pur di condurre la guerra sino allestremismo insensato della resa incondizionata e della distruzione totale, oggi vedano ritorcersi contro di loro gli alleati di ieri come un pericolo ben pi temibile di quello che volevano scongiurare. Ci che solo conta questo: noi oggi ci troviamo in mezzo ad un mondo di rovine. E il problema da porsi : esistono ancora uomini in piedi in mezzo a queste rovine? E che cosa debbono, che cosa possono essi ancora fare?

2. - Un tale problema va invero di l dagli schieramenti di ieri, essendo_chiaro_che vincitori e vinti si trovano ormai su di uno stesso piano e che lunico risultato della seconda guerra mondiale stato il ridurre lEuropa ad oggetto di potenze e di interessi extraeuropei. Devesi riconoscere poi che la devastazione che abbiamo dintorno di carattere soprattutto morale. Si in un clima di generale anestesia morale, di profondo disorientamento, malgrado tutte le parole di ordine in uso in una societ dei consumi e della democrazia: il cedimento del carattere e di ogni vera dignit, il marasma ideologico, la prevalenza dei pi bassi interessi, il vivere alla giornata, stanno a caratterizzare, in genere, luomo del dopoguerra. Riconoscere questo, significa anche riconoscere che il problema primo, base di ogni altro, di carattere interno: rialzarsi, risorgere interiormente, darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una drittura. Nulla ha imparato dalle lezioni del recente passato chi si illude, oggi, circa le possibilit di una lotta puramente politica e circa il potere delluna o dellaltra formula o sistema, cui non faccia da precisa controparte una nuova qualit umana. Ecco un principio che oggi quanto mai dovrebbe aver evidenza assoluta: se uno Stato possedesse un sistema politico o sociale che, in teoria, valesse come il pi perfetto, ma la sostanza umana fosse tarata, ebbene, quello Stato scenderebbe prima o poi al livello delle societ pi basse, mentre un popolo, una razza capace di produrre uomini veri, uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto, raggiungerebbe un alto livello di civilt e si terrebbe in piedi di fronte alle prove pi calamitose anche se il suo sistema politico fosse manchevole e imperfetto. Si prenda dunque precisa posizione contro quel falso realismo politico , che pensa solo in termini di programmi, di problemi organizzatori partitici, di ricette sociali ed economiche. Tutto questo appartiene al contingente, non 5

allessenziale. La misura di ci che pu esser ancora salvato dipende invece dallesistenza, o meno, di uomini che ci siano dinanzi non per predicare formule, ma per esser esempi, non andando incontro alla demagogia e al materialismo delle masse, ma per ridestare forme diverse di sensibilit e di interesse. Partendo da ci che pu ancora sussistere fra le rovine, ricostruire lentamente un uomo nuovo da animare mediante un determinato spirito e unadeguata visione della vita, da fortificare mediante laderenza ferrea a dati principi ecco il vro problema.

3. - Come spirito, esiste qualcosa che pu servir gi da traccia alle forze della resistenza e del risollevamento: lo spirito legionario. E labitudine di chi seppe scegliere la vita pi dura, di chi seppe combattere anche sapendo che la battaglia era materialmente perduta, di chi seppe convalidare le parole dellantica saga: Fedelt pi forte del fuoco ed attraverso cui si afferm lidea tradizionale, che il senso dellonore o dellonta, non piccole misure tratte da piccole morali ci che crea una differenza sostanziale, esistenziale fra gli esseri, quasi come fra una razza e unaltra razza. Daltra parte, vi la realizzazione propria a coloro in cui ci che era fine apparve ormai come mzzo, in essi il riconoscimento del carattere illusorio di miti molteplici lasciando intatto ci che seppero conseguire per se stessi, sulle frontiere fra vita e morte, al di l del mondo della contingenza. Queste forme dello spirito possono essere le basi di una nuova unit. Lessenziale di assumerle, di applicarle e di estenderle dal tempo di guerra al tempo di pace, di questa pace soprattutto, che solo una battuta di arresto e un disordine malamente contenuto a che si determini una discriminazione e un nuovo schieramento. Ci deve avvenire in termini assai pi essenziali di quel che non sia un partito , il quale pu essere solo uno strumento contingente in vista di date lotte politiche; in termini pi essenziali perfino che non come un semplice movimento , se per movimento s intende solo un fenomeno di masse e di aggregazione, un fenomeno quantitativo pi che qualitativo, basato pi su fattori emotivi che non di severa, chiara aderenza ad unidea. E piuttosto una rivoluzione silenziosa, procedente in profondit, che si deve propiziare, a che siano create prima allinterno e nel singolo le premesse di quellordine, che poi dovr affermarsi anche allesterno, soppiantando fulmineamente, nel momento giusto, le forme e le forze di un mondo di sovversione. Lo stile che deve guadagnar risalto quello di chi si tiene sulle posizioni in fedelt a se stesso e ad unidea, in una raccolta intensit, in una repulsione per ogni compromesso, in un impegno totale che si deve manifestare non solo nella lotta politica, ma anche in ogni espressione dellesistenza: nelle fabbriche, nei laboratori, nelle universit, nelle strade, nella stessa vita personale degli affetti. Si deve giungere al punto, che il tipo, di cui parliamo, e che deve esser la sostanza cellulare del nostro schieramento, sia ben riconoscibile, inconfondibile, differenziato, e possa dirsi: E uno che agisce come un uomo del movimento . Questa, che fu gi la consegna delle forze che sognarono, per lEuropa, un ordine nuovo, ma che nella sua realizzazione spesso fu impedita e deviata da fattori molteplici, oggi, va ripresa. E oggi, in fondo, le condizioni sono migliori, perch non esistono equivoci e basta guardare dintorno, dalla piazza fino al Parlamento, perch le vocazioni siano messe alla prova e si abbia, netta, la misura di ci che noi non dobbiamo essere. Di fronte ad un mondo di poltiglia il cui principio : Chi te lo fa fare , oppure: Prima viene lo stomaco, la pelle (la malapartiana pelle!) e poi la morale o ancora: Questi non son tempi in cui ci si possa permettere il lusso di avere un carattere , o infine: Ho famiglia , si sappia opporre un chiaro e fermo: Noi, non possiamo fare altrimenti, questa la nostra via, questo il nostro essere . Ci che di positivo potr esser raggiunto oggi o domani, non lo sar attraverso le abilit di agitatori e di politicanti, bens attraverso il naturale prestigio e il riconoscimento di uomini sia di ieri, sia, ed ancor pi, della generazione nuova, che di tanto siano capaci e in ci diano garanzia per la loro idea.

