La Musica Ai Tempi Del Nazismo
La Musica Ai Tempi Del Nazismo
La Musica Ai Tempi Del Nazismo
dubbio diventata uno degli aspetti pi importanti della mia vita e ritengo che lo studio
pratico e teorico della musica,
Arthur
terrene. Questo perch l'intuizione artistica oltrepassa l'infinita catena dei rapporti causali tra
i fenomeni del mondo e coglie nelle singole cose l'idea. Tra tutte le forme artistiche
Shopenhauer assegna alla musica un ruolo privilegiato, in quanto egli ritiene che essa sia
indipendente dalle idee stesse. La musica in grado di riprodurre direttamente la volont
universale.
Le idee sono l'oggettivazione adeguata della volont; ora, nello stimolare l'uomo alla
conoscenza delle idee, sta precisamente il fine delle belle arti, le quali realizzano il loro
ideale mediante oggetti particolari[...]. Le arti dunque non oggettivano la volont
immediatamente, ma soltanto per mezzo delle idee. [...]la musica, la quale si spinge fino
alle idee; affatto indipendente dal mondo fenomenico: lo ignora[...]. La musica non
dunque, come le altre arti, una riproduzione delle idee, ma una riproduzione della volont
stessa, una sua oggettivazione allo stesso titolo delle idee. A. Schopenhauer, da Il mondo
come volont e rappresentazione, 1818.
La musica si rivela allora come l'arte dell'interiorit, capace di esprimere l'essenza della
volont e di innalzare la vita dell'essere umano
C' stato per un periodo nella storia in cui questo ruolo dell'arte stato negato, cio durante
il regime nazista.
Nel gennaio del 1933 in Germania sal al potere Adolf
nazionalsocialista e dopo solo pochi mesi riusc ad ottenere i pieni poteri e ad istituire un
regime di tipo totalitario. La nascita regime nazista segna la fine di ogni forma di pluralismo
e di libert. Hitler represse ogni possibile opposizione politica mediante la soppressione dei
partiti e dei sindacati appartenenti a schieramenti che non fossero quello nazionalsocialista.
Uno degli elementi costanti della politica nazista fu quello di esaltare la purezza e la
supremazia della razza ariana e distruggere tutto ci che potesse inquinare l'antica tradizione
tedesca. L'arte aveva la funzione di celebrate la forza del regime e non pi quello di
eprimere pienamente l'anima e la volont dell'artista.
Sono certo che pochi anni di governo politico e sociale nazionalsocialista porteranno
ricche innovazioni nel campo della produzione artistica e grandi miglioramenti nel settore
rispetto ai risultati degli ultimi anni del regime giudaico. [] Per raggiungere tale fine,
l'arte deve proclamare imponenza e bellezza e quindi rappresentare purezza e benessere. Se
questa tale, allora nessun' offerta per essa troppo grande. E se essa tale non , allora
peccato sprecarvi un solo marco. Perch allora essa non elemento di benessere, e quindi
del progetto del futuro, ma un segno di degenerazione e decadenza. Dal discorso di Adolf
Hitler durante il congresso sulla cultura, 1935
La musica fu uno degli elementi fondamentali della politica culturale nazista.
Gli attacchi contro i musicisti e i compositori considerati nemici del regime cominciarono
alcuni anni prima della salita al potere di Hitler nel 1933. Le tensioni nacquero gi nel 1926
con numerosi articoli di violento attacco contro artisti di religione ebraica che comparvero
sulle riviste dell'epoca. L'accusa era quella di aver composto un genere di musica lontano
dalla vera e pura tradizione tedesca. Uno degli episodi pi noti quello dell'attacco rivolto
alla nomina del compositore ebreo austriaco Arnold Schoenberg a docente in una classe
all'Accademia di Berlino. Schoenberg considerato il padre della della dodecafonia, metodo
musicale rivoluzionario considerato dai nazisti la negazione della tradizione musicale
tedesca. Inizi quindi una meticolosa politica musicale volta a imporre generi e autori
approvati dal regime, le opere dei compositori ritenuti ostili vennero tolte dai programmi dei
concerti e dalle trasmissioni radiofoniche, inoltre venne messa in atto una vera e prorpia
persecuzione e l' eliminazione di centinaia di musicisti e compositori.
La musica degenerata oggetto degli attacchi nazisti era tutta la musica non ritenuta
appartenente e ispirata alla tradizione musicale tedesca. Rientravano quindi nelle musiche
degenerate la dodecafonia, le canzoni di cabaret berlinese e in particolare il jazz.
Quest'ultimo, in quanto nato tra le popolazioni nere americane, veniva considerato frutto di
una cultura inferiore. In seguito gli attacchi vennero rivolti a quella che essi definivano
musica bolscevica, categoria musicologicamente inesistente ma contestualizzabile in quel
determinato periodo storico. Con la rivoluzione russa del 1917 nacque un messaggio di
liberazione e rivolta anticapitalistica. Essendo il regime nazista fortemente capitalista,
l'attacco alla cosiddetta musica bolscevica simboleggiava la reazione a queste nuove
prospettive frutto della rivoluzione. Una volta distrutti i movimenti socialisti e comunisti il
bersaglio principale del programma di repressione culturale e sociale divennero gli ebrei, si
pass quindi dagli attacchi alla musica bolscevica a quelli alla musica giudaica.
