Commerciale 1 - L - Impresa
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CAMPOBASSO
DIRITTO
COMMERCIALE
1
DIRITTO
DELL’IMPRESA
4° Edizione
Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
INDICE
Introduzione
I. L’Imprenditore
Il sistema legislativo. Imprenditore e imprenditore commerciale
L’attività produttiva
L’organizzazione
Economicità dell’attività
LA professionalità
L’imprenditore commerciale
L’impresa artigiana
L’impresa familiare
L’impresa societaria
Le imprese pubbliche
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
C. CAPACITA’ E IMPRESA
8. Incapacità e incompatibilità
9. L’impresa commerciale dell’incapace
A. LA PUBBLICITA’ LEGALE
B. LE SCRITTURE CONTABILI
C. LA RAPPRESENTANZA COMMERCIALE
V. L’azienda
A. LA DITTA
B. IL MARCHIO
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
C. L’INSEGNA
1. Le creazioni intellettuali
2. Principi ispiratori della disciplina
A. IL DIRITTO D’AUTORE
B. LE INVENZIONI INDUSTRIALI
C. I MODELLI INDUSTRIALI
A. LA LEGISLAZIONE ANTIMONOPOLISTICA
C. LA CONCORRENZA SLEALE
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
1. Nozione e tipologia
2. Il contratto di consorzio
3. I consorzi con attività interna. L’organizzazione consortile
4. I consorzi con attività esterna.
5. Le società consortili
1. Caratteri generali
2. La disciplina
Introduzione:
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1. tendenziale libertà dei privati di dedicarsi alla produzione e alla distribuzione di quanto
necessario per il soddisfacimento dei bisogni materiali della collettività
2. libertà di coesistenza di una pluralità di operatori economici e la libertà di competizione
economica, indirizzata, controllata e coordinata dagli interventi dei pubblici poteri nella vita
economica.
Il fenomeno imprenditoriale è quindi l’asse portante dello sviluppo economico, obiettivo
perseguito dal nostro ordinamento attraverso una normativa che riguarda sia i singoli rapporti
economici ( disciplina dei singoli atti di autonomia privata a contenuto patrimoniale. Celerità e
sicurezza alla circolazione dei beni e tutela del credito) sia l’attività di impresa (statuto
professionale
Diritto commerciale: sezione del diritto privato che disciplina l’attività e gli atti dell’impresa.
Caratteri fondamentali qualificanti:
1. Specialità delle norme: diverse da quelle valevoli per la generalità dei consociati e fondate su
propri ed unitari principi ispiratori
2. Uniformità internazionale: liberalizzazione dei rapporti commerciali internazionali. Supera le
barriere nazionali e tende all’integrazione: esigenze di uniformità e armonizzazione
internazionale.
3. Diritto in continua evoluzione: segue le esigenze economiche e del mkt che impongono
continui cambiamenti.
I. L’IMPRENDITORE
1. Il sistema legislativo. Imprenditore e imprenditore commerciale.
Requisiti minimi necessari e sufficienti che devono ricorrere perché un dato soggetto sia
esposto alla disciplina dell’imprenditore:
L’imprenditore Art.2082 c.c.: è imprenditore colui che esercita
o Professionalmente: l’attività economica deve essere svolta in modo
professionale, cioè in modo stabile, anche se non continuativo; esercizio
sistematico di un’attività economica
o un’attività: comportamento positivo diretto a creare nuova ricchezza e nuova
utilità (scopo di lucro od obiettiva economicità)
o economica: soggetto attivo dell’impresa e del sistema economico, concorre
all’organizzazione della produzione e alla distribuzione di ricchezza
o organizzata: l’attività economica deve essere conseguenza dell’organizzazione
dei fattori produttivi;
( o Impresa senza organizzazione: artigiano come imprenditore o lavoratore
autonomo come imprenditore o Organizzazione senza impresa: libero
professionista - art. 2238.)
o al fine della produzione o dello scambio: a. Intermediatrice tra offerta di
capitale, domanda di lavoro e domanda di beni e servizi b. Dirigenziale in quanto
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
rischia di non coprire il costo dei fattori produttivi impiegati e detiene il potere
economico
o di beni o servizi.
3. L’attività produttiva
L’impresa è attività (serie di atti coordinati) finalizzata alla produzione o allo scambio
di beni o servizi. attività produttiva. E’ in funzione di un determinato obiettivo.
NOTA: La definizione generale d’ imprenditore è anche definizione generale d’
impresa, in quanto usiamo la parola “impresa” nell’attimo in cui si definisce il
momento d’acquisto o cessazione della qualità d’imprenditore. La realtà globale
dell’impresa è la risultante dell’unione d’aspetti:
• Oggettivi - L’ azienda come complesso di beni per l’attuazione della funzione, che è l’
esercizio di impresa, secondo le disposizioni dell’art. 2555.
Attività di godimento e impresa
4. L’organizzazione
6. Economicità dell’attività
L’impresa è “attività economica”. L’attività produttiva può dirsi condotta con metodo
economico quando è tesa al procacciamento di entrate remunerative dei fattori
produttivi. Deve essere esercitata con modalità che consentano almeno la copertura
dei costi sostenuti con i ricavi conseguiti.
7. La professionalità
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ELEMENTI qualificanti non richiamati su cui si discende sulla loro importanza o meno a
determinare la qualifica di imprenditore sono:
A.
8. Attività d’impresa e scopo di lucro
Lo scopo di lucro è essenziale per l’attività di impresa? Distinguiamo lo scopo di lucro in:
o soggettivo (movente psicologico dell’imprenditore). In questo caso no.. perchè non
si può condizionare lo status di imprenditore a elementi strettamente soggettivi.
o Oggettivo (dati esteriori ed oggettivi). Comunque no.. essenziale è solo che
l’attività venga svolta secondo modalità oggettive astrattamente lucrative.
L’intento dell’imprenditore è di realizzare con profitto l’attività d’impresa.
L’attività d’impresa però, di fatto, è solo quella condotta con metodo economico.
Il REQUISITO MINIMO ESSENZIALE dell’attività di impresa è l’economicità della gestione
e non lo scopo di lucro.
B.
9. Il problema dell’impresa per conto proprio
E’ imprenditore anche chi produce beni o servizi destinati ad uso e consumo personale
(impresa per conto proprio)? La destinazione del mercato non è richiesta da alcun dato
legislativo. E’ imprenditore anche chi lo è per conto proprio anche se vi sono tesi
discordanti.
La verità è che l’applicazione della disciplina dell’impresa non si può far dipendere
dalle mutevoli intenzioni di chi produce ma deve fondarsi esclusivamente sui caratteri
oggettivi fissati dall’art. 2082 codice civile.
C.
10. Il problema dell’impresa illecita.
E’ sottoposto ad una disciplina più leggera perché normalmente è più debole. Le attività
agricole possono essere distinte in due grandi categorie:
1. attività agricole essenziali
2. attività agricole per connessione
La nozione originaria (art 2135 c.c.: chi esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo,
alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame e attività connesse) oggi vede una visione più
moderna a causa del progresso tecnologico che da semplice sfruttamento della produttività
naturale della terra ha portato ad un’agricoltura industrializzata (coltivazioni artificiali o fuori
terra/ allevamenti in batteria).
L’attuale formulazione dell’art 2135 cita: “è imprenditore agricolo chi esercita una delle
seguenti attività: coltivazione del fondo, sevicoltura, allevamento di animali e attività
connesse”.. intendendo le “ attività dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di
una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono
utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine”.
Rientrano dunque: orticoltura, coltivazione in serra o in vivai, floricoltura, acquicoltura..
