Patrizia Magli Semiotica
Patrizia Magli Semiotica
Patrizia Magli Semiotica
Karen Blixen dice che trasformare la propria vita in un racconto è una grande gioia, si trasforma un
insieme confuso di azioni ed eventi in una totalità organizzata, una successione ordinata molto più
comprensibile. Attraverso il racconto si può dare un senso alle cose.
Umberto Eco sostiene che la narrativa svolga una “funzione terapeutica” ed è per questo che
dall’antichità gli uomini si raccontano le storie
I miti danno forma al disordine dell’esperienza, giocando ci si allena per la vita reale, ci si prepara.
Attraverso la finzione narrativa addestriamo la nostra capacità di dare ordine alle esperienze passate
e future. Da quando l’uomo ha cominciato a scrivere testi questi sono diventati segni considerati
nella loro totalità e non più singolarmente. Dagli anni ’70 non si parla più di segno, non più la
singola parola, non frasi isolate, ma il testo intero, in quanto tale. Nasce la semiotica del testo,
diviso in due parti (significata: la storia narrata e significante: l’espressione linguistica adottata). Per
esempio un testo scritto in italiano può essere tradotto in varie lingue (cambia la lingua, il contenuto
rimane lo stesso) o trasposto in film (altra forma di testualità), cambia il significante, non il
significato. Anche osservando un quadro, si arriva a trarne il suo significato in base alla
disposizione delle forme del disegno. La semiotica spiega perché un certa disposizione del
significante porta ad un certo significato
- Significante e significato:
Ferdinand Saussure, è il primo ad analizzare il segno linguistico. Secondo lui è il prodotto
dell’unione tra significante e significato. Inizialmente interpreta il significato come “un concetto” e
il significante come “immagine acustica” (non un suono, ma come la traccia psichica che esso
lascia). Poi il significato diventa “concetto veicolato dall’immagine acustica” cioè dal significante.
Da qui in poi il significante è la parte che permette al segno di manifestarsi percettivamente. Il
significante è il veicolo per arrivare al significato, può essere visivo, verbale, tattile od olfattivo.
- Lessema e fonema:
Quello che succede sul piano dell’espressione (per il fonema) avviene anche per il piano del
contenuto dove un termine (lessema) si distingue da altri lessemi in quanto fascio di elementi
differenziali detti semi. Le unità minime del discorso sono i fonemi, per quanto riguarda
l’espressione, e i lessemi, per quanto riguarda il contenuto. Come per i femi del piano
dell’espressione avremo i semi del piano del contenuto.
- Semisimbolico:
Dopo Hjelmslev vengono individuati i sistemi semi-simbolici: sistemi di significazione in cui non si
ha corrispondenza fra singole unità dei piani contenuto/espressione, ma coppie oppositive di unità
espressione e coppie oppositive di unità di contenuto. Roman Jakobson fa l’esempio dei gesti per
esprimere “si/no” cioè testa in verticale VS testa in orizzontale (coppia oppositiva), oppure bianco
VS nero (opposizione veridittiva vero VS falso) il nero sta al bianco come il falso sta al vero,
oppure nero : rosso = dolore : ira
Secondo la semiotica greimasiana si parla di corrispondenza fra categorie del piano
dell’espressione e categorie del piano del contenuto.
Secondo Eco per interpretare il testo non bisogna partire dalla vita dell’autore, da quello che
pensava quando ha scritto (intentio auctoris). È solo dentro il testo (intentio operis) che va ricercato
quello che il destinatario trova in riferimento ai propri sistemi di significazione e in riferimento ai
propri arbitri, desideri, pulsioni.
- LANGUE E PAROLE
La dicotomia operazione/procedimento di Hjelmslev deriva da langue (organizzazione sistematica)
e parole di Saussure (ricchezza fenomenologia) opposte, ma interdipendenti. La langue è un numero
Finito di unità regolato da un sistema astratto che controlla le relazioni tra esse, insieme della
abitudini linguistiche di una comunità in base alle quali ogni individuo comprende e si fa
comprendere (insieme di abitudini linguistiche di una comunità), è norma, sistema esterno
all’individuo che non può né crearlo né modificarlo. La parole è l’uso individuale della lingua
collettiva, la realtà concreta di ogni singolo atto linguistico e rappresenta la creazione individuale.
