01 Cana PDF
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1.
La teologia del Quarto Vangelo
Il principio dei segni a Cana (Gv 2)
Il Vangelo secondo Giovanni, fin dallantichit, stato definito spirituale. Non in
contrapposizione a materiale, ma per sottolineare come il quarto vangelo sia portatore
di uno spirito pi maturo, completo e profondo. Questo perch levangelista Giovanni
ha presentato non semplicemente i fatti e le parole di Ges, ma dopo lunga e profonda
meditazione ne ha proposto il senso.
Un vangelo simbolico
Nel nostro linguaggio moderno, che per richiama luso antico, per capire il concetto
di vangelo spirituale possiamo adoperare laggettivo simbolico per indicare qualche
cosa che richiama altre cose.
Il simbolo un segno e un segno una cosa che ne fa venire in mente unaltra, un
concetto semplicissimo. Il nostro parlare fatto di segni, le parole sono dei segni, i gesti
che compiamo in tutta la nostra giornata, nei vari momenti, sono dei segni che fanno
venire in mente delle altre cose. La nostra comunicazione simbolica e attraverso questi
simboli noi arriviamo a comprendere qualche cosa di pi grande.
Giovanni ha raccontato alcuni episodi importanti della vita di Ges presentandoceli
come dei simboli, dei segni che richiamano altro, qualcosa di pi, pi alto, pi
profondo. Cerchiamo di riparare subito al rischio del fraintendimento.
Quando dico che un episodio simbolico chi mi ascolta forse pensa: ma allora non
successo o peggio ancora allora non vero. Bisogna infatti imparare a distinguere
tra storico e vero, non sono la stessa cosa. Quello che raccontato nei vangeli tutto
assolutamente vero. Non tutti i particolari sono ugualmente storici; ci sono degli aspetti
che sono sottolineati con delle variazioni, con delle particolari intenzioni. Matteo, ad
esempio, colloca il discorso delle beatitudini in montagna, Luca colloca lo stesso
discorso in pianura. Non un problema! Forse Ges lha fatto sia in montagna sia in
pianura e anche a mezza costa. La cosa importante che quel messaggio sia vero e che
il monte o la pianura siano ricordati non semplicemente perch erano un monte o una
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Il primo personaggio del Vangelo proprio il suo autore! Anche se nel suo vangelo
non viene mai chiamato con il nome di Giovanni. Come facciamo allora a sapere che il
quarto vangelo stato scritto da Giovanni? Lo hanno insegnato i padri della Chiesa,
cio coloro che hanno guidato la comunit cristiana nei secoli successivi al tempo degli
apostoli. Nessun vangelo dice chi lautore di quel vangelo; lo dicono i documenti
esterni, lo dice la tradizione della Chiesa che fondata sui testimoni oculari e sulle
informazioni che vengono dallantichit. Cos il quarto vangelo viene attribuito a
Giovanni, il discepolo che Ges amava. In questo modo noi riconosciamo una
identificazione perch nel testo, pi volte, viene nominato il discepolo che Ges
amava.
Iniziamo allora proprio da questo personaggio che la tradizione ci ha insegnato a
identificare con lautore del testo. Questa formula il discepolo che Ges amava non
compare molte volte, non compare in tutto il vangelo, ma solo nella parte terminale e
ricorre in quattro momenti precisi e fondamentali.
La prima volta in cui ricorre questa espressione in 13,22. Con il capitolo 13 inizia la
seconda parte del vangelo secondo Giovanni, dallultima cena fino alla morte e
risurrezione.
Durante la cena Ges annuncia che qualcuno dei discepoli lo tradir.
13,22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 23Ora
uno dei discepoli, quello che Ges amava, si trovava a tavola al fianco di
Ges. 24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: D, chi colui a cui si
riferisce?. 25Ed egli reclinandosi cos sul petto di Ges, gli disse: Signore, chi
?. 26Rispose allora Ges: colui per il quale intinger un boccone e glielo
dar.
