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Armonia
1. IL MODO MAGGIORE
La nostra scala maggiore - formata dai suoni do, re, mi, fa, sol, la, si che stavano alla base dei modi
greci e di quelli gregoriani - pu ritenersi nata dall'imitazione della natura; intuizione e combinazione
empirica hanno concorso a creare una nuova concezione della propriet pi caratteristica del suono,
cio la serie degli armonici, che noi immaginiamo disposta verticalmente come ogni sonorit simultanea:
infatti essa stata trasporta nella dimensione orizzontale, nella non contemporaneit, in sonorit
successive. Il modello naturale, che il suono, presenta le seguenti propriet:
1. Un suono composto da una serie di suoni simultanei, gli armonici; costituisce cio un accordo. Gli
armonici di un suono fondamentale DO sono:
I segni + e - indicano gli armonici che risultano in eccesso o in difetto rispetto alla loro intonazione musicale.
2. In questa serie di suoni il DO quello che ha maggior forza perch si presenta con maggior
frequenza e perch risuona anche come suono fondamentale, cio di per se stesso.
3. Dopo il DO, il suono che ha pi forza il SOL, che si presenta prima e quindi anche pi spesso dei
restanti armonici.
Si noti inoltre che i primi sei suoni (compreso il generatore) sono costituiti dalle tre note formanti
l'accordo maggiore, e che la terza (nel nostro caso il MI) presente una sola volta; ne consegue quindi
che, dovendo raddoppiare una delle note dell'accordo, si sceglier, in ordine di preferenza, la
fondamentale, poi la quinta e solo in alcuni casi la terza.
L'uso occasionale di una triade senza quinta, generalmente costituita da tre fondamentali e una terza,
pu servire a migliorare la linea del soprano. L'omissione della terza invece sconsigliabile, perch
l'effetto sonoro della quinta vuota che ne deriva piuttosto povero. (Rimsky-Korsakow)
2. L' ACCORDO
Per accordo s'intende una combinazione di suoni tali che possono venir sovrapposti in ordine di terze
(maggiori o minori):
Disposti i suoni dell'accordo per terze ognuno d'essi (che lo compongono) considerato in rapporto al
basso, sar terza, quinta, settima, nona ecc. e questa disposizione ci d la posizione fondamentale
(Rimsky-Korsakow, p. 15).
L'accordo basilare dell'armonia tonale la TRIADE, cio l'assieme di tre suoni che si ottiene
sovrapponendo due terze.
A seconda della diversa natura degli intervalli di terza, la triade va considerata sotto quattro aspetti:
1. La TRIADE MAGGIORE composta dalla sovrapposizione di una terza maggiore con una terza
minore;
2. La TRIADE MINORE composta dalla sovrapposizione di una terza minore con una terza
maggiore;
3. La TRIADE DIMINUITA, chiamata cos perch fra la fondamentale e la quinta presente un
intervallo di quinta diminuita, composta dalla sovrapposizione di due terze minori;
4. La TRIADE ECCEDENTE o AUMENTATA, chiamata cos perch fra la fondamentale e la quinta
presente un intervallo di quinta eccedente, composta dalla sovrapposizione di due terze maggiori.
Le triadi maggiori e minori sono da considerarsi consonanti, le triadi diminuite ed eccedenti dissonanti.
Ogni grado della scala pu essere usato come fondamentale di una triade. Queste triadi vengono indicate
con gli stessi nomi, e gli stessi numeri romani, che designano le loro fondamentali.
Usando le note della scala di Do Maggiore, la sovrapposizione di terze d origine alle seguenti triadi:
Usando le note della scala di la minore armonica (la scala pi usata), la sovrapposizione di terze d
origine alle seguenti triadi:
1. Accordo di quarta e sesta di cadenza: si usa sul tempo forte della battuta e ha carattere di doppia
appoggiatura o ritardo armonizzando una dominante lunga data al basso.
2. Accordo di quarta e sesta di passaggio: si usa come accordo di collegamento fra un accordo di tonica
o di sottodominante allo stato fondamentale e il suo primo rivolto o viceversa.
4. Accordo di quarta e sesta di arpeggio: si usa nei casi in cui l'arpeggio, dalla fondamentale all'ottava,
di un accordo provoca con l'immobilit delle armonie superiori una quarta e sesta.
Gli accordi possono essere scritti in posizione stretta o in posizione lata: questa in genere di sonorit
morbida, mentre la posizione stretta di solito pi brillante. Nella posizione stretta le tre voci superiori
cantano note vicinissime, tra cui non sarebbe possibile introdurre nessun altro suono (la distanza del
tenore dal basso non ha importanza, purch non sia troppo grande). Se invece possibile nelle voci
superiori introdurre tra due note dell'accordo una o pi note, sempre facenti parte dell'accordo, allora
l'accordo in posizione lata.
Nella maggior parte dei casi gli esercizi di armonia sono scritti a quattro parti. Il modo migliore per
realizzarli scriverli su due righi, usando lo schema del corale a quattro parti che si trova, ad esempio
nelle trecentosettantuno armonizzazioni di corali di Bach. Soprano e contralto sono sempre scritti sul
pentagramma superiore, tenore e basso su quello inferiore. I gambi delle note di soprano e tenore sono
sempre rivolti verso l'alto, quelli di contralto e basso sempre verso il basso.
Le semiminime tra parentesi indicano fino a quali estremit verso l'acuto o il grave si pu arrivare in
caso di necessit. E' evidente che l'estensione delle voci soliste, come di quelle del coro, in realt
maggiore o anche diversa da questa, che intende indicare solo una media abbastanza esatta.
Il registro centrale (o medio), che deve essere usato a preferenza, si trova a distanza di una quarta o di
una quinta dai suoni estremi:
L'allievo non pu naturalmente cavarsela con i soli suoni del registro centrale, ed costretto a ricorrere
anche alle note dei registri acuto e grave, dapprima alle pi vicine e poi, occasionalmente, anche alle pi
alte e alle pi basse, se proprio non pu fare altrimenti. Tuttavia come norma non si dovrebbe
oltrepassare di molto l'ambito di un'ottava; e chi vuole scrivere bene per la voce eviter, anche fuori di
scuola, di farla cantare ininterrottamente e a lungo in uno dei registri estremi (Schnberg, p. 44).
4. MOVIMENTO DELLE PARTI
Il movimento relativo di due voci pu essere di tre tipi: contrario, obliquo o retto.
Con il moto contrario le voci si muovono in direzioni opposte:
Con il moto obliquo, una voce star ferma mentre l'altra si muove:
Nel moto retto, se due voci si mantengono alla stessa distanza si dice che esse procedono in moto
parallelo (Piston, pp. 28-29).
Sono proibite le successioni di quinte e di ottave; esse si verificano quando, partendo da un intervallo di
quinta o di ottava esistente fra due voci, si raggiunge fra le due stesse voci per moto retto o contrario
rispettivamente l'intervallo di quinta o di ottava per grado o per salto:
E' sempre ammessa, invece, la successione di due quinte purch la prima sia giusta e la seconda diminuita
e meglio se la prima scende per grado sulla seconda:
Le relazioni di quinte e ottave (chiamate anche quinte e ottave nascoste) avvengono quando, partendo da
un qualsiasi intervallo (diverso da quello d'arrivo) esistente fra due parti, si arriva per moto retto verso
una consonanza perfetta di quinta o di ottava:
Sono ammesse, in linea generale, fra parti interne e fra parti esterne quando la voce superiore si muove
per grado e quella inferiore per salto:
La sensibile si distingue da qualsiasi altra nota della scala diatonica per la sua avvertibile tendenza a una
risoluzione melodica verso l'alto, verso la tonica. Proprio per questa sua caratteristica la sensibile deve
ricevere un trattamento particolare quando data al soprano. Nelle successioni V-I e V-VI, quando la
sensibile nell'accordo di V al soprano essa dovr, di regola, risolvere alla tonica nel secondo accordo.
Se la sensibile in una parte interna si potr scegliere tra farla salire alla tonica e farla scendere alla nota
pi vicina (salto di terza nel passaggio V-I; salto di seconda nel passaggio V-VI, attenzione che in questo
passaggio nelle tonalit minori, usando la scala armonica, si former lintervallo eccedente, quindi si
preferisce sempre far risolvere la sensibile, anche se interna, alla tonica.
Un procedimento vietato il movimento di una voce per intervallo eccedente, soprattutto nelle due voci
estreme; se l'intervallo eccedente sempre proibito, si permette invece l'uso dell'intervallo diminuito
discendente (meglio se di quarta o di quinta) specie nel basso, purch risolva per grado congiunto in
senso ascendente:
I punti di articolazione architettonica della costruzione scalare si appoggiano sulla TONICA (T) che con
la propria ripetizione all'acuto racchiude entro l'ottava tutti i suoni della scala, sulla
SOTTODOMINANTE (SD) che chiude il primo tetracordo e sulla DOMINANTE (D) che apre il secondo.
Costruendo una breve serie di triadi sui gradi principali del tono, osserveremo:
1. che i tre accordi in parola sono tutti e tre maggiori:
2. che l'accordo di tonica in rapporto con gli altri due per mezzo di un suono comune:
3. che i tre accordi contengono nel loro complesso tutti i suoni della scala:
E, dato che la scala la sintesi melodica del tono, le triadi di tonica, sottodominante e dominante, prese
nel loro complesso, ne rappresentano la sintesi armonica (...).
La TONICA, posta alla base della costruzione scalare, rappresenta il principio statico della tonalit, il
punto di riferimento al quale convergono per ogni conclusione gli elementi armonici del discorso
musicale.
La DOMINANTE rappresenta, invece, il principio opposto. Posta al centro della scala ha carattere
sospensivo, interrogativo, di attesa. La triade di dominante contiene, inoltre, l'elemento della sensibile
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La linea discendente melodica pone nuovi dubbi sul come intendere la sensibile discendente quando la
stessa sia posta nella parte del basso. Nella seguente linea melodica in la minore:
il SOL pu far parte delle triadi di SOL (sol si re) di DO (do mi sol) e di MI (mi sol si). Ma, nel quadro
delle tendenze armoniche fra il LA, inteso ovviamente come tonica fondamentale, e il FA, come IV6, il
SOL si armonizza come VII, cio: triade fondamentale del settimo grado discendente; si tratta, quindi, di
un accordo maggiore che, come tale, pu stare allo stato fondamentale e raddoppia la propria
fondamentale. Realizzando si avr:
7. LE CADENZE
Si chiamano CADENZE le conclusioni armoniche di un pensiero musicale (Rimsky-Korsakow, p. 38).