La langue è necessaria perché la parole sia comprensibile e la parole è indispensabile perché la
lingua si stabilisca. Dalla parte della langue c’è l’autonomia, il rigore e l’immanenza del sistema
che però non può trovare realizzazione se non nella parole che è esterna, disomogenea, manifesta. Il
testo, in quanto atto concreto, particolare, individuale e singolare è assimilato, nella semiotica
strutturale alla parole.
- QUADRATO SEMIOTICO
Barthes sostiene che per analizzare un testo come totalità serve studiare le situazioni iniziali e
confrontarle con quelle conclusive per rendersi conto della trasformazione narrativa. Anche Propp e
Greimas considerano la narratività come trasformazione da stato iniziale a finale (la ricetta di cucina
è una trasformazione che porta dal crudo al cotto), inversione di contenuti e valori. Ma bisogna
anche analizzare il processo di trasformazione dei valori: modello costituzionale di Greimas (quadro
semiotico o logico) un quadrato (struttura elementare della significazione) per rendere conto delle
conversioni dei contenuti del testo. Grazie al quadrato semiotico è possibile analizzare il processo
delle trasformazioni sintagmatiche tramite i percorsi che seguono: un testo può passare da bello, a
non bello a brutto e viceversa secondo la logica della narratività.
-ARTICOLAZIONE E SEGMENTAZIONE
Il quadrato semiotico è un processo astrattivo del testo, nella sua articolazione profonda. In realtà
nell’analisi di un testo bisogna partire dal processo, dalla linearità del significante che è il primo che
si incontra in un testo. Il sistema secondo Hjelmslev deve essere “scoperto” attraverso il processo di
cui è il supporto. Il processo esiste, grazie al sistema sottostante che lo governa. L’analisi del testo
consiste nel cercare le relazioni fra le sue parti ed è fatta in due parti:
. segmentazione (scomposizione/frammentazione) del testo considerato sequenza lineare
. articolazione (ricomposizione, riunificazione) procedimento che rileva il sistema base di partenza
del testo
3) SINTASSI NARRATIVA:
- PROPP, LE FIABE E LO STUDIO DELLE FORME
Propp e Lèvi-Strauss, semiotici strutturalisti, il primo pubblica la Morfologia della fiaba in cui
studia le forme, analizza comparativamente un corpus di 400 fiabe tutte caratterizzate dall’elemento
magico, nonostante siano caratterizzate dalla molteplicità di situazioni, personaggi, vicissitudini
rivelano grande ripetitività, grande presenza di costanti
Numero finito di funzioni su cui si sviluppano tutte le fiabe di Propp. Secondo un ordine
cronologico e causale (rapporto di causalità logica tra i fatti). È raro che tutte le funzioni siano
presenti in una sola fiaba, in ogni caso quelle presenti sono sempre nello stesso ordine, mai
invertite, secondo , cioè, lo schema generale delle favole. Tutte le fiabe di magia sono riconducibili
ad un archetipo della struttura. Propp all’interno del corpus individua elementi costanti, comuni a
tutte le fiabe (invarianti) e tenta di scoprire il sistema di relazioni tra questi elementi:
l’organizzazione formale in base alla quale tutte le fiabe sono riconducibili ad un'unica sintassi
narrativa.
- Narratività
Secondo Calvino e Barthes qualsiasi testo scritto racconta una storia, dalla ricetta di cucina al
bilancio di una società. Greimas segue questi pensieri partendo da Propp per elaborare un modello
generale col concetto di narratività collocato al livello semio-narrativo cioè sufficientemente
astratto e profondo da renderlo universale (immanenza della generazione del senso). La narratività è
una base soggiacente comune ad ogni testo che ne produrrà poi il senso. Prima il progetto
linguistico era una combinazione di un numero limitato di elementi semplici, ora con l’ipotesi
generativa, c’è già un’idea potenzialmente configurata di quello che si vuole creare, seppure a
livello embrionale, che va sviluppata. Prima era il caso, ora è già tutto pensato. Il senso, ora, è già
presente all’inizio, attende solo di essere sviluppato.