Questa volta lautore esce allo scoperto. Chi ha scritto colui che ha visto e
testimonia perch ha sperimentato con i propri occhi quella vicenda. La sua
testimonianza vera ed egli consapevole di comunicare la verit e comunica queste
cose perch anche voi crediate, perch anche voi abbiate fede, come ha avuto fede il
discepolo che Ges amava. Il discepolo il testimone che ha trasmesso la conoscenza
perch generasse alla fede.
La terza occasione in cui compare la formula nel racconto della visita al sepolcro il
mattino di Pasqua, in due versetti: 20,2.8.
20, 2Maria di Magdala corse e and da Simon Pietro e dall'altro discepolo,
quello che Ges amava, e disse loro: Hanno portato via il Signore dal
sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!.
Pietro e laltro corrono al sepolcro, laltro arriva prima, ma non entra, aspetta Pietro.
Allora entr anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide
e credette.
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Nella cena, ai piedi della croce, il mattino di pasqua al sepolcro vuoto. Il discepolo
che Ges amava arriva per primo, vede e crede. un itinerario di maturazione, di fede,
di presenza.
Infine, quarta occasione, al capitolo 21 dove si racconta la pesca abbondante, cio la
missione della Chiesa dopo la resurrezione di Ges quando un tizio sconosciuto
compare sulla spiaggia chiedendo se hanno da mangiare. Dopo che sulla sua indicazione
hanno preso una quantit immensa di pesci, al versetto 7
21,7Allora quel discepolo che Ges amava disse a Pietro: il Signore!.
il primo che se ne accorge, riconosce il Signore. E ancora, alla fine dello stesso
episodio, dopo che Pietro ha parlato con Ges, al versetto 20
Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Ges amava,
quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato:
Signore, chi che ti tradisce?.
20
Pietro dunque, vedutolo, disse a Ges: Signore, e lui?. 22Ges gli rispose:
Se voglio che egli rimanga finch io venga, che importa a te? Tu seguimi.
21
Sembra che Ges voglia che quel discepolo rimanga fino alla sua venuta gloriosa.
Tanto vero che
23
Si diffuse perci tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto
prima della venuta gloriosa del Signore. Invece, anche se divent molto vecchio, alla
fine mor e il Signore nella gloria non venne. Allora per qualcuno diceva: Ma avevate
detto che... come mai?. Ed ecco allora la necessaria spiegazione che chiude il vangelo:
Ges per non gli aveva detto che non sarebbe morto,
Guardate che qui, nel finale, c la chiave di lettura: quel discepolo rimane fino alla
venuta del Signore; Ges vuole che il discepolo che egli ama rimanga. Ecco la
spiegazione di questo versetto: al di l del personaggio storico di Giovanni c ogni
discepolo, perch ogni discepolo amato dal Signore in modo unico. Il discepolo che
Ges ama sono io e ogni elettore pu fare questa affermazione. Noi distinguiamo il
personaggio storico, tanto vero che al versetto 24 si aggiunge:
Questo il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e
noi sappiamo che la sua testimonianza vera.
24
Notate questo pronome noi. Chi ha scritto non quindi levangelista Giovanni, un
gruppo di persone, tanto vero che parlano al plurale: Noi sappiamo che la
testimonianza del discepolo Giovanni vera. la prova che la stesura finale stata
fatta dopo la morte di Giovanni e dalla comunit dei discepoli di Giovanni, i quali
garantiscono: Questo il discepolo che garantisce, noi ci siamo fidati di lui. Dietro
quel noi ci siamo anche noi, c tutta la Chiesa di tutti i tempi che continua a leggere
questo testo fidandosi del discepolo che Ges amava.
Giovanni diventa cos il simbolo di ogni discepolo. Nello stesso tempo, per, il
racconto ci d loccasione di identificare lautore del vangelo. Concretamente fu
Giovanni, ma simbolicamente sono io.
Un altro discepolo
Ci sono altri due passi nel Vangelo in cui compare un discepolo non precisato.