La CADENZA PERFETTA o AUTENTICA, caratterizzata dall'incatenamento dell'accordo di
dominante con quello della tonica, tutti e due allo stato fondamentale, e d il senso di una conclusione. La
cadenza pu inoltre essere allargata fino a includere il IV o il II grado (spesso usato al primo rivolto) che
generalmente precedono la dominante. In pi, dobbiamo adesso tenere conto della quarta e sesta di
cadenza, la doppia appoggiatura sulla fondamentale di dominante, la cui funzione naturale quella di
annunciare la cadenza. Una cadenza finale che presenti questi elementi preparatori in successione, come
II6 - I 4 6 - V - I o IV - I 4 6 - V - I, sar quindi molto forte dal punto di vista armonico. Inoltre la cadenza
perfetta si afferma anche pi alla fine di una frase, quando la tonica si presenta nelle due parti estreme.
La CADENZA PLAGALE, formata dalla successione dell'accordo del IV grado e di quello del I grado, si
aggiunge talvolta alla cadenza perfetta, specie nei pezzi di carattere solenne o religioso.
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La CADENZA IMPERFETTA d senso di sospensione. L'uso del primo rivolto in uno dei due accordi, la
rende molto meno affermativa della cadenza perfetta.
"Se alla fine di una frase in modo maggiore viene usata la triade maggiore sul sesto grado minore, nella
risoluzione l'elemento di sorpresa particolarmente forte. A volte i compositori (specie del periodo
romantico) accentuano questo elemento delle cadenze d'inganno tramite un improvviso cambiamento di
colore o di orchestrazione.
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La CADENZA SOSPESA o SEMICADENZA determina quasi sempre una sospensione sulla dominante.
Se la cadenza perfetta o autentica paragonabile a un punto, la cadenza sospesa pi simile a una
virgola: indica una pausa temporanea in una frase non terminata.
8. INDICAZIONI GENERALI
Ora seguono dei consigli pratici per la realizzazione dei bassi d'armonia che, come scrive
Schnberg nel suo celebre Manuale "qui non illustriamo per in forma di leggi o di regole, ma di
indicazioni. Le leggi e le regole dovrebbero infatti avere una validit eterna e incondizionata, e la
pretesa che le eccezioni confermino la regola vale solo per le regole la cui unica conferma costituita
appunto dalle eccezioni. Le semplici indicazioni servono invece solo a designare i mezzi per raggiungere
un determinato scopo; quindi non hanno, come le leggi, valore eterno, ma mutano con il mutare dello
scopo. Se le seguenti indicazioni corrispondono in parte alla prassi compositiva, esse non derivano da
intenzioni estetiche, ma hanno un fine limitato, cio di preservare gli allievi da errori che solo pi avanti
potranno esser spiegati e descritti come tali."
1. Come scritto in precedenza, nelle triadi il raddoppio pi naturale quello della fondamentale, seguir
poi la quinta e, solo in casi eccezionali la terza: nel caso invece in cui si dovesse omettere nella
stesura degli accordi uno dei suoni della triade, sar soppressa normalmente la quinta.
2. L'accordo finale di tonica preferibile sia posto in posizione melodica di ottava o di terza, cio che la
voce superiore termini con la fondamentale o la terza dell'accordo di tonica.
3. A cavallo di battuta bene evitare l'uso di uno stesso accordo, perch simile successione armonica
quasi sempre povera soprattutto nella musica vocale.
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4. Nella successione V - VI, che prende il nome di cadenza d'inganno, nella triade del VI grado si
raddoppia la terza, ci per permettere la risoluzione della sensibile e per rispettare il moto contrario
delle parti (altrimenti si verificano errori di successione di quinte e di ottave); quando la sensibile
interna pu anche scendere e quindi si pu non avere il raddoppio della terza:
5. E' consigliabile usare il III e il VI grado solo alla stato fondamentale e mai allo stato di primo e
secondo rivolto.
6. E' proibita la FALSA RELAZIONE DI TRITONO che avviene quando due parti procedono per tono
e parallelamente per intervalli di terza maggiore, si ammette pi facilmente quando avviene per
successione discendente.
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7. La triade diminuita che si trova sulla sensibile nel modo maggiore e minore e sul II grado del modo
minore usata maggiormente allo stato di primo rivolto e si preferisce raddoppiare, nella sensibile la
terza o la quinta e nel II grado la fondamentale o la terza.
8. Le indicazioni sul raddoppio della terza possono essere enunciate nel seguente modo;
- proibito il raddoppio della terza maggiore in funzione di sensibile:
- ammesso il raddoppio della terza maggiore, con cautela, soprattutto quando sia giustificato da ragioni
di buon andamento di parti, come:
a) per moto contrario e grado congiunto delle parti che conducono al raddoppio:
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9. ACCORDI DI SETTIMA
Gli accordi composti di quattro suoni, sovrapposti, naturalmente, per ordine di terze, si chiamano accordi
di settima.
A seconda della qualit degli intervalli che li compongono si distinguono in varie specie, di cui cinque
sono le pi correnti.
Tutti gli accordi in parola sono dissonanti, appunto a causa della dissonanza dell'intervallo di settima che
li caratterizza. Tale dissonanza ha suggerito (soprattutto nella musica vocale dove l'intonazione
dell'accordo di settima pu risultare difficile) l'accorgimento della preparazione obbligatoria su tutti i
gradi tranne sul V e sul VII; la preparazione consiste nel legare la settima (con una legatura di valore,
mantenendo quindi lo stesso suono) presente nell'accordo precedente in qualit di consonanza:
Oltre alla preparazione necessario risolvere la settima (su tutti i gradi) scendendo per grado alla
consonanza pi vicina:
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- cambiare enarmonicamente:
- prima di risolvere pu toccare altre note dell'accordo, sia di sfuggita, sia in maniera definitiva, purch la
risoluzione abbia luogo:
- La risoluzione della dissonanza non deve, in nessun caso, venir raddoppiata per moto retto:
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Nell'armonia tradizionale l'uso del terzo rivolto consigliabile soprattutto sul V e sul II grado.
Prima specie o Settima di dominante formata dalla triade maggiore e dalla settima minore.
L'accordo di settima di dominante si usa completo e incompleto, e in questo caso si toglie la quinta e si
raddoppia il suono fondamentale. Nel caso in cui la sensibile si trovi nella parte superiore e dovendo
questa ascendere alla tonica, si risolver l'accordo di settima di dominante completo sull'accordo della
tonica incompleto, viceversa quello della settima di dominante incompleto si risolver sopra l'accordo
della tonica completo:
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Quinta specie o settima diminuita formata dalla triade diminuita e dalla settima diminuita
L'accordo di settima diminuita non presente in nessun grado della scala maggiore naturale, per
presente nella scala maggiore armonica (che abbassa il sesto grado di mezzo tono). Lo stesso RimskyKorsakow scrive che preferibile adoperare anche per il modo maggiore l'accordo sulla sensibile di
settima diminuita, invece dell'accordo di settima minore.
Schema utile per ricordare la specie delle settime:
Prima specie
Settima
Triade
Seconda specie
Terza specie
MINORE
MAGGIORE
MINORE
DIMINUITA
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Quarta specie
Quinta specie
MAGGIORE
DIMINUITA
MAGGIORE
DIMINUITA
L'accordo di nona maggiore si trova sul V grado della scala maggiore naturale, l'accordo di nona minore
si trova sul V grado della scala armonica maggiore e minore:
Scrivendoli a quattro parti, l'accordo di nona ed i suoi rivolti sono applicati nel modo seguente:
si omette la quinta
la nona posta nella voce superiore
le due voci superiori non devono formare un intervallo di seconda
la nona deve essere sempre situata al di sopra della fondamentale, a distanza almeno di nona, e deve
formare con la sensibile almeno un intervallo di settima:
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11. PROGRESSIONI
Un gruppo di pi accordi che si riproduce simmetricamente, prende il nome di PROGRESSIONE
ARMONICA. Il primo gruppo come il modello, gli altri le riproduzioni.
Quando il modello iniziale ed il suo incatenamento con l'accordo seguente sono scritti correttamente, la
realizzazione se ne riproduce identica, senza tener conto d'intervalli proibiti o di altre restrizioni:
Una progressione pu essere ascendente o discendente. Essa deve terminare sempre con un accordo di
tonica, dominante o sottodominante. Lo stesso modello pu riprodursi anche a diversi intervalli (Dubois,
p. 60):
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Fissati questi principi basilari, le progressioni si possono classificare in progressioni tonali o non
modulanti e progressioni modulanti. Le prime rimangono nella sfera di un'unica tonalit:
Nelle progressioni non modulanti le trasposizioni avvengono sui diversi gradi della scala. Ci provoca
qualche variazione nel modulo, perch gli intervalli tra i gradi della scala non sono sempre uguali.
Le seconde modulano a toni diversi (vicini o lontani a seconda delle proposte del basso prestabilito):
"La forma pi comune di progressione modulante tocca tre diverse tonalit - un tono iniziale che modula
a un secondo tono e una modulazione a una terza tonalit, mantenendo costante l'intervallo tra le diverse
toniche. Non vi ritorno alla tonalit del modulo iniziale. La modulazione non avviene all'interno del
modello, ma l'ultimo accordo di questo l'accordo-perno. La modulazione alla seconda tonalit pu
essere chiamata modulazione di passaggio o transitoria, poich il tono non viene confermato e funge
solo da stadio intermedio prima della terza e ultima tonalit. La presenza di una modulazione di
passaggio non implica necessariamente una progressione; viceversa, una progressione modulante, nella
sua forma pi comune, contiene una, o pi, modulazioni di passaggio" (Piston, p. 313).