-GLI ATTANTI
- Casi grammaticali e attanti
Attante (Greimas) è colui che compie o subisce un’azione:
. la lista degli attanti è più ristretta di quella delle funzioni
. le relazioni tra attanti si prestano a rappresentazione paradigmatica piuttosto che sintagmatica
Ci sono due categorie attanziali:
. soggetto/oggetto
. destinante/destinatario
sono i casi tradizionali della grammatica:
a. dominativo: il soggetto
b. accusativo: l’oggetto
c. dativo: complemento di termine, caso grammaticale che articola la relazione tra soggetto e
oggetto
Gi attanti sono pure funzioni sintattiche che appartengono al livello profondo del Percorso
Generativo (cioè alla sintassi narrativa). A livello discorsivo sono gli attori (personaggi), ma
possono anche essere soggetti non antropomorfi. (es. il vento) o semplici oggetti di uso quotidiano,
suoni di un testo musicale, colori di un quadro, elementi chimici e fisici di un testo scientifico,
concetti di un discorso filosofico. Un micro-universo acquista significazione davanti allo spettatore
solo se riesce a ridursi a semplice spettacolo, cioè come semplice struttura attanziale.
- Contratto e Conflitto
Nella fiaba si racconta la storia dell’eroe a la storia parallela dell’anti-eroe che erano opposte, ma
puntavano allo stesso scopo. Il contratto consiste in quelle pause belliche, accordi tattici,
negoziazioni strategiche, alleanze momentanee tra eroe e antagonista. Il contratto è simile alla
Manipolazione, l’unica differenza è che questa è più obbligatoria perché i soggetti non sono uguali,
ma uno è più “importante” dell’altro come Statuto Attanziale, mentre nel contratto c’è statuto
paritario.
- MODALITÀ
L’attante tramite un predicato (di solito un verbo) è messo in relazione con un altro attante, ma il
predicato spesso è accompagnato da un altro predicato che lo “modalizza “ modifica/condiziona
(fare-di malavoglia, fare-senza sapere come). Le modalità sono predicati che modificano altri
predicati, performanze che trasformano situazioni (es. la lotta dell’eroe con l’anti-eroe), ma dato che
per “fare” dobbiamo “essere” capaci di farla (avere la competenza) c’è un “essere” che modalizza
un “fare”, un essere del fare. La competenza è un enunciato di stato che modalizza un enunciato del
fare. Questo “fare” ci deve essere un’azione persuasiva che convince a “farlo”, un “far fare” cioè
una manipolazione. Viene poi l’analisi del lavoro svolto (enunciato dell’”essere”) che porta alla
sanzione (essere che modalizza un essere):
a. manipolazione è: far fare
b. competenza: è essere del fare
c. performanza: è far essere
d. sanzione: è essere dell’essere
- Manipolazione
È il far fare, l’azione che spinge all’azione, dal Destinante (istanza trascendente al soggetto) al
Destinatario. Può essere caratteristica di soggetti antropomorfi come di oggetti del quotidiano che
comunicano la propria funzione a livello cognitivo e provocano azioni a livello pragmatico
comunicando in modo più o meno esaustivo il loro grado di Funzionalità Operativa (proprietà
funzionali).
- Competenza e performanza
Una volta a disposizione dell’eroe gli oggetti magici sono aiuto indispensabile per cercare e
raggiungere l’oggetto di valore. Sono gli aiutanti modali di Propp e Greimas, modalità che
articolano la competenza secondo i modi di esistenza semiotica da modalità virtualizzanti (il dovere
e il volere) ad attualizzanti (sapere e potere) fino alle realizzanti (far essere). La performanza è il
momento dell’azione, della trasformazione, della realizzazione del soggetto. Il soggetto sarà virtuale
se disgiunto dall’oggetto e realizzato se congiunto all’oggetto.