4. - E dunque una sostanza nuova che deve farsi largo in una lenta avanzata di l dai quadri, dai 6

ranghi e dalle posizioni sociali del passato. E una figura nuova che bisogna aver dinanzi agli occhi, per misurarvi la propria forza e la propria vocazione. Importante, fondamentale, riconoscere appunto che questa figura non ha a che fare con le classi, come categorie economiche, e con gli antagonismi ad esse relativi. Essa potr manifestarsi nella veste del ricco come del povero, del lavoratore come dellaristocratico, dellimprenditore come dellesploratore, del tecnico, del teologo, dellagricoltore, delluomo politico in senso stretto. Ma questa sostanza nuova conoscer una differenziazione interna, la quale sar perfetta quando, di nuovo, non vi sar dubbio circa le vocazioni e le funzioni del seguire e del comandare, quando un ripristinato simbolo di inconcussa autorit tronegger al centro di nuove strutture gerarchiche. Ci definisce una direzione da dirsi tanto antiborghese quanto antiproletaria, una direzione sciolta del tutto dalle contaminazioni democratiche e dalle fisime sociali , perch conducente verso un mondo chiaro, virile, articolato, fatto di uomini e di guide di uomini. Disprezzo per il mito borghese della sicurezza , della piccola vita standardizzata, conformistica, addomesticata e moralizzata . Disprezzo per il vincolo anodino proprio ad ogni sistema collettivistico e meccanicistico e a tutte le ideologie che accordano a confusi valori sociali il primato su quelli eroici e spirituali coi quali deve definirsi, per noi, in ogni dominio, il tipo delluomo vero, della persona assoluta. E qualcosa di essenziale sar conseguito quando si ridester lamore per uno stile di impersonalit attiva, per cui quel che conta sia lopera e non lindividuo, per cui si sia capaci di non considerare se stessi come qualcosa dimportante, importante essendo invece la funzione, la responsabilit, il compito assunto, il fine perseguito. L dove questo spirito si affermi, si semplificheranno molti problemi dordine anche economico e sociale, i quali resterebbero invece insolubili se affrontati dallesterno, senza la controparte di un mutamento di fattori spirituali e senza leliminazione di infezioni ideologiche che gi in partenza pregiudicano ogni ritorno alla normalit, anzi la percezione stessa di ci che normalit significhi.

5. - Non solo come orientamento dottrinale, ma anche riguardo al mondo dellazione poi importante, che gli uomini del nuovo schieramento riconoscano con esattezza la concatenazione delle cause e degli effetti e la continuit essenziale della corrente che ha dato vita alle varie forme politiche oggi in giostra nel caos dei partiti. Liberalismo, poi democrazia, poi socialismo, poi radicalismo, infine comunismo e bolscevismo non sono apparsi storicamente che come gradi di uno stesso male, che come stadi che prepararono ognuno quello successivo nel complesso di un processo di caduta. E linizio di questo processo sta nel punto in cui luomo occidentale spezz i vincoli con la tradizione, disconobbe ogni superiore simbolo di autorit e di sovranit, rivendic per se stesso come individuo una libert vana ed illusoria, divenne atomo invece che parte consapevole nellunit organica e gerarchica di un tutto. E latomo, alla fine, doveva trovar di contro a s la massa degli altri atomi, degli altri individui, ed esser coinvolto nellemergenza del regno della quantit, del puro numero, delle masse materializzate e non aventi altro Dio fuor delleconomia sovrana. In questo processo non ci si arresta a met strada. Senza la Rivoluzione Francese e il liberalismo non vi sarebbero stati il costituzionalismo e la democrazia, senza la democrazia non vi sarebbe stato il socialismo e il nazionalismo demagogico, senza la preparazione del socialismo non vi sarebbero stati radicalismo ed infine comunismo. Il fatto che queste varie forme oggi si presentino spesso le une a lato delle altre o in antagonismo, non deve impedire di riconoscere, ad un occhio che davvero vede, che esse si tengono insieme, si concatenano, si condizionano a vicenda ed esprimono solo i gradi diversi di una stessa corrente, di una stessa sovversione di ogni ordinamento sociale normale e legittimo. Cos la grande illusione dei nostri giorni che democrazia e liberalismo siano lantitesi del comunismo ed abbiano il potere di arginare la marea delle forze dal basso, di quel che nel gergo dei sindacati si chiama il movimento progressista . Illusione: come chi dicesse che il crepuscolo sia lantitesi della notte, che il grado incipiente di un male sia lantitesi della forma acuta ed endemica di esso, che un veleno diluito sia lantidoto dello stesso veleno allo stato puro e concentrato. Gli uomini al governo di questa Italia liberata nulla hanno imparato dalla storia pi recente, le cui lezioni si sono ripetute dappertutto sino alla monotonia, e continuano il loro giuoco commovente con concezioni politiche scadute e mani nel carnevale parlamentare, quasi danza 7