A volte la progressione pu essere anche in parte non modulante e in parte modulante, ci avviene
quando la modulazione di passaggio o transitoria obbligatoriamente verso tonalit troppo lontane
rispetto a quella di partenza o di arrivo.
12. NOTE ESTRANEE ALL'ARMONIA
"In gran parte della musica si pu facilmente notare la presenza di note melodiche che non fanno parte
degli accordi. In senso letterale non esistono note estranee all'armonia, dal momento che questa viene
creata da tutte le note che sono emesse simultaneamente. Ma il linguaggio musicale, come ogni altro
linguaggio, si evoluto, e l'uso di determinate forme armoniche le ha rese stabili e radicate; noi ne
avvertiamo la presenza come una specie di scheletro, o di intelaiatura, su cui poggia la complessa
struttura melodica della musica.
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Le note di passaggio possono essere usate in tutte le voci, anche in pi voci nello stesso tempo, sebbene
possa sembrare che, quando si usano pi di due note di passaggio contemporaneamente, si muova
l'intero accordo. Nell'applicazione di queste risorse negli esercizi raccomandiamo che all'inizio esse
vengano usate con moderazione, in modo da conservare la chiarezza della struttura melodica. Dopo
quasi tre secoli le opere di Johann Sebastian Bach rimangono i modelli supremi di equilibrio nell'uso di
tutte le note estranee all'armonia.
Nel modo minore sar l'uso della scala minore melodica a stabilire la forma del sesto e del settimo
grado, quando questi verranno usati come note di passaggio (Piston, p. 112).
NOTE DI VOLTA
Note di volta sono dette quelle note che si presentano tra una nota dell'accordo e la sua ripetizione, poste
su di un accento metrico pi debole di quello della nota facente parte dell'accordo ed a distanza di
seconda superiore o inferiore da essa; pu essere a distanza di tono o di semitono dalla nota di cui
ornamento (Hindemith, p. 42):
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ANTICIPAZIONE
L'anticipazione consiste in una nota appartenente al secondo di due accordi; essa si trova su di un tempo
debole ed alla fine del primo accordo (Hindemith, p. 43):
NOTA DI SFUGGITA
La nota di sfuggita una nota che inverte la direzione del movimento melodico, e quindi ritorna nella
direzione opposta di salto. I moduli della nota sfuggita possono essere usati per collegare qualsiasi
successione melodica di seconda, ascendente o discendente:
Il ritardo che risolve ascendendo pi raramente usato di quello che risolve discendendo, ne
consigliabile l'uso solo quando il ritardo formato dalla sensibile della tonalit:
- Il ritardo pu essere dato a qualunque parte, indistintamente, ed usato con qualunque accordo e
rivolto:
- La durata di un ritardo dipende dal gusto, dal carattere e dal movimento del pezzo.
- Poich il ritardo superiore quasi il solo che si pratichi, per semplificare la teoria, si pu dire che, per
principio: ogni nota che deve scendere di un tono o di un semitono diatonico sull'accordo seguente, pu
venir ritardata su tale accordo.
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- Come le dissonanze una nota ritardata pu, mentre dura l'accordo, venire abbandonata per un'altra
nota integrante, prima di risolversi:
- Nessuna ottava e nessuna quinta per moto retto devono risultare dalla risoluzione di un ritardo"
(Dubois, pp. 136-137):
APPOGGIATURA
L'appoggiatura consiste in un ritardo senza preparazione, in tutto identica al ritardo, eccetto in merito alla
preparazione, si applica come quello:
Ci permettiamo ora di segnalare brevemente quanto scritto nel celebre trattato di Quantz sull'esecuzione
delle note estranee e dissonanti convinti che, come scrisse F. Couperin nell' Art del toucher le clavecin
(Parigi, 1717), cos come c' gran differenza tra grammatica e declamazione, pi grande ancora la
differenza tra teoria musicale e arte di ben suonare.
L'opinione di molti trattatisti del settecento era che si dovesse mettere sempre in rilievo la dissonanza:
"Questo eccitamento di mutevoli passioni anche il motivo per cui le dissonanze devono sempre essere
suonate pi forti delle consonanze. Le consonanze mettono l'animo in una condizione di pace perfetta e
di contentezza, le dissonanze, invece, provocano tristezza nell'animo" (J.J. Quantz Versuch einer
Anweisung, die Flte traversiere zu spielen, Breslavia 1752).
13. PEDALE
Si chiama pedale una nota posta al basso e che si prolunga mentre si fanno sentire armonie, spesso
estranee a questo basso; esso sempre la tonica o la dominante del tono di base, e non
necessariamente estranea agli accordi che vi si imperniano. Il pedale ha tanta forza di attrazione e tanta
potenza tonale, che qualunque sieno le armonie che evolvono al disopra, finisce sempre per ricondurre
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Gli accordi di undicesima e di tredicesima derivano da note melodiche come l'appoggiatura e il ritardo,
e anche dai pedali di tonica o di dominante. Tra questi accordi il pi comune l'undicesima di tonica,
derivata da una settima di dominante posta su un basso di tonica. Pu anche accadere che la parte di
tonica in questo accordo sia rappresentata da un intero accordo o da un arpeggio sotto l'accordo di
dominante. In questo caso tutti i componenti dell'accordo di undicesima di tonica sono presenti, ma
senza dubbio i componenti superiori vengono avvertiti come note melodiche su una semplice triade
piuttosto che come note dell'accordo.
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La tredicesima il punto pi alto a cui si pu arrivare con la serie di terze, poich la quindicesima
coincide con la doppia ottava. La tredicesima di dominante di origine contrappuntistica una soluzione
che possiamo definire abbastanza comune. Si detto che il terzo grado, e cio la tredicesima della
dominante, quando posta su un basso, di quinto grado tende a essere assorbito dall'armonia di
dominante. E' proprio questo terzo grado a dare origine all'espressione tredicesima di dominante,
soprattutto quando si viene a trovare in combinazione con un accordo di settima di dominante" (Piston,
pp. 377-379).
Seguono alcuni esempi di accordi di tredicesima:
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Modulazione cromatica.
Si ottiene una modulazione cromatica trasformando un accordo perfetto, attraverso un procedimento
cromatico d'una delle voci (ma soprattutto del basso), in un accordo di dominante della tonalit di arrivo.
Il cromatismo pi usato quello ascendente con la sensibile della tonalit di arrivo.
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La sesta napoletana.
La triade maggiore la cui fondamentale il secondo grado abbassato cromaticamente conosciuta come
sesta napoletana. La sesta napoletana una triade maggiore e quindi non un accordo dissonante anzi
nasce proprio per addolcire la triade diminuita considerata molto dissonante della scala minore.
L'alterazione cromatica del secondo grado, per, d a tale nota una tendenza discendente, come se essa
fosse una dissonanza. Bench derivi dalla scala minore e sia usata soprattutto in modo minore, la sesta
napoletana viene usata liberamente anche in maggiore. E' un accordo che ha un forte senso di
sottodominante e nella maggior parte dei casi si concatena con qualche forma dell'accordo di dominante.
Si noti che il basso, in quanto grado forte, il migliore raddoppio possibile. L'accordo di sesta napoletana
risolve in dominante per collegamento melodico, con l'ammissione di tutti i rapporti difettosi (falsa
relazione di unisono o ottava, intervalli diminuiti ecc.); armonicamente pu risolvere quindi su un V
grado allo stato fondamentale o su un I grado allo stato di secondo rivolto.
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Nel modo minore l'accordo di settima di dominante sul II grado, oltre all'alterazione della terza esige
anche l'alterazione della quinta.
La disposizione normale di tutti e quattro gli accordi di sesta eccedente quella con il sesto grado nel
basso e il quarto grado innalzato in una qualsiasi delle voci superiori. La tonica compare sempre, in
un'altra voce, e quindi le note in comune ai quattro accordi sono tre. Ogni membro del gruppo sar quindi
distinto per la quarta voce. Il prossimo esempio presenta i quattro accordi di sesta eccedente con le
risoluzioni naturali:
Nella definizione di questi accordi, nel corso del tempo si sono largamente diffusi i nomi sesta eccedente
italiana (a), tedesca (b), francese (c) e svizzera (d) (Piston, pp. 407-408).
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Il Corale
1. CENNI DI STORIA
"Corale" aggettivo sostantivato derivante dall'espressione "cantus choralis" e nella sua accezione
primitiva - ma ancor oggi viva soprattutto nella terminologia tedesca (Choral) - indica il canto omofono o
monofonico, cio una melodia da eseguire choraliter (pi voci all'unisono, senza accompagnamento),
durante il servizio liturgico della Chiesa Cattolica o di quella Riformata.
Nella corrente nomenclatura, non solo italiana, il termine "corale" viene tuttavia riferito pi
particolarmente al Kirchenlied protestante, ma nella sua "versione" polifonica: melodia utilizzata come
cantus firmus in un contesto contrappuntistico variamente elaborato (corale-mottetto, in stile "figurato"),
o - caso veramente "popolare" e tipico - armonizzata a 4 voci dispari procedenti in omoritmia, con testo
in versi riuniti in strofe, che trovano adeguata corrispondenza nell'intonazione musicale (corale
"semplice").
Per l'affermazione del corale luterano a pi voci, nel suo aspetto di melodia armonizzata, dobbiamo
menzionare, accanto alla grande raccolta di Michael Praetorius (1571/73-1621) autore dell'imponente
raccolta "Musae Sioniae" in nove parti (1605-1610), quella di Hans Leo Hassler (1564-1612), uscita a
Norimberga negli stessi anni (Kirchengesang. Psalmen und geistliche Lieder, auff die gemeinen
Melodeyen mit vier Stimmen simpliciter gesetzet, 1608). Tuttavia, le basi di questa maniera di trattare
polifonicamente il Kirchenlied si riscontrano gi nel corso del Cinquecento: nella raccolta del Walther
(Geystliche gesangk Buchleyn, 1524), e poi soprattutto in una vasta antologia pubblicata a Wittenberg da
Georg Rhaw (Newe deudsche geistliche Gesenge CXXIII, 1544).