Soggetto virtuale = S U Ov (disgiunzione)
Soggetto realizzato = S ∩ Ov (congiunzione)
La competenza modale (voler fare) per Greimas diventa esistenza modale (voler essere)
- Sanzione e veridizione
La sanzione (riconoscimento finale) chiude la cornice cognitiva della sequenza pragmatica
(competenza e performanza), è la prova glorificante che da senso alla vita, è “l’essere dell’essere” e
si fonda su un fare interpretativo mentre la manipolazione si fonda sul fare persuasivo. La sanzione
valuta se ciò che appare corrisponde all’essere, se chi agisce è sincero etc. L’essere dell’essere
coinvolge le modalità veridittive sul quadro della veridizione.
VERO: ciò che è e appare
FALSO: ciò che non è né appare
MENZOGNA: ciò che sembra, ma non è
SEGRETO: ciò che è, ma non appare
Alla dimensione veridittiva appartengono la simulazione (fingere dei sentimenti) e la
dissimulazione (soffocare dei sentimenti reali)
4) SEMANTICA SEMIO-NARRATIVA
- AMMOBILIARE UN MONDO
Definire personaggi, oggetti, situazioni come luoghi di investimento semantico.
- LESSICO E NARRATIVITÀ
- Dal formalismo allo strutturalismo
Per Propp la funzioni sono in numero limitato e sempre identiche (costanti) e gli attributi (età,
sesso, condizione, aspetto) dei personaggi sono le variabili della favola (variabili). Gli attributi sono
il contenuto, in opposizione alla forma delle funzioni. Propp tra una forma trasparente e un
contenuto opaco si concentra solo sulla forma (formalismo) questo è un limite secondo lo
strutturalismo (Levi-Strauss), per lo strutturalismo non c’è opposizione tra forma e contenuto, ma
contenuto all’interno della forma, la forma non è opposta al contenuto, ma è contenuto messo in
struttura, è forma del contenuto (Hjelmslev). Nello strutturalismo le qualificazioni dei personaggi
contano molto (es. un’azione svolta dal Re o da una Pastorella) cambiando di significato a seconda
del personaggio. Qui (secondo Strauss) agisce il mito, un dispositivo di trasformazione che media le
contrapposizioni (alto/basso; maschio/femmina; re/pastorella; cultura/natura; crudo/cotto;
vita/morte) portando alla trasformazione di contenuti. Secondo Levi-Strauss il mito fornisce un
modello logico per risolvere una contraddizione.
- Valore fenomenologico
Eliminando qualsiasi rapporto coi soggetti l’oggetto è uno spazio aperto a molteplici valori
potenziali, solo quando incontra un soggetto si configura e diventa l’”altrove” che ne media il
rapporto che il soggetto ha con sé stesso. Il valore dell’oggetto è dato dall’investimento datogli dal
soggetto che pensa a sé stesso. Il valore attribuito all’oggetto non è solo differenziale dato dalla
componente tassica, ma anche fissato nell’oggetto in relazione col soggetto, la proiezione timica
dell’oggetto per il soggetto (l’oggetto di valore ha valore per lui). Nella relazione soggetto/oggetto
il soggetto è tale perché desideroso di oggetto, tende verso di esso. I funghi per Marcovaldo sono un
“altrove” che media il rapporto di lui con sé stesso (Greimas).
5) SEMANTICA DISCORSIVA
- L’INSTALLAZIONE DEL SOGGETTO SENSIBILE
Costituzione di livelli omogenei del senso e scelta di figure del mondo naturale, scelta di percezione
del sensibile per produrre effetti di realtà (procedure di iconizzazione), trattazione di temi e figure
per produrre effetti traducibili in affetti, sensazioni, passioni.