macabra su di un latente vulcano. Ma a noi deve essere invece proprio il coraggio del radicalismo, il no detto alla decadenza politica in tutte le sue forme, sia di sinistra, sia di una presunta destra. E soprattutto, si deve esser consapevoli di ci: che con la sovversione non si patteggia, che fare concessioni oggi significa condannarsi ad esser del tutto travolti domani. Intransigenza dellidea, dunque, e prontezza nel farsi avanti con forze pure, quando il momento giusto sia giunto. Ci implica naturalmente anche lo sbarazzarsi dalla distorsione ideologica, purtroppo diffusa anche in una parte della giovent, per via della quale si concedono degli alibi per le distruzioni gi avvenute, illudendosi col pensare che esse, dopo tutto, erano necessarie e serviranno al progresso ; che si debba combattere per qualcosa di nuovo , riposto in un determinato avvenire, invece che per verit che noi gi possediamo perch esse, sia pure in forme varie di applicazione, sempre ed ovunque han fatto da base ad ogni tipo retto di organizzazione sociale e politica. Si respingano queste fisime. E si rida a chi vi accusi di esser antistorici >> e reazionari . Non esiste la Storia, entit misteriosa scritta con la lettera maiuscola. Sono gli uomini, finch essi sono davvero uomini, che fanno e disfanno la storia; il cosiddetto storicismo pi o meno la stessa cosa di quel che negli ambienti di sinistra si chiama il progressismo ed esso una sola cosa vuole, oggi: fomentare la passivit rispetto alla corrente che singrossa e che porta sempre pi gi. E. quanto al reazionarismo , chiedete: Voi dunque vorreste che mentre voi agite, distruggendo e profanando, noi non si reagisca, ma si stia a guardare, anzi vi si dica: bravi, continuate? Non siamo reazionari solo perch la parola non abbastanza forte e soprattutto perch, noi, partiamo dal positivo, rappresentiamo il positivo, valori reali ed originari, non bisognosi della luce di alcun sol dellavvenire . Di fronte al nostro radicalismo, in particolare, appare irrilevante lantitesi fra Oriente rosso ed Occidente democratico, epper tragicamente irrilevante ci appare anche un eventuale conflitto armato fra questi due blocchi. A guardar solo allimmediato, sussiste di certo la scelta del male minore perch la vittoria militare dell Oriente implicherebbe la distruzione fisica immediata degli ultimi esponenti della resistenza. Ma in sede di idea, Russia e Nord-America sono da considerarsi come due branche di una stessa tenaglia in. via di stringersi definitivamente intorno allEuropa. In due forme diverse ma convergenti agisce in esse una stessa forza, estranea e nemica. Le forme di standardizzazione, di conformismo, di livellamento democratico, di frenesia produttiva, di pi o meno prepotente ed esplicito brains trust, di materialismo spicciolo nellamericanismo possono solo servire a spianare la strada per la fase ulteriore, che rappresentata, sulla stessa direzione, dallideale comunista delluomo-massa. Il carattere distintivo dellamericanismo che lattacco contro la qualit e la personalit non vi si realizza attraverso la bruta coercizione di una dittatura marxista e di un pensiero di Stato, ma quasi spontaneamente, lungo le vie di una civilt non conoscente ideali pi alti di ricchezza, consumo, rendimento, produzione senza freno, quindi per una esasperazione ed una riduzione allassurdo di ci che la stessa Europa elesse, che gli stessi motivi vi hanno preso forma o ve la stanno prendendo. Ma primitivismo, meccanicismo e brutalit stanno tanto dalluna che dallaltra parte. In un certo senso, lamericanismo per noi pi pericoloso del comunismo: per il suo essere una specie di cavallo di Troia. Quando lattacco contro i valori residui della tradizione europea si effettua nella forma diretta e nuda propria allideologia bolscevica e allo stalinismo, delle reazioni ancora si ridestano, certe linee di resistenza, seppure labili, possono esser mantenute. Diversamente stanno le cose quando lo stesso male agisce in modo pi sottile e le trasformazioni avvengono insensibilmente sul piano del costume e della visione generale della vita, come ne il caso per lamericanismo. Subendo a cuor leggero linfluenza di questo nel segno della democrazia, lEuropa si predispone gi allultima abdicazione, tanto che potr perfino accadere che non vi sia nemmeno bisogno di una catastrofe militare, ma che per via progressiva si giunga, dopo unultima crisi sociale, pi o meno allo stesso punto. Di nuovo, a met strada non ci si arresta. Lamericanismo, volendolo o no, lavora per lapparente suo nemico, pel collettivismo.

