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Tesina Mauro

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Master – I Livello

“INSEGNARE ITALIANO a STRANIERI – L2”

La contrapposizione tra lo strutturalismo di Ferdinand De

Saussure e la linguistica generativo-trasformazionale di Noam

Chomsky

Corsista: Mauro Greco

Data invio pec/posta certificata: 04/01/2018

1
INDICE

Introduzione .....................................................................................................................3

La contrapposizione tra lo strutturalismo di F. De Saussure e la linguistica

generativo-trasformazionale di Noam Chomsky ..........................................................4

Premesse dello sviluppo della Linguistica .....................................................................4

Caratteri fondanti dello strutturalismo di Saussure........................................................4

Il metodo generativo-trasformazionale di Chomsky......................................................7

Questioni aperte e sviluppi recenti delle teorie chomskiane..........................................9

Considerazioni complessive sull’importanza dei due approcci ...................................11

Bibliografia.....................................................................................................................12

2
Introduzione

La linguistica è oggi una disciplina complessa, fondata su una solida base

scientifica. Si articola in numerosi ambiti, sottoindirizzi, “scuole di pensiero” e si avvale

altresì delle acquisizioni della ricerca in tutta una serie di discipline più o meno affini.

Tale articolazione non sarebbe stata possibile senza il monumentale lavoro teoretico e

metodologico di due capisaldi della dottrina linguistica: Ferdinand de Saussure e Noam

Chomsky. La breve dissertazione che qui segue tenta di focalizzare i punti cardinali,

rispettivamente, dell’impostazione strutturalista e di quella generativista, accennando

altresì agli sviluppi cui tali correnti hanno dato luogo. Alcuni aspetti delle due teorie

sono radicalmente distanti -per i presupposti teorici, per impostazione metodologica ed

ambito di interesse- ma in fondo entrambe sono “complementari”, nel senso

dell’importanza che tuttora rivestono ai fini della prosecuzione della ricerca linguistica.

3
Premesse dello sviluppo della Linguistica

In seguito allo slancio determinante, generato dall’approccio comparativo allo

studio delle lingue imparentate con il sanscrito e alla immediatamente successiva

teorizzazione e ricostruzione della lingua madre indoeuropea da parte di studiosi del

calibro di Schleicher, Schmidt, Osthoff e numerosi altri, lo studio dei meccanismi di

funzionamento intrinseci delle lingue cominciò a svincolarsi dai tradizionali approcci

“normativi” per assumere direzioni nuove, scientificamente fondate e destinate ad

inaugurare un ambito di studio e di ricerca autonomo rispetto ad altre discipline, come

la filosofia o la retorica, cui precedentemente era vincolato.

Caratteri fondanti dello strutturalismo di Saussure

In tal senso una tappa fondamentale è rappresentata dalla monumentale lezione di

Ferdinand De Saussure che, con il suo Corso di Linguistica Generale, inaugura la prima

vera sistematizzazione di un ambito di studio autonomo, la Linguistica appunto, rivolto

specificamente alla definizione dei processi di produzione e funzionamento linguistico

in senso lato, inserendola tra l’altro nel più generalizzato ed esteso ambito della

semiotica. Ponendosi in aperta rottura con i metodi del secolo passato (“Sono

sbalorditive le idee fantastiche, mitologiche, degli studiosi tra il 1840 e il 1860 sulla

natura dell’oggetto della linguistica”, “La generazione [...] verso il 1875 è ben lungi

dall’aver trovato una sfera di luce”1), Saussure pone immediatamente l’accento sulla

dimensione sociale del mezzo comunicativo: “[...] solo dalla vita sociale la lingua riceve

la sua consacrazione2”. La dimensione individuale dà origine, in via di astrazione, a

mutamenti (si tratta comunque di processi involontari che sfuggono al controllo diretto

del singolo individuo) che però diventano sociali, a costituire una dualità inscindibile tra
1
F. De Saussure, Introduzione al secondo corso di Linguistica generale (a cura di R. Simone), Ubaldini,
Roma, 1970, pag. 29
2
Ivi, pag. 31

4
individuo e società quali fattori costituenti ed essenziali di qualsiasi sistema linguistico.