-Relazioni isotopiche
a. gerarchia
b. derivazione
c. incassamento
d. corrispondenza
e. disgiunzione
Isotopia fondamentale è l’isotopia semantica che consente lettura uniforme del testo ed è
identificata con la fabula. È portante ed intrattiene rapporti gerarchici con le altre frequente
relazione tra isotopie tematiche (astratte e profonde, semi astratti) e isotopie figurative (concrete e
superficiali, semi concreti o esterocettivi)
- TEMATICO E FIGURATIVO
Il tema assicura coerenza e leggibilità al testo. In Semantica Discorsiva inserisce i valori della
Semantica Narrativa nelle strutture discorsive svolgendo ruolo di congiunzione perché permette di
riformulare un valore (es. libertà) tematizzandolo come “evasione” o “ribellione”. Tre casi:
a. l’isotopia figurativa non ha corrispondenze a livello tematico (ricetta di cucina a livello figurativo
che rimanda all’isotopia della culinaria)
b. all’isotopia figurativa corrisponde una tematica (passaggio dall’astratto al concreto)
c. un’unica isotopia figurativa rimanda a più tematiche
Nei testi pluri-isotopici i connettori isotopici stabilisco contatti tra le varie isotopie
6) SINTASSI DISCORSIVA
- ENUNCIAZIONE
Un testo esiste se qualcuno lo ha enunciato, l’enunciazione è il dispositivo con cui le competenze
linguistiche vengono convertite in enunciato, atto attraverso il quale il soggetto enunciante
trasforma le potenzialità della langue in concrete parole costituendosi soggetto mediante il
linguaggio ed ancorandosi all’interno dell’enunciato grazie alle maschere
pronominali/temporali/spaziali (io /qui/ora). I termini “io” e “tu” esistono solo insieme, c’è un IO
(noi) se posso descriverlo ad un TU (voi) e viceversa, in interdefinizione reciproca reversibile
identificando la persona. Esiste anche la non persona (colui o coloro ai quali non si parla
direttamente, ma dei quali si parla) (egli, loro).
- Storia e discorso
Il dispositivo pronominale trasforma un semplice enunciato in vera e propria azione, dà valore
all’atto linguistico in base al pronome personale usato (io giuro, egli giura). Benveniste distingue
due forme discorsive, storia e discorso, con alla base due fattori:
a. la categoria pronominale della persona: la non persona (la terza persona come egli o loro)
caratterizza la storia (un narratore esterno che descrive i fatti che accadono) e la persona (io, tu)
caratterizza il discorso (una specie di monologo, io racconto)
b. la distribuzione particolare dei tempi verbali: il passato è il tempo della storia, il presente quello
del discorso
- Mimesis e diégesis
Mimesi (imitazione): discorso diretto
Diegesi (semplice racconto): discorso indiretto
Il modo diegetico può contenere elementi mimetici senza cessare di essere così, viceversa non è
possibile, il mimetico, se contiene elementi diegetici diventa a sua volta diegetico (Platone).
Secondo Aristotele il mimetico ha un altro significato, designa ogni forma di imitazione, anche
quella delle azioni; “imitazione” e “rappresentazione” dell’azione. Genette distingue tre tipi di
attore:
a. narratore intradiegetico (colui che parla): la voce narrante è quella di un attore all’interno della
scena de testo, è lui che racconta la sua testimonianza diretta intradiegetico omodiegetico (partecipa
alla storia)
b. Shéhérazade: un personaggio della storia che racconta altre storie, è narratore intradiegetico
eterodiegetico (non fa parte della storia, ma della cornice)
c.Voce narrante una semplice voce narrativa anonima è il narratore extradiegetico, la voce fuori
campo di “funghi in città” che ogni tanto cede la parola ai personaggi intradiegetici
- Débrayage, embrayage
L’enunciato per essere autonomo si stacca dall’istanza che lo produce, la situazione di produzione
per Greimas è irraggiungibile, ma si può ricostruire con indizi e tracce nell’enunciato, il soggetto
dell’enunciazione non si può identificare con quello dell’enunciato. Il pronome personale “io” è
solo una maschera perché l’enunciatore è solo presupposto dall’enunciato, nel testo appaiono solo i
simulacri. Quando il soggetto si esprime (anche in prima persona) disgiunge e proietta fuori di sé un
suo simulacro costituendosi come un “non io”, questa proiezione (débrayage) riguarda anche lo
spazio/tempo oltre l’attore, è un processo di disgiunzione e proiezione dall’istanza
dell’enunciazione. Da un Débrayage può partirne un secondo (per esempio in Striscia la Notizia