CONDIZIONI NECESSARIE
a. Connessione soggettiva: il soggetto che la esercita sia già qualificabile imprenditore
agricolo in quanto svolge in forma di impresa una delle tre attività agricole tipiche e
inoltre attività coerente con quella connessa.
b. Connessione oggettiva: rapporto oggettivo tra attività connessa ed essenziale.
PREVALENZA: necessario e sufficiente è infatti solo che si tratti di attività aventi ad
oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dall’esercizio dell’attività agricola essenziale.
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Le attività connesse non devono prevalere, per rilievo economico, su quelle dell’attività
agricola essenziale.
4. L’imprenditore commerciale
E’ imprenditore commerciale chi esercita una o più delle seguenti categorie di attività: art.
2195 – 1°comma:
1. industria: “attività industriale diretta alla produzione di beni e servizi”
2. commercio:”attività intermediaria nella circolazione dei beni”
3. trasporti: “attività di trasporto per terra, per acqua o per aria”
4. banche e assicurazioni: “attività bancaria o assicurativa”
5. imprese ausiliarie: “altre attività ausiliarie delle precedenti”
Carattere industriale dell’attività di produzione di beni e servizi + carattere intermediario
delle attività di scambio.
“Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e
coloro che esercitano una attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro
proprio e dei loro componenti della famiglia (art. 2083)”.
o Criterio della prevalenza: deve sempre sussistere. La prevalenza del lavoro proprio
e familiare costituisce il carattere distintivo di tutti i piccoli imprenditori.
o Prevalenza sul lavoro altrui e sul capitale: per aversi piccola impresa è perciò
necessario che:
a. l’imprenditore presti il proprio lavoro nell’impresa (es. il fruttivendolo = piccolo
imprenditore)
b. il suo lavoro e quello degli eventuali familiari che collaborano nell’impresa
prevalgano sia rispetto al lavoro altrui (es. dipendenti) sia rispetto al capitale
(proprio o altrui) investito nell’impresa. (es. il gioielliere potrebbe essere
imprenditore rilevanza del capitale).
o Prevalenza funzionale: La prevalenza del lavoro familiare sugli altri fattori
produttivi, a sua volta, deve correttamente intendersi in senso qualitativo-
funzionale e non come prevalenza quantitativo- aritmetica.
Può fallire solo l’imprenditore commerciale purché non sia pubblico ne piccolo (questo ultimo
si sottrae alla disciplina del fallimento). In nessun caso sarà esonerata dal fallimento l’impresa
che venisse esercitata in forma di società commerciale.
4. L’impresa artigiana
Fra i piccoli imprenditori rientra anche l’impresa artigiana. La legge 860 del 1956 la definiva
con una serie di criteri al fine di individuare i destinatari di una disciplina di favore sotto il
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profilo creditizio, lavoristico e tributario. La c.d. legge quadro sull’artigianato (l. n. 443 del
1985) ha modificato la nozione di impresa artigiana ma, soprattutto, non è più dettata “ a
tutti gli effetti di legge”. Perciò il riconoscimento della qualifica artigiana in base alla legge
sull’artigianato non basta per escludere il fallimento: occorrerà valutare se sia rispettato il
requisito della prevalenza dettato dall’art. 2083.
5. L’impresa familiare
Il terzo criterio di differenziazione della disciplina delle imprese è rappresentato dalla NATURA
GIURIDICA DEL SOGGETTO TITOLARE. Tre sono le figure contemplate dal legislatore:
o impresa individuale
o impresa societaria
o impresa pubblica.
1. L’impresa societaria
2. Le imprese pubbliche
L’attività di impresa può essere anche svolta dallo Stato e dagli altri enti pubblici. Vi sono tre
forme di intervento possibili per lo Stato:
a. imprese-organo – vivono in organismi amministrativi a tutti gli effetti: lo Stato o altro ente
pubblico territoriale (regioni, province, comuni) possono svolgere direttamente attività di
impresa avvalendosi di proprie strutture organizzative, prive di distinta soggettività.
L’attività di impresa è per definizione secondaria ed accessoria rispetto ai fini istituzionali
dell’ente pubblico.
b. Enti pubblici economici – applicazione disciplina statuto imprenditore commerciale,
escluso fallimento e disciplina speciale per gestione crisi aziendale: La pubblica
amministrazione può dar vita ad enti di diritto pubblico il cui compito istituzionale
esclusivo o principale è l’esercizio di attività di impresa commerciale. (es. enel, fs, …)
Questo settore ha trovato due fasi successive in cui si è articolato il processo di
privatizzazione: una formale, trasferimento in società di diritto privato (spa) in cui lo Stato
è unico azionista, ed una seconda sostanziale con il collocamento delle azioni
(sottoscrizione dei privati).
c. Società a partecipazione pubblica – disciplina imprese commerciali: Lo Stato svolge
attività di impresa servendosi di strutture di diritto privato attraverso la costituzione di
società generalmente per azioni.
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
Per poter affermare che un dato soggetto è diventato imprenditore è necessario che
l’esercizio dell’attività d9i impresa sia a lui giuridicamente riferibile , sia a lui imputabile.
La qualità di imprenditore è acquistata - con pienezza di effetti – dal soggetto e solo dal
soggetto il cui nome è stato speso nel compimento dei singoli atti di impresa. Diventa
imprenditore colui che esercita personalmente l’attività di impresa compiendo in proprio
nome gli atti relativi. Non diventa invece imprenditore il soggetto che gestisce l’altrui impresa
quando operi spendendo il nome dell’imprenditore, per effetto del potere di rappresentanza
conferitogli dall’interessato o riconosciutogli dalla legge.
Perciò quando gli atti di impresa sono compiuti tramite rappresentante (volontario o legale),
imprenditore diventa il rappresentato e non il rappresentante. L’attività di impresa è
sostanzialmente esercitata dal rappresentante. (ad esempio , il genitore che gestisce
l’impresa quale rappresentante legale del figlio minore, in seguito ad autorizzazione del
tribunale. Gli atti di impresa sono decisi e compiuti dal genitore, ma imprenditore è il minore
e solo il minore è esposto a fallimento).
Fenomeno
Ritroviamo una situazione in cui esistono due soggetti: Il soggetto (persona fisica o giuridica)
che compie in proprio nome i singoli atti di impresa:cosiddetto imprenditore palese o
prestanome. Il soggetto (persona fisica o giuridica) che somministra al primo i necessari
mezzi finanziari, dirige in fatto l’impresa e fa propri tutti i guadagni senza palesandosi come
imprenditore di fronte a terzi è il cosiddetto imprenditore occulto o indiretto.
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acquistato la qualità di imprenditore è esposto al fallimento dato che solo il suo nome è stato
speso nel traffico giuridico.
La seconda tesi riguarda la teoria dell’imprenditore occulto. Secondo tale teoria il dominus di
un’impresa formalmente altrui non solo risponderà insieme a questi, ma fallirà sempre e
comunque qualora fallisca il prestanome. (legge fallimentare art.147, 2° comma applicabile
sia per il socio occulto di società palese; due soci palesi e uno occulto; sia per società occulta;
un socio palese e uno occulto).Quindi se fallisce la società occulta è inevitabile che fallisca
anche l’imprenditore occulto. Così è affermata la responsabilità del socio tiranno di una
società per azioni, che non è titolare dell’intero pacchetto azionario ma utilizza il patrimonio
della società per scopi personali.