6. - Non senza relazione a ci il nostro radica1isrno della ricostruzione esige che non si transiga non solo con ogni variet dellideologia marxista o socialista, ma altres con ci che in genere si pu 8

chiamare allucinazione o la demona dell economia. Si tratta, qui, dellidea che nella vita sia individuale, sia collettiva, il fattore economico sia quello importante, reale, decisivo; che la concentrazione di ogni valore ed interesse sul piano economico e produttivo non sia laberrazione senza precedenti delluomo occidentale moderno, bens qualcosa di normale, non una eventuale bruta necessit, ma qualcosa che va voluto ed esaltato. In questo circolo chiuso e buio restano chiusi sia capitalismo che marxismo. Questo circolo noi dobbiamo infrangerlo. Finch non si sa parlare che di classi economiche, di lavoro, di salari, di produzione, finch ci si illude che il vero progresso umano, la vera elevazione del singolo sia condizionato da un particolare sistema di distribuzione della ricchezza e dei beni ed abbia dunque a che fare con lindigenza o lagiatezza, con lo stato della prosperity USA oppure con quello del socialismo utopico, si resta sempre sullo stesso piano di ci che va combattuto. Questo noi dobbiamo affermare: che tutto ci va combattuto. Questo noi dobbiamo affermare che tutto ci che economia ed interesse economico come mero soddisfacimento di bisogni fisici ha avuto, ha e sempre avr una funzione subordinata in una umanit normale; che di l da questa sfera deve differenziarsi un ordine di valori superiori, politici, spirituali ed eroici, un ordine che come gi dicemmo non conosce, e nemmeno ammette, proletari o capitalisti , e solo in funzione del quale debbono definirsi le cose per le quali vale vivere e morire, deve stabilirsi una gerarchia vera, debbono differenziarsi nuove dignit e, al vertice, deve troneggiare una superiore funzione di comando, di imperium. Cos, a tale riguardo, vanno sradicate molte male erbe che hanno attecchito qua e l, talvolta perfino nel nostro campo. Che cosa , infatti, questo parlare di Stato del lavoro , di socialismo nazionale , di umanismo del lavoro e simili? Che sono queste istanze pi o meno dichiarate per una involuzione della politica nelleconomia, quasi in una ripresa di quelle tendenze problematiche verso un corporativismo integrale e, in fondo, acefalo, che nel fascismo gi trovarono, fortunatamente, la via sbarrata? Che cosa questo considerare la formula della socializzazione come una specie di farmaco universale e questo elevare lidea sociale a simbolo di una civilt nuova che, chi sa come, dovrebbe esser di l sia da Oriente che da Occidente? Questi bisogna riconoscerlo sono i lati dombra presenti in non pochi spiriti che pure, per altri riguardi, si trovano sul nostro stesso fronte. Con ci essi pensano di esser fedeli ad una consegna rivoluzionaria , mentre obbediscono solo a suggestioni pi forti di loro di cui saturo un ambiente politico degradato. E fra tali suggestioni rientra la stessa questione sociale . Quando ci si render finalmente conto della verit, e cio che il marxismo non sorto perch esistIta una questione sociale reale, ma la questione sociale sorge in infiniti casi solo perch esiste un marxismo, vale a dire artificialmente, epper in termini quasi sempre insolubili, ad opera di agitatori, dei famosi ridestatori della coscienza di classe , su cui Lenin si espresso molto chiaramente, allorch ha confutato il carattere spontaneo dei movimenti rivoluzionari proletari? E partendo da questa premessa che bisognerebbe agire, nel senso anzitutto della sproletarizzazione ideologica, della disinfezione delle parti ancora sane del popolo dal virus socialista. Solo allora luna o laltra riforma potr esser studiata ed attuata senza pericolo, secondo giustizia vera. Cos, come caso particolare, si vedr secondo quale spirito lidea corporativa pu esser di nuovo una delle basi della ricostruzione: corporativismo non tanto come un sistema generale di composizione statale e quasi burocratica che mantenga lidea deleteria di opposti schieramenti classisti, bens come lesigenza, che allinterno stesso dellazienda venga ricostruita quellunit, quella solidariet di forze differenziate, che la prevaricazione capitalista (col subentrato tipo parassitario dello speculatore e del capitalista-finanziere) da un lato, lagitazione marxista dallaltro hanno pregiudicato e spezzato. Occorre portare lazienda alla forma di una unit quasi militare, nella quale allo spirito di responsabilit, allenergia e alla competenza di chi dirige facciano riscontro la solidariet e la fedelt delle forze lavoratrici associate intorno a lui nella comune impresa. Lunico vero compito , pertanto, la ricostruzione organica dell azienda, e per realizzarlo non vi bisogno di usare formule intese ad adulare, per bassi fini propagandistici e elettorali, lo spirito di sedizione degli strati inferiori delle masse travestito da giustizia sociale . In genere, dovrebbe venir ripreso lo stesso stile di impersonalit attiva, di dignit, di solidariet nel produrre, che fu proprio alle antiche corporazioni artigiane e professionali. Il sindacalismo, con la sua lotta e con quei ricatti autentici di cui esso oggi ci offre fin troppi esempi, da mettere al bando. Ma, ripetiamolo, a 9