Anzitutto allinizio:
1,35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora l con due dei suoi discepoli 36e,
fissando lo sguardo su Ges che passava, disse: Ecco l'agnello di Dio!. 37E i
due discepoli, sentendolo parlare cos, seguirono Ges.
Sono i primi due che lo seguono; poi il testo ci spiega che uno dei due era Andrea,
fratello di Simon Pietro, e laltro? Non viene nominato!
Si pensa abitualmente che sia Giovanni stesso che parla di s con estremo pudore.
Avrebbe potuto ripetere continuamente io, invece non lo dice mai. Quando parla di s,
si nomina con un giro di parole che testimoniano la sua consapevolezza dellamore che
Ges nutriva per lui. Potrebbe essere proprio lui il primo che lascia Giovanni Battista
per seguire Ges.
Questo discepolo imprecisato ricorre poi anche al capitolo 18:
18,15Intanto Simon Pietro seguiva Ges insieme con un altro discepolo. Questo
discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perci entr con Ges nel
cortile del sommo sacerdote; 16Pietro invece si ferm fuori, vicino alla porta.
Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, torn fuori, parl alla
portinaia e fece entrare anche Pietro.
Chi questo altro discepolo conosciuto dal sommo sacerdote? Fanno una distinzione
fra Pietro e laltro; laltro lo lasciano entrare, Pietro no; laltro conosciuto Pietro no.
Anche in questo caso si pensa che laltro discepolo sia Giovanni e quindi questa
osservazione diventa interessante.
Giovanni noi lo conosciamo come pescatore del lago di Galilea, ma molto
probabilmente era sacerdote, cio appartenente a una famiglia sacerdotale di
Gerusalemme che aveva anche una attivit di pesca sul lago. Non era quindi un
personaggio sconosciuto, analfabeta, ignorante, di un paesino remoto e figlio di poveri
pescatori. La figura di Giovanni si spiega molto meglio come un personaggio giovane,
giovanissimo, ma appartenente a una famiglia sacerdotale di Gerusalemme, con una
cultura che aveva gi prima e che ha continuato ad approfondire dopo la conoscenza di
Ges. un uomo che ha vissuto intensamente lamicizia con il Signore Ges e ha
passato il resto della sua vita circa settantanni dopo la pasqua di Ges a ripensare
quello che Ges aveva fatto e aveva detto.
Giovanni, al tempo del ministero storico di Ges, era un ragazzino di circa 15 anni;
quando il vangelo finito ne ha quasi 90, ma il vangelo lo scrive dai 15 agli 85 anni,
cio ci mette settantanni. Dietro al testo di Giovanni c un lavoro di meditazione, di
preghiera, di studio, di predicazione che durato settantanni. Ecco perch cos ricco,
cos spirituale.
In questo testo noi ci vogliamo tuffare per recuperare la sua ricchezza spirituale.
Cominciamo con questo esercizio: Io sono il discepolo che Ges amava ed entriamo
in comunione profonda con lui, mettendoci nei suoi panni in questi momenti essenziali
ricordando sempre che il discepolo che Ges amava il testimone; oggi il testimone che
garantisce la verit di Ges sono io.
Breve schema del vangelo di Giovanni: prima parte
Il vangelo di Giovanni pu essere diviso facilmente in due parti perch al capitolo 13
troviamo uno stacco netto, inizia il racconto dellultima cena con i discorsi che Ges
tiene ai suoi discepoli e poi il racconto della passione, della morte e della risurrezione.
facile vedere come, su 21 capitoli, la prima parte che racconta il ministero in 12 capitoli
sia quasi quantitativamente analoga alla seconda parte da 13 a 21 che racconta gli ultimi
momenti della vita di Ges. Per vedere la struttura del vangelo di Giovanni bisogna
notare dei particolari che sono presenti nel testo.
La prima parte del Vangelo comprende un prologo e un testo in prosa. Il prologo apre
il vangelo, un grande testo lirico, famoso e molto importante, sono i primi 18 versetti.
