Scrittura Creativa
Scrittura Creativa
Scrittura Creativa
Appunti di
Scrittura creativa
Propriet letteraria riservata
Sul Romanzo Agenzia Letteraria
Realizzazione editoriale:
Sul Romanzo Agenzia Letteraria
Appunti di
Scrittura creativa
Se siete tra quelli (una specie dintroduzione)
Se siete tra quelli che hanno guardato sempre con sospetto alla
scrittura creativa; se pensate che non ci sia nulla da imparare in
un laboratorio di scrittura creativa, che uno ha il dono di saper
scrivere o farebbe meglio ad astenersene; se siete convinti che la
scrittura sia unattivit da esercitarsi in rigorosa solitudine, nel vostro
studio, quando vi aggrada, chini sul vostro opus; se siete tra quelli che
ritengono che il confronto con altri grafomani significhi
imbastardire o contaminare la genuinit del vostro personalissimo
stile; se pensate che sia pi opportuno limare le vostre pagine che
disperdere tempo ed energie nella lettura di libri di altri autori, allora
questo libro fa al caso vostro.
Il gesto della scrittura solo il punto di approdo di una serie di
eventi, chiamiamoli processi, che inglobano al loro interno
fenomeni molto diversi tra loro (attitudini, motivazioni, pensieri e
riflessioni, ordinamenti dei contenuti da scrivere). E poi: perch
laggettivo creativa? Scrittura creativa quel tipo di scrittura che
esula dalla cosiddetta scrittura professionale. Gli psichiatri
hanno un loro linguaggio, scrivono in un certo modo. I filosofi
scrivono in un certo modo. Gli avvocati scrivono in un certo modo. I
poliziotti scrivono in un certo modo. La loro una scrittura tecnica,
modellata sulle loro competenze. Ma esistono anche una scrittura
accademica, una scrittura burocratica (in uso nelle istituzioni o nelle
pubbliche amministrazioni) e una scrittura giornalistica. Per non dire
del linguaggio della politica, il cosiddetto politichese. La scrittura
creativa altro: riguarda i generi della poesia, i racconti e i
romanzi. Si fa qualche distinzione sulla scrittura per il teatro e il
cinema, che viene talvolta insegnata in qualche scuola specializzata,
ma anche questa, in senso lato, scrittura creativa.
La scrittura creativa nasce in America, grazie e soprattutto a John
Dewey, scrittore, filosofo, professore universitario e pedagogista
statunitense, che agli inizi del XX secolo sviluppa il suo concetto di
scuola attiva, dove le parole pratica, fare ed esperienza
sono come la divina Trinit. Dal 1915 in poi le universit americane
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pi prestigiose iniziano a tenere dei corsi di narrazione, invitando
scrittori e letterati che avevano acquisito un certo prestigio a trasferire
agli studenti la loro passione, insegnando alcune tecniche e trucchi del
mestiere. In seguito linsegnamento della scrittura creativa diverr una
realt consolidata in molti stati europei, tra i quali anche lItalia, per
liniziativa di istituzioni pubbliche ed enti privati, ma soprattutto
promossa dagli stessi scrittori che spesso fondano vere e proprie scuole
di scrittura. Il principio alla base di questi corsi molto semplice:
simpara scrivendo, nel confronto col giudizio e le opinioni altrui
(non solo di chi competente ma anche del lettore comune e
motivato), misurandosi de facto con la produzione di elaborati.
La scrittura creativa lapplicazione concreta delle potenzialit
creative individuali. La creativit presente in ognuno di noi; se
espressa conduce allelaborazione di soluzioni sempre diverse,
inedite, mettendo alla prova le nostre abilit, il nostro talento, le
nostre esperienze e risorse in termini di invenzione, di fantasia e
immaginazione. In questottica del fare, dellimparare scrivendo,
il manualetto di scrittura creativa che vi propongo non ha la pretesa di
essere approfondito e completo.Cosa potete aspettarvi di trovare in
questo e-book? Delimitiamo il nostro campo dazione, prima di tutto.
Mi occuper in prevalenza di scrittura creativa in riferimento alla
composizione di opere di narrativa, anche se non mancher
qualche incursione in altre tipologie di linguaggio: la poesia, la
sceneggiatura per il cinema, testi congegnati per il teatro o il
fumetto. Capitolo dopo capitolo prender in esame aspetti e
tecniche di scrittura creativa (il patto narrativo, lincipit, la fabula
e lintreccio, la voce, la focalizzazione e il punto di vista, i dialoghi,
la costruzione dei personaggi, la descrizione, la revisione del testo e
cos via). Non mancher di fornire, en passant, spunti per qualche
esercizio pratico di scrittura; mi soffermer a riflettere su testi
rappresentativi, citando fonti bibliografiche e sottolineando dei brevi
estratti significativi. Parler, inoltre, di autori, li contestualizzer
confrontandoli con altri che li precedono o seguono, descrivendo il
loro stile, le soluzioni narrative e i temi affrontati. Il mio intento
quello di offrire una panoramica generale sulla disciplina a chi si
accosta per la prima volta alla scrittura creativa, dei riferimenti per
orientarsi nella molteplicit degli indirizzi e delle proposte. Per coloro
7
che gi si occupano attivamente della materia, in misura pi o meno
professionale, voglio sperare che questo libello possa costituire uno
strumento per richiamare alla memoria le nozioni apprese e calarle
nella pratica costante della scrittura creativa, con esempi semplici e
chiarificanti, con unesposizione il pi possibile di tipo divulgativo.
Ecco: se siete tra quelli che cercano un manuale agile e di semplice
consultazione, questo lavoro potrebbe fare davvero al caso vostro.
Buona lettura (e, a va sans dire, buona scrittura creativa).
8
Perch scrivo?
1
Flannery OConnor, Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere (a cura di
Ottavio Fatica), minimum fax, 2003.
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sempre di diverse: ragioni, idee, emozioni, nonsense, paradossi e
nuovi sviluppi che si affacciano alla vostra mente.
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ero nel presente in cui mi stavo leggendo (e non mi riconoscevo!); ero
nel futuro che stavo immaginando, per il quale avevo pi di un
progetto che veniva puntualmente disatteso. Ma anche questa
unaltra storia. Scrivere sentir fluire una sorta di energia. Trovare
una ragione per farlo, un motivo qualsiasi, ci permette di
oggettivare il pensiero, di cristallizzarlo in una forma. tutto pi
chiaro e plastico.
Vi sembra un buon viatico? Per quanto mi riguarda s. Ho sempre
ammirato licastica semplicit, quasi disarmante e priva di ogni
ruffianeria verso il lettore, di Raymond Carver, quando scrive a
proposito delle sue poesie: Quale che sia il valore delle mie poesie
e credo che alcune non siano affatto male mi hanno consentito di
scrivere qualcosa ogni giorno: qualcosa che avevo un desiderio
insopprimibile di scrivere. Soddisfacevano il mio istinto di narratore;
la maggior parte delle mie poesie, infatti, hanno uno sviluppo
narrativo. Ed era semplicemente meraviglioso scriverle: non cera
niente di pi bello. E lo facevo perch ne avevo voglia, che mi sembra
la migliore ragione possibile per fare una cosa2.
Perch ne avevo voglia. Questo sbaraglia il campo da tutte le
esitazioni, i dubbi e le ansie da prestazione che potremmo avere di
fronte al foglio/monitor bianco. Avrete sentito parlare del foglio
bianco, del rumore prodotto da un foglio bianco prima che ci si
posi sopra la punta di una penna; o di una videata bianca prima
di imprimerci un carattere. un mormorio assordante,
uninvocazione quasi disperata, unimplorazione che ci spinge ad
agire, a colmare con le parole il vuoto e il silenzio. Incute soggezione,
vero, ma affrontiamolo a testa bassa, senza esitare. Perci, che state
aspettando? Datevi una ragione e incominciate a scrivere.
2
Raymond Carver, Niente trucchi da quattro soldi. Consigli per scrivere
onestamente (traduzione di Riccardo Duranti), minimum fax, 2002.
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Da dove cominciare?
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partenza. Mancano, per, dei requisiti essenziali, ovvero motivazione
e autodisciplina. Nessun insegnante di scrittura creativa pu
influire in maniera determinante sulla motivazione e sulla
capacit di gestire il proprio tempo di un partecipante a un suo
corso. Daccordo, pu trasmettere la sua passione per la materia,
donargli un pizzico del suo entusiasmo; ma a fine corso, chiuso il
sipario, cosa rester di quella fiammella se non verr alimentata?
Meister Eckhart sosteneva che si maestri in unarte solo se per noi
quellarte la cosa pi importante. Non dico che la scrittura debba
essere la cosa pi importante nella vostra vita, ma riuscirete a
ritagliarvi del tempo da dedicare a questa forma espressiva, nel
turbine del vostro quotidiano, solo se per voi sar importante
quanto basta, magari per i motivi con i quali avete risposto alla
domanda Perch scrivo?. Del resto la scrittura unattivit
artigianale che in certi casi sfiora gli alti picchi (dove laria gelida e
rarefatta) dellarte. Siate artigiani. Fate. Disciplinatevi a scrivere, se
per voi importante. Considerate i vostri workshop di scrittura
creativa come una palestra dove tonificare i muscoli, modellare il
fisico, migliorare le performance. Per rimanere nella metafora
atletica: ci sono corpi pi prestanti, con caratteristiche biologiche
innate, fornite da madre Natura; inutile negare levidenza. Ma anche
latleta pi evoluto ha bisogno di allenarsi per raggiungere risultati
apprezzabili. E lo stesso discorso vale per ognuno che si dedichi a
unattivit impegnando sforzi e risorse personali. Riguardo alla
disciplina, lunico consiglio concreto che mi sento di darvi :
ponetevi delle scadenze. Giornaliere: unora da dedicare alla
scrittura, magari. Unora tutta per voi. Forse non manterrete sempre il
ritmo, ma non mollate: fate che lappuntamento quotidiano mancato
con la scrittura diventi uneccezione e non la regola
nellorganizzazione del vostro tempo. Settimanali: produzione, per chi
inizia, di 1-2 cartelle (una gabbia di 2000-2500 battute, spazi inclusi).
Le avete sotto gli occhi, le rimirate. Le avete scritte voi. Non strafate:
rileggetele. Cancellate, riscrivete, trovate le parole acconce. Abbellite,
togliete il superfluo. Modellate per bene, al tornio, il vostro vaso!
Mi sono dilungato su aspetti forse ovvi, per alcuni, ma di sicuro non
trascurabili. Torniamo alla nostra domanda di apertura: da dove
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comincia chi scrive? Da un foglio o da uno schermo bianco,
potrebbe essere una prima risposta. Bene. Allora via: cominciate a
riempirlo di caratteri (limerete in seguito). Non fermatevi, non
lasciatevi intimorire dallhorror vacui che vi assale, repentino, di
fronte allo sforzo immane che vi si dispiega davanti. Potreste partire
da unidea. Una buona idea, unidea portante che diviene, per voi,
quasi una piccola ossessione. Unidea martellante, che non vi
abbandona mai. Non avete neanche bisogno di appuntarvela; una
buona idea non viene tutti i giorni. come inseguire con lo sguardo
un colibr, o catturare un pesce guizzante in un torrente cristallino
daltura. Sono momenti particolari e preziosi, quelli in cui vi
vengono idee di questo tipo, ma ahim sono anche momenti pi
unici che rari. Prendete, piuttosto, spunto dal quotidiano. Ogni
giorno accade intorno a noi una tale congerie di eventi: alcuni ordinari,
altri straordinari. Potete pescare a piene mani. Avete qualcosa da dire,
comunicate il vostro pensiero, le vostre riflessioni su un fatto.
Raccontatelo. Pu darsi che abbiate voglia di fare chiarezza sui vostri
problemi sentimentali, parlare del disagio che state vivendo. Riferite
del vostro rapporto con la citt in cui vivete: quel che ve la fa adorare,
quel che ve la fa odiare, cosa cambiereste. Vi capitato di avere per le
mani una bella storia, o tanti aneddoti che avete ascoltato. Volete
parlare delle avventure di vostro nonno partigiano? un buon punto
di partenza, ci si pu lavorare.
Lidea, da sola, non ci fornisce comunque tutte le coordinate utili
per scrivere. Per disporre di ulteriori informazioni dobbiamo
creare un personaggio e delle situazioni adatte a costruire la
nostra storia. Un personaggio e una situazione sono argomenti
fondanti di una storia. Anche la trama ci aiuta molto. Ma di questi
aspetti parleremo pi avanti. E se per caso la vostra storia si svolge nel
passato o calata in un ambiente che vi incuriosisce ma che non
conoscete a fondo? Dovete fare qualche ricerca. Il discorso si
complica.
come una reazione a catena: ogni elemento che prendiamo in esame
innesca nuovi problemi e lascia intravedere diverse procedure e
soluzioni. Vi ricordate quel che diceva Flannery OConnor a
proposito del fatto che ci viene naturale raccontare e ascoltare storie
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fin da piccoli? Facciamo leva sulla nostra familiarit con le storie.
Prima di iniziare a costruire la nostra narrazione, buttiamo gi una
traccia. Sar il nostro soggetto. Lesercizio consiste nellesporre la
vostra idea per iscritto. Far un altro effetto una volta fissata sulla
pagina. Non siate eccessivamente prodighi di dettagli, andate sul
generico. Di cosa tratta la storia che vorreste scrivere? Qual la
linea di sviluppo che avete in mente? Avete dei personaggi che
volete far interagire? Non sar un problema isolare un possibile
protagonista, uno di cui volete adottare il peculiare punto di vista.
Cercate di esprimere con poche frasi la vostra storia, in modo chiaro e
conciso.
Faccio un esempio pratico. Ho tenuto dei laboratori di scrittura in
alcune classi di istituti della scuola primaria. Prima di lavorare con i
bimbi ho presentato il format alle loro maestre. Il soggetto della mia
storia prendeva spunto dalla fantascienza e dai viaggi nel tempo
essendo io, fin da piccolo, un appassionato di serial televisivi come
Star Trek o Doctor Who. Vi riporto, pertanto, il mio soggetto cos
come stato congegnato e scritto per quel progetto didattico:
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elementari alcuni basilari principi della narrazione e giocare con gli
sviluppi dellintreccio. Ma soprattutto scrivere, portare avanti la storia.
Siete pronti a scrivere il vostro soggetto? Cosa state aspettando?
Esponete la vostra idea e ricordatevi di Giovetto; ci torner utile nel
prossimo capitolo, dove ci aspettano altre sorprese quando parleremo
del lavoro da sbrigare sul soggetto che avete imbastito.
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Il lavoro sul soggetto
3
Sebastiano Vassalli, in Come si scrive un romanzo, a cura di Maria Teresa Serafini,
Strumenti Bompiani, 1996.
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omicidio allinizio; le indagini verranno affidate al detective di turno
che, nella maggioranza dei casi, anche il protagonista o il
personaggio di cui si adotta, in prevalenza, il punto di vista. Poi dovr
dare corso alle indagini, creare i collegamenti logici che mi permettano
di comporre tutti gli indizi raccolti e di traghettare il lettore verso la
soluzione del caso. Non dovranno mancare i colpi di scena, la
suspense o, se previsto, il ribaltamento dei fatti rispetto alle premesse
illustrate in apertura del mio racconto. comprensibile che generi
come il thriller, lhorror o la science-fiction abbiano degli elementi e
degli stilemi gi molto definiti a priori, che si rivolgano a un pubblico
di lettori appassionati e competenti in materia, dei lettori molto
esigenti su questo versante. Il nostro soggetto, perci, dovr essere
molto pi strutturato.
Altri scrittori partono esclusivamente da una loro piccola-grande
ossessione. C un motivo che li martella, come una canzone che
continua a risuonare nella loro testa. A volte solo un personaggio,
che si rivela per gradi o si impone a un autore e chiede che si
racconti la sua storia. In certi casi il personaggio ha soltanto un nome,
o un cognome. Oppure si interessa di Capita, talvolta, che lautore
dia avvio al processo di scrittura partendo da unimmagine, o da
una frase. un terreno molto pi insidioso, che pu rivelare
comunque aspetti inediti, una sorta di viaggio interiore per chi
scrive; una ricognizione, a vari livelli, di s e del mondo.
C un autore al quale sono molto affezionato credo di aver letto
quasi tutti i suoi libri che lavora nel modo che ho qui sopra illustrato.
In uno dei suoi romanzi pi riusciti, Un cuore cos bianco, il
madrileno Javier Maras parla dellamore e della morte, del
segreto e della sua possibile convenienza, della persuasione e
dellistigazione. Il suo talento stato quello di sviluppare una
narrazione a partire da un fatto che apprendiamo gi dallincipit: Non
ho voluto sapere, ma ho saputo che una delle bambine, quando non era
pi una bambina ed era appena tornata dal viaggio di nozze, and in
bagno, si mise davanti allo specchio, si sbotton la camicetta, si sfil
il reggiseno e si cerc il cuore con la canna della pistola di suo padre
[]4. Maras si aggroviglia a questo evento tragico per
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ricostruire la vita di Juan e dei personaggi che gli ruotano intorno,
coi loro dubbi esistenziali, trasmettendo al lettore un senso di
perturbamento, la sensazione di una realt ineffabile e scomoda,
ardua da definire e anche da accettare. Non si esce indenni da un
romanzo come questo, e volutamente lautore ha adottato una
narrazione (a lui congeniale) che manca di una direzione, che si
interrompe per divagare, per seguire una digressione (forse solo
apparente) o un inciso, e per tornare in seguito a rimarcare alcuni temi,
aggiungendo ulteriori elementi alla riflessione, mutando le prospettive
della nostra possibile comprensione del testo e cos via.
Apprendiamo cosa pensa lo stesso Maras del suo modo di scrivere in
un brano tratto dal volume Literatura y fantasma, (Siruela, Madrid,
1993): Non solo ignoro ci che voglio scrivere e dove voglio arrivare,
e non dispongo di un progetto narrativo da enunciare prima o dopo la
stesura dei miei romanzi, ma non so neppure, quando ne inizio uno, di
cosa tratter, o come si svilupper, o quanti saranno i personaggi, n
come andr a finire. [] Esistono scrittori accorti e lungimiranti, per
me invidiabili, che sanno, come Balzac o Fuentes, in cosa dovr
consistere la totalit della loro opera. [] Sono scrittori che, per cos
dire, lavorano con una mappa, e prima di mettersi in marcia
conoscono gi il territorio che devono attraversare: si limitano a
percorrerlo, sicuri di conoscere i mezzi adeguati per riuscirvi. []
Io lavoro piuttosto con la bussola, e non solo ignoro i miei propositi e
cosa voglio o di che parlare in ogni occasione, ma non conosco
neppure la rappresentazione, per utilizzare un termine che possa
contenere sia ci che suole chiamarsi trama, argomento o storia, sia
lapparenza formale o stilistica o ritmica, sia la struttura. Scrivere
senza regole , credo, molto pericoloso, e il pi delle volte d
risultati disastrosi5.
Ho evidenziato due modi antitetici di trattare il nostro soggetto per
sottolineare quanto non ci siano regole rigide nella scrittura. La
scrittura espressione del nostro modo di essere, anche se pu e
deve (in parte) venir disciplinata. Lo stesso Maras, nel suo vagare
con la bussola, riconosce la pericolosit insita nel non darsi delle
regole. Non posso pensare che un romanzo come Un cuore cos
5 Javier Maras, Vagare con la bussola, appendice a Un cuore cos bianco, op. cit.
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bianco, pur composto con un simile orientamento nello sviluppo
della narrazione, non sia stato sottoposto, in seguito, a unattenta
revisione da parte del suo autore, a unarmonizzazione delle situazioni
e degli argomenti, allacciati tra loro nei diversi fili che compongono
un gomitolo variegato e inestricabile solo in apparenza.
Dopo che abbiamo volato in alto con Maris torniamo a sorvolare
a bassa quota la questione del lavoro preparatorio sul soggetto
della vostra storia. Il mio consiglio pi spassionato di chiarirvi
prima di tutto le idee sulla direzione da prendere. Avete individuato
almeno due eventi di cruciale importanza che portano avanti o
trasformano sensibilmente il vostro soggetto? Avete gi pensato a
un possibile finale della vostra storia? un buon punto di
partenza, fermo restando che sar passibile di ulteriori modifiche in
corso dopera. Provate a strutturare il soggetto in parti, delle sezioni
fondamentali che ne costituiscano lossatura. Oppure in capitoli, se
pensate di avere diverse azioni o fatti da distribuire lungo la
narrazione. Potreste sentire il bisogno di descrivere meglio i
personaggi, il tema del vostro racconto, il punto di vista. Compilate
delle schede, dei sunti, dei profili che vi possano fornire un supporto.
Il soggetto prender forma e si svilupper durante la scrittura;
sembrer che la storia, per certi aspetti, si dipani da sola. curioso
rilevare (da riflessioni degli scrittori sul loro metodo di lavoro, da
interviste o testimonianze dirette) come gli appunti e le scalette
comincino a venir utilizzati da alcuni autori quando la scrittura gi
in progress, o al termine della prima stesura. Solo allora torna utile
una ricostruzione del testo simile a un montaggio: schemi e
diagrammi si rivelano preziosi per stabilire collegamenti tra i fatti
esplicitati o le relazioni tra i personaggi. La storia affiora con maggiore
chiarezza, e anche il soggetto si fa pi dettagliato.
Vi ricordate di Giovetto: Signore del Tempo, il mio soggetto per i
laboratori con gli alunni delle primarie che vi ho illustrato nel
precedente capitolo? Andate a rileggerlo, poi tornate qui. Proviamo a
strutturare una semplice scaletta di lavoro, ripartendola in
sezioni (o capitoli) corrispondenti agli incontri del workshop, e far
collimare le sezioni con gli eventi e gli snodi narrativi della storia.
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Ne risulta una tabella rudimentale, ma funzionale a chiarire il percorso
di scrittura che dovr intraprendere:
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Micifuzz. Qui vengono presi
in consegna dallesercito e
condotti in un laboratorio
governativo per essere
studiati.
Finale Il professor Felixxon conduce degli
esperimenti sui nostri due eroi.
Scopre la natura non comune di
Giovetto e la sua tecnologia.
Micifuzz li raggiunge nel
laboratorio e cerca di impadronirsi
della gabbietta supertecnologica,
con la ruota del Tempo.
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pazienza di seguirmi, nel prossimo capitolo vi parler di come
ingarbugliarla con un intreccio degno del miglior tessitore di poemi in
ottava rima e di trame cavalleresche.
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Fabula e intreccio
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Cos abbiamo fatto un po di chiarezza sui termini. Riguardo alla
fabula vi ho gi dato qualche imbeccata nei capitoli 2 e 3. Vediamo
invece di fornire delle informazioni per una maggiore comprensione
dellintreccio. Quando costruite una narrazione distribuite
linsieme degli elementi della vostra storia secondo un ordine nel
testo (con tutto linsieme di inversioni temporali e logiche che
ritenete opportune). Poniamo il caso di un testo come Vita di
Vittorio Alfieri. Nel disporsi a raccontare la sua vita, Alfieri ha
suddiviso il testo in Epoche; prevedibilmente lEpoca prima si apre
con la Pueritia. Lordine degli elementi, in questopera, stato
concepito nella successione logica e cronologica in cui i fatti della vita
di Alfieri si sono svolti.
Ma cosa accade se proviamo a scomporre e ricombinare lordine
degli eventi che formano la storia che intendiamo raccontare? Un
grande e illustre maestro nella gestione dellintreccio senza dubbio
Ludovico Ariosto. Con il suo poema LOrlando furioso, il nostro
autore ricorre con mano sicura alla tecnica dellentrelacement
(incastro, inter-allacciamento), derivante dalle canzoni di gesta di
area italiana e dal ciclo arturiano francese, ovvero linserire nella
linea principale della vicenda ampie e numerose diversioni,
soprattutto di argomento amoroso. Non affatto semplice
riassumere un poema cos congegnato, in quanto Ariosto vi ha
tessuto vari fili narrativi; limmagine che meglio rende lintreccio
dellopera quella di un gomitolo aggrovigliato. questo un modo,
attraverso continui stravolgimenti di azioni, fatti e tempi della
narrazione, di spingere al massimo lattesa e la curiosit del lettore.
Credo che anche le storie pi sorprendenti ci farebbero sbadigliare
(e alcune abbandonare la lettura) se chi le ha scritte non avesse
saputo strutturare il suo intreccio con grande abilit.
Vediamo un estratto significativo, tratto dal Canto I, dove viene
presentata la materia del poema. Lazione trova il suo centro dinamico
nella fuga di Angelica dalle tende cristiane; i cavalieri Ferra e
Rinaldo si gettano al suo inseguimento, vittime del suo fascino.
Nellottava 31 leggiamo di Ferra che decide di abbandonare la ricerca
di Angelica per giurare al fantasma del fratello di lei, Argalia, di
recuperare il suo elmo; nella strofa 32 Rinaldo incappa nel suo cavallo
25
fuggito, Baiardo; nella 33 viene raccontata la fuga di Angelica dai due
cavalieri. Tutte queste linee narrative verranno in seguito riprese in pi
momenti, con la successiva aggiunta di altre storie e altre sequenze:
6
Ludovico Ariosto, Orlando furioso, a cura di Cesare Segre, Grandi Classici
Mondadori.
26
dellanziano e malato Tod T. Friendly, che in seguito resuscita e rivive
lintera sua esistenza. Laspetto pi curioso (e impegnativo) della
tecnica di Amis quella di procedere come se gli avvenimenti
raccontati scorressero in un lento rewind di immagini. Il lettore
scopre per gradi che Friendly un criminale nazista; attraverso il
personaggio si riavvolge il nastro di un terribile scorcio di Storia del
XX secolo. I cadaveri degli ebrei vengono estratti dai forni crematori,
stipati sui vagoni dei treni e fatti rientrare nelle loro case! Un uso cos
particolare dellintreccio rivela lintenzione consapevole di
produrre un certo effetto emotivo nel lettore e di pervenire, nel
contempo, a un determinato esito formale. Un altro modo
decisamente pi pop di raccontare una storia riavvolgendo il
nastro lo trovate nel videoclip realizzato per il brano The Scientist
dei Coldplay. In apertura scorgiamo Chris Martin, il cantante della
band, in primo piano; poi la telecamera allarga il campo. Luomo si
solleva da un materasso posto allangolo di una strada e inizia a
muoversi allindietro, scavalcando un muro allo stesso modo. Martin
fa ritorno a un pianoro dove staziona unautomobile accartocciata. Un
corpo disteso sullerba: quello della sua ragazza, che si solleva per
tornare nellabitacolo, attraversando il cristallo frontale che si
ricompone da una pioggia di frammenti. Lauto risale la china e torna
in strada, dove comprendiamo che i due erano incappati in un incidente
mortale per la giovane donna. In The Scientist lutilizzo dellintreccio
(un montaggio capovolto) viene ricercato consapevolmente per
indurre un certo effetto nello spettatore con lespediente del colpo di
scena nel finale del brano.
Cominciate a farvi unidea di quel che potete fare con un impiego
intelligente dellintreccio? Potrei citarvi tanti altri lavori il cui punto
di forza lordine degli eventi in un discorso. Coshanno in comune,
giusto per osare una boutade (semiseria) Ludovico Ariosto e
Quentin Tarantino? Abbiamo avuto lardire di confrontare unopera
letteraria con una cinematografica; difficile pensare a qualcosa di cos
differente, sia sul piano cronologico sia dei contenuti e dello stile.
Eppure Ariosto e Tarantino sfruttano appieno le possibilit di far
partire una storia, di condurla fino a un certo punto e poi sospenderla
per innestarne una seconda, condurla fino a un certo punto e
abbandonarla per un po, introducendone una terza e cos via, fino a
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riprendere la prima storia e portarla avanti per un altro po; e in seguito
riprendere la seconda (continua) In termini di intreccio, vi
sorprendereste se andaste a leggere un ulteriore canto del Furioso
e lo comparaste per similitudine con la sceneggiatura di Pulp
Fiction (1994), che valse a Quentin Tarantino e Roger Avary lOscar
per la Migliore sceneggiatura originale e la Palma dOro a Cannes.
Esercizio: sia che labbiate visto o no, andate a (ri)vedere il film e poi
tornate sulle note che seguono:
[Los Angeles: le storie di alcuni gangster e delinquentelli si incrociano]
A1 Zucchino (Tim Roth) e Coniglietta (Amanda Plummer) preparano una
rapina in un coffee shop.
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BC Da notare che a fine film la storyline [B] torna indietro
cronologicamente al punto in cui si intreccia alla storyline [C]. Il finale
del film non perci allineato col finale della storia.
29
Il patto narrativo
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qualche giorno e poi tornate a leggerlo. Immaginate di essere il
vostro primo lettore. Uscite dal vostro corpo di scrittore e
trasmigrate nellanima del vostro lettore. Ponetevi una domanda:
Che tipo di lettore sono?. Ora provate a leggere ad alta voce le
vostre due cartelle. Sentite il ritmo? Sentite il respiro della prosa?
Fate fatica ad arrivare al punto? Avete il fiato corto perch non c una
virgola o un punto l dove ci starebbero bene? Ci sono troppi avverbi
lunghi come sistematicamente o incontestabilmente sui quali
incespicate? Come suonano certi aggettivi? Vi piace la melodia delle
parole che avete scelto?
Potreste essere un lettore ingenuo, uno che si immedesima nella
storia, che attua processi di identificazione nei confronti dei
personaggi, ma soprattutto ben disposto ad accettare per vera la storia
che gli viene proposta, anche nei suoi aspetti fittizi. Oppure un lettore
disponibile, consapevole del carattere ampiamente o del tutto fittizio
della storia narrata, ma disposto a una momentanea e parziale
sospensione delle facolt critiche, per concentrare la sua attenzione
sugli avvenimenti, sui personaggi, sul mondo della storia. Quando
devo recensire un romanzo, spero sempre che si riveli una lettura
disponibile. Vuol dire che il libro buono e lautore riesce ad
allentare la mia attenzione critica, coinvolgendomi.
Il lettore critico si propone invece di descrivere, interpretare e
magari valutare un testo, di mettere in luce i meccanismi, le
relazioni di significato, le implicazioni culturali, la funzione
estetica, lintertestualit, eccetera. Si tratta di una lettura seconda,
nel senso che si presuppone come gi avvenuta una lettura disponibile.
Io vi esorterei ad avvicinarvi il pi possibile, come lettori dei vostri
testi, a una lettura critica. un processo in continuo divenire, che si
perfeziona accumulando letture su letture, scrivendo e
riscrivendo. Non si improvvisa. un buon lavoro preparatorio prima
di consegnare il vostro manoscritto a un editor di professione o a un
agente letterario.
Tornando al nostro patto narrativo, dobbiamo precisare che i lettori
modificano la loro soglia di accettabilit degli eventi raccontati, della
caratterizzazione dei personaggi e delle forme espressive anche in
relazione ai diversi momenti storici. Ogni epoca elabora certe norme
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per definire, a livello linguistico, strutturale, formale e
contenutistico, un determinato grado di rapporto tra finzione e
realt, tra verosimiglianza e possibilit. Per esempio le parlate
gergali e dialettali, luso del turpiloquio, le sgrammaticature volute
e lillogicit di alcuni dialoghi contemporanei (Pasolini, Gadda,
Joyce, Beckett, Pinter per citarne alcuni) sarebbero apparse troppo
realistiche (e probabilmente respinte) a un pubblico del 700.
In sostanza la narrativa non esula dalla dimensione
dellimmaginario, anche quando si propone di rappresentare la
realt. Cesare Segre, riassume in maniera incisiva i diritti che uno
scrittore si arroga:
1. Il diritto di instaurare mondi possibili (se vuole pu parlare di fatti,
personaggi e mondi del tutto immaginati);
2. Il diritto di onniscienza su questi mondi (pu riferire i pensieri e i
sentimenti pi nascosti dei suoi personaggi; pu dipanare le vicende
pi misteriose e oscure);
3. Il diritto a una selezione di carattere funzionale (pu scegliere di
raccontare, anche quando parte da eventi reali, alcuni fatti, dialoghi,
pensieri e percezioni che costituiscono la sua realt empirica.
Ne consegue che il narratore, secondo Segre, [] insomma un
bugiardo autorizzato, per ci che attiene allopposizione
vero/falso7. Per Aristotele verosimiglianza non significa verit:
lartista e il poeta sono creatori; possono attingere dalla realt, dai
fatti realmente accaduti, ma questa pi leccezione che la regola. Il
concetto di verosimiglianza sembra privilegiare pi la credibilit
presso i lettori che la probabilit o possibilit stabilite in base a
criteri oggettivi. Sto pensando alla grande diffusione che stanno
vivendo le autofiction, ovvero storie in cui gli autori si
drammatizzano: spacciano al lettore vicende in cui il protagonista
porta il loro nome e cognome, dove i riferimenti autobiografici sono
evidenti e dove la realt di quanto accaduto labilmente contigua
allinvenzione, alla trasposizione narrativa. Pu risultare curioso,
oggi, che un romanzo come Il fu Mattia Pascal (1904) di Pirandello
7
Cesare Segre, Finzione, in Enciclopedia Einaudi, 1979, vol. VI.
32
abbia ricevuto, alla sua uscita, molte accuse di inverosimiglianza.
Pirandello era consapevole di intaccare una convenzione radicata
come quella della verosimiglianza, e pubblic una postilla al romanzo
in cui citava un fatto di cronaca molto simile alla sua storia. Eravamo
ancora lontani dalla real Tv e da programmi come Chi lha visto?,
eppure i suoi critici avevano ragione dal loro punto di vista: la verit
di un fatto non ne determina la verosimiglianza. Il possibile non
sempre credibile.
La condizione della verosimiglianza, nella pratica narrativa,
dipende perci dallaccettabilit del patto narrativo, ovvero dalle
relazioni che il fatto raccontato instaura col mondo reale empirico. Nel
lettore, lo abbiamo visto, necessario un certo grado di
immedesimazione nella vicenda perch tutto funzioni e venga
accettato. Per dirla con Umberto Eco, lautore sembra riferire ai suoi
lettori: Voi non credete a quello che vi racconto e io so che voi non
ci credete, ma una volta stabilito questo, seguitemi con buona
volont cooperativa, come se io stessi dicendovi la verit8.
Sento spesso affermare che uno scrittore cerca di scrivere per s
(prima che per il suo pubblico, se ne ha uno) le storie che vorrebbe
leggere. Sar bene, in questottica, che il vostro Io lettore stipuli un
solido patto narrativo col vostro Io scrittore, e che non sia per nulla
indulgente; che lo induca a ri-scrivere, se necessario, pi e pi volte.
Ma ritorneremo senzaltro su questo aspetto.
8
Umberto Eco, Lector in fabula, Bompiani, 1979.
33
La voce
34
E fin qui non c bisogno di commentare. Proviamo invece a vedere
questo:
Autore reale [ Autore implicito > (Narratore) > (Narratario) >
Lettore implicito ] Lettore reale
Tutti i termini che trovate fra parentesi quadre si riferiscono a quel che
contenuto nel testo, nellopera che di volta in volta andiamo ad
analizzare e di cui siamo lettori. Lo schema che vi propongo stato
elaborato da Seymour Chatman nel suo Storia e discorso. La
struttura narrativa nel romanzo e nel film (Il Saggiatore, 2010). La
prima cosa che salta allocchio in questo schema la sua
simmetria: allAutore reale corrisponde il Lettore reale, allAutore
implicito il Lettore implicito, al Narratore il Narratario. Le figure
sono in stretta relazione, tanto che Autore reale e Lettore reale (i due
estremi) potrebbero configurare un circuito comunicativo reale (
quel che avviene nella realt: un autore scrive un romanzo e un lettore
lo acquista e lo legge); le figure tra le parentesi quadre verrebbero,
cos, a configurare una sorta di circuito comunicativo immaginario,
e vedremo come. Chatman pone Narratore e Narratario tra parentesi,
essendo concetti pi sfumati e che non riscontriamo in ogni testo
narrativo.
LAutore reale designa la persona storica, lautore dellopera che
stiamo leggendo. O lo conosciamo di persona, perch vivente e ci
siamo entrati in contatto, oppure lo possiamo conoscere in forma
mediata, attraverso gli articoli e le interviste sui giornali, in rete, o
attingendo a fonti documentali storiche. LAutore implicito non
altri che limmagine dellautore consegnata allopera, lidea
dellautore che il lettore desume dalle informazioni presenti nel testo.
Immaginate che il nostro autore reale abbia scritto la sua autobiografia:
la voce che leggeremo quella di un autore implicito, ovvero la
costruzione in prosa di un autoritratto che lautore reale tende a
comporre di s, consapevolmente, talvolta in stridente contrasto con le
informazioni che potremmo desumere su di lui da alcuni studi critici.
Milan Kundera interferisce come autore nelle sue narrazioni, diviene
un autore-personaggio. Ne Limmortalit si pone allinterno del
35
romanzo gi in apertura, facendo scaturire dal semplice gesto di
un braccio il personaggio di Agnes: La signora avr avuto sessanta,
sessantacinque anni. La guardavo, steso su una sdraio di fronte alla
piscina di un circolo sportivo allultimo piano di un moderno edificio
da dove, attraverso grandi finestre, si vede tutta Parigi. [] In ogni
caso, nellattimo in cui si gir, sorrise e salut con la mano il giovane
maestro di nuoto (che non resse e scoppi a ridere), lei ignorava la
propria et. In quel gesto una qualche essenza del suo fascino,
indipendente dal tempo, si rivel per un istante e mi abbagli. Ero
stranamente commosso. E mi venne in mente la parola Agnes. Agnes.
Non ho mai conosciuto una donna con questo nome9. La voce che
abbiamo letto quella dellautore implicito Kundera, che non solo
ci informa di come possa nascere e svilupparsi un personaggio, ma
probabilmente ha molte parentele con il Kundera reale nato a Brno nel
1929, che ora vive a Parigi e fa lo scrittore.
Il Narratore la voce di quel personaggio che dice io nel
racconto. O, nel caso di una storia narrata rigorosamente in terza
persona, in modo impersonale, la voce del Narratore quella del
responsabile dellatto di enunciazione. In un romanzo in prima
persona lio narrante si mette a nudo e si rivela per gradi, attribuendosi
caratteristiche e attitudini, visioni del mondo, pensieri, o si svela
nellinterazione con altri personaggi. Nel racconto in terza persona
abbiamo, in prima istanza, la sensazione di sentir risuonare la voce
dellautore che tutto sa dei fatti e dei personaggi che dispiega sotto
i nostri occhi. In Pastorale Americana di Philip Roth leggiamo: Lo
svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari,
questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per
gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto
cittadino di Prince Street che non erano ancora cos perfettamente
americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un
atleta del liceo10.
Di chi la voce che sta raccontando la storia dello svedese?
Saremmo tentati di pensare che sia di Roth per le poche
9
Milan Kundera, Limmortalit, traduzione di Alessandra Mura, Adelphi, 1990.
10
Philip Roth, Pastorale Americana, traduzione di Vincenzo Mantovani, Einaudi,
1997.
36
informazioni di cui disponiamo. Se ci addentrassimo nella lettura
scopriremmo invece che a raccontare la parabola del successo
personale dello svedese e la sua successiva caduta Nathan
Zuckerman, uno scrittore affascinato fin dalladolescenza dalla
vincente solarit dello svedese, di cui decide di narrare la storia.
Zuckerman un alter-ego di Roth. In questo caso il narratore
sfuma e viene riassorbito nella figura dellautore implicito. Ma
padroneggiare un personaggio come Zuckerman e farne lAutore
implicito di un racconto una gestione della narrazione che esige
il controllo della voce: la visione di Zuckerman parziale e interna
alla vicenda che sta raccontando; Roth non si deve mai intromettere,
pena la perdita di coerenza e coesione del tessuto narrativo. Roth pu
mettere in bocca a Zuckerman cose che anche lui pensa o ha vissuto,
in gran parte, ma quel che dice e fa Zuckerman deve essere coerente
esclusivamente con il suo personaggio. Comprendete limportanza
di cogliere la voce nella strutturazione di un racconto?
Il Narratario designa il personaggio che compare eventualmente
nel testo come destinatario del Narratore. Se esulassimo, per un
momento, dal circuito comunicativo immaginario (quello dove ci
troviamo allinterno del testo, dentro la parentesi quadra nello schema
illustrato pi sopra), potremmo pensare a noi lettori come i narratari
del narratore. Sarebbe corretto; in effetti sono pi numerosi i romanzi
e i racconti dove un Narratario non definito e il testo si rivolge
esclusivamente al lettore. In Alla fine di uninfanzia felice (Mondadori,
2013) Gian Mario Villalta costruisce un romanzo dove viene
scardinato il convenzionale patto narrativo di cui vi ho parlato nel
capitolo 5. Il protagonista Guido Devetta, un editor che lavora in una
casa editrice di Pordenone. Un giorno arriva in redazione un plico
diverso dagli altri: lautore Sergio Casagrande, un vecchio amico
dinfanzia di cui Guido ha perso, in parte, le tracce. Il romanzo di
Casagrande si intitola Alla fine di uninfanzia felice e quel che
sorprende Guido il fatto che uno dei personaggi cardine del romanzo
proprio lui, Guido, della famiglia dei Sain, il soprannome loro
affibbiato quando, da profughi istriani, si stabilirono nella campagna
friulana. questo un romanzo scritto per un solo lettore: Guido
(leggi: il Narratario). Il lettore esterno quasi un intruso che assiste
37
per frammenti, come ricomponesse un puzzle, allo sviluppo della
storia di Guido e Sergio.
Il Lettore implicito altri non che una figura di lettore virtuale del
testo, ovvero lidea che un autore reale si fa del lettore della sua opera.
Vi dovreste, in sostanza, creare unidea di pubblico per il vostro
libro. La voce, nel testo che andate a comporre, si rivolge a questo
pubblico virtuale di lettori proprio in virt delle scelte linguistiche,
stilistiche e di contenuto che avete adottato. Faccio un esempio. Uno
scrittore decide di scrivere un romanzo del genere io e la mia band,
raccontando come negli anni della sua adolescenza correvano gli
anni Settanta si formato musicalmente e con il suo complesso
partito in tourne. Una narrazione di questo tipo potrebbe interessare
dei lettori della sua generazione, nella fattispecie appassionati di
musica pi o meno competenti, se condisce il romanzo di rimandi e
citazioni a brani dellepoca; o potrebbe interessare un pubblico pi
specialistico, per esempio i musicisti o i fonici se parla degli strumenti
musicali di allora, delle tecniche dincisione eccetera.
Con la figura del Lettore reale usciamo dal testo per entrare nel
circuito comunicativo reale, cos come lho definito pi sopra. Il
Lettore reale designa, perci, tutti i lettori effettivi dellopera,
compresi quelli che uno scrittore non avrebbe mai potuto
immaginare. Manzoni, quando scrive I promessi sposi, fa
professione di auto-ironia e di falsa modestia, ipotizzando per il suo
romanzo venticinque lettori. Probabile che confidasse di averne
molti di pi, ma di certo non avrebbe mai potuto prevedere che lo
avrebbero letto e studiato intere generazioni di studenti della scuola di
massa!
Abbiamo esaurito le figure retoriche coinvolte nel riconoscimento e
utilizzo della voce in narrativa. Direi, ora, di approfondire un po il
discorso sul Narratore. Proviamo a immaginare di dover scrivere un
racconto; disponiamoci a organizzarne la voce. Potremmo scegliere un
Narratore esterno alla storia. questo un narratore che racconta
in terza persona, senza essere (troppo) coinvolto nella vicenda,
specie se non rivela al lettore come venuto in possesso delle
informazioni; se non istituisce, cio, un legame fittizio con un
narratore intermedio, sua fonte. In questo caso la distinzione fra
38
Autore implicito/Narratore risulta superflua. Oppure, potremmo
scegliere un narratore interno alla storia. questo un narratore
che racconta in prima persona eventi nei quali direttamente o
indirettamente coinvolto; pu avere delle caratteristiche che il lettore
pu facilmente attribuire allautore stesso. Il protagonista-narratore de
La Recherche di Marcel Proust, per esempio, dice in un paio di
occasioni di chiamarsi Marcel.
Il 99% della narrativa scritta in terza o prima persona, ma presumo
vi siano capitati dei racconti in seconda persona. La voce, in questo
caso, si rivolge al lettore con il tu e subito avvertiamo qualcosa di
poco convenzionale, quasi una forzatura. Ci sono lettori che
schivano come la peste le narrazioni col tu, perch le sentono
artificiose o perch, dopo alcune pagine, provano un senso di
stanchezza. vero che in molti casi il ricorso, da parte degli autori,
alla seconda persona si risolve in una sorta di esercizio di stile. Il tu
in narrativa sembra comunque presentare dei vantaggi retorici e
formali.
Leffetto pi immediato del ricorso al tu la sensazione che
lautore si riferisca direttamente al lettore. Instaura con lui una
singolare intimit e confidenza, lo esorta, lo incalza a immergersi nella
dimensione del racconto, nellinterazione tra i personaggi; lo conduce
per gradi nel climax emotivo della storia. In certi passaggi, quando la
tecnica sfugge di mano o c unintenzione dichiarata dello scrittore,
la seconda persona sembra anticipare pensieri, sentimenti o stati
danimo nel lettore. Pensiamo a una frase come: Avrai provato senza
ombra di dubbio un lieve disagio []. Ci sono lettori che storcono il
naso di fronte a enunciati come questo. Lautore rischia di essere
invadente, si arroga il diritto di comprendere come il lettore reagir
alla sua scrittura, anche se molto probabilmente si tratta per lo pi di
espressioni retoriche.
In Diario dinverno, Paul Auster parla della sua vita e del suo amore
per la scrittura attraverso il suo corpo; c, in questo libro, la
consapevolezza del trascorrere del tempo, il corpo da cui il suo corpo
ha iniziato a esistere, quello di sua madre, morta nel 2002 (di cui
compone un ritratto struggente) e tanti altri temi come lattaccamento
alla vita, la morte e la vecchiaia. Auster utilizza il tu per stabilire
39
una sorta di iato tra il s autore e il s che ha fissato sulla pagina.
LAuster autore reale e lAuster autore implicito/voce narrante
dovrebbero coincidere, ma il ricorso al tu configura un
rispecchiamento del s col quale confrontarsi; sembra quasi un
espediente per impedire che il coinvolgimento del dire io si traduca
in reticenza. Uno stratagemma col quale la mente che riflette,
svincolata dal tempo, tiene a distanza il corpo che trascorre. Quando
sei perso, guardati intorno. Dubita di tutto e cancellalo. Hai una sola
certezza: tu sei l. Lo sei perch c il tuo corpo e tu sei il tuo corpo. Il
tuo corpo lo spazio che hai attraversato, ma anche il tempo che ti ha
reso ci che sei. Il tempo te lo porti scritto addosso: le cicatrici sono
parole []11.
Possiamo ricorrere alla seconda persona anche nel racconto
epistolare, ovvero nella citazione di scritti. Prendiamo il celebre Che
tu sia per me il coltello di David Grossman (Mondadori, 2008), che
alterna soliloqui a citazioni di lettere. Yair incontra Myriam a una
festa per la prima volta; colpito dallatteggiamento defilato della
donna, le scrive una lettera e avvia con lei un intenso rapporto
epistolare che cresce con prepotenza, a dispetto delle rispettive vite,
dei rispettivi compagni e dei rispettivi figli. Un romanzo epistolare
che vi consiglio Lettere di una novizia di Guido Piovene
(Bompiani, 1941;2005): una fitta corrispondenza che illumina per
gradi la tragica vicenda di Rita, colpevole di un omicidio involontario
e costretta dalla madre, in cambio del silenzio sullaccaduto, a
chiudersi in convento. La realt si frantuma per la moltiplicazione
delle voci e dei rispettivi punti di vista che emergono dal
campionario delle lettere dei personaggi coinvolti nella vicenda.
Completiamo questa generale rassegna sulla voce in narrativa
accennando a unulteriore tecnica di rappresentazione, ovvero la
citazione di pensieri e parole. Il caso pi limpido di assenza di
narratore si ha quando lopera, o una sua parte, composta di
testi citati, siano essi parole o pensieri. Questo si realizza nella
scrittura per il teatro, citazione delle parole dei personaggi (dove
azioni e contesto vengono poste dallautore tra parentesi), ma anche
nel radiodramma e nella sceneggiatura per il film. Emblematico il
11
Paul Auster, Diario dinverno, traduzione di Massimo Bocchiola, Einaudi, 2012.
40
monologo interiore in alcuni testi davanguardia come lUlisse di
James Joyce (pure e semplici citazioni di pensieri privi di descrizione
del personaggio o del contesto) e in Mrs. Dalloway di Virginia Woolf.
Ma il flusso di coscienza merita un discorso a parte, al quale
dedicheremo un successivo capitolo.
41
Il punto di vista
42
la voce la stessa, ma il punto di vista diverso. In entrambe le frasi
la voce appartiene a un narratore esterno. Nel caso a) sembra non
ci sia un preciso punto di vista; in questo caso si pu dire,
convenzionalmente, che si tratta del punto di vista del nostro narratore
esterno alla vicenda che viene raccontata. Si tratta di un narratore
onnisciente (sa tutto dei personaggi e dei fatti che racconta)? Se
cos potremmo anche farlo coincidere con lautore reale. O ,
piuttosto, un autore implicito (per esempio Nathan Zuckerman, in
Pastorale americana di Philip Roth), come gi ho avuto modo di
scrivere in merito alla voce. Se volete acquisire maggiore familiarit
con i termini di autore reale e implicito vi consiglio di andare a
rispolverare quel che dico nel capitolo precedente. Nel caso b) il punto
di vista quello di Peter Parker; in questa frase il narratore esterno
dice quel che Peter Parker vede.
Messa cos sembra piuttosto semplice, ma con la tecnica del punto di
vista applicato a unopera di narrativa possiamo attribuire a un
personaggio (complicandoci la vita!) pure la sua opinione, in base
alla quale i fatti della storia vengono interpretati e valutati:
a) Flint Marko un poco di buono.
b) Peter Parker pensa che Flint Marko sia un poco di buono.
Nel primo caso, il giudizio su Flint Marko va direttamente attribuito al
narratore. La voce e il punto di vista coincidono. Nel secondo caso, il
punto di vista va riferito al personaggio (leggi: voce del narratore
esterno, punto di vista del personaggio). Non possiamo sapere se il
narratore condivida o meno il punto di vista di Peter Parker; a meno
che, in qualit di autore reale o autore implicito, non ce lo dica
espressamente. Un enunciato siffatto potrebbe essere:
c) Peter Parker pensa che Flint Marko sia sempre stato un poco
di buono; in realt Marko diventato un malvivente per
necessit, mosso dalla disperazione [].
Il narratore aggiunge il suo giudizio e lo pone a confronto con
lopinione del personaggio di Peter Parker.
Cosa possiamo dedurre dai casi che vi ho illustrato?
43
1. Il punto di vista e la voce non appartengono necessariamente
alla stessa persona.
2. La voce riguarda la persona a cui vengono attribuiti gli
enunciati, chi parla. Se non ci sono delle citazioni
(argomento che affronteremo pi avanti), la voce appartiene al
narratore, interno o esterno alla storia.
3. Il problema del punto di vista riguarda il personaggio che,
allinterno della storia, immaginiamo compia le azioni del
vedere, del pensare e giudicare.
4. Nel caso di c) si pu dedurre che il punto di vista cambi con
maggior frequenza della voce, ma possibile (anche se pi
difficile) trovare interi racconti in cui vengono adottati una sola
voce e un solo punto di vista.
Il narratore che fornisce un giudizio personale sulla storia che
racconta, quando a tutti gli effetti lautore reale, pu intervenire
anche pesantemente nel testo, nella forma del ragguaglio narrativo.
In questi casi il ragguaglio si configura come uninterruzione
dellazione per mettere al corrente il lettore di eventi che
riguardano i personaggi, elementi utili a una pi precisa
comprensione di una situazione o di un comportamento del
personaggio. Questo genere di ragguagli pu assumere anche
declinazioni diverse e tramutarsi in ragguagli extra-narrativi, cio
momenti di vera e propria interruzione della narrazione per
comunicare informazioni che riguardano solo indirettamente la storia
e i personaggi in essa coinvolti. Si tratta a volte di vere e proprie
digressioni, di carattere ambientale o storico. La prospettiva si dilata e
il narratore interviene come tecnico o specialista di una determinata
disciplina: informatico, geografo, antropologo, psicologo,
musicologo, pedagogo, esperto di scacchi e via discorrendo.
Ne avete abbastanza? Io vi consiglierei, se per voi queste sono nuove
acquisizioni, di fare un po di esercizio. Prendete qualche testo di
narrativa (romanzi, raccolte di racconti) dalla vostra libreria e aprite
delle pagine a caso. Soffermatevi su dei brevi enunciati, simili a quelli
che ho citato qui sopra. Provate a riconoscere a chi appartiene la
voce che state ascoltando/leggendo e provate a individuare il punto
44
di vista ( un narratore esterno: autore reale o implicito?); di quale
personaggio il narratore ci sta esponendo il punto di vista?
Possiamo rinvenire episodi in cui il narratore affianca il suo
giudizio e lo pone a confronto con quello di un personaggio?
Cercate di acquisire dimestichezza con questi aspetti, se volete
raccontare in maniera appropriata. Distinguere bene le voci dai punti
di vista vi eviter di prendere granchi colossali. La confusione di
questi elementi rischia di minare dalle fondamenta pure quegli
edifici narrativi che si distinguono per delle buone idee e degli
intrecci affascinanti.
45
Focalizzazione
46
La distinzione delle focalizzazioni non dovrebbe risultarvi complicata;
c forse qualche caso particolare, ma da lettori avrete sicuramente
preso confidenza con questi elementi:
a) Focalizzazione zero. il punto di vista del narratore
onnisciente; chi racconta sa tutto e vede tutto. Ne sa pi
anche di un personaggio o di un narratore di secondo grado
coinvolti nella storia. Va precisato che questo tipo di narratore
non descrive o racconta tutto. Opera una selezione del
materiale da raccontare, dispone di arbitrio e di una
capacit potenzialmente illimitata di attingere
informazioni. Un esempio: lincipit di A sangue freddo di
Truman Capote. Il villaggio di Holcomb si trova sulle alte
pianure di grano del Kansas occidentale, una zona desolata che
nel resto dello stato viene definita laggi. Un centinaio di
chilometri a est del confine del Colorado, il paesaggio, con i
suoi duri cieli azzurri e laria limpida e secca, ha unatmosfera
pi da Far West che da Middle West. Laccento locale ha
pungenti risonanze di prateria, una nasalit da bovari, e gli
uomini, molti di loro, portano stretti pantaloni da cowboy,
cappello a larghe tese e stivali con tacchi alti e punte aguzze.
Il terreno piatto e gli orizzonti paurosamente estesi; cavalli,
mandrie di bestiame, un gruppo di silos bianchi che si elevano
aggraziati come templi greci, sono visibili parecchio prima che
il viaggiatore li raggiunga12. Si tratta di uno sguardo
dinsieme sul villaggio che diventer teatro di un omicidio
efferato e gratuito; lintento quello di offrire al lettore il
fondale dove si svolger lazione. Ma chi sta osservando
Holcomb? Non certo un personaggio; nessun personaggio ha
ancora fatto la sua comparsa e non possibile, per il lettore,
immedesimarsi in un personaggio della storia. Il narratore, se
proseguite la lettura, conosce molto bene la cittadina e ci
fornisce informazioni; nessun personaggio potrebbe osservare
tutti i luoghi descritti in una sola occhiata. Notate laggettivo
desolata: un giudizio personale sulle caratteristiche del
12
Truman Capote, A sangue freddo, traduzione di Mariapaola Ricci Dttore,
Garzanti, 1965;2005.
47
luogo, cos come la frase: [] gli orizzonti paurosamente
estesi []. un narratore esterno alla storia, onnisciente,
che ci sta offrendo un suo punto di vista da una prospettiva,
diciamo cos, sovrapersonale.
b) Focalizzazione interna. Il narratore dice solo quello che sa il
personaggio posto in evidenza di volta in volta, di cui adotta il
punto di vista. Nella 1) focalizzazione interna fissa il punto di
vista quello di un solo personaggio. C un film intrigante di
Bryan Singer, I soliti sospetti (1995), retto da una solida
sceneggiatura di Christopher McQuarrie. Dopo lesplosione
di una nave sospettata di trasportare droga nel porto di San
Pedro, a Los Angeles, il piccolo truffatore storpio Roger Kint,
detto Verbal, implicato nella vicenda con altri sospetti.
Successivamente viene prosciolto dal procuratore, ma
comunque costretto a subire un ultimo interrogatorio
dallagente di polizia doganale David Kujan. Lo spettatore
apprende il dipanarsi della vicenda dalle parole di Verbal
(interpretato da un magistrale Kevin Spacey); il punto di vista
parziale, limitato a quel che riferisce Roger Kint. La storia
viene presentata come la ricostruzione della deposizione del
truffatore, di cui si adotta il punto di vista. Sar una
deposizione attendibile? Se non lavete ancora visto potrete
accertarvene recuperando la pellicola. Nella 2)
focalizzazione interna variabile i punti di vista adottati sono
di pi personaggi in successione. il caso, per citarne uno, di
Madame Bovary (1856) di Gustave Flaubert, dove vengono
presentati i fatti prima dal punto di vista di Charles Bovary, poi
di Emma e infine ancora di Charles. Nella 3) focalizzazione
interna multipla i punti di vista adottati sono di pi personaggi
contemporaneamente; o, meglio, per uno stesso evento. Altro
film da mettere in cineteca: Invito a cena con delitto (1976)
diretto da Robert Moore e scritto dal commediografo Neil
Simon. una commedia eccentrica, con un bel cast; la trama,
ispirata a Dieci piccoli indiani (1939) di Agatha Christie,
vede i cinque pi grandi investigatori viventi ospiti per cena
nella magione del misterioso miliardario Lionel Twain. Il
padrone di casa promette un milione di dollari a chi risolver
48
un caso: rivela infatti che a mezzanotte precisa qualcuno dei
presenti verr assassinato e il colpevole da ricercarsi tra gli
stessi convitati. Il racconto si snoda ricostruendo e
rimontando la dinamica dellomicidio secondo il punto di
vista di ciascun investigatore. Avremo perci cinque
differenti versioni del modus operandi dellassassino e forse
cinque potenziali assassini.
c) Focalizzazione esterna. Il narratore dice meno di quanto ne
sappia il personaggio (o i personaggi). Il punto di vista , in
altre parole, quello di un narratore estraneo alla storia, in
grado di descrivere esclusivamente le azioni dei
personaggi, ma non entrare nei loro pensieri o sentimenti.
Non pu neanche muoversi nel tempo e nello spazio; non in
grado, cio, di dire cosa accade altrove nello stesso momento,
o quel che accadr in seguito, o quel ch accaduto in passato
al personaggio. Paradigmatico, in questo senso, un racconto di
Ernest Hemingway, Colline come elefanti bianchi, in I
quarantanove racconti, una silloge che da sola vale un corso
di scrittura. Le colline che attraversano la valle dellEbro
erano lunghe e bianche. Di qua non cera ombra n alberi e la
stazione era tra due file di binari sotto il sole. Contro il fianco
della stazione cerano lombra calda delledificio e una tenda,
fatta di filze di canne di bamb, appesa davanti alla porta aperta
del bar, per tener fuori le mosche. Lamericano e la ragazza
che era con lui sedevano a un tavolo allombra, fuori
dalledificio. Faceva molto caldo e il direttissimo da
Barcellona doveva arrivare di l a quaranta minuti. Si fermava
due minuti in quella stazione e proseguiva per Madrid. Cosa
prendiamo? chiese la ragazza . Si era tolta il cappello e lo
aveva messo sul tavolo. []13. Non posso citare il racconto
per esteso in questa sede, ma se continuaste a leggere, notereste
come il comportamento dei personaggi sia osservato
dallesterno. Il lettore non sa nulla dei pensieri, non vede
lambiente attraverso i loro occhi. Non gli vengono riferite
13
Ernest Hemingway, Colline come elefanti bianchi, in I quarantanove racconti,
traduzione di Vincenzo Mantovani, Oscar Mondadori, 1993.
49
le emozioni che luomo e la donna provano. Pu solo
supporre che lamericano se ne andr col treno per Barcellona,
che tra i due c stata una relazione e Il narratore non
commenta; di s rivela che in un posto: di qua. Il ricorso
allimperfetto crea un senso di indeterminatezza temporale. Il
racconto procede come la registrazione di un dialogo
enigmatico tra i due, interrotto da brevi didascalie.
Immaginate di essere seduti accanto a due sconosciuti e di
tentare di ricostruire, da quel che si dicono, chi sono e la
loro vicenda. questo leffetto che Hemingway intendeva
ottenere. Un racconto fatto di brevi didascalie (quasi come in
una sceneggiatura cinematografica), di dialoghi, di gesti e di
possibili deduzioni su quanto i personaggi provano e sentono,
a partire dai pochi elementi messi in scena. La focalizzazione
esterna cara agli scrittori di romanzi o racconti
polizieschi (vedi Raymond Chandler) perch consente di
tacere informazioni che si possono svelare al momento dello
scioglimento, per creare atmosfere enigmatiche e di suspense.
La troviamo in molti romanzieri americani tra le due guerre,
ma anche nellopera del minimalista Raymond Carver, che la
declina in maniera molto personale, senza colpi di scena o
effetti di svelamento finale, con forte intento realistico. Nella
nostra storia letteraria, invece, la si utilizza con il proposito di
rendere pi oggettiva, impersonale e scientifica la
narrazione.
Anche per la focalizzazione vale quanto detto per la voce e il punto di
vista: abituatevi, nel corso delle vostre letture, a riconoscere e
considerare le differenti tipologie di focalizzazione. Preparatevi a
dovere per le prossime pagine, perch ci attendono le avanguardie
letterarie del Novecento ed entreremo in punta di piedi nella
dimensione affascinante e ipnotica del flusso di coscienza.
50
Il flusso di coscienza
51
romanzi: Ulisse (1922) di James Joyce e La signora Dalloway (1925)
di Virginia Woolf. In particolare Joyce far della libera associazione
di pensieri, del flusso di coscienza, il criterio dellattivit psichica,
verbalizzata e non, conscia e inconscia, sviluppando la tecnica fino a
esiti formali assolutamente inediti.
Potremmo parlare per ore del monumentale romanzo di Joyce,
vera croce e delizia per chi si occupa di scrittura. Vi consiglio la
lettura di una recente edizione tradotta da Gianni Celati per Einaudi
(2013). Nella sua versione, Celati ha cercato di trasporre nella
nostra lingua il sottofondo musicale del romanzo, opera di un
appassionato melomane, che voleva diventare un tenore. LUlisse,
col suo protagonista, lebreo errante Leopold Bloom, reinventa, per
cos dire, i moduli della classicit recuperando le unit di tempo, di
luogo e azione codificate da Aristotele per la tragedia, ambientando
in una giornata (il 16 giugno 1904) e in un solo luogo, Dublino, la
narrazione. Bloom passeggia per la citt, in un continuo fuori e
dentro di grande impatto realistico, dove tutti i generi sono praticati
dallautore: dal poema epico (e il modello omerico evidente) al
parodistico, dal sermone biblico al dramma teatrale, dal tono lirico alla
trattatistica. Per il nostro discorso sul flusso di coscienza vi invito a
confrontarvi, in assoluta solitudine e raccoglimento, col capitolo
finale del romanzo, un magistrale flusso al femminile, attribuibile
a Molly (la Penelope del romanzo, moglie di Leopold), in otto
lunghi periodi privi di punteggiatura! Lintento mimetico di Joyce
era di rendere il flusso di pensieri al femminile ispirandosi al caso della
moglie Nora, non avvezza alla scrittura, la quale era solita inviargli
lettere in cui la punteggiatura era pressoch abolita.
Lanti-eroe Leopold Bloom, ebreo irlandese, vaga per Dublino:
presenzia a un funerale; rumina sul fatto che la moglie lo tradisce;
entra in un bordello dove incontra una sorta di figlio ideale (Stephen
Dedalus); ha slanci lirici ma i suoi orizzonti sono limitati; cerca di
trarre profitto anche dalle opportunit pi squallide, come vendere foto
della moglie nuda. Vi vorrei presentare una pagina, tratta
dallepisodio denominato (per comodit critica), Nausicaa Le
rocce. Nellepisodio Bloom passeggia al tramonto per la spiaggia
di Sandymount e osserva da lontano, senza esser visto, una
52
fanciulla, Gerty Macdowell. La ragazza pensa allamore, al
matrimonio e alla femminilit. Il registro usato quello, in chiave
parodistica, delle novelle sentimentali e delle riviste femminili. Gerty,
ignara, offre allo sguardo di Bloom le gambe tornite e la biancheria
intima. Bloom carica di fantasie erotiche la scena, che trova il suo
culmine con i fuochi dartificio che scoppiano in un vicino bazar. Per
Bloom, Gerty una sorta di fiore, unicona della nuova Irlanda; ma
mentre lei si alza e si allontana, si rende conto che la ragazza
claudicante:
Scarpe strette? No, zoppa! Oh! Mr Bloom la guard
allontanarsi zoppicando. Povera ragazza! Ecco perch era
rimasta a sedere sulla sporgenza, mentre le altre sono partite di
corsa. Mi pareva ci fosse alcunch dinsolito nelle sue mosse
esterne. Belt di sciupata vaghezza. Un difetto in una donna
vale dieci volte tanto. Ma le rende gentili. Contento di non
averlo saputo quando si metteva in mostra. Per
unindiavolata, nonostante tutto. Non mi spiacerebbe di.
Curiosit. Come una suora, una donna nera, una ragazza con
gli occhiali. Quella l strabica una difficile. Sta per avere le
sue cose, ho idea, quello le rende ombrose. Oggi ho un mal di
testa! Dove ho messo la lettera? Ah, eccola. Hanno voglie
matte di tutti i generi.
Il brano che vi ho citato breve ma molto efficace per sottolineare
alcuni aspetti del flusso di coscienza di Joyce. come se
impiantassimo un elettrodo nella testa di Bloom e quello che
leggiamo fosse il tracciato della sua attivit mentale. Quel Scarpe
strette? No, zoppa! Oh! potrebbe essere un monologo interiore
classicamente inteso, dal punto di vista della tecnica di
rappresentazione dei pensieri. Ma quel che segue ha un andamento
irrazionale, il procedere ondivago del pensiero, analogo per
certi versi a quel che prospettava Freud col metodo delle libere
associazioni in psicanalisi. Le frasi sono brevi e paratattiche.
Addirittura si inceppano, come per quel Non mi spiacerebbe di. Il
flusso delle fantasticherie tipicamente maschili (e maschiliste, se
vogliamo) si interrompe, in seguito, passando dallinterno allesterno,
con il manifestarsi di un sintomo fisico che viene verbalizzato (Oggi
53
ho un mal di testa!) e con la successiva domanda: Dove ho messo la
lettera?. Poi Bloom la trova e il flusso riparte.
I flussi di coscienza nellUlisse occupano una parte rilevante; il
romanzo stato sperimentale allepoca e ha costituito il giro di boa
delle avanguardie letterarie. Dopo Joyce, estimatori e detrattori non
hanno potuto esimersi dal confronto-scontro con questo romanzo,
che ha aperto la via al romanzo moderno e, nel caso della tecnica
del flusso di coscienza, a tutti quegli stati alterati di coscienza che
hanno costituito la cifra di tanta letteratura contemporanea. Oggi
il ricorso al flusso di coscienza cos come lo ha inteso Joyce viene
utilizzato dagli scrittori per qualche citazione od omaggio a un
modello di riferimento; oppure per brevi incisi in narrazioni pi o
meno convenzionali. Faccio un caso per tutti: leggete qualcosa di Don
DeLillo. Underworld (Einaudi, 1997); o Cosmopolis (Einaudi, 2003).
Scoprirete, in alcuni passaggi della sua narrativa, come ha tesaurizzato
la lezione joyciana.
Personalmente, nel corso dei miei studi, ho sempre trovato molto
stimolanti le possibilit espressive insite nel flusso di coscienza,
nellambito delle tecniche narrative volte alla rappresentazione della
voce. Parleremo anche di Virginia Woolf e del suo approccio
peculiare di trattare il flusso di coscienza. Il tunneling process della
Woolf dichiaratamente molto debitore nei confronti dellUlisse,
del quale era stata uno dei primi lettori, ma vi si discosta per un modo
molto personale di declinarlo. proprio in virt dello spessore e della
forte personalit di Joyce e Woolf, che presi singolarmente
costituirono una sorta di unicum letterario e influenzarono in maniera
rilevante tanta produzione coeva e successiva, che ho deciso di
dedicargli uno spazio appropriato nelle pagine successive di questo
manuale.
54
Scavare caverne intorno ai personaggi
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Londra, per andare dal fiorista. Vuole decorare la sua casa che ospiter
un ricevimento, per conoscenti e amici vecchi e nuovi. Clarissa una
signora di mezzet, amante degli agi e della vita. Eppure si chiede
della morte, se la sua esistenza avrebbe potuto essere diversa se avesse
detto s, in passato, a Peter Walsh, amico di lunga data che rientra a
Londra dallIndia. Clarissa ha una sua teoria: si sopravvive nelle cose
che ci sono appartenute, nelle persone che abbiamo conosciuto e
amato, nei luoghi che abbiamo visitato.
Leggere un romanzo come La signora Dalloway pu indurre un
vago senso di vertigine. Si sprofonda in una scrittura densa e
mobile, dove i punti di vista cambiano con frequenza e
inavvertitamente. Si sente in maniera distinta la voce del narratore,
che coincide con quella dellautrice, ma dimprovviso questa voce si
mette da parte per lasciare la parola ai suoi personaggi, dei quali
vengono riportati i pensieri e gli stati danimo. Il testo non
strutturato per capitoli, ma per stream (flussi), riconducibili ai singoli
personaggi.
Era arrivata ai cancelli del parco. Si ferm un attimo, a
guardare gli autobus a Piccadilly. Non avrebbe mai pi detto
che uno cos o cos. Si sentiva molto giovane; e al tempo
stesso indicibilmente vecchia. Affondava come una lama nelle
cose; e al tempo stesso ne rimaneva fuori, osservava. Aveva
limpressione costante, anche ora guardando i taxi, di essere
lontana, lontanissima, in mare aperto, e sola. Sempre aveva
limpressione che vivere, anche un solo giorno, fosse molto,
molto pericoloso.
Se notate, limpianto convenzionale: apre la voce del narratore, fino
a Piccadilly, ma dopo il punto un inciso ci riporta direttamente il
sentimento di nostalgia di Clarissa per la vita e il Tempo che scorre.
Limpasto un misto di prosa e poesia, lirico e fantasmagorico,
con delle analogie (la lama che affonda; il mare aperto e insidioso).
A volte lo stacco tra uno stream e laltro introdotto da alcuni
elementi di transizione. Dal monologo interiore di Clarissa scorriamo
verso ulteriori stream. Il botto di unauto nel 1 stream rappresenta
una sorta di ideale staffetta che ci trasferisce in modo elegante nel 2
stream. Lauto riparte, percorre Piccadilly e St. James Street, diretta a
56
Buckingham Palace, seguita dalla commozione della folla che cerca di
capire se a bordo c la Regina, il Primo ministro o il Principe.
Leggiamone un brano:
Edgar J. Watkiss, col pezzo di piombo che gli sbucava da
sotto il braccio, disse con tono divertito, a voce alta: La
macchina del primo Ministro. Septimus Warren Smith, che si
trov impedito a passare, lo sent. Septimus Warren Smith, sui
trentanni circa, pallido in volto, il naso aquilino, le scarpe
marroni e una giacca sdrucita, gli occhi color nocciola, e nello
sguardo unaria di apprensione che comunicava anche agli
estranei. Il mondo aveva sollevato la frusta, sarebbe discesa?
Tutto si ferm! La vibrazione dei motori, intanto, continu a
pulsare come un battito irregolare che attraversi un corpo. Il
sole infoc, perch la macchina sera fermata appena fuori dal
negozio di Mulberry. [] Il mondo vacillava, tremava,
minacciava di scoppiare in fiamme. [] Su, vieni, disse
Lucrezia. Ma suo marito, perch erano sposati da quattro o
cinque anni ormai, trasal, fece uno scatto e disse:
Daccordo!, con rabbia, come se lavessero interrotto. La
gente se ne deve accorgere, la gente vede. La gente, pens lei,
guardando la folla che fissava la macchina, gli inglesi con i
loro bambini e i loro cavalli e i loro abiti che lei ammirava in
una certa misura; ma ora erano gente, perch Septimus aveva
detto, mi uccider, una cosa tremenda da dire. []
Probabilmente la Regina, pens la signora Dalloway,
uscendo da Mulberry coi fiori; la Regina. [] Cos disse Sarah
Bletchley, con il figlio in braccio, dondolandosi con il piede
come fosse davanti al suo caminetto di Pimlico, ma con
locchio fisso al Moll, mentre Emily Coates correva con lo
sguardo alle finestre del palazzo e pensava alle cameriere, le
innumerevoli cameriere, i letti, i letti innumerevoli.
Saggiunsero alla folla che cresceva un anziano gentiluomo,
con un terrier Aberdeen e della gente senza impiego. Il piccolo
signor Bowley, che abitava ad Albany e aveva sigillato a cera
le profonde sorgenti della vita, le quali potevano per
disigillarsi allimprovviso, nel modo meno appropriato,
sentimentalmente, davanti a questo genere di spettacoli [].
57
un lungo stream, che dura diverse pagine e del quale, per motivi di
spazio, vi cito solo le briciole. Si tratta di una focalizzazione interna
multipla, ovvero la voce narrante (Woolf) descrive il fondale, poi
esprime diversi punti di vista, a seconda dei personaggi, per uno
stesso evento (lauto che si muove verso Buckingham Palace) e in
sincrono, dipingendo una sorta di affresco corale; alcune voci
sono appena accennate e subito abbandonate (Edgar J. Watkiss, Sarah
Bletchley, il signor Bowley), altre con un peso specifico nel romanzo.
Ci appare subito chiaro che i meccanismi mentali di Septimus sono
alterati: il sole si scaldato troppo a causa dellauto che si fermata;
il mondo si surriscaldato ed in procinto di scoppiare. La moglie
Lucrezia, unitaliana, cerca di riportarlo a un principio di realt.
Linfelice Septimus il doppio di Clarissa; se questultima luce e
apertura, piena accettazione laica della vita e della morte,
Septimus la sua zona dombra, il rifiuto di un passato sentito
come indicibile sofferenza, imprigionato com nelle sue visioni
dorrore, perduto nella sua follia. Septimus Warren Smith, anche nel
nome, lanagramma di war smitten, reduce di guerra, un uomo
segnato senza rimedio da quel che ha vissuto al Fronte. Septimus e
Clarissa non si incontreranno mai nel romanzo, ma luomo come
fosse un protagonista complementare.
Lavorare su due personaggi in aperto contrasto permette a
Virginia Woolf di attuare un metodo da lei definito tunneling
process. Woolf attinge alle regioni pi oscure e profonde
dellindividualit dei personaggi con un lavoro di progressivo
sgretolamento. Lo scavare intende esprimere gradi pi sottili di
realt, variazioni sempre pi minime nella scala della luce, fino ad
arrivare a stati di semioscurit. Il Tempo al centro del romanzo, non
esclusivamente nella concreta metafora del Big Ben, lorologio della
torre di Londra che svetta imperterrito sopra gli accadimenti dei
londinesi che tras-corrono sotto le sue guglie; anche Nadia Fusini,
curatrice della traduzione e introduzione delledizione Feltrinelli
(1993) parla di una dimensione sconosciuta alla grammatica. Il
sistema dei tempi verbali piuttosto confuso: il presente dei
personaggi dato al passato e il loro passato, che dovrebbe per
logica prevedere il trapassato, non accade, un non pi e non
ancora, dove domina limperfetto, che rivela una sorta di non
58
concludersi dellazione e una propensione della Woolf a
mantenere una tensione di durata. Non per nulla il romanzo, nelle
prime intenzioni della sua autrice, doveva titolarsi Le ore. La
tensione di durata, rappresentata per mezzo del linguaggio,
altro non che quel flusso caotico di percezioni che vagano,
indifferenziate, e che Clarissa (e con lei Virginia Woolf) chiamano
vita, sottratta dalla memoria individuale al Tempo misurabile.
Essere Tempo per Clarissa Dalloway, nel senso di qualcosa di
ancora incompiuto, in divenire e sempre presente. Il che, innegabile,
mi appare affascinante, sia sul piano della pratica narrativa che nella
sfera dellattivit umana e in generale dellesistenza.
59
Incipit
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Dovreste sapere, piuttosto, che ci sono due modalit di articolare
un incipit, e precisamente facendosi due brevi domandine:
- Quando? In quale segmento narrativo, in quale punto della
fabula e dellintreccio intendereste collocare il vostro
incipit? Dovendo scrivere la biografia di un personaggio
probabile che il vostro incipit si innesti allepoca che vede la
nascita del medesimo. Oppure, eccovi una scelta che va nella
direzione opposta: qualche anno fa mi proposi di scrivere il
racconto di una relazione amorosa finita non propriamente
bene. Decisi che avrei aperto il mio racconto introducendo il
personaggio maschile nel momento in cui la sua storia damore
era terminata, per poi narrare a ritroso tutti gli antefatti,
tornando indietro nel tempo a quando tutto ebbe inizio.
- Come? Qui le risposte sono pi articolate e sar bene fare
qualche esempio. Potremmo iniziare da una descrizione di
paesaggi, di scene, di contesti storici, di spazi interni come
una stanza. Ricordate tutti lincipit del celebre romanzo di
Alessandro Manzoni: Quel ramo del lago di Como [].
Vale lo stesso discorso per uno splendido racconto di Thomas
Mann, Tonio Krger (1903): Il sole invernale non era che un
pallido chiarore, lattiginoso e stanco, dietro le coltri di nubi
sulle vie raccolte della citt. I vicoli chiusi dai frontoni delle
case erano bagnati e percorsi dal vento, e di tanto in tanto vi
cadeva una specie di grandine molle, n neve, n ghiaccio. La
scuola era finita. I ragazzi, finalmente liberi, fluivano a schiere
per il cortile lastricato e, usciti dal cancello, si separavano e
allontanavano in fretta, a destra e a sinistra [traduzione di
Anna Rosa A. Zweifel]. quasi cinematografico, non trovate?
Come se una telecamera riprendesse prima il cielo, poi i vicoli,
poi i bimbi che sciamano fuori da scuola. Dal generale al
particolare.
Capita sovente che lincipit di un racconto o di un romanzo
descriva un personaggio. il caso di Emma, di Jane Austen (1815):
Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa
confortevole e un carattere allegro, sembrava riunire in s il meglio
61
che la vita pu offrire, e aveva quasi raggiunto i ventun anni senza
subire alcun dolore o grave dispiacere [traduzione di Pietro
Meneghelli].
Molte narrazioni, tuttavia, iniziano in medias res, ovvero nel cuore
dellazione. Non mi stancher mai di citare il folgorante incipit de La
metamorfosi (1915) di Franz Kafka: Una mattina Gregorio Samsa,
destandosi da sogni inquieti, si trov mutato in un insetto mostruoso.
[] Che mi accaduto?, pens. Non era un sogno [traduzione di
Anita Rho].
Ci sono incipit che presentano forme di generalizzazione; ovvero,
prima di entrare nel vivo della storia, introducono delle
digressioni filosofiche, pensieri, considerazioni dellio narrante o
dellautore implicito. Andate a leggere Bambini nel tempo di Ian
McEwan (Einaudi, 1988): inizia con unelegante requisitoria contro il
traffico congestionato di Londra nelle ore di punta. Il romanzo di
Milan Kundera, Linsostenibile leggerezza dellessere (Adelphi,
1989), parte con una riflessione filosofica: Lidea delleterno ritorno
misteriosa, e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi
nellimbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeter cos come
labbiamo gi vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi
allinfinito! Che significato ha questo folle mito?14.
Potreste iniziare con un dialogo, come in Agosto, moglie mia non ti
conosco (BUR, 1999) di Achille Campanile.
Ci sono incipit di grande atmosfera. Vi consiglio di leggere Il
ragazzo morto e le comete di Goffredo Parise: Questa una sera
dinverno. Prima che il buio e il gelo arrivino nei cortili a tramontana,
per tutta la notte, Giorgio, Abramo e gli altri ragazzi accendono fuochi
con foglie fradice, rami morti e carta raccattata nelle immondizie15.
una sorta di rito iniziatico/propiziatorio quello che celebrano questi
ragazzi immersi nella miseria, tra le case sventrate, nel cuore della
devastazione prodotta da una guerra priva di senso.
62
Altri incipit hanno caratteristiche musicali, come nella prima
pagina di Dedalus. Ritratto dellartista da giovane di James Joyce
(1917), che per essere apprezzato appieno andrebbe letto in lingua
originale. Uno dei miei preferiti senza dubbio labbrivio di Lolita di
Vladimir Nabokov, nella bella traduzione per Adelphi di Giulia
Arborio Mella: Lolita. Luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio
peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso
di tre passi sul palato per battere al terzo, contro i denti. Lo.li.ta.16.
Ci sono incipit che rispecchiano alcuni temi metanarrativi, e lo
fanno con una tale grazia da non risultare dei meri esercizi di stile,
come nel caso di Woody Allen: nella sceneggiatura di Manhattan ci
restituisce il disagio dellhorror vacui di uno scrittore di fronte a un
foglio bianco e allincipit pi efficace da infilare: Voce di Ike:
Capitolo primo. Adorava New York. La idolatrava smisuratamente.
Uh, no, facciamo cos: Egli la mitizzava smisuratamente. Ecco per
lui in qualunque stagione questa era ancora una citt che esisteva in
bianco e nero e pulsava con i grandiosi motivi di George Gershwin.
Ah, ricominciamo da capo. [] Capitolo primo. Era troppo
romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto.
[] Trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico.
[] Per lui era una metafora della decadenza della cultura
contemporanea. [] La stessa carenza di integrit individuale che
porta tanta gente a cercare facili strade, stava trasformando
rapidamente la citt dei suoi sogni in. [] No, troppo predicatorio.
Insomma, guardiamoci in faccia: io questo libro lo devo vendere.
Capitolo primo. Adorava New York City17.
Chiudo questa rapida carrellata con lincipit di Se una notte
dinverno un viaggiatore (1979): Stai per cominciare a leggere il
nuovo romanzo Se una notte dinverno un viaggiatore di Italo
Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero.
Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nellindistinto. La porta
meglio chiuderla; di l c sempre la televisione accesa. Dillo subito,
63
agli altri: No, non voglio vedere la televisione! Alza la voce, se non
ti sentono: Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!18.
64
Il personaggio
65
Rispetto al chi sono, il mio consiglio di provare a scrivere, a
parte, la loro biografia. Non necessario che scriviate la biografia di
ciascuno dei personaggi che metterete in scena, ma quelli principali s.
E non detto che debba essere minuziosa: servono solo quelle
informazioni utili a gettare luce sulle caratteristiche del vostro
personaggio. Come autori dovreste cercare di conoscere il pi
possibile i vostri personaggi; non sentitevi obbligati a dare tutto in
pasto al lettore: alcuni elementi della biografia li conoscerete solo voi
e potete ometterli se non sono funzionali al racconto. Che bisogno c
di caricare il lettore di informazioni superflue e ridondanti? Il
personaggio si rivela quando agisce e quello svelamento
devessere limpido e ben definito nella vostra testa. Per il lettore,
se non del tutto chiaro anche meglio: permane quellalone di
mistero, il pungolo a scovare indizi, a riflettere sulle motivazioni e
peculiarit del personaggio. Al lettore non piace che gli venga detto
tutto; quasi un insulto al suo acume e alla sua intelligenza.
Come autori vi stupir il fatto che, una volta che avrete assegnato
delle caratteristiche fondamentali ai vostri personaggi,
abbastanza probabile chessi si comporteranno nientemeno che in
stretta coerenza con la biografia e il temperamento che gli avete
modellato. Se vi stupiscono con un cambiamento rilevante e repentino
rispetto a quel che avete immaginato di loro, evidente che qualcosa
intervenuto a modificare la loro vicenda e il loro atteggiamento nei
confronti della vita. La sostituzione di un tratto psicologico con un
altro, nel corso del racconto, rivela la loro capacit di evoluzione.
Il personaggio si allontana dal tipo per diventare un
individuo. Mi spiego con un celebre aforisma di W.C. Fields: Un
uomo che odia i cani e i bambini non pu essere completamente
malvagio. Possiamo intuire che un personaggio con questi tratti
abbia, per cos dire, i suoi buoni motivi: perch non sopporta i cani o i
bambini? Gli stato fatto un torto quandera piccolo? stato morso
da un cane? Ha subto qualche trauma? E se, nel corso della nostra
storia, lo scopriamo commuoversi per un neonato, cos accaduto? Il
pupo forse un suo figlio ripudiato? Era in fuga dalle responsabilit
paterne? La sua apparente brutalit si improvvisamente sgretolata
di fronte a un evento che ha sovvertito il suo modo di concepire alcuni
aspetti della vita. Guardate un film come Gran Torino (2008), con un
66
formidabile Clint Eastwood, per capire cosa intendo. Da burbero e
intollerante razzista lanziano reduce della guerra di Corea Walt
Kowalski, residente in un quartiere popolare americano, diverr un
difensore dei suoi vicini: una debole etnia di asiatici sottoposti a dure
vessazioni.
Harold Pinter ha scritto: I personaggi che crei ti osservano con
ostilit. Ho provato due diversi dolori dai miei personaggi. Ho
sperimentato la loro sofferenza, quando mi accorgevo a distorcerne o
falsificarne il carattere, e ho provato dolore quando non riuscivo ad
afferrarli, quando intenzionalmente mi sfuggivano, ritirandosi
nellombra. Senza dubbio esiste un conflitto tra uno scrittore e i
personaggi che crea; nel complesso direi che chi vince sono i
personaggi: devessere cos. E continua dicendo che quando un
autore simpone modelli troppo rigidi e non permette alle sue
creature di sparigliargli le carte, di avere vita propria, il risultato
un fallimento.
A volte il personaggio cos ingombrante e ha una tale influenza sul
suo autore che, dopo aver trascorso mesi in sua compagnia,
scrivendone le vicende per imbastire un romanzo, lo scrittore finisce
per sentirsi quasi sollevato nel doverlo congedare dal suo orizzonte
narrativo. Ad alcuni queste mie riflessioni potranno sembrare dei
vaneggiamenti, eppure vi assicuro che cos. Obietterete che in
realt lautore si rende disponibile a farsi tiranneggiare dai suoi
personaggi, che questa dinamica potrebbe configurarsi come un
capovolgimento dellusuale patto narrativo che presuppone una
sospensione dellincredulit da parte del lettore.
In effetti, se ci atteniamo esclusivamente a una lettura critica, non
dovremmo dimenticare che in realt il personaggio non ha quella
vita autonoma che autore e lettore fingono che abbia. una
costruzione testuale o, meglio, unaggregazione dinformazioni.
Verissimo. Ma ora pensate di dover fare un lungo viaggio in treno.
Siete in uno scompartimento, in compagnia di almeno tre persone.
Allinizio, per voi, quegli sconosciuti sono solo volti; li percepite come
esseri indifferenziati rispetto a tutte quelle persone che avete
incrociato nel frenetico andirivieni della stazione. Li osservate meglio
e magari vi incuriosiscono il loro abbigliamento, le acconciature, gli
67
oggetti che portano con s. Qualcuno inizia a parlare: si esprimono
opinioni, preferenze, si commentano notizie, si risponde al telefono e
trapelano aspetti pi confidenziali delle loro vite. Cominciate a
fantasticare su di loro, a porvi domande e intuire, dalle loro
risposte, che possano vivere in un certo modo. Parlando, gli
rivolgete qualche domanda e il ventaglio di informazioni si
arricchisce. Cominciate a guardare con altri occhi i vostri
interlocutori, e al termine del vostro viaggio in treno non sono pi
estranei ma si sono gi trasformati in personaggi.
Per E.M. Forster ci sono personaggi piatti o disegnati (flat
characters), abbozzati su una sola idea o qualit, e personaggi
modellati, a tutto tondo (round characters), pi complessi e
disponibili per una vita pi larga. Non stiamo parlando di
personaggi di rango inferiore e superiore: non una scala di valori.
Entrambe le tipologie permettono di ottenere variazioni e particolari
effetti allinterno di una strategia narrativa. I motivi che possono
indurre un autore a introdurre personaggi di diversa complessit nelle
proprie opere sono diversi e difficilmente schematizzabili; talvolta non
si tratta neanche di dinamiche o costruzioni del tutto consapevoli per
lautore medesimo. Certo che un round character presenta tutte
le potenzialit evolutive che possono avere presa sul lettore,
indurlo a riflettere e, perch no ( la pi legittima aspirazione di ogni
scrittore), regalargli emozioni profonde e durature nel tempo,
come se si trattasse di esperienze di vita reale. Regalare emozioni. Non
riesco a pensare a niente di meglio che non tramuti un tipo in un
personaggio, un essere dotato di una sua individualit e vita
autonoma che perdura come esperienza personale del lettore, anche
dopo aver riposto il libro sullo scaffale.
In linea generale ho risposto alla domanda chi sono?; nel
capitolo successivo mi soffermer sul secondo aspetto delle nostre
osservazioni di regista, rispondendo a cosa fanno?. Dir, per
quelli come noi che stanno sotto il palcoscenico, di quegli elementi
che di fatto caratterizzano un personaggio.
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Cosa fanno i personaggi?
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radicalmente trasformato rispetto ai grandi romanzi classici
dellOttocento e del Novecento. Chi scriverebbe, oggi, come il Victor
Hugo de I miserabili (1862), o il Thomas Mann de I Buddenbrook
(1901); e ancora il Proust di Alla ricerca del tempo perduto (1913-
1927)? La visione degli scrittori contemporanei, il loro bagaglio
culturale e il loro senso estetico sono molto diversi e oggi come oggi
ci si concentra sullazione. La scrittura, per certi aspetti, rivela in
questo senso molte pi parentele con espressioni o discipline
limitrofe: il fumetto o il cinema. Luomo contemporaneo dispone
di un tale bagaglio di immagini che risulta controproducente rallentare
il ritmo della prosa con descrizioni superflue, gi acquisite, laddove
pi efficace una didascalia o evocare un contesto o un fondale con
poche parole. Il nostro un mondo frenetico, dove tutto scorre a gran
velocit, dove ci si sposta pi velocemente, dove le informazioni sono
pi capillari e puntuali, anche grazie al web, e raggiungibili ai pi.
Lazione rivela; dalle azioni dei personaggi che incontriamo come
lettori di narrativa possiamo desumere tanto, forse tutto.
Mi soffermer pi nel dettaglio sugli aspetti del narrare e del
descrivere nel prossimo capitolo. Ora vorrei che ci focalizzassimo
sui personaggi. Quali sono gli elementi fondamentali che dobbiamo
imparare a padroneggiare per rendere credibile un personaggio,
per conoscere prima noi, come scrittori, quel che fanno i nostri
personaggi? Il metodo che propongo, quando vi ponete di fronte alla
questione cruciale di far agire un personaggio, di tenere conto di
questi aspetti:
Esigenze drammatiche. Potremmo anche chiamarle
motivazioni, per semplicit. Sono gli
obiettivi/mete/esigenze che il personaggio vuole soddisfare,
guadagnare, vincere, avere o conquistare nel corso della
storia. Vi ricorderete certamente il bel film campione dincassi
Rocky (1976), scritto e interpretato da Sylvester Stallone. In
fondo chi se ne frega se perdo questo incontro, non mi frega
niente neanche se mi spacca la testa, perch lunica cosa che
voglio resistere, nessuno mai riuscito a resistere con Creed;
se io riesco a reggere la distanza e se quando suona lultimo
gong sono ancora in piedi, io sapr per la prima volta in vita
70
mia che non sono soltanto un bullo di periferia. Ho citato per
intero quel che dice Rocky Balboa perch in queste poche frasi
sono delineate le esigenze drammatiche del personaggio. A
Rocky si presenta loccasione di una vita: combattere col
campione dei pesi massimi Apollo Creed. Ce la metter tutta;
per lui non solo passione per il pugilato, ma un tenace
desiderio di riscatto personale e sociale.
Punto di vista. il modo in cui un personaggio guarda al
mondo. Un buon personaggio esprimer sempre un punto
di vista determinato. C chi favorevole alla guerra, chi
contrario; chi vota a sinistra e chi a destra; chi vegetariano e
chi carnivoro; chi riflessivo, chi impulsivo e via
discorrendo. Se un vostro personaggio un maniaco sessuale,
esprimer un punto di vista peculiare rispetto al sesso: ne
ossessionato. Non chiedetevi perch: raccontate cosa fa, chi
molesta, perch non ha relazioni affettivamente stabili. In
seguito, magari con un bel flash-back, potreste narrare alcuni
eventi del suo passato, mostrando al lettore dei possibili
motivi per i quali oggi quel che .
Cambiamento. Il vostro personaggio subisce una
trasformazione nel corso della storia? In questo caso che
tipo di trasformazione? Pensate a La coscienza di Zeno
(1923) di Italo Svevo. Lo psichiatra di Zeno Cosini pubblica i
diari del suo paziente, che si volutamente sottratto alla terapia
psicanalitica. Forse non cambiato, Zeno, o forse pi
consapevole di s dopo quel che gli capitato. Pensate al
Raskolnikov di Delitto e castigo (1866) di Dostoevskij: come
cambia e finisce per espiare il terribile crimine che ha
commesso? Ho unaltra bella domanda per voi: avete letto
qualche racconto di Raymond Carver? Pensate che i suoi
personaggi cambino nel corso delle storie in cui sono
invischiati? La risposta : no. Molti dei suoi personaggi sono
statici, non riescono a fare tesoro delle esperienze che
vivono. Carver ha inteso ritrarre cos alcuni personaggi
appartenenti a un certo gruppo sociale: proletari della
71
provincia americana, dalla dubbia morale; disillusi che si
lasciano vivere, dediti a vizi come il bere o il gioco.
Atteggiamento. Conoscere latteggiamento del vostro
personaggio vi permette di dargli spessore. Pu essere un
atteggiamento positivo o negativo, felice o triste, forte o
debole, subordinato o autoritario, duro o malleabile, discreto o
invadente, coraggioso o vile. Nei racconti e nei romanzi di
Charles Bukowski, lio narrante (che una sorta di alter-ego
dellautore, e sovente potremmo definirlo un autore implicito)
ha uno sguardo cinico e, spesso, sprezzante nei confronti della
vita e degli altri personaggi coi quali entra in relazione. Il
personaggio di Alvy Singer in Io e Annie (1977) di Woody
Allen uno scettico, ma rivela pure un atteggiamento ironico
e molto intellettuale.
Se definirete bene questi quattro elementi che ho descritto,
avrete gli strumenti utili per costruire un buon personaggio.
Talvolta ci potranno essere delle sovrapposizioni: le esigenze
drammatiche porteranno a un cambiamento; un punto di vista
sfumer nellatteggiamento, che muter col variare delle esigenze
drammatiche. Insomma, non sempre avrete tutto cos ben distinto;
il vostro personaggio sar un amalgama di questi singoli
ingredienti.
Mi congedo con un esercizio. Abbozzate il vostro personaggio:
cucitegli addosso una biografia. Prendete spunto, magari, da un
tizio che conoscete e vi ha colpito. Il nonno ex-partigiano, lamico
iperattivo, il capoufficio stressante, vostra moglie, vostro marito,
la vostra amante, il vostro amante, il tipo del call center che vi
tampina al telefono con lofferta del secolo, un agente
immobiliare, un prete, il vostro dentista. Scrivetelo, definitelo.
Provate a metterlo in relazione con altri personaggi, magari
meno caratterizzati ma funzionali a quel che potrebbe
accadere. E ora? una bella domanda. Non preoccupatevi, una
domanda tira laltra. Chiedetevi ora: Cosa fanno i miei
personaggi?. tempo di agire.
72
Raccontare e descrivere
73
il lettore pu seguire le traversie di Angelica che fugge da Rinaldo, il
paladino bramoso di conquistarla:
74
In et barocca, le descrizioni raggiungono livelli che non esiterei a
definire parossistici, nel tentativo di inseguire una bellezza
esornativa, utile a esprimere il virtuosismo compositivo e lessicale
dellautore. Un caso per tutti LAdone (1623) di Giovan Battista
Marino: andate a spulciarne qualche ottava, sar illuminante! Ma
nellOttocento che la descrizione diviene pienamente significativa, a
opera dei maggiori romanzieri del tempo. Lunghe e articolate
descrizioni di ambienti e persone risultano fondamentali per
capire cause e motivazioni dellagire dei personaggi. La funzione
del descrivere si integra con la narrazione. Pensate alle belle
descrizioni di ambienti e personaggi di Jane Austen, popolare autrice
nella cui scrittura il sottile equilibrio tra raccontare e descrivere
sempre armonico e funzionale allintreccio.
Non mancano, nel Novecento, dei tentativi (pure ben riusciti) di
romanzi sperimentali che fanno della descrizione il cardine di
opere intere. Si tratta di operazioni intellettuali, volte a svincolare il
tradizionale retaggio servile della descrizione a favore della
narrazione. Sto parlando dellcole du regard, la scuola dello sguardo,
e in particolare di Alain Robbe-Grillet, autore di interi racconti che
altro non sono che descrizioni geometriche ed enigmatiche di ambienti
colti da un osservatore in condizione di assoluta staticit. Assimilabile
in parte a questa tendenza c un monumentale romanzo di Georges
Perec, La vita. Istruzioni per luso (1978), un curioso progetto che,
nelle intenzioni del suo autore, intende offrire al lettore [] uno
stabile parigino a cui sia stata tolta la facciata in modo che dal
pianterreno alle soffitte, tutte le stanze che si trovano sulla parte
anteriore delledificio, siano immediatamente e simultaneamente
visibili. Leggiamone un passo, tratto dal capitolo XIX, Altamont, 1:
Al secondo, in casa Altamont, si prepara il tradizionale
ricevimento annuale. [] Non ci sono quadri alle pareti,
facendo esse stesse, con le porte, ornamento: sono rivestite di
una tela dipinta, un panorama sontuoso in cui certi effetti a
inganno fanno pensare a una copia eseguita apposta per questa
stanza sulla base di certi cartoni presumibilmente pi antichi,
raffiguranti la vita nelle Indie come poteva immaginarsela la
fantasia popolare nella seconda met del diciannovesimo
75
secolo: innanzitutto una giungla lussureggiante popolata di
scimmie con occhi grandissimi, poi una radura sul braccio di
un fiume dove sguazzano tre elefanti spruzzandosi a vicenda;
ancora pi in l delle capanne su palafitte []20.
76
racconto in un momento critico. Pu, altres, far vedere in quadri
minuziosi e ricchi di dettagli, o con qualche pennellata di tipo
impressionistico, una gamma di effetti visivi esperiti attraverso la
lettura, magari col ricorso a metafore calzanti. questo un linguaggio
molto utilizzato nello script cinematografico: la panoramica, la
profondit di campo, la distanza da un particolare oggetto, punti di
vista alternativi, luci e ombre.
In questi casi la descrizione diretta espressione della nostra
epoca: un racconto per frammenti, un movimento rapido, a
tratti convulso, fatto di accelerazioni, brusche frenate e sterzate,
vincolato al potere dellimmagine evocata da un abile utilizzo del
linguaggio. per questo che chiudo questa breve carrellata sui
meccanismi del raccontare e del descrivere invitandovi a inserire,
giocoforza, tra le vostre letture di scrittura creativa, anche delle
sceneggiature. Soffermatevi sulle didascalie che introducono le
singole scene, le location dove i personaggi agiscono e dialogano;
considerate come vengono introdotti e descritti quegli stessi
personaggi quando compaiono per la prima volta nel testo. Fate buon
uso di queste tecniche e affinerete senza dubbio le vostre capacit di
raccontare e descrivere.
77
Il tempo della narrazione
78
Allinterno di una narrazione potremo perci distinguere almeno due
tipologie di tempo:
1. Tempo della scrittura: il tempo del personaggio o autore
implicito che sta raccontando la storia;
2. Tempo dellavventura: il tempo degli eventi narrati, le
sequenze temporali allinterno delle quali agiscono i
personaggi.
Fin dalle prime righe di un romanzo possiamo capire se la storia
si colloca nel passato, nel presente o nel futuro della voce narrante,
cio se gli eventi riferiti sono in un rapporto di anteriorit,
contemporaneit o posteriorit rispetto al momento in cui il racconto
si esplicita. Il tempo della scrittura , perci, per definizione il
tempo presente. Questo vale anche per il presente storico del
personaggio che racconta: pensiamo allimperatore Adriano in
Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Nessun narratore
pu far riferimento al momento in cui scrive o parla se non al
presente. Nella maggior parte dei casi le opere narrative collocano
comunque gli eventi pi importanti nel passato del narratore,
utilizzando di preferenza i tempi verbali del passato o la forma del
presente storico.
Ci divertiamo di pi (complicandoci la vita) con le tecniche di scrittura
creativa relative allordine del tempo, ovvero quegli espedienti o
effetti speciali ai quali possiamo ricorrere nellordinare nel
romanzo o nel racconto che andiamo a scrivere le nostre sequenze
temporali.
Lanalessi una qualsiasi evocazione, a fatti compiuti, di un evento
anteriore al punto della storia in cui ci si trova. Nel linguaggio
cinematografico si chiama flash-back. La prolessi invece quella
manovra narrativa che consiste nel raccontare o evocare in
anticipo un evento ulteriore, proiettato nellimmediato o in un
lontano futuro. Nel linguaggio cinematografico si chiama flash-
forward.
In montaggi rapidi come quelli delle sceneggiature per il cinema
o degli script per il fumetto, il ricorso a prolessi e analessi si rivela
79
interessante sul piano formale. Prendiamo un fumetto Marvel come
The Punisher. Il Punitore un antieroe, un vigilante che agisce in
modo violento contro tutti i criminali. Immaginiamolo in apertura di
una storia in medias res: vediamo il Punitore, armato fino ai denti,
sgominare una banda di narcotrafficanti. Mentre li sta uccidendo uno
a uno, senza esitazione e nei modi pi efferati, introduciamo alcuni
quadri in flash-back. Dapprima lo vediamo combattere in Vietnam; in
un altro riquadro vediamo una famigliola, brutalmente uccisa in uno
scontro a fuoco. In poche sequenze comprendiamo la sua attuale
ferocia: uno psicopatico, un reduce di guerra che uccide senza piet
per vendicare la morte della sua famiglia.
Raccontare sempre unattivit selettiva; non potendo narrare
tutto, lautore sceglie gli elementi a suo dire pi significativi,
tacendo o riassumendo gli altri. Nel caso appena citato di The
Punisher lautore ha deciso di non raccontare per esteso lantefatto
della famiglia felice, alcuni eventi del periodo sentimentale pi intenso
e vissuto con equilibrio dal protagonista, ma di privilegiare dei brevi
quadri che ne riassumessero la vicenda, per creare unatmosfera carica
di concitazione e di dramma. Il confronto che si attua, per lo scrittore,
tra il tempo dellavventura o della storia (ore, mesi, anni) e la durata
convenzionale del racconto (misurata in righe o pagine di testo). Gli
effetti formali pi significativi che possono originarsi dal trattamento
narrativo della durata, sono:
1. Rallentamento: si distingue in a) pausa = il tempo
dellavventura fermo, ma il narratore commenta e
descrive; b) analisi = il tempo dellavventura scorre pi
rapido del tempo del racconto (poche ore in molte pagine).
Un esempio tipico quello in cui Marcel Proust impiega (qui
in veste pure di autore implicito) 110 pagine per parlare del
ricevimento Villeparisis, che dura 3 ore; ne impiega 135 per la
serata musicale Charlus-Verdurin in La ricerca del tempo
perduto.
2. Equilibrio: viene anche detto scena. lequivalenza tra
durata dellavventura e durata del racconto. Per esporre
gli eventi e i dialoghi si impiega circa lo stesso tempo che
essi prendono nella realt. Vi consiglio di leggere un
80
racconto magistrale di Ambrose Bierce, I fatti accaduti presso
il ponte di Owl Creek: Un uomo era in piedi su un ponte
ferroviario nel nord dellAlabama, e guardava lacqua che
correva veloce sei metri pi in basso. Aveva le mani dietro la
schiena, i polsi legati con una corda. Una fune gli stringeva il
collo []22. In questo racconto, ambientato durante la guerra
di secessione, lagiato agricoltore sudista Peyton Farquhar sta
per essere impiccato sotto lo sguardo dei militari nordisti. Al
momento dellesecuzione la corda si spezza e luomo cade
stordito e confuso nel fiume; risale e si mette in salvo, poi va
incontro a tutta una serie di peripezie al termine delle quali
riabbraccia la sua famiglia ma (spoiler!) ci si rende conto
che la durata del racconto la stessa impiegata dal condannato
in agonia mentre riavvolge nella memoria episodi della sua vita
e fantastica di potersi salvare in limine, prima di penzolare
dalla forca senza vita.
3. Accelerazione: va distinta in a) sommario = il tempo
dellavventura scorre pi lentamente di quello del racconto
(poche righe per molte ore, giorni, mesi o anni). Egli viaggi.
Conobbe la malinconia dei piroscafi, i freddi risvegli sotto la
tenda, lo stordimento dei paesaggi e delle rovine, lamarezza
delle amicizie interrotte. Ritorn.23 e in b) ellissi: dove il
tempo dellavventura trascorre e la voce narrante omette
di raccontare cosa accaduto in sequenze temporali pi o
meno ampie. Credo che lesempio pi calzante di questa
tipologia di durata sia il celeberrimo E vissero felici e
contenti, al termine di una storia dove i protagonisti, dopo
aver attraversato momenti di complicazioni e crisi che
vengono narrate con minuzia di dettagli, agganciando
linteresse del lettore, si presuppone rifluiscano in una routine
di vita dove accadono per lungo tempo ulteriori eventi che per
il narratore decide di non riferire.
22 Ambrose Bierce, I fatti accaduti presso il ponte di Owl Creek, in Tutti i racconti
vol. 2, traduzione di Sara Brambilla, Fanucci, 2006.
23 Gustave Flaubert, Leducazione sentimentale, citato in Angelo Marchese,
Lofficina del racconto, Mondadori, 1990.
81
Questa, per sommi capi, la nostra ricognizione sul tempo della
narrazione; adesso disponete di qualche strumento o effetto in
pi per rendere dinamico il vostro racconto e conferire pi
mordente alla vostra scrittura creativa.
82
I dialoghi
83
raccontare la vera storia della mia vita dissipata. Fra laltro
mettendomi a scribacchiare un libro alla mia veneranda et []24.
Per scrivere un buon monologo (ma vale anche per un dialogo a
due o pi personaggi) dovete imparare ad associare in tutta
libert, a partire da ogni pretesto utile. Istituite collegamenti, anche
lontani tra loro, saltate di palo in frasca o inceppatevi, come fareste
pensando tra voi e voi. Un po come per il flusso di coscienza, bisogna
saper gestire limplicito: uno non dice quel che gi conosce; occorrono
delle frasi sottintese, involute, talvolta autoreferenziali. Limportante,
per lo scrittore, non perdere il senso del discorso e il messaggio che
si intende veicolare.
Il dialogo pi autentico, per, il call and response, il botta e risposta.
I grandi drammaturghi, gli sceneggiatori, gli scrittori pi dotati
rivelano, al riguardo, un grande senso del ritmo. Io consiglio
sempre di leggere delle sceneggiature: provate con Manhattan di
Woody Allen (ma vanno bene anche altri suoi film: Allen ci sa fare
con i dialoghi!). Unaltra sceneggiatura dalla quale potete imparare
molto lo screenplay di Lolita (Bompiani, 1997), a firma di Vladimir
Nabokov, specie se comparato al romanzo del medesimo autore. Un
grande maestro e un riferimento costante, per i dialoghi, Harold
Pinter. Pinter stato attore, regista, drammaturgo, sceneggiatore per
il teatro, cinema e Tv, poeta e scrittore; stato autore di alcune
commedie considerate veri e propri capolavori del teatro dellassurdo.
I dialoghi di Pinter sono inconfondibili per il loro ritmo, la loro
naturalezza, lo humor caustico che sprigionano quasi
involontariamente, frutto di una scrittura sicura e padrona di toni,
registri e tempi. Ho isolato per voi un brano tratto da Lamante:
RICHARD: (amorevolmente) Viene il tuo amante, oggi?
SARAH: Mmnn.
RICHARD: A che ora?
SARAH: Alle tre.
RICHARD: Uscite o restate in casa?
SARAH: Oh restiamo in casa.
84
RICHARD: Non volevi andare a vedere quella mostra?
SARAH: S ma oggi preferisco restare qui, con lui.
RICHARD: Mmn-hmmn. Beh, io devo scappare. (Va
allingresso e si mette la bombetta) Rester a lungo?
SARAH: Mmmnnn
RICHARD: Allora ci vediamo verso le sei.
SARAH: S.
RICHARD: Divertiti.
SARAH: Mmnn.
RICHARD: A pi tardi.
SARAH: A pi tardi25.
85
fumetti, eccetera una tecnica utilizzata da quegli autori che intendono
volutamente strizzare locchiolino a un parco di lettori spesso seriali
e di sicuro competenti in materia.
86
JOHNNY: Cosa?
PETER: Non parlare di queste cose di fronte a tutti.
JOHNNY: Non ci sentono.
PETER: Ti prego.
JOHNNY: Dovresti dire a tutti chi sei.
PETER: Hai ragione, dovrei. No, aspetta. Ti sbagli. Non
dovrei.
JOHNNY: Dovresti.
PETER: Non dovrei affatto.
BOBBY: Odio Nick Fury.
PETER: Io sono indeciso.
BOBBY: La benda sullocchio mi inquieta.
JOHNNY: B, non puoi farci niente. Ha perso un occhio.
BOBBY: Ho sempre pensato che ci fosse un quato dietro
quella benda.
PETER: Un cosa?
BOBBY: Vi ricordate Atto di forza? Il tizio si tira su la
camicia e aveva un piccolo quato. Ho sempre pensato che lui
avrebbe sollevato la benda e che questo piccolo quato Nick
Fury avrebbe detto Salve, come va?
JOHNNY: una carogna. Tanto meglio che sia sparito.
PETER: Non una carogna.
JOHNNY: Fidati. Quando verr fuori tutto su di lui, te ne
accorgerai.
PETER: B, ora sparito, quindi.
RAGAZZE: Ehi! Venite ragazzi?
PETER: No.
RAGAZZE: Ci sono delle ragazze qui.
PETER: Oh, s.26
26
Brian M. Bendis, Amici stupefacenti, traduzione di Pier Paolo Ronchetti, Marvel
Italia, 2009.
87
simboliche e i contenuti vanno letti nellimplicito, nel sottinteso e
nellambivalenza di quanto viene detto. Ecco un buon esercizio:
Inventate una breve storia e dipanatela tutta attraverso un dialogo tra
personaggi (due, tre, quanti vi pare). Cercate di sintonizzarvi sul
vostro ritmo interiore, sul vostro respiro, sulla vostra esperienza
di parlanti. Provate a rileggere il vostro racconto ad alta voce. Ha
il giusto ritmo? regolare, sincopato, in levare? Quale effetto
volevate ottenere? Sottraete, pensate a come parlereste nella vita
comune, non al vostro stile. Lesercizio costante nella costruzione dei
dialoghi vi far senza dubbio progredire nella scrittura, allo stesso
modo in cui un musicista si esercita a lungo su alcuni passaggi di uno
spartito per diventare pi fluido nellesecuzione di un brano e, ultimo
ma non meno importante, pi espressivo, ricercando un proprio stile e
una peculiarit della sua voce.
88
Il finale
89
Pensate al momento in cui avete ideato la vostra storia. Avete
disseminato vari indizi, creato una successione di eventi, pi o meno
intrecciati tra loro, li avete distribuiti in sequenze temporali e spaziali,
avete costruito una rosa di personaggi e li avete fatti interagire tra loro.
naturale che, in questo febbrile andirivieni, abbiate pensato a come
terminare la storia. Magari non vi stato chiaro ed evidente fin da
subito, ma proseguendo nella narrazione come se poteste
intravederlo. I contorni non sono ancora nitidi, ma ci state arrivando a
grandi passi: lo scolpirete scrivendolo. E limando ancora.
Ecco, magari le regole non ci sono, ma delle linee guida, ora che ci
penso, ci potrebbero stare. Andate a rileggere cosa vi dicevo a
proposito della costruzione del personaggio. cambiato il
personaggio nel corso della vostra storia? Se s, dovete motivarlo.
Risolvete il personaggio e la storia. Cosa gli accaduto? Quali prove
ha superato? Trovate una soluzione che si adatti alle caratteristiche
del personaggio; che ne sia, per cos dire, la diretta conseguenza.
Cercate di renderlo efficace e funzionale. Se avete tratteggiato bene
il vostro personaggio come se la storia vi prendesse per mano e
andasse scrivendosi da sola, per gradi. Abbiate fiducia nel processo.
Crimini e misfatti (1989) di Woody Allen un film che indaga in
profondit le scelte morali, il cambiamento dei personaggi e
coinvolge il pubblico a dare un giudizio etico sulla conclusione
della storia. Due vite parallele si sfiorano in occasione di una
conversazione, nel corso di un ricevimento nuziale, nella societ
dellalta borghesia newyorkese e tracciano in terza persona un bilancio
delle loro esistenze. Il personaggio di Judah (un nome, un
programma!), noto chirurgo oftalmologo e filantropo, molto
cambiato rispetto allinizio della vicenda. Il medico tradisce da anni
la consorte con lex hostess Dolores. Lamante, stanca di una relazione
senza sbocco, cerca di rivelarsi alla moglie tradita per mezzo di una
lettera che intercettata dallo stesso Judah non arriver mai a
destinazione. Minacciato da Dolores, Judah si rivolge al fratello, che
la fa assassinare da un sicario. Il medico la far franca; salver la sua
reputazione ma non la sua integrit morale. Il documentarista Cliff,
deluso dalla sua vita e da un rapporto coniugale che si trascina,
trova nella dolce Halley un possibile riscatto. I due sono attorniati
90
da un ambiente vacuo e autocelebrativo, rappresentato dal cineasta
Lester, figura invadente e ipertrofica, miliardario di successo e di
dubbia moralit, che ricopre Halley di attenzioni. Cliff innamorato
della ragazza e la corteggia timidamente; tra loro ci sono un
coinvolgimento emotivo e una condivisione di valori. Stimano il
professor Levy, figura di grande spessore intellettuale e celebratore
della vita. Ma quando il professore si suicida, giustificando la sua
scelta estrema con una banale frase daddio, il mondo di Cliff e Halley
vacilla, cos come i loro riferimenti. Halley finir per cedere al
corteggiamento del tronfio Lester e Cliff rimarr uguale a s stesso,
personaggio umbratile e disilluso nei confronti dellesistenza.
Non un happy end, ne converrete. Se ne desiderate uno potete sempre
affidarvi a Jane Austen e al suo Persuasione (1817). Anne Elliot la
secondogenita di Sir Walter Elliot; sua madre morta da tempo e sua
sorella Elizabeth ha preso il suo posto nella gestione della casa; la
sorella minore, Mary, ha invece sposato un ricco proprietario terriero.
Gli Elliot sono orgogliosi della loro posizione sociale, a parte Anne,
che non d peso alle differenze di classe, ma si fa comunque
convincere da Lady Russel, la migliore amica di sua madre, a
rompere il suo fidanzamento col capitano Wentworth, un ufficiale
di marina di ceto inferiore e senza molte prospettive per il futuro.
I due che comunque si amavano , si ritrovano dopo otto anni,
complice il fatto che il cognato dellufficiale, lammiraglio Croft, ha
affittato la residenza degli Elliot, indebitatisi per aver vissuto al di
sopra delle loro possibilit. Anne scopre che nel frattempo Wentworth
diventato ricco in seguito a una promozione, ottenuta per il suo ruolo
nelle guerre contro Napoleone. Non questa la molla decisiva a
ricomporre la coppia, che chiarisce i propri sentimenti attraversando
diverse peripezie, ma diciamo che i parenti dei due si ricompattano, in
parte, proprio in virt del cambiamento del loro status sociale. Al
coronamento del sentimento amoroso segue un wind-up, un
capitolo conclusivo dove la Austen rivela al lettore il destino dei
vari personaggi coinvolti nella storia (Sir Elliot, le due sorelle di
Anne, la stessa Anne e il suo capitano, Lady Russel tra gli altri). Lo
stratagemma, a bocce ferme e dopo la soluzione della vicenda, ha
lobiettivo di offrire al lettore, in prospettiva e da una certa
91
distanza, un affresco della societ delineata nel romanzo nel
confronto con gli imprevisti che la vita ci riserva.
Un finale similare, aperto, dove la storia viene contemplata a
distanza di tempo dal protagonista che lha vissuta, si ha in Lolita
di Vladimir Nabokov. H. H. in carcere, dopo aver ucciso Quilty, il
regista che gli ha portato via la figliastra Lolita, per la quale aveva un
attaccamento morboso. Lei, avendo bisogno di denaro, si era rifatta
viva a distanza di tempo. Era stata scaricata da Quilty; ormai era una
diciassettenne, in attesa di un figlio dal marito Dick, che non conosce
nulla del suo passato. Una vicenda torbida e scabrosa si compensa
e sublima nella bellezza che sfiorisce ma rimane eterna nellarte.
Questa, dunque, la mia storia. [] nessuno di noi due sar vivo
quando il lettore aprir questo libro. [] Sii fedele al tuo Dick. Non
lasciarti toccare dagli altri. Non parlare con gli sconosciuti. Spero che
vorrai bene al tuo bambino. Spero che sar un maschio. Spero che quel
tuo marito ti tratti sempre bene [] Penso agli uri e agli angeli, al
segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dellarte.
E questa la sola immortalit che tu e io possiamo condividere, mia
Lolita27.
Ci sono degli explicit che costituiscono una vera e propria cesura,
uninterruzione pi o meno netta della storia. J.R.R. Tolkien ha
scritto un monumentale romanzo come Il signore degli anelli (1954),
e come lo termina? Egli trasse un profondo respiro. Sono tornato,
disse. Dopo tutta una serie di conflitti e avventure uno ha pure diritto
a riposarsi, che ne dite?
Altre chiusure sono basate sul ribaltamento, sul colpo di scena. Ne
La versione di Barney di Mordecai Richler, Barney un ricco ebreo
canadese, produttore televisivo di successo. Si decide a scrivere
unautobiografia per dare la sua versione dei fatti che hanno portato
alla morte del suo amico Boogie Moscovitch, per liberarsi
dallaccusa di omicidio mossagli dallo scrittore Terry McIver. I dubbi
del lettore circa la presunta colpevolezza di Barney vengono fugati
nel poscritto del testo, opera del figlio Michael, in cui si spiegano
i vuoti di memoria di Barney (dovuti allincipiente Alzheimer)
27
Vladimir Nabokov, op. cit.
92
e si svela il mistero su Boogie (grazie, nientemeno, che a un
Canadair!).
Infine, possiamo avere dei finali che rilanciano la narrazione. il
tipico caso dei romanzi seriali, o comunque di sceneggiature per la Tv
e il fumetto, dove piuttosto frequente che al termine di un
combattimento senza esclusione di colpi, che ha visto trionfare leroe
di turno, il robot assassino (per esempio un Terminator e simili) sia
deflagrato nellesplosione di un sinistro laboratorio sotterraneo. Ma
sotto le macerie annerite e fumanti, un rosso occhio cibernetico
lampeggia ancora, poco prima della parola fine. pronto lantefatto
di un nuovo episodio.
Avete gi un finale per la vostra storia? Avrete compreso
limportanza di gestire in modo adeguato una chiusura degna di
quanto state raccontando, consapevoli comunque che a scrittura
ultimata, col vostro lavoro (non lo dico per scoraggiarvi) siete solo a
un apprezzabile punto di partenza. Avete del materiale: ora si tratta di
rileggere con attenzione e di apprendere, con la teoria e sul campo,
come finalizzarlo per mezzo di un processo articolato di revisione del
testo.
93
La revisione
94
paragrafi, dei salti di riga o dei capitoli. Potrete evidenziare a colori,
sottolineare e prendere appunti a margine del foglio.
Ho suddiviso le mie indicazioni di revisione in 3 distinte fasi, a
scopo didattico e divulgativo. Vi consiglio di considerare le fasi non
come dei momenti distinti ma tre diverse modalit di approccio al
vostro testo che potete integrare, pure senza soluzione di continuit o
nellordine in cui vado a illustrarle, se siete abili e consapevoli a
sufficienza. Limportante che le applichiate a singole porzioni di
testo: concentrarvi su un solo capitolo per volta o su un blocco di
pagine (non pi di 6-8) vi permette di mantenere un buon standard
di attenzione e freschezza. Dovete essere vigili e riposati per evitare
che il testo svicoli e si sottragga alla vostra indagine.
1) Fase del corpo astrale. Lho definita cos pensando a quei
santoni che in corso di meditazione riescono a separare la
propria anima dal corpo fisico e farla vagare nelluniverso.
Limpresa consiste nello sdoppiare il vostro io; lio
lettore deve prendere le distanze dallio autore, dal suo
amor proprio e dalla sua sicumera. Deve vincere le sue
resistenze e guadagnare in obiettivit. Rinchiudetevi nel
vostro studio o nella vostra cameretta: dovrete essere soli.
Cominciate a leggere a voce alta il vostro scritto; fate
appello a tutto il vostro senso musicale: meglio ancora se
avete delle effettive conoscenze o nozioni di musica. Ascoltate
il respiro della vostra prosa, apprezzatene il ritmo e la cadenza.
Qui lavete voluta cos concitata, frettolosa? sincopata, come
un brano jazz, o in levare come uno ska? Ha un andamento
paratattico (tic, tac punto; tic, tac punto)? Avete coltivato
un florilegio di subordinate? Vi piace il suono di quel che avete
scritto? Lio lettore dovr essere molto esigente; non potrete
eluderlo, non avete scampo come autori. Sar impietoso,
per il vostro bene. La domanda pi spietata che il vostro io
lettore si porr, alla fine del capitolo, sar: Lo leggerei un
romanzo come questo? Lo acquisterei se lo trovassi in
libreria?.
2) Fase del tagliando. Dopo una prima lettura di pancia segue
il lavoro sporco. la fase pi tecnica e viene detta del
95
tagliando proprio perch la metafora calzante: portate lauto
in officina per testare lelettronica, cambiare il filtro e lolio, le
pastiglie dei freni, effettuare la convergenza dei pneumatici
eccetera. Passerete il testo al setaccio, alla ricerca di refusi,
di errori grammaticali, di ripetizioni e di ridondanze. Ci
sono dei paragrafi troppo lunghi? Vanno spezzati, per dare
maggiore ritmo e agio al respiro (lio lettore quasi ci si
strozzava, annaspava alla ricerca del punto). Curate la
punteggiatura: le virgole sono tutte al loro posto? Ogni tanto
ricordatevi di inserire un punto e virgola. Usate a sproposito i
puntini di sospensione? La pagina non uno spezzatino.
Attenzione agli avverbi: sono come la gramigna e vanno
estirpati. Conservate solo lo stretto necessario. Il mese scorso
mi capitato di infilare una sfilza di avverbi in mente nei miei
articoli e di non accorgermene. Fortuna che qualcuno mi ha
letto e fornito assistenza. Ricorrere a un lettore esterno (un
amico competente, per esempio) un supporto preziosissimo.
Controllate la concordanza dei verbi. Curate il lessico;
osservate che non ci sia uneccessiva ricorrenza degli stessi
termini. Si chiama culto della variatio, una tradizione che noi
italiani ci portiamo dietro fin dal Duecento. Munitevi di utili
strumenti del mestiere: un vocabolario o le Garzantine di
Italiano (per la grammatica, la sintassi e i vari dubbi); una
buona grammatica italiana, come la Salvi-Vanelli, edita da Il
Mulino; ancora: Il nuovo manuale di stile di Zanichelli, ma ce
ne sono a iosa. Per non dire di un manuale dei sinonimi e
contrari. Fate molta attenzione ai dialoghi: come suonavano
allio lettore? Li ha trovati di suo gusto: erano verosimili?
Inducevano sbadigli sospetti? Meglio ritoccarli, renderli pi
agili e frizzanti. Controllate anche le didascalie: servivano a
creare maggior ritmo? Evocavano bene il contesto della
conversazione, creavano intriganti effetti di diversivo?
Come stiamo a descrizioni? tutto chiaro, avete
limpressione che il messaggio sia stato indirizzato in
maniera adeguata? O lio lettore ha rilevato delle frasi
ambivalenti, delle proposizioni che andrebbero meglio
circostanziate, dei passaggi dove focalizzare di pi lattenzione
del lettore e fornirgli ulteriori elementi? Ci sono degli
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anacoluti, delle autoreferenzialit, delle occorrenze gergali
l dove non sarebbe opportuno? Che dire delle metafore?
Vi sembra siano azzeccate e poco convenzionali? Se i
capelli di lei ondeggiavano al vento pu risultare la solita
minestra (i capelli come le onde del mare), dire che i suoi
denti erano bianchi come un gregge di pecore o regolari
come un esercito schierato in battaglia meno comune.
Dipende dalleffetto che desiderate indurre nel lettore: colpirlo
col vostro stile ricercato, farlo sorridere o altro. Modificate. A
ben guardare si potrebbe scrivere un manuale solo per questa
fase della revisione.
3) Fase dellatto di dolore. Non giriamoci intorno: riscrivere
doloroso. La scrittura vischiosa; una volta che labbiamo
oggettivata sulla pagina, ci resiste. Ci si affeziona a quel che
abbiamo scritto. Di primo acchito non vorremmo
contrabbandarlo con alcuna frase adamantina al mondo.
Perch non labbiamo scritta noi. Cerchiamo di farci unidea
generale del nostro lavoro: pu essere che dei capitoli o dei
passaggi in particolare, pur piacevoli e colmi di buone idee
e soluzioni, non siano pertinenti o funzionali a
rappresentare quel che ci proponevamo. Magari frenano il
dettato, o ci fanno divagare e gigioneggiare; stiamo perdendo
di vista il bersaglio. Bisogna trovare il coraggio di sfrondare,
di tagliare ancora. Va tenuto solo quel ch in stretta
relazione, che si armonizza bene con lecosistema
narrativo che abbiamo contribuito a creare. Valutiamo di
spezzare la descrizione di un personaggio, di spostare dei
segmenti narrativi, di tornarci sopra in un altro capitolo.
Meglio ancora: Show, dont tell! Cerchiamo di focalizzarci
sulle azioni, sugli eventi della nostra storia. Mostriamo,
evitiamo di sbrodolarci addosso. Il personaggio si spiegher
per quello che compie o afferma. Talvolta ci sono dei salti
logici: abbiamo dilatato troppo un evento di per s marginale e
risolto in modo brusco un fatto cruciale che imprime una svolta
allintreccio. Chiediamoci se ci soddisfa, se leffetto che ci
siamo proposti o se il caso di tornarci sopra: di andare
gi di mannaia e riscrivere. A volte cos anche per i tempi
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verbali. Una volta ho scritto di un sogno; rileggendo il tutto
cera qualcosa che non mi andava a genio. Ho provato a
sostituire i tempi dei verbi, da remoto a imperfetto, come
parlano i bambini, collocando gli eventi in una dimensione
vaga e non precisata Funzionava. Mi pento e mi dolgo dei
miei peccati, dovremmo salmodiare. E riscrivere. Anche
interi capitoli. Una, due, tre, dieci volte. Fino a che lio lettore
non ci d un qualche cenno di soddisfazione.
Non una passeggiata, insomma. Vi sarete resi conto che avete
bisogno di motivazioni, dedizione e allenamento per la revisione del
testo, cos come per tutta la scrittura creativa, pi simile a una
maratona: non si improvvisa. Nella speranza che i miei spunti di
riflessione, le proposte di esercizio, le letture e le tecniche che vi ho
illustrato vi possano tornare utili nella pratica quotidiana, vi auguro
buon lavoro e buona fortuna per tutti i progetti legati alla scrittura
creativa che avete intrapreso o che intraprenderete. A rileggerci!
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Note sullautore
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Indice
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