tanto si deve giungere partendo dallinterno. Limportante che di contro ad ogni forma di risentimento e di antagonismo sociale ognuno sappia riconoscere ed amare il proprio posto, quello conforme alla propria natura, riconoscendo cos anche i limiti entro i quali egli pu sviluppare le sue possibilit e conseguire una propria perfezione: perch un artigiano che assolve perfettamente alla sua funzione indubbiamente superiore ad un re che scarti e non sia allaltezza della sua dignit. In particolare, si pu ammettere un sistema di competenze tecniche e di rappresentanze corporative, a soppiantare il parlamentarismo dei partiti; ma devesi tener presente che le gerarchie tecniche, nel loro complesso, non possono significare nulla pi di un grado nella gerarchia integrale: esse riguardano lordine dei mezzi, da subordinare allordine dei fini, al quale soltanto corrisponde la parte propriamente politica e spirituale dello Stato. Parlar invece di uno Stato del lavoro o della produzione vale quanto fare della parte il tutto, vale quanto tenersi a ci che pu corrispondere ad un organismo umano ridotto alle sue funzioni semplicemente fisico-vitali. N una simile cosa ottusa e buia pu esser la nostra insegna, n la stessa idea sociale . Lantitesi vera sia di fronte ad Oriente che ad Occidente non l ideale sociale . Essa invece idea gerarchica integrale. Rispetto ci, nessuna incertezza ammissibile.

7. - Se lideale di una unit politica virile ed organica fu gi parte essenziale nel mondo che and travolto e per esso, da noi, fu anche rievocato il simbolo romano pure debbonsi riconoscere i casi in cui tale esigenza devi e quasi aborti lungo la direzione sbagliata del totalitarismo . Questo, di nuovo, un punto che va visto con chiarezza, affinch la differenziazione dei fronti sia precisa e, anche, non siano fornite armi a coloro che vogliono confondere le cose a ragion veduta. Gerarchia non gerarchismo (un male, questo, che, purtroppo, oggi talvolta cerca di ripullulare in tono minore), e la concezione organica non ha nulla a che fare con la sclerosi statolatrica e una centralizzazione livellatrice. Quanto ai singoli, superamento vero sia di individualismo che di collettivismo si ha solo quando uomini sono di fronte ad uomini, nella diversit naturale del loro essere e delle loro dignit. E, quanto allunit che deve impedire, in genere, ogni forma di dissociazione e di assolutizzazione del particolare, essa deve essere essenzialmente spirituale, deve essere quella di una influenza centrale orientatrice, di un impulso che, a seconda dei domini, assume forme molto differenziate di espressione. Questa la vera essenza della concezione organica , opposta ai rapporti rigidi ed estrinseci propri al totalitarismo . In questi quadri la esigenza della dignit e della libert della persona umana, che il liberalismo sa concepire solo in termini individualistici, egualitari e privatistici, pu realizzarsi integralmente. E in questo spirito che le strutture di un nuovo ordinamento politico-sociale vanno studiate, in salde e chiare articolazioni. Ma siffatte strutture abbisognano di un centro, di un supremo punto di riferimento. Un nuovo simbolo di sovranit e di autorit necessario. La consegna, a tale riguardo, deve essere precisa, tergiversazioni ideologiche non possono essere ammesse. E bene dir chiaro che qui si tratta solo subordinatamente del cosiddetto problema istituzionale; si tratta anzitutto di ci che necessario per un clima specifico, per il fluido che deve animare ogni rapporto di fedelt, di dedizione, di servigio, di azione disindividuale, tanto che sia davvero superato il grigio, il meccanicistico e lobliquo del mondo politico sociale attuale. Qui oggi si finir per in vie senza uscita quando al vertice non si sia capaci di una specie di ascesi dellidea pura. Sia alcuni antecedenti poco felici delle nostre tradizioni nazionali, sia, ed ancor pi, le tragiche contingenze di ieri, pregiudicano, in molti, la percezione chiara della direzione giusta. Noi si pu anche riconoscere linconcludenza della soluzione monarchica, quando si abbiano in vista coloro che oggi sanno solo difendere un residuo di idea, un simbolo svuotato e devirilizzato, quale quello della monarchia costituzionale parlamentare. Ma in modo altrettanto deciso devesi dichiarare la incompatibilit nei riguardi dellidea repubblicana. Essere antidemocratici per un verso, e per laltro difendere ferocemente (questa purtroppo la terminologia di alcuni esponenti di una falsa intransigenza) lidea repubblicana un assurdo che si tocca con mano: la repubblica (sintendono le repubbliche moderne: le repubbliche antiche furono delle aristocrazie come a Roma o delle oligarchie, queste spesso con carattere di tirannidi) appartiene essenzialmente al mondo sorto a vita attraverso 10

il giacobinismo e la sovversione antitradizionale ed antigerarchica del XIX secolo. Ed a tale mondo, che non il nostro, sia lasciata. In via di principio, una nazione gi monarchica che diviene una repubblica non pu venire considerata che come una nazione declassata . Per lItalia non si giuochi allequivoco in nome di una fedelt al fascismo di Sal, perch se, per questa ragione, si dovesse seguire la falsa via repubblicana, nello stesso punto si sarebbe infedeli a qualcosa di pi e di meglio, si getterebbe in mare il nucleo centrale dellideologia del ventennio, cio la sua dottrina dello Stato in funzione di autorit, di potere, di imperium. Solo a questa dottrina bisogna tenersi, senza acconsentire a scender di livello e senza far il giuoco di nessun gruppo. La concretizzazione del simbolo, per ora pu essere lasciata indeterminata; il compito essenziale preparare silenziosamente lambiente spirituale adatto a che il simbolo di una autorit sopraelevata intangibile sia sentito e riacquisti la pienezza del suo significato: al quale non pu corrispondere la statura di un qualsiasi revocabile presidente di repubblica, e nemmeno quella di un tribuno o capo-popolo, detentore di un semplice potere individuale informe, privo di ogni superiore crisma, poggiante invece sul prestigio precario da lui esercitato sulle forze irrazionali delle masse. E ci a cui taluno ha dato il nome di bonapartismo e che stato giustamente riconosciuto nei suo significato non di antitesi alla democrazia demagogica o popolare , ma anzi di logica conclusione di essa: una delle oscure apparizioni nello spengleriano tramonto dellOccidente . Ecco una nuova pietra di prova per i nostri: la sensibilit rispetto a tutto ci. Gi un Carlyie aveva parlato del mondo dei domestici che vuoi essere governato da un pseudo-Eroe non da un Signore.