Nel fallimento del socio occulto di società palese ciò che è stato occultato è solo il reale
numero dei soci ed il socio occulto risponde e fallisce esattamente per lo stesso motivo per
cui rispondono e falliscono i soci palesi, perché fa parte della società. Dall’ art.147, 2°comma
si può desumere il principio che ci è socio di una società a responsabilità illimitata risponde
verso i terzi anche e la sua partecipazione alla società non è stata esteriorizzata. Ma nella
fattispecie imprenditore occulto- imprenditore palese nessuna società esiste, in quanto
mancano tutti gli elementi costitutivi del contratto di società (art. 2247 fondo comune,
esercizio comune dell’attività, divisione degli utili).Il prestanome è infatti mandatario (senza
rappresentanza )del dominus e non il suo socio. Quindi si può desumere ce la situazione
giuridica è qualitativamente diversa da quella prevista dall’art. 147. Perciò anche se si
accetta il primo passaggio dal fallimento del socio occulto al fallimento della società occulta,
non è consentito affermare , per ulteriore analogia, la responsabilità illimitata del dominus.
In conclusione è vero che la spenditi del nome non è il solo criterio di imputazione dei debiti di
impresa, ma non è meno vero che tale imputazione è pur sempre retta da indici
esclusivamente formali ed oggettivi.
Il socio o i soci che hanno abusato dello schermo societario risponderanno come titolari di
un’autonoma impresa commerciale individuale o societaria per le obbligazioni da loro
contratte nello svolgimento dell’attività fiancheggiatrice della società di capitali ed in quanto
tali potranno fallire sempre che si accerti l’insolvenza della loro impresa.
5. L’inizio dell’impresa
Per le persone fisiche ed enti pubblici o privati, la qualità di imprenditore si acquista con
l’effettivo inizio dell’esercizio dell’attività di impresa. Non è sufficiente l’intenzione di dare
inizio all’attività .
L’effettivo inizio fa acquistare la qualità di imprenditore indipendentemente dalle intenzioni
del soggetto agente ed anche se l’attività è esercitata in violazione delle norme
amministrative abilitanti.La stessa iscrizione nel registro delle imprese non è condizione né
necessaria né sufficiente per l’attribuzione della qualità di imprenditore commerciale.
Anche per le società, il cui scopo tipico è l’esercizio di attività di impresa, il principio
dell’effettività può e deve trovare applicazione.
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7. La fine dell’impresa
L’imprenditore commerciale. Ciò in quanto l’art. 10 legge fall. prevede che lo stesso può
essere dichiarato fallito entro un anno dalla cessazione dell’attività.
La fine dell’impresa è di regola preceduta da una fase di liquidazione. Perciò la qualità di
imprenditore si perde solo con la chiusura della liquidazione. La fase liquidativi potrà ritenersi
chiusa solo con la definitiva disgregazione del complesso aziendale. Non è necessario che
siano stati riscossi tutti i crediti e siano stati pagati tutti i debiti relativi.
Per le società l’anno per la dichiarazione di fallimento decorre dalla cancellazione dal registro
delle imprese.
C. CAPACITA’ E IMPRESA
8. Incapacità e incompatibilità
La capacità all’ esercizio di attività di impresa si acquista con la piena capacità di agire e
quindi al compimento del diciottesimo anno di età. Si perde in seguito ad interdizione o
inabilitazione.
Così il minore che con raggiri ha occultato la sua minore età non diventa imprenditore anche
se i contratti conclusi non sono annullabili (art. 1426).
No impedisce l’acquisto o il riacquisto della qualità di imprenditore commerciale
l’inabilitazione temporanea all’esercizio di attività commerciale.
Minore
In nessun caso è consentito l’inizio di una nuova impresa commerciale in nome e
nell’interesse del minore Quando questi acquista una preesistente azienda commerciale, può
essere autorizzato dal tribunale a continuare l’esercizio dell’impresa, sia pure con procedure e
cautele diverse a seconda che il minore sia sottoposto a potestà familiare o a tutela (art. 320,
5°comma, 371, 2°comma). Intervenuta l’autorizzazione definitiva, il genitore o il tutore è
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legittimato a compiere tutti gli atti che rientrano nell’esercizio dell’impresa, siano essi di
ordinaria o di straordinaria amministrazione.
Interdetto
Valgono le stesse regole dettate per il minore sottoposto a tutela. L’autorizzazione ala
continuazione può riguardare anche l’impresa iniziata dallo stesso interdetto prima
dell’interdizione.
Inabilitato
E’ un soggetto la cui capacità di agire è limitata agli atti di ordinaria amministrazione. La sua
posizione è tuttavia parificata a quella degli incapaci assoluti per quanto concerne l’esercizio
di impresa commerciale: è possibile solo la continuazione di un’impresa preesistente, non l’
inizio ex novo. Intervenuta l’autorizzazione alla continuazione , l’inabilitato eserciterà
personalmente l’impresa , sia pure con l’assistenza del curatore e con il consenso di questi
per gli atti di impresa che eccedono l’ordinaria amministrazione.Il tribunale può tuttavia
subordinare l’autorizzazione alla nomina di un direttore generale ;nomina che sarà fatta dallo
stesso inabilitato col consenso del curatore.
Minore emancipato
Può essere autorizzato dal tribunale anche ad iniziare una nuova impresa commerciale. Con
l’autorizzazione il minore emancipato acquista la piena capacità di agire, senza l’assistenza di
un curatore.
A. LA PUBBLICITA’ LEGALE
L’imprenditore commerciale è destinatario di una peculiare disciplina che ha carattere
essenzialmente pubblicistico in quanto finalizzata alla tutela degli interessi generali della
collettività direttamente toccati da tali attività.
Necessaria per disporre con facilità di informazioni veritiere e non contestabili su atti e
situazioni delle imprese con cui si entra in contatto. La pubblicità legale rende di pubblico
dominio determinati atti o fatti della vita dell’impresa, secondo forme e modalità
predeterminate per legge.
Il registro delle imprese è lo strumento di pubblicità legale delle imprese commerciali non
piccole e delle società commerciali previsto dal codice civile del 1942. Per oltre cinquant’ anni
il nuovo istituto è però restato lettera morta. L’entrata in funzione del registro delle imprese
era infatti subordinata all’emanazione del relativo regolamento di attuazione.
Durante i lunghi anni dell’attesa ha tuttavia trovato applicazione il regime transitorio. Regime
imperniato sull’iscrizione nei preesistenti registri di cancelleria presso il tribunale e
soprattutto caratterizzato dall’esonero temporaneo dall’iscrizione, salvo che per alcuni atti,
degli imprenditori commerciali individuali e degli enti pubblici economici. Per le società di
capitali era inoltre previsto, oltre all’iscrizione nel registro delle imprese anche la
pubblicazione nel Bollettino ufficiale delle società per azioni e a responsabilità limitata
(busarl). Così pure per le cooperative in aggiunta all’iscrizione nel registro delle imprese la
pubblicazione nel bollettino ufficiale delle società cooperative e dei consorzi di cooperative
(busc).
Ne risultava da tutto ciò un sistema di pubblicità delle imprese particolarmente disorganico e
complesso.
La situazione finalmente si sblocca con la legge 29-12-1993 n. 580 contenente norme per il
riordino delle camere di commercio. L’art. 8 di tale legge ed il relativo regolamento di
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
attuazione hanno finalmente istituito il registro delle imprese, che è divenuto pienamente
operante agli inizi del 1997.
Novità:
- fine del regime transitorio.
- soppressi il busarl e il busc.
- il registro delle imprese non è più solo strumento di pubblicità legale delle imprese
commerciali ma anche strumento di informazione sui dati organizzativi di tutte le altre
imprese (imprenditori agricoli,piccoli imprenditori, società semplici,ecc…).