Saussure parla di convenzione sociale, e individua nella lingua un carattere di unicità

rispetto a qualsiasi altra convenzione, in base all’assunto che essa è costituita da un

numero ragguardevole di segni. È a questo punto che il linguista introduce la celebre

definizione che chiarisce i concetti di langue e parole: mentre la prima è “l’insieme

delle convenzioni necessarie adottate dal corpo sociale per permettere l’uso della facoltà

del linguaggio agli individui”, la seconda va intesa come “l’atto dell’individuo che

realizza la sua facoltà per mezzo della convenzione sociale che è la lingua” 3. La

distinzione, dunque, è tra codice e messaggio, così come la facoltà di linguaggio è in

potenza laddove la parole è atto. Nell’ottica saussuriana, elemento caratterizzante della

lingua rispetto ad altri sistemi semiologici è la totale arbitrarietà del segno; i segni

linguistici, in effetti, non possiedono alcun grado di simbolismo quale potrebbe essere,

ad esempio, il gesto del cinese che si prosterna nove volte al cospetto del suo

imperatore. Nondimeno, il segno dipende necessariamente dal sistema di segni, che

sono solidali ed interconnessi. Alla luce di tali considerazioni, si comprende

chiaramente il valore essenzialmente strutturale/sistemico della linguistica di Saussure:

ciò che conta è il valore autarchico della lingua, che “ammette solo il proprio ordine”,

tanto che “si può parlare di sistema”4. Particolarmente efficace ed esemplificativo è il

confronto con il gioco degli scacchi, più di una volta chiamato in causa nel Corso, in cui

il valore dei singoli pezzi scaturisce dal complesso sistema di relazioni tra i diversi pezzi

e solo da esso: qualunque elemento estrinseco a tali relazioni non è direttamente

correlato al sistema, ma si tratterà di una informazione esterna (ad esempio il materiale

di cui sono costituiti i pezzi -e dunque, fuor di metafora, l’evoluzione storica della
3
F. De Saussure, Introduzione al secondo corso di Linguistica generale (a cura di R. Simone), Ubaldini,
Roma, 1970, pag. 32
4
Ivi, pag. 60

5
lingua, i rapporti con l’etnologia, la politica, le istituzioni in genere, etc.-. Tra gli

elementi marcatamente “esterni” all’oggetto precipuo della linguistica, Saussure pone la

fonetica; egli, pur considerandola un fenomeno capitale delle lingue, avverte

semplicemente l’esigenza di chiarire che non fa parte del sistema “semiologico”: gli

apparati vocali sono solo degli strumenti, e in effetti “se ottenessi il suono diversamente

che mediante la gola, sarebbe la stessa cosa”5. Nella prosecuzione del suo iter

argomentativo, Saussure espone delle geniali e tuttora fondamentali considerazione sui

concetti di unità, valore, identità, riflettendo su quanto sia difficile, in un sistema

linguistico, individuare delle unità ben definite. Mentre, infatti, gli individui di altri

ambiti scientifici hanno caratteri comuni ed essenziali ben più importanti delle

differenze -pertanto è possibile individuare in modo relativamente semplice il generale

nell’individuo, sfrondando i caratteri distintivi e particolari- con le parole e con le frasi

“tutto è diversità”, e per rintracciare elementi generali, comuni, si dovrà ricorrere a

metodi complessi. Lo stesso concetto di parola è difficilmente definibile quale unità,

come risulta in modo lampante dagli esempi saussuriani dei termini francesi moi e mois

o attraverso l’esempio dell’espressione bon marché6. Anche le successive osservazioni

sull’identità in senso diacronico o sincronico si rivelano acute e perfettamente valide,

confermando a nostro avviso il merito di Saussure quale padre fondatore della

linguistica in senso moderno. Attraverso una nutrita serie di casi esemplificativi tratti

dalle lingue moderne o classiche (basti pensare al je n’irai pas funzionale alla

spiegazione di come il concetto di identità risulti differente se lo si legge in senso

diacronico piuttosto che sincronico: storicamente è evidente l’estensione analogica del

costrutto, ma sincronicamente il parlante di oggi, che non ne conosca le origini,