8. - In un analogo ordine di idee va precisato un altro punto. Si tratta della posizione da prendere di fronte al nazionalismo e allidea generica di patria. Ci tanto pi opportuno, in quanto oggi molti, per cercar di salvare il salvabile, vorrebbero riprendere una concezione sentimentale e, al tempo stesso, naturalistica della nazione, nozione estranea alla pi alta tradizione politica europea e poco conciliantesi con la stessa idea di Stato di cui si detto. Anche a prescindere dal fatto che si vede lidea di patria esser da noi invocata retoricamente e ipocritamente dalle parti pi opposte, perfino dagli esponenti della sovversione rossa, gi fattualmente quella concezione non allaltezza dei tempi perch da un lato si assiste al formarsi di grandi blocchi supernazionali, dallaltra appare sempre pi la necessit di trovare un punto di riferimento europeo, unificante di l dallinevitabile particolarismo che inerisce allidea naturalistica della nazione e ancor pi al nazionalismo . Tuttavia pi essenziale la questione di principio. Il piano politico in quanto tale quello di unit sopraelevate rispetto alle unit definentisi in termini naturalistici come sono anche quelle cui corrispondono le nozioni generiche di nazione, patria e popolo. In questo superiore piano ci che unisce e ci che divide lidea, unidea portata da una determinata lite e tendente a concretizzarsi nello Stato. Per questo la dottrina fascista che in ci rest fedele alla migliore tradizione politica europea dette ad Idea e Stato il primato rispetto a nazione e popolo ed intese che nazione e popolo solo entro lo Stato acquistano un significato, una forma e partecipano ad un grado superiore di esistenza. Proprio in periodi di crisi, come lattuale, bisogna tener fermo a questa dottrina. NellIdea va riconosciuta la nostra vera patria. Non lessere di una stessa terra o di una stessa lingua, ma lessere della stessa idea quel che oggi conta. Questa la base, il punto di partenza. Allunit collettivistica della nazione des enfants de la pqtrie quale sempre pi ha predominato dalla rivoluzione giacobina in poi, noi in ogni caso opponiamo qualcosa, come un Ordine, uomini fedeli a dei principi, testimoni di una superiore autorit e legittimit procedenti appunto dallIdea Per quanto ai fini pratici oggi sia auspicabile venire ad una nuova solidariet nazionale, pure non si scenda, per raggiungerla a compromessi; il presupposto, senza il quale ogni risultato sarebbe illusorio, il separarsi e prender forma di uno schieramento definito dallIdea come idea Politica e visione della vita. Altra via, proprio oggi non v: bisogna che fra le rovine si rinnovi il processo delle origini, quello che, in funzione di lites e di un simbolo di sovranit o di autorit, fece uni i popoli entro i grandi Stati tradizionali, come forme sorgenti dallinforme. Non intendere questo realismo dellidea significa tenersi ad un piano, in fondo, sub-politico: a quello del naturalismo e del sentimentalismo se non addirittura della retorica 11

patriottarda E ove si voglia appoggiare lidea nostra anche a tradizioni nazionali, si stia ben attenti: perch esiste tutta una storia patria dispirazione massonica ed antitradizionale specializzatasi nellattribuire carattere nazionale italiano agli aspetti pi problematici della nostra storia: a partire dalla rivolta dei Comuni appoggiata dal guelfismo. Con essa prende risalto una italianit tendenziosa, nella quale noi non possiamo e non vogliamo riconoscerci. Essa la lasciamo volentieri a quegli Italiani, che con la liberazione e il partigianesimo hanno celebrato il secondo Risorgimento . Idea, Ordine, lite, Stato, uomini dellOrdine in tali termini siano mantenute le linee, finch sia possibile.