Diventa quindi evidente che i termini utilizzati per etichettare quei generi musicali
venne redatto il Dizionario degli ebrei in musica dove furono inseriti tutti i
compositori e i musicisti ebrei o di discendenza ebraica, e anche altri semplicemente
sospetti di esserlo. Essere citati in questa pubblicazione significava subire una serie
di persecuzioni, dal divieto dell'esecuzione di certe opere, all'impossibilit di lavorare
fino all'internamento e alla morte.
Con l'internamento di migliaia di musicisti la musica divenne una realt rilevante all'interno
dei campi di concentramento, infatti quasi tutti i campi avevano la loro orchestra. Questi
gruppi musicali composti da prigionieri ebrei avevano il compito di esibirsi per i soldati
nazisti e talvolta per i deportati e la loro musica scandiva i momenti della giornata. Ad
Auschwits le orchestre erano addirittura due, una maschile e una femminile. Testimoni
diretti come Primo Levi ricordano nei loro scritti la vita musicale all'interno del campo:
un esercito sfila al passo militare, in ordine chiuso, al suono della banda: perci ci deve
essere una banda anche nel Lager, e la sfilata deve essere una sfilata a regola d'arte [], a
suon di musica. Questo cerimoniale totalmente necessario, totalmente ovvio, da prevalere
addirittura sulla legislazione antiebraica del Terzo Reich: con sofisticheria paranoica, essa
vietava alle orchestre ed ai musicisti ebrei di suonare spartiti di autori ariani, perch questi
ne sarebbero stati contaminati. Ma nei lager di ebrei non c'erano musicanti ariani, n del
resto esistono molte marce militari scritte da compositori ebrei; perci, in deroga alle
regole di purezza, Auschwitz era l'unico luogo tedesco in cui musicanti ebrei potessero, anzi
dovessero, suonare musica ariana: necessit non ha legge. P. Levi, I sommersi e i salvati
L'esercito di cui Levi parla non altro che l'insieme dei prigionieri del campo, costretti a
recarsi ogni giorno al lavoro a tempo di marcia. Il cerimoniale che accompagna i
prigionieri al durissimo lavoro che li attende consiste appunto nella musica. I momenti
musicali all'interno del Lager erano considerati obbligatori dal regime e ci comportava un
attiva e regolare attivit musicale. Inoltre Levi ci mette di fronte ad un altro paradosso, cio
che la musica proibita su territorio tedesco era per permessa all'interno dei campi.
Quando questa musica suona, noi sappiamo che i compagni, fuori nella nebbia, partono in
marcia come automi; le loro anime sono morte e la musica li sospinge, come il vento e le
foglie secche, e si sostituisce alla loro volont. Non c' pi volont : ogni pulsazione
divent un passo, una contrazione riflessa dei muscoli sfatti. P. Levi, Se questo un uomo.
E' terribile pensare a come l'orrore dello sterminio nazista vada a toccarsi con la bellezza
dell'arte.
In alcuni casi la musica fu anche un mezzo dei nazisti per mascherare le terribili realt
all'interno dei loghi di prigionia. Un caso particolare fu quello del campo di Terezin.
Durante un' ispezione della Croce Rossa Internazionale, essa trov le condizioni di vita, il
cibo e gli alloggi accettabili e in particolare apprezz la vivace attivit musicale che si
svolgeva all'interno del campo di prigionia. A Terezin infatti erano stati internati molti
compositori e musicisti ebrei e vi svolgevano regolarmente concerti e spettacoli musicali.
Un altro importante passaggio della politica musicale nazista fu l'istituzione dell'
esposizione Entartete Muzik (musica degenerata) del maggio del 1938 a Dusseldorf. Lo
scopo di questa esposizione era quello di educare il popolo tedesco a riconoscere la musica
proibita in modo da essere ingrado di impedirne la divulgazione. In realt questa mostra
ebbe effetti totalmente opposti a quelli voluti dal regime. Infatti costitu un occasione per gli
appassionati di musica di ascoltare, attraverso le cuffie e le cabine installate dagli
organizzatori, musiche vietate da tempo. Ad esempio opere di Shoenberg, Eisler, Weill,
Hindemit e Schuloff. Il manifesto di questa esposizione rappresentava un musicista nero dai
tratti scimmieschi, con una stella di David sulla giacca e che suona il saxofono, strumento
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA
AA.VV., Dizionario dell Musica e dei Musicisti, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese,
1988
Primo Levi, Se questo un uomo, Torino, Einaudi, 1989, p. 45
Primo levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1991, p.87
Francesca Occhipinti, Logos, Milano, Einaudi scuola, 2011 (settima edizione)
http://memoria.comune.rimini.it/binary/rimini_memoria/progetto/LA_POLITICA_MUSICALE_D
EL_NAZISMO.1205827357
http://www.santippe.it/wp-content/uploads/2011/10/Lemusenellinferno
http://orelfoundation.org/index.php/composers/article/erwin_schulhoff/
LA MUSICA E IL
NAZISMO