Al 1627 risale l'edizione lipsiense del "Cantional oder Gesangbuch Augspurgischer Confession" di
Johann Hermann Schein (1586-1630), opera importante per il primo sviluppo del corale polifonico con
basso continuo per l'organo o altri strumenti ("fr die Organisten, Istrumentisten und Lautenisten").
Tredici anni dopo vede la luce a Berlino il"Newes volkomliches Gesangbuch Augspurgischer Confession"
di Johannes Cruger (1598-1663), altra raccolta notevole fra le centinaia di collezioni del genere stampate
nel Seicento.
Libri di corali furono pubblicati anche nel corso del XVIII secolo, ma fra essi ci limitiamo a menzionare
l'importante antologia di melodie (quasi tutte del repertorio tradizionale) armonizzate da J.S. Bach uscita
postuma a Lipsia, in 4 parti, a cura di Carl Philipp Emanuel Bach e Johann Philipp Kirnberger (J.S. Bach
vierstimmige Choralgesange, 1784-87). Qui, per ragioni varie, si ferma la storia del corale polifonico, il
cui immenso patrimonio verr tuttavia rivalutato nell'Ottocento, anche in coincidenza con la "scoperta" di
Bach.
Oltre che come pagina a s stante, il corale luterano ebbe in Germania enorme fortuna, nell'epoca
barocca, come base per la costruzione di composizioni anche di vasto respiro, in pi parti (mottetti,
cantate sacre, passioni e anche oratori): in esse il corale poteva essere presentato nella sua veste tipica di
melodia armonizzata (a 4 o pi voci, anche in diverse "versioni", secondo il testo da intonare), o
elaborato in complesse trame contrappuntistiche, o infine impiegato in arie e pezzi d'insieme per "soli",
nonch in brani puramente strumentali. Le opere sacre di Bach, fra cui la Passione secondo S. Matteo
(1729), bastano a fornirne documenti d'arte eccelsa.
2. TRATTAMENTO DELLE VOCI
Per quanto riguarda l'estensione delle voci, valgono le regole scritte in armonia.
Inoltre bisogna fare notare che ogni voce opera in un determinato ambito ed ha un caratteristico colore e
specifiche funzioni nel "totale" del coro. Perci anche la configurazione dei relativi disegni varia da voce
34
Anche le "tirature" (successioni di gradi) di quattro e pi suoni, vanno ricuperate per grado o per salto per
rimettere la linea in sesto:
Il contralto tende a un movimento sobrio e pu talvolta rimanere fermo su pedali interni che
permettono al resto del coro di camminare. Cerca di mantenere il contatto col soprano, non
allontanandosi (se non raramente) dallo stesso oltre l'ottava. Per esigenze di condotta di linee incrocia
facilmente col tenore.
Il tenore si trova come schiacciato sotto le due voci superiori e tende perci a farsi notare cantando in un
registro favorevole (proporzionalmente canta, in genere, pi alto del soprano) e muovendosi anche in
lunghe tirature fra il contralto e il basso. Quando lascia il passo alle altre voci tiene pi o meno lunghi
pedali di tonica o di dominante. Cerca di fare corpo con le due voci superiori allontanandosi spesso dal
basso anche a distanze superiori all'ottava (decima...dodicesima). Si avvicina al basso solo quando il
basso stesso si trova in zone medie o acute.
La voce del basso, come gi detto, segue nell'ordine di importanza, quella del soprano: la sua posizione,
esterna al coro (come quella della voce pi acuta) perci particolarmente esposta. Nello stesso tempo la
sua linea melodica si oppone per carattere e disegno a quella del soprano, evitando le troppe
concomitanze di procedimenti e preferendo il moto contrario fra le due voci estreme. E, mentre, di solito,
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3. USO DELL'ARMONIA
Nel corale, composizione di "stile severo", la scelta degli accordi fatta secondo criteri che impostano un
discorso musicale solido e privo di ricercatezza, chiaramente tonale nel quale gli accordi si collegano per
forti attrazioni determinate, appunto, dalle richieste fondamentali della dinamica del tono.
La base fondamentale armonica del corale rappresentata dalle triadi (soprattutto consonanti) che
reggono con forza e autorit la statica verticale della composizione.
Naturalmente nell'ambito delle triadi disponibili, esiste una gerarchia di valori che permette a certi
accordi di avere una preminenza rispetto ad altri.
In generale le triadi di tonica, sottodominante e di dominante, per la loro posizione chiave nell'ambito del
tono, sono quelle che sostengono il peso maggiore dell'edificio armonico. Tali triadi sono usate sia allo
stato fondamentale quanto di primo rivolto.
Invece le triadi poste sul III e sul VI grado della scala, deboli e ambigue tonalmente, si usano
esclusivamente allo stato fondamentale.
Un caso a parte riguarda la triade del II grado del modo maggiore. L'accordo, pur potendo essere usato
allo stato fondamentale, si presenta quasi sempre allo stato di primo rivolto, perch proprio allo stato di
primo rivolto l'accordo in parola porta nel basso un suono che la sottodominante stessa del tono; cos
l'armonia ottiene un appoggio particolarmente solido. Il raddoppio della terza (cio del basso),
specialmente fra basso e tenore e fra basso e soprano sempre possibile, appunto perch riguarda la
sottodominante del tono.
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4. ERRORI ARMONICI
Lo stile del corale particolarmente severo circa la scelta del materiale armonico, ma piuttosto "largo"
per ci che si riferisce alle successioni e relazioni di quinte e ottave (troppo temute dai teorici) quando le
stesse portano a soddisfacenti risultati corali. Evidentemente, la pratica artistica ha sempre ritenuti validi
alcuni particolari procedimenti in vista del risultato musicale favorevole.
Nel corale di uso costante, anzitutto, il passaggio della quinta diminuita che sale, per grado, verso la
quinta giusta (finora si era permesso solo il contrario) quando ci avvenga nella successione VII6 - I o
VII6 - I6 fra le voci di contralto e di soprano:
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La diversa specie delle quinte e la pienezza dell'accordo conclusivo toglie ogni scopertura al
parallelismo delle quinte stesse.
La conclusione di ogni corale, tende (salvo particolari eccezioni) alla piena sonorit con il concorso di
tutti gli elementi ritmici, armonici e melodici. Perci, scopo principale della cadenza finale quello di
ottenere l'accordo di tonica completo, allo stato fondamentale in posizione melodica di ottava (o di terza)
e sul primo movimento della battuta. Conseguentemente la convergenza degli accordi verso quello finale,
non bada tanto alla perfezione dei moti delle parti, quanto al reddito sonoro della conclusione. La
presenza di suoni comuni fra il penultimo e l'ultimo accordo e la forza attrattiva fra le armonie cadenzali,
rendono possibili certi procedimenti discutibili, semmai, durante il percorso del corale. Cos si ammette
facilmente, per concludere sull'accordo completo di tonica, di far scendere la sensibile, naturalmente in
una voce interna, anzich salire:
Bach, inoltre, usa correntemente una vera successione di quinte sincopate nel collegare la dominante
alla tonica finale (procedimento, fra l'altro, molto usato nelle composizioni polifoniche del Cinquecento):
Inoltre si possono trovare in Bach procedimenti di quarte parallele per salto fra contralto e soprano che
certe scuole temono. Il procedimento assolutamente legittimo e stilisticamente non comporta alcun
difetto, sia perch i suoni comuni fra i due accordi tolgono la scopertura alla successione e sia perch i
moti contrari presenti e la completezza degli accordi non danno risalto alla povert delle quarte vuote:
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5. IL MODO MINORE
La verticalit armonica che si riferisce al modo minore, tiene normalmente conto dell'unica alterazione
caratteristica: quella cio della sensibile ascendente o discendente. Ci rientra nel regno del modo minore
armonico. Nel corale, per, non esiste soltanto un problema accordale e l'interesse delle linee, cio del
moto orizzontale, pu essere talvolta preminente e pu presentare situazioni che per necessit impongono
l'uso della scelta melodica. Ci succede quando l'intervallo di seconda eccedente che esiste fra il VI e il
VII grado (e viceversa) della scala armonica si pone come ostacolo alla buona intonazione di una linea
vocale. Perci ogni frammento melodico che colleghi la sopradominante alla sensibile deve seguire le
indicazioni della scala melodica ascendente sia nel soprano sia nelle altre parti.
L'uso della scala melodica discendente si inserisce quasi sempre nei casi nei quali il testo melodico
risente dell'origine modale. Al contrario del caso precedente, per, per evitare l'intervallo di seconda
eccedente sar necessario abolire l'alterazione ascendente della sensibile per mettere in contatto il VII
grado con il VI.
La sensibile discendente (naturale) nelle parti superiori non potr essere inquadrata in un'armonia di
dominante, la quale tende a portarsi decisamente verso un'armonia di tonica e non verso altri gradi.
Evidentemente, la triade del III grado appare come la pi convincente per armonizzare il VII grado
naturale (v. cadenza frigia armonia).
Per simmetria di procedimento la "cadenza di frigia" si pu trasferire anche nel modo maggiore con gli
stessi dati di linea e armonici.
6. ACCORDI DI SETTIMA
Anche per gli accordi di settima lo stile severo del corale stabilisce una scelta qualitativa e quantitativa,
fra le varie specie e fra i vari rivolti delle settime stesse. In generale, le settime pi usate sono quelle che
si trovano sui gradi che preparano e chiudono le cadenze e che appartengono ad armonie di
sottodominante o di dominante. Tali accordi hanno, infatti, lo scopo di "esaltare" la dinamica delle
armonie che servono a chiudere le singole frasi del corale.
La settima di dominante, allo stato fondamentale, viene proposta come dissonanza di passaggio che,
perci, si trova quasi sempre nelle parti interne e sul tempo debole della battuta. Si usa correntemente allo
stato di primo rivolto e di terzo rivolto. La dissonanza non viene preparata ma, naturalmente, risolta. La
settima data al basso viene talvolta "preparata" per legatura dall'armonia precedente.
L'armonizzazione del corale non si basa sulla ricerca di particolari accordi dissonanti. Anzi, gli accordi di
settima, si trovano dislocati soprattutto nei punti salienti delle strutture fraseologiche e in particolare
nell'ambito delle cadenze.