5
F. De Saussure, Introduzione al secondo corso di Linguistica generale (a cura di R. Simone), Ubaldini,
Roma, 1970, pag. 47
6
Ivi, pag. 50, 51, 54 passim

6
percepisce un altro valore, inserito in un altro sistema), Saussure arriva a chiarire, nella

parte conclusiva del corso, l’assoluta necessità di distinguere lo studio dei fatti

diacronici e dei fatti sincronici, perché “non c’è che il sincronico che formi il sistema”,

mentre i fatti diacronici, pur modificando in ogni momento tale sistema, “non formano

nessun sistema tra di loro7”. Non si tratta dunque di una priorità, a livello di importanza,

accordata all’aspetto sincronico, ma piuttosto di una chiara distinzione di ambiti. Il

diacronico, pur avendo la stessa importanza ai fini dello studio delle lingue, andrà

collocato in quegli elementi “esterni” alla linguistica cui nelle lezioni precedenti

Saussure faceva riferimento. La parte conclusiva del Corso raggruppa sotto il termine di

grammatica tutti gli aspetti sincronici di una lingua, dai fenomeni morfologici alle

categorie lessicali, dai raggruppamenti sintagmatici all’analogia, fatta eccezione per la

cosiddetta “grammatica storica” che, alla luce di quanto esplicitato prima, rientra

nell’ambito “esterno” della linguistica diacronica. Il monumentale lavoro di Saussure,

seppur in un certo senso “pionieristico”, appare fondamentale ancora oggi in quanto

coerente e completo, argomentando su tutti gli ambiti relativi alla linguistica che era

possibile individuare in quel contesto storico-culturale.

Il metodo generativo-trasformazionale di Chomsky

La pietra miliare dello strutturalismo saussuriano permise lo sviluppo sempre più

“scientifico” della linguistica, influenzando direttamente (basti pensare a Trubeckoj o

Bloomfield) o indirettamente gli studiosi dei decenni successivi. Alla fine degli anni 50,

invece, una nuova prospettiva metodologica si affacciò grazie agli studi di un altro

“padre” della linguistica, il celeberrimo Noam Chomsky. Il suo approccio, definito

generativo-trasformazionale, si concentra principalmente sulla sintassi, tentando di


7
F. De Saussure, Introduzione al secondo corso di Linguistica generale (a cura di R. Simone), Ubaldini,
Roma, 1970, pag. 77

7
elaborare un sistema di regole ben precise che chiariscono quali combinazioni di

elementi diano luogo a frasi grammaticalmente ben formate. Tale concezione è

sostanzialmente “matematica”: calzante è l’esempio dell’espressione algebrica 3x + 2y.

In essa è possibile assegnare qualsivoglia valore alle variabili x e y, generando così una

serie infinita di valori corretti. Allo stesso modo “un insieme finito di mezzi, quali sono

appunto i dispositivi grammaticali di una qualsiasi lingua, producono un insieme

virtualmente infinito di enunciati”8. Una grammatica di tal genere avrà, insomma, la

capacità di “generare” (donde il nome della teoria) un numero infinito di strutture ben

formate (grammaticali) con un numero limitato di regole. Ulteriore importante requisito

di tali regole è la cosiddetta ricorsività, ovvero “la capacità di riapplicarsi teoricamente

più volte nella generazione di una struttura”9, ad esempio con sintagmi locativi (il libro

era sul tavolo / vicino alla finestra / nell’atrio ... ). A queste basi vanno aggiunte però

altre considerazioni metodologiche e teoriche, necessarie per spiegare aspetti che non

rientrerebbero nello schema di base fin qui prospettato. Esistono, infatti, frasi costruite

su due differenti livelli superficiali ma che rivelano, tuttavia, un’analoga struttura

profonda, un vero e proprio livello “soggiacente” a quello apparente: è il caso di due

frasi equivalenti, rispettivamente nella diatesi attiva e passiva (Carlo legge il giornale –

Il giornale è letto da Carlo). Ancora, esistono delle ambiguità strutturali che la pura

sintassi della struttura superficiale non sarebbe in grado di sciogliere, come nella frase

“Annie picchiò un uomo con un ombrello”, che offre due differenti interpretazioni a

livello profondo e che chiama necessariamente in causa il livello semantico accanto a

quello sintattico.