Greggio e Iacchetti – primo debrayage – danno la parola a Staffelli per il Tapiro – secondo
debrayage – si torna poi in studio e si seguono i commenti di ritorno, questo è l’Embrayage). Il
debrayage è disgiunzione, l’embrayage è reiezione, ritorno al piano enunciativo del primo
debrayage (es. in un racconto gli eventi narrati si interrompono per dar posto a una struttura
dialogica). Nel dialogo un interlocutore può “debraiare” dando vita ad un altro racconto ed
“embraiare” tornando al momento in cui ha iniziato. In un qualsiasi testo ci possono essere
debrayage di secondo e terzo grado incassati che creano una effetti di referenzializzazione interni al
testo
- DÈBRAYAGE ATTANZIALE
Si fa carico della relazione tra enunciatore (o simulacri) ed enunciatario (o lettore implicito e suoi
simulacri)
. modi oggettivantidebrayage enunciativo (storia): il soggetto dell’enunciazione non coincide con
quello dell’enunciato; se gli attori sono pronomi sono in terza persona o sotto nomi propri, situati in
un altrove e in un tempo passato; l’enunciazione resta implicita, l’enunciato è distaccato nello
spazio/tempo dall’enunciatore cancellandone ogni traccia nel testo
. modi soggettivantidebrayage enunciazionale (discorso) (enunciazione enunciata simulacro di
quella pragmatica): simulazione di un enunciatore rivelata nel testo attraverso pronome “io” in
relazione a un “tu” in tempo presente in un luogo del “qui”. È una strategia discorsiva per produrre
effetti di realtà. In uno stesso testo possono essere entrambi presenti, per Greimas non esistono
storia e discorso allo stato puro, una conversazione può dilungarsi e diventare racconto di un altrove
in un altro momento e, viceversa, un racconto può divenire dialogo in qualsiasi istante.
- DEBRAYAGE TEMPORALE
Secondo Christian Metz ogni racconto possiede all’interno due tempi:
a. il tempo della cosa raccontata: è la programmazione temporale con cui si converte
l’organizzazione dei programmi narrativi in un processo cronologicamente ordinato. È il tempo
proprio della storia raccontata (quello scandito in sette giorni del Nome della Rosa)
b. il tempo del racconto: è la localizzazione temporale (temporalizzazione in senso stretto) che
utilizza le procedure di dèbrayage ed embrayage, stabilendo il quadro dove s’inscrivono le strutture
narrative
Dal dècalage di questi due assi temporali partono i fenomeni di durata, rapidità, dilatazione,
contrazione, ordine e disordine
c. l’aspettualizzazione trasforma i fenomeni narrati in processi che si svolgono sotto gli occhi
dell’osservatore nella scena del testo
- Aspettualizzazione
L’aspetto è “il punto di vista sull’azione”, l’attante osservatore osserva e segue da un certo punto di
vista l’azione come processo. Il suo evolversi presuppone non solo un qualcuno che osservi, ma
anche il modo in cui esso osserva, un fenomeno può presentarsi nel micro-cosmo dell’osservatore in
modo irruento o lentissimamente secondo una certa temporalizzazione. Le marche temporali
modulano questa temporalità in base ai semi di duratività e puntualità, incoatività o terminatività.
L’azione convertita in processo prevede: inizio (incoatività), durata (duratività) e termine
(terminatività). L’aspettualizzazione è una sovra-determinazione della temporalizzazione, se la
focalizzazione consiste nel “chi vede”, l’aspettualizzazione riguarda il “come si vede”
- Ritmo
Per Greimas è l’attesa tra due raggruppamenti di elementi con stessa formazione sia nel piano
dell’espressione (suoni, rime) che del contenuto (episodi che rimano tra loro ripetendosi ad
intervalli regolari)
- Tensione
È prodotta dai processi di espansione e condensazione, possono essere distensivi (calo emotivo o
distensione) o intensivi (crescita della tensione). Spesso alla tensione si lega la passione
(Marcovaldo attende impazientemente che i funghi crescano)
- DEBRAYAGE SPAZIALE
- Spazio narrato e spazio narrante
C’è un effetto di spazio costituito dall’elemento figurativo del testo a livello di manifestazione
discorsiva che va distinto dalla spazialità vera e propria presente nell’immanenza. Da una parte è lo
spazio narrato (raccontato), dall’altra lo spazio narrante (principio organizzatore di ogni discorso).
Dello spazio narrato è propria la localizzazione spazio-temporale che inquadra un evento e fa da
sfondo alla narrazione (città, paesaggi, montagne, fiumi, strade, interni) crea l’illusione referenziale.