Fra gli accordi dissonanti pi tipici troviamo:
- La settima data sul II grado dei due modi (va preparata) che, usata allo stato di primo rivolto, sostituisce
la sottodominante pura nella cadenza composta perfetta:
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- La settima diminuita data sulla sensibile del modo minore (ma anche del modo maggiore, v. armonia).
E' un accordo che si presenta facile al rivolto ma viene usato soprattutto allo stato fondamentale, spesso
nelle modulazioni transitorie e cromatiche:
Quasi tutti gli altri accordi dissonanti risultano, nel corale come settime di passaggio.
7. ACCORDI ALTERATI
La linea melodica del corale , per s stessa, diatonica. Il cromatismo entra, perci, nel contesto armonico
come elemento di spinta soprattutto negli accordi del gruppo di sottodominante. Il moto di tali accordi
viene cos accelerato verso quello di dominante. L'alterazione che provoca la spinta sempre ascendente
e si inquadra soprattutto in accordi di settima e, particolarmente, nei casi seguenti:
- Alterazione della terza nel II56 del modo maggiore:
- La stessa alterazione si applica nel II56 del modo minore. Ma, in tal caso, per evitare l'intervallo di terza
diminuita che risulterebbe fra il basso e una delle parti superiori, si rende necessaria anche l'alterazione
ascendente della quinta:
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- L'alterazione della fondamentale e, per conseguenza (come nel caso precedente), della terza nel IV7 del
modo minore:
8. MODULAZIONI
Il corale, che si basa su melodie di grande semplicit, trova fra le proprie righe le proposizioni di possibili
variazioni di tono che danno colore e vita alla composizione. Rimangono, evidentemente, in primo piano
le modulazioni ai toni vicini.
Le tonalit stesse assumono spesso l'aspetto di satelliti di un sistema nel quale il tono di base rappresenta
il centro.
Il procedimento modulativo, nel corale, si rivela attraverso l'analisi della melodia. La melodia stessa per
costituisce un dato, spesso chiaramente indicativo, a volte impreciso e talvolta equivoco. L'accurata
indagine del disegno lineare porter alle conclusioni pi utili per orizzontarsi nell'inquadrare
musicalmente i vari frammenti melodici nell'ambito di uno o pi ambienti tonali.
(Testo usato: STUDI SUL CORALE, Dionisi Toffoletti Dardo)
9. LE CADENZE
Si chiamano CADENZE le conclusioni armoniche di un pensiero musicale (Rimsky-Korsakow, p. 38).
- La CADENZA PERFETTA o AUTENTICA, caratterizzata dall'incatenamento dell'accordo di
dominante con quello della tonica, tutti e due allo stato fondamentale, e d il senso di una conclusione. La
cadenza pu inoltre essere allargata fino a includere il IV o il II grado che generalmente precedono la
dominante. In pi, dobbiamo tenere conto della quarta e sesta di cadenza (l'unica quarta e sesta permessa
nel corale bachiano v. Uso dell'armonia nel Corale) che si pu considera come una doppia appoggiatura
sulla fondamentale di dominante, la cui funzione naturale quella di annunciare la cadenza. Una cadenza
finale che presenti questi elementi preparatori in successione, come II6 - I46 - V - I o IV - I46 - V - I, sar
quindi molto forte dal punto di vista armonico. Inoltre la cadenza perfetta si afferma anche pi alla fine di
una frase, quando la tonica si presenta nelle due parti estreme; l'accordo finale pu essere disposto anche
in posizione melodica di terza (con la terza al soprano), molto rara invece, nel corale la posizione di
quinta nell'accordo finale.
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42
7. Cadenza perfetta con settima al soprano; si noti il cambio di posizione nel tenore che permette - solo
nel corale - di eliminare gli errori di quinte parallele:
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10. Cadenza perfetta preceduta da un accordo alterato di settima diminuita sul quarto grado in tonalit
minore:
- La CADENZA PLAGALE, formata dalla successione dell'accordo del IV grado e di quello del I grado,
anche l'incatenamento II6 - I d senso di cadenza plagale.
ESEMPI DI CADENZA PLAGALE
1. Cadenza plagale semplice:
2. Cadenza plagale con nota di passaggio al tenore; si noti come il re bemolle nella voce del tenore, ci
porti ad una breve e momentanea modulazione verso la tonalit di La bemolle Maggiore, che diventa
immediatamente IV grado di Mi bemolle Maggiore perch viene inserito il re bequadro. Bach usa spesso
l'aggiunta nella cadenza plagale della nota di passaggio - in questo caso re bequadro - che, essendo la
sensibile della tonalit, d maggiormente il senso di conclusione pur rimanendo sempre in una cadenza
plagale.
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3. Cadenza plagale (meno usata delle precedenti) formata da un accordo di quarta e sesta con nota di
passaggio e nota di volta:
5. Cadenza plagale con accordo sul quarto grado allo stato di primo rivolto:
- La CADENZA IMPERFETTA d senso di sospensione. L'uso del primo rivolto in uno dei due accordi,
la rende molto meno affermativa della cadenza perfetta.
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dal corale di Bach: Ach Gott und Herr, wie gross und schwer
La cadenza imperfetta con accordo di tonica al primo rivolto, anche se dal punto di vista teorico
possibile, si trova talmente raramente nel corale da non dover essere presa in considerazione nella
realizzazione del compito scritto per l'esame di maturit.
- La CADENZA D'INGANNO o EVITATA sostituisce all'accordo del I grado un accordo qualunque, ma
di solito quello del VI grado.
ESEMPI DI CADENZA D'INGANNO O EVITATA
1. Cadenza evitata semplice:
3. Cadenza evitata con modulazione verso la minore (VI grado), in teoria dovrebbe essere considerata una
cadenza imperfetta al relativo minore, ma all'ascolto risulta come una cadenza evitata perch comprende
solo gli ultimi due accordi. Ricordiamo quanto scrive Piston nel suo celebre trattato: "Tra il V e il VI
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dal corale di Bach: Das walt' Gott Vater und Gott Sohn
2. Esempio simile al precedente con l'uso per dell'alterazione del sesto grado anche in senso discendente
(scala bachiana) - si noti la penultima battuta nella voce del contralto - e l'alterazione nella cadenza
perfetta finale anche del quarto grado - nella voce del basso - usato al primo rivolto come dominante della
dominante:
3. Scala melodica usata in una voce interna (contralto) con la realizzazione dell'accordo alterato sul
quarto grado allo stato fondamentale con la terza alzata:
4. Scala melodica ascendente e discendente nella voce del contralto all'inizio, mentre alla fine della frase,
che termina con una cadenza sospesa, la voce del soprano propone l'alterazione del fa# e quindi l'uso
della scala bachiana:
dal corale di Bach: Wer nur den lieben Gott lasst walten.
48
49
5 opp. 5
4+
quinta diminuita
settima diminuita
6+
sesta maggiore
quarta eccedente
6
4
6
5
4
3
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Principi fondamentali
di Contrappunto
1. DEFINIZIONE DI CONTRAPPUNTO
"Conviene sapere, che ne' tempi antichi, in vece delle moderne note si adoprarono i punti, dal che ne
venne, che la composizione per i punti posti contra i punti incominciasse ad essere chiamata
Contrappunto; il che ancora in oggi passato in uso, non ostante le figure d'altre note; e per nome di
Contrappunto s'intende una composizione diligentemente fatta secondo le regole dell'arte. Il
Contrappunto, come Genere, contiene molte specie, che successivamente vedremo.
Nel dialogo fra Maestro e allievo tratto dal famoso libro di Giovanni Giuseppe Fux Salita al Parnasso,
cos si definisce il contrappunto. Molte sono le definizioni di contrappunto possibili, la pi comune
sovrapposizione di melodie, quindi una visione orizzontale della musica dalla quale ne consegue una
successione di consonanze e dissonanze pensate melodicamente e non come successione di accordi.
Segnaliamo di seguito due definizioni prese dal Trattato di contrappunto e fuga di Theodore Dubois e
dalle Regole del contrapponto et composizione di Valerio Bona del 1595.
Come l'Armonia, il Contrappunto l'arte di combinare i suoni simultaneamente, con questa differenza
che l'Armonia si applica a tutti gli stili, comporta tutte le modulazioni, l'impiego di tutti gli accordi, di
tutti gli artifici musicali immaginabili, mentre il Contrappunto ha un suo campo di esplorazione molto
pi ristretto; le sue combinazioni, quantunque assai numerose, sono nondimeno limitate, e le sue regole
sono pi rigorose. Esso ha per iscopo ... d'iniziare l'allievo allo stile severo degli antichi compositori, di
infondergli il senso del disegno elegante e della forma melodica indipendente che ciascuna parte deve
sempre conservare rispetto alle altre parti, conseguentemente di dare alla sua mano tale pieghevolezza
da renderlo assoluto padrone della tecnica dell'arte ... (Dubois, p. 3).
Chi vuole far bene il Contraponto, bisogna che sappia, che egli di due sorti; uno chiamato,
Contraponto semplice, & l'altro diminuito. Il Contraponto semplice, non altro, che il mandare una nota
contra un'altra nota egualmente cantando. Il Contraponto diminuito poi quello, con il quale si passano
pi figure all'incontro d'una figura, come per essempio, all'incontro di una semibreve, tu passerai con
due minime, o' quattro semiminime; e cos delle altre, parlando secondo la loro valuta. Et con il mezzo di
questo Contraponto diminuito, si gionge poi alla cognitione della composizione, onde si fanno tante
belle, & variate composizioni, & Cantilene. Dipoi bisogna che tu habbia molto bene cognitione delle
consonanze, si perfette, come imperfette, & anco delle dissonanze, come fondamenti del Contraponto.
(Bona, pp. 3-4).
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DIVISIONE PRIMA
Delle Consonanze.
15
17
19
10
20
12
13
22
"Hor tu vedi come dall'Unisono, ne vien creata l'ottava, & la quintadecima, & la vigesimaseconda
duplicando, & triplicando; cos per ordine, dico anco delle altre, & sono d'una istessa natura; avertisse
bene. Hora bisogna, che tu sappia, che di queste Consonanze, parte ne sono perfette, & parte imperfette.