8
A. Bonomi, Le immagini dei nomi, Milano, Garzanti, 1987, pag. 35
9
G. Yule, Introduzione alla linguistica, Il Mulino, Bologna, 2001, cap. X passim

8
Questioni aperte e sviluppi recenti delle teorie chomskiane

Da questi presupposti si intuiscono già le problematiche e le controversie

scaturenti da una grammatica generativa che pretenda di definirsi “universale”, ed in

effetti dagli anni 60 ad oggi sono fioriti diversi e talora contrastanti sottoindirizzi e

scuole di pensiero. Lo stesso Chomsky ha modificato l’iniziale “teoria standard” nella

cosiddetta “teoria standard estesa”, in cui l’interpretazione semantica di una frase non è

più demandata esclusivamente al livello semantico, ma a volte dipende dallo stesso

livello superficiale, come nella frase ambivalente “una vecchia porta la sbarra”.10 Il

diagramma ad albero è una forma particolarmente calzante alla rappresentazione dei

modelli strutturali generativi, che a volte vengono resi in regole a struttura sintagmatica

rappresentati linearmente:

SN SV F SN SV *11

Il procedimento delle trasformazioni, cui si riferisce la seconda parte del nome della

teoria chomskiana, permette di derivare le frasi sintatticamente “imparentate”, senza

recare modificazioni (almeno nei primi modelli) all’interpretazione profonda (es: lo

spostamento di un avverbio in frasi del tipo “Giorgio ha aiutato Maria ieri” / “Ieri

Giorgio ha aiutato Maria”, o l’introduzione della negazione in “Giorgio legge” /

“Giorgio non legge”). In ogni caso, le evoluzioni recenti della linguistica generativo-

trasformazionale sono complesse e controverse: modelli quali la teoria minimalista sono

ancora in fieri e fortemente avversati da altre scuole di pensiero (il riferimento è anche

alla polemica tra Chmosky, Pinker e Jackendoff originatasi dagli articoli pubblicati nel

2002 su Science); il cosiddetto modello “x-barra” ha il pregio di rappresentare con un


10
Istituto della Enciclopedia italiana, s.v. “generativismo”, nella versione online disponibile all’indirizzo
http://www.treccani.it/enciclopedia/generativismo (3 gennaio 2018)
11
*F=frase SN,SV=sintagma nominale, sintagma verbale

9
unico schema le diverse strutture di lingue “lontane” tra loro, quali il giapponese e

l’italiano, ma d’altra parte è molto generale e dice poco sulla natura costitutiva di quel

“linguaggio che il programma chomskiano vuole portare in luce” 12. Resta da trattare

l’aspetto forse più controverso della teoria di Chomsky, il cosiddetto innatismo.

Partendo dalla considerazione che gli stimoli linguistici che un bambino riceve dai

genitori sono relativamente poveri (per quantità e qualità, ma anche e soprattutto per il

fatto che il genitore non si preoccupa esplicitamente di insegnare l’utilizzo di frasi

grammaticali, evitando nel contempo quelle agrammaticali)13, e che, nonostante questo,

il bambino riesca facilmente ed in breve tempo a padroneggiare le strutture sintattiche

che gli consentono di produrre correttamente frasi potenzialmente infinite, il linguista

sostiene che la capacità di apprendere una lingua è geneticamente innata, e lo è solo per

gli esseri umani. In realtà numerose esperienze di ricerca sembrano smentire gli assunti

di Chomsky. Si potrebbe fare riferimento a lingue recentemente scoperte e descritte,

come il pirahã -che esulano dal proclamato modello generativista di grammatica

universale, non possedendo la caratteristica della ricorsività- oppure ai casi di bambini

cresciuti in contesti privi di apprendimenti linguistici, ma la trattazione si spingerebbe

troppo oltre. Ci limitiamo a fare riferimento solo alla pubblicazione di Vyvyan Evans, le

cui tesi sono radicalmente opposte rispetto a quelle chomskiane ed accolgono le teorie

di quegli studiosi secondo i quali il linguaggio umano deve essersi evoluto a partire da

un sistema gestuale, con gesti vocali che gradualmente avrebbero sostituito quelli