- la tenuta del registro delle imprese è affidata alle camere di commercio non più alle
cancellerie dei tribunali.
- Il registro delle imprese è tenuto con tecniche informatiche.
L’ufficio del registro delle imprese è istituito in ciascuna provincia presso le camere di
commercio ed è retto da un conservatore (segretario generale o altro dirigente della camera
di commercio) nominato dalla giunta. L’attività dell’ufficio è svolta sotto la vigilanza di un
giudice delegato dal presidente del tribunale del capoluogo di provincia.
Il registro è diviso in due sezioni: la sezione ordinaria e la sezione straordinaria.
Nella sezione ordinaria sono iscritti gli imprenditori per i quali l’iscrizione nel registro delle
imprese era originariamente prevista dal codice civile:
- gli imprenditori individuali commerciali non piccoli
- tutte le società tranne la società semplice, anche se non svolgono attività commerciale
- consorzi
- gli enti pubblici che hanno per oggetto esclusivo o principale un’attività commerciale.
- le società estere che hanno in Italia la sede dell’amministrazione o l’oggetto principale della
loro attività
Nella sezione speciale ci sono due sezioni:
- gli imprenditori che secondo il codice civile ne erano esonerati e per i quali l’iscrizione,
introdotta con la riforma del 1993, aveva originariamente solo funzione di pubblicità notizia;
vale a dire gli imprenditori agricoli individuali, i piccoli imprenditori, le società semplici, sono
inoltre annotati gli imprenditori artigiani già iscritti nel relativo albo.
- le società fra professionisti. Istituita dall’art. 16 del d.lgs. 2-2-2001 si iscrivono attualmente
le sole società tra avvocati.
Gli atti da registrare sono diversi a seconda della struttura soggettiva dell’impresa.
Riguardano essenzialmente gli elementi di individuazione dell’impresa e dell’imprenditore
(ex dati anagrafici, ditta, oggetto, sede principale,ecc..) e la struttura e l’organizzazione della
società (atto costitutivo, nomina e revoca amministratori, ecc…).
Le iscrizioni devono essere fatte nel registro delle imprese della provincia in cui l’impresa ha
la sede e, per agevolare le ricerche da parte dei terzi, negli atti e nella corrispondenza deve
essere indicato il registro presso il quale l’iscrizione è avvenuta.. L’iscrizione è eseguita su
domanda dell’interessato, ma può avvenire anche di ufficio se l’iscrizione è obbligatoria e
l’interessato non vi provvede. E di ufficio può anche essere disposta la cancellazione di
un’iscrizione. In ogni caso prima di procedere all’iscrizione l’ufficio del registro deve
controllare che il fatto o l’atto è soggetto a iscrizione e che la documentazione è formalmente
regolare.
L’iscrizione deve essere eseguita entro dieci giorni dalla data di protocollazione della
domanda, mediante inserimento dei dati nella memoria dell’elaboratore elettronico. Contro il
provvedimento motivato di rifiuto dell’iscrizione, il richiedente può ricorrere entro otto giorni
al giudice del registro, che provvederà con un decreto. L’inosservanza dell’obbligo di
registrazione è punita con sanzioni amministrative pecuniarie.
L’iscrizione nella sezione ordinaria ha sempre funzione di pubblicità legale;serve cioè non solo
a rendere conoscibili i dati pubblicati, ma anche, a seconda dei casi, efficacia dichiarativa,
costitutiva o normativa.
Di regola l’iscrizione nella sezione ordinaria ha efficacia semplicemente dichiarativa. I fatti e
gli atti soggetti ad iscrizioni ed iscritti sono opponibili a chiunque e lo sono dal momento
stesso della loro registrazione. (per le sole società capitali; s. per azioni, s. a responsabilità
limitata l’opponibilità diviene piena solo dopo il decorso di 15 giorni di iscrizione).
In alcune ipotesi l’iscrizione produce effetti ulteriori e più rilevanti. E’ anche presupposto
perché l’atto sia produttivo di effetti, sia fra le parti che per i terzi (efficacia costitutiva totale),
o solo nei confronti dei terzi (efficacia costitutiva parziale).
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
In altri casi, l’iscrizione nella sezione ordinaria è presupposto per la piena applicazione di un
determinato regime giuridico. E’ questo il caso della società in nome collettivo e della società
in accomandita semplice.
L’iscrizione nelle sezioni speciali del registro ha solo funzione di certificazione anagrafica e di
pubblicità notizia.
Eccezione:con il d.lgs 228/2001 per l’imprenditore agricolo l’iscrizione nella sezione speciale
ha oltre che efficacia di pubblicità notizia, anche di pubblicità legale.
Eliminazione del busarl e del busc. Quindi unico strumento di pubblicità legale è il registro
delle imprese.
Per alcuni atti delle società di capitali e/o delle società cooperative è prevista la pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale anziché nel registro delle imprese (ex. convocazione dell’assemblea di
s.p.a. o di società cooperativa).
B. LE SCRITTURE CONTABILI
Art. 2214 L’imprenditore deve tenere tutte le scritture contabili che siano richieste dalla
natura e dalle dimensioni dell’impresa. In ogni caso devono essere tenuti determinati libri
contabili:il libro giornale ed il libro degli inventari. Infine , devono essere ordinariamente
conservati, per ciascun affare gli originali della corrispondenza commerciale (lettere, fatture,
telegrammi) ricevuta e le copie di quella spedita.
Il libro giornale è un registro cronologico- analitico. Giorno per giorno le operazioni relative
all’esercizio dell’impresa devono essere indicate. Può essere anche eventualmente articolato
in libri parziali in relazione alle articolazioni dell’impresa.
Il libro degli inventari è invece un registro periodico- sistematico. Deve essere redatto
all’inizio dell’esercizio dell’impresa e successivamente ogni anno. Deve perciò contenere
l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività dell’imprenditore, anche estranee
all’impresa.
L’inventario si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle perdite .Il bilancio è un
prospetto contabile riassuntivo dal quale devono risultare con evidenza e verità la situazione
complessiva del patrimonio.
Il libro giornale ed il libro degli inventari devono essere solo enumerati progressivamente in
ogni pagina e vidimati e bollati prima di essere messi in uso.
- Tutte le scritture contabili devono essere tenute secondo norme di una ordinaria contabilità
(art. 2219) e in particolare senza spazi bianchi, senza interlinee, senza abrasioni.
- Oggi è consentita la tenuta delle scritture contabili con sistemi informatici.
- La corrispondenza commerciale e le scritture contabili devono essere tenute per dieci anni .
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- Le scritture contabili non sono di regola soggette ad alcuna forma di controllo esterno. Dal
1975 la contabilità delle società con azioni quotate in borsa è sottoposta al controllo esterno
di apposite società di revisione.
- L’obbligo di tenuta delle scritture contabili non è assistito da alcuna sanzione generale e
diretta, salvo quelle previste dalla legislazione tributaria.
Ritroviamo tra le scritture contabili anche altre scritture quali per esempio il libro mastro, nel
quale le singole operazioni sono registrate non cronologicamente ma sistematicamente
(esempio per cliente); libro cassa, che contiene le entrate e le uscite di denaro;il libro
magazzino , che registra le entrate e le uscite delle merci.
Le informazioni sulla vita dell’impresa non sono accessibili ai terzi. Le eccezioni sussistono per
il bilancio delle società di capitali e delle società cooperative (ma non quelle degli imprenditori
individuali e delle società di persone) deve essere reso pubblico mediante deposito presso
l’ufficio del registro delle imprese.