Vedi qua'" (Bona, p. 5)
DIVISIONE SECONDA
Delle Consonanze.
3
6
13
15
22
12
19
10
17
20
Duplicate.
2
4
7
9
11
14
Triplicate.
16
18
21
Hora che tu hai inteso, quali siano le Consonanze, & dissonanze, ti voglio dar alcune regole, per
adoprarle, nel far il tuo Contraponto." (Bona, pp. 7-8)
52
3. I MODI
La musica del secolo XVI basata ancor sempre - sebbene pi in teoria che in pratica - sugli antichi modi
ecclesiastici o modi gregoriani, risalenti alle primitive melodie della chiesa cattolica. Essi erano
tradizionalmente otto, divisi in quattro autentici e in quattro plagali, e distinti dapprima con la semplice
numerazione, poi anche con dei nomi presi dalle antiche scale greche, sebbene con uno spostamento dei
termini.
Nel corso del secolo il Glareano port il numero dei modi da otto a dodici (Dodekachordon, 1574),
cosicch i modi autentici diventati sei venivano a partire ciascuno da uno dei sei suoni do (ut), re, mi, fa,
sol, la, i quali appunto erano detti le finali del modo. Le due scale autentiche aggiunte dal Glareano sono
quelle del do e del la: esse corrispondono ai nostri modi maggiore e minore, i quali col tempo, come si sa,
soppiantarono del tutto i modi originari.
Nel secolo XVI si ebbe dunque, in teoria, il seguente sistema tonale:
53
I modi plagali hanno, come si vede, la stessa finale dei corrispondenti modi autentici, ma se ne
differenziano anzitutto per la dominante, e poi per la posizione delle altre note rispetto alla finale, la
quale nei modi autentici si trova all'estremo della scala, mentre nei modi plagali si trova nel mezzo.
Questo criterio serve anche per distinguere una melodia secondoch essa appartenga a un modo
autentico oppure al corrispondente plagale.
Ma con il passaggio dalla melodia gregoriana alla polifonia, un p alla volta l'impiego dei modi
ecclesiastici sub un profondo mutamento. Anzitutto, fatta eccezione per il caso particolare in cui una
melodia gregoriana serva di base nell'elaborazione di un pezzo polifonico, la differenza fra modi
autentici e modi plagali non ha, nella polifonia, motivo di esistere. Infatti l'estensione delle voci nel loro
complesso non consente pi la semplice differenziazione di tessitura fra due modi paralleli, e inoltre
sulla differenza fra le due dominanti, che nella polifonia non si avverte pi, prevale decisamente l'unicit
della finale, che conferisce al brano un unico significato tonale. (Cervenca, 7-9)
Il canto gregoriano medievale impiegava i quattro modi autentici, con estensione da re a re (dorico), da
mi a mi (frigio), da fa a fa (lidio), da sol a sol (misolidio), insieme alle loro forme plagali. La distinzione
tra modo "autentico" e "plagale" dipende dall'estensione della melodia. Se questa giunge circa fino ad
una ottava sopra o sotto la nota finale (in termini moderni, la tonica) il modo autentico; se si estende
pressappoco fino a una quinta sopra o sotto la finale, il modo plagale. Il modo plagale sta una quarta
sotto quello autentico e porta lo stesso nome, con l'aggiunta del prefisso "ipo-". (Boyd, p. 6)
4. LE REGOLE
Intervalli melodici.
Nello sviluppo di una melodia non tutti gli intervalli compaiono con la stessa frequenza; in generale gli
intervalli pi piccoli (seconda e terza) sono pi frequenti che gli intervalli pi grandi (quarta e quinta),
mentre si devono considerare addirittura rari i salti di sesta e di ottava.
I salti di ottava sono adoperati sia in senso ascendente che discendente, mentre i salti di sesta sono
adoperati soltanto in direzione ascendente: si tratta quasi sempre di seste minori, quantunque le seste
maggiori non sono del tutto introvabili, specie per particolari effetti.
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Possono ammettersi (principalmente la settima minore) in valori lunghi, nei casi difficili, e notamente
nelle due parti estreme: (Dubois, p. 6)
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L'allievo deve conoscerli per non rimanere sorpreso alla lettura di quelle grandi e belle opere del
passato, senza per questo ritenersi obbligato a praticarli, a meno che non voglia fare opera di
imitazione. (Dubois, pp. 4-5)
Note estranee
Le note estranee pi usate nel contrappunto sono: la nota di passaggio, di volta, la nota cambiata e il
ritardo. Per la nota di passaggio, di volta e il ritardo valgono le regole gi descritte in armonia.
La nota cambiata si riconosce dal suo stesso nome ed l'unico esempio di uso comune in cui una
dissonanza viene risolta con un salto. La configurazione fondamentale la seguente:
e questa struttura sempre costante. Qualunque sia il contesto, le quattro note indicate nelle due parti
dell'esempio mantengono invariabilmente lo stesso ordine: un grado verso il basso, un salto di una terza
inferiore, un grado verso l'alto. La seconda nota pu essere dissonante, la prima e la terza devono essere
sempre consonanti. (Swindale, p. 58)
Accordi
Anche se il termine "accordo" improprio nel contrappunto, si pensa che l'allievo debba conoscere
l'armonia, e la sovrapposizione di note forma obbligatoriamente degli accordi. Si preferisce quindi
parlarne per facilitare l'allievo anche se nel contrappunto non esistono, come nell'armonia, regole di
successione di accordi.
I soli accordi da usare per il contrappunto sono gli accordi perfetti e gli accordi di sesta. Gli accordi di
quarta e sesta, di quinta aumentata, l'accordo di quinta diminuita e tutti gli altri accordi (eccezion fatta
per quelli dei ritardi) sono rigorosamente proibiti. (Koechlin, p. 5)
56
le due crome possono essere formate da note di passaggio o di volta e una delle due note pu essere reale
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il ritmo di due semiminime e una minima, spesso usato nel fiorito, viene usato solo come preparazione di
una sincope
La distribuzione dei ritmi la principale difficolt del fiorito che sarebbe una specie facilissima se non ci
si dovesse curare di darle ritmi armoniosi e se si procedesse a caso senza preoccuparsi dell'equilibrio
dei ritmi stessi e della musicalit dell'insieme. Ma allora l'utilit dell'esercizio del fiorito sarebbe nulla.
Evitare sia la povert sia la pletora realizzando una linea sobria e musicale, un'arte speciale e tanto
pi profittevole in quanto che essa si avvicina, cos a quella della fuga.
Si eviter di usare una stessa specie per pi di due battute, due battute e mezzo al massimo. Non
superare tre battute di sincopi, se non saranno utilizzate note di sfuggita.
Si pu passare dalla specie in minime alla specie in semiminime nel corso di una battuta; almeno questo
di uso abituale (Koechlin, p. 45).
59
Analisi
1. CENNI STORICI
L'analisi musicale ha suscitato grande interesse solo a partire dalla fine del sec. XIX; autori precedenti
quali Berlioz e Schumann si sono cimentati brillantemente, anche se loro analisi appaiono nei resoconti
fatti per giornali o periodici e quindi non possono avere un valore scientifico.
A partire quindi dalla fine dell'Ottocento appaiono le prime opere di analisi fatte da Kretzschmar e
soprattutto dal Riemann. Non questo il luogo adatto per parlare dellevoluzione grandissima, tuttora in
atto, dellanalisi musicale, ma ci interessa dare delle basi allo studente per poter capire e quindi eseguire o
ascoltare un'opera musicale.
Lo stesso Schumann enumera i punti salienti secondo i quali unopera musicale deve essere considerata
"secondo la forma (dell'insieme, delle parti separate, dei periodi, delle frasi),
secondo la composizione musicale (armonia, melodia, scrittura, lavoro, stile),
secondo l'idea particolare che l'artista ha voluto rappresentare e secondo lo spirito che sovrintende
alla forma, al materiale e all'idea".
2. PRINCIPI DELLANALISI MUSICALE CLASSICA
Per quanto concerne le opere di scrittura tonale (nellaccezione larga del termine) vale a dire dallinizio
del sec. XVII allinizio del sec. XX sembra possibile adottare un principio di Analisi Musicale che,
naturalmente, dovr essere adattato con grande duttilit ad ogni caso dei generi considerati, e di cui
diamo le grandi linee. Si tratta di unanalisi tecnica o, se vogliamo, artigianale; per essere precisa,
suppone una localizzazione storica e stilistica la pi esatta possibile: epoca, Paese (o sfera culturale),
compositore, genere, posizione del brano da analizzare nellinsieme della produzione del compositore. Se
esiste un testo letterario, questo deve essere esaminato preliminarmente (provenienza, articolazione,
rapporto con la musica). Lanalisi propriamente detta incomincia dopo questo lavoro preliminare.
L'opera musicale va quindi analizzata sotto l'aspetto della Struttura, Costruzione tonale, Costruzioni
armoniche, Considerazioni melodiche, Considerazioni ritmiche.
1. Struttura
Individuare il piano d'insieme, la struttura, significa collocare l'opera all'interno di una forma stabilita
(sonata, fuga, suite ecc.), naturalmente quando questo possibile, e tenendo sempre conto della
prospettiva storica.
2. Costruzione tonale
L'analisi delle tonalit del brano e delle relative funzioni, quindi analisi delle modulazioni all'interno
dell'opera.
3. Costruzioni armoniche
Classificazione del linguaggio armonico utilizzato: accordi ricorrenti, collegamenti particolari, rapporti
consonanze-dissonanze, formule cadenzali, rapporti orizzontali (contrappunto) e verticali (armonia).
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61
Semifrase binaria negativa (di due battute) composta di due incisi di cui uno (A) di proposta e laltro
(B) di risposta contrastante:
Semifrase ternaria affermativa (di tre battute) composta di tre incisi di cui uno di proposta (A) e gli
altri due di risposta simile (A e A) o anche due di proposta e uno di risposta.