Con il versetto 19 inizia la parte in prosa e inizia la presentazione del ministero di Ges;
quindi da questo versetto 19 del primo capitolo fino alla fine del capitolo 12 noi
possiamo indicare, come parte, il ministero di Ges.
Troviamo delle ulteriori indicazioni: allinizio il racconto strutturato su una
settimana. Al versetto 19 noi troviamo laggancio diretto con il prologo; dopo aver fatto
riferimento al Giovanni Battista come il testimone, il testo inizia dicendo:
19 E questa la testimonianza di Giovanni.
Testamento inizia con uno schema settimanale e, nel sesto giorno, viene narrata la
creazione delluomo.
Il riferimento al sesto giorno della creazione, che il giorno della creazione
delluomo, una idea importantissima di Giovanni; Ges crea luomo nuovo, il sesto
giorno un segno della creazione delluomo nuovo, cio lopera di Ges Cristo viene
letta come la creazione nuova. Non per niente verr notato che Ges muore il sesto
giorno; il venerd il sesto giorno della settimana perch il settimo il sabato. Nel
momento della morte viene veramente creato luomo nuovo e le nozze di Cana fondono
insieme il sesto giorno con il terzo giorno che quello della risurrezione e si chiude la
settimana inaugurale, che segna il passaggio da Giovanni Battista a Ges, con
linaugurazione dei segni.
Le nozze di Cana sono il primo segno, il prototipo; fece larch dei segni, il primo,
larchetipo il modello di tutti gli altri segni. Con le nozze di Cana siamo perfettamente
inseriti nellopera di Ges, per fino al capitolo 4 non troviamo ancora lazione diretta
di Ges, come proposta nuova, ma abbiamo alcuni episodi simbolici che presentano la
sostituzione delle istituzioni antiche, perch il secondo segno avviene di nuovo a Cana.
Allora possiamo dire che, dopo la settimana iniziale, il vangelo di Giovanni presenta
una serie di episodi da Cana a Cana.
Primo episodio: le nozze di Cana, simbolo del rinnovamento dellalleanza.
Secondo episodio: la cacciata dei mercanti dal tempio, simbolo del nuovo tempio.
Terzo episodio: lincontro con Nicodemo, simbolo del compimento della legge.
Quarto episodio: la testimonianza di Giovanni Battista, simbolo dellarrivo dello
Sposo.
Quinto episodio: lincontro con la samaritana al pozzo di Giacobbe, simbolo della
novit del culto e poi siamo di nuovo a Cana, cio al sesto elemento e a Cana avviene il
secondo segno che il dono della vita al figlio del funzionario regio con la frase,
ripetuta pi volte: Tuo figlio vive. Gli mandano a dire in che ora ha cominciato a stare
meglio: allora settima, la pienezza, il sette il compimento, mentre il sei la
tendenza alla perfezione. Il sei il numero delluomo, il numero della incompletezza,
il sette il numero della pienezza.
Con questo episodio, alla fine del capitolo 4, si chiude dunque il primo ciclo delle
istituzioni e inizia la nuova fase, il secondo segno di Cana dice che lopera di Ges
consiste nel dare la vita e dal capitolo 5 al capitolo 12 troveremo altri segni, altri episodi
che noi chiamiamo miracoli, ma che Giovanni chiama segni e naturalmente sono sette i
miracoli raccontati nel vangelo di Giovanni, n uno in pi, n uno in meno e il settimo
segno il pi vicino alla realt, cio la risurrezione di Lazzaro. il segno decisivo che
porta alla morte di Ges ed quello che pi chiaramente di ogni altro significa il dono
della vita. Ma come composta questa seconda parte lo vedremo a suo tempo.
La settimana iniziale
Non iniziamo a leggere il prologo. Il vangelo inizia con questo testo lirico solenne,
ma conviene leggerlo alla fine, come ultima cosa perch Giovanni lha scritto alla fine.