12
Manuel Barbera, Introduzione alla linguistica generale, Materiali integrativi al corso di Didattica
delle lingue moderne, all’indirizzo www.bmanuel.org (3 gennaio 2018)
13
Artemij Keidan, Natura innata del linguaggio secondo Noam Chomsky,
http://www.academia.edu/17651069/Natura_innata_del_linguaggio_secondo_Noam_Chomsky, 28
novembre 2017

10
manuali, in quanto più economici14 (ipotesi che sembrerebbero sostenute dalle recenti

scoperte sui cosiddetti “neuroni-specchio” nei macachi15).

Considerazioni complessive sull’importanza dei due approcci

In conclusione, rivolgendo uno sguardo complessivo ai due grandi sistemi

teoretici oggetto di questa breve dissertazione, è evidente la profonda differenza a

livello di impostazione metodologica e “filosofica”. La competenza chomskiana, ad

esempio, è un aspetto individuale e biologicamente determinato, mentre il concetto

corrispondente saussuriano di langue è una convenzione sociale, radicata in una

specifica comunità. Le indagini di Saussure aprono la strada praticamene a tutti gli

ambiti cui si interessa, direttamente o indirettamente, la linguistica, mentre il metodo

chomskiano si configura come decisamente più analitico e specialistico, con una netta

preminenza per la categorizzazione delle strutture sintattiche superficiali e delle

strutture semantiche correlate ai significati profondi. Al di là delle notevoli differenze

teoriche e delle preferenze “filosofiche” dei diversi indirizzi linguistici odierni, a noi

sembra che entrambi i “padri” della linguistica abbiano evidenziato caratteristiche

fondamentali del Linguaggio ed aperto la strada a nuove prospettive di ricerca, tuttora in

corso di definizione; considerazione sufficiente, a nostro avviso, a ritenere il loro lascito

un fondamentale contributo alla Linguistica, piuttosto che una contrapposizione tra

posizioni inconciliabili.

14
Stefano Rastelli, La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, in LEGS -
Linguistica e glottodidattica sperimentale, n° 1, Pavia University Press, 2013
15
Vyvyan Evans, The Language Myth: Why Language Is Not an Instinct, Cambridge University Press,
2014, p. 50

11
Bibliografia

Manuel Barbera, Introduzione alla linguistica generale, Materiali integrativi al corso di


Didattica delle lingue moderne, all’indirizzo www.bmanuel.org (3 gennaio 2018)

Andrea Bonomi, Le immagini dei nomi, Milano, Garzanti, 1987

Ferdinand De Saussure, Introduzione al secondo corso di Linguistica generale (a cura


di R. Simone), Ubaldini, Roma, 1970

Vyvyan Evans, The Language Myth: Why Language Is Not an Instinct, Cambridge
University Press, 2014

Istituto della Enciclopedia italiana, s.v. “generativismo”, nella versione online


disponibile all’indirizzo http://www.treccani.it/enciclopedia/generativismo (3 gennaio
2018)

Artemij Keidan, Natura innata del linguaggio secondo Noam Chomsky,


http://www.academia.edu/17651069/Natura_innata_del_linguaggio_secondo_Noam_Ch
omsky, 28 novembre 2017

Stefano Rastelli, La ricerca sperimentale sul linguaggio: acquisizione, uso, perdita, in


LEGS-Linguistica e glottodidattica sperimentale, n° 1, Pavia University Press, 2013

George Yule, Introduzione alla linguistica, Il Mulino, Bologna, 2001

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