L’ipotesi più significativa di rilevanza esterna delle scritture contabili si ha tuttavia sul piano
processuale. Potendo le stesse essere utilizzate come mezzo di prova sia a favore, sia contro
l’imprenditore.
C. LA RAPPRESENTANZA COMMERCIALE
8. L’institore
E’ institore colui che è preposto dal titolare all’esercizio dell’impresa o di una sede secondaria
o di un ramo particolare della stessa. E’ nel linguaggio comune, il direttore generale
dell’impresa o di una filiale o di un settore produttivo. L’institore è al vertice della gerarchia
del personale , in virtù di un atto di preposizione dell’imprenditore. Vertice assoluto se
l’institore è preposto all’intera impresa ed in tal caso dipenderà solo dall’imprenditore ; solo
da lui riceverà direttive .Vertice relativo se è preposto ad una filiale o a un ramo
dell’impresa;ed in tal caso potrà eventualmente trovarsi in posizione subordinata anche
rispetto ad un altro institore (ad esempio, il direttore generale dell’intera impresa).
La delineata posizione comporta innanzitutto che l’institore è tenuto ,congiuntamente con
l’imprenditore, all’adempimento degli obblighi di iscrizione nel registro delle imprese e di
tenuta delle scritture contabili dell’impresa o della sede cui è preposto. Ed in caso di
fallimento dell’imprenditore troveranno applicazione nei confronti dell’institore le sanzioni
penali a carico del fallito;fermo restando che solo l’imprenditore
potrà essere dichiarato fallito e solo l’imprenditore sarà esposto agli effetti personali e
patrimoniali del fallimento.
Anche in mancanza di espressa procura ,l’institore può compiere in nome dell’imprenditore
tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa (rappresentanza sostanziale). E’ comunque
certo che l’institore non è legittimato a compiere atti che esorbitano dall’esercizio (gestione)
dell’impresa quali, la vendita o l’affitto dell’azienda, il cambiamento dell’oggetto dell’attività.
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
Inoltre gli è vietato alienare o ipotecare i beni immobili del proponente, se non è stato a ciò
espressamente autorizzato.
Caratterizza l’institore anche una eventuale rappresentanza processuale, in quanto l’institore
può stare in giudizio, sia come attore (rappresentanza processuale attiva), sia come
convenuto (rappresentanza processuale passiva) per le obbligazioni dipendenti da atti
compiuti nell’esercizio dell’impresa a cui è preposto.
I poteri rappresentativi dell’institore possono essere ampliati o limitati dall’imprenditore. Le
limitazioni saranno però opponibili ai terzi solo se la procura originaria o il successivo atto di
limitazione siano stati pubblicati nel registro delle imprese. Mancando tale pubblicità legale, la
rappresentanza si reputa generale.
Infine dobbiamo ricordare che l’institore deve rendere palese al terzo con cui contratta tale
veste, affinché l’atto compiuto e i relativi effetti ricadano direttamente sul rappresentato; e
deve renderla palese spendendo il nome del rappresentato. Il rappresentante che non osservi
tale regola obbliga solo se stesso ed il terzo non si può rivolgere al rappresentato.
9. I procuratori
10. I commessi
V. L’AZIENDA
< L’azienda è il complesso ei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa >
(art. 2555).
Esiste perciò una rapporto di mezzo a fine tra azienda e impresa. L’azienda costituisce
l’apparato strumentale di cui l’imprenditore si avvale per lo svolgimento e nello svolgimento
della propria attività.
L’azienda è un insieme di beni eterogenei (mobili e immobili, materiali e immateriali, fungibili
e infungibili) ,che subisce modificazioni qualitative e quantitative nel corso dell’attività. E’ e
resta però un complesso caratterizzato da unità di tipo funzionale.
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Teorie unitarie
Considerano l’azienda come un bene unico, un bene immateriale e la qualificano come una
universalità di beni. Ritengono perciò che il titolare dell’azienda abbia un vero proprio diritto
di proprietà unitario, destinato a coesistere con i diritti che vanta sui singoli beni.
Teoria atomistica
Considera l’azienda come una semplice pluralità di beni tra loro funzionalmente collegati e sui
quali l’imprenditore può vantare diritti diversi ( proprietà, diritti reali limitati, diritti personali
di godimento).
La disciplina dettata per le universalità di mobili ( ex. azienda equiparata alle universalità di
beni dall’art. 67 c.p.c. che prevede il sequestro giudiziario di aziende o di altre universalità di
beni; norme specifiche sull’universalità di mobili definite dall’art. 816 c.c. ;oppure ancora
l’universalità di mobili diversamente dagli immobili possono costituire oggetto di pegno) è
applicabile all’azienda?
L’applicabilità diretta è da escludere. L’azienda è di regola costituita da beni eterogenei e può
comprendere anche beni (immobili e mobili) che non sono di proprietà dell’imprenditore.
Può però ammettersi al pari delle universalità di mobili che:
- l’insieme dei beni mobili aziendali di proprietà dell’imprenditore sia sottratto all’applicazione
della regola possesso di buona fede vale titolo ,valida per i singoli beni mobili (art. 1156)
- il complesso mobiliare aziendale possa essere acquistato per usucapione solo in virtù del
possesso continuato per vent’ anni (art. 1160)
- il titolare di un’azienda possa avvalersi dell’azione di manutenzione, oltre che per gli
immobili, anche per tutelare il possesso dell’insieme dei beni mobili aziendali.
L’azienda può essere venduta, conferita in società, donata e sulla stessa possono essere
costituiti diritti reali (usufrutto) o personali (affitto) di godimento a favore di terzi.
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Chi aliena un’azienda commerciale deve astenersi, per un periodo massimo di cinque anni dal
trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che possa comunque sviare la clientela
dall’azienda ceduta (art. 2557, 1°comma ). Se l’azienda è agricola, il divieto opera solo per le
attività ad essa connesse e sempre che rispetto a tali attività sia possibile sviamento della
clientela (art. 2557, 4°comma ).
La norma unisce due esigenze:
- quella dell’acquirente di trattenere la clientela dell’impresa e quindi di godere
dell’avviamento (soggettivo)
- quella dell’alienante a non vedere compressa la propria libertà di iniziativa economica oltre
un determinato arco di tempo sufficiente per consentire all’acquirente di consolidare la
propria clientela.
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In sede di vendita l’azienda troverà applicazione dalla disciplina degli art. 2559 e 2560 per i
crediti e i debiti aziendali e non quella prevista dall’art. 2558 (successione nei contratti).
Per i debiti non è ammesso il mutamento del debitore senza il consenso del creditore. Infatti
l’alienante non è liberato da tali debiti se no risulta che i creditori vi hanno consentito.
Consenso che deve riguardare specificamente la liberazione dell’alienante e non
genericamente il trasferimento dell’azienda.
Per le sole aziende commerciali nel trasferimento risponde dei debiti aziendali anche
l’acquirente dell’azienda , se i debiti risultano dai libri contabili obbligatori (art. 2560).
Usufrutto
L’art. 2561 dispone che l’usufruttuario deve esercitare l’azienda sotto la ditta che la
contraddistingue. Dispone inoltre che lo stesso deve condurre l’azienda senza modificarne la
destinazione ed in modo da conservare l’efficienza dell’organizzazione e degli impianti e le
normali dotazioni di scorte. La violazione di tali obblighi o la cessazione arbitraria dalla
gestione dell’ azienda determinano la cessazione dell’usufrutto per abuso dell’usufruttuario.