Semifrase ternaria negativa (di tre battute) composta di tre incisi di cui uno di proposta (A) e gli altri
due di risposta contrastante (B e C).
Semifrase ternaria mista (di tre battute) in cui gli incisi simili si alternano a quelli contrastanti:
A
A
A
A
B
B
B
B
A
Invece nella costruzione delle aggregazioni ritmiche pi ampie, il principio ternario trova larga
applicazione.
In ordine crescente gli elementi del discorso musicale sono: linciso, la semifrase, la frase e il periodo.
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La frase regolare binaria comprender lestensione di quattro battute, quella ternaria di sei:
Infine il periodo regolare ha nelluso costante degli autori la lunghezza di 8 o di 12 battute. Nel primo
caso si tratta di una forma binaria ottenuta dallavvicinamento di due frasi di quattro battute:
Nel secondo caso si tratta o di una forma ternaria ottenuta dalla somma di tre frasi di quattro battute:
Oppure ancora di un periodo binario formato di due frasi di sei battute luna:
63
3) Acefalo: letteralmente senza testa, quando, sostanzialmente un ritmo tetico; nel quale il suono in
battere sostituito dalla pausa:
64
65
5. LE FORME
Forme principali:
La FUGA
Il concetto formale di FUGA, cos come del resto tutte le altre forme musicali, ha subto nel corso della
sua evoluzione storica, molte trasformazioni. Se nei tempi antichi il nome di FUGA si identificava con
quella forma contrappuntistica che noi oggi chiamiamo CANONE (forma nella quale due o pi voci
simitano a vicenda, severamente e senza interruzione per tutta la durata della composizione);
successivamente, collaffermarsi della musica strumentale, questo si precis nel concetto di fuga alla
quinta cos com rappresentata in modo ineguagliabile nellopera di Bach per cui ad essa ci riferiremo
nella descrizione.
La forma scolastica della FUGA tripartita:
ESPOSIZIONE:
La fuga inizia con lenunciazione in una voce del tema che nella fuga si chiama SOGGETTO ed imitato
nel tono della dominante (una quinta superiore o una quarta inferiore) da una seconda voce (RISPOSTA);
quando la risposta osserva scrupolosamente gli intervalli del tono dimpianto si dice reale da cui Fuga
reale.
Quando invece presente una mutazione (un cambio dintervallo) che di solito posto allinizio della
risposta, si chiamer tonale da cui Fuga tonale.
Prima dellentrata della terza voce sincontra di frequente un brevissimo episodio con carattere
modulante, intessuto di incisi tematici tratti dal Soggetto, Controsoggetto e talvolta anche dalla coda.
Lentrata della terza voce avviene con la ripresentazione del Soggetto accompagnato dal Controsoggetto
e da una parte libera, lentrata della quarta voce con la quale (nel caso di Fuga a quattro voci) termina
lesposizione, porta di regola la Risposta accompagnata dal Controsoggetto e da due parti libere.
DIVERTIMENTI:
La parte centrale della Fuga non altro se non un alternarsi di divertimenti (riprese parziali, in
progressione, di frammenti di elementi tematici dellesposizione) e di ripercussioni del tema che, di
solito, in una fuga di media lunghezza non superano il numero di tre o quattro e sono, di regola, nei toni
vicini (tono relativo, sottodominante, secondo grado ecc.). E abbastanza frequente luso di un pedale
sulla dominante alla fine dei divertimenti per rafforzare il ritorno al tono principale.
STRETTI:
Nel finale della Fuga le entrate del tema sono ravvicinate vale a dire che la risposta o unaltra entrata
del soggetto abbia luogo ancor prima della fine del tema dando origine cos agli Stretti. Gli stretti
possono iniziare in vari punti del tema e non si limitano alle sole entrate ravvicinate, ma si servono anche
di tutti gli artifici contrappuntistici, quali il moto contrario, laggravamento, la diminuzione, il moto
retrogrado che sono usati tanto singolarmente quanto combinati.
Come alla fine dei divertimenti abbastanza frequente il pedale di dominante, alla fine degli stretti e
della fuga frequente luso del pedale di tonica come la proposizione per lultima volta del Soggetto ed
eventualmente anche del Controsoggetto.
67
SUITE
Letteralmente successione di brani, detta anche partita, e da Couperin Ordre nella prassi strumentale
barocca una delle prime prove compositive di rilievo notevole. Costituita da un seguito di danze, ad
andamento alterno, tutti i brani di una stessa Suite hanno la stessa tonalit. Queste danze non hanno una
forma loro propria che le differenzi luna dallaltra: sono nella maggioranza dei casi Canzoni bipartite
dallo schema AB (in cui A termina sulla Dominante o, se nel modo minore, al relativo maggiore) e la
distinzione si basa esclusivamente sulle singole caratteristiche ritmiche. Dunque il ritmo ed logico
che sia cos trattandosi di danze lelemento primo e come tale diventa anche determinante la
composizione della Suite stessa.
Le danze principali sono:
ALLEMANDA
Danza di origini tedesche, di movimento moderato (Allegro moderato) di ritmo binario (in genere 4/4)
con una certa predilezione, specie in Bach, per le figure di semicrome, il primo tempo della Suite
quando non preceduta da un preludio.
CORRENTE
Di origini francesi una danza di movimento assai pi vivace dellAllemanda, in tempo ternario, amante
i ritmi puntati con iniziale anacrusi e caratterizzata da una libert daccenti specialmente quando scritta
in 3/2 o 6/4 per cui questi due tempi possono nella medesima Corrente alternarsi a loro piacimento.
68
A differenza delle altre danze in cui predomina la scrittura polifonica, essa predilige quella omofonica
sostenendo la melodia, che si svolge di solito nella parte superiore, con accordi di preferenza arpeggiati,
melodia che, dato il movimento grave, arricchita, quando si tratti di composizione per cembalo o liuto,
da molti e complessi abbellimenti.
GIGA
Con questo nome, derivato dalla parola inglese jig o jigg indicante un ballo solistico a carattere grottesco,
viene chiamata una danza dal ritmo ternario (3/8, 6/8, 9/8) di movimento assai veloce. I suoi equivalenti
italiani sono il Saltarello e la Tarantella. Con la sua assunzione nella Suite, di cui, di regola, il pezzo
finale, le sue dimensioni furono ampliate, pur osservando abbastanza scrupolosamente il principio
dellequivalenza delle due parti. Caratteristico il trattamento fugato del tema che allinizio della seconda
parte viene ripresentato a preferenza per moto contrario.
69
fortemente scandita che le dona quella nota tra marziale e solenne. Nelle Suites antiche la Polonaise tende
invece al grazioso e perde molto del carattere di marcia.
MINUETTO: lunica forma di danza che dalla Suite sia passata a far parte della Sonata e della Sinfonia.
Di origine francese danza popolare e soltanto al tempo di Luigi XIV diviene aristocratica. Di tempo
ternario e di movimento moderato ha ora un carattere grazioso, ora un poco sostenuto. Ai tempi di Bach e
dei suoi contemporanei prediligeva le figurazioni di crome che gli conferivano un carattere di piacevole
scorrevolezza.
70
SONATA
Se vero che il termine Sonata sincontra fin dai primordi della musica strumentale, altrettanto vero
che esso non ha alcun significato specifico, formale, cos come oggi inteso, ma si limita ad indicare
genericamente il modo esecutivo duna qualsiasi composizione, indipendentemente dalla forma
(sonata dagli istrumenti e non cantata dalle voci).
In et barocca distinta in Sonata da camera e da chiesa. La prima, spesso preceduta da un preludio, ha
da 2 a 4 tempi ed concepita come seguito di danze. La sonata da chiesa ha movimenti come Adagio,
Allegro (stile imitato), Adagio (cantabile) e Allegro. Entrambi i tipi di tale genere di Sonata si
compongono di 2 parti superiori (violini) sostenute dallorgano o dal clavicembalo (basso continuo);
vengono perci indicate come Sonata a tre.
Il termine di Sonata, riferito alla forma-architettura, nel 700 si applica a composizioni costituite di due
parti: la prima esponente il materiale tematico e tendente a portarsi a un tono vicino (quello della
Dominante, se la Sonata in maggiore; al relativo maggiore se la Sonata minore); la seconda parte
riprende con varianti il materiale espositivo, e si riporta al tono di base. Questa la cosiddetta Sonata
monotematica e bipartita, cui si richiama, quanto ad architettura, una rilevante serie di brani nei secc.
XVII-XVIII.
Destinata a diventare la pi importante forma di musica assoluta, la Sonata, sul finire del 700 si specifica
come Forma Sonata Tripartita e bitematica.
La tripartizione della forma Sonata si deve a Boccherini e soprattutto a Clementi, Haydn e Mozart; gi
nei postscarlattiani, nel Sammartini, nei figli di Bach e negli appartenenti alla scuola di Mannheim si pu
parlare di sviluppo per la loro tendenza ad ampliare il periodo centrale modulante che comincia ad
assumere carattere di sviluppo; ma con Clementi, Haydn e Mozart che la trasformazione in forma
bitematica e tripartita diventa decisiva e definitiva, non solo dando un carattere suo proprio e decisamente
contrastante fra il primo e il secondo tema per lesattezza non sempre esistente in Haydn e qualche
volta anche in Mozart ma sviluppando un nuovo metodo dellelaborazione tematica consistente nella
scomposizione dei temi nei loro elementi costitutivi al posto della loro ripetizione in altre tonalit,
metodo che determin la trasformazione dellantico periodo modulante in un vero e proprio sviluppo.
Questo fatto ci permette la fissazione definitive del tipo classico il cui ideale formale si trova nella Sonata
beethoveniana, e che nelle sue grandi linee giunto invariato fino a noi, anche se si possono riscontrare
differenze dovute alle interpretazioni diverse che di questa forma sono date dalle differenti personalit
artistiche.
Come genere la Sonata moderna a 3 o 4 tempi. Il primo in forma Sonata ed di solito un Allegro, il
secondo generalmente un Adagio (cantabile), il terzo (quando c ) un Minuetto o uno Scherzo, il quarto
un Allegro in forma Rond o Rond-sonata o in forma Sonata come il primo tempo.