Gli inizi, i solenni inizi di queste opere sono sempre lultima pagina composta
dallautore. La prima parte, quella che spiega il senso del tutto e che ne una
anticamera, il grande portale opera posteriore, ultima, e come Giovanni arrivato a
comporre il prologo come quintessenza della sua teologia, cos anche noi saremo pronti
a capire il prologo solo dopo aver letto attentamente il vangelo. Leggerlo allinizio ci
sarebbe molto faticoso e dovremmo dire moltissime cose su ogni parola, invece
impareremo i concetti giovannei poco per volta, leggendo i testi pi facili e alla fine,
quando nellultimo incontro leggeremo il prologo, stranamente ci sembrer facile,
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Noi saremmo pronti a dire: cera Maria; non lo dice Giovanni. Giovanni dice che
cera la madre di Ges. Se noi avessimo solo il vangelo di Giovanni non sapremmo il
nome di questa donna perch Giovanni la cita non con il nome proprio, ma con il titolo
di funzione; cio gli interessa notare che era la madre, perch in quanto madre di Ges,
diventa un simbolo. Maria senzaltro, ma il racconto la evoca come la madre di Ges.
Al matrimonio cera la madre, mentre non vengono nominati gli sposi; la sposa
soprattutto non compare, lo sposo viene chiamato alla fine ma non dice nulla, ed una
figura che rimane in ombra e la sposa assente dal racconto, mentre viene indicata la
presenza della madre. La madre di Ges colei che ha dato la vita al messia,
rappresenta il passato, la preparazione del messia e in questo racconto la madre di Ges
il simbolo del popolo fedele, dellIsraele fedele. Il ruolo della sposa simboleggiato
dalla madre che in s raccoglie il popolo dellAntico Testamento, lIsraele fedele, il
popolo di Dio che ha preparato la strada al messia e questo matrimonio avviene a Cana.
vero, un paesino che si chiama Cana, ma il verbo ebraico qanah vuol dire
fondare, creare e Giovanni ci ha ripensato e dice, toh! guarda, proprio il primo gesto
avvenuto in un paese che si chiama fondazione, sar stato un caso o lavr fatto
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Non una bella risposta, realisticamente, tanto vero che Ges chiama sua madre
donna, non termine abituale con cui un figlio si rivolge alla madre. Ma la chiama
donna proprio perch il narratore vuole evocare il partner femminile, la donna, il
simbolo femminile di tutta la tradizione di Israele, il popolo, lumanit, la sposa. E
la domanda dice: che relazione c fra di noi? Cio: come ti poni nei miei confronti,
pretendi che io faccia quello che vuoi tu? Letteralmente il testo greco dice: che cosa a
me e a te?, mancano i verbi. Noi potremmo parafrasare: che relazione c o donna? C
una relazione di pretesa? Di comando? Tu vuoi che io faccia quello che piace a te o c
un altro tipo di relazione?
Da Cana alla Croce
Vi erano l
Un barile corrisponde a 40 litri, quindi circa 100 litri: 6 giare sono 600 litri.
Realisticamente per tirare su del pozzo 600 litri dacqua hanno lavorato mezza giornata!
Ma andiamo con calma perch tutti i particolari di Giovanni hanno un significato.
Queste giare servivano per la purificazione dei giudei, quindi non sono strumenti che
servono abitualmente per bere, ma sono strumenti religiosi, fanno parte della struttura
religiosa ebraica e servono per purificare, per lavarsi, ritualisticamente.
Sono di pietra, vi viene in mente qualche elemento biblico che di pietra? Le tavole
della legge e poi, nella predicazione dei profeti, il cuore di pietra. I profeti continuano a
dire che la nuova alleanza non sar pi su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne del
cuore. Vi dar un cuore nuovo, toglier il cuore di pietra e l giacciono, nella
posizione statica e bloccata delle giare di pietra; sono il simbolo della legge dellAntico
Testamento, del cuore di pietra, della incapacit umana di incontrare Dio, anche
attraverso tutti i riti, tutti i lavaggi di mani che non mettono in comunione con Dio e
difatti questa struttura segnata dal numero 6 che il numero della imperfezione.