L’usufruttuario non solo può godere dei beni aziendali, ma ha anche il potere di disporne nei
limiti segnati dalle esigenze della gestione. Tale potere di disposizione sussiste non solo
rispetto alle scorte e più in generale rispetto al cosiddetto capitale circolante, ma anche
rispetto al capitale fisso (immobili, impianti, macchinari), purché tali atti di disposizione non
alterino l’identità e l’efficienza dell’azienda. L’usufruttuario potrà acquistare ed immettere
nell’azienda nuovi beni; beni che diventano di proprietà del nudo proprietario e sui quali
l’usufruttuario avrà diritto di godimento e potere di disposizione.
E’ previsto anche un probabile inventario all’inizio ed alla fine dell’usufrutto.
Affitto
L’affitto di azienda è contratto affatto diverso dalla locazione di un immobile destinato all’
esercizio di attività di impresa:nel primo caso, oggetto del contratto è un complesso di beni
organizzati, eventualmente comprensivo dell’immobile; nel secondo caso, il contratto ha per
oggetto il locale in quanto tale.
Sia per l’usufrutto e sai per l’affitto si applicano gli art. 2557 (divieto di concorrenza) e l’art.
2558 (successione nei contratti aziendali). Il nudo proprietario ed il locatore sono perciò tenuti
a non iniziare una nuova impresa idonea a sviare la clientela per la durata dell’usufrutto e
dell’affitto. Inoltre l’usufruttuario o l’affittuario subentrano automaticamente nei contratti
aziendali per la durata dell’usufrutto o dell’affitto. Per i debiti aziendali anteriori alla
costituzione dell’usufrutto o dell’affitto risponderanno esclusivamente il nudo proprietario o il
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locatore, salvo che per i debiti di lavoro espressamente accollati anche al titolare del diritto di
godimento.
A. LA DITTA
Ditta individuale e nome civile assolvono ad una diversa funzione e sono diversamente
disciplinati.
Nome civile: attribuito per legge, ha struttura fissa, è unico e non liberamente modificabile.
Ditta: princìpi opposti rispetto a quella del nome civile.
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L’imprenditore, se ha un solo nome civile, può avere più ditte; ditta e nome civile sono
diversamente tutelate. Non è consentita omonimia tra ditte di imprenditori in rapporto di
concorrenza (opposto per nome civile); il nome civile è indisponibile e intrasmissibile (opposto
per la ditta).
B. IL MARCHIO
Il marchio è il segno distintivo dei prodotti o dei servizi dell’impresa. Esistono tre tipi di
marchio: marchio nazionale, marchio comunitario e marchio internazionale, disciplinati da
diverse normative imperniate sull’istituto della registrazione che riconoscono al titolare del
marchio il diritto all’uso esclusivo dello stesso.
Il marchio ha la funzione di differenziare i prodotti di un certo imprenditore da quelli della
concorrenza, è indicatore della provenienza del prodotto da una fonte unitaria di produzione,
tuttavia non garantisce la qualità dei prodotti.
6. I tipi di marchio
Non possono essere registrate come marchi forme della natura o quelle che danno un valore
sostanziale al prodotto (ad es. la forma di una bottiglia).
Il marchio, per essere tutelato giuridicamente, deve rispondere a requisiti di liceità, verità,
originalità e novità.
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
Liceità: il marchio non deve contenere segni contrari alla legge, all’ordine pubblico e al buon
costume, stemmi o altri segni prodotti da convenzioni internazionali. Per l’uso del nome di
una persona o del suo pseudonimo è necessario il consenso dell’interessato o anche dei suoi
eredi.
Verità: non deve contenere segni che ingannino il pubblico su provenienza geografica, natura,
qualità dei prodotti o servizi.
Possiamo poi distinguere marchi deboli, facilmente confondibili con altri marchi, e marchi
forti, dotati di accentuata capacità distintiva.
Novità: il marchio non deve essere usato da altri imprenditori generando confusione fra i
consumatori. Possiamo poi distinguere tra marchi ordinari e marchi celebri.
8. Il marchio registrato
9. Il marchio di fatto
Il marchio è trasferibile e può essere trasferito sia a titolo definitivo sia a titolo temporaneo
(c.d. licenza di marchio). Il marchio oggi può essere trasferito tutto o in parte senza
necessario trasferimento dell’azienda. È possibile la contitolarità del marchio. Lo stesso
marchio può essere utilizzato contemporaneamente dal titolare originario e da uno o più
concessionari (licenza di marchio non esclusiva); da questa però non deve derivare inganno
nei caratteri dei prodotti o servizi essenziali nell’apprezzamento del pubblico.
C. L’INSEGNA
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L’insegna contraddistingue i locali dell’impresa o l’intero complesso aziendale. Essa non potrà
essere uguale o simile a quella già utilizzata da altro imprenditore concorrente, con
conseguente obbligo di differenziazione. L’insegna dovrà essere lecita, veritiera e originale.
Nulla è disposto per il trasferimento dell’insegna, ma è pacifico che il diritto può essere
trasferito.
Le opere dell’ingegno (campo culturale) e le invenzioni industriali (campo della tecnica) sono
le creazioni intellettuali regolate dal nostro ordinamento.
Le opere dell’ingegno formano oggetto del diritto d’autore, mentre le invenzioni industriali
possono formare oggetto del brevetto per invenzioni industriali, del brevetto per modelli di
utilità o della registrazione per disegni e modelli.
A. IL DIRITTO D’AUTORE
Formano oggetto del diritto d’autore le opere dell’ingegno scientifiche, letterarie, musicali,
figurative, architettoniche, teatrali e cinematografiche, qualunque ne sia il modo e la forma di
espressione.
Tali opere sono protette indipendentemente dal loro pregio, tuttavia devono avere “carattere
creativo”: originalità oggettiva. Fatto costitutivo del diritto d’autore è la creazione dell’opera,
non deve essere stata necessariamente divulgata fra il pubblico. La tutela è sia morale, sia
patrimoniale.
Diritto morale: rivendica nei confronti di chiunque la paternità dell’opera: pubblicazione,
modifiche varie etc.. Diritto irrinunciabile, inalienabile, non si perde con la cessione dei diritti
patrimoniali e possono essere esercitati anche dopo la morte.
Diritto patrimoniale: diritto di utilizzazione economica esclusiva dell’opera in ogni forma e
modo, originale o derivato. Ha durata limitata, di 70 anni dopo la morte dell’autore.
Opera collettiva: l’opera può essere costituita da più contributi autonomi e separabili. Ai
singoli autori è riconosciuto il diritto d’autore sulla propria parte.
Opera in collaborazione: composta da contributi omogenei e non distinguibili e non divisibili.
Regime di comunione fra i coautori.
Opera composta: composta da contributi eterogenei e distinti ma che danno vita a opera
funzionalmente unitaria e indivisibile.
Diritti connessi o affini al diritto d’autore sono poi riconosciuti a determinate categorie di
soggetti.
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B. LE INVENZIONI INDUSTRIALI
6. Il diritto al brevetto
7. L’invenzione brevettata
Il brevetto per invenzione industriale è emesso dall’Ufficio italiano brevetti e marchi, sulla
base di una domanda corredata dalla descrizione accurata dell’invenzione.
Il brevetto per invenzioni industriali dura 20 anni dalla data di deposito della domanda e non
c’è possibilità di rinnovo. Il diritto di esclusività si può perdere per nullità del brevetto o
decadenza dello stesso. Il brevetto conferisce al suo titolare la facoltà esclusiva di attuare
l’invenzione e trarne profitto nel territorio dello Stato. L’esclusiva di commercio si esaurisce
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Il rilascio del brevetto per invenzione attribuisce diritto di esclusiva solo sul territorio
nazionale. Per i paesi esteri, l’inventore deve presentare distinte domande per ogni paese
(quelli che hanno aderito alla convenzione di Monaco del 1973), ma la novità dell’invenzione è
valutata con riferimento alla data del primo deposito nazionale.