FORMA SONATA
Esaminando le singole parti componenti il tempo di Sonata classica si osservano le seguenti particolarit
che ritornano con maggiore frequenza e che perci possono dirsi indispensabili alla caratterizzazione
della forma stessa:
lESPOSIZIONE, che pu essere preceduta da unintroduzione in movimento lento, inizia con il primo
tema o tema principale nel tono dimpianto. Questo tema non ha lobbligo di una struttura periodica
regolare, ha una precisa e caratteristica profilazione per poterlo nettamente distinguere dai successivi
elementi tematici e possiede una particolare plasticit e potenza propulsiva ritmica che gli permette di
caratterizzare ritmicamente tutto il movimento.
Prendiamo ad esempio la Sonata in Sol Maggiore KV283 di Wolfgang Amadeus Mozart:
71
Al tema principale fa seguito un periodo di congiunzione modulante detto ponte modulante (che pu
anche mancare), fornito di una propria fisionomia ritmica, di solito non molto sviluppato anche se in
alcune Sonate di Beethoven avr delle caratteristiche melodiche e tematiche molto importanti che
prepara lingresso del secondo tema nel tono della Dominante (al relativo maggiore, se la tonalit
dimpianto in minore o , pi raramente in qualche altro tono vicino).
Il secondo tema nella sua opposizione al primo di solito ha un carattere pi cantabile, un andamento pi
calmo, ama la regolarit nella struttura e tende alla forma di canzone.
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Dopo il secondo tema ha inizio un periodo conclusivo con cadenze tematicamente caratteristiche oppure
derivate dal materiale tematico finora usato. Questo periodo finale spesso di una certa ampiezza
chiamato Coda, il materiale tematico fa uso in generale di motivi assai brevi e concisi che si ripetono.
Inoltre il suo carattere deve essere consono alle sue funzioni; deve cio fare capire desser giunti a quel
punto critico della Sonata che determina la chiusa dellEsposizione.
Lo sviluppo o elaborazione trae spunto da tutto il materiale tematico, gi enunciato nellesposizione, per
creare degli episodi di svolgimento governati da un principio di variet tonale evitando per con cura le
tonalit usate nella prima parte e soprattutto la tonalit dimpianto. Il giro delle modulazioni disposto in
modo tale che ad un certo momento ci si trover sulla Dominante del tono dimpianto su cui avverr la
riconduzione caratterizzata dal suo tipico aspetto preparatorio che riconduce al tema principale nel tono
dimpianto e con cui ha inizio la ripresa.
La ripresa o riesposizione come dice la parola stessa riprende lesposizione con losservanza da parte di
entrambi i temi e soprattutto del periodo conclusivo della tonalit dimpianto. Questo fatto pu
determinare alcune modifiche (di carattere prevalentemente armonico) nel periodo di transizione fra
73
Esposizione
Ponte modulante
Tonalit dimpianto
II TEMA
Code
Tonalit Dominante
o Relativa Maggiore
SVILUPPO o ELABORAZIONE
B
A1
I TEMA
Ponte modulante
Tonalit dimpianto
Ripresa
II TEMA
Code
Tonalit dimpianto
Il II Tempo, in movimento moderato o lento, rappresenta loasi lirica della Sonata, in opposizione alla
zona drammatica del primo tempo. Il secondo tempo non ha, come il primo, un modello prestabilito,
ma alcune architetture sono particolarmente ricorrenti nella letteratura sonatistica. Una delle forme pi
semplici rappresentata dalla Canzone a schema binario o ternario.
Nel primo caso si tratta di una breve composizione costituita da una parte espositiva e da unaltra di
Ripresa (avente quindi molta affinit con le forme di danza gi viste per lo studio della Suite).
Nel secondo si tratta di una forma pi evoluta e che pu assumere due aspetti particolari:
1) Le due parti laterali costituiscono Esposizione e Ripresa e quella centrale un Intermezzo
(indipendente e autonomo nel tono e nella tematica).
Esposizione A
Intermezzo B
Ripresa A
Tono X
Tono Y
Tono X
2) Le due parti laterali sono collegate da uno svolgimento centrale (dipendente perci dalla tematica
dellEsposizione).
Esposizione A
Svolgimento A1
Ripresa A
Tono X
Tono Y e modulante
Tono X
Ritornello
Episodio
Ritornello
Episodio
Ritornello
Coda
Un esempio celebre di Rond si trova nel secondo tempo (Adagio Cantabile) della Sonata Patetica
(Op.13) di Ludwig van Beethoven.
74
Minuetto
Trio
Minuetto
Tono base
Tono vicino
o cambiamento di modo
Tono base
Con Beethoven il movimento si accellera e il Minuetto si trasforma nello Scherzo a battuta rapidissima e
vivacissima. La forma per non muta e Minuetto e Scherzo sono perfettamente simili quanto a struttura
salvo che il secondo comporta un triplo numero di battute rispetto al primo perch le proporzioni di
durata rimangono invariate.
Il IV tempo della Sonata pu avere la forma del primo (forma Sonata, tripartita e bitematica) ma di
solito, anzich valersi dellopposizione dei due temi in senso drammatico, lultimo tempo si giova spesso
di due temi brillanti e gioiosi, se pur diversi, di modo che il tempo conclusivo dellintero lavoro abbia un
carattere diverso da quello dellapertura. Inoltre frequentemente usato lo schema formale del Rond
(gi visto per il secondo tempo) con una tematica anche stavolta adatta al carattere del tempo allegro
finale.
Unaltra forma molto usata quella che riunisce in s le caratteristiche della forma Sonata e del Rond e
cio il Rond Sonata.
Lo schema tripartita e cos disposto:
Esposizione
B
A1
Ripresa
I TEMA
Tonalit
dimpianto
Ponte
modulante
II TEMA
Tonalit
Dominante
o Relativa
Maggiore
Code o
codette
I TEMA
Tonalit
dimpianto
Code o
codette
SVILUPPO o ELABORAZIONE
I TEMA
Tonalit
dimpianto
Ponte
modulante
II TEMA
Tonalit
dimpianto
Code o
codette
I TEMA
Tonalit
dimpianto
Code o
codette
Per gli allievi di armonia complementare del corso tradizionale del Conservatorio di armonia,
contrappunto e analisi del Liceo Musicale convenzionato o di teoria dellarmonia e analisi del corso
sperimentale di teoria dellarmonia e analisi, i programmi esigono la conoscenza di brevi opere, o brani di
opere pianistiche per cui, sar necessario accentrare linteresse del nostro studio soprattutto sulle tre
forme principali presentate. E impossibile trattare tutte le forme vocali e strumentali che la letteratura
musicale pu offrire accenneremo di seguito solo ad alcune altre forme.
75
VARIAZIONE
Dal presupposto di un tema, spesso disposto a modo di canzone ternaria, si pu ottenere una serie di
organismi musicali derivati: le Variazioni, che mantengono inalterato il tono base stabilito dal tema.
Per motivo di variet per possibile talvolta il cambiamento di modo (da maggiore a minore o
viceversa).
Gli artifici che possono generare la Variazione sono innumerevoli: la fioritura della linea melodica, la
trasposizione del tema dal registro acuto a quello medio o grave o viceversa, la riarmonizzazione del
tema, il contrappunto al tema con nuovi temi, ecc.
LIED
Il Lied o canzone una forma vocale antica di origine popolare tedesca. Attraverso vicende secolari e
influenze straniere dogni genere, il Lied si evolve gradualmente e trova fra i suoi cultori i nomi del
massimi compositori: Gluck, Mozart, Haydn, Beethoven. I pi perfetti raggiungimenti formali ed
espressivi del Lied, come forma cameristica, per canto e pianoforte, si devono, nellepoca romantica, a
Schubert e Schumann; la forma quella tripartita classica.
Prima parte
Seconda parte
Intermezzo o sviluppo
Terza parte
Ripresa
Lulteriore sviluppo del Lied prosegue poi con Brahms, Liszt, Wolf e Strauss.
76
Riferimenti Bibliografici
Ludwig van Beethoven, STUDII DI BEETHOVEN OSSIA TRATTATO D'ARMONIA E DI COMPOSIZIONE (Ed. Canti)
Renato Dionisi LEZIONI DI ARMONIA COMPLEMENTARE (Ed. Curci)
Teodoro Dubois TRATTATO D'ARMONIA (Ed. Heugel Parigi)
Paul Hindemith ARMONIA TRADIZIONALE (Ed. Curci)
Walter Piston ARMONIA (I manuali EDT/SidM)
Ernst Friedrich Richter TRATTATO D'ARMONIA (Ed. Ricordi)
Nikolaj Rimsky Korsakow TRATTATO PRATICO D'ARMONIA (Ed. Sonzogno)
Arnold Schnberg MANUALE DI ARMONIA (Ed. Il Saggiatore)
77
Indice
ARMONIA
1. Il modo maggiore
pag.
2. L'accordo
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
7. Cadenze
pag.
10
8. Indicazioni generali
pag.
12
9. Accordi di settima
pag.
15
pag.
19
11. Progressioni
pag.
20
pag.
21
13. Pedale
pag.
25
pag.
27
pag.
29
pag.
30
1. Cenni di storia
pag.
34
pag.
34
3. Uso dell'armonia
pag.
36
4. Errori armonici
pag.
37
5. Il modo minore
pag.
39
6. Accordi di settima
pag.
39
7. Accordi alterati
pag.
40
8. Modulazioni
pag.
41
9. Le Cadenze
pag.
41
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
41
44
45
46
47
47
IL CORALE
pag.
49
pag.
49
1. Definizione di contrappunto
pag.
51
2. Consonanze e dissonanze
pag.
52
3. I modi
pag.
53
4. Regole
pag.
54
5. Le specie
pag.
55
1. Cenni storici
pag.
60
pag.
60
3. Ritmi regolari
pag.
61
pag.
64
5. Le Forme
pag.
66
pag.
pag.
pag.
pag.
66
68
71
76
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
pag.
77
INDICE
pag.
78
ANALISI
La Fuga
Suite
Sonata
Variazione, Lied, Romanza senza parole
79