9. - Qualcosa va detto sui problema della cultura. Non oltre misura. Noi infatti non sopravvalutiamo la cultura. Ci che noi chiamiamo visione del mondo non si basa sui libri; una forma interna che pu essere pi precisa in una persona senza una particolare cultura che non in un intellettuale e in uno scrittore. Si deve ascrivere fra i nefasti della libera cultura alla portata di tutti il fatto, che il singolo sia lasciato aperto ad influssi di ogni genere anche quando tale da non poter essere attivo di fronte ad essi, da saper discriminare e giudicare secondo retto giudizio. Ma di ci qui non pu essere il discorso se non per rilevare che, come stanno attualmente le cose, vi sono correnti specifiche da cui la giovent doggi deve difendersi interiormente. Noi abbiamo parlato per primo di uno stile di drittura, di tenuta interna. Questo stile implica un giusto sapere e specie i giovani debbono rendersi conto dellintossicazione operata in tutta una generazione dalle variet concordanti di una visione distorta e falsa della vita, che hanno inciso sulle forze interne. Nelluna o nellaltra forma questi tossici continuano ad agIre nella cultura, nella scienza, nella sociologia, nella letteratura, come tanti focolai dinfezione che vanno individuati e colpiti. A parte il materialismo storico e leconomismo, di cui si gi detto, fra i principali di essi sta il darwinismo, la psicanalisi, lesistenzialismo. Di contro al darwinismo va rivendicata la fondamentale dignit della persona umana, riconoscendo il suo vero luogo, che non quello di una particolare, pi o meno evoluta specie animale fra le tante altre, differenziatasi per selezione naturale e sempre legata ad origini bestiali e primitivistiche, ma tale da elevarla virtualmente di l dal piano biologico. Se oggi non si parla pi tanto di darwinismo, la sostanza tuttavia permane, il mito biologistico darwiniano nelluna o nellaltra variante vale con preciso valore di dogma, difeso dagli anatemi della scienza , nel materialismo sia della civilt marxista che di quella americana. Luomo moderno si assuefatto a questa concezione degradata, vi si riconosce ormai tranquillamente, la trova naturale. Di contro alla psicanalisi deve valere lideale di uno Io che non abdica, che intende restare consapevole, autonomo e sovrano di fronte alla parte notturna e sotterranea della sua anima e al dmone della sessualit; che non si sente n represso >> n psicoticamente scisso, ma realizza un equilibrio di tutte le sue facolt ordinate ad un significato superiore del vivere e dellagire. Una convergenza evidente pu essere segnalata: la desautorazione del principio cosciente della persona, il risalto dato al subconscio, allirrazionale, all inconscio collettivo e simili dalla psicanalisi e scuole analoghe, corrispondono nellindividuo esattamente a ci che lemergenza, il moto dal basso, la sovversione, la sostituzione rivoluzionaria dellinferiore al superiore e il disprezzo per ogni principio di autorit rappresentano nel mondo sociale e storico moderno. Su due piani diversi agisce la stessa tendenza e i due effetti non possono non integrarsi vicendevolmente. Quanto allesistenzialismo, anche a distinguervi ci che propriamente una filosofia una confusa filosofia fino a ieri restata di pertinenza di ristrette cerchie di specialisti, bisogna riconoscervi lo stato danimo di una crisi divenuta sistema ed adulata, la verit di un tipo umano spezzato e contraddittorio che subisce come angoscia, tragicit ed assurdo una libert dalla quale non si sente elevato, a cui si sente piuttosto senza scampo e senza responsabilit condannato in mezzo ad un mondo privo di valore e di significazione. Tutto questo, quando gi il miglior Nietzsche aveva indicata una via per ritrovare un senso dellesistenza e dare a se stesso una legge e un valore intangibile anche di fronte ad un radicale nichilismo, nel segno di un esistenzialismo 12

positivo, secondo la sua espressione: da natura nobile . Tali sono le linee di superamenti, che non debbono essere intellettualistici, ma vissuti, realizzati nel loro diretto significato per la vita interiore e per la propria condotta. Rialzarsi non possibile finch si resti come che sia sotto linfluenza di consimili forme di un pensare falso e deviato. Disintossicatisi, si pu conseguire chiarezze, drittura, forza.

10. - Nella zona che sta fra cultura e costume sar bene precisare ulteriormente un atteggiamento. Dal comunismo stata lanciata la parola dordine dellantiborghesia che stata raccolta anche nel campo della cultura in certi ambienti intellettuali impegnati . Questo un punto in cui si deve vedere ben chiaro. Come la societ borghese qualcosa dintermedio, cos esiste una doppia possibilit di superare la borghesia, di dire no al tipo borghese, alla civilt borghese, allo spirito ed ai valori borghesi. Luna corrisponde alla direzione che conduce ancor pi in basso di tutto ci, verso una umanit collettivizzata e materializzata col suo realismo alla marxista: valori sociali e proletari contro il decadentismo borghese e capitalista . Ma laltra la direzione di chi combatte la borghesia per innalzarsi effettivamente di l da essa. Gli uomini del nuovo schieramento saranno, s, antiborghesi, ma per via dellanzidetta superiore concezione, eroica ed aristocratica, dellesistenza; saranno antiborghesi perch disdegnano la vita comoda; antiborghesi perch seguiranno non coloro che promettono vantaggi materiali, ma coloro che esigono tutto da se stessi; antiborghesi, infine, perch non hanno la preoccupazione della sicurezza ma amano una unione essenziale fra vita e rischio, su tutti i piani, facendo propria linesorabilit dellidea nuda e dellazione precisa. Un altro aspetto ancora, per cui luomo nuovo, sostanza cellulare pel moto di risveglio, sar antiborghese e si differenzier dalla generazione precedente, per la sua insofferenza per ogni forma di retorica e di falso idealismo, per tutte quelle grandi parole che si scrivono con la lettera maiuscola, per tutto ci che soltanto gesto, frase ad effetto, scenografia. Essenzialit, invece, nuovo realismo nel misurarsi esattamente coi problemi che si imporranno, nel far s che valga non lapparire, bens essere, non il ciarlare, bens il realizzare, in modo silenzioso ed esatto, in sintonia con le forze affini e in aderenza al comando che vien dallalto. Chi contro le forze di sinistra non sa reagire che in nome degli idoli, dello stile di vita e delle mediocri moralit conformistiche del mondo borghese, ha gi perduto in anticipo la battaglia. Non questo il caso per luomo, che sta in piedi, essendo gi passato attraverso il fuoco purificatore di distruzioni esterne ed interne. Questuomo, allo stesso modo che politicamente non lo strumento di una pseudo reazione borghese, cos, in genere, riprende forze ed ideali anteriori e superiori al mondo borghese e allra economica, ed con essi che egli crea le linee di difesa e consolida le posizioni da dove, nel momento opportuno, folgorer lazione della ricostruzione. Anche a tale riguardo noi intendiamo riprendere una consegna non seguita: perch si sa come nel periodo fascista vi fosse una tendenzialit antiborghese che avrebbe voluto esplicarsi in un non dissimile senso. Purtroppo anche qui la sostanza umana non fu allaltezza del compito. E perfino dellantiretorica si seppe far la retorica.