L’inventore può anche conseguire il brevetto europeo, che non è autonomo ed unitario perché
regolato dalle singole legislazioni nazionali dei paesi in cui il brevetto ha efficacia, ma è
equivalente a un fascio di brevetti nazionali.
Brevetto autonomo e unitario è il brevetto comunitario, rilasciato dall’Ufficio europeo di
Monaco.
L’inventore può anche non brevettare il proprio trovato, e anche per le invenzioni non
brevettate è riconosciuta una sia pur limitata tutela.
C. I MODELLI INDUSTRIALI
I modelli industriali sono creazioni intellettuali applicate all’industria di minor rilievo rispetto
alle invenzioni industriali. I modelli sono distinti in a) modelli di utilità e b) disegni e modelli.
I modelli di utilità sono nuovi trovati destinati a conferire particolare funzionalità a macchine,
strumenti, utensili e oggetti d’uso.
I disegni e modelli sono invece nuove idee destinate a migliorare l’aspetto dei prodotti
industriali (industrial design).
I modelli industriali riguardano la foggia funzionale o estetica dei prodotti.
La tutela dei modelli industriali continua a fondarsi sull’istituto della brevettazione. Il brevetto
per i modelli di utilità dura 10 anni, rispetto ai 20 delle invenzioni industriali.
La durata del brevetto per i disegni e modelli è di 5 anni dalla domanda, ma può essere
prorogata fino a 25 anni. Disegni e modelli sono anche tutelati dal diritto d’autore quando
presentino carattere creativo e valore artistico.
Modello ideale del funzionamento del mercato sarebbe quello di concorrenza perfetta, ma
irrealizzabile. Altra ipotesi sarebbe la situazione di oligopolio; ancora, un altro modello è il
monopolio di fatto, in cui una sola impresa controlla tutta l’offerta di un dato prodotto.
La concorrenza deve svolgersi in modo da non ledere gli interessi dell’economia nazionale; il
legislatore italiano:
a- consente limitazioni legali della libertà di concorrenza e la creazione di monopoli legali
in settori di interesse generale;
b- prevede in determinati contratti il divieto di concorrenza fra le parti;
c- consente limitazioni negoziali della concorrenza a ne subordina nel contempo la
validità al rispetto di condizioni che non comportino un sacrificio della libertà di iniziativa
economica attuale e futura;
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La norma europea che disciplini la concorrenza è nata appena dopo la II guerra mondiale In
Italia è in vigore dal 1/5/1999.
Si applica per la concorrenza effettuata tra due o più stati membri. La normativa europea ha
comunque posizione preminente rispetto alla disciplina italiana, che si trova ad avere
carattere residuale.
È oggi anche vietato l’abuso dello stato di dipendenza economica col quale s’intende la
situazione in cui un’impresa sia in grado di determinare, nei rapporti commerciali con un’altra
impresa, un eccessivo squilibrio di diritti e obblighi. Il patto col quale si realizza l’abuso di
dipendenza economica è nullo.
5. (segue) Le concentrazioni
c) Si ha concentrazione quando:
1- due o più imprese si fondono dando luogo ad un’unica impresa;
2- due o più imprese, pur restando giuridicamente distinte, diventano un’unica entità
economica;
3- due o più imprese indipendenti costituiscono un’impresa societaria comune.
Le concentrazioni costituiscono uno strumento utile di ristrutturazione e non sono di per sé
vietate in quanto rispondono all’esigenza di accrescere la competitività delle imprese. Diventano
illecite e vietate quando diano luogo a gravi alterazioni del regime concorrenziale del mercato
(solo per quelle di maggior dimensione).
Concentrazioni che superino un determinato livello di fatturato devono essere preventivamente
comunicate.
L’Autorità può vietare la concentrazione o può autorizzarla, può infliggere sanzioni pecuniarie.
Diversamente dalle intese, le concentrazioni vietate comunque eseguite non sono nulle ma
soggette a sanzioni.
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Limitazioni, oltre che di natura pubblicistica, anche da parte del legislatore per la tutela di
interessi patrimoniali e privati. Rientrano fra i divieti legali di concorrenza:
a) l’ “obbligo di fedeltà” a carico dei prestatori di lavoro che fa divieto agli stessi di
trattare affari in concorrenza con l’imprenditore fin quando dura il rapporto di lavoro;
b) divieto di esercitare attività concorrente con quella della società di cui si è socio a
responsabilità illimitata;
c) il diritto di esclusiva reciproca nel contratto di agenzia.
Il patto che limita la concorrenza deve essere provato per iscritto ed è valido solo se
circoscritto ad un determinato ambito territoriale o a un determinato tipo di attività. Limite di
durata: max 5 anni.
Si distinguono due diverse categorie di patti anticoncorrenziali: autonomi e accessori.
Come patti autonomi, possiamo identificare quei contratti che hanno come oggetto e
funzione esclusivi la restrizione della libertà di concorrenza. Gli obblighi di non concorrenza
possono essere a carico di una parte (restrizioni unilaterali) o di entrambe (restrizioni
reciproche). Questi ultimi si definiscono solitamente cartelli o intese e possono essere di
contingentamento, di zona, di prezzo…
Per le restrizioni reciproche di concorrenza invece le finalità di un cartello possono essere
realizzate anche attraverso la stipulazione di un contratto di consorzio, tipico e
specificamente regolato. Il contratto ha validità per 10 anni.
I patti accessori, invece, sono anche clausole accessorie di un contratto e possono
intercorrere sia fra imprenditori in diretta concorrenza sia operanti a livelli diversi.
Alcuni di tali patti accessori (patti innominati) sono sottoposti a determinata disciplina:
- la clausola di esclusiva che può essere inserita in un contratto di somministrazione;
- il patto di preferenza a favore del somministrante inseribile nello stesso contratto di
somministrazione (max 5 anni);
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- il patto di non concorrenza con il quale si limita l’attività del prestatore di lavoro per il
tempo successivo alla cessazione del contratto. Il patto è nullo se non è stipulato per
iscritto;
- il patto col quale si limita la concorrenza dell’agente dopo lo scioglimento del contratto di
agenzia. Tale patto deve essere fatto per iscritto e durata max 2 anni.
La disciplina dell’art. 2596 è applicabile solo ai patti accessori innominati.
IX C. LA CONCORRENZA SLEALE
E’ interesse generale che la competizione fra imprenditori si svolga in modo corretto e leale
necessità di distinguere comportamenti leciti e leali da comportamenti sleali e vietati.
In generale, nello svolgimento della competizione fra imprenditori concorrenti è vietato
servirsi di mezzi e tecniche non conformi ai principi della correttezza professionale. I fatti, gli
atti e i comportamenti che violano tale regola sono atti di concorrenza sleale. Tali atti sono
repressi e sanzionati anche se compiuti senza dolo o colpa e anche se non hanno ancora
arrecato un danno ai concorrenti. Basta il cosiddetto danno potenziale. La disciplina della
concorrenza sleale è una disciplina speciale rispetto a quella dell’illecito civile. I consumatori
sono i soggetti che non devono essere tratti in inganno e perciò devono essere tutelati.
Tuttavia, questi sono tutelati in maniera mediata e riflessa perché i soggetti legittimati a
reagire contro atti di concorrenza sleale sono SOLO gli imprenditori concorrenti e le loro
associazioni di categoria.