Grande quantit di acqua, ma segnata dallimperfezione, cio dalla non completezza,
non riesce a raggiungere ci che voleva raggiungere.
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Nel senso che pi di cos non ce ne pu stare; limmagine della pienezza, della
totalit.
Disse loro di nuovo: Ora attingete e portatene al maestro di tavola. Ed essi gliene portarono. 9 E
come ebbe assaggiato lacqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse
(ma lo sapevano i servi che avevano attinto lacqua), chiam lo sposo
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Il capo-tavola
Compare un personaggio nuovo, il maestro di tavola, sarebbe meglio tradurlo il capotavola perch nel testo greco di Giovanni c la parola capo, comandante e questo
personaggio il simbolo dei capi di Israele, di quelli che comandano. Lacqua che
diventata vino per lobbedienza dei servi, i quali non si sono accorti di niente, hanno
riempito delle giare di acqua e si sono accorti di avere del vino, il segno della
rivelazione di Ges, il vangelo quel vino, la nuova alleanza, la predicazione di
Ges, la rivelazione della comunione personale con Dio, resa possibile dalla persona
di Ges. Quel vino viene portato al capo, allautorit il quale non sa da dove viene il
vino.
Nel vangelo di Giovanni un ritornello il problema da dove viene Ges; glielo
domander ancora Pilato nel processo: di dove sei?. Questa espressione
comunissima in Giovanni; il problema di Ges conoscere da dove viene, qual la sua
origine e il maestro, il capotavola non sa da dove viene il vino, non ne conosce
lorigine. Invece i servi che hanno obbedito, che hanno fatto quello che Ges ha detto,
lo sanno da dove viene. Il maestro si accorge semplicemente che il vino buono e
commenta con una battuta di spirito. Qui iniziamo a trovare la cosiddetta ironia
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giovannea, cio un modo con cui il narratore presenta una grande verit facendola dire
da uno che non capisce quello che dice o che crede di dire il contrario. Il massimo di
questa ironia quando Giovanni fa dire al sommo sacerdote, in atteggiamento profetico,
a tutto il sinedrio, voi non capite niente!. il grande capo di Israele che dice ai grandi
capi di Israele voi non capite niente.
Qui il capo-tavola, immagine dei capi di Israele, dice allo sposo, che colui che ha
prodotto il vino, e cio Ges (lo sposo non infatti quello realistico che si sposava quel
giorno ma Ges, lui che ha offerto il vino)
e gli disse: Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po brilli, quello meno
buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono.
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Se il vino il simbolo dellalleanza, il capo senza capire dice: quella che avevamo
prima era meno buona, quella migliore arrivata adesso; il capovolgimento
dellalleanza. Tutti da principio danno il meglio e poi si accontentano del peggio, cio
c un peggioramento andando avanti. Qui invece, nella rivelazione, abbiamo un
miglioramento. Nel momento della presenza di Ges lalleanza con Dio migliorata,
diventata il vino buono.
Hai conservato il vino buono: il verbo conservare nel vangelo di Giovanni
sempre lasciato per indicare la parola: conservate le mie parole e la purificazione dei
giudei non avviene pi per mezzo dellacqua, semmai ormai che diventata vino
avviene per mezzo del vino, ridicolo realisticamente. Ma nel capitolo 15, quando
Giovanni presenta il discorso della vite, Ges che si paragona alla vera vite, dice: Voi
siete puri, purificati, per la parola che vi ho annunziato. La purificazione dei discepoli
avviene per mezzo della parola. Questa frase detta in un contesto di vite, di grappoli, di
uva vuol dire che il vino di Cana la parola di Ges, il suo vangelo, il suo annuncio;
ma Ges la Parola, non dice delle parole, la Parola di Dio. Quindi il vino di Cana
lui stesso in questa relazione nuova, gioiosa, amorosa; la possibilit dellincontro con
Dio, il cambiamento dellalleanza, come dallacqua nato il vino buono.
L arch dei segni
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