11. - Consideriamo brevemente un ultimo punto, quello dei rapporti con la religione dominante. Per noi, lo Stato laico, in qualsiasi sua forma, appartiene al passato. E, in particolare, noi avversiamo quel travestimento di esso, che si fatto valere, in certi ambienti, come Stato etico , prodotto di una bolsa, spuria, vuota filosofia idealistica gi aggregatasi al fascismo ma per sua natura tale da dare ugual avallo, alla semplice stregua di un giuoco dialettico di bussolotti, allantifascismo di un Croce. Ma se avversiamo simili ideologie e lo Stato laico, uno Stato clericale o clericaleggiante per noi altrettanto inaccettabile. Un fattore religioso necessario come sfondo per una vera concezione eroica della vita, quale deve essere essenziale per il nostro schieramento. Bisogna sentire in se stessi levidenza, che di l da questa vita terrestre vi una pi alta vita, perch solo chi cos sente possiede 13

una forza infrangibile ed intravolgibile, solo costui sar capace di uno slancio assoluto mentre quando questo manchi, io sfidare la morte e il porre in non conto la propria vita possibile solo in momenti sporadici di esaltazione o nello scatenamento di forze irrazionali: n vi disciplina che possa giustificarsi, nel singolo, con un significato superiore ed autonomo. Ma questa spiritualit, che deve essere viva fra i nostri, non ha bisogno delle formulazioni dogmatiche obbligate, di una data confessione religiosa; comunque lo stile di vita che deve trarsene non quello del moralismo cattolico, il quale a poco pi mira che non ad un addomesticamento virtuistico dellanimale umano; politicamente, questa spiritualit non pu non nutrire diffidenza rispetto a tutto ci che come umanitarismo, eguaglianza, principio dellamore e del perdono anzich dellonore e della giustizia, parte integrante della concezione cristiana. Certo, se il cattolicesimo fosse capace di far propria una tenuta di alta ascesi ed appunto su questa base, quasi come in una ripresa dello spirito del migliore Medioevo crociato, far della fede lanima di un blocco armato di forze, quasi di un nuovo Ordine templare compatto ed inesorabile contro le correnti del caos, del cedimento, della sovversione e del materialismo pratico del mondo moderno certo, in tal caso, ed anche nel caso che come minimo esso si fosse tenuto fermo alla posizione del Sillabo, per la nostra scelta non potrebbe esservi un solo istante di dubbio. Ma cos come stanno le cose, dato cio il livello mediocre e, in fondo, borghese e parrocchiano, a cui oggi sceso praticamente tutto ci che religione confessionale e dati il cedimento modernista e la crescente apertura a sinistra della Chiesa post-conciliare dell aggiornamento , per i nostri uomini potr bastare il puro riferimento allo spirito, appunto come levidenza di una realt trascendente, da invocare per innestare alla nostra forza unaltra forza, per attirare una invisibile consacrazione su di un nuovo mondo di uomini e di capi di uomini.

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Questi sono alcuni essenziali orientamenti per la battaglia da combattere, soprattutto con riguardo per la giovent, a che essa riprenda la fiaccola e la consegna da chi non caduto, imparando dagli errori del passato, sapendo ben discriminare e rivedere tutto ci che ha risentito, ed ancor oggi risente, di situazioni contingenti. Essenziale non scendere al livello degli avversari, non ridursi ad agitare semplici parole dordine, non insistere oltre misura su quel che dello ieri, anche se degno di essere ricordato, non abbia valore attuale ed impersonale di idea-forza, non cedere alle suggestioni del falso realismo politicante, tara di ogni partito . E, s, necessario che nostre forze agiscano anche nella lotta corpo-a-corpo politica per crearsi tutto lo spazio possibile nella situazione attuale, e per contenere lassalto, altrimenti quasi incontrastato, delle forze di sinistra. Ma oltre a ci importante, essenziale, che si costituisca una lite la quale, in una raccolta intensit, definisca secondo un rigore intellettuale ed unassoluta intransigenza lidea, in funzione della quale si deve essere uniti, ed affermi questa idea soprattutto nella forma delluomo nuovo, delluomo della resistenza, delluomo dritto fra le rovine. Se sar dato andar oltre questo periodo di crisi e di ordine vacillante e illusorio, solo a questuomo spetter il futuro. Ma quandanche il destino che il mondo moderno si creato, e che ora sta travolgendolo, non dovesse esser contenuto, presso a tali premesse le posizioni interne saranno mantenute: in qualsiasi evenienza ci che potr esser fatto sar fatto e apparterremo a quella patria, che da nessun nemico potr mai essere n occupata n distrutta.

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