La disciplina della concorrenza sleale regola i rapporti di coesistenza sul mercato fra
imprenditori concorrenti. Per la sua applicazione, sono necessari due presupposti:
1) la qualità di imprenditore sia del soggetto che pone in essere l’atto di concorrenza
vietato, dia del soggetto che ne subisce le conseguenze il soggetto passivo dell’atto di
concorrenza sleale può essere esclusivamente un imprenditore.
2) L’esistenza di un rapporto di concorrenza economica fra i medesimi i soggetti attivo
e passivo devono offrire nello stesso ambito di mercato beni o servizi destinati a
soddisfare lo stesso bisogno dei consumatori o bisogni similari o complementari.
Punti salienti della disciplina legislativa in tema di pubblicità ingannevole: la pubblicità deve
essere palese, veritiera, corretta, nonché chiaramente riconoscibile come tale.
È ingannevole qualsiasi pubblicità che in qualunque modo indice in errore o può indurre in
errore le persone alle quali è rivolta e possa pregiudicare il loro comportamento economico o
ledere un concorrente.
Ogni interessato può chiedere che siano inibiti gli atti di pubblicità ingannevole o di pubblicità
comparativa ritenuta illecita e che ne siano eliminati gli effetti.
1. Nozione e tipologia
sopravvivenza delle piccole e medie imprese. Sono guardati con favore dal legislatore che ne
agevola la costituzione ed il funzionamento.
2. Contratto di consorzio
Hanno specifica disciplina integrativa rispetto ai precedenti. Essa prevede per i consorzi destinati
a svolgere attività con i terzi un ufficio a tal fine istituito (art. 2612). Disciplina che trova
fondamento sia nell’esigenza di regolare i rapporti patrimoniali consorzio-terzi, sia nel carattere
tipicamente imprenditoriale dell’attività di tali consorzi.
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
5. Le società consortili
Consorzi e società sono istituti nettamente diversi. Il consorzio svolge attività esclusivamente
interna, manca l’esercizio in comune di un’attività economica (attività d’impresa) da parte dei
consorziati che è elemento essenziale delle società. La distinzione è più sottile quando il
consorzio svolge attività con i terzi. In questo caso si hanno fenomeni associativi comuni:
carattere imprenditoriale e il fine di realizzare attraverso tale attività un interesse economico.
• Scopo consortile: la qualità di imprenditori di tutti i partecipanti del consorzio e lo stretto
nesso funzionale che esiste tra l’attività del consorzio e l’attività svolta dai singoli
imprenditori consorziati.
FUNZIONE TIPICA di un consorzio (con attività esterna) è quella di produrre beni o servizi
necessari alle imprese consorziate. L’intento tipico non è ricavare un utile ma usufruire dei
beni e servizi prodotti e messi a loro disposizione in modo da conseguire un vantaggio
patrimoniale diretto sotto forma di minori costi sopportati o di maggiori ricavi conseguiti.
• Scopo mutualistico: molto più affine allo scopo consortile. Anche l’impresa mutualistica
tende a procurare un vantaggio patrimoniale diretto sotto forma di risparmio di spesa o di un
maggior guadagno personale.
• Società consortili: tutte le società lucrative, ad eccezione della società semplice, possono
assumere come oggetto sociale gli scopi indicati dall’art. 2602, cioè gli scopi di un consorzio.
Chi li debba disciplinare però è dibattuto ancora oggi. Disciplina mista? In mancanza di
specifiche disposizioni di legge o dell’atto costitutivo troverà integrale applicazione la
disciplina legale del tipo societario prescelto.
1. Caratteri generali
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
2. La disciplina
- Costituzione il contratto costitutivo del Geie deve essere redatto per iscritto a pena di
nullità. Deve essere indicato: denominazione del gruppo, sede, oggetto, nome dei
membri, durata. Il contratto è soggetto a pubblicità legale nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica ( efficacia dichiarativa) e poi in quella delle Comunità Europee. Poi si deve
procedere con l’iscrizione nel registro delle imprese (efficacia costitutiva).
- Nullità: cause del contratto costitutivo del gruppo sono quelle previste dai singoli
ordinamenti nazionali. La nullità è sanabile.
- Organizzazione: rimessa all’autonomia privata. Sono espressamente previsti due organi:
organo collegiale ed organo amministrativo.
- Assemblea: le decisioni più importanti debbono essere prese all’unanimità. Ciascun
membro dispone di un solo voto.
- Amministratori: gestione affidata ad uno o più amministratori, nominati con il contratto
costitutivo del gruppo o con decisione dei membri.
- Rappresentanza: poteri degli amministratori fissati dal contratto. Solo ad essi spetta per
legge la rappresentanza del gruppo verso i terzi.
- Scritture contabili: deve tenere quelle previste per gli imprenditori commerciali
indipendentemente dalla natura commerciale o meno dell’attività esercitata.
- Profitti e perdite: profitti risultanti dall’attività sono considerati direttamente profitti dei
membri e ripartiti fra gli stessi secondo la proporzione prevista nel contratto o, nel
silenzio, in parti uguali. Con lo stesso criterio i membri contribuiscono a coprire
l’eccedenza delle uscite rispetto alle entrate del Geie.
- Responsabilità: la disciplina non prevede la formazione obbligatoria di un fondo
patrimoniale iniziale. Delle obbligazioni di qualsiasi natura assunte dal Geie rispondono
solidalmente ed illimitatamente tutti i membri del gruppo oltre a questo con il proprio
patrimonio.
- Nuove ammissioni: L’ammissione di nuovi membri deve essere decisa all’unanimità e
l’unanimità è necessaria anche per l’efficacia della cessione della quota di partecipazione,
sia ad un terzo sia ad un altro membro.
- Recesso ed esclusione: le cause in entrambi i casi devono essere fissate nel contratto. Il
recesso è sempre possibile se sussiste giusta causa o con accordo unanime degli altri
componenti. Sono esclusi di diritto: il componente che perda i requisiti soggettivi per la
partecipazione, il membro insolvente. Chi cessa ha diritto alla liquidazione del valore della
sua quota di partecipazione.
- Scioglimento: cause obbligatorie sono lo scadere del termine, il conseguimento
dell’oggetto o la sopravvenuta impossibilità, il venir meno della pluralità dei membri o
della diversa nazionalità degli stessi.
- Fallimento: ne è esposto nel caso di insolvenza.
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Schemi di diritto Commerciale – Manuale Campobasso. Diritto dell’Impresa. Vol. 1
Figure tipiche: la nostra legislazione regola solo taluni aspetti di alcune forme tipiche di
cooperazione
. accordi di cooperazione internazionale per la produzione di opere cinematografiche
. con titolarità della concessione per la ricerca e la coltivazione di giacimenti di idrocarburi
.…
Il raggruppamento temporaneo di imprese, oggi disciplinato dalla legge 109/1944 e dal d.p.r.
554/1999 si fonda su un MANDATO COLLETTIVO CON RAPPRESENTANZA conferito dalle
imprese che intendono partecipare alla gara di appalto ad una di esse qualificata capogruppo.
Il mandato deve risultare da scrittura privata autenticata ed è per legge gratuito.
Si avrà un unico interlocutore per tutta la durata dell’appalto. Il mandato è irrevocabile e la
revoca, anche per giusta causa, non ha effetto nei confronti del soggetto appaltante. Il
capogruppo ha la rappresentanza esclusiva, anche processuale delle imprese mandanti nei
confronti della stazione appaltante per tutte le operazioni.
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