Lo spazio narrante è l’investimento di valori narrativi profondi in cui i soggetti e le loro azioni
formano un’articolazione topologica che trova rivestimento figurativo in superficie; la funzione
figurativa e quella astratta si fondono insieme e si riflettono una nell’altra. Lo spazio occupa due
livelli del percorso generativo del senso:
a.livello dell’universo figurativo: mondo percepito dai nostri sensi sotto forma di figure, è la
rappresentazione dello spazio in quanto spazio narrato
b. livello più astratto e profondo che riguarda la spazialità come dispositivo strutturante il testo.
Ovvero lo spazio narrante
- Spazio e assiologia
Definizione semantica di spazialità a livelli profondi del testo (schema assiologico) e definizione
sintattica (schema narrativo): il racconto, in particolare quello mitico, è un’algebra combinatoria, lo
spazio come supporto figurativo di un sistema assiologico ha codificazione semi-simbolica che
combina la dimensionalità con la direzionalità (alto/basso, davanti/dietro, intensivo/estensivo,
centrato/decentrato) come nel “Germinal” di Zola in cui “alto” è la superficie esterna alla miniera
(borghesia, luce) opposto al “basso” che rappresenta lo stato di minatore, tenebre, morte; salita è
euforia, discesa è disforia. Ogni testo narrativo ordina la spazialità secondo due livelli:
a. piano della rappresentazione iconica del mondo: spazio figurativo narrato
b. piano della costruzione simbolica: discorso astratto che riguarda l’interpretazione del senso,
spazio narrante
L’insieme figurativo dello spazio è supporto dell’interpretazione, cioè dell’isotopia ermeneutica
- EFFETTO PASSIONE
L’azione suscita passioni e viceversa. La passione non è una configurazione statica, né unitaria, ma
al procedere della trama narrativa si evolve e si trasforma nel tempo, costituita da stati d’animo via
via più forti. Oltre alla componente modale troviamo:
. componente temporale: nella passione c’è temporalità, passioni che guardano al futuro (speranza,
ansia, apprensione, inquietudine, paura) nel presente troviamo il terrore (paura in “presa diretta”)
passioni del passato sono nostalgia, rammarico, disperazione per qualcosa di perso. Il ritmo
narrativo può creare tensioni passionali (se accelerato crea frenesia, se dilatato crea attesa, suspense,
noia)
. componente aspettuale: legata alla temporalità (duratività, incoativitàsorpresa,
terminativitàdisillusione)
. componente estesica: sensorialità inscritta nelle passioni. Relazione tra soggetto e mondo in cui il
corpo fa da tramite perché nello stesso tempo parte del mondo e punto di vista sul mondo
Secondo Greimas il profumo timico (insieme delle categorie propriocettive della mediazione del
corpo) modalizza e trasforma i pensieri e la percezione. Non esiste passione senza corpo (la paura
sbianca, la collera paonazza, vergogna arrossisci, timore tremi), le passioni sono moti regolati da un
ritmo proprio di ciascuna di esse; sono anche “sentite” attraverso sensazioni tattili (amore è un
caldo nel petto, tristezza stringe il cuore e congela il petto ecc), stessa cosa vale per la voce e il suo
timbro (tremulo, falsetto) c’è quindi una semiotica incorporata delle sensazioni fisiche (es.
Marcovaldo sente la pioggia, annusa l’odore di acqua, balza sul letto, chiama i figli a raccolta ecc)
In Funghi in città si parte da uno stato di a-foria per arrivare ad euforia e infine disforia. Secondo
Isabella Pezzini va distinto il discorso sulla passione da quello della passione perché in semiotica da
un lato le passioni sono rappresentate/nominate/citate/raccontate dal testo e dall’altro sono un
“effetto di senso” indotte dall’azione del testo sui destinatari/lettori/fruitori/ascoltatori/utenti. I testi
non solo rappresentano qualcosa (fatto/funzione/storia), ma sono agenti attivi perché stabiliscono
relazioni dirette coi destinatari riconfigurando la competenza cognitiva, stimolando e trasformando
le emozioni