TENNESSEE WILLIAMS - Proprietà Espropriata
TENNESSEE WILLIAMS - Proprietà Espropriata
TENNESSEE WILLIAMS - Proprietà Espropriata
PERSONAGGI
WILLIE
TOM
(L'argine di una strada ferrata nei sobborghi di una cittadina del Mississippi, in uno di quei
mattini invernali bianchicci e lattiginosi propri di quella regione. L'aria è umida e gelida. Oltre
l'argine del binario una grande e gialla ossatura di una casa ha qualcosa di tragico nel suo
abbandono. Alcune delle finestre superiori sono chiuse con degli assi mentre una parte del tetto
è crollata. Tutto attorno la campagna è piatta e uniforme. Sullo sfondo a sinistra un cartello
pubblicitario con la scritta: « Gin with Jake »; qua e là alcuni pali telegrafici e qualche albero
spoglio. Il cielo è bianchiccio solcato ogni tanto dai corvi le cui grida sembrano al rumore di
stoffa strappata. Willie, la ragazza, viene avanti tenendosi in equilibrio sulla rotaia con le
braccia aperte. In una mano ha un pezzo di banana e nell'altra una bambola ridotta in
condizioni pietose: i pochi capelli biondi rimasti sono sporchi. Willie è una figurina che
stupisce: esile come uno stelo, veste un abito da sera di vistosa volgarità in velluto nero con un
giro di pizzo molto sciupato attorno al collo, e una collana di perle da pochi soldi. Le scarpe
da signorina col tacco alto, anch'esse molto sciupate, erano in origine argentate con fibbie
gialle. I polsi e le dita sono sovraccarichi di cianfrusaglie da bazar. Si è incipriata senza
accortezza e il rossetto le segna delle labbra mostruose. Ha circa tredici anni e malgrado quel
modo di vestirsi e di truccarsi, in lei è rimasto qualcosa dell'innocenza infantile. Spesso scoppia
in una risata che rivela un precoce e tragico senso dell'abbandono. Tom, il ragazzo, che ha
pressapoco la stia stessa età, la guarda dal basso della scarpata. Indossa pantaloncini di velluto
a righe, una camicia azzurra e tiene in mano un cervo volante rosso con una lunga coda).
Willie - Non parlarmi prima che cada. (Continua ad avanzare sulla rotaia. Tom
l'osserva ammutolito dallo stupore. Il moto ondulatorio di Willie si ac-
centua paurosamente. Infine si rivolge a Tom con voce soffocata)
Acchiappa... questa... stupida bambola... per favore.
Willie - (c. s.) Non vorrei... romperla... cadendo... Non credo che resisterò
ancora... a lungo... vero?
Tom - No.
Willie - Non ne posso quasi più... (Tom s'avvicina per aiutarla) No, non
toccarmi. Non è giusto farsi aiutare. Bisogna... riuscirci... da soli. Dio
mio, vacillo! Chissà cos'è che mi rende così nervosa. Vedi quella
cisterna dell'acqua là dietro?
Tom - Sì.
Willie - E' di là che sono partita. Non ho mai fatto un pezzo... così lungo...
senza cadere. Voglio dire che non l'ho mai fatto se arriverò... sino al
prossimo... palo telegrafico. Oh, ecco che cado! (Si sbilancia e rotola
giù lungo la scarpata).
Willie - Mi sono spelata un po' il ginocchio. Meno male che non mi sono messa
le calze di seta!
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Tom - E' la medicina degli animali, lo sputo. Essi leccano sempre le loro
ferite.
Willie - Lo so, però la peggio l'ha avuta il mio braccialetto. E' saltato via un
diamante. Dove sarà andato a finire?
Tom - In mezzo a tutte queste scorie e questa cenere non lo troverai mai più.
Tom - E' facile immaginarlo. Se lo fosse stato, tu non saresti qui a passeggiare
sulle rotaie con una scassatissima bambola e un pezzo di banana marcia
in mano.
Willie - Oh, se è solo per questo, al posto tuo non sarei tanto sicura. Potrei
sempre essere una persona speciale o qualcos'altro. Non si può mai
sapere. Tu, come ti chiami?
Tom - Tom.
Willie - Prima che nascessi, volevano ch'io fossi un maschio, ma non è andata
così. I miei avevano già una figlia, Alva, mia sorella. Ma tu perché non
sei a scuola?
Tom - Pensavo che fosse una giornata di vento e che il mio cervo volante
potesse volare.
Tom - Certo.
Tom - Sì.
Tom - Già...
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Willie - Tuttavia, il vento non c'è.
Tom - Già...
Willie - Forse è troppo in alto perché noi lo possiamo sentire. In alto, lassù nel
granaio, toglierà la polvere ai mobili che ci sono.
Willie - Quinta A.
Tom - A passeggiare sulle rotaie non riuscirai mai a farti un'istruzione, però.
Willie - E neanche tu a far volare i tuoi cervi volanti rossi. Del resto...
Willie - Per una donna ciò che ha importanza è saper vivere e quello l'ho
imparato da mia sorella Al va. Lei aveva una meravigliosa popolarità
fra gli uomini della ferrovia.
Tom - I macchinisti?
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Tom - Già... (Il grido dei corvi echeggia nell'aria gelida).
Tom - A Memphis?
Willie - No.
Willie - No.
Tom - Come?
Willie - (con violenza) Fossa, cimitero, camposanto! Non sai più il significato
delle parole?
Willie - Caro mio, tu non conosci neanche la metà della storia. Per un certo
tempo in quella grande casa gialla si usava passare allegramente il
tempo.
Tom - Lo credo.
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Tom - Cosa è successo? Gli altri dove sono andati?
Tom - Ah sì?
Willie - Valeva la pena di vederlo per ammirare il modo col quale moriva.
Bellissimo. Tu lo sai, a suon di violino. E poi tanti, tanti fiori bianchi e
tutti i suoi innamorati che le stavano attorno nella commovente scena
finale.
Tom - Ah...
Tom - Sì?
Willie - Come i topi da una nave che affonda! Lei li definiva così. Però... non
era come la morte nel film.
Tom - No?
Tom - Lo sapeva?
Willie - Quello che portava le grosse scatole a forma di cuore, piene di quei
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cioccolatini chiamati « Bellezza americana ».
Tom - Oh!...
Willie - Ma lei lo trascurò sempre. Diceva che aveva i denti guasti e che il suo
alito puzzava.
Tom - Oh!
Willie - La morte di Alva non assomigliava a quella del film: lì quando muore
qualcuno suonano i violini.
Willie - No, neanche una dannata armonica. Dicevano che non era conforme
al regolamento dell'ospedale. Andava sempre in giro per la casa can-
tando...
Willie - Sì, e dava vita a delle stupende serate. Questo era il suo numero
favorito. (Tende le braccia e chiude gli occhi nella simulata estasi dei
cantanti professionisti di « blues ». La sua voce è molto acuta e pura
con un timbro che denuncia una precoce emotività)
Tom - Oh!
Tom - Ah sì?
Willie - Dapprincipio sono spariti, e credo per la paura di sentirsi chiedere del
denaro per le spese, ma adesso sono ritornati tutti come un mucchio di
centesimi quando si prende il resto. Alla sera esco con loro e sto
diventando popolare. Guarda.
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Tom - Cosa?
Willie - Come so essere seducente. (Si mette di fronte a Tom e gli fa vedere
come sa fare la danza del ventre).
Willie - Lo so?
Tom - Sì, dice che l'hai fatto entrare e che hai danzato per lui nuda.
Willie - Oh! I capelli di questa sciocca bambola hanno bisogno di essere lavati.
Ho paura di lavarla perché si potrebbe scollare la testa, nel punto che si
è già rotta. Credo che il cervello sia schizzato fuori tutto perché dopo
non ha fatto altro che la stupida. Dice e fa le cose più scandalose.
Willie - Innanzi tutto l'ho fatto perché ero sola e adesso non lo sono più. Puoi
anche dirglielo a Frank Waters, e digli anche che ho ereditato da mia
sorella tutti i suoi spasimanti. Regolarmente esco con dei tipi che hanno
intenzioni serie. Ma guarda come è bianco il cielo, bianco come un
foglio di carta. Nella quinta A ci facevano disegnare. La signorina
Preston ci dava un foglio di carta e ci diceva di disegnare quello che
volevamo.
Willie - Ricordo che una volta feci mio padre intento a bere alla bottiglia. A lei
quelle cose piacevano e disse : « Guardate qua un ritratto di Chaplin con
il suo cappello sulle ventitré! » Io risposi : « Oh, no : è mio padre non
Chaplin, e quello non è un cappello, è una bottiglia! ».
Willie - Oh, non avrai mai visto qualcuno che sia capace di far ridere una
professoressa.
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Tom - Ma è poi vero?
Willie - T'ho detto che Alva era la Grande Attrazione, ma adesso la casa è
vuota.
Willie - Certo.
Tom - Da sola?
Tom - Davvero?
Willie - Mi sono rifugiata sopra, per farle credere che in casa non ci fosse
nessuno.
Willie - Oh, non so neanch'io. Se ti guardi attorno trovi sempre qualcosa che
serve. Questa banana, ad esempio, l'ho trovata nel cestino dei rifiuti
dietro il Caffè dell'Uccello Blu. (Finisce di mangiare la banana e butta
via la felle).
Willie - No, non lei. Lei ti dà un foglio di carta bianca e ti dice: «Disegna quel
che vuoi». Una volta ho disegnato... ma te l'ho già raccontato, no? A
proposito vuoi farmi una commissione a Frank Waters?
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Tom - (impressionato) Credi?
Willie - Sì, sì. (Ride poi si volta ponendosi di fronte a lui) Bianco... com'è
bianco... un foglio di carta... (Poi eccitata) E ci farò sopra... dei disegni!
Willie - Ma certo!
Tom - Qual è?
Willie - Quella che preferiva Alva. (Con passione sino a perdere il fiato)
Willie - Dei fiori da attaccare al vestito nelle grandi occasioni. Rose, violette,
mughetti! Quando si torna a casa sono tutti appassiti, ma non hai che da
metterli in un bicchiere con un po' d'acqua perché ritornino freschi.
Willie - Alva faceva così. (Pausa. Nel silenzio si sente il fischio del treno) Ecco
l'espresso...
Willie - Oh, non troppo. Qualche volta, di tanto in tanto. I suoi spasimanti
sparirono tutti quando lei morì e non c'erano i violini che suonavano.
Beh, adesso torno indietro.
Tom - Dove vai, Willie?
Tom - Sì?
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Alva l'aveva fatto. In una maratona di ballo, a Mobile, lungo la strada,
da un estremo all'altro di Alabama. A Frank Waters di' pure tutto ciò
che ti ho detto. Non ho tempo da perdere con gente inesperta. Per ora
esco con tipi importanti della ferrovia, uomini che hanno degli ottimi
salari. Non ci credi?
Tom - Credi?
Willie - (con gaiezza, benché un po' esitante) ... che qualcuno dovrà ereditare
i miei spasimanti. Ah, com'è bianco il cielo!
Tom - Certo!
Tom - Addio